Crisi di Governo durato 14 mesi: Salvini bacia il rosario in aula mentre Conte parla

L’azione del governo si arresta qui”. E’ quasi a metà del suo intervento nell’aula di palazzo Madama che ieri il premier Giuseppe Conte ha messo la parola fine ai 14 mesi di governo gialloverde aprendo ufficialmente la crisi, con le dimissioni rassegnate al presidente Mattarella che ha avviato le consultazioni a partire dalle 16. Un intervento in cui il presidente del Consiglio difende quanto fatto – “abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno” -, ricorda ancora il lavoro da fare, ma soprattutto ne approfitta per lanciare un duro affondo contro Matteo Salvini. Il premier è una furia e non usa giri di parole nel bollare Salvini come “irresponsabile” per aver aperto una crisi solo per “interessi personali e di partito”. Un crescendo di accuse che arriva dopo mesi passati a dosare e mediare ogni parola.

Conte ora è senza filtri. Ripercorre i mesi del governo elencando tutti i problemi creati dal leader della Lega, ultimo appunto la decisione di aprire una crisi con il rischio, ricorda Conte, che senza un nuovo esecutivo il Paese andrà in esercizio provvisorio e ci sarà l’aumento dell’Iva: “I comportamenti del ministro dell’Interno rivelano scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale”. Il capo del governo che in diverse occasioni si rivolge a Salvini chiamandolo Matteo (Conte è seduto in mezzo ai due vicepremier) lo accusa di aver oscurato quanto fatto dall’esecutivo: “hai macchiato 14 mesi di attività mettendo in dubbio anche quanto fatto dai tuoi ministri”. Ma ad un certo punto, il capo del governo arriva a definirsi “preoccupato” da chi “invoca piazze e pieni poteri”. L’affondo non si ferma solo alla decisione di mettere fine all’esperienza gialloverde ma tocca anche dossier delicati come il Russiagate.

Conte gli imputa di non essere andato in Aula e di aver creato problemi allo stesso presidente del Consiglio. Il capo del governo non tiene fuori nulla dal suo intervento nemmeno il ricorso che Salvini all’uso di simboli religiosi. Si tratta per Conte di “uso incosciente di simboli religiosi”.

L’INTERVENTO DI SALVINI – “Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto”, ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, intervenendo nell’Aula del Senato. “Non ho paura del giudizio degli italiani”. Sono qua “con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero”. “Se qualcuno da settimane, se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza, molliamo quei rompipalle della Lega e ingoiamo il Pd, non aveva che da dirlo. Noi non abbiamo paura”, ha detto ancora Salvini.

“La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto ma nel non avere nessun padrone”, ha detto Matteo Salvini citando Cicerone. “Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario eruopeo, siamo o non siamo liberi?”. “Gli italiani non votano in base a un rosario, ma con la testa e con il cuore. La protezione del cuore immacolato di Maria per l’Italia la chiedo finchè campo, non me ne vergogno, anzi sono ultimo e umile testimone”. “Voi citate Saviano, noi San Giovanni Paolo II.., lui diceva e scriveva che la fiducia non si ottiene con la sole dichiarazioni o con la forza ma con gesti e fatti concreti se volete completare le riforme noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri…”.




Crisi, Eurispes: il 48,3% delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese

 

di Marco Staffiero

 
Giorno dopo giorno la crisi avvolge sempre di più il nostro paese e non solo. Le tanto decantate promesse e frasi costruite a tavolino dal politico di turno, lasciano più di una preoccupazione e più che mai una vera e prorpia delusione. Ma la domanda che sorge spontanea è in previsione del futuro. Quando finirà la crisi? è solo l'inizio di un prossimo cataclisma? Parliamoci chiaro la ripresa non c'è e la disoccupazione è alle stelle. Ancora sacche di disagio e difficoltà economiche per gli italiani, tanto che quasi la metà delle famiglie non riesce a far quadrare i conti e arrivare a fine mese. L'impasse emerge dal Rapporto Italia 2017 diffuso oggi dall'Eurispes.
 
Secondo l'Istituto di Studi Politici Economici e Sociali, ben il 48,3% delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese e il 44,9% per arrivarvi sono costrette a utilizzare i propri risparmi, così solo una famiglia su quattro risparmia. Le rate del mutuo per la casa sono un problema nel 28,5% dei casi, mentre per il 42,1% di chi è in affitto lo è pagare il canone. Il 25,6% delle famiglie ha inoltre difficoltà a far fronte alle spese mediche. Molti hanno dovuto mettere in atto strategie anti-crisi come tornare a casa dai genitori (13,8%), farsi aiutare da loro economicamente (32,6%) o nella cura dei figli per non dover pagare nidi privati o baby sitter (23%).Un italiano su 4 si sente povero – Dai dati raccolti dall'Istituto, circa una persona su quattro afferma di sentirsi 'abbastanza' (21,2%) e 'molto' (3%) povero.
 
L'identikit di chi denuncia la propria povertà disegnato dalla ricerca Eurispes mostra in primo piano il single (27,1%) o monogenitore (26,8%) che vive al Sud (33,6%) ed è cassaintegrato (60%) o in cerca di nuova occupazione (58,8%). La ricerca evidenzia inoltre che alla domanda 'Conosce direttamente persone che definirebbe povere?', il 34,6% degli italiani risponde 'alcune', il 20,1% risponde 'molte', il 33,2% risponde 'poche' e solo il 12,1% 'nessuna'. Nella povertà, segnala il rapporto, si sprofonda soprattutto a causa della perdita del lavoro (76,7%), ma anche a seguito di una separazione o un divorzio (50,6%), a causa di una malattia propria o di un familiare (39,4%), della dipendenza dal gioco d'azzardo (38,7%) o della perdita di un componente della famiglia (38%).
 
Sale potere acquisto ma tagli a cibo e medicine – Anche se la maggioranza delle persone (51,5%) sostiene di non aver perso il proprio potere d'acquisto, un dato in crescita rispetto al 46,8% dello scorso anno, allo stesso tempo per l'acquisto degli alimentari sale dell'1,7% la percentuale di consumatori che cambia marca di un prodotto se più conveniente e ben il 3,9% in più delle persone è costretto a tagliare le spese mediche. E nel corso dell'anno si è risparmiato sui pasti fuori casa (70,9%), l'estetista, il parrucchiere, gli tabella di profumeria (66,2%), i viaggi e le vacanze (68,6%). Sono rimasti pressoché stabili, evidenzia l'Istituto, i tagli sui regali (75,6%) e per il tempo libero (64,8%). Stabile anche il ricorso ai saldi (80,6%) mentre diminuisce la quota di risparmio che incide sulle nuove tecnologie (-5 punti: dal 69,4% del 2016 al 64,4% del 2017). Si riduce, rileva ancora il report, il numero dei consumatori che per l'abbigliamento prediligono punti vendita più economici come grandi magazzini, mercatini e outlet (73,2%; -2,8%). Insomma, cosa ci aspetta per il futuro?



CRISI: FIDUCIA TRAINA AUMENTO SPESA NEL 2015

Redazione

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/* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:11.0pt; mso-ascii- mso-ascii-theme- mso-fareast- mso-fareast-theme- mso-hansi- mso-hansi-theme- mso-bidi- mso-bidi-theme-} Dopo anni di flessione, si arresta la caduta dei consumi alimentari degli italiani che nel 2015 riprendono a salire e sono la piu’ evidente dimostrazione del ritorno di fiducia tra le imprese e i consumatori. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sulla fiducia di consumatori e imprese nel mese di gennaio. Si inverte la tendenza dopo sei anni consecutivi di calo superiore ai 2 punti medi annui per la spesa alimentare che – sottolinea la Coldiretti è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi. Un cambiamento che – conclude la Coldiretti – deve trasferirsi alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti dopo che nel 2014 alle difficoltà economiche si sono sommate a quelle climatiche




CRISI: COLDIRETTI, CRESCE SOLO SPESA ALIMENTARE LOW COST (+2,3%)

Redazione

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Nel 2014 cresce solo la spesa low cost nei discount alimentari che fa segnare un aumento del   2,3 per cento mentre calano gli acquisti alimentari in Italia in tutte le altre forme distributive con un segno negativo nelle vendite nella grande distribuzione ( -0,7 per cento) ed un vero tonfo per le piccole botteghe alimentari (- 2,9 per cento). E’ quanto emerge da una proiezione della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio al dettaglio nei primi undici mesi del 2014. Un andamento che ha provocato il crollo del fatturato dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco che è stato del 3,1 per cento a novembre rispetto allo steso periodo dello scorso anno, secondo elaborazioni Coldiretti. A far scendere ulteriormente il valore degli acquisti, sono state le strategie di risparmio con quasi un italiano su tre (32 per cento) che fa regolarmente scorta di cibo in offerta mentre la metà degli italiani (49,8  per cento) dichiara di fare sempre la lista scritta della spesa per non essere travolto dagli acquisti di impulso, secondo una analisi Coldiretti/Censis.. Si evidenzia la tendenza da parte di un crescente segmento della popolazione ad acquistare prodotti alimentari a basso prezzo nei discount, a cui però può corrispondere anche una bassa qualità con il rischio che il risparmio sia solo apparente come dimostrano i ripetuti sequestri effettuati dalle forze dell’ordine. Con la crisi praticamente quadruplicano le frodi a tavola con un incremento record del 277 per cento del valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate, per garantire la sicurezza alimentare, secondo l’indagine Coldiretti sulla base dell’attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2008 al 2014. Le frodi a tavola – conclude la Coldiretti – si moltiplicano nel tempo della crisi soprattutto con la diffusione dei cibi low cost e sono crimini particolarmente odiosi perché si fondano sull'inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti.




CRISI: PRONTI A LAVORO ILLEGALE IL 61 % DISOCCUPATI

Redazione

Il 61 per cento dei disoccupati è disposto ad accettare un posto di lavoro in un'attività dove la criminalità organizzata ha investito per riciclare il denaro e quasi uno su dieci (l’8 per cento) è pronto anche a commettere reati. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ elaborata per l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. La criminalità organizzata trova, infatti, terreno fertile nel tessuto sociale ed economico indebolito dalla crisi come dimostra il fatto che mafia, camorra, ‘ndrangheta e company possono contare su un esercito potenziale di ben 230mila persone che non avrebbero problemi a commettere consapevolmente azioni illegali pur di avere un lavoro. L’allentamento della tensione morale nei confronti della malavita provocato dalla crisi tocca la vita di tutti i giorni come conferma il fatto che – continua la Coldiretti –  quasi un italiano su cinque (18 per cento) non avrebbe problemi a recarsi in un pizzeria, ristorante, bar o supermercato gestito o legato alla criminalità organizzata purche’ i prezzi siano convenienti (9 per cento), i prodotti siano buoni di ottima qualità (5 per cento) o addirittura se il posto sia comodo e vicino a casa (4 per cento). D’altra parte, la stragrande maggioranza del 63 degli italiani è d’accordo sul fatto che – continua la Coldiretti – in certe zone d'Italia dove c'e' molta disoccupazione e povertà, la criminalità organizzata ha saputo creare opportunità di lavoro. E il problema – continua la Coldiretti – non è confinato nel Sud tanto che l’84 per cento degli italiani ritiene ormai che la  criminalità organizzata sia diffusa su tutto il territorio, rispetto ad una minoranza del 13 per cento che la localizza nel Mezzogiorno. A preoccupare anche l’impatto negativo della crisi sulla solidarietà, con un crescente numero di persone che non riesce più a permettersela come dimostra il fatto che – conclude la Coldiretti – la maggioranza del 58 per cento degli italiani non sarebbe disposto a pagare il 20 per cento in più per un prodotto alimentare ottenuto da terre o aziende confiscate alla mafia. “Bisogna spezzare il circolo vizioso che lega la criminalità alla crisi, con interventi per favorire, soprattutto tra i più  giovani, l’inserimento nel mondo del lavoro, e l’impegno delle istituzioni, della scuola e delle organizzazioni di rappresentanza per scongiurare il pericolo che legittime aspirazioni ad avere un’occupazione possano essere sfruttate per alimentare l’illegalità”, ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.




CRISI: FIDUCIA IN CALO, IL 42% ITALIANI COPRE APPENA SPESE

Redazione

La fiducia dei consumatori scende perché quasi la metà (42 per cento) riesce a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi, mentre oltre 3 milioni di famiglie (14 per cento) non hanno oggi reddito a sufficienza neanche per l’indispensabile a vivere. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata a commento del dato Istat sulla discesa a novembre dell'indice di fiducia dei consumatori. Appena il 39 per cento degli italiani vive senza affanni mentre – sottolinea la Coldiretti – piu’ della metà (56 per cento) ha ridotto la spesa o rimandato l’acquisto di capi d’abbigliamento riciclando dall’armadio per l’autunno gli abiti smessi nel cambio stagione, ma la stessa percentuale ha anche detto addio a viaggi e vacanze mentre il 47 per cento a dovuto rinunciare ad affrontare addirittura le spese dentistiche. A seguire nella classifica delle rinunce si collocano – sottolinea la Coldiretti – la frequentazione di bar, discoteche o ristoranti nel tempo libero, dei quali ha fatto a meno ben il 47 per cento. Il 41 per cento degli italiani ha rinunciato all’auto o alla moto e il 40 per cento agli arredamenti. Pesa l’addio alle attività culturali del 37 per cento degli italiani in un Paese che deve trovare via alternative per uscire dalla crisi, ma anche quello ai generi alimentari (29 per cento) che è quello che fa registrare quest’anno l’aumento maggiore (+16 per cento) Gli italiani nei primi anni della crisi – concludono Coldiretti/Ixe’ – hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost.




CRISI: CONSUMI ALIMENTARI AL MINIMO DA 33 ANNI

Redazione

I consumi alimentari hanno toccato il fondo nel 2014 e sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei consumi finali delle famiglie a valori concatenati  dell’Istat. Gli italiani nei primi anni della crisi – sottolinea la Coldiretti – hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost. Nel primo semestre del 2014 il carrello della spesa degli italiani – precisa la Coldiretti – si è ulteriormente svuotato e pesa l’1,5 per cento in meno rispetto allo steso periodo dell’anno precedente, secondo il dati Ismea/Gfk. Si accentua la flessione nel reparto dei lattiero-caseari (-5 per cento),e l'ortofrutta (-2 per cento), nonostante la generale riduzione dei prezzi. In calo addirittura le uova (-3 per cento) che tradizionalmente sostituiscono la carne nei momenti di difficoltà economica. A cambiare è anche la qualità dei prodotti acquistati con un calo generalizzato (-0,5 per cento) per tutte le forme di distribuzione alimentare tranne che per i discount, in crescita del 2,4 per cento a maggio. Un segnale confermato dal fatto che – continua la Coldiretti – piu’ di otto italiani su dieci (81 per cento) non buttano il cibo scaduto con una percentuale che è aumentata del 18 per cento dall’inizio del 2014, secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo. Una leggera inversione di tendenza positiva è attesa per la seconda parte del 2014 perché – conclude la Coldiretti – sarà proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati  che destinano una quota rilevante del proprio reddito all’acquisto del cibo.

 




CRISI: GLI 80 EURO DI MATTEO RENZI UTILIZZATI PER MANGIARE DA 1 ITALIANO SU 4

Redazione

Quasi un italiano su quattro (18 per cento) tra quelli che lo hanno appena ricevuto nella busta paga ha deciso di spendere il bonus di 80 euro per andare più spesso a mangiare fuori (4 per cento) o per fare una spesa migliore (14 per cento). E' quanto emerge dal Dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014” presentato dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo al Teatro Palapartenope di Napoli che analizza per la prima volta la destinazione dell’ “aumento” deciso dal Governo guidato dal premier Matteo Renzi che è stato accreditato il 27 maggio all’indomani delle elezioni europee. Secondo l'Indagine Coldiretti/Ixe' elaborata per l'occasione. Una maggioranza del 38 per cento utilizzerà i soldi per fare fronte alle spese familiari (bollette in scadenza, tasse, visite mediche) mentre il 18 per cento li metterà da parte per risparmiare, il 15 per cento per acquistare qualcosa (abbigliamento o altro) per se stesso o per la propria famiglia e l’8 per cento per pagare debiti a conferma della situazione di disagio che sta vivendo la popolazione. Gli acquisti alimentari sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981 a causa della crisi con la spesa per abitante che era sempre stata tendenzialmente in crescita dal dopoguerra fino a raggiungere l’importo massimo nel 2006 e iniziata a crollare da allora, progressivamente ed in misura crescente ogni anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat sui consumi finali delle famiglie a valori concatenati. Gli italiani nei primi anni della crisi – precisa la Coldiretti – hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, ma una volta toccato il fondo hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost, ma ad alto rischio. Di fatto è tornata l’economia domestica con quasi tre famiglie su quattro (73 per cento) che hanno tagliato gli sprechi a tavola, l’80 per cento che fa la spesa in modo piu’ oculato, e il 26 per cento riducendo le dosi acquistate secondo l’indagine Coldireti/Ixe’. Una leggera inversione di tendenza positiva è attesa per la seconda parte del 2014 perché – continua la Coldiretti – sarà proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati che destinano una quota rilevante del proprio reddito all’acquisto del cibo. Una svolta che purtroppo non si vede ancora dal momento che nei primi due mesi del 2014 – sottolinea la Coldiretti – è crollata la spesa a tavola degli italiani che dicono addio alla dieta mediterranea, dalla pasta (-5 per cento) all’extravergine (-4 per cento), dal pesce (-7 per cento) alla verdura fresca (-4 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2013. Gli acquisti di pasta degli italiani – precisa la Coldiretti – erano già diminuiti in valore dell’8 per cento nel 2013 rispetto all’anno precedente mentre il pesce fresco aveva subito una contrazione nella spesa addirittura del 19 per cento, l’extravergine del 6 per cento e l’ortofrutta del 2 per cento. Nel 2014 si è toccato il fondo – precisa la Coldiretti – con i prodotti della dieta mediterranea che sono quelli a subire il maggiore taglio della spesa alimentare che in media è stato pari al 2 per cento e non ha risparmiato nessun prodotto della tavola, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea relativi al primo bimestre dell’anno. In controtendenza solo il vino che – continua la Coldiretti – registra un aumento della spesa del 3 per cento a fronte pero’ di un calo nel numero di bottiglie acquistate per effetto della tendenza degli italiani a bere meno, ma meglio. Nei primi due mesi dell’anno – continua la Coldiretti – a diminuire del 2 per cento sono anche gli acquisti di carne e derivati con una tendenza allo spostamento dalle carni rosse a quelle bianche come il pollo mentre calano del 3 per cento i consumi familiari di latte e derivati. Si spende meno anche per gli ortaggi trasformati in scatola o surgelati che subiscono un taglio del 4 per cento e si rinuncia anche alle acque minerali (-1 per cento). A cambiare – continua la Coldiretti – è in realtà anche il livello qualitativo degli alimenti acquistati con una tendenza a preferire i cibi a basso prezzo che non sempre offrono le stesse garanzie di qualità alimentare. Una conferma – conclude la Coldiretti – viene dal fatto che le vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento consistente nel commercio al dettaglio tradizionale in Italia con un +2,9 per cento nel bimestre 2014 secondo l’Istat. La vera sorpresa viene pero’ dal ritorno in Italia della spesa dal contadino nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori dove nel 2013 hanno fatto acquisti ben 15 milioni di italiani con un aumento del 25 per cento rispetto all’anno precedente, in netta controtendenza con la crisi dei consumi, secondo l’analisi Coldiretti/Ixe’. Sono oltre 1200 i mercati degli agricoltori presenti in tutte le regioni grazie alla fondazione Campagna Amica promossa dalla Coldiretti che ha realizzato la piu’ vasta e capillare rete di vendita realizzata dagli agricoltori del mondo che puo’ contare su fattorie, botteghe e mercati che coinvolgono 28mila agricoltori con prodotti coltivati su circa 280mila ettari. Nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica – spiega la Coldiretti – si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo. I mercati degli agricoltori promuovono la conoscenza della stagionalità dei prodotti, ma anche la filosofia del km zero, con i cibi in vendita che non devono percorrere lunghe distanze, riducendo le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio. Gli effetti si fanno sentire anche sugli sprechi che vengono ridotti per la maggiore freschezza della frutta e verdura in vendita che dura anche una settimana in piu’, non dovendo rimanere per tanto tempo in viaggio. “I nostri mercati degli agricoltori stanno creando nuove economie e nuova occupazione rappresentando nel contempo un formidabile strumento di coesione sociale, animazione sociale ed educazione alimentare, perché ricreano un legame profondo tra consumatore e produttore, tra il luogo di consumo e il luogo di produzione, tra città e campagna”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “oltre all’ottimo rapporto prezzo/qualità il segreto del successo sta nella sincera volontà di un numero crescente di cittadini di aiutare con i propri atti di acquisto il lavoro e l’economia nazionale e di comportarsi in modo sostenibile per la società e l’ambiente”.

GLI 80 EURO IN PIÙ AL MESE SARANNO UTILIZZATI

Per metterli da parte, risparmiare 18%

per fare fronte alle spese familiari (bollette in scadenza, tasse, visite mediche) 38%

per pagare i debiti 8%

per acquistare qualcosa (abbigliamento o altro) per me o per la famiglia 15%

per andare a mangiare o bere fuori 4%

per fare una spesa migliore 14%

non saprei 3%

Fonte. Elaborazioni Coldiretti/Ixe’

 




CRISI, PASTA E CAFFE' SENZA DATA DI SCADENZA: I PRODUTTORI METTONO LE SCADENZE A DISCREZIONE

Redazione

L’Unione Europea si appresta a rivedere le norme sulle etichette di scadenza dei prodotti alimentari per far sparire le scritte .”da consumarsi preferibilmente entro” dalle confezioni di prodotti come pasta, riso, caffe e formaggi duri. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dell’ordine del giorno della riunione di Consiglio agricoltura, che si svolgerà a Bruxelles lunedì 19 maggio 2014, in cui ministri affronteranno le proposte delle delegazioni di Olanda e Svezia che intendono richiamare l'attenzione del Consiglio al problema della perdite alimentari e dei rifiuti in Europa con suggerimenti che riguardano l'esenzione dell'obbligo di indicare in etichetta il termine minimo di conservazione o la data raccomandata per i prodotti a lunga conservazione, con il sostegno dell’Austria, Germania, Danimarca e Lussemburgo.

Complice la crisi economica oggi appena il 36% degli italiani dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità’ dei prodotti scaduti prima di buttarli, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Gfk Eurisko dalle quali si evidenza peraltro che solo il 54% degli italiani controlla quotidianamente il frigorifero e il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa. Con la crisi si registra peraltro una storica inversione di tendenza e con quasi tre italiani su quattro (73 per cento) che hanno tagliato gli sprechi a tavola nel 2013 anche per effetto della necessità di risparmiare e di ottimizzare la spesa dallo scaffale alla tavola. La tendenza al contenimento degli sprechi – sottolinea la Coldiretti – è forse l’unico aspetto positivo della crisi in una situazione in cui ogni persona in Italia ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno.

La tentazione di mangiare cibi scaduti per non sprecare non deve andare a scapito della qualità dell’alimentazione in una situazione in cui molti cittadini sono costretti a risparmiare sulla spesa privandosi di alimenti essenziali per la salute o rivolgendosi a prodotti low cost che non sempre offrono le stesse garanzie qualitative. Con la crisi è crollata la spesa a tavola degli italiani che nel 2014 dicono addio alla dieta mediterranea, dalla pasta (-5 per cento) all’extravergine (-4 per cento), dal pesce (-7 per cento) alla verdura fresca (-4 per cento) rispetto al 2013, secondo le elaborazioni Coldiretti relative agli acquisti nel primo bimestre dell’anno durante il quale le vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento consistente nel commercio al dettaglio in Italia con un +2,9%.

Il Termine Minimo di Conservazione (TMC) – sostiene la Coldiretti – ha un suo significato ed è stato introdotto a garanzia dei consumatori anche se differisce dalla data di scadenza vera e propria. Il Termine Minimo di Conservazione (TMC) riportato con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro“ indica – sottolinea la Coldiretti – la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprieta' specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Cioè indica soltanto la finestra temporale entro la quale si conservano le caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali, di un alimento, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa. Si sottolinea però che tanto più ci si allontana dalla data di superamento del TMC, tanto più vengono a mancare i requisiti di qualità del prodotto , quale il sapore, odore, fragranza, ecc.

Differisce quindi dalla data di scadenza vera e propria che – precisa la Coldiretti – è la data entro cui il prodotto deve essere consumato ed anche il termine oltre il quale un alimento non può piu’ essere posto in commercio. Tale data di consumo non deve essere superata altrimenti ci si può esporre a rischi importanti per la salute. Si applica ai prodotti preconfezionati, rapidamente deperibili da un punto di vista microbiologico ed è indicata con il termine “Da consumarsi entro” seguito dal giorno, il mese ed eventualmente l’anno e vale indicativamente per tutti i prodotti con una durabilità non superiore a 30 giorni.

Attualmente – spiega la Coldiretti – solo pochi alimenti hanno una scadenza prestabilita dalla legge come il latte fresco (7 giorni) e le uova (28 giorni). Per tutti gli altri prodotti la durata viene stabilita autonomamente dagli stessi produttori, in base ad una serie di fattori che vanno dal trattamento tecnologico alla qualità delle materie prime, dal tipo di lavorazione e di conservazione per finire con l’imballaggio. Per questo, non è difficile, durante un controllo commerciale, vedere due prodotti simili, ma di marchio differente con data di scadenza diversa. E’ infatti compito di ogni singola azienda effettuare prove di laboratorio sui propri prodotti, per misurare la crescita microbica e valutare dopo quanti giorni i valori organolettici e nutrizionali cominciano a modificarsi in modo sostanziale.

Il risultato è ad esempio che – continua la Coldiretti – per l’olio d’oliva extra vergine alcune aziende consigliano il consumo entro 12 mesi, altre superano i 18, con il rischio di perdere le caratteristiche nutrizionali e di gusto secondo studi del dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari e microbiologiche dell’università di Milano. Tali ricerche evidenziano come gli effetti del mancato rispetto dei tempi di scadenza variano – conclude la Coldiretti – da prodotto a prodotto: per lo yogurt, che dura 1 mese, il prolungamento di 10-20 giorni non altera l’alimento, ma riduce il numero dei microrganismi vivi, mentre al contrario per i pomodori pelati quasi tutte le confezioni riportano scadenze di 2 anni anche se la qualità sensoriale è certamente migliore se si consumano prima.

 




CRISI: LA VITA DA SINGLE E' MOLTO PIU' CARA

Redazione

Nel giorno di San Faustino eletto da tempo a protettore degli “scoppiati” c’è poco da festeggiare per i 7,7 milioni di single italiani che per vivere da soli devono affrontare in un momento di crisi un costo della vita superiore in media del 66 per cento. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che ha fatto il confronto con la spesa media di ogni componente di una famiglia tipo, sulla base dei dati Istat. Il giorno successivo a San Valentino è ricordato in Italia in quasi una casa su tre (31 per cento) che – sottolinea la Coldiretti – è abitata dalle cosiddette “famiglie unipersonali” con un solo componente, che per effetto dei profondi mutamenti demografici e sociali che si sono verificati sono aumentate del 41 per cento negli ultimi in dieci anni.

La vita in solitudine è una vera corsa ad ostacoli dovuta piu’ spesso alle difficoltà a far quadrare i bilanci oltre che alla mancanza di compagnia. Vivere da soli è infatti piu’ costoso secondo una analisi Coldiretti dalla quale si evidenzia che la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 332 euro al mese, il 62 per cento superiore a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di 2,3 persone che è di 204 euro. Per i single – prosegue la Coldiretti – l’aumento di costi è piu’ del doppio (101 per cento) per l’abitazione, maggiore del 76 per cento per i combustibili e per l’energia e superiore del 29 per cento per i trasporti.

I motivi della maggiore incidenza della spesa a tavola sono certamente da ricercare – continua la Coldiretti – nella necessità per i single di acquistare spesso maggiori quantità di cibo per la mancanza di formati adeguati che comunque anche quando sono disponibili risultano molto piu' cari di quelli tradizionali. D’altra parte gli appartamenti e le case piu piccole hanno prezzi piu’ elevati al metro quadro sia in caso di acquisto che di affitto, usare l’automobile da soli costa di piu’ come pure riscaldare un appartamento. Le stesse offerte promozionali che si stanno diffondendo in tempo di crisi sono spesso legate alla quantità di prodotti acquistati (come i 3 x 2 o la raccolta a punti) e non consentono a chi vive da solo di avvantaggiarsene.

La scelta di non stare in coppia – continua la Coldiretti – non è peraltro sempre volontaria ma è anche determinata dall’invecchiamento della popolazione con un maggior numero di anziani rimasti in casa da soli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Non è un caso che ben l’8,6 per cento delle presone che vivono da sole sopra i 65 anni si trovano – continua la Coldiretti – in una situazione di povertà secondo l’Istat, con la percentuale che sale addirittura al 18,6 per cento nel mezzogiorno. E’ proprio in questa fascia che – sostiene la Coldiretti – si concentra il maggior disagio sociale. In Italia nel 2013 ci sono stati, ben 578.583 over 65 anni di età (+14% rispetto al 2012), che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari facendo la fila davanti alle mense o alle associazioni caritatevoli o chiedendo in aiuto pacchi alimentari.

Per gli anziani che vivono da soli il problema è spesso anche quello dell’impossibilità di affrontare lunghe distanze per fare gli acquisti o la spesa ma anche per andare dal dottore per al progressiva riduzione dei servizi di prossimità nei centri urbani favorita dalla crisi. A contrastare lo spopolamento dei centri urbani va segnalata peraltro la crescente presenza di mercati degli agricoltori e di Botteghe di Campagna Amica dove si crea un rapporto di confidenza e fiducia tra produttori e cittadini, fondato su uno scambio reale di prodotti e di esperienze. Una opportunità per i produttori e per i consumatori che – conclude la Coldiretti – va anche a sostegno della storia, della cultura e della vivibilità dei centri urbani.

 




CRISI: PIU' TURISTI STRANIERI CHE ITALIANI NEL BELPAESE

Redazione

Nel 2013 si è verificato nel Belpaese uno storico sorpasso della presenza di turisti stranieri rispetto agli italiani che sono stati costretti a rimanere a casa per colpa della crisi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci dell’ anno in occasione dell’apertura della Borsa Internazionale del Turismo (Bit) che si svolge dal 13 al 15 febbraio. Il sorpasso – sottolinea la Coldiretti – è stato determinato dal crollo delle presenze di turisti italiani che sono calate dell’8,3 per cento mentre quelle degli stranieri sono rimaste pressoché stabili con un leggera flessione dello 0,3 per cento. Il risultato è che – precisa la Coldiretti – le presenze di turisti stranieri sono saliti in percentuale al 50,1 per cento come non accadeva dal 1958 ovvero dall’anno in cui l’Istat ha iniziato a rilevare anche la componente turistica extra-alberghiera. Si tratta di una tendenza che – continua la Coldiretti – si ripercuote anche sui comportamenti di acquisto con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti alimentari e bevande tipiche. Un aspetto che – prosegue la Coldiretti – è particolarmente apprezzato dai turisti stranieri che visitano l’Italia anche perché il Belpaese è leader mondiale nel turismo enogastronomico con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti in Europa, ben 4698 i prodotti alimentari tipici presenti sul territorio nazionale che sono ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni ma anche il maggior numero di aziende agricole che coltivano biologico (circa 50mila). La presenza degli stranieri – conclude la Coldiretti – è infatti risultata in crescita anche negli oltre 20mila agriturismi italiani secondo Terranostra che evidenzia il fatto che a far aumentare le presenze dalle’stero oltre alla cucina è anche l’aspetto ambientale e paesaggistico che l’Italia è in grado di offrire.