Albano Laziale: il Governo certifica il modello di gestione per la prevenzione della corruzione del Comune

Albano Laziale ha ottenuto la certificazione UNI ISO 37001 – Anti – Bribery Management System per il Sistema di Gestione per la Prevenzione della Corruzione, rilasciata a conclusione di un processo di verifica condotto da Kiwa Cermet Italia S.p.A., primario organismo accreditato da “ACCREDIA”, ente designato dal governo italiano ad attestare la competenza, l’indipendenza e l’imparzialità degli organismi e dei laboratori che verificano la conformità dei beni e dei servizi alle norme. È il primo Comune di una consistente fascia demografica ad ottenerla.

Il modello di gestione per la prevenzione della corruzione, sviluppato dal Segretario Comunale,  Dott.ssa Daniela Urtesi, Responsabile della prevenzione della corruzione e della funzione di conformità allo standard 37001:2016, con il supporto dei Dirigenti dell’Ente, è stato ritenuto conforme ai requisiti previsti dallo standard internazionale.

Il Dottor Raffaele Bernardo e l’Avvocato Sara La Rocca hanno effettuato un lungo e accurato processo di audit sul funzionamento del sistema di gestione per la prevenzione e per il contrasto della corruzione, con verifiche all’interno di tutti gli uffici comunali per controllarne la conformità alle modalità operative prevista dallo standard internazionale. A conclusione della loro attività, formalizzata in un rapporto,  hanno riconosciuto la validità e solidità di un modello di gestione amministrativa  ispirato ai principi di integrità,  legalità e trasparenza, anche nei confronti di tutti gli stakeholder.

Significative alcune considerazioni espresse nel rapporto: «Da interviste condotte ai referenti dei vari settori comunali è emersa sensibilità verso il tema presidi anticorruzione e consapevolezza in ordine al valore aggiunto apportato dal SGPC UNI ISO 37001:2016, oltre ad un coinvolgimento in sede di elaborazione del sistema medesimo, il quale agevola la conoscenza sia delle misure da porre in essere nella prassi operativa sia degli strumenti da attivare in caso di segnalazione di irregolarità/condotte illecite».

La Dottoressa Daniela Urtesi rileva: «Lo standard UNI ISO 37001:2016, seppur non vincolante, rappresenta una best practice,  riconosciuta a livello internazionale per la pianificazione, adozione, mantenimento ed aggiornamento di un sistema di prevenzione dei rischi di corruzione e per valutarne l’efficace attuazione rispetto agli obblighi di legge e alle altre prescrizioni applicabili.  Anche l’ANAC ne consiglia l’adozione per adempiere a tutti gli obblighi previsti dalla legge 190/2012. E’ uno strumento più maturo e tendenzialmente più efficace perché sintetizza le esperienze normative, nazionali ed internazionali, in un ottica di gestione secondo standard di qualità e tracciabilità dei processi. Inoltre la verifica da parte di un soggetto terzo ed indipendente e la procedura di audit sul campo, obbligano l’Ente ad una verifica continua del sistema e ad un presidio organizzativo costante, evitando così che l’attività di prevenzione della corruzione di traduca in un inutile formalismo burocratico». 

Il Consigliere Comunale con delega alla Trasparenza Amministrativa, Enrica Cammarano, ha commentato: «Il compito di ogni amministratore deve essere quello di promuovere nel nostro lavoro quotidiano la salvaguardia dell’imparzialità, della riservatezza, dell’indipendenza nelle attività istituzionali che svolgiamo. Un ringraziamento per il lavoro svolto su questa tematica va al Segretario Generale Dott.ssa Daniela Urtesi e agli Uffici Comunali. Questa virtuosa certificazione ha origine proprio dal loro lavoro quotidiano».

«Questo importante risultato – conclude il Sindaco Nicola Marini – è solo il più recente traguardo del percorso intrapreso dalla nostra Amministrazione Comunale che ha posto sempre grande attenzione alla tematica della legalità e della trasparenza e della prevenzione della corruzione, a partire dall’adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione alla costituzione dell’ufficio Buona Amministrazione, alla progressiva informatizzazione delle procedure amministrative a vantaggio della tracciabilità delle stesse e all’adozione della piattaforma Whistleblowing per la segnalazione anche anonima di eventuali disservizi. La certificazione UNI ISO 37001 rappresenta un ulteriore passo per la diffusione della cultura della legalità, un importante strumento per affermare i valori etici nell’operato amministrativo, nei rapporti con i dipendenti, gli operatori economici e tutti gli stakeholders. La certificazione è un fatto inequivocabile, che fa di Albano Laziale il primo Comune di una consistente fascia demografica ad ottenerla».




Indice di percezione della corruzione 2018: Italia al 53° posto nel mondo

L’Indice di Percezione della Corruzione 2018 (CPI) appena pubblicato da Transparency International vede l’Italia al 53° posto nel mondo con un punteggio di 52 punti su 100, di due punti migliore rispetto all’anno precedente. Si conferma il trend in lenta crescita del nostro Paese nella classifica globale e in quella europea, dove ci stiamo gradualmente allontanando dagli ultimi posti.

“Il CPI ci dice che, con fatica e lentamente, la reputazione del nostro Paese sta migliorando. Siamo sulla strada giusta ma non dobbiamo assolutamente accontentarci” ha dichiarato Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia “C’è ancora molto da fare, a partire dall’implementazione della recentissima legge anticorruzione, una legge che andrà valutata sulla sua capacità di incidere concretamente nel Paese”.
I risultati sono stati commentati nel corso dell’evento di presentazione che svoltosi a Roma, presso la sede dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Sono intervenuti alla presentazione il Presidente di Transparency International Italia, Virginio Carnevali, il Presidente di ANAC, Raffaele Cantone, e la Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, Giulia Sarti.

I risultati 2018

Il CPI 2018 si basa su 13 sondaggi e valutazioni di esperti sulla corruzione nel settore pubblico, ognuno dei quali assegna un punteggio da 0 (altamente corrotto) a 100 (per niente corrotto). I risultati completi sono disponibili qui https://www.transparency.it/indice-percezione-corruzione/
Oltre due terzi dei Paesi analizzati ha un punteggio inferiore a 50. Dal 2012 solo 20 Paesi hanno visto migliorare in maniera significativa il loro punteggio e tra questi vi è l’Italia con uno degli incrementi maggiori (+10 punti). Sono invece 16 i Paesi che hanno subito un forte peggioramento, tra cui l’Australia, l’Ungheria e la Turchia.

Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia sono anche quest’anno in cima alla classifica,con rispettivamente 88, 87 e 85 punti. Nessuna sorpresa anche nelle parti basse del ranking: Somalia, Sud Sudan e Siria si posizionano agli ultimi posti con rispettivamente 10, 13 e 13 punti. L’area dell’Europa occidentale e dei Paesi dell’Unione Europea è quella che ha il punteggio medio più elevato (66 punti), mentre la regione dell’Africa sub-sahariana (con 32 punti) e dell’Europa dell’est e Asia Centrale (con 35) sono le aree con il punteggio medio più basso.

Dove bisogna migliorare

“Alti livelli di corruzione e scarsa trasparenza di chi gestisce la cosa pubblica, conflitti di interesse tra finanza, politica, affari e istituzioni, rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento di un Paese. Le istituzioni, sia nazionali che europee, devono per prima cosa riacquistare la fiducia dei cittadini, mostrandosi trasparenti, credibili e inattaccabili sul piano dell’integrità” ha sottolineato Davide Del Monte, direttore di Transparency International Italia “Le nuove norme sul finanziamento alla politica vanno in questa direzione ma, senza regole sulla trasparenza di chi cerca di influenzare la decisioni pubbliche e quindi delle attività di lobbying, non potranno mai essere pienamente efficaci. Ci auguriamo quindi che il governo intervenga al più presto anche su questo tema”.

I risultati, le grafiche e i materiali di approfondimento sono disponibili sul sito www.transparency.it/indice-percezione-corruzione

A proposito dell’Indice di Percezione della Corruzione:

Fin dalle sue origini nel 1995, l’Indice di Percezione della Corruzione (Corruption Perceptions Index – CPI) è la più importante pubblicazione di Transparency International ed è diventato l’indicatore globale più noto della corruzione nel settore pubblico. L’Indice offre una fotografia del livello di corruzione percepita nei Paesi che classifica a livello globale. Nel 2012, Transparency International ha rivisto la metodologia utilizzata nella costruzione dell’Indice per permettere la comparazione dei punteggi di anno in anno. Transparency International Italia è il capitolo italiano di Transparency International l’organizzazione non governativa leader nel mondo nella lotta alla corruzione www.transparency.it




Messina, corruzione: arrestato ex giudice Giuseppe Mineo

 MESSINA – E’ stato arrestato per corruzione l’ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliano Giuseppe Mineo. Il provvedimento è stato disposto dal gip di Messina su richiesta della Procura diretta dal procuratore Maurizio de Lucia.

Corruzione è il reato contestato dai pm Antonio Carchietti, Antonella Fradà e Federica Rende a Mineo e ad Alessandro Ferraro, il “facilitatore” dell’operazione che, tramite un conto corrente di Malta, avrebbe fatto pervenire la somma richiesta dal giudice (115.000 euro) in favore di un suo amico fraterno, l’ex presidente della Regione siciliana Giuseppe Drago, gravemente ammalato e poi morto a settembre 2016, per curarsi in una clinica della Malesia.

Mineo è personaggio conosciuto perché due anni fa fu indicato dall’ex premier Matteo Renzi nella lista dei nuovi giudici del Consiglio di Stato nonostante fosse stato sanzionato per il ritardo con cui depositava le sentenze. Macchia che, alla fine, alla verifica dei requisiti, gli costò l’esclusione dal massimo organo della giustizia amministrativa

Dopo gli arresti di febbraio, una spinta all’inchiesta sulle sentenze pilotate è stata data grazie alle confessioni dei due principali protagonisti, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore

Una “promozione” che, nonostante la giovanissima età (aveva 44 anni quando la soglia minima per il Consiglio di Stato è 55) era stata assicurata a Mineo proprio dagli avvocati e Calafiore per “ringraziarlo” del suo lavoro, come giudice relatore, a sostegno della decisione favorevole a due società, la Open Land e la Am Group, in una maxirichiesta di risarcimento che nel 2016 rischiò di mandare in default il comune di Siracusa.




Rocca di Papa, Giannone: “Un paese dilaniato dal malaffare e corruzione”

ROCCA DI PAPA (RM) – Il ciclone Giannone a Rocca di Papa ha creato non poche crepe, timori e scompiglio in una cittadina che tutto sommato non ha mai dato nell’occhio per cronache che riguardassero presunte speculazioni edilizie e simili. Eppure l’ex vicesindaco Veronica Giannone con deleghe all’Urbanistica ha lanciato accuse pesanti denunciando malaffare e corruzione senza fare nomi ma con riferimenti ben precisi a fatti e circostanze. In una diretta web Giannone parla del consiglio comunale a cui lei non ha partecipato per non prestare il fianco a chi l’ha voluta fuori dai giochi perché evidentemente dava fastidio. Un consiglio comunale dove ci sarebbe stato addirittura “l’assist della consigliera Sciamplicotti” al sindaco.

Per Giannone il web è il mezzo più diretto per parlare ai cittadini

Per questo motivo l’ex vicesindaco di Rocca di Papa ha letto una lettera aperta ai cittadini, uno scritto che è un insieme di pezzi raccolti nel tempo e che mostra un dietro le quinte di una oscura gestione di Governo passata e attuale e per cui Giannone ha presentato delle denunce. Veronica Giannone ha parlato senza timore di rappresentare “tutto il senso di frustrazione di una persona, donna, moglie e madre alla prima esperienza amministrativa”. Una donna che si è impegnata per tutelare gli interessi collettivi ma ha trovato in Rocca di Papa “un paese dilaniato dal malaffare complice della politica affarista e corrotta”. Parole che pesano come macigni quelle di una donna a cui il sindaco di Rocca di Papa ha tolto le deleghe perché contraria a “un sistema che ha prodotto assuefazione e deriva sociale ma non in tutti” piuttosto la corruzione ha colpito una “certa casta che anche con un cambio di governo trova continuità”.

 

Giannone ha aperto il suo ufficio all’Urbanistica a tutti i cittadini senza prevaricazioni

Ha trovato un settore “logoro, spremuto viziato dall’impostazione settaria data dai politici” a discapito di una collettività che ha tanti problemi. Ha affrontato questioni rilevanti come il Piano di Recupero urbano giardino degli Ulivi “sul quale – denuncia Giannone – mancano all’appello centinaia di migliaia di euro di opere di urbanizzazione mai realizzate e sul quale è stata fatta una rimodulazione della cubatura da servizi al pubblico a servizi privati con uno schiocco di dita”.

 

Poi l’ex amministratrice ha parlato del piano Calcare lasciato incompiuto con milioni di euro di opere di urbanizzazione mai realizzate

“Una speculazione edilizia senza precedenti, una variante di milioni di metri cubi fatta ad hoc con politici che fanno i costruttori e contemporaneamente tecnici e progettisti tutti coinvolti un intreccio affaristico ancora in corso che non deve passare inosservato specie se ci sono di contro 189 sentenze passate in giudicato per abuso edilizio a carico di alcuni cittadini di Rocca di Papa, un paradosso micidiale, una contraddizione che andrebbe impressa sui muri di ogni angolo del paese”.

 

Poi il caso delle antenne

per cui Giannone ha chiesto con forza la rimozione dal dup – documento unico di programmazione-. Giannone ha detto esplicitamente che a seguito della sentenza di maggio, il primo cittadino dava la sua parola al gruppo Mediaset che le sue antenne sarebbero rimaste dove si trovano.

E poi ancora il piano regolatore firmato Boccia Sciamplicotti, un “lavoro senza anima” e che prevedeva una variante speciale anche per Monte Cavo.

 

Giannone non ha voluto essere strumento

Giannone ha denunciato inciuci e corruzione e in ultimo è stata isolata proprio perché contraria a questo sistema. Sono tanti i cittadini che le hanno espresso solidarietà e anche diversi quelli che non l’hanno capita e che adesso, come succede in tutti i paesi, tentano di screditarne l’immagine come si faceva con le streghe bruciate vive a metà del 1.200 quando addirittura alcune donne erano viste come satana perché indossavano i pantaloni e cavalcavano come gli uomini.

 

La solidarietà di Cristiana Zarneri

Cristiana Zarneri, cittadina di Rocca di Papa e attivista in politica, a seguito della vicenda Giannone, si è addirittura allontanata da Fratelli d’Italia il partito politico di riferimento: “Vista la reticenza di FdI Rocca di Papa a prendere una posizione netta al riguardo, che possa far risaltare l’estraneità del partito da qualsiasi mancanza di chiarezza, ritengo di non poter più svolgere il mio ruolo politico, in quanto sono persona sempre stata chiara e libera nelle mie posizioni laddove trovo necessario prenderle, pertanto rassegno le mie dimissioni da FdI Rocca di Papa. Da cittadina di Rocca di Papa, mi sento profondamente colpita dalle affermazioni di Veronica Giannone. Avendo lei ricoperto per un anno e mezzo la seconda carica della città, nonchè il ruolo di assessore all’urbanistica, non posso non darLe credito. Ritengo, per il buon nome di Rocca di Papa, anche nell’interesse di chi la governa e l’ha governata, debba intervenire il Commissario prefettizio per fare definitivamente chiarezza”.

 

Anche il Comitato Pro Case di Rocca di Papa ha chiesto chiarezza dopo le esternazioni di Giannone

“Pretendiamo chiarezza e attendiamo risposte da chi di competenza, ovvero dall’ Amministrazione Comunale, rispetto ai fatti evidenziati dalla signora Veronica Giannone. Non bastano smentite, occorrono prove che dicano che quanto sottolineato dall’ ex Vice Sindaco è falso e infondato per chiudere una volta per tutte questa vicenda”, e spero vivamente che in consiglio comunale queste prove vengano messe all’attenzione del popolo tutto. Il ruolo che ricopro ormai da tempo impone anche per chiarezza e trasparenza di essere informati in merito a questioni che non possono passare sotto silenzio. Come ha ricordato anche la signora Veronica Giannone “ci sono 189 sentenze passate in giudicato per abuso edilizio a carico di alcuni cittadini di Rocca di Papa”. Occorre dare delle risposte a queste famiglie, madri e padri di famiglia che lottano da anni per evitare di rimanere per strada e per scongiurare il pericolo di lasciare senza un tetto la propria prole. Dopo le affermazioni dell’ex Vice Sindaco, le istituzioni hanno il dovere di rispondere. Qualora vi fosse stato qualche passaggio a vuoto da parte di qualcuno, che il colpevole paghi. C’è bisogno di trasparenza, i cittadini di Rocca di Papa la meritano”.

 

Il sindaco di Rocca di Papa chiede di fare i nomi

Intanto il sindaco di Rocca di Papa Emanuele Crestini ha invitato Giannone a “fare chiarezza, a fare i nomi e a tutelare le persone che non c’entrano nulla”. Tra l’altro in una lunga nota ha ribadito: “Naturalmente siamo in democrazia e tutti hanno diritto al loro punto di vista. Parlando davanti al telefono cellulare a casa sua, Giannone definisce queste accuse “la sua verità”.
Peccato che “la sua verità” arrivi dopo che è stata sollevata dall’incarico di assessore e vicesindaco; dopo che ha disertato un consiglio comunale che era stato indetto appositamente perché facesse chiarezza su queste vicende, sulle presunte minacce e pressioni che avrebbe ricevuto. Invece la signora Giannone non si è presentata. Ha rifiutato il confronto in consiglio comunale, che – ricordo – è il luogo deputato alla discussione democratica. I cittadini avrebbero potuto apprendere così, direttamente, il contenuto delle sue denunce. Ma forse qualche consigliere avrebbe potuto fare qualche domanda, confutare qualche ipotesi. Questo non lo so, ma Giannone ha preferito, scegliere altre modalità, evitando così ogni forma di contraddittorio e soprattutto, evitando ancora una volta di fare nomi e cognomi dei presunti mafiosi di questa città, mettendo tutti in un unico calderone. Non basta gridare al vento che c’è la mafia, occorre anche indicare quali sono i mafiosi, per consentire alle autorità di allontanarli dal sistema civile di questa città”.

Staremo a vedere come andrà a finire, intanto sono stati chiamati in causa fatti gravi e dovere degli organi di stampa è approfondire la questione.

IL VIDEO DENUNCIA DELL’EX VICE SINDACO DI ROCCA DI PAPA




Infiltrazioni della criminalità nella pubblica amministrazione: “La corruzione spuzza”


di Chiara Rai

 

Il libro «La corruzione spuzza» (Ed. Mondadori)" di Raffaele Cantone e Francesco Caringella è stato presentato anche a Campomarino (Taranto). La pubblicazione si prefigge di avvicinare il cittadino al tema della corruzione, di far comprendere quanto le “mazzette” possano danneggiare, nel lungo o breve periodo, anche il singolo cittadino.

L’evento, organizzato nello stabilimento balneare POSTO 9 di Commenda, lungo la costa salentina è stato moderato da Alessandro Galimberti giornalista de Il Sole 24 ore.
Al dibattito sono intervenuti uno degli autori del libro Francesco Caringella Consigliere di Stato, Eugenio Albamonte nuovo presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Maurizio Carbone sostituto procuratore presso la Procura di Taranto e nuovo segretario generale del CSM, Stefania Baldassari, dirigente della casa circondariale di Taranto. Tra le altre autorità presenti anche il prefetto Francesco Tagliente già Questore di Firenze e di Roma nonché Prefetto di Pisa.

Gli Autori Raffaele Cantone e Francesco Caringella, impegnati da oltre vent'anni come magistrati penali nell'azione di contrasto alla malattia del secolo, proseguono la loro battaglia dalle postazioni strategiche di presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e di presidente di Sezione del Consiglio di Stato, istituzioni chiamate a vigilare sulla legittimità e la correttezza degli atti e dei comportamenti delle pubbliche amministrazioni.

Nel libro viene descritto come “la corruzione, grande o minuta che sia, entri ogni giorno nelle nostre case e ci renda più poveri. I soldi intascati dai corrotti significano opere pubbliche interminabili, edifici che crollano alla minima scossa di terremoto, malasanità, istruzione al collasso, cervelli in fuga, giustizia drogata, mancanza di investimenti stranieri, ambiente violentato, politica inquinata. È, quindi, un dovere civile rimboccarsi le maniche e lottare, con armi nuove ed efficaci. Le regole e il codice penale non bastano. Serve la prevenzione, legislativa, amministrativa e culturale. Ma serve, soprattutto, la ribellione indignata di ognuno di noi di fronte a quella «spuzza» di cui ha parlato papa Francesco nel suo indimenticabile discorso del 21 marzo 2015 davanti ai ragazzi di Scampia.

Il moderatore Alessandro Galimberti è stato molto abile nel far descrivere i giri vorticosi di favori, piaceri, collusioni che hanno coinvolto politici, burocrati, imprenditori. Dal dibattito è emerso che alla più accentuata pericolosità del fenomeno corruttivo non corrisponde, però, un'adeguata coscienza collettiva della necessità, etica e pratica, di reagire. “Un appalto pilotato, una licenza edilizia comprata, una sentenza truccata sembrano vicende che toccano i soldi pubblici, non le nostre finanze personali. E invece quel denaro rubato è anche nostro, perché la cosa pubblica è una ricchezza comune, e la sua gestione immorale danneggia tutti, privandoci di risorse, opportunità e prospettive”. 

 

L’Osservatore d’Italia ha voluto sentire le valutazioni del prefetto Tagliente, un Funzionario che ha sempre manifestato una particolare sensibilità per la iniziative antimafia e anticorruzione e alla luce dei recenti fatti di cronaca romana anche una acuta intuizione.
Da Questore di Roma infatti, Tagliente aveva avvertito il pericolo della criminalità organizzata e già nel 2011, promosse l’istituzione di un desk interforze tra magistrati e forze dell'ordine, per contrastarla più efficacemente a Roma . L'attivazione fu decisa il 28 0ttobre del 2011, dopo un vertice svoltosi presso la Procura organizzato procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile della direzione distrettuale antimafia di Roma e presieduto da procuratore capo Giovanni Ferrara.
Da prefetto di Pisa, appena 16 giorni dopo il suo insediamento, ritenendo fortemente probabile, l’interesse delle associazioni criminali ad inserirsi in mondo sommerso e silente nel tessuto socio-economico pisano convocò una riunione di coordinamento allargata alla Magistratura fiorentina e pisana e alla DIA chiedendo di costituire presso la Procura della Repubblica un “desk interforze antimafia”.


Dott Tagliente, intanto quali sono le esigenze primarie dei cittadini e degli operatori economici in tema di sicurezza? Cosa chiedono alle Istituzioni?

“I cittadini e gli operatori economici chiedono alle Istituzioni, alle Amministrazioni e agli Enti, di essere garantiti nel diritto di essere e sentirsi sicuri. In particolare i titolari delle attività commerciali ed imprenditoriali rivendicano il diritto di investire sul territorio senza timore di subire condizionamenti ambientali o una concorrenza sleale”.
 

 

Perché ha pensato a un desk antimafia”?
“Perché sono convinto che un “desk antimafia” consenta un approccio investigativo più dinamico dei sistemi tradizionali, dove anche il “chiacchiericcio”, i semplici sospetti raccolti dagli organi di polizia, possono diventare materia di indagine.
Obiettivi del tavolo interforze, sono soprattutto il monitoraggio della presenza sul territorio delle mafie. Consente inoltre, di elaborare una strategia comune tra le forze dell’ordine, evitando così inutili sovrapposizioni nella lotta alla criminalità organizzata e alle mafie.
Può capitare che i sentito dire, i parlottii, i pettegolezzi, i chiacchiericci siano ritenuti insufficienti per una informativa di reato. Con il desk interforze antimafia più chiacchiere possono diventare un sospetto da non sottovalutare, in indizio utile alla Procura antimafia”.
Facendo riferimento al rischio di corruzione negli apparti amministrativi, è importante, Istituire un organo collegiale, per mettere a fattor comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate e sviluppare azioni congiunte finalizzate alla trasparenza, alla prevenzione delle possibili infiltrazioni della criminalità e dei fenomeni di corruzione nei vari settori degli apparati amministrativi.

 

Come fare ad ottenere risultati concreti?
Per attuare una efficace azione anticorruzione e antimafia, è necessario tenere presente l’esigenza di rispettare le competenze istituzionali e la possibilità di dare concreta attuazione alle misure che si propongono, tenendo conto degli strumenti giuridici offerti dall’Ordinamento. Oggi di antimafia, oltre alla Magistratura e alle Forze di Polizia, si occupano vari organismi governativi interforze.
Il contributo dell’Amministrazione comunale ai fini della lotta alla corruzione e alle mafie può essere decisivo, oltre che con il supporto alla magistratura e agli altri agli organismi governativi, con una azione diretta a prevenire ogni possibile forma di condizionamento degli amministratori locali, funzionari e impiegati comunali o addirittura di collegamenti diretti o indiretti degli stessi con la criminalità, nonché con più incisive misure per favorire la prevenzione e il contrasto di usura, gioco illegale, riciclaggio, traffico di stupefacenti e altre forme di illegalità.

 

E per una attività di prevenzione cosa potrebbero fare i Comuni?

I Sindaci delle città ritenute a rischio dovrebbero istituire un organo collegiale, un Desk anticorruzione e antimafia presieduto dal Sindaco o da un suo delegato, al fine di mettere a fattore comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate. Potrebbero così assicurare una più efficace prevenzione e al contrasto delle possibili infiltrazioni della criminalità nei vari settori commerciali ed imprenditoriali ritenuti sensibili, anche attraverso il continuo monitoraggio dei subentri e delle volture ripetute per la medesima licenza commerciale e con il monitoraggio degli appalti. Alle riunioni del Desk dovrebbero partecipare gli assessorati, i Dipartimenti, i Municipi, gli Enti e le Società partecipate che fanno capo al Comune, i rappresentanti delle associazioni delle categorie economiche e altri organismi di volta in volta ritenuti utili compresi i rappresentanti dei cittadini, nonché, in veste di consulente, un rappresentante dell’Avvocatura del comune.
Obiettivo del desk sarebbe quello di creare una rete che riduca il rischio di corruzione e gli appetiti della criminalità organizzata. Con la partecipazione e il coinvolgimento anche della comunità civile anche il chiacchiericcio (di chi ‘sente puzza di bruciato’” potrebbe rappresentare occasione di approfondimento. Si potrebbero valutare collegialmente anche i sospetti per segnalarli agli organi deputati a sviluppare le indagini. La sola conoscenza del ruolo del Desk anticorruzione potrebbe scoraggiare gli appetiti della criminalità”

 




Rifiuti e corruzione: arrestato il direttore dell'Ato Toscana sud

Redazione

FIRENZE – Arresti domiciliari per il direttore dell'Ato Toscana sud, l'autorità per il servizio di gestione integrata dei rifiuti per i comuni delle province di Arezzo, Siena e Grosseto, e interdizione dai pubblici uffici per tre professionisti toscani: queste le misure cautelari eseguite stamani dalla guardia di finanza di Firenze per un'inchiesta della procura del capoluogo toscano per turbativa d'asta e corruzione. 'Clean city' il nome dell'operazione.

Riguarda un appalto ventennale per un totale di circa 3,5 miliardi di euro l'inchiesta della procura di Firenze e della Gdf con cui è stato arrestato il direttore dell'Ato Toscana sud e sono stati interdetti 3 professionisti. La gara era per la gestione completa del ciclo di rifiuti nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto. Per le indagini il bando era strutturato per favorire un raggruppamento di imprese capeggiato da Siena Ambiente.

Secondo le indagini della Fiamme gialle è emerso un sistema di "commistione" tra controllori e controllati per cui gli indagati avevano concordato preliminarmente, nonostante i ruoli distinti ed incompatibili fra loro, i dettagli della procedura di aggiudicazione nonchè la redazione materiale dei documenti. Così, in una conferenza stampa, gli inquirenti hanno spiegato che di fatto il bando di gara era strutturato "su misura" per favorire il raggruppamento con a capo Siena Ambiente e per scoraggiare eventuali altri concorrenti inserendo nel bando stesso clausole particolarmente vessatorie. L'appalto nel 2013 fu effettivamente aggiudicato a Siena Ambiente con un consorzio di 6 imprese. Sempre per le indagini, il direttore generale dell'Ato Toscana sud avrebbe ottenuto guadagni illeciti per oltre 380mila euro, tramite compensi che figuravano come consulenze, prestazioni d'opera professionale o altri costi tipo rimborsi spese. L'indagine, come hanno evidenziato il procuratore Giuseppe Creazzo e il procuratore aggiunto Rodrigo Merlo, è scaturita da una segnalazione anonima molto dettagliata, "con particolari che non si potevano trascurare".

"Questa è un'altra tappa del tentativo di combattere la corruzione in ambito pubblico, fenomeno da cui pare che nemmeno in Toscana si sia immuni": è il commento del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo all'inchiesta sul maxi appalto da 3,5 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti ad Arezzo, Siena e Grosseto, che ha portato all'arresto del direttore generale dell'Ato Toscana sud e all'interdizione dai pubblici uffici di 3 professionisti, tra cui un avvocato fiorentino. "Il direttore generale dell'Ato Toscana sud – ha spiegato Creazzo – ha fatto mercimonio delle proprie funzioni pubbliche al fine di favorire un intreccio di intese davvero sconcertante a vantaggio dell'aggiudicatario dell'appalto e traendone vantaggi personali. Ha agito nonostante le incompatibilità funzionali. Controllati e controllori agivano insieme per raggiungere il risultato comune di far ottenere l'appalto ad un preciso raggruppamento di imprese". Il procuratore aggiunto di Firenze, Rodrigo Merlo, parlando delle indagini della guardia di finanza, ha riferito che "l'inchiesta è partita dalla nota di un anonimo indirizzata a questa procura, alla Gdf e alla Corte dei conti. Sono scritti che spesso non vanno molto al di là del pettegolezzo quelli anonimi, ma stavolta c'erano informazioni di dettaglio che non potevamo trascurare. Così la guardia di finanza, partendo da fonti aperte, materiali reperiti su Internet, ha dato il via alle indagini", iniziata nel 2014, mentre la gara di appalto era stata bandita nel 2010 e assegnata nel 2013. "E' emerso che l'appalto ha favorito un privato da parte di una realtà pubblica – ha aggiunto Merlo – quando invece sarebbero dovuti sussistere criteri di imparzialità per evitare commistioni e conflitti di interessi".




Corruzione e falso: arrestato Antonio Franco, l'ex commissario di polizia di Ostia

Redazione

OSTIA – Arresti domiciliari per l'ex commissario di Ostia, Antonio Franco, accusato di corruzione, falso ideologico e accesso abusivo a sistema informatico, nell'ambito di una inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma. Insieme ad Antonio Franco, attualmente in servizio a Lucca, il gip Simonetta D'Alessandro ha disposto anche l'arresto -in questo caso in carcere- del gestore di una sala scommesse lidense, Mauro Carfagna. Stando agli inquirenti il dirigente della polizia di stato, arrestato dagli uomini della Squadra Mobile, sarebbe intervenuto «a seguito di controlli nelle sale giochi gestite da Carfagna, effettuati dal personale di P.S. appartenenti al Commissariato da lui diretto, per risolvere le questioni insorte, assicurando un esito favorevole delle procedure amministrative attivate». In altre circostanze, lo stesso Antonio Franco, avrebbe aiutato Carfagna, avvisandolo di imminenti controlli presso una delle sue sale giochi, sostenendolo per «eludere l'esecuzione di uno sfratto esecutivo», o attivandosi per fargli ottenere il rilascio di autorizzazioni per nuove sale giochi. Una serie di «favori» in cambio dei quali l'ex commissario di Ostia avrebbe ricevuto da Carafagna il pagamento del canone mensile di locazione di un appartamento utilizzato per incontrarsi con una donna.




RAI, LA 7 E MEDIASET: L’INCHIESTA APPRODA ANCHE A PALAZZO CHIGI

di Cinzia Marchegiani


Roma – Continuano ad emergere notizie più dettagliate in merito all’inchiesta romana che sta coinvolgendo le sedi della RAI, Mediaset, La7 partita da un’indagine avviata tempo fa dalla Procura della Repubblica di Velletri che ha portato agli arresti domiciliari nell'aprile scorso di David Biancifiori. Il procuratore della Repubblica di Velletri, Francesco Prete ha trasmesso ai pm della capitale la documentazione, ma l'indagine sarebbe partita da una segnalazione di Viale Mazzini all'autorità giudiziaria, circa un anno fa, dopo che aveva notato delle irregolarità in alcuni appalti e per questo avrebbe avviato un audit interno che ha osservatoto fatti piuttosto gravi che vedevano coinvolti alcuni dipendenti della Rai in rapporto ad appalti che sarebbe affidati proprio a società dell'imprenditore Biancifiori. Da queste segnalazioni , raccontano alcune fonti all'AdnKronos, la magistratura avrebbe iniziato le indagini che hanno portato agli avvisi di garanzia e alle perquisizioni nelle quattro aziende Rai, Mediaset, La7 e Infront.

INCHIESTA E INDAGINI NELLE SEDI L'inchiesta è condotta dal pubblico ministero Paolo Ielo che ha attivato 60 perquisizioni nelle sedi di Rai, Mediaset e La7, affidate al Nucleo di polizia tributaria della Finanza. Si sta indagando sull’imprenditore Biancifiori, titolare di varie società per la fornitura di scenografie, gruppi elettrogeni e tutte le attrezzature per realizzare spettacoli ed eventi, che avrebbe pagato cospicue tangenti ed emesso false fatture per procurarsi fondi necessari per la corruzione. Per i dipendenti della Rai il reato ipotizzato è di corruzione, in quanto l'ente radiotelevisivo svolge un servizio di natura pubblica.

Ma il filo dell’inchiesta sulle sedi televisive sembra portare fino a Palazzo Chigi, poiché sembra che alcuni dirigenti della Presidenza del Consiglio sarebbero anch’essi coinvolti nell'inchiesta sulle tangenti che riguarda 44 persone, per presunte elargizioni dell'imprenditore David Biancifiori.

POSIZIONI RAI, MEDIASET LA7 La posizione della Rai è di estrema collaborazione con l’autorità giudiziaria e sottolinea: ''L’area interessata dalle indagini è stata peraltro oggetto di verifiche interne che hanno comportato interventi organizzativi e disciplinari". La7 in questa inchiesta dichiara di aver fornito alla Guardia di Finanza la documentazione richiesta e si riserva di costituirsi parte civile nell’eventuale processo penale per chiedere il risarcimento di tutti i danni subiti, mentre in una nota Mediaset nella sua qualità di parte lesa dichiara di aver assicurato agli inquirenti la propria collaborazione alle indagini.




EXPO 2015, MATTARELLA: " RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE"

di A.B.

Milano – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato l’Expo e ha tenuto un monito sulla corruzione e ha rivolto un invito ad affrontare il tema dell’immigrazione con saggezza. Il Presidente della Repubblica ha firmato la Carta di Milano a Palazzo Italia, sempre ad Expo. Il Presidente, accompagnato dalla figlia Laura,  è stato accolto da Giuseppe Sala, commissario unico di governo per Expo Milano 2015. Mattarella, parlando dell’argomento corruzione ha detto che “Il contrasto all'illegalità e alla corruzione deve essere severo” e che è necessario recuperare “il bene comune che si fonda su legalità e trasparenza”, ha evidenziato il concetto del bene comune sottolineando che bisogna recuperarlo a pieno facendo prevalere sentimenti di coesione.
 
Ha parlato anche di immigrazione come fenomeno che va affrontato con saggezza e umanità, sottolineando che bisogna accogliere chi scappa e bisogna condannare i traffici indegni, ma soprattutto è necessario puntare “sulla cooperazione, la riduzione delle disuguaglianze”. Mattarella ha detto che “Le guerre il terrore, l'estremismo ideologico e religioso, le carestie e i disastri naturali spingono centinaia di migliaia di uomini a migrazioni di inedite dimensioni. Dobbiamo affrontarle con saggezza e umanità. Accogliendo chi ne fugge. Salvando chi grida aiuto”.
 
In merito all’Expo ha espresso impressioni positive. Ha detto anche: “Dobbiamo rispondere alla domanda se l'umanità sia ancora capace di essere artefice positiva del proprio destino. Perché a questo punto della storia dare cibo e acqua a tutti, e assicurare un futuro all'ambiente, non è più scontato”.



LA NASCITA E L’EVOLUZIONE DELLA CORRUZIONE IN ITALIA – 1 PUNTATA

 

di Angelo Parca  [ Già pubblicato sull'edizione de L'osservatore d'Italia sfogliabile di domenica 18 maggio 2014 – per consultare www.osservatoreitalia.com ]

Le tasse, la discriminazione tra ricchi e poveri e la caccia al prelievo di risorse dalla massa meno abbiente ha prodotto l’alternarsi al potere nella storia della politica italiana della destra e della sinistra senza che si fosse mai raggiunto l’optimum. Intendo dire che la corruzione c’è sempre stata fin dall’’800 e sicuramente non possiamo affermare che abbia un colore politico. Nel passato storico politico si sono fatti molti errori, anche grossolani se vogliamo, ma all’epoca la Destra e la Sinistra storiche credevano in dei progetti e si può addirittura stilare un elenco di riforme positive per il Paese che sono state portate a termine dai due partiti politici con la maiuscola. I ministeri della Destra storica (1847 con Massimo D’Azeglio) dal primo governo Cavour (1852) al governo di Marco Minghetti del 1876 conseguirono importanti risultati, primo fra tutti l'unità d'Italia, compiuta nel 1861 e portata a termine nel 1870 con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma. Nell’ambito dell’istruzione la legge Casati è un prodotto di Destra: riformò in modo organico l'intero ordinamento scolastico, dall'amministrazione all'articolazione per ordini e gradi ed alle materie di insegnamento, confermando la volontà dello Stato di farsi carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica a fianco e in sostituzione della Chiesa cattolica che da secoli deteneva il monopolio dell'istruzione.

La sete di fare di più e di primeggiare rispetto agli altri Paesi d’Europa ha portato la Destra a passare sopra le esigenze primarie della povera gente. L’apice fu raggiunto, quando alla guida c’era l’anello debole Minghetti, quando fu introdotta la tassa sul macinato. Insomma si è tirata troppo la corda chiedendo ai poveri sacrifici che non erano in grado di sostenere.

Questo malcontento fu espressione della forte voce di opposizione della sinistra. Per risanare il bilancio la Destra impose anche un pesante fiscalismo, al fine di finanziare le opere pubbliche di cui il Paese aveva bisogno per competere con le altre potenze europee. Il 16 marzo 1876, il Presidente del Consiglio, Marco Minghetti, annunciò il pareggio di bilancio. La ricchezza nazionale aumentò in due scaglioni tra il 1860 e il 1880.

Nella prima fase aumentò tramite le imposte dirette, che riguardavano i redditi di origine agraria, nella seconda fase invece con le imposte indirette, colpendo maggiormente i ceti meno abbienti. Nel 1868 venne introdotta la tassa sul macinato (per la precisione, sulla macinazione dei cereali) scatenando così proteste popolari con assalti ai mulini, distruzione dei contatori, invasioni di municipi. Al termine di questa rivolta contadina si contarono molti arrestati, feriti e morti.

Per non parlare poi, del’introduzione del servizio militare obbligatorio. Quando venne al potere la sinistra storica però, chi confidava in un cambiamento radicale rimase deluso. Il Parlamento destituì la Destra e il Re Vittorio Emanuele II affidò il governo a Depretis fu presidente del consiglio dal 1876 al 1887 con due brevi interruzioni.
Il cambiamento che l'avvento della Sinistra al potere faceva prevedere all'interno della politica dello Stato italiano in realtà non avvenne.

Depretis introdusse una nuova pratica parlamentare detta del “trasformismo” con la quale al governo partecipavano di volta in volta anche esponenti di altri partiti politici, insomma la primordiale copia delle larghe intese moderne. In tal modo caddero le rigide barriere che fino ad allora avevano contrapposto la Destra storica e la Sinistra, e si venne a creare un sistema politico aperto alla partecipazione di tutte le componenti della classe dirigente italiana, anche della piccola e media borghesia.

Ma il fenomeno della corruzione già aveva messo radici e Depretis, non estremista come invece furino Agostino Bertani e Felice Cavallotti, introdusse le pratiche del favoritismo e della concessione di poteri locali a vari singoli destinatari che così vennero convinti (a volte con la corruzione) ad entrare nella maggioranza. Attraverso questa pratica si portò a compimento la coalizione tra la borghesia dell'Italia settentrionale e la borghesia agraria del Meridione.

Sostanzialmente con il passaggio da Destra a Sinistra non ci fu quel mutamento sostanziale che i cittadini si aspettavano.

Un fotofinish simile ai giorni d’oggi che vede il popolo stanco perché non vi è alcuna volontà profonda di cambiamento radicale che elimini quella malevola e grassa parola che è “corruzione” e che continua ad essere alla ribalta delle cronache dalla nascita della storia politica italiana ad oggi. Una storia che vogliamo ripercorrere per analizzarne le falle, gli interventi positivi e le ricascate sistematiche che portano personaggi come Grillo in auge e piazze piene di strilla e urla di gente esausta di mantenere dei parassiti al potere.

Tornando a Depretis, con la cui figura chiudiamo questa prima riflessione storica, criticabile fu anche la nuova legge elettorale del 1882 che portava a due milioni gli elettori. Restando esclusi i nullatenenti e gli analfabeti. Dunque una riforma che mantenne l'emarginazione delle masse meridionali che continuarono ad essere escluse dai diritti politici. La seconda legge di rilievo fu la legge Coppino del 1877 che rendeva obbligatoria e gratuita l'istruzione per altri due anni rispetto alla precedente legge Casati che ne prevedeva solo due. Tale legge restò però inoperante, specie nelle regioni più povere. Nel 1879 il governo abolì l'odiata tassa sul macinato che era stata, come sappiamo, motivo di malumore e di rivolta per le popolazioni meridionali; ma, non essendo mutato il sistema di prelievo fiscale dello Stato, l'abolizione di questa tassa non alleggerì le condizioni di vita dei poveri.

Durante la gestione politica di Depretis la politica economica dello Stato subì una svolta; cominciò infatti l'intervento a difesa delle industrie nazionali con l'applicazione di tariffe e dogane sulle merci straniere e con le sovvenzioni statali ad alcune industrie nazionali. La Sinistra storica prese provvedimenti anche in campo amministrativo, dove provvide ad un decentramento dei poteri e in campo sociale, con l'introduzione di prime misure a difesa dei lavoratori. Furono inoltre avviate numerose inchieste per esaminare le condizioni di vita della popolazione rurale: la più nota è senz'altro l'inchiesta Jacini, che rivelò una diffusa malnutrizione (pellagra), alta mortalità infantile (per difterite), grande povertà e scarse condizioni igieniche. Diffuso era il fenomeno dell'emigrazione.

In seguito vedremo però gli errori del “protezionismo”.