Covid, salgono ancora incidenza e Rt: Friuli Venezia Giulia a rischio alto

Individuata nuova variante in Francia

Secondo i dati del monitoraggio settimanale della cabina di regia l’incidenza settimanale del Covid a livello nazionale continua ad aumentare. Nei giorni tra il 5 e l’11 novembre è salita a 78 per 100mila abitanti contro 53 per 100mila abitanti della scorsa settimana. Sale anche l’indice di trasmissibilità Rt: pari nei giorni tra il 20 ottobre e il 2 novembre a 1,21, in aumento rispetto alla settimana precedente (1,15).

E’ stabile e sopra la soglia epidemica, rileva il monitoraggio, l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt 1,14 (1,1-1,19) al 2/11/2021 vs Rt 1,12 (1,06-1,17) al 26/10/2021). Si ritiene che le stime di Rt siano poco sensibili al recente aumento del numero di tamponi effettuati, poiché tali stime sono basate sui soli casi sintomatici e/o ospedalizzati.

La situazione negli ospedali – Aumenta il livello di occupazione dei posti letto ospedalieri per Covid-19: il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 4,4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute all’11 novembre) contro il 4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 4 novembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 6,1% (rilevazione giornaliera ministero della Salute all’11 novembre) contro il 5,3% al 28 ottobre. I valori si mantengono comunque sotto la soglia di allerta fissata al 10% e al 15%.

Le Regioni a rischio moderato – Venti Regioni e Province autonome risultano classificate questa settimana a rischio moderato. Solo la Calabria è classificata a rischio basso. La scorsa settimana, invece, tutte le Regioni e Province autonome risultavano classificate a rischio moderato. Inoltre, 11 Regioni/PPAA riportano un’allerta di resilienza. Nessuna riporta molteplici allerte di resilienza.

Allarme in Friuli Venezia Giulia – In base ai dati del monitoraggio, una sola Regione, il Friuli Venezia Giulia, è ad alta probabilità di progressione a rischio alto.

In aumento i casi non associati a catene di trasmissione – E’ in forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (11.001 vs 8.326 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in diminuzione (34% vs 35% la scorsa settimana). È in aumento anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% vs 47%). Rimane stabile la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (18% vs 18%).

Individuata nuova variante in Francia


A Bannalec, comune da 5.600 abitanti nella regione francese della Bretagna, è stata individuata una nuova variante del coronavirus, “molto diversa” dalle altre, secondo le autorità sanitarie. E’ quanto scrive in esclusiva il quotidiano Le Télégramme, parlando del piccolo cluster nella cittadina, con 24 casi confermati. In tutto si tratta di 18 studenti e sei adulti a contatto con loro, contagiati nella scuola Mona Ozouf; i primi casi il 15 ottobre.

Si tratterebbe, dunque, di una variante talmente lontana da quelle in circolazione che ci è voluto molto tempo per identificarla. 

Dopo i casi di positività, nella scuola Mona Ozouf, due delle 12 classi sono state chiuse, seguite da altre due e ulteriori tre nei giorni successivi. “Questo ritardo è stato un errore”, ha dichiarato a Le Télégramme una fonte delle autorità sanitarie, ma ufficialmente la situazione è sotto controllo.




Covid, tasso di positività supera quota 1%: in Campania si registra il numero più alto di nuovi casi

I dati sulla pandemia in Italia. Oggi si registrano 5.335 nuovi casi con 474.778 tamponi e 33 morti.

Il tasso di positività è all’1,1%, in aumento rispetto allo 0,85% di ieri. Gli attualmente positivi sono in tutto 78.644, c’è un incremento di 1.866 casi da ieri. I casi totali sono 4.762.563. I guariti sono 3.433 (ieri 3.400) per un totale di 4.551.882.

Sono 349 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per il Covid in Italia, 2 in più rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 18 (ieri 32). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 2.658, 49 in più di ieri. Ieri si sono registrati 4.866 positivi con 570.335 tamponi (tasso a 0,85%) e 50 vittime.

Le Regioni

In Campania si registra il numero più alto di nuovi casi: nelle ultime 24 ore 654 positivi al Coronavirus e 5 decessi. La Campania è seguita da Lazio (+583), Veneto (+523) e Lombardia (+510).

Circolare accoglie parere Aifa, richiamo booster con Moderna

Intanto, una circolare firmata dal direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, detta l’utilizzo del vaccino Moderna come dose “booster” nell’ambito della campagna di vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19, così come indicato in un parere dell’Aifa di ieri.

La dose “booster” del vaccino Spikevax può essere utilizzata dopo almeno sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario, indipendentemente dal vaccino precedentemente utilizzato. La Commissione Tecnico Scientifica (Cts) di Aifa, preso atto della decisione di Ema (Agenzia europea dei medicinali) aveva ribadito che, “come già stabilito per la dose booster di Pfizer, tale opportunità dovrebbe essere offerta in via prioritaria ai soggetti già indicati per il vaccino Comirnaty (Pfizer)”. La dose booster del vaccino Spikevax sarà inoltre inserita nell’elenco di cui alla Legge 648/96 per consentirne l’uso eterologo.




Covid-19, tasso positività scende a 1,7%: terapie intensive crollano del 65%

Sono 4.452 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 3.455.

Sono invece 201 le vittime in un giorno, 140 ieri. I test effettuati sono stati 262.864, con un tasso di positività all’1,7%. I pazienti in terapia in terapia intensiva sono 1.689 (-65 rispetto a ieri) mentre quelli ricoverati con sintomi sono 11.539 (-485). Gli attualmente positivi in Italia sono 315.308 (-7.583), mentre i dimessi o guariti sono 3.727.220 (+11.831). Le vittime sono invece 124.497.

Nel Lazio continua frenata, 348 positivi, 204 a Roma – “Oggi su oltre 11mila tamponi nel Lazio (+915) e quasi 17mila antigenici per un totale di oltre 28mila test, si registrano 348 nuovi casi positivi (-40), i decessi sono 14 (-3), i ricoverati sono 1519 (-44). I guariti 1023, le terapie intensive sono 216 (-19)”. Così l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. “Continua la frenata, diminuiscono casi, ricoveri, terapie intensive e decessi – aggiunge -. Il rapporto tra positivi e tamponi e’ al 3%, ma se consideriamo anche gli antigenici la percentuale scende al 1,2% i casi a Roma citta’ sono a quota 204. Continua la frenata, tra i dati migliori degli ultimi 7 mesi”.

In Puglia 21 morti e 407 nuovi contagi, 3,5% dei test – Oggi in Puglia, su 11.684 test effettuati, sono stati registrati 407 casi positivi, con una incidenza del 3,5% (ieri era del 3,3%). Sono stati anche registrati 21 decessi (stesso numero di morti di ieri). I ricoverati sono 1.159 (64 in meno di ieri). Dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 2.396.787 test. Sono 36.789 i pugliesi attualmente positivi (838 in meno di ieri), sul totale di 246.901 contagiati dall’inizio della pandemia. Sono 203.808 i pazienti guariti, con un incremento di 1.224 in 24 ore. I nuovi contagi sono 125 in provincia di Bari, 58 in provincia di Brindisi, 71 nella provincia BAT, 24 in provincia di Foggia, 77 in provincia di Lecce, 51 in provincia di Taranto, 1 caso di residente fuori regione. I decessi sono 9 in provincia di Bari, 2 in provincia di Brindisi, 3 in provincia BAT, 2 in provincia di Foggia, 5 in provincia di Taranto. Complessivamente i pugliesi morti per Covid dall’inizio della pandemia sono 6.304.

Calano ancora i contagi in E-R, dieci decessi – Dopo il record di ieri, calano ancora i contagi in Emilia-Romagna: sono stati 331 nelle ultime 24 ore, è il nuovo dato più basso del 2021, stavolta individuato però su un numero molto superiore di tamponi, 24.655, fra molecolari e antigenici. Dieci sono le vittime. Dei 331 nuovi positivi (36,7 anni l’età media) 117 sono asintomatici, individuati attraverso screening e contact tracing. Le province con il maggior numero di nuovi positivi sono Bologna (71) e Parma (65). I casi attivi scendono ancora e sono 22.281, il 94,8% dei quali in isolamento domiciliare. Prosegue anche il calo dei ricoveri: i pazienti in terapia intensiva sono 149, sette in meno di ieri, mentre quelli nei reparti Covid sono 1.003 (-59). I morti, di età compresa fra i 68 e i 99 anni, sono tre in provincia di Ravenna, due a Parma, Bologna e Ferrara, uno nel Modenese. Dall’inizio della pandemia i decessi in regione sono 13.107.

In Piemonte 437 positivi, 21 morti e -66 ricoverati – In Piemonte sono 437 i nuovi casi positivi al Covid, con un tasso del 2% rispetto ai 21.631 tamponi diagnostici processati (12.371 antigenici); la quota di asintomatici è del 48,3%. I morti sono 21, i ricoverati in terapia intensiva sono 139 (- 1 rispetto a ieri), negli altri reparti 1.114 (-65). Le persone in isolamento domiciliare sono 8.703, i guariti +878, il totale degli attualmente positivi scende sotto quota 10 mila, a 9.956. I dati sono stati resi noti dall’Unità di crisi della Regione.

In Calabria zero vittime, non succedeva da gennaio – Nessuna vittima da Covid 19 è stata registrata in Calabria nelle ultime 24 ore. Non succedeva dal 19 gennaio scorso e, in precedenza, dal 25 ottobre. I decessi da inizio pandemia restano così stabili a 1.120. In frenata anche la curva dei contagi: son “solo” 108 positivi a fronte di 3.153 testati, con un tasso di positività del 3,42%. Prosegue anche il calo dei ricoveri in area medica (-9, 347) mentre crescono di 3 quelli in terapia intensiva (26). Calano di 290 gli isolati a domicilio (11.115) e di 296 i casi attivi(11.488) mentre salgono di 404 i guariti (52.203). Ad oggi sono stati sottoposti a test 765.740 soggetti per 831.812 tamponi e 64.811 positivi. I dati sono del dipartimento Salute della Regione.




18 marzo 2020, una pagina nera della storia d’Italia: in memoria di un bacio negato

Il 18 marzo 2020 resterà scolpito nella memoria come la giornata di inumana follia, un flash mob da balconi e terrazze con gente euforica che ballava e cantava “Canta, canta un motivo, canta perché sei vivo”, per esorcizzare la paura, dicevano loro.

A pochi chilometri, nel nord Italia, invece tanti piangevano per la perdita dei loro cari e quei canti, senza dubbio, non lenivano minimamente il dolore di queste persone.

Oggi, 18 marzo 2021, ricorre il primo anniversario di una pagina nera scolpita con dolore nella storia italiana. Una pagina che racconta di quel triste mercoledì dello scorso anno con il sole che tramontava alle 18.20 da un cielo plumbeo. In via Borgo Palazzi, a Bergamo, sostavano settanta camion militari, in fila, parcheggiati lungo il marciapiede. Per la strada non si vedeva un’anima ed il silenzio regnava sovrano. Lentamente scendeva l’oscurità e i fari dei camion illuminavano il vuoto che circondava il funebre convoglio.

Funebre e macabro era quel convoglio perché ogni camion parcheggiato custodiva a bordo la salma di un “caro” sconosciuto. Di “tanti cari e tanti ignoti” erano i settanta feretri che sostavano in via Borgo Palazzi. Vista desolante! Settanta feretri in solitudine che aspettavano il via per proseguire verso altrettante destinazioni ignote, portando “il carico” fuori dalla Regione. Finalmente il segnale arrivava ed il corteo funebre con le settanta salme procedeva lentamente verso la destinazione, un cimitero fuori dalla Regione per poi consegnare “il carico” ai forni crematori.

I camion dell’esercito attraversavano il cuore di una città deserta con le bare dei morti per l’epidemia avendo come unico accompagno la scorta dei carabinieri. Nessuna bandiera a mezz’asta, nessun rullio di tamburo, nessun suono di tromba, e quello che è più triste e doloroso, nessuna presenza di un parente, una persona cara a rendere l’ultimo saluto.

I congiunti degli occupanti degli ignoti feretri hanno dovuto rassegnarsi ad assistere da casa allo spettacolo macabro. A loro è stato negato il diritto a poter conoscere la destinazione del loro caro. A loro è stato inibito il diritto di dare degna sepoltura per avere almeno il conforto a poter restituire sulla tomba amata il bacio negato in punto di morte. Non si sa quanti dei congiunti siano stati informati che il loro caro sarebbe stato cremato anziché tumulato.

Dopo quanto riportato da Il Messaggero del 19 aprile 2020, che ha svelato lo scandalo al cimitero di Prima Porta – “Al posto delle ceneri solo terra e sassi”, con quale animo possono rimanere tranquilli i congiunti di quei settanta feretri di via Borgo Palazzi?

Settanta salme, settanta anonimi, rimangono stampati nella memoria nazionale come una macchia nera, come desolante rimarrà il triste ricordo di quell’euforia impietosa dei tanti affacciati dalle finestre, in balconi e terrazze ballando e cantando in un giorno di lutto nazionale.

Passerà alla storia come il fattaccio di via Borgo Palazzi. Il tempo guarisce tutte le ferite ma la memoria di quei settanta e prima ancora di tanti altri, gridano giustizia e si spera, vinta l’epidemia, che qualche Magistrato vorrà riprendere la storia per rendere giustizia ai tanti orfani di abbracci ed ultimi baci d’addio rubati.




Regno Unito, nuova variante del coronavirus: è massimo livello di allerta

“Con il cuore pesante devo annunciare che non possiamo avere il Natale che avevamo programmato”. Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson annunciando nuove restrizioni nel Regno Unito in seguito alle informazioni ad una nuova variante del coronavirus: viene confermato che Londra e il sudest dell’Inghilterra andranno in lockdown da domani.

“Sembra che il virus circoli più velocemente a causa di una nuova variante, non ci sono prove di una maggiore letalità ma sembra che si propaghi più velocemente. E’ tutto quello che sappiamo, ma dobbiamo agire adesso” ha detto il premier britannico in conferenza stampa. “Nulla al momento indica che il vaccino sarà meno efficace”, ha aggiunto.

Boris Johnson ha annunciato che a partire da domattina Londra, il Sud Est e l’Est dell’Inghilterra entreranno nella cosiddetta ‘tier 4’, il massimo livello di allerta che prevede le restrizioni più dure per contrastare la circolazione del coronavirus. Misure equivalenti a quelle introdotte in Inghilterra a novembre e che rimarranno in vigore per due settimane, con una verifica attesa per il 30 dicembre. Si dovrà rimanere in casa e le attività commerciali non essenziali rimarranno chiuse. Tutti sono invitati a lavorare da casa ove possibile.

Johnson ha sottolineato che sebbene la nuova variante del virus si concentri nelle zone del Regno Unito cosiddette in ‘tier 4’ è tuttavia presente in tutto il Paese. “Tutti devono rimanere nella propria zona e considerare con attenzione l’opportunità di viaggiare all’estero”, ha spiegato. A chi si trova in ‘tier 4’ non è consentito recarsi all’estero, se non in circostanze eccezionali.

“Se i fatti cambiano, bisogna cambiare l’approccio. Quando il virus cambia il suo metodo di attacco, noi dobbiamo cambiare il nostro metodo di difesa”, ha sottolineato il primo ministro britannico, rispondendo alle domande dei giornalisti sul fatto che solo tre giorni fa aveva affermato che sarebbe stato “disumano” cambiare i piani per Natale.

Revocato anche in Scozia l’allentamento delle misure contro il coronavirus che erano state introdotte per il periodo delle feste, ad eccezione che per il giorno di Natale. Lo ha annunciato in conferenza stampa la premier scozzese Nicola Sturgeon, introducendo un nuovo lockdown a partire dal 26 dicembre e un divieto di viaggio nel resto del Regno Unito. Anche il territorio del Galles torna in lockdown a partire dalla mezzanotte di oggi.




Coronavirus, cala l’incidenza dei casi. Diminuiscono i ricoveri in terapia intensiva

Dati positivi emergono dalla bozza del monitoraggio settimanale dell’Iss. Nel periodo 18 novembre-1 dicembre 2020, l’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,82 . Si riscontrano valori di RT puntuale inferiore a 1 in 20 Regioni/PPAA. Lo evidenzia la bozza del monitoraggio settimanale del ministero della Salute-Istituto superiore di sanità relativo alla settimana 30 novembre – 6 dicembre 2020 (dati aggiornati al 9 dicembre 2020). Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 3.663 (01/12/2020) a 3.345 (08/12/12); anche il numero di persone ricoverate in aree mediche è diminuito passando da 32.811 (01/12/2020) a 30.081 (08/12/2020). Lo evidenzia la bozza di monitoraggio settimanale del ministero della Salute-Iss. Sebbene si osservi una diminuzione significativa dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 gg (454,70 per 100.000 abitanti nel periodo 30/11/2020-06/12/2020 contro 590.65 per 100,000 abitanti nel periodo 23/11/2020-29/11/202), il valore è ancora molto elevato. L’incidenza rimane cioè ancora “troppo elevata per permettere una gestione sostenibile”. Pertanto, si legge nella bozza del monitoraggio, “è necessario mantenere i livelli di trasmissibilità significativamente inferiori a 1 su tutto il territorio nazionale consentendo una ulteriore diminuzione nel numero di nuovi casi di infezione e, conseguentemente, una riduzione della pressione sui servizi sanitari territoriali ed ospedalieri”.

Sono 18.727 i positivi ai test per il coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Le vittime sono 761. Ieri i positivi erano stati 16.999, i morti 887. In totale in casi in Italia sono arrivati a quota 1.805.873, le vittime sono 63.387.

I tamponi effettuati per il coronavirus sono 190.416, quasi 20 mila in più in rispetto a ieri, secondo i dati del ministero della Salute. Il tasso di positività è del 9,8%, stabile rispetto a ieri, quando era stato del 9,9%.

Sono 3.265 i pazienti in terapia intensiva per il Covid-19 in Italia, con un saldo negativo tra ingressi e uscite di 26 unità nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Gli ingressi giornalieri in rianimazione sono stati 208 Nei reparti ordinari ci sono invece ricoverate 28.562 persone, in calo di 526 unità rispetto a ieri.

BANDO RECLUTAMENTO MEDICI PER I VACCINI. Al via la gara per il il reclutamento di 3mila medici e 12mila infermieri da utilizzare a tempo determinato per la somministrazione dei vaccini anti Covid. Il Commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri ha emanato oggi l’avviso pubblico e dal 16 dicembre sarà possibile inviare la propria candidatura mentre la scadenza della gara è fissata per il 28 dicembre. L’assunzione sarà per un massimo di nove mesi, rinnovabili in caso di necessità. Medici, infermieri e assistenti sanitari che risponderanno al bando dovranno sostenere la campagna di somministrazione del vaccino nelle 1500 strutture individuate e distribuite su tutto il territorio nazionale. La candidatura potrà essere inviata per via telematica sul sito del governo all’indirizzo http://www.governo.it/it/dipartimenti/commissario-straordinario- lemergenza-covid-19/cscovid19-bandi/14487. La gara, dicono gli uffici del commissario, è rivolta a cittadini italiani, Ue ed extra Ue. Potranno aderire i medici pensionati, i laureati oltre agli infermieri e agli assistenti sanitari. “Se fossimo in guerra sarebbe una sorta di “chiamata alle armi – ha detto Arcuri – Per dirla meglio, è un richiamo accorato alla responsabilità e alla solidarietà da parte di quei cittadini italiani che possono aiutarci ad effettuare la più grande campagna di vaccinazione di massa degli ultimi decenni con efficacia e tempestività”. Accanto al bando per i medici, oggi è partita anche la gara per selezionare fino a cinque agenzie per il lavoro con le quali il Commissario stipulerà un accordo quadro per la selezione, assunzione e la gestione amministrativa del personale sanitario che sarà impiegato nella somministrazione dei vaccini. Le offerte possono essere presentate unicamente online attraverso il portale https://ingate.invitalia.it.




Lockdown a rate, Campania e Toscana entrano in zona rossa: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche diventano arancioni

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza “che istituisce due nuove aree rosse (Campania e Toscana) e tre nuove aree arancioni (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche). So che stiamo chiedendo ancora sacrifici, ma non c’è altra strada se vogliamo ridurre il numero dei decessi, limitare il contagio ed evitare una pressione insopportabile sulle nostre reti sanitarie.

Ce la faremo. Ma è indispensabile il contributo di tutti”, afferma su Fb il ministro della Salute.

 Passano quindi in area rossa le regioni Campania e Toscana e in area arancione le regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche.

CAMPANIA – “Noi eravamo per chiudere tutto ad ottobre, per un mese, per avere una operazione di fermo del contagio e che ci avrebbe fatto stare tranquilli a Natale. Da sempre abbiamo avuto una linea di rigore più degli altri, da soli. Il Governo ha fatto un’altra scelta, ha deciso di fare iniziative progressive, di prendere provvedimenti sminuzzati, facendo la scelta della cosiddetta risposta proporzionale, più aumenta contagio più prendiamo provvedimenti. Una scelta totalmente sbagliata, perché il contagio non aumenta in modo lineare, ma esponenziale”. Così il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, in diretta Fb. “Questa scelta del Governo – aggiunge – ha fatto perdere due mesi preziosi, nel corso dei quali abbiamo avuto un incremento drammatico di contagi e decessi”. Definisce una “scelta scriteriata la divisione in zone dell’Italia”. E torna a parlare della scuola: “Hanno deciso che bisognava tenerle aperte. Ricordate le dichiarazioni della Azzolina supportate dal presidente del Consiglio. Ora hanno fatto ciò che noi abbiamo fatto un mese fa e nessuno ha chiesto scusa”.  “Fatti salvi 3-4 ministri non è un governo, anziché andare allo sbaraglio sarebbe meglio avere un Governo che non produca il caos che è stato prodotto in Italia. In queste condizioni meglio mandare a casa il Governo”, rincara la dose De Luca, in diretta Fb. “Se bisogna stare al governo con questi personaggi sarebbe meglio mandare a casa questo governo – ha sottolineato – perchè non è tollerabile, ho detto a qualche esponente del Pd, alcun rapporto di collaborazione con ministri come Spadafora che ha raccontato bestialità o con il signore di cui ho fatto il nome (Luigi Di Maio, ndr) che ho sfidato ad un dibattitto pubblico già anni fa e rinnovo l’invito in diretta tv sperando che non faccia il coniglio come ha fatto nei 3-4 anni precedenti”. ‘Ora mi sento fortemente di chiedere al Governo, così come ho chiesto al presidente del Consiglio in una lettera indirizzata qualche giorno fa, ristori economici immediati perchè la città non può pagare sulla propria pelle una zona rossa che, se ci fosse stato sul piano sanitario un lavoro diverso nei mesi successivi al lockdown, poteva essere evitata”. Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in un video su facebook appresa la notizia che la Campania è zona rossa.

TOSCANA – “Ho avuto comunicazione dal ministro Speranza che la Toscana è in zona rossa. Provo sorpresa e di amarezza perché vedevo che negli ultimi giorni i dati tendevano a un lieve miglioramento. Sono uomo delle istituzioni e rispetterò quanto deciso dal governo. Sono sorpreso e amareggiato perché i dati valutati dal Cts vanno dall’1 all’8 di novembre. Oggi la Toscana si trova davanti una situazione di lieve miglioramento. Sono convinto che ce l’avremmo potuta fare anche senza dover passare a zona rossa”. Così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani su Facebook. “Subire provvedimenti molti restrittivi per dati acquisiti dall’1 all’8 novembre non so se sia la cosa migliore – ha aggiunto Giani nella diretta Facebook -. Oggi in Toscana il dato Rt è in graduale appiattimento. Dall’1 all’8 è cresciuto e dal 9 novembre i dati sono leggermente discendenti, tendenti alla stabilizzazione. Ci siamo impegnati per gli alberghi sanitari, per offrire altri 750 posti Covid per alleggerire gli ospedali. Abbiamo dati positivi per il tracciamento: con i 500 assunti nell’Asl Toscana centro il tracciamento dei contattati è al 71%, sulla costa siamo al 46% e addirittura al 97% nell’Asl Toscana sud est. Nel complesso il 65% dei positivi è tracciato nei contatti che ha avuto”. Giani ha ricordato che “abbiamo superato il muro dei 18500 tamponi giornalieri, di questi il 13,5% è risultato positivo. Il 2 di novembre era il 16,72%. Questo è un dato di tendenza che mostra che il contagio, anche se leggermente, si allenta. Per quanto riguarda i contagiati il 30 ottobre erano 2700, oggi 2478. Dopo una forte sofferenza di tutti i dati tendevano a una graduale stabilizzazione e quindi un miglioramento”.

FRIULI VENEZIA GIULIA – Una decisione “incomprensibile”. Così il Governatore Fvg, Massimiliano Fedriga, ha definito la scelta del Governo di dichiarare il Friuli Venezia Giulia zona arancione (da gialla). Lo ha dichiarato in un video diffuso in serata. “Mi è arrivata comunicazione dal Governo che il Fvg è arancione: è incomprensibile”. Parlando dei parametri presi in considerazione per giungere alla decisioner, Fedriga ha sottolineato: “Non possiamo sapere questo algoritmo e non possiamo sapere come vengono calcolati questi parametri”, mentre si sa che “sono parametri decisamente non determinanti nella lotta alla pandemia”. Inoltre, ha proseguito, “abbiamo migliorato molti altri parametri”.

MARCHE – “Una classificazione che fino a ieri non era prevista – osserva il governatore Francesco Acquaroli – seppur negli ultimi due giorni i numeri dei positivi erano oggettivamente cresciuti, in particolare quello dei sintomatici”. “Per questo – riferisce ancora Acquaroli in un post su Fb – stavamo studiando un’ordinanza anti-assembramento che a questo punto diventa inutile. Passando da regione ‘gialla’ a regione ‘arancione’ le restrizioni diventano più forti. – ricorda il presidente – Tra le misure principali, i bar e i ristoranti potranno lavorare solo con consegne a domicilio o d’asporto fino alle 22 e dovranno restare chiusi. È vietato spostarsi tra regioni e tra comuni se non per comprovati motivi di lavoro, di salute, di studio o necessità. – prosegue – Dispiace sicuramente veder ulteriormente compresse le nostre libertà e penalizzata la nostra economia, – conclude – ma invito comunque a rispettare le misure previste dal Dpcm che avranno una validità di due settimane a partire da questa domenica compresa”.

EMILIA ROMAGNA – L’Emilia-Romagna da domenica si colora di “arancione” – nella classificazione del Ministero della Salute con misure restrittive per arginare i contagi da coronavirus – ma di una tonalità più intensa rispetto alle altre regioni perché l’ordinanza regionale firmata ieri dal governatore Stefano Bonaccini non verrà del tutto spazzata via: le misure più severe rispetto a quanto previsto dalla fascia arancione saranno comunque applicate. Oltre ai cambiamenti fin qui imposti da Dpcm e zona “gialla”, per gli emiliano-romagnoli a partire da domenica in base alle disposizioni “arancio” del ministero della Salute si aggiungeranno lo stop agli spostamenti in entrata e in uscita con altre regioni, e da un Comune all’altro (salvo comprovati motivi da giustificare con autocertificazione). Anche nel proprio Comune si aggiunge la raccomandazione di evitare spostamenti non necessari nel corso della giornata. Altro cambiamento importante, che non era contemplato dall’ordinanza regionale, la chiusura di bar e ristoranti 7 giorni su 7, con asporto consentito fino alle 22 e consegne sempre possibili. Dell’ordinanza regionale firmata ieri da Bonaccini – che entra in vigore sabato 14 novembre – la misura principale che resta è quella della chiusura dei negozi la domenica, salvo farmacie, parafarmacie, generi alimentari, tabaccherie, edicole. Idem lo stop ai mercati all’aperto senza piani ad hoc dai Comuni (Bologna li ha vietati senza deroghe ad esempio) e stop nei prefestivi alle medie e grandi aree di vendita oltre che ai centri commerciali. Nei negozi alimentari solo un componente per famiglia. Ulteriore misura aggiuntiva non prevista dalla zona arancione ma in vigore dalla settimana prossima per via dell’ordinanza regionale la sospensione delle lezioni di ginnastica, canto e strumenti a fiato alle scuole elementari e medie. L’attività sportiva dovrà evitare centri storici e luoghi solitamente affollati.




Governo, nuovo DPCM su Coronavirus: nessuna chiusura locali o restrizione su orari

Il governo al lavoro sulle nuove misure che saranno contenute nel Dpcm. Intanto fonti di Palazzo Chigi sottolineano che “non c’è nessuna intenzione da parte del governo di chiudere ristoranti, bar e locali come si legge su alcune testate, né di anticiparne l’orario di chiusura introducendo di fatto un coprifuoco”. 

Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e il ministro della Salute Roberto Speranza, a quanto si apprende, incontreranno i presidenti di Regione, i rappresentanti dell’Anci e dell’Unione delle province per illustrare i contenuti del nuovo dpcm e del decreto per una stretta alle nome anti contagio da Coronavirus, di cui domani Speranza riferirà alle Camere. L’incontro dovrebbe precedere il Consiglio dei ministri convocato alle 21 su decreti sicurezza e Nadef, ma la convocazione non è stata ancora diramata. 

“Escludiamo” nuovi lockdown, “ma per escluderli dobbiamo evitare i contagi. Proprio perché l’obiettivo è non dover tornare a nuovi lockdown, dobbiamo mettere un surplus di attenzione e rigore nel contenimento del virus”, ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a RaiNews24. 

“La scuola non ha avuto un impatto su aumento contagi se non residuale: nelle prime due settimane il personale docente contagiato è lo 0,047 per cento del totale, gli studenti lo 0,021 per cento, personale Ata 0,059%. I contagi nelle scuole sono casi sporadici e sono stati contratti per lo più fuori dalle scuole. E’ convinzione di tutti che serve molta più prudenza nella fasi che riguardano il pre e il post scuola”. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. “Restiamo molto prudenti ma al momento i dati sono positivi e questo ovviamente è confortante per tutti”, ha detto ancora al termine di una riunione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Comitato Tecnico Scientifico, in cui è stato tracciato un primo bilancio sulla riapertura delle scuole. 

“Il virus sta tornando, ma noi siamo più forti, lo abbiamo già dimostrato – ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio -. E per questo motivo non dobbiamo abbassare la guardia. Usiamo le mascherine e rispettiamo tutte le norme anti Covid. Dimostriamo al mondo chi siamo. Anche perché grazie al senso civico e all’atteggiamento responsabile degli italiani abbiamo superato già una volta questa crisi sanitaria”.

La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, rispondendo a una domanda sui trasporti nel prossimo Dpcm ha detto che “valuteremo se ci saranno delle modifiche da fare anche alla luce delle evidenze di questi giorni, soprattutto sul trasporto pubblico locale”. E alla domanda se potrà cambiare la capienza degli autobus risponde “no”, a margine di un convegno nella sede della Cgil.

Un appello a tutta la popolazione di Milano e in particolare ai giovani ad indossare la mascherina in questo momento in cui i contagi stanno risalendo. A lanciarlo dalle sue pagine social è il sindaco, Giuseppe Sala. “La prima domanda che dobbiamo farci è cosa possiamo fare noi sindaci, cittadini e la parola del giorno è mascherina – ha detto -. Io vi prego utilizzate la mascherina, tutti, lo dico in particolare ai giovani cercando di essere sempre vicino e comprensivo, ma utilizzatela perché è assolutamente importante”. Sala ha poi aggiunto, parlando del momento storico, che ” è chiaro che questa è una vita, una società anomala, ma è vita e ve lo dice uno che è passato anche in momenti più difficili e forse per questo apprezza di più questa vita anomala. Proteggiamola”. 




Covid-19 e trasporto pubblico. I Comitati Pendolari del Lazio alla Regione Lazio: “No a ordinanze inutili, promesse vane e briciole sotto il tappeto”

In attesa di conoscere gli esiti della conferenza unificata Stato-Regioni, che dovrebbe tracciare le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID19 nei trasporti pubblici, in vista della riapertura delle scuole, i comitati pendolari del Lazio provano a fare quadrato. E invitano, in un comunicato congiunto, gli assessori regionali alla Mobilità e alla Sanità, rispettivamente Mauro Alessandri e Alessio D’Amato, a non piegarsi a una politica di «ordinanze inutili, promesse vane e “briciole sotto il tappeto”».

A firmare il documento i Comitati Pendolari della Roma Nord, della Roma-Lido, della Orte, della FL8 Ottavo binario, della Stazione Minturno Scauri e Sferragliamenti dalla Casilina. «Abbiamo obbedito nei duri mesi di lockdown», esordiscono, «chiusi in casa i nostri corpi, non abbiamo messo in congelatore i nostri cervelli e le esperienze di vita. Ci siamo confrontati a distanza, discusso, elaborato idee organiche, che abbiamo inviato alle istituzioni, Assessorato alla mobilità della Regione Lazio in primis.  Sono idee di riqualificazione dei servizi in un contesto di sicurezza per passeggeri e lavoratori. Travalicano l’ambito del trasporto pubblico locale e delle sole ferrovie regionali ex-concesse e coinvolgono il sistema dei trasporti regionali. Abbiamo proposto aumento delle corse coi mezzi disponibili e recuperabili, integrazione dei servizi ferroviari con bus e pullman turistici, anche per dare ossigeno ad un settore gravemente colpito, e molto altro. Tutto nell’orizzonte di arrivare entro settembre alle stesse corse assicurate fino a Febbraio scorso, per aumentare l’offerta da metà settembre, contando anche sulla riduzione della domanda dei “lavoratori” e sulla spalmatura degli orari di punta di entrata/uscita di uffici, fabbriche e scuole. Sono seguiti incontri in video conferenza, contatti e documenti d’approfondimento».

«Speravamo che la Regione fosse in grado di raccogliere la sfida dell’emergenza sanitaria e della crisi economica, per migliorare il sistema dei trasporti pubblici, a cominciare da quelli su ferro, e di confrontarsi con i pendolari nel merito, dando risposte misurabili. Di sicuro c’è stata l’alluvione di soldi buttati nel pagamento “vuoto per pieno” di milioni di chilometri/treno o vettura non fatti dalle Aziende di trasporto, che han mandato migliaia di lavoratori in integrazione salariale a spese della collettività, tagliato turni, straordinari e indennità al personale, soppresso linee speciali, corse scolastiche, notturne e serali, rinunciato a controllare e incassare biglietti ed ancora oggi, al termine della c.d. Fase 3, neppure riescono a far ripartire i servizi che c’erano, con i mezzi che c’erano già a Febbraio scorso».

«Sei mesi passati invano?», si domandano. «Sembrerebbe di sì, leggendo lo sconcertante Ordine del Giorno del 6 agosto, che i Presidenti delle Regioni hanno approvato. In sostanza, chiedono a Governo, Ministero della salute e Comitato tecnico scientifico, di non insistere su distanziamenti di almeno un metro a bordo dei mezzi, misurazione temperature, durate dei viaggi e di accontentarsi dell’invito di indossare le mascherine».

«Sei mesi in cui», proseguono, «non solo non è stata avviata quell’integrazione di bus/pullman privati di cui si è tanto parlato, ma molte linee, sia regionali che statali, hanno continuato ad offrire un servizio ridotto, inducendo molti all’utilizzo dell’automobile, ed in cui si sono giustificate le aziende che non hanno ritenuto di adoperarsi per aumentare il materiale circolante. Sei mesi in cui, invece, si sono lette Ordinanze Presidenziali, come quella del 30 aprile scorso di Zingaretti: a tutela di utenti e aziende di trasporto pubblico dovevano imporre comportamenti corretti per prevenire l’infezione. Si sono rivelate “grida manzoniane”, lasciate al ricatto della volontà e delle risorse disponibili delle Aziende TPL, senza interventi sanzionatori della Regione per le non conformità a quanto ordinato, o abbandonati al rispetto volontario dei passeggeri, senza quasi più controlli da parte degli addetti verificatori/ispettori della Aziende, che si sono ipocritamente nascoste dietro l’intervento delle forze di polizia, dopo una litigata o una rissa. Sei mesi di chiacchiere che rischiano di trovare l’epitaffio nell’Ordine del giorno dei succitati Presidenti delle regioni. Non contenti del limite di occupabilità dei mezzi, portato con l’ultimo DPCM del 7 agosto ad un insostenibile 60%, vorrebbero togliere qualsiasi limite, qualsiasi fragile diaframma per la difesa della salute pubblica di chi opera e di chi viaggia ogni giorno sui mezzi pubblici delle regioni».

Da qui l’invito pubblico «all’assessore alla mobilità, Mauro Alessandri, e all’Assessore alla sanità, Alessio D’Amato: non si pieghino a questa politica di ordinanze inutili, promesse vane e “briciole sotto il tappeto”. Tra gli addetti ed i frequentatori delle discoteche della Costa Smeralda ed i lavoratori e i pendolari del trasporto pubblico del Lazio, l’unica differenza e che i primi, alla fine, sono stati controllati per l’eventuale positività, noi no. Non permetteremo che si giochi con la salute delle persone e soprattutto con quella degli utenti delle ferrovie ex-concesse, che va tutelata come e di più di quella dei frequentatori di discoteche, che sembrano tanto cari alle Regioni».




Coronavirus, riunione straordinaria tra Governo e Regioni: stretta su discoteche e rientri da paesi a rischio

Continuano a salire i contagi per coronavirus in Italia: sono 481 i nuovi casi registrati in un giorno, secondo i dati del ministero della Salute, mentre martedì erano stati 412. Complessivamente sono 251.713 le persone che hanno contratto il virus. In aumento il numero delle vittime: 10 in più che portano il totale a 35.225, mentre martedì l’incremento era di 6. Le regini senza nuovi casi sono Valle d’Aosta, Molise e Basilicata, olter alla Provincia Autonoma di Trento – mentre i maggiori incrementi si registrano in Lombardia (+102), Veneto (+60), Piemonte (+42) ed Emilia Romagna (+41).

Riunione governo-Regioni – Le nuove disposizioni sanitarie per chi rientra dall’estero e un’informativa sui rischi degli assembramenti nelle discoteche in vista di Ferragosto: sono i due punti all’ordine del giorno della riunione straordinaria tra governo e Regioni convocata dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia.

All’incontro – che servirà anche per trovare una soluzione condivisa ed evitare che le amministrazioni locali, come sta già avvenendo in queste ore, procedano in ordine sparso con le ordinanza – partecipano anche i ministri della Salute Roberto Speranza e dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Per i governatori ci sono Donato Toma del Molise, Luca Zaia del Veneto, Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia, Alberto Cirio del Piemonte, Marco Marsilio dell’Abruzzo e diversi assessori regionali.

In particolare sulle discoteche si va verso una stretta per contrastare il fenomeno degli assembramenti dovuti alla movida in questo periodo estivo, in particolare nei confronti dei locali all’aperto dove non vengono rispettate le misure anti-Covid come il distanziamento. Durante l’incontro straordinario con le Regioni, il ministro Speranza ha letto un’informativa segnalando il problema delle discoteche e degli stabilimenti affollati durante questo tipo di eventi e avrebbe parlato della necessità di prendere ulteriori provvedimenti. La riunione sarà aggiornata a domani o nei prossimi giorni, ma non è ancora chiaro se prima o dopo la giornata di Ferragosto. 

Governo lavora a test per rientri da Grecia e Spagna – Il governo propone alle Regioni di svolgere test per chi rientra da Spagna, Croazia, Malta, Grecia. L’obbligo, secondo la proposta del ministro Speranza, si applicherebbe a chi ritorna da Paesi considerati a più alto rischio per il crescere dei contagi da Covid.

Toscana, ballare distanti 2 mt – Garantire almeno almeno due metri tra gli utenti che accedono alla pista da ballo, conteggio degli ingressi obbligatorio così come registrare ogni accesso e mantenere un registro delle presenze per almeno 14 giorni. Sono alcune delle misure per le discoteche della Toscana previste in un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Enrico Rossi.

Dieci lombardi positivi al ritorno dalla Croazia – Tre ragazzi di Lodi e 7 di Brescia sono risultati positivi al Covid dopo una vacanza sull’isola di Pag, in Croazia. I bresciani hanno fatto rientro in Italia lunedì, mentre i lodigiani, a oggi asintomatici, erano in una compagnia di 150 giovani, soprattutto studenti, alcuni dei quali sono stati male al rientro in Italia, dopo essere stati in Croazia dal 25 luglio al primo agosto scorso. L’Ats di Milano è attualmente al lavoro per cercare di avere chiara la mappa del contagio. Intanto, a Lodi diverse persone che stavano per partire per Ferragosto proprio per la Croazia stanno cercando di disdire la vacanza

Toti, 26 positivi in Liguria, 2 erano a Corfù – “Oggi in Liguria sono stati rilevati 26 nuovi casi positivi di coronavirus, più della metà derivano dall’Asl 2 savonese in cui era stato individuato un cluster, una grigliata a cui hanno partecipato molti dipendenti di strutture sanitarie, molti dei quali di nazionalità ecuadoriana e dove un positivo ha contagiato molte persone”. Lo riferisce il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. “Ci sono due contagi nella provincia di Spezia, si tratta di persone tornate da una vacanza a Corfù”. I positivi di Bordighera (7, di cui 5 rientrati dalla Croazia), di cui si è avuto notizia oggi erano stati registrati nei giorni scorsi. “E’ ovvio che nelle prossime settimane dovremo cominciare a mettere in campo dei controlli sanitari sulle persone che rientrano da Paesi dove il tasso di contagio di coronavirus è molto più elevato di quello italiano, ne stiamo parlando con il ministro della Salute Roberto Speranza”, dice Toti. “Si pensa a un obbligo di test da fare presso le aziende sanitarie locali per chi rientra dalle vacanze e dai viaggi di lavoro, oppure per gli stranieri che arrivano in Italia, su questo sta lavorando il Ministero della Salute per dare norme omogenee”.




Coronavirus: diminuiscono i morti ma aumentano i contagi

Risalgono i nuovi contagi di coronavirus in Italia: nelle ultime 24 ore si sono registrati 193 nuovi casi mentre ieri 138. Di questi 71 sono in Lombardia, il 36,7% del totale, e 49 in Emilia Romagna. Attualmente i casi totali sono 242.149. Rispetto a martedì le vittime diminuiscono con un incremento di 15 nelle ultime 24 ore mentre ieri erano 30. Il totale dei morti per Covid sale a 34.914. Quattro le Regioni che non fanno segnare nuovi casi: Umbria, Sardegna, Valle D’Aosta e Molise, oltre alla provincia di Trento. I tamponi nelle ultime 24 ore sono 50.443, circa 7mila più di ieri.

Le 15 vittime si registrano in sole 3 regioni: 12 in Lombardia, l’80% del totale delle ultime 24 ore, due in Toscana e una in Sicilia. Tutte le altre 17 Regioni non fanno dunque registrare nuovi decessi.

Sono 71 i pazienti ricoverati nelle terapie intensive per coronavirus, uno in più di ieri, mentre in tredici regioni non ci sono più malati in rianimazione. La metà (34) sono in Lombardia, mentre 13 sono nel Lazio e 10 in Emilia Romagna. E’ quanto emerge dai dati del ministero della Salute secondo i quali gli attualmente positivi sono scesi sotto i 14mila e ora sono 13.595, 647 meno di ieri. I ricoverati con sintomi negli altri reparti degli ospedali sono 899, 41 meno di martedì, mentre aumentano i pazienti in isolamento domiciliare: da 12.232 a 12.625, 393 più di ieri. I guariti sono invece 193.640 con un incremento rispetto a ieri di 825.

Sono 71 i nuovi casi positivi in Lombardia, di cui 24 a seguito di test sierologici e 23 ‘debolmente positivi’. I nuovi decessi sono 12 per un totale complessivo di 16.725 morti in regione. Sono in calo sia i ricoverati in terapia intensiva (-2, 34 in totale) che negli altri reparti (-18, 211 in totale). Dei 71 nuovi casi, 30 sono stati riscontrati nella provincia di Bergamo, 16 in quella di Milano, di cui 6 a Milano città, e 9 in quella di Brescia. Un solo nuovo contagiato in 5 province lombarde: Pavia, Sondrio, Varese, Lecco e Monza e Brianza.