CONCORSI PUBBLICI: ECCO LE NOVITA' APPROVATE DALLA CAMERA

di A.B.
 
Roma – Il M5S e il PD hanno presentato due emendamenti che sono stati approvati alla Camera e che riguardano due importanti novità: lo stop ai dirigenti condannati per danno erariale e l’eliminazione del voto di laurea come limite per l’accesso ai concorsi pubblici. Quindi questa barriera non sarà più presente e l’accesso sarà più facilitato. Per quanto riguarda i dirigenti, si delega il governo a prevedere i casi in cui vi è una condotta dolosa e tale condotta, della Corte dei Conti, porta alla revoca dell’incarico o del suo mancato conferimento.
 
Per quanto riguarda la dirigenza, diventano licenziabili anche i vertici e potrebbero essere cacciati qualora saranno valutati in modo negativo. Il dirigente però, per non essere cacciato via, può chiedere di essere “demansionato”, c’è da sottolineare inoltre che gli incarichi non saranno più a vita.
 
L’azione disciplinare non sarà più una formalità ma dovrà essere portata a termine. Visti i casi di "finti malati" che ci sono stati in Italia in tutti questi anni, anche qui la situazione cambia poiché le funzioni di controllo passano dalle Asl all’Inps. “Pulizia” negli uffici dei ministeri e dell’Authority, tagli per semplificare ed accelerare la produzione. Arriva anche la Carta della cittadinanza digitale. Per le emergenze basterà chiamare il numero unico 112 per chiedere aiuto. 



CONCORSI PUBBLICI: OLTRE AL VOTO DI LAUREA ANCHE L'ATENEO DI PROVENIENZA AVRA' UN "PESO"

di Angelo Barraco
 
L’emendamento al ddl di riforma della Pubblica amministrazione, che è stato approvato in commissione Affari costituzionali alla Camera ha sollevato i malumori di molti poiché secondo la norma, nei concorsi pubblici si terrà conto non soltanto del voto di laurea ma anche dell’ateneo di provenienza. La norma è stata definita classista, discriminatoria e anticostituzionale e colui che l’ha firmata, ovvero il deputato Marco Meloni (Pd), dopo l’ok apre un riesame della proposta e ha spiegato che il suo intento era quello di togliere il voto minimo. Spiegando che La sua originaria proposta emendativa prevedeva semplicemente l'abolizione del voto minimo di laurea quale filtro per la partecipazione ai concorsi pubblici. Successivamente, nell'ambito di una riformulazione dell' emendamento presentata dal relatore del provvedimento d'intesa col governo, si è introdotto un criterio di delega rivolto a parametrare il voto minimo di laurea a due parametri, da precisare comunque in sede di decretazione delegata: uno, forse eccessivamente ampio e tale da definire una differenziazione tra atenei, relativo a 'fattori inerenti all'istituzione', e un altro, certamente più chiaro e condivisibile, relativo al voto medio di laurea di 'classi omogenee di studenti. 
 
Alberto Campailla, Portavoce Nazionale di Link Coordinamento Universitario, ha così commentato la norma: “Questa norma classista rappresenta un ulteriore attacco agli studenti e a quegli atenei, soprattutto del sud, già oggi fortemente penalizzati per via delle scarsissime risorse che ricevono dal Fondo di Finanziamento Ordinario” aggiungendo inoltre che “si tratta, di fatto, di un forte indebolimento del valore legale del titolo di studio, che si sta facendo passare in sordina, con un vero e proprio colpo di mano”. 
 
Marcello Pacifico, presidente dell’Anier ha commentato la norma dicendo che “Se questa norma diventa definitiva si violenteranno diversi principi costituzionalmente protetti, come la parità di accesso al pubblico impiego, il principio di uguaglianza e di ragionevolezza. Con il risultato che le università italiane, già in crisi di iscrizioni, diventeranno terreno per soli ricchi”. Ma non è l’unico a pensarla così, poiché anche il segretario della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo si è espresso con pareri contrari alla norma dicendo che “iminuiranno ulteriormente le iscrizioni, soprattutto nel sud anche per l'assenza di una seria legge sul diritto allo studio. Siamo di fronte all'ennesima scelta classista del Governo a scapito dei figli delle persone che con grandi sacrifici mandano i propri figli alle università”. Il rettore di Roma Tre, Mario Panizza si è espresso con questi termini: “Propongono la brutta copia del modello americano. Considero una boutade la media del voto dei singoli atenei come indice di serietà”. 



A PROPOSITO DI SPRECHI E DI CONCORSI PUBBLICI TRUCCATI (IN POLIZIA).

Antonio Giangrande

«Non solo non si può vincere un concorso pubblico, se non si ha la fortuna o la conoscenza giusta, ma quando si partecipa con oneri non indifferenti e lo si vince, spesso, esso rimane una chimera irraggiungibile, in quanto non si sarà mai chiamati a coprire quella funzione o quell’impiego pubblico al quale si ha diritto – spiega il dr Antonio Giangrande, presidente della “Associazione Contro Tutte le Mafie” www.controtuttelemafie.it , e scrittore dissidente che proprio sul tema dei concorsi pubblici truccati ha scritto un libro. Uno tra i tanti libri scritti dallo stesso autore e pertinenti questioni che nessuno osa affrontare. Inoltre egli ha aperto un gruppo Facebook “Abolizione dei concorsi truccati e liberalizzazioni delle professioni” al fine di sensibilizzare sul problema ed aggregare tutte le vittime di un sistema marcio di cooptazione – Io stesso ho partecipato al concorso per entrare in Polizia. Primo tra gli idonei agli scritti, paracadutista, disoccupato con moglie e figli, ma nelle fasi di selezione psico-fisiche e attitudinale qualcosa di avverso è intervenuto. La stessa cosa mi è successa al concorso per diventare autista degli automezzi speciali dedicati ai magistrati. Negli scritti (test a quiz) tra i primi, nella fase successiva qualcosa di avverso è successa. Potrei farmene una ragione e dire che è colpa mia, ma non posso tacere quanto capita ad altri poveretti. Esempio è la testimonianza, una delle tantissime, di una ragazza vincitrice di un concorso truffa in Polizia. Testimonianza di cui si rende pubblico conto.“Gentile Presidente, con la presente vorrei sensibilizzare la sua Attenzione per una questione che mi sta particolarmente a cuore. Il 17 Novembre del 1997 ho partecipato con tanto entusiasmo  al Concorso di cui sopra riportando un punteggio di 7.14, risultando quindi idonea alle successive fasi di selezione psico-fisiche e attitudinale. E' stato denominato anche "Il Concorso delle BEFFE": Siamo stati abbandonati e mai arruolati nel ‘96 pur essendo idonei, al Concorso di 780 Allievi Agenti Polizia di Stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, IV Serie Speciale “Concorso ed Esami” nr.101 del 20.12.1996. Oggi anziché avvalersi di quella che è la nostra graduatoria, il Ministero dell'Interno continua a indire concorsi riservati solo ai VFP, SPERPERANDO ancora una volta DENARO PUBBLICO, rifacendosi all'articolo 16, comma 1 della Legge n. 226/2004 la quale cita testualmente: Dal 1° gennaio 2006 e fino al 31 dicembre 2020 i posti messi a concorso sono riservati esclusivamente ai Volontari in Ferma Prefissata (VFP) in servizio o in congedo. Ma che senso ha tutto questo? Esiste anche un gruppo su Facebook il quale è stato fondato al fine di raggruppare tutti quelli che come me, hanno visto violati i propri diritti e le proprie attese. Tale gruppo si chiama “ 780 Allievi Agenti Polizia di Stato”. Vogliamo dare voce a quest'ingiustizia. Vogliamo essere ARRUOLATI. Con L’occasione è gradito porgerle Cordiali Saluti. Giuseppina Currieri»