CIAMPINO, LE OBIEZIONI DI "CIAMPINO BENE COMUNE" ALLE CONVINZIONI DEL VICE SINDACO CARLO VERINI

Redazione

Ciampino (RM) – Il 19 giugno scorso, sul sito web del Comune di Ciampino, il Vice Sindaco Carlo Verini ha pubblicato una “Comunicazione in merito all’avvio dell’apposizione del vincolo nella zona 167 di Mura dei Francesi“.

"Le sue affermazioni stupiscono per il tono personale dei rilievi, e per l’uso disinvolto del sito web, come fosse luogo di esternazione individuale invece che collettivo, dell’amministrazione e della maggioranza che governa la città. Ma oltre questo inciampo di comportamento, – dichiarano in una nota da Ciampino Bene Comune che vuole evidenziare alcuni elementi finora sottaciuti della vicenda. – Verini si affretta a ricordare che il vincolo che la Soprintendenza ha avviato “non esplicita legami con i ritrovamenti archeologici che si sono rivelati in questa zona”, annullando così il valore delle importantissime scoperte effettuate ed evidenziando una ignoranza delle procedure di cui però, non vogliamo fargliene colpa. La procedura dell’attuale vincolo è stata avviata dalla Soprintendenza Paesaggistica e non dalla Soprintendenza Archeologica. L’obiettivo della procedura è quindi quello di aumentare la tutela di aree ed elementi già sottoposti a vincolo paesistico. – La nota prosegue – E’ vero invece che “la sovrintendenza per i beni archeologici ha rilasciato il proprio nulla osta poche settimane fa, accogliendo il riposizionamento delle sagome degli edifici”, sulla base del quale, con l’ultima delibera della giunta comunale del 27 maggio 2013,  è stata approvata una variante. 

Altrettanto vero è che il nulla osta della Soprintendenza Archeologica, sul quale il Comune di Ciampino ha basato la variante, e che Verini continua a ritenere congruo ed adeguato, non è affatto sufficiente. Su questo documento si rimanda poi all’acquisizione della necessaria autorizzazione paesaggistica poiché, si legge chiaramente, “…l’area risulta in parte ricompresa in ambito tutelato dal PTPR Lazio” e che il parere espresso non completa l’iter autorizzativo, da concludere sotto il coordinamento della Direzione Regionale. E dunque è più che ovvio che (anche alla luce delle indicazioni della circolare ministeriale n. 10 del 15.06.2012, della Direzione Generale per le Antichità) il piano 167 doveva avere a corredo anche un secondo parere: quello paesaggistico. 

Inoltre il vincolo, indicato da Verini ora come “postumo”, è invece assolutamente precedente, addirittura all’approvazione dei Piani di Zona 167 del 2010, inserito nel Piano Territoriale Paesistico Regionale fin dal 2007, che individua quelle aree come “beni puntuali diffusi, testimonianza dei caratteri identitari archeologici e storici, con relativa fascia di rispetto di 100 metri”. Lo stesso Piano Paesistico Regionale, nella tavola di riferimento per la programmazione urbanistica del territorio, auspica appunto per quelle aree una destinazione a “Parco Archeologico”. L’avvio di una nuova procedura di vincolo tende quindi ad ampliare e riorganizzare, anche alla luce delle importanti scoperte archeologiche, quelli già esistenti da tempo.

Ciampino Bene Comune, al contrario di quanto asserisce il Vice Sindaco, ritiene che la soluzione proposta dalla variante non consenta di preservare il “… contesto di rispetto e valorizzazione …” dei reperti, posti ad una immediata vicinanza delle costruzioni e senza che siano tutti inseriti in una apposita area di rispetto che li contenga, priva di frapposizione edilizia nel mezzo. La scoperta della villa di Messalla e del gruppo di sculture dei Niobidi, ha fatto il giro del mondo per il suo valore e per la sua straordinaria importanza. Per questo, per salvare, tutelare e proteggere il sito da una pesante aggressione edilizia, il Movimento ha proposto un appello pubblico, sottoscritto da migliaia di cittadini e da nomi di rilievo del mondo culturale, italiano ed internazionale.

Inoltre, contrariamente da quanto dichiara il Vice Sindaco, non risulta che la Regione Lazio abbia  dato alcuna approvazione sui piani della 167, proprio perché sono stati approvati dalla sola Giunta Comunale, sia nel 2010 che ora, il 27 maggio scorso, secondo norme e modalità che Ciampino Bene Comune ritiene incongrue, contestando le deliberazioni e proponendo rilievi ed osservazioni secondo i termini di legge.

Di fronte all’evidenza di questi fatti, Verini non solo non riconosce gli errori fin qui commessi, ma contesta anche la necessità di una delocalizzazione della zona 167, che viene richiesta oramai da più parti, bollata come “prematura”. Lo scenario che susciterebbe l’apposizione del vincolo, secondo il vice sindaco sarebbe funesto, con danni economici e conseguenze drammatiche per i cittadini che “… hanno già versato cospicue somme” ai consorzi concessionari di aree e per i proprietari dei terreni della 167, per i quali il ristoro di una superficie edificabile sarebbe ridotto o nullo.

Ma oltre ad immaginare conseguenze devastanti Verini può illuminarci con cifre e dettagli sulla situazione? Quanti sono i soci di Ciampino iscritti nelle cooperative? Quanti hanno bisogno di case? Sono proprio per loro o per i loro figli? A Ciampino c’è veramente una pressione sociale per questo aspetto? Quali accordi ha stipulato l’amministrazione con i proprietari delle aree? Quale obbligo del risarcimento c’è se l’area rimane non edificabile?

Verini inoltre indica in almeno due anni il tempo necessario per una nuova localizzazione della 167. E quanti invece ne passerebbero per i ricorsi e controricorsi intentati dal Comune? 10 anni? 20 anni? E con quale sicurezza che abbiano un esito favorevole? Nessuna! 

E comunque la soluzione a questa vicenda non è quella che Verini sembra proporre in conclusione alla sua comunicazione: proprio un ricorso ostinato agli atti della Soprintendenza.

I cittadini vogliono altro! Vogliono che sia tutelata la cultura e la bellezza, senza compromessi! Vogliono salvare le aree archeologiche dall’invasione del cemento, che la giunta comunale si ostina invece a confermare, contro il bene della collettività. – La nota conclude –  Il diritto alla casa può essere riconosciuto, anche in tempi brevi, in altri luoghi e non sulle aree archeologiche".




CIAMPINO VINCOLO SULLA ZONA 167, L'EX SINDACO LUPI: "DECINE DI FAMIGLIE IN ATTESA DI CASA E I BENI CULTURALI SEMBRANO TACITARE I DESIDERATA DEL LOCALE COMITATO"

Redazione

Ciampino (RM) – "La comunicazione dell’avvio del procedimento di dichiarazione per “tutelare la conservazione e consentire la fruibilità dello scenario formato da “Il portale e le Mura dei Francesi”, da parte della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici del Lazio, giunge tanto inaspettata, quanto grave nei suoi contenuti e presupposti". 

Queste le dichiarazioni del Consigliere regionale del Partito Democratico e vice presidente della Commissione Bilancio, Simone Lupi.

"Più che teso a tutelare i beni culturali, il provvedimento sembra rispondere ad una sorta di “servizio a domanda individuale” per tacitare i desiderata del locale comitato per la difesa dei beni comuni, senza comprendere quelle delle decine di famiglie in attesa di una casa. Non si comprenderebbe altrimenti la schizofrenica attività messa in atto dalla citata Soprintendenza che già nell’anno 2008, con un provvedimento viziato nella forma e poi nel 2009, con un altro emesso a “tutela dei “Muri dei Francesi”, aveva posto un analogo vincolo e poi – anche sulla scorta delle osservazioni pervenute da più parti – lo aveva parzialmente revocato".

"Cosa è cambiato dal 2009 ad oggi?  Nulla sotto il profilo della tutela dei “coni visuali verso i portali inseriti nelle Mura dei Francesi”. Anzi il portale della Marcandreola nel frattempo è rovinato a terra (per incuria,  non solo da parte della società proprietaria dell’immobile!)  e sino ad oggi a nulla sono valsi gli sforzi compiuti dal Comune di Ciampino per addivenire al suo recupero, attraverso l’anastilosi dei reperti originali". 

"Si obietterà: ma nel frattempo in loco sono stati rinvenuti i reperti archeologici attribuiti alla Villa del Console Messala! Bene, anche su questo la competente Soprintendenza archeologica per il Lazio aveva espresso i propri pareri ed autorizzato – con prescrizioni adeguate alla tutela e alla valorizzazione del sito rinvenuto  – la prosecuzione dei lavori, avvenuti a seguito di una apposita Variante al PRG che teneva conto anche delle prescrizioni imposte dalla stessa Soprintendenza".

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