La diatriba sui vaccini Covid-19: Verità e disinformazione

La pandemia di Covid-19 ha portato con sé non solo una crisi sanitaria globale, ma anche un acceso dibattito sui vaccini, che continua a polarizzare l’opinione pubblica. Una delle questioni più controverse riguarda l’efficacia dei vaccini, con accuse secondo cui l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) avrebbe dichiarato che i vaccini non servivano a nulla. Dall’altra parte, chi ha scelto di vaccinarsi sostiene che i vaccini, in particolare quelli a mRNA come Pfizer, abbiano avuto un effetto immunizzante significativo. Ma dove sta la verità? Cosa ha effettivamente affermato l’AIFA?

Il contesto dei vaccini Covid-19

Prima di entrare nel merito della diatriba, è importante comprendere il contesto in cui i vaccini sono stati sviluppati e distribuiti. All’inizio del 2020, il mondo è stato colpito da una pandemia senza precedenti, causata da un nuovo coronavirus, il SARS-CoV-2. In risposta, l’industria farmaceutica ha sviluppato rapidamente una serie di vaccini, con l’obiettivo di frenare la diffusione del virus e ridurre la gravità della malattia.

I vaccini a mRNA, come quelli prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna, sono stati tra i primi ad essere autorizzati e distribuiti. Questi vaccini non contengono il virus vivo, ma insegnano alle cellule del corpo a produrre una proteina simile a quella del virus, scatenando una risposta immunitaria. Gli studi clinici iniziali hanno dimostrato che i vaccini erano altamente efficaci nel prevenire il Covid-19 sintomatico, con tassi di efficacia che superavano il 90% nelle prime fasi.

Le affermazioni controverse e la disinformazione

Il fronte del “no” ai vaccini, composto da vari gruppi scettici e movimenti contrari alla vaccinazione, ha fatto circolare una serie di affermazioni controverse. Tra queste, una delle più diffuse è che l’AIFA avrebbe dichiarato che i vaccini non servivano a nulla. Questa affermazione, tuttavia, non trova riscontro nei documenti ufficiali dell’Agenzia.

In realtà, l’AIFA, come altre agenzie regolatorie internazionali, ha approvato l’uso dei vaccini basandosi su evidenze scientifiche che dimostravano la loro efficacia nel ridurre la gravità della malattia, il rischio di ospedalizzazione e la mortalità. Nel corso del tempo, con l’emergere di nuove varianti del virus, l’efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione è risultata ridotta, ma la protezione contro le forme gravi della malattia è rimasta robusta.

Cosa ha dichiarato l’AIFA?

L’AIFA non ha mai affermato che i vaccini “non servono a nulla”. Al contrario, l’Agenzia ha continuamente ribadito l’importanza della vaccinazione come strumento chiave per controllare la pandemia. È vero, però, che l’AIFA, così come altre agenzie sanitarie, ha riconosciuto che i vaccini non forniscono una protezione completa contro l’infezione, specialmente con l’emergere di varianti più contagiose come la Delta e la Omicron.

In particolare, l’AIFA ha sottolineato che, mentre i vaccini a mRNA non possono garantire un’immunità sterilizzante (cioè prevenire completamente l’infezione), essi riducono significativamente il rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19. Inoltre, la vaccinazione ha contribuito a ridurre la pressione sui sistemi sanitari, limitando il numero di ricoveri e decessi.

La differenza tra immunità sterilizzante e protezione dalla malattia

È cruciale comprendere la differenza tra immunità sterilizzante e protezione dalla malattia. L’immunità sterilizzante impedisce completamente al virus di infettare una persona, una caratteristica che pochi vaccini riescono a garantire per qualsiasi malattia. La maggior parte dei vaccini, compresi quelli per il Covid-19, è progettata per prevenire la malattia grave e ridurre la trasmissione, piuttosto che impedire del tutto l’infezione.

Con il passare del tempo e l’evoluzione del virus, è emerso che i vaccini contro il Covid-19 offrono una protezione più limitata contro l’infezione sintomatica, ma continuano a fornire una forte protezione contro le forme gravi della malattia, soprattutto dopo la somministrazione di dosi di richiamo.

Dove sta la verità?

La verità risiede nel riconoscere che i vaccini contro il Covid-19 non sono stati un rimedio magico, ma uno strumento fondamentale nella lotta contro la pandemia. L’AIFA non ha mai negato l’utilità dei vaccini; al contrario, ha sempre sostenuto la loro importanza per la salute pubblica. Le affermazioni secondo cui i vaccini “non servono a nulla” sono il risultato di disinformazione e di una comprensione distorta delle dichiarazioni ufficiali.

Il dibattito sui vaccini è complesso e spesso influenzato da emozioni, paure e informazioni non accurate. È essenziale che il pubblico si affidi a fonti scientifiche affidabili e comprenda le sfumature delle informazioni disponibili, evitando di cadere vittima di falsità o di interpretazioni errate. I vaccini, seppur non perfetti, hanno giocato un ruolo cruciale nel salvare vite e nel limitare l’impatto devastante del Covid-19.




Vaccini anti-Covid, corsa a due per approvazione d’emergenza entro fine novembre e prime dosi a dicembre

La corsa al vaccino per il Covid è entrata nella fase decisiva, con diversi candidati che sembrano molto vicini ad avere i dati preliminari dei test, necessari per le prime richieste di approvazione.

In l’Italia è stato il premier Giuseppe Conte ad aprire alla possibilità che le prime dosi arrivino già a dicembre, e anche negli Usa si spera in una approvazione entro l’anno, mentre in Cina già si parla di produzione di massa. Le previsioni, ha ricordato lo stesso presidente del Consiglio a Bruno Vespa per il libro “Perché l’Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del Covid), dipendono dall’esito dei test di fase 3 in corso. “Se le ultime fasi di preparazione (il cosiddetto ‘rolling value’) del vaccino Oxford-Irbm Pomezia-Astrazeneca saranno completate nelle prossime settimane, le prime dosi saranno disponibili all’inizio di dicembre”.

Il vaccino di Oxford è uno dei due in corso di valutazione da parte dell’Ema, l’autorità europea sui farmaci, insieme a quello studiato da Pfizer. Questo secondo candidato è uno di quelli su cui si appuntano le speranze anche negli Usa, con il Ceo della compagnia che ha annunciato che la prima analisi preliminare sui dati della sperimentazione, e quindi la successiva richiesta per un’approvazione di emergenza all’Fda, potrebbe arrivare nella terza settimana di novembre. La stessa timeline teorica, con l’analisi ad interim a novembre e l’eventuale approvazione a dicembre, è stata ipotizzata anche dall’amministratore delegato di Moderna, un’altra azienda che ha un vaccino in fase 3. “La prima analisi avverrà probabilmente in novembre, ma è difficile dire esattamente in che settimana perché dipende dal numero dei casi. Se invece ci vorrà di più ad ottenere i risultati il via libera potrebbe arrivare l’anno prossimo”.