“Rispettiamo i nonni, nella loro memoria c’e’ il nostro futuro”: Covid docet

Tante le tristi disavventure in cui si sono venuti a trovare, loro malgrado, molti anziani ospiti delle diverse RSA nelle varie Regioni d’Italia.

La cronaca ha diffusamente parlato “dei nonni” nelle RSA in Toscana, ma altre vittime, sono state denunciate ugualmente in altre RSA sparse sul territorio nazionale, ahinoi, nessuna Regione esclusa.

La Regione Lombardia dovrebbe rispondere dei presunti trasferimenti di pazienti infetti, nelle strutture per anziani.

Il Pio Albergo Trivulzio, fra una ventina di altri istituti per anziani, è quello che impegna più di ogni altro, le indagini della Guardia di Finanza. E c’è da prevedere tempi lunghi per queste indagini, considerando le giuste motivazioni e le più che comprensibili reazioni dei parenti degli anziani deceduti. Di fatti il Comitato parenti Trivulzio, sta chiedendo al Governo di “rimediare ai danni provocati da quelle delibere regionali che, dopo aver favorito il trasferimento di pazienti Covid dagli ospedali alle Rsa, causando in Italia oltre 7mila decessi accertati, non garantiscono la sicurezza dei soggetti più fragili”.

Tutto questo fa parte del dibattito odierno. Superfluo qui ribadire la completa e più sentita solidarietà e vicinanza a tutte quelle persone che in questi giorni piangono la perdita di un loro affetto.
Particolare attenzione ci sentiamo di rivolgere agli anziani che erano stati abbandonati nelle case di riposo, perché da tempo non avevano chi gli stava vicino. Sono i nonni sfortunati, parcheggiati nei ricoveri degli anziani e lì dimenticati.

Il 19 novembre 2013, durante la Messa a Santa Marta, Papa Francesco, nella sua omelia, introduceva un tema molto dibattuto ai giorni d’oggi. E’ triste però constatare, che allora non era considerato tema da interessare dal grande pubblico e poco spazio avevano dedicato, i mass media, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema sollevato dal Papa.

In quell’omelia il Pontefice diceva : “Rispettiamo i nonni, nella loro memoria c’è il nostro futuro” e più avanti : “Ci farà bene pensare ai tanti anziani che sono nelle case di riposo, e anche ai molti abbandonati”. Sono esclusi da qualsiasi riferimento i tanti che piangono i loro anziani genitori deceduti questi giorni nelle RSA. A loro, ripetiamo, va tutta la solidarietà e la vicinanza.

Tutt’altro giudizio meritano i tanti commentatori dei social, coloro che si atteggiano con sdegno contro le RSA, scagliando condanne ed improperi, stesse persone delle quali di seguito andiamo a parlare

Il 13 dicembre del 2016 su questo giornale è stato pubblicato l’articolo: La contenzione incubo degli anziani, sempre a firma del sottoscritto.

In quell’occasione si parlava di una triste ed incivile abitudine che andava avanti in tante case di riposo e allora l’articolo parlava di anziani picchiati e legati a letto, L’orrore andava avanti in una clinica ad Isernia, proprietà dello stesso sindaco di allora e non solo.
Fatti orribili simili andavano avanti a Palermo in una struttura privata dove gli anziani venivano svegliati alle 4 del mattino e chi rifiutava di alzarsi veniva immobilizzato alla sedia oppure a letto con lacci e stringhe. Anziani non autosufficienti, soli, legati a letto con lacci e corde, sono immagini crude che, ahinoi, ancora incontrano l’indifferenza e l’abbandono di alcuni familiari e non vorremo che siano gli stessi “familiari” che si scagliano con commenti indignati sui vari social.

Sarà poi vero che “parcheggiano” il “caro nonnino” nella casa alloggio per il suo bene?

Si può stare certi della loro sincerità e che gli piange il cuore mentre lo affidano alla cura del personale della casa d’alloggio? Le vacanze sono il tema del giorno e bussano alle porte. Appena si uscirà dall’emergenza Covid-19, tutti vorranno correre al mare, in montagna, tutti in vacanza. Tutti a festeggiare l’uscita dall’incubo, tutti a rilassarsi.

Coloro che ancora hanno “il caro nonnino” parcheggiato in case di riposo, che lezione hanno tratto dall’esperienza coronavirus per la decimazione dei tanti nonnini?

Se poi, proprio non fosse possibile portarsi in vacanza i “cari nonnini”, ci si accerti, per lo meno, che questi non siano legati a letto, così al ritorno dalle vacanze ci si risparmierà di vedere riempire le pagine web con la loro farisaica pietà. Non si dovrebbe aspettare che sia sempre la magistratura a correre incontro al grido d’aiuto degli anziani abbandonati per sanzionare i maltrattamenti e certi comportamenti scorretti degli operatori sanitari. Se sia stato sincero il fiume di pianto versato sul web da tutti per quegli anziani, vittime d’un vuoto d’affetto; se il virus Covid-19 ha fatto riemergere i buoni sentimenti verso l’anziano, sarebbe questo il momento di comprovarlo.

Il governatore Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, sembra aver recepito il messaggio: “Sulla gestione delle Rsa per anziani occorre ridiscutere il modello organizzativo e di funzionamento”.

Tutti, come il governatore toscano, dovrebbero ripensare ogni qualvolta, prima di “parcheggiare” il nonnino in casa di riposo, di cercare di leggere nel suo sguardo se forse voglia dire che preferirebbe restare tra gli affetti dei figli e dei nipoti piuttosto che vivere la solitudine nella casa alloggio.

Ciò nonostante, cento famiglie, cento storie ed a ciascuno il suo. Importante non seppellire la memoria del proprio futuro dentro le quattro mura asettiche di una casa d’alloggio.




Abolizione della contenzione: e tu slegalo subito… slegali tutti

 

di Emanuel Galea

Non è un gioco di parole. Al contrario, riguarda una faccenda molto seria, piuttosto grave. E’ la Campagna Nazionale per l’Abolizione della Contenzione. Già ci siamo occupati del fenomeno su L’Osservatore d’Italia e ora ritorniamo sull’argomento perché la pratica disumana, come denunciato  dal Comitato Nazionale per la Bioetica: "l'uso della forza e la contenzione meccanica rappresentano in sé una violazione dei diritti fondamentali della persona”.  La contenzione è ancora pratica diffusa in gran parte dei servizi psichiatrici ospedalieri di diagnosi e cura e ahinoi la troviamo praticata anche negli istituti che si occupano degli anziani e nei luoghi che accolgono bambini e adolescenti.

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale sponsorizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, trattando il tema “Dignità e inclusione” pur riconoscendo alla  Legge 180 progressi nel processo di restituzione di autonomia alle persone con disturbo mentale, progresso continuato con il superamento degli Ospedali psichiatrici Giudiziari, ciò nonostante, auspica il presidente, che: ”i passi avanti sino a ora compiuti conducano a ulteriori avanzamenti nella tutela della salute mentale delle persone; è dal rispetto della dignità che nasce l’idea stessa di terapia”.

Tutti sono buoni ad ammettere l’illiceità del trattamento, eppure la contenzione ancora vige viva e vegeta nei luoghi di cura. E’ dottrina consolidata che la contenzione non è la terapia per questo tipo di disagio. Al contrario, lo aggrava, lo acuisce. Ferisce ed umilia chi lo subisce e sentimentalmente demoralizza i relativi congiunti.  La contenzione schiavizza l’individuo, lo disumanizza, seviziando qualsiasi dignità, riparandosi dietro un banale codicillo che richiama alla sicurezza della stessa persona inferma.

Nella maggior parte dei casi molti operatori sanitari praticano l’aberrante metodo sui pazienti per rendersi più liberi e da infermieri e custodi si riducono in freddi carcerieri umiliando e rendendo all’impotenza persone che hanno estremo bisogno di comprensione, affetto e una forte dose di umanità.

Si avvicinano le ferie estive e le famiglie, giustamente, lasciano città e lavoro e si avviano verso luoghi di mare e montagna, serene di poter dimenticare le fatiche del tram tram giornaliero. Alle famiglie che lasciano parcheggiato il proprio caro in qualche struttura di riposo è rivolta questa riflessione. Sarà verissimo che in Italia ci sono luoghi dove è stata abbandonata  l’odiosa pratica della contenzione, sia quella meccanica che farmacologica. E’ anche vero che  in certe strutture le porte sono state aperte dove sono evidenti pratiche e organizzazioni dei servizi rispettose della persona, della dignità e dei diritti di tutti, utenti ed operatori, però ahinoi, ci sono tanti altri dove muoiono a causa  di questa barbara pratica persone come Francesco Mastrogiovanni, maestro di cinquantotto anni, di Vallo della Lucania (SA) morto dopo 4 giorni di contenzione. Purtroppo ancora ci sono strutture come il Servizio psichiatrico dell’ospedale “Santissima Trinità” di Cagliari dove nel 2006 è morto il sessantenne Giuseppe Casu dopo averlo lasciato legato al letto per una  settimana.

La “contenzione questa sconosciuta” miete più vittime di quanto non si possa  immaginare. Le statistiche ne sono piene sia quelle locali che quelle estere. Il Collegio IPASVI di Como ne ha fatto uno studio molto particolareggiato e la Campagna Nazionale per l’Abolizione della Contenzione sta raccogliendo le firme lanciando l’appello: etuslegalosubito@gmail.com .

E tu che aspetti? Slegalo subito… slegali tutti!
 




Contenzione: l'incubo degli anziani

 

di Emanuel Galea

 

Con la contenzione s’intende ogni metodo fisico, meccanico o farmacologico che riduce la libertà di movimento della persona, l’attività fisica o il normale accesso al proprio corpo. Ciò detto possiamo introdurci nell’argomento: l’incubo di tanti anziani e minorati sfortunati. Ci avviciniamo alle feste natalizie e il pensiero vola al solito pranzo del 25, agli auguri, ai regalini. Quelli che se lo possono permettere, lasciano alle spalle angosce e problemi e si avviano, in anticipo, per la consueta settimana bianca. La mamma, che non vede l’ora di sfoggiare davanti alle amiche la sua nuova tuta da sci Peak Mountain, acquistata a rate per l’occasione e suo marito, porta ben visibili, fermi al porta sci sull’auto, nuovi di zecca, un paio di sci di ottima fattura. Sci googles, guanti, scarponi, per lui, per la signora e per i due figli. Il soggiorno è stato prenotato anzitempo, pensione completa per tutti quanti. A casa, in attesa del Natale sono rimaste diverse famiglie. Molti di queste fanno parte della categoria certificata dall'Istat, e cioè, la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, che nel 2015 è stata pari al 28,7% (17.469.000 individui) cioè pari a oltre un italiano su quattro. Queste famiglie, anche loro italiane, impossibilitate per ragioni economiche di permettersi le festività in montagna, si riuniscono, come da antiche tradizioni, tra amici e parenti. Sperano di dimenticare, anche se solo per un giorno, la crisi che si accanisce su di loro e organizzano il classico pranzo natalizio.
 Intanto, dicono loro, facciamo finta che tutto va ben, e tutti in coro rispondono “tutto va ben”, come cantava Ombretta Colli. I soliti commentatori dei vari tg e gli editorialisti della grande stampa rasserenano i loro rispettivi spettatori e lettori che l’Italia va! Ci sarebbe sì, qualche zona d’ombra, ma presto tutto passerà.
Il tutto verrà domani e “domani è troppo tardi” per chi boccheggia.


Non tutti lasciano la città per trascorrere le festività fuori. Parcheggiati presso strutture private o pubbliche ci sono tanti “cari” anziani. L’ipocrisia, a volte, vuole lavarsi la coscienza dicendo: stanno meglio loro anche se a noi mancano tanto! Non è così! Si dice che lo si fa per il loro bene. E’ tutto da vedere.
 Per fortuna tanti “cari” nonnini hanno accompagnato le famiglie per festeggiare le festività fuori e altri si riuniranno con parenti ed amici e serenamente festeggeranno le festività. Giusto dire che altri nonnini sono ospitati in case alloggio o strutture pubbliche e sono circondati da affetto e cure come se fossero a casa propria. Gli anziani ospiti sono bene trattati, amati e serviti, dove al posto della contenzione si pone assistenza, dialogo, rispetto. 


Di strutture d’eccellenza per anziani ne abbiamo trattato in altre edizioni del giornale. Ci sono residence per anziani che meritano tutti i nostri elogi. Non di questi che si vuole parlare. Ahinoi, esistono altre case alloggio per anziani che non meritano alcuna autorizzazione d’esercitare tale funzione sociale. La cronaca regolarmente richiama la nostra attenzione su casi di maltrattamenti ai danni di anziani e minorati, ospiti di queste sedicenti “oasi per anziani”. In queste case particolari di alloggio, si legge nelle cronache, centinaia di anziani, disabili e minorati psichici, si tengono legati ai letti, in silenzio e molto spesso segregati. Questo succede tanto alle strutture sanitarie pubbliche come in qualche casa di cura oppure residence, (residence suona più chic). Questo metodo è la tanta discussa ed abusata “contenzione” fisica ed ahinoi, spesso farmacologica. Gli infermieri italiani, secondo la Federazione Nazionale Collegi IPASVI, si sono impegnati “affinché il ricorso alla contenzione sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali”. Ahinoi, l’impegno degli infermieri con buoni propositi, molto spesso, è stato e lo è tutt’ora, disatteso in molte parti e molte strutture d’Italia. Robert Gardiner Hill, chirurgo inglese, specialista nel trattamento di malattie mentali, (1811 –1878) asseriva, senza mezzi termini, che in un ambiente adatto, con un numero sufficiente di infermieri professionisti, la contenzione non è mai giustificata, al contrario è sempre da condannare. Il Codice Penale tratta esaurientemente la materia e ravvisa in certi comportamenti scorretti degli operatori sanitari, il sequestro di persona, vedi art. 605, la violenza privata, vedi art. 610 e i maltrattamenti lungamente trattati dall’art. 572.


Questo mal costume è tristemente usato maggiormente per una cattiva organizzazione e per carenza di personale. Manca spesso la professionalità in queste strutture incriminate. Il povero “caro nonnino” con questo barbaro sistema si sente bloccato, in gabbia, senza libertà di movimento. Interpellati alcuni di questi sventurati, vittime di una terapia medioevale, hanno dichiarato: “i cani hanno solo un guinzaglio, noi invece…”. E’ triste, molto triste!


Non si conoscono le statistiche nazionali dei decessi causati da questa “cura”, invece sono noti quelli pubblicati dalla FDA negli USA. Ci sono 100 morti all’anno per uso improprio della contenzione. Negli ultimi 10 anni, nel solo Connecticut ci sono stati 142 decessi da contenzione impropria.
Manca la formazione del personale in queste case alloggio incriminate, mancano i controlli, manca il rispetto verso la dignità dell’anziano. Ripetiamo, per non creare confusione. Per fortuna, sparse per tutt’Italia ci sono delle strutture, pubbliche e private, dove gli anziani ospiti sono bene trattati, amati e serviti, dove al posto della contenzione si pone assistenza, dialogo, rispetto. 


Ahinoi, in mezzo a queste, come mele marce, si inseriscono delle strutture come quella portata alla ribalta dalla stampa il 19 ottobre. La barbara e disumana condotta, maltrattamento in modo continuato ai danni di anziani e minorati psichici ospiti della struttura, casa alloggio di Acerno.
Questa triste ed incivile abitudine non è solo storia d’oggi. L’08/10/2014, è andata in onda su Tg1 la triste vicenda di anziani picchiati e legati al letto. L’orrore era successo in una clinica per anziani in provincia di Isernia, in una struttura di proprietà dello stesso sindaco del paese.
E’ una storia senza fine. Il 14 Ottobre 2015 la stampa pubblicava altra storia di anziani sedati, malnutriti e legati al letto. L’oscenità e tale violenza si compivano in due case di cura, a Palermo. Sempre a Palermo, in una struttura privata, a tutti gli anziani veniva imposta la sveglia alle 4 del mattino. C’era poco da ribellarsi, chi lo faceva veniva immobilizzato alla sedia oppure al letto con lacci e stringhe.


Sarà poi vero che parcheggiamo il caro nonnino nella casa alloggio per il suo bene? Siamo veramente sinceri che ci piange il cuore mentre lo affidiamo alla cura del personale della casa d’alloggio?
Se proprio non ci è stato possibile invitarli a festeggiare le festività insieme a noi e ai loro nipotini, accertiamoci bene, per lo meno, che il caro nonnino non sia legato a letto mentre noi ebbri e briosi brindiamo e auguriamo Buone Feste.