Cagliari: al via i cimiteri 2.0 con i totem elettronici

CAGLIARI – Da oggi i cagliaritani e i visitatori che desiderano salutare con un fiore un proprio caro o conoscente defunto risparmieranno giri a vuoto.
Totem elettronici all’ingresso dei cimiteri di Cagliari

Da oggi al cimitero monumentale di Bonaria e in quelli di san Michele e di Pirri non si vagherà più inutilmente alla ricerca delle sepolture dei propri cari. Basterà digitare nome e cognome del defunto che si intende trovare e in pochi istanti sulla schermata video dei nuovi “totem elettronici” installati nei rispettivi ingressi e apparirà la data e luogo di nascita, quella del decesso e la posizione esatta in cui si trovano i suoi resti.

Ad annunciare l’esordio ufficiale delle mappe digitali è la vicesindaca e assessora Luisa Anna Marras lo lo ha definito “un intervento importante per la vita quotidiana dei cittadini”. Perché, risparmio di tempo ed energie a parte, da la misura della sensibilità dell’Amministrazione comunali rispetto soprattutto alle “esigenze e alle difficoltà delle persone anziane e disabili”.

L’idea che sta alla base del sistema sviluppato dal Comune, che già è disponibile sul Portale internet istituzionale www.comune.cagliari.it (sezione “Servizi online”, alla voce “Ricerca sepolture”), permette con pochi “clic” di visualizzare 85mila schede (65mila tumulazioni a san Michele, 15mila a Bonaria, 5mila a Pirri), è insomma quella di far risparmiare giri a vuoto a cagliaritani e visitatori che desiderano salutare con un fiore un proprio caro o conoscente defunto.

Al medesimo obiettivo puntano anche le 71 nuove targhe direzionali, e la nuova toponomastica, collocate lungo i vari percorsi al Cimitero di san Michele. E considerata la sua estensione, non c’è da dubitare che saranno più che utili per orientarsi al meglio. I nomi dei viali, delle logge e dei campi sono stati scelti grazie ad una consultazione a cui hanno partecipato quasi 1800 cittadini che in maggioranza si sono espressi per l’indicazione di nomi di venti, piante e fiori.

Un’iniziativa, dunque, innovativa, ma soprattutto utile. Basti pensare che “sono 180mila le persone che in un anno si recano al Cimitero di San Michele. Di queste, circa il 10% (18mila) arrivano all’ingresso senza conoscere quella che è l’esatta ubicazione della tomba”, ha detto l’assessore Danilo Fadda. Per orientarsi, non restavano loro che i metodi tradizionali: rivolgersi agli uffici del Comune, oppure, i fine settimana quando gli uffici sono chiusi, far da se rischiando magari di “peregrinare” nel Campo Santo.

Almeno fino ad oggi. È stato sufficiente un investimento di soli 6mila euro, ha spiegato il rappresentante della Giunta Zedda titolare degli Affari generali, “a dimostrazione che non sempre è necessario spendere ingenti risorse per ridurre i disagi dei cittadini. A volte è sufficiente ascoltare le loro richieste e i suggerimenti degli operatori che nei cimiteri ci lavorano”.

Le novità sono state salutate favorevolmente anche dalla Municipalità di Pirri, a voce dal presidente del Consiglio, Paolo Secci.

Apprezzamenti sono arrivati anche dal consigliere Roberto Tramaloni. Durante la l’incontro di stamani con i giornalisti svoltosi al Cimitero di San Michele, il presidente della Commissione Affari generali ha evidenziato che “il livello di civiltà di una città lo si misura anche da queste scelte che sono tutt’altro che secondarie”.

Tra le azioni che l’Amministrazione comunale sta portando avanti in questo settore, ha concluso Fadda, c’è anche la realizzazione del nuovo forno crematorio, prevista nei primi mesi dell’anno venturo, l’ampliamento del Cimitero di Pirri (1400 loculi, e manutenzione per circa 2milioni di finanziamento), riapertura del Cimitero Monumentale di Bonaria e la vendita di oltre 200 colombari, oltre che la sua riqualificazione.




Orrore a Catania, donna uccisa nel cimitero: arrestato il figlio

 

CATANIA – Svolta nelle indagini sull' uccisione di Maria Concetta Velardi, 59 anni, uccisa il 7 gennaio del 2014 nel cimitero di Catania, dove si era recata per una visita alla tomba di famiglia: la polizia di Stato ha arrestato il figlio Angelo Fabio Matà, 43 anni, per omicidio aggravato. Nei suoi confronti la squadra mobile ha eseguito un'ordinanza del Gip. Ad accusarlo il suo dna, trovato sulle tracce biologiche rilevate sul luogo del delitto. Il movente sarebbe da ricondurre a dissidi familiari tra madre e figlio.

Maria Concetta Velardi fu trovata con la testa fracassata da un grosso masso di pietra lavica non distante dalla cappella di famiglia. A denunciare il ritrovamento fu suo figlio, Angelo Fabio Matà, sottufficiale della Marina militare, che spostò la grossa pietra, sporcandosi le mani di sangue, e chiese aiuto a un custode, che ha avvisò la polizia. Agli investigatori disse che intorno alle 17 era andato a prendere un caffè al bar e che quando era tornato aveva trovato la madre per terra uccisa fuori dalla cappella, dove però aveva lasciato, in modo ordinato, le sue scarpe. Fu escluso subito la rapina perché la donna aveva indosso una collana e un suo bracciale fu trovato vicino al masso.

La vedova era abitudinaria: si recava tutti i giorni al cimitero per pregare e pulire la cappella della famiglia Matà, dove sono tumulati anche suo marito Angelo e suo figlio Lorenzo, morto nel 2009 per un male incurabile. Le indagini della squadra mobile della Questura, coordinate dalla Procura, si indirizzarono anche sul figlio che è stato indagato assieme ad altre quattro persone, poi uscite dall'inchiesta: due presunti 'spasimanti' della vedova e una coppia di romeni che frequentava il cimitero. Gli investigatori ritengono che adesso sono stati "acquisiti univoci e concordanti indizi di colpevolezza nei confronti del figlio della vittima e svelare il movente dell'omicidio".

In particolare, Angelo Fabio Matà avrebbe ucciso la madre al culmine di una lite. L'uomo avrebbe a lungo covato rancore nei suoi confronti perché la riteneva di ostacolo alla realizzazione di progetti di vita personale. L'avrebbe dapprima colpita più volte con un grosso mattone alla nuca. Per non essere visto ne avrebbe poi trascinato il corpo in un corridoio tra le cappelle e le avrebbe ripetutamente scagliato contro un grosso masso di pietra lavica. La donna sarebbe morta dopo 40/45 minuti di agonia.

Matà, tramite i suoi difensori, aveva anche esposto la tesi che al delitto avesse partecipato anche una donna e che ad assassinare la madre fossero stati in due. Aveva per questo chiesto la riesumazione della salma per verifiche su ferite alla schiena della vittima per verificare se fossero state provocate da unghiate. La richiesta è stata rigettata dal Gip e poi dal Tribunale.