VITERBO: ALLARME ARSENICO NEL PANE

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Redazione

Viterbo – Convivere con un veleno che non si trova soltanto nell’acqua e non è stato debellato ma adesso anche nei cibi di prima necessità: l’arsenico si trova nel pane. Codacons ha avviato una nuova azione risarcitoria a favore degli esercizi commerciali, ma chissà come andrà a finire? Il problema è che poi queste richieste di risarcimento scoraggiano anche i cittadini i quali fanno quel che c’è da fare per essere rimborsati ma poi, oltre alla lotta non rivedono più i loro soldi. Sulla delusione data dai “rimborsi facili”, ad esempio c’è l’esperienza di un nostro lettore Alberto Addari, di Roma, ex residente di Velletri fino a giugno 2012, con un regolare contratto Acea. Addari fece domanda di rimborso perché dai rubinetti della sua abitazione usciva acqua all’arsenico e adesso chiede un ulteriore verifica per la domanda di rimborso presentata il 29 settembre del 2011, compilata presso un ufficio di Velletri situato al lato della stazione centrale ferrovia di  Velletri . “I Signori mi avevano contattato per un eventuale diritto ad un rimborso per me e la famiglia (moglie e tre figli minori a carico) – spiega Addari –  riguardante  l’eccesso di arsenico nell’acqua che arrivava a casa. Ormai passati quasi due anni posso solo affermare che le sole persone che si sono interessate al caso sono i redattori del qutidiano L’osservatore laziale. Posso sapere che ne è stato del mio rimborso?  Concludo permettendomi una nota al Comune di Velletri: “Noi cinque eravamo arrivati in questa bella cittadina nel 2010 carichi di entusiasmo e motivati in questa realtà dei Castelli; per la preoccupazione con figli minori dell’acqua non sicura; siamo stati costretti a tornare ad Ostia Lido con notevoli disagi: di traslochi,di scuole, di amicizie, di stress e di spese considerando che sono l’unico lavoratore della famiglia. Ringrazio tutti quanti per l’attenzione prestatami  e suggerisco di non credere mai alle facili promesse  di ipotetici professionisti che assicurano alle famiglie che “campano giornalmente con il pezzo di pane” rimborsi e facili diritti”.

Nel frattempo, l’Istituto di Sanità ha ricordato i numeri di questa emergenza: dai rubinetti di 45 Comuni della provincia di Viterbo e 5 comuni della provincia di Roma “escono ancora acque non conformi relativamente alla quantità di arsenico“, per un totale di circa 260.000 residenti interessati. “I rischi per la salute legati all’arsenico sono elevatissimi, al punto da portare oggi il Codacons a chiedere alle Asl territoriali di intervenire, disponendo la chiusura di quegli esercizi commerciali costretti ad utilizzare acque contaminate per la produzione di alimenti – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Ma le attività come panetterie, ristoranti, bar, pasticcerie, ecc. operanti nel Lazio non hanno alcuna colpa per la grave situazione determinatasi: per tale motivo abbiamo deciso di intervenire in loro soccorso, avviando una azione risarcitoria contro i Ministeri competenti e la Regione Lazio, volta a far ottenere ai gestori di esercizi commerciali adibiti alla produzione di beni alimentari che prevedono l’utilizzo di acqua, il risarcimento dei danni subiti, fino ad un massimo di 1 milione di euro ad attività”. Nel frattempo il Ministro alla Salute, Renato Balduzzi tranquillizza: “Con il Presidente Nicola Zingaretti e gli enti locali interessati avvieremo in tempi stretti le misure urgenti per far fronte ai disagi della popolazione in seguito all’emergenza da tempo creatasi a causa delle alte concentrazioni d’arsenico nell’acqua nel Viterbese”.

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