Quando il debito pubblico correva senza freni e gli onorevoli discutevano ore e ore sul gender ed il sesso degli angeli: ecco i desaparecidos ed i descamisados della nuova Italia

I desaparecidos e i descamisados, ben si sa, appartengono in particolar modo alla storia argentina del recente passato. Con la caduta del regime militare, il grido liberatorio di un popolo fu “Nunca mas”, mai più a regimi di terrore e di malgoverno. L’avvicinamento alla scomparsa del PD in questo contesto è prettamente metaforico, il PD è sì , scomparso, ma i suoi componenti sono felicemente vegeti e vivi. I suoi ex elettori hanno dichiarato una chiara e tonda “Nunca mas” al PD e lo stanno ribadendo ogni volta che si presentano le elezioni amministrative. Il movimento dei descamisados, capeggiato da Evita Peron, fu un momento di liberazione ed ebbe inizio quando un popolo si radunò davanti all’ospedale dove fu forzatamente ricoverato Juan Domingo Peron dal regime militare. Essendo quella stata una giornata di un caldo insopportabile, gli uomini si tolsero la camicia, agitandosi contro il regime, ed ecco la provenienza del termine descamisados. Il movimento peronista fu talora definito populista unendo il socialismo, il patriottismo e la terza via economica. Tra le sfumature si potrebbe intravedere il movimento leghista, i descamisados di Salvini. Dopo una Pontida spettacolare, con una partecipazione mai vista, con la buona pace di un sempre crescente consenso dal profondo sud all’estremo nord, Salvini sta felicemente concorrendo al titolo, di leader spirituale della nazione, onorificenza riconosciuta allora ad Evita dal popolo argentino. Certo che questa è una provocazione, però, dopo l’esito di quel l’exploit a Pontida, non si può mai dire mai.

Intanto la sinistra cerca affannosamente di uscire dall’angolo

mentre l’Europa si infrange sullo scoglio “emigranti”. Peggio della sconfitta, dicono molti, ci sono solo le analisi sbagliate della sconfitta. L’accusa, o se volete la critica ricorrente a questo governo, è che, trovandosi in oggettive difficoltà per realizzare subito quanto promesso nella campagna elettorale e quanto messo nero su bianco nel tanto discusso contratto, e non avendo ancora iniziato a realizzare le riforme promesse, è accusato di portare avanti temi che non sono altro che una foglia di fico per coprirsi o, se volete ancora, un tappeto sotto il quale nascondere il polverone alzato durante la campagna elettorale. Preso di mira dal fuoco dei desaparecidos del partito Pd ed in particolare dalla testata di Repubblica e da tanti arruolati, tutti in fila indiana con in testa l’intellettuale Saviano, Salvini, in cima al movimento dei descamisados della Lega non indietreggia e come un coraggioso stallone si scaglia contro il fuoco nemico e “senza curarsi di loro guarda e passa”. Altri salvatori della patria, e guarda caso altri Matteo, con aria di sfottò, gonfiando gli zigomi ed allungando il mento come usava fare un famoso personaggio degli anni trenta, prometteva tante riforme, una al mese.

I tramortiti del 4 marzo 2018, senza esclusione di colpi, mostrano la faccia dura contro Salvini e lo bersagliano da ogni dove

Senza lesinare apprezzamenti denigratori non digeriscono il fatto che il nuovo ministro degli interni, con la sua irruenza abbia sollevato il problema immigrazione svegliando dal lungo letargo i 28 Stati dell’Europa unita mai nata. Chi lo aveva votato vede che finalmente un ministro ha svegliato l’Europa reclamando il diritto dell’Italia a sedersi con gli altri partner con pari dignità a difendere i propri diritti, mentre i governi precedenti sono stati sempre chini e ossequiosi, con il cappello in mano come si suol dire, arrossendo e balbettando, cedendo sempre il passo, baciando le mani, facendo l’inchino. A casa promettevano una riforma al mese ed impossibilitati di adempiere alle promesse fatte, riempivano il vuoto con tanti “altri diritti”. Mentre la povertà aumentava il governo si occupava della legge Cirinnà. I consumi scemavano e a Montecitorio si discuteva la legge sul biotestamento. La disoccupazione dei giovani sprofondava ed il Parlamento si occupava dell’eutanasia.

Il debito pubblico correva senza freni e gli onorevoli discutevano ore e ore sul gender ed il sesso degli angeli

Lo scorso 4 marzo il paese ha votato e satollo di quegli “altri diritti” ma impoverito, disoccupato e socialmente non rassicurato, ha dato il benservito a quella parte politica, giusto in tempo per fermarli dal legiferare sulla legalizzazione della droga ed altri “diritti”. Questi sono i desaparecidos della politica, esiliati in patria che anziché analizzare gli anni del loro malgoverno, si lanciano in piroette di ridicole accuse che a chi li sente non può che esclamare: ma senti un po’ da quale bocca vengono le prediche! L’Europa si infrange sullo scoglio emigranti e il paradiso può attendere.

Emanuel Galea