Omicidio Chiara Poggi: Alberto Stasi ottiene il primo sconto di pena
DELITTO GARLASCO: OTTO ANNI FA VENIVA UCCISA CHIARA POGGI
GARLASCO: CHIARA POGGI, UCCISA PERCHE' PRESENZA SCOMODA PER ALBERTO STASI
di Angelo Barraco
Garlasco – E’ stata depositata dai Giudici della Prima Corte d’Assise di Milano la motivazione della sentenza che ha portato, il dicembre scorso, alla condanna di Alberto Stasi nel nuovo processo di secondo grado a 16 anni di carcere per aver ucciso la sua ex fidanzata Chiara Poggi. Alberto Stasi, ex studente della Bocconi, è stato giudicato con rito abbreviato. Ecco cosa c’è scritto nelle 140 pagine di motivazione della sentenza: “Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo 'perbene'. La dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (…) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità, Chiara Poggi è rimasta inerme di fronte al suo aggressore, ''Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà''. Per quanto riguarda il movente, i Giudici ipotizzano una motivazione forte che probabilmente possa essere stata la scoperta Chiara verso l’interesse di Alberto Stasi per la pornografia. Alberto Stasi si è sempre proclamato innocente e vittima di un caso giudiziario, ma sin dall’inizio ha messo in primo piano se stesso e il suo atteggiamento ha sin da subito insospettito e condotto gli inquirenti a quella che poi è stata la decisione finale. La vera vittima di questo caso giudiziario è Chiara Poggi, che ha pagato con la vita.
GARLASCO: SI TORNA IN AULA IL 15 OTTOBRE, SCONTRO SUL BULBO DEL CAPELLO IN MANO A CHIARA POGGI
di Chiara Rai
Garlasco – Nel palmo della mano di Chiara è stato ritrovato un capello che potrebbe raccontare molto sull’assassino della ragazza di Garlasco. Ieri si è tenuta l’udienza a Milano davanti alla prima Corte d’Assise d’Appello
In aula si ritorna mercoledì prossimo 15 ottobre. Le altre udienze sono state fissate per il 20 e il 27 di ottobre mentre quella del 29 ottobre non è certa.
Ci sono stati diversi momenti di tensione al processo sul delitto di Garlasco . Lo scontro, sembrerebbe essersi acceso nella tarda mattinata, finita la relazione con cui Francesco De Stefano, ordinario del dipartimento di Scienza e Salute dell’ Università di Genova, ha illustrato gli esiti degli esami sul bulbo del capello castano trovato nel palmo della mano di Chiara e sulle tracce di dna maschile individuate su alcuni frammenti di unghie della ragazza. Essendo trascorsi sette anni dal delitto il materiale su cui si è lavorato è stato scarso e degradato e, quindi, le analisi nel primo caso non hanno dato informazioni sufficienti per una “lettura” affidabile, e nel secondo, pur avendo portato a evidenziare 5 marcatori tutti compatibili con quelli di Stasi, non attendibili. Si potrebbe effettuare un’altra tipologia di analisi sul capello rinvenuto che invece potrebbe dire qualcosa di più. E di fatto, con tutta probabilità, la difesa della famiglia Poggi si muoverà in tal senso affinché venga evaso qualsiasi dubbio in merito.
Roberto Testi, responsabile dell’unità di medicina legale dell’Asl 2 di Torino, Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, entrambi docenti del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna, hanno sostanzialmente stabilito come fosse «pressoché impossibile» che Stasi abbia potuto evitare di calpestare delle macchie di sangue”, quando, poche ore dopo il delitto entrò nella villetta di via Pascoli
La camminata
La perizia sulla ricostruzione virtuale della camminata di Alberto Stasi in casa Poggi e' stata depositata nelle cancelleria della prima Corte d'Assise di Appello di Milano, davanti alla quale si sta celebrando il processo d'appello-bis a carico di Alberto Stasi, imputato per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. La perizia, che consta di 160 pagine, e' stata consegnata in cancelleria dai tre esperti che erano stati nominati dai giudici che hanno deciso riaprire il dibattimento nella primavera scorsa. A cercare di ricostruire i movimenti di Alberto Stasi per capire se potesse non sporcarsi le suole delle scarpe con il sangue della vittima sono stati il medico legale torinese Roberto Testi e i professori Gabriele Bitelli e Luca Vittuari dell'universita' di Bologna. Stando alle indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi, il lavoro dimostrerebbe che sarebbe stato quasi impossibile per Stasi non calpestare le macchie di sangue. Perdipù si cercano le famose scarpe con suola a pallini che avrebbero lasciato la firma sul delitto. Stando alle indiscrezioni la taglia sarebbe la 42, la stessa di Alberto Stasi anche se le scarpe consegnate dal ragazzo sarebbero marca Lacoste.
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea.
Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara.
Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi.
Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi).
Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno.
Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.
DELITTO GARLASCO: I TRE ESPERTI DELLA CORTE D'ASSISE D'APPELLO SCARTANO L'“EVITAMENTO IMPLICITO” DEL SANGUE DI CHIARA POGGI
Roberto Testi, responsabile dell'unità di medicina legale dell'Asl 2 di Torino, Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, entrambi docenti del Dipartimento di Ingegneria dell'Università di Bologna, viene scartato il cosiddetto "evitamento implicito" su cui si "è ampiamente dibattuto" nel processo di primo grado.
di Cinzia Marchegiani
Delitto Garlasco – Un giallo che promette ogni volta cambi repetini e importanti piste che sembrano aprire nuovi scenari. Nel ricostruire la dinamica dell'assassinio i tre nuovi esperti nominati, a differenza dei periti del primo grado, spiegano che la prima fase dell'aggressione, avvenuta in soggiorno, non "sarebbe durata un tempo considerevole" bensì "assai breve" (in questo modo sarebbe ridotto anche il lasso di tempo in cui è stato commesso l'omicidio). Inoltre ipotizzano che Chiara, dopo essere stata buttata lungo le scale ed essere scivolata per i primi gradini, "sia stata raggiunta dall'aggressore, nuovamente colpita e spinta per i piedi verso il basso". Questa perizia e quella sugli accertamenti genetici verranno discusse in aula a partire dall'8 ottobre. Le nuove relazioni sembrano confermare che Stasi avesse poche e infinitesime possibilità di non pestare il sangue di Chiara. Questa importante ricostruzione sarà portata al processo di secondo grado che parte fra due giorni, dove Stasi è imputato per l’omicidio di Chiara il 12 agosto 2007. Al processo sarà considerato il nuovo dato emerso dalla perizia chiesta dai Giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano: “È pressoché impossibile che Alberto Stasi quando ritrovò il corpo senza vita della sua fidanzata Chiara Poggi abbia potuto evitare di calpestare delle macchie di sangue. Le probabilità di non intercettare alcuna traccia ematica nella villetta di via Pascoli sono pari a 13 o a 16 per ogni miliardo. Nella relazione, depositata qualche giorno fa, e di cui si discuterà in aula, Roberto Testi, responsabile dell'unità di medicina legale dell'Asl 2 di Torino, Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, entrambi docenti del Dipartimento di Ingegneria dell'Università di Bologna, viene scartato il cosiddetto "evitamento implicito" su cui si "è ampiamente dibattuto" nel processo di primo grado.
Il dato emerso prenderebbe ancora più corpo e valore in quanto Alberto Stasi non è riuscito mai a spiegare nel dettaglio e quindi a chiarire se quel giorno fosse sceso per uno o due gradini della scala sulla quale ritrovò il cadavere di Chiara. In merito sono state analizzate due alternative su un'area "effettivamente calpestabile". La prima analizza il percorso compiuto costituito da 8 passi per via dell'esclusione del secondo gradino e "un innaturale" movimento di Alberto ("arretramento sui propri passi senza girare il piede sul gradino"): secondo i calcoli degli esperti nominati dalla Corte d'Assise d'Appello, "si ottiene per la probabilità composta il valore 0.0000316% se il percorso ha inizio con il piede sinistro ed il valore 0.0000320% se il percorso ha inizio con il piede destro. Se si considerano 10 appoggi", incluso quindi anche il secondo gradino, "si ottiene per la probabilità composta il valore 0.0000016% se il percorso ha inizio con il piede sinistro ed il valore 0.0000013% se il percorso ha inizio con il piede destro".
A queste nuove evidenze, “Chi l’ha Visto?” storica e importante trasmissione su Rai 3, ricorda gli accertamenti eseguiti sulle scarpe indossate da Stasi e da lui consegnate ai carabinieri la mattina dopo il che delitto e risultate prive di macchie di sangue, prove che vanno ad ingrossare le nuove perizie in questa direzione. Per i periti “la morfologia delle suole della Lacoste calzate quel giorno da Alberto si prestava a trattenere le tracce di sangue, anche i frammenti essiccati: dall'esame "è possibile – riporta la relazione – osservare la presenza di piccole particelle adese alle creste della suola" ed "è ragionevole che tali particelle restino aderenti per un tempo determinato". Per questo ritengono impossibile che non sia stata trasferita alcuna traccia ematica sui tappetini della sua Golf, l'auto su cui salì per andare dai carabinieri a dare l'allarme, dopo aver "percorso avanti e indietro il pavimento sporco di sangue."
DELITTO GARLASCO: LA CAMMINATA DI ALBERTO STASI E LE SCARPE DELL'ASSASSINO DI CHIARA POGGI
Redazione
Garlasco – Ancora elementi emergono su un delitto che si è consumato circa sette anni fa a Garlasco. La perizia sulla ricostruzione virtuale della camminata di Alberto Stasi in casa Poggi e' stata depositata nelle cancelleria della prima Corte d'Assise di Appello di Milano, davanti alla quale si sta celebrando il processo d'appello-bis a carico di Alberto Stasi, imputato per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. La perizia, che consta di 160 pagine, e' stata consegnata in cancelleria dai tre esperti che erano stati nominati dai giudici che hanno deciso riaprire il dibattimento nella primavera scorsa. A cercare di ricostruire i movimenti di Stasi per capire se potesse non sporcarsi le suole delle scarpe con il sangue della vittima sono stati il medico legale torinese Roberto Testi e i professori Gabriele Bitelli e Luca Vittuari dell'universita' di Bologna. Stando alle indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi, il lavoro dimostrerebbe che sarebbe stato quasi impossibile per Stasi non calpestare le macchie di sangue. Perdipù si cercano le famose scarpe con suola a pallini che avrebbero lasciato la firma sul delitto. Stando alle indiscrezioni la taglia sarebbe la 42, la stessa di Alberto Stasi anche se le scarpe consegnate dal ragazzo sarebbero marca Lacoste.
altri elementi di Simonetta D'Onofrio
In passato dalle mani della ragazza morta erano stati prelevati dei reperti dai quali non era stato possibile estrarre il DNA (si trattava di peli, che però erano privi del bulbo pilifero), mentre stavolta i risultati delle analisi hanno confermato per tre volte lo stesso dato, è stato rilevato un cromosoma Y, che identifica il sesso maschile. Questo significa che il materiale organico sotto le unghie appartiene a un uomo, presumibilmente l’assassino, e che Chiara ha provato a difendersi prima di rimanere esanime. Il giudice ha disposto il prelievo di materiale organico su Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e unico imputato nei due precedenti processi, avvenuto ieri mattina, lunedì 8 settembre.
Altro elemento che promette novità importanti, in vista del processo d’appello bis, è l’esame di due foto, scattate dai Carabinieri, che mostrano il braccio di Alberto, che appare graffiato. Proprio questi graffi, se è vero che Chiara si è difesa con le unghie, diventano un indizio (certamente da confermare con la prova del DNA) contro il ragazzo.
La Corte d’Appello ha disposto, oltre al test del DNA, altri due accertamenti, sulla camminata di Alberto (ricostruita al computer e confrontata col possibile percorso effettuato dall’assassino), e sulla bicicletta nera da donna, che era stata notata la mattina del delitto nei pressi della villetta dei Poggi, ma mai sequestrata perché era stata prelevata in sua vece una bici da uomo bordò.
Le ricostruzioni e le prove scientifiche devono essere consegnate alla Corte entro il 22 settembre, per poterle acquisire alla ripresa delle udienze.
Resta da capire come mai dopo sette anni il DNA dell’unico imputato non sia stato già acquisito agli atti (sebbene fosse stato effettuato un prelievo pochi giorni dopo il delitto), come mai le foto del braccio ferito non siano state prese in considerazione, come mai sia stata sequestrata la bicicletta sbagliata. Ci si chiede se, a sette anni dal delitto, l’analisi della bicicletta, o delle scarpe di Alberto, possano ancora fornire i risultati che sarebbe stato possibile raccogliere subito dopo il delitto.
Altro elemento ignorato nelle prime indagini è stato il contenuto del posacenere ritrovato a casa Poggi, Conteneva della cenere, ma non i mozziconi, come se qualcuno che stava fumando (né Chiara né tantomeno Alberto erano fumatori) avesse prelevato i mozziconi, poiché questi avrebbero potuto rappresentare una traccia per le indagini.
Si attende con grande attesa il risultato del DNA su Stasi, e gli altri accertamenti predisposti potranno fornire una prova quasi definitiva sulla sua innocenza o colpevolezza.
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea.
Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara.
Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi.
Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi).
Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno.
Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.
Il processo
Il 9 aprile 2009 nel Tribunale di Vigevano si apre il dibattimento, unico imputato Stasi. Per l’accusa Chiara aveva scoperto il materiale pornografico sul computer di lui, e per questo motivo i due hanno avuto una discussione. La mattina successiva Alberto è tornato per cercare di convincere Chiara a tornare sulle sue decisioni, e al rifiuto di lei ha perso la testa e l’ha colpita.
Il 30 aprile il Gup ha chiesto un rinvio disponendo quattro nuove perizie (depositate tra il mese di settembre e ottobre), che sostanzialmente smentiscono le tesi dell’accusa, per cui il 17 dicembre 2009 Stati viene assolto per insufficienza di prove.
L’8 novembre 2011 inizia il processo di appello. L’accusa chiede due nuove perizie, una su un capello trovato nelle mani di Chiara, ma dal quale non è stato possibile estrarre un DNA valido, e una sulla bicicletta presente nel garage di Stasi, che corrisponde alla descrizione fornita da una testimone su una bicicletta da donna presente la mattina dell’omicidio fuori dalla villetta dei Poggi.
Viene chiesto anche di rianalizzare il PC di Stasi, e le scarpe che l’imputato indossava il giorno della morte di Chiara. Le nuove accuse non convincono però la giuria, e il 6 dicembre viene pronunciata una nuova sentenza di assoluzione.
In seguito al ricorso dell’accusa il caso arriva in Cassazione, che nell’ottobre 2013 ha rinviato il processo alla Corte d’Appello, per un nuovo processo iniziato ad aprile 2014
DELITTO GARLASCO, CHIARA POGGI: IL 22 SETTEMBRE LA CONSEGNA DI RICOSTRUZIONI E PROVE SCIENTIFICHE
di Simonetta D’Onofrio
Garlasco – Nuove prove per scoprire il colpevole dell’omicidio di Garlasco, che ha visto morire, nell’estate di sette anni fa (era il 13 agosto) Chiara Poggi. È quanto si spera di ricavare dall’analisi del DNA estratto dai residui organici prelevati sotto le unghie di Chiara.
In passato dalle mani della ragazza morta erano stati prelevati dei reperti dai quali non era stato possibile estrarre il DNA (si trattava di peli, che però erano privi del bulbo pilifero), mentre stavolta i risultati delle analisi hanno confermato per tre volte lo stesso dato, è stato rilevato un cromosoma Y, che identifica il sesso maschile. Questo significa che il materiale organico sotto le unghie appartiene a un uomo, presumibilmente l’assassino, e che Chiara ha provato a difendersi prima di rimanere esanime. Il giudice ha disposto il prelievo di materiale organico su Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e unico imputato nei due precedenti processi, avvenuto ieri mattina, lunedì 8 settembre.
Altro elemento che promette novità importanti, in vista del processo d’appello bis, è l’esame di due foto, scattate dai Carabinieri, che mostrano il braccio di Alberto, che appare graffiato. Proprio questi graffi, se è vero che Chiara si è difesa con le unghie, diventano un indizio (certamente da confermare con la prova del DNA) contro il ragazzo.
La Corte d’Appello ha disposto, oltre al test del DNA, altri due accertamenti, sulla camminata di Alberto (ricostruita al computer e confrontata col possibile percorso effettuato dall’assassino), e sulla bicicletta nera da donna, che era stata notata la mattina del delitto nei pressi della villetta dei Poggi, ma mai sequestrata perché era stata prelevata in sua vece una bici da uomo bordò.
Le ricostruzioni e le prove scientifiche devono essere consegnate alla Corte entro il 22 settembre, per poterle acquisire alla ripresa delle udienze.
Resta da capire come mai dopo sette anni il DNA dell’unico imputato non sia stato già acquisito agli atti (sebbene fosse stato effettuato un prelievo pochi giorni dopo il delitto), come mai le foto del braccio ferito non siano state prese in considerazione, come mai sia stata sequestrata la bicicletta sbagliata. Ci si chiede se, a sette anni dal delitto, l’analisi della bicicletta, o delle scarpe di Alberto, possano ancora fornire i risultati che sarebbe stato possibile raccogliere subito dopo il delitto.
Altro elemento ignorato nelle prime indagini è stato il contenuto del posacenere ritrovato a casa Poggi, Conteneva della cenere, ma non i mozziconi, come se qualcuno che stava fumando (né Chiara né tantomeno Alberto erano fumatori) avesse prelevato i mozziconi, poiché questi avrebbero potuto rappresentare una traccia per le indagini.
Si attende con grande attesa il risultato del DNA su Stasi, e gli altri accertamenti predisposti potranno fornire una prova quasi definitiva sulla sua innocenza o colpevolezza.
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea.
Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara.
Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi.
Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi).
Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno.
Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.
Il processo
Il 9 aprile 2009 nel Tribunale di Vigevano si apre il dibattimento, unico imputato Stasi. Per l’accusa Chiara aveva scoperto il materiale pornografico sul computer di lui, e per questo motivo i due hanno avuto una discussione. La mattina successiva Alberto è tornato per cercare di convincere Chiara a tornare sulle sue decisioni, e al rifiuto di lei ha perso la testa e l’ha colpita.
Il 30 aprile il Gup ha chiesto un rinvio disponendo quattro nuove perizie (depositate tra il mese di settembre e ottobre), che sostanzialmente smentiscono le tesi dell’accusa, per cui il 17 dicembre 2009 Stati viene assolto per insufficienza di prove.
L’8 novembre 2011 inizia il processo di appello. L’accusa chiede due nuove perizie, una su un capello trovato nelle mani di Chiara, ma dal quale non è stato possibile estrarre un DNA valido, e una sulla bicicletta presente nel garage di Stasi, che corrisponde alla descrizione fornita da una testimone su una bicicletta da donna presente la mattina dell’omicidio fuori dalla villetta dei Poggi.
Viene chiesto anche di rianalizzare il PC di Stasi, e le scarpe che l’imputato indossava il giorno della morte di Chiara. Le nuove accuse non convincono però la giuria, e il 6 dicembre viene pronunciata una nuova sentenza di assoluzione.
In seguito al ricorso dell’accusa il caso arriva in Cassazione, che nell’ottobre 2013 ha rinviato il processo alla Corte d’Appello, per un nuovo processo iniziato ad aprile 2014, e che è stato rinviato per le verifiche di cui abbiamo dato notizia al prossimo 22 settembre.
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Redazione
Garlasco – Quando si pensava ad una calma piatta ecco un nuovo colpo di scena nelle indagini per l'omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco (Pavia) nel 2007. Su due margini delle unghie della ragazza sono state trovate tracce del cromosoma maschile Y. La scoperta, secondo quanto anticipato dall'agenzia Ansa, è stata fatta dopo gli esami disposti nel processo d'appello bis a carico di Alberto Stasi. Ora si dovrà stabilire se le tracce sono leggibili per poi confrontarle con il Dna di Stasi. Sarebbe invece rimasto senza esito l'esame per ricavare il Dna mitocondriale dal bulbo e dal fusto di un capello corto castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra della ragazza. La svolta potrebbe arrivare quindi dai risultati, ritenuti dagli inquirenti molto significativi, delle prime analisi dei margini delle unghie. Gli esperti, dopo aver estratto da quei piccoli pezzi di materiale sufficiente per le analisi, sono riusciti a individuare tracce di cromosoma Y (la procedura è stata effettuata tre volte e ha dato lo stesso esito).
Ora, come prevede il protocollo, i periti dei giudici e i consulenti di parte dovranno valutare nel contraddittorio se quelle tracce sono leggibili distintamente. E se così fosse, dovranno procedere per il confronto con il cromosoma Y del Dna di Stasi. Comunque sia, questi accertamenti dovrebbero restringere il campo stabilendo che a uccidere Chiara, che si sarebbe anche difesa, è stato un uomo.
Potrebbe invece essere chiesto di posticipare, rispetto ai tempi fissati dalla Corte, la consegna dei risultati del cosiddetto esame della camminata con il quale si sta riproducendo, nei limiti del possibile, quella che fece Stasi quando scoprì il cadavere della fidanzata. Esame che ha lo scopo di capire come mai sulle suole delle scarpe indossate quel giorno dall'ex studente bocconiano, e consegnate agli inquirenti la mattina dopo il delitto, non è stata trovata alcuna traccia di sangue.
Intanto il sostituto pg di Milano Laura Barbaini, il rappresentante dell'accusa, a luglio ha delegato i carabinieri di Vigevano e il Gico della Gdf, per svolgere indagini supplementari. Convocati una serie di testimoni, tra cui l'amico fraterno di Stasi, Alberto Panzarasa (avrebbe risposto con parecchi non ricordo spiegando che sono trascorsi sette anni). Effettuati accertamenti anche sulla bici nera da donna degli Stasi, mai sequestrata durante l'inchiesta della Procura di Vigevano, e ora acquisita dalla Corte d'Assise d'Appello.
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CHIARA POGGI, DELITTO GARLASCO: SETTE ANNI DI INDAGINI, TRE PROCESSI E ANCORA NESSUN COLPEVOLE
di Christian Montagna
Sono le ore quattordici circa del 13 Agosto 2007 quando una telefonata al 118 segna l'inizio di una triste storia di cui ancora non si è arrivati a capo. Alberto Stasi al telefono, allarmato, dice di aver trovato la sua ragazza Chiara Poggi distesa al suolo in una pozza di sangue nella sua villetta di Garlasco. Incerto sulla possibile morte della fidanzata,descrive minuziosamente la scena del delitto cosparsa di sangue. Giunti i soccorsi, la giovane 26 enne viene trovata accasciata in fondo alle scale di casa in pigiama e massacrata da una decina di colpi. L'ultimo, quello letale, alla nuca. Subito si cerca di capire quale potrebbe essere stata l'arma del delitto da allora mai più trovata. L'autopsia colloca la morte tra le nove e le dodici dello stesso giorno; ad uccidere sarebbe stato un oggetto molto appuntito. Un omicidio feroce ed efferato apparentemente senza alcun movente. La giovane Chiara è rimasta nella villetta da sola dopo aver trascorso la notte con il fidanzato rientrato a sua volta a casa per ultimare la scrittura della tesi di laurea in economia e commercio. Ed è proprio nelle ore della notte e nelle prime del giorno che si cerca di indagare per scoprire l'assassino. Dopo una notte passata insieme come le tante altre, Alberto rientra a casa e l'indomani, preoccupato per non aver sentito la fidanzata al telefono, si reca alla villa di Garlasco. Da lì la tragica scoperta: la porta di casa semiaperta e ovunque tracce di sangue che portano quasi come fosse un percorso disegnato al corpo senza vita della giovane massacrata. I primi racconti del giovane sembrano essere privi di contraddizioni ma è pur vero che ancora adesso risulta essere l'unico indagato.
ALBERTO STASI SI PROCLAMA INNOCENTE
Ultima persona ad aver visto Chiara Poggi in vita e prima ad averla vista morta, sin dall'inizio le indagini si concentrano su di lui: il giovane Alberto Stasi, sguardo di ghiaccio e capelli biondi, schivo e riservato. Una persona apparentemente tranquilla ed equilibrata ma che probabilmente, secondo la famiglia Poggi, potrebbe essere l'assassino di Chiara. Lui, dal suo canto, continua a proclamarsi innocente e difende a denti stretti le sue tesi. Sono trascorsi sette anni da quel giorno, tre processi e ancora nessun colpevole. L'indagato numero uno, nelle numerose interviste continua a dirsi fiducioso nella giustizia, convinto che al più presto sarà confermata la sua innocenza. L'accusa invece non è della stessa opinione: con l'obiettivo di ribaltare le due sentenze di assoluzione precedenti, cerca di acquisire nuove prove che incastrerebbero Alberto.
LE MANCANZE INVESTIGATIVE
A finire nell'occhio del mirino sarebbero state anche le indagini eseguite dagli inquirenti in questi anni. Mancanze, imprecisioni e sciatterie nella ricostruzione dei luoghi, nelle perizie e negli interrogatori. Una giustizia che ancora una volta incespica, è lenta ed arranca. Siamo di fronte ad un altro caso di mala giustizia? Atroci dubbi assalgono la mamma di Chiara: un analisi del capello ritrovato nella mano di Chiara dal costo di duecento euro sarebbe stata negata. Perchè? E ancora: il silenzio di Stasi durante i processi, nessun interrogatorio andato a buon fine. Troppe anomalie che non lasciano ben sperare. E nel frattempo una famiglia piange la sua piccola ragazza massacrata senza ancora aver trovato un colpevole.
LA DIFESA DI STASI
Come in ogni inchiesta, ognuno tira acqua al proprio mulino. I legali di Alberto Stasi sin dal primo momento hanno parlato di inchiesta a senso unico, incentrata totalmente su un'unica persona: una sorta di accanimento giudiziario? Si interrogano sul motivo per cui sarebbero state tralasciate piste alternative e seguite soltanto le piste che riconducono all'unico indagato. Inchieste giornalistiche , negli ultimi tempi hanno portato alla luce l'analisi di prove trascurate prima. Il pm si affida unicamente alla bicicletta nera ritrovata davanti alla villetta di Garlasco, elemento di cui ha parlato la testimone Franca Bermani.
FRANCA BERMANI, LA TESTIMONE OCULARE
La seconda persona chiamata in causa dai magistrati è la testimone oculare Franca Bermani. Secondo i suoi racconti, la bici che quel giorno sostava dinanzi alla villetta era nera, da donna ben tenuta e senza cestello davanti con le molle cromate sotto la sella. Il maresciallo Francesco Marchetto chiamato a verificare le dichiarazioni della testimone, individua suddetta bicicletta nel negozio di autoricambi del papà di Alberto e potrebbe essere proprio quella vista dalla testimone. Un indizio che però non fornirebbe una prova schiacciante e decisiva al processo.
ALLA RICERCA DI UN MOVENTE
Il punto più importante è proprio il movente. Si cerca di scoprire il motivo per cui la giovane ragazza sarebbe stata massacrata. Perché Alberto avrebbe dovuto uccidere la sua amata? Potrebbe essere determinante la scoperta dei video hard nel pc di Alberto da parte di Chiara? Nemmeno questa ipotesi reggerebbe visto che i due fidanzatini erano soliti scambiarsi materiale hard. Anche nel processo per detenzione di materiali pedo pornografici, Alberto è stato assolto. E allora quale potrebbe essere il movente? Qualora Alberto dovesse essere assolto nuovamente anche al terzo processo, come si farà a rianalizzare il caso per cercare un altro colpevole a distanza di così tanti anni? E sono proprio queste le atroci domande che affliggono la mamma e il papà della giovane Chiara che a tutti i costi vogliono giustizia per la loro figlia ferocemente uccisa.