Roma, aggressioni e borseggi: intervista all’onorevole Riccardo De Corato

In seguito all’aggressione avvenuta ieri sera a Simone Cicalone, noto youtuber impegnato a compiere riprese per mostrare i troppi fenomeni di borseggio che avvengono nella metropolitana di Roma abbiamo contattato al telefono l’onorevole Riccardo De Corato, già vicesindaco della città di Milano, assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia ed oggi parlamentare italiano e vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera.

INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’ONOREVOLE RICCARDO DE CORATO, VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DELLA CAMERA



Roma, metro Spagna: aggredito da borseggiatori lo “youtuber vigilantes” Simone Cicalone

Le violenze e i borseggi nella metropolitana di Roma non cessano.
Dopo l’arresto effettuato pochi giorni fa di una delle ragazze coinvolte nell’aggressione alla quale abbiamo assistito in diretta (leggi https://www.osservatoreitalia.eu/roma-borseggiatori-alla-stazione-termini-la-bolgia-degli-impuniti/) ci troviamo a commentare un’ennesimo atto di violenza ai danni di vigilanti posti a sicurezza delle stazioni della Metropolitana di Roma.
Stasera, intorno alle 18,00, la notizia dell’aggressione alla stazione metropolitana di piazza di Spagna, da parte di alcuni borseggiatori sudamericani, ai danni di Simone Cicalone, noto youtuber, nel quale è rimasta coinvolta e ferita una sua collega.

Simone Cicalone, youtuber

Il tutto si è fortunatamente concluso con l’intervento della Polizia di Stato chiamata sul posto assieme ai sanitari del Pronto Soccorso intervenuti in quanto anche lo youtuber ha riportato delle lesioni.
La situazione, come già avevamo scritto precedentemente, rischia di sfuggire di mano dal controllo delle Forze dell’Ordine e dell’ Amministrazione di Roma Capitale che sembra sottovalutare il problema.
Nelle segnalazioni che riceviamo ogni giorno bisogna a malincuore menzionare il fatto che una donna impegnata nella Vigilanza delle Stazioni Metro è stata oggetto ripetutamente di aggressioni e di minacce da parte di borseggiatori ai quali “non consentiva di lavorare”.
Ci teniamo a sottolineare che lo youtuber da qualche tempo effettua dei controlli assieme a dei suoi amici nelle stazioni della metropolitana più affollate della linea A e dopo questi “raid” per “tutelare i passeggeri della metropolitana di Roma”, stante le sue parole, vi è stato un intervento estremamente duro da parte della CGIL che sembrerebbe aver accusato lo “youtuber vigilantes” di “giustizia privata”, “violenza e razzismo”.

il deputato di Fratelli d’Italia, l’onorevole Riccardo de Corato

Sul caso, il deputato di Fratelli d’Italia, Riccardo de Corato, già vicesindaco di Milano ed assessore alla sicurezza della Regione Lombardia, ha presentato un’ interrogazione parlamentare nei riguardi della CGIL.
Il clima di questa estate romana si riscalda ancora di più.




Lavoro, dall’Ilva all’Alitalia: tutti in piazza. Caos capitolino

Manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil in piazza Santi Apostoli a Roma, la prima delle tre iniziative indette unitariamente che apre “la settimana di mobilitazione per il lavoro”. E in cui oggi confluisce anche la protesta dei lavoratori metalmeccanici dell’ex Ilva, in sciopero per 24 ore negli stabilimenti siderurgici del gruppo ArcelorMittal e nell’indotto. Attesi numerosi pullman da Taranto con lavoratori e delegati sindacali. Nel complesso, attesi in piazza “qualche migliaio” di operai, secondo gli stessi sindacati. La manifestazione-assemblea di oggi è infatti incentrata sui temi della crescita, delle crisi aziendali, dello sblocco di cantieri e infrastrutture e dello sviluppo del Mezzogiorno

Previsti gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, ma anche di sei delegati aziendali a portare la propria voce sulle vertenze aperte (Almaviva, Alitalia, Mercatone/Conad, Ilva, indotto Ilva, settore edile). Le altre due iniziative sindacali sono in programma giovedì 12 dicembre, sempre in piazza Santi Apostoli, con al centro il tema del rinnovo dei contratti pubblici e privati e delle assunzioni nella Pubblica amministrazione. L’ultima martedì 17 dicembre sulla rivalutazione delle pensioni, la riforma fiscale e la legge sulla non autosufficienza.

E’ in corso dalle 23 di ieri e terminerà domani alle ore 7 lo sciopero dei lavoratori diretti e dell’indotto di ArcelorMittal proclamato da Fim, Fiom e Uilm di Taranto e in maniera autonoma dall’Usb. Contestano il nuovo piano industriale della multinazionale, che ha chiesto ulteriori 4.700 esuberi entro il 2023 e il mancato rientro al lavoro dei 1.600 lavoratori attualmente in capo all’Ilva in As. A Taranto l’Usb ha promosso inoltre un presidio alle portinerie e a seguire un sit-in davanti alla direzione, a cui hanno aderito anche rappresentanti di associazioni ambientaliste che invocano la chiusura della fabbrica, la bonifica con reimpiego degli operai e la riconversione economica del territorio. Partiti da Taranto ieri sera con una ventina di bus, oltre 1.000 lavoratori dell’ex Ilva e dell’indotto hanno raggiunto Roma insieme ai delegati di Fim, Fiom e Uilm, per la manifestazione nazionale #futuroallavoro organizzata da Cgil, Cisl e Uil.




Ariccia, Il comune risponde alle accuse della CGIL: ecco come sono andati i fatti


Redazione


ARICCIA – L'amministrazione comunale di Ariccia non ci sta alle accuse lanciate dal sindacato FP-Cgil Roma Sud- Pomezia Castelli che in sostanza attribuisce alla giunta Di Felice di non voler discutere e confrontarsi con i lavoratori del sociale, addirittura facendo intendere che la gestione commissariale precedente si è mostrata di gran lunga migliore di quella attuale eletta alle ultime amministrative. Ecco la nota pervenuta alla redazione de L'Osservatore d'Italia dall'attuale amministrazione comunale.

L’Amministrazione comunale di Ariccia è costretta a replicare al sorprendente e grave “Comunicato Stampa” emesso il 13 dicembre u.s. dalla FP-CGIL Roma sud–Pomezia–Castelli evidenziando come il medesimo sia un condensato di dichiarazioni destituite di fondamento, omissioni ed errori, dal sapore più politico che tecnico: con esso, il sindacato, che dovrebbe tutelare i lavoratori della “Funzione Pubblica”, si spende – con affermazioni del tutto false, peraltro – a sostegno di “Cooperative” private e, cosa ancor più grave, senza accennare minimamente al grandissimo passo avanti fatto proprio da questa amministrazione, a vantaggio del proprio

personale dipendente, con l’approvazione, attesa da decenni, delle linee guida sul fabbisogno del personale e la previsione dei bandi di concorso interni per la selezione di figure di categoria superiore a quelle già inquadrate.
Tant’è: probabilmente, il fine del “Comunicato” era quello di approntare un effimero sostegno alla coalizione politica uscita sonoramente sconfitta dalle ultime consultazioni amministrative e contigua alla predetta associazione sindacale.
Ad ogni buon conto, nonostante la vaghezza e la (voluta?) imprecisione delle accuse ivi contenute, il Comune non si sottrae – come non si è mai sottratto – ad alcun confronto e, forte dell’assoluta correttezza e trasparenza del proprio operato, risponde punto per punto.

1) Nel “Comunicato” si fa riferimento ad un non meglio precisato “licenziamento” di “alcuni lavoratori”. L’espressione, se usata da chi si occupa quotidianamente di diritto del lavoro, non può che lasciare intendere che l’Ente abbia risolto unilateralmente dei rapporti di lavoro subordinato con propri dipendenti. Sennonché, ciò non è successo. Probabilmente, invece, tale Sindacato voleva far riferimento (usando volutamente termini del tutto inappropriati) alla cessazione del rapporto fra il Comune di Ariccia e la Cooperativa Millepiedi, alle dipendenze della quale erano occupate due lavoratrici. Ebbene: il Comune di Ariccia aveva semplicemente affidato a questa Cooperativa alcuni servizi nell’ambito delle attività culturali, turistiche e sociali, che sono stati espletati concretamente dalle due persone. Il rapporto tra l’Ente e la Cooperativa, iniziato a far data dal 14.01.2016, ha avuto scadenza naturale il 30.06.2016. L’Amministrazione ha semplicemente scelto di non rinnovare tale rapporto, sopprimendo alcuni servizi coincidenti con quelli offerti dal distretto socio-sanitario H2 della ASL Rm6 ed affidandone altri al personale interno. Dunque, di quale “licenziamento” parliamo?

2) Quanto ai voucher, questa amministrazione ne ha deciso l’utilizzo per esigenze di lavoro accessorio, a fronte della necessità, a favore della cittadinanza, di piccole opere di giardinaggio, custodia, pulizia e manutenzione di edifici, strade, parchi e monumenti: tutto ciò in conformità a quanto stabilito dalla legge n. 92/2012 e dal D.Lgs 81/2015 (artt. 48, 49 e 50). Si tratta, evidentemente, oltre che di uno strumento pienamente legale, di una scelta di aiuto e sostegno a soggetti con importanti difficoltà economiche, i quali possono essere occupati e retribuiti per lavori di utilità pubblica. Dove, quindi, lo “scandalo” di cui vaneggia la FP-CGIL? Quanto accaduto, al contrario, qualifica positivamente la politica sociale dell’amministrazione in carica alla quale, del resto, non spetta di valutare la bontà di quelle leggi che, frutto di governi di centro-sinistra, non ci risulta abbiano ricevuto così aspre censure da parte dalla CGIL nazionale.

3) Per quanto attiene alle lavoratrici della Cooperativa Marianna Dionigi, queste ultime hanno sempre ricevuto dall’Ente le informazioni che hanno richiesto. Le risposte sono state sempre univoche anche se, si presume, non confortanti: il Comune di Ariccia non si poteva più sostituire al loro datore di lavoro per il pagamento degli stipendi e del TFR. Come è noto, infatti, in materia di appalti della pubblica amministrazione, in caso di ritardo nel pagamento di retribuzioni o contributi ai lavoratori dipendenti dell’appaltatore o subappaltatore, i lavoratori avrebbero dovuto avvalersi degli speciali strumenti di tutela, in vigore al tempo dei fatti, previsti dall’art. 5 del d.p.r. 207/2010 (l’intervento sostitutivo della stazione appaltante in caso di inadempienza contributiva e retributiva con l’effetto del pagamento delle retribuzioni dovute dal loro datore di lavoro anche in corso d’opera), oppure, in via residuale, della tutela prevista dall’art. 1676 del codice civile (secondo cui i
lavoratori dipendenti dell’appaltatore che abbiano prestato il loro servizio possono proporre azione diretta contro il committente per conseguire quanto loro dovuto fino alla concorrenza del debito che il committente ha verso l’appaltatore). Non trovava, al contrario, applicazione la disciplina della responsabilità solidale tra committente e appaltatore di cui all’articolo 29 del d.lgs. 276/2003. Nel caso di specie, le lavoratrici della Cooperativa Marianna Dionigi non hanno utilizzato tali strumenti e nelle more è intervenuto il pignoramento ad opera di Equitalia delle somme che il Comune di Ariccia avrebbe dovuto versare alla cooperativa citata.
Anche in questo caso è stata la legge a disciplinare la procedura. In particolare gli artt. 72- bis e 48-bis del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602: l'agente-concessionario della riscossione ha notificato al debitore e al terzo (Comune di Ariccia) l'ordine di pagare il credito direttamente all'Agente della riscossione.
Nel frattempo, fra l’altro, il Comune di Ariccia, preso atto delle criticità intervenute, ha  riaffidato l’appalto alla cooperativa seconda in graduatoria, che ha riassunto tutte le lavoratrici della Cooperativa Marianna Dionigi aventi titolo e non rinunciatarie. Si è trattato, comunque, di vicende accadute prima (cioè nel mese di maggio 2016) che l’attuale amministrazione si insediasse e di un appalto che ha visto come stazione appaltante non il Comune di Ariccia ma il distretto socio-sanitario H2 della ASL RM6.

Orbene, se il nostro odierno accusatore ritiene così scandaloso quanto accaduto, è lecito forse chiedersi dove si trovasse e che cosa facesse mentre i diritti fondamentali delle lavoratrici venivano calpestati dalla Cooperativa Marianna Dionigi che, come questa amministrazione ha potuto appurare solo a posteriori, non pagava a loro le retribuzioni. L’Amministrazione comunale ha fatto tutto quanto ad essa era possibile e lecito e ha applicato le leggi dello Stato. Se la C.G.I.L.-FP Roma Sud–Pomezia–Castelli ritiene il contrario, attendiamo concreti e precisi dati di fatto su cui confrontarci. In attesa, porgiamo anche noi i nostri auguri.




Svolta Pensioni, accordo sull'Ape agevolata. La Cgil: troppi 30 anni di contributi versati

di Paolino Canzoneri

Il Segretario confederale dell'Unione Italiana del Lavoro UIL Domenico Proietti dopo l'incontro con il governo di ieri rende noto importanti novità riguardo l'anticipo pensionistico, l'APE, a cui potranno accedere  disoccupati e disabili nonchè l'APE detta social che coinvolge determinate categorie di lavoratori impegnati in attività faticose e usuranti come operai edili, maestre, alcune tipologie di infermieri, autisti di mezzi pesanti e macchinisti; tutti con un reddito inferiore ai 1.350 euro lordi. Tale provvedimento sarà in vigore dal primo maggio del 2017 e potrà riguardere quella fascia di lavoratori attivi che hanno accumulato almeno 35 anni di contributi versati e anche i disoccupati con 30 anni di contributi. Al vaglio la possibilità da parte del sindacato dei cittadini UIL di poter aumentare le categorie interessate all'anticipo pensionistico e abbassare ulteriormente i livelli nonostante la Confederazione Generale Italiana del Lavoro CGIL abbia fatto presente con un tweet che 30 anni di contributi sono troppi: "Il governo Renzi si rimangia la parola: 30 anni di contributi invece di 20 per Ape social. Gli antibiotici a Matteo Renzi non fanno effetto". Nel caso di APE volontaria la rata di restituzione del prestito in caso di anticipo pensionistico sarà di 4,5 – 4,6% per ogni anni di anticipo sulla pensione. Proietti stesso ha reso noto che il governo si impegnerà a stanziare delle risorse a copertura di quel 4,5% mancante per coprire il costo degli interessi dell'assicurazione e per coprire parte del capitale del prestito pensionistico da dover restituire in 20 anni da parte del lavoratore entrato in pensione. Il segretario confederale Proietti ha spiegato inoltre che i lavoratori precoci potranno andare in pensione con 41 anni di contributi avendo però versato 12 mesi di contributi prima dei 19 anni o se facenti parte delle categorie relative ai lavori faticosi: "E' importante che sia passato il principio che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione". In pratica i lavoratori precoci possono andare quindi in pensione con 41 anni di contributi, prima di aver raggiunto i 63 anni di età, limite previsto per l'accesso all'Ape agevolata. Il governo ha anche confermato l'intenzione di togliere la penalizzazione che sarebbe dovuta tornare nel 2019 per chi va in pensione prima dei 62 anni." Per queste categorie il costo dell’anticipo pensionistico, attraverso un reddito ponte, sarà a carico dello Stato. Le risorse stanziate per il pacchetto pensioni ammonteranno a circa 1,6 miliardi per il 2017 e in totale circa sei miliardi in tre anni




Sindacati: Cgil, Cisl e Uil frenano su pensioni minime

 

di Paolino Canzoneri

 

Che i sindacati si opponessero da subito sul complesso filtro del riccometro che dovrebbe stabilire l'aumento delle pensioni minime era scontato. Il confronto è aperto con un bivio fra l'incremento delle pensioni minime e l'aumento delle quattordicesime. Il nostro premier pensando agli oltre un milione di pensionati con anzianità avanzata e reddito familiare più basso avrebbe preferito proseguire con gli 80 o 50 euro in più aveva sostenuto: "Per incrementare il Cantiere sociale, nella prossima legge di stabilità provvederemo ad una misura di equità sulle pensioni minime e metteremo nuove risorse sul contrasto alla povertà". Facendo i conti con le magre risorse disponibili e con i musi duri dei sindacati tutti, al momento, l'intervento sulle minime è da contestare poichè in molti casi quel tipo di assegno non è coperto dai contributi versati nel corso degli anni lavorativi quindi sarebbe una misura non equa.

 

Mentre l'introduzione della cosiddetta "quattordicesima" ossia l'assegno in più da incassare a luglio che da 750,00 euro passerà a 1000,00 euro appare più congeniale per i leader di  Cgil, Cisl e Uil. Il ministro Giuliano Poletti commenta: "Abbiamo bisogno di fare un intervento sulle pensioni minime, o lo facciamo incrementando e allargando la quattordicesima, o lo facciamo in un’altra maniera, ma abbiamo bisogno di dare più soldi alle pensioni più basse. La lista delle misure in cantiere, comunque, è quella che abbiamo anticipato nei giorni scorsi e comprende: l’Ape, l’anticipo pensionistico, come strumento di flessibilità ma anche come una sorta di ammortizzatoresociale per i lavoratori disoccupati e quelli in esubero; l’aumento fino a circa 125,00 euro l’anno per la «quattordicesima», con ampliamento della platea dei beneficiari di circa un milione di persone, per effetto dell’innalzamento del limite di reddito da 1,5 a 2 volte il trattamento minimo (circa 13 mila euro l’anno); il passaggio dalle ricongiunzioni onerose al cumulo gratuito dei contributi; il bonus di tre mesi per ogni anno lavorato durante la minore età per i cosiddetti precoci; la previsione di requisiti meno drastici per il pensionamento dei lavoratori usuranti; l’abolizione delle penalità esistenti per le pensioni anticipate sotto i 62 anni di età. E se questo è il pacchetto, il sindacato ci sta." Paletti precisi e idee chiare anche da Carmelo Barbagallo segretario dell'UIL: "Riteniamo che debba essere affrontata e chiusa la partita degli esodati, allargata la platea dei lavoratori usuranti, rese gratuite le ricongiunzioni e definito il capitolo dei lavoratori precoci nel senso che chi ha 41 anni di contributi deve poter andare in pensione senza alcun’altra condizione. Inoltre, bisogna rivalutare le pensioni in essere facendo leva sulla «no tax area» e sulle quattordicesime. Mentre per l’Ape, i lavoratori più deboli devono poter andare in pensione prima e senza l’aggravio di oneri aggiuntivi". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi in vista del Referendum sembra volenteroso nell'apparire più accondiscendente e più disposto ad ascoltare i sindacati e conviene magari forzatamente sul fatto che da un lato la forma di estensione dell'assegno aggiuntivo o bonus di 80 euro svuoterebbe troppo le casse dello Stato e dall'altro la complessità di affidarsi al "riccometro" Isee quale filtro di misura per stabilire reddito e patrimonio familiare sarebbe altrettanto troppo complesso e pieno di insidie.




ROMA, VIGILOPOLI: LO SCIOPERO CONTINUA, SARA' DURA SOTTO NATALE

di Maurizio Costa

Roma– Arriva l'accordo in Campidoglio tra il Sindaco e i sindacati CGIL, CISL e UIL dopo le intense settimane di proteste e di assemblee. Finalmente i vigili raggiungono una certa tranquillità, assicurandosi alcuni diritti che prima non venivano rispettati; in particolare il Comandante dei "pizzardoni", Raffaele Clemente, dovrà assicurare al Corpo lo sblocco del concorso di assunzione di 300 nuovi agenti, lo stanziamento di nuovi fondi per il 2014, il pagamento di tutti gli straordinari, l'accensione di polizze preventive contro le malattie dovute al lavoro in strada e mezzi di trasporto gratuiti per gli agenti. Le sigle sindacali ci tengono a sottolineare il fatto che se il Sindaco non manterrà le promesse fatte, i lavoratori torneranno a manifestare per raggiungere i propri obiettivi.
La soddisfazione del Sindaco di Roma, Ignazio Marino, è percepibile: "Sono molto contento per l'accordo raggiunto con i sindacati. I confronti sono stato costruttivi e sono sicuro che tutto questo sarà un bene per i cittadini di Roma."
L'altra faccia della medaglia, però, racconta di uno sciopero che non viene ancora revocato. Si tratta dell'astensione lavorativa indetta per il 29 gennaio dall'OSPOL, uno dei sindacati dei vigili urbani che agglomera più agenti. I 18 punti presentati non sono stati accolti dal primo cittadino, e quindi lo sciopero rimarrà finché le distanze non saranno colmate. Il sindacato continuerà con le assemblee con la speranze di raggiungere un'intesa che stenta ad arrivare.
Sembrava che tutto fosse andato per il meglio, ma questa decisione dell'OSPOL ha rimesso tutto in discussione. Si prevedono problemi soprattutto durante i giorni delle festività natalizie e i vigili della Capitale dovranno aspettare ancora molto tempo prima di una decisione che metta d'accordo tutto il Corpo.

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CORSA AD OSTACOLI PER LETTA, PROSSIMA TAPPA: IL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI

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Emanuel Galea

Da quando ha assunto l'incarico di guidare questo governo di larghe intese Enrico Letta si è reso conto che la sua non sarà una passeggiata. Dall'inizio si è dimostrata per quello che è, una corsa ad ostacoli. Determinato e con le idee chiare ha subito messo in allerta i lobbisti e ogni sua dichiarazione d'intenti è da questi guardata con sospetto, pronti ad affossarla ogniqualvolta minacci interferenze con i loro interessi. Per fortuna il nuovo Presidente si sta dimostrando sicuro di se stesso e libero dai soliti compromessi.

La tappa dell'abolizione delle province è stata superata, salvo imprevisti, ed entro sei mesi, dice lui, il provvedimento dovrà giungere in porto.

La prossima corsa ad ostacoli sarà la più dura perché tocca la carne viva degli apparati dei partiti. Per Letta questa sarà la prova del fuoco. Se vince questa battaglia, lo potremmo considerare il nuovo Caesar dopo Romolo Augusto , l'ultimo imperatore romano d'Occidente. L'abolizione del finanziamento è la madre di tutte le battaglie. Ci hanno provato i Radicali con un referendum 20 anni fa. E' stato un plebiscito ma, come si sa, l'apparato partitico ce l'ha messa tutta riuscendo a scippare quella volontà popolare e la democrazia non ha potuto far altro che soccombere. Questa volta i tempi sembrano più maturi e, per adoperare un eufemismo, un lucignolo di speranza si intravede in fondo al viale in questa nottata senza luna. 

Il 31 maggio 2013 il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per la progressiva abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.

Fra l'altro il ddl prevede la sostituzione del finanziamento pubblico dei partiti con un sistema basato sulla contribuzione volontaria da parte dei privati, il due per mille da sottoscrivere in sede di dichiarazione dei redditi annuale, fissando naturalmente, alcune norme per i partiti, per poter usufruire di questa contribuzione.

A reggere la fila di coloro che, con denti ed unghie lottano per il mantenimento del finanziamento ai partiti è Ugo Sposetti del Pd. Al tg La7, intervistato dichiara: «Il due per mille, così come vogliono cambiare il finanziamento va bene se sono tutti gioiellieri, se viene dai pensionati della Cgil gli arriva poco… e finiamo per fare un sostegno a un partito ricco e uno a un partito povero: non funziona così la democrazia».

Il ragionamento di Sposetti, persona intelligentissima e di tutti quelli che come lui ragionano, non regge, oserei dire che lo trovo patetico. Forse sarebbe ora di finirla con questo discorso del partito ricco e quello povero. Quale sarebbe il partito povero, quello che ha immobili per milioni di euro? Quello che ha investimenti? Come mai ogni volta che ci sta una scissione si presenta sempre il problema del patrimonio, dei beni mobili ed immobili da dividere? E' falso dire che la politica costa. Costano gli apparati dei partiti che raramente fanno “politica” intesa come iniziativa per il bene della collettività.

La gente condivide l'iniziativa di Enrico Letta, a tutti quelli che fanno “politica” lo Stato, anziché elargire denaro dovrebbe offrire servizi. Sale gratuite per le riunioni, spazi sulle tv pubbliche, stampa manifesti gratuiti, un numero di telefonate a tariffa agevolata, rappresentanza ed ospitalità controllata e pagata dall'economato dello stato ed altri servizi. In poche parole, risparmiare al partito “il fastidio di maneggiare denaro”. Se diamo un'occhiata ai compensi di ogni deputato; ci accorgiamo che una delle voci della busta paga rappresenta un tot per i contatti con l'elettorato. Ai signori sposetti dei partiti “poveri”di destra e sinistra che ci vogliono convincere che il finanziamento pubblico serve per fare funzionare la democrazia consigliamo loro di liquidare i loro vari immobili ed il ricavato sommato ad altri eventuali investimenti ed utilizzarlo per fare “politica” al servizio della comunità. L'art.49 della Costituzione non contempla possedimenti ed investimenti ma semplicemente che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. La politica nazionale si determina con le giuste iniziative e sembra che Enrico Letta è determinato a seguire questo corso.




LAZIO SANITA', PALUMBO INTERVIENE: PER L'IDI SAN CARLO DI NANCY IN ARRIVO 5 MILIONI DI EURO E CON IL SAN RAFFAELE UN VERTICE PER DOMANI

Redazione

Lazio – La convocazione di due tavoli per affrontare le emergenze dell'Idi San Carlo di Nancy e del Gruppo San Raffaele-Tosinvest. E' il risultato dell'incontro avuto oggi tra i sindacati e il commissario alla Sanita' della Regione Lazio, Filippo Palumbo. Per l'Idi-San Carlo di Nancy – fanno sapere i sindacati alla fine della riunione – il commissario ha comunicato il pagamento in corso di circa 5 milioni di euro (dicembre 2012). Mentre per il San Raffaele-Tosinvest il commissario incontrera' la proprieta' mercoledi', e sempre mercoledi' ha convocato alle 16 una prima riunione con le organizzazioni sindacali.
  "Il piano Bondi non sara' attuato al momento – ha affermato Daniela Ballico, segretario generale Ugl Lazio – tocchera' alla nuova giunta". Parzialmente soddisfatto il segretario dell'Ugl Sanita' Roma e Lazio, Antonio Cuozzo: "Finalmente abbiamo un commissario disposto a parlare con noi. Da tempo chiedevamo l'avvio di un confronto per poter affrontare in modo condiviso le gravi problematiche del comparto. Ci aspettiamo che sia fatta chiarezza sulle misure che si intende mettere in campo per salvaguardare il futuro di centinaia di lavoratrici e lavoratori e rispettare il diritto alla Salute del cittadino.
  Il servizio sanitario non deve essere compromesso da tagli lineari motivati da mere logiche di risparmio o, peggio, di speculazione". Nel corso dell'incontro con Palumbo le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl confederali e di categoria hanno illustrato la drammaticita' della situazione della sanita' laziale e in particolare "la vergognosa situazione che vivono quasi 6mila lavoratori della sanita' privata accreditata da oltre 6 mesi senza stipendio". I sindacati sperano che "l'apertura del confronto potra' portare alla soluzione delle emergenze garantendo il pagamento degli stipendi e la continuita' dei servizi".

(Fonte: AGI)




CRISI, CGIL: IL 2012 CHIUDE CON 520 MILA IN CASSA INTEGRAZIONE. MENO 8 MILA EURO A TESTA

Redazione

Lazio – Poco più di 520 mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore (ben oltre il milione se consideriamo il 50% del tempo lavorato) per un totale nel 2012 di un miliardo e novanta milioni di ore di cig. Lavoratori costretti così a rinunciare a 8 mila euro in busta paga, pari a un taglio complessivo di 4,2 miliardi di euro al netto delle tasse. Questo in estrema sintesi il bilancio degli effetti determinati dalla crisi sullo scorso anno (il secondo peggiore, dietro soltanto al 2010, degli ultimi trentadue, ossia dal 1980 anno di inizio delle serie storiche) in termini di ricorso alla cassa integrazione secondo l’elaborazione delle rilevazioni dell’Inps da parte dell’Osservatorio Cig della CGIL nazionale nel rapporto di dicembre 2012.

Con questo ultimo dato record relativo allo scorso anno è così possibile tracciare un bilancio di cinque anni di crisi, da quando cioè gli effetti della crisi finanziaria scoppiata nell'estate del 2007 si sono riversati sull'economia reale negli ultimi quattro mesi del 2008. Il totale di ore di cassa integrazione registrate a partire dal 2008 per arrivare al 2012 è di circa 4,4 miliardi di ore, così suddivise in dettaglio: nel 2008 si sono registrate 188.821.707 (ma con una poderosa crescita a partire dall'ultimo quadrimestre dell'anno con 87.396.558 di ore registrate); per il 2009 la cig ha raggiunto le 918.146.733 ore richieste; nel 2010, con l'introduzione della cassa in deroga, si è toccato il picco con 1.203.638.249; e, infine, il 2011 si è chiuso con 953.506.796 ore. Ecco quindi che con 1.090.654.222 di ore richieste nel 2012 il totale di questi ultimi 5 anni di ore di cig richieste è di 4.354.767.707.

Numeri che, secondo il segretario confederale della CGIL, Elena Lattuada, “descrivono un sistema produttivo letteralmente frantumato dagli effetti della crisi e dalla cecità di chi prima ha negato e di chi poi non ha agito. Così come la condizione di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori è di grandissima sofferenza”. Per la dirigente sindacale “serve un'opera di ricostruzione, che deve partire dal lavoro: sarà questo il compito del prossimo governo”. Per quanto riguarda la CGIL, fa sapere Lattuada: “Noi non ci sottrarremo alle responsabilità e faremo la nostra parte presentando, alla conferenza di programma di fine gennaio, un 'Piano del Lavoro', perché solo il lavoro può dare al Paese una prospettiva di sviluppo e di crescita”.

Dati cig 2012 – Le ore di cassa integrazione complessive, richieste e autorizzate, lo scorso anno hanno sfiorato il picco record del 2010 assestandosi a 1.090.654.222 di ore con un aumento sull'anno precedente del +12,07%. Nel dettaglio, scorporando le ore di cassa integrazione tra ordinaria (cigo), straordinaria (cigs) e in deroga (cigd), questi i numeri segnati lo scorso anno: 335.603.725 per la cigo (+46,25%), 400.284.270 per la cigs (-5,53%), 354.766.227 per la cigd (+10,87%). Numeri che hanno coinvolto lo scorso anno a vario titolo (a partire cioè dalla singola giornata di cassa integrazione) più di 2 milioni di lavoratori. Solo però una quota parte, sottolinea lo studio della CGIL, degli oltre 4 milioni di lavoratori che hanno avuto a che fare con gli ammortizzatori sociali sui 12 milioni e mezzo di assicurati all'Inps, pari cioè a un terzo dei lavoratori.

Dati causali cigs 2012 – In leggero calo invece per il 2012 il di numero di aziende che hanno fatto ricorso ai decreti di cassa integrazione straordinaria. Lo scorso anno si sono registrati infatti 6.191 decreti con un -9,59% sull’anno precedente che riguardano 11.024 unità aziendali territoriali, in sul dato del 2011 per un +2,62%. Nel merito delle motivazioni, i ricorsi per crisi aziendale, seppure in calo del -14%, sono con 3.447 decreti, pari però al 55,68% del totale. Registrano un aumento i ricorsi al contratto di solidarietà: sono 1.556 per un +5,56% sul 2011, sul totale dei decreti la percentuale è del 25,13%. Se rimane pressoché invariato il dato sulle domande di ristrutturazione aziendale (240 per un -0,42%), pari al 3,88% del totale, calano ancora quelle per la riorganizzazione aziendale che sono 268 per un -10,37%, ovvero il 4,33% del totale. “Gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento delle aziende – spiega il rapporto della CGIL – nell'insieme non migliorano e rappresentano solo l'8,21% del totale dei decreti, mentre il totale complessivo dei decreti ha raggiunto il numero delle aziende coinvolte nel 2011, con un aumento nelle unità aziendali territoriali coinvolte”.

Dati regioni 2012 – Pesante il bilancio per le regioni del nord in termini di ricorso alla cassa integrazione nel 2012. Dal rapporto della CGIL emerge che al primo posto per ore di cig autorizzate c'è la Lombardia con 238.363.723 ore che corrispondono a 114.159 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il Piemonte con 143.184.093 ore per 68.575 lavoratori e il Veneto con 102.866.768 ore di cig autorizzate per 49.266 lavoratori. Nelle regioni del centro primeggia il Lazio con 85.962.185 ore che coinvolgono 41.170 lavoratori. Mentre per il Mezzogiorno è la Puglia la regione dove si segna il maggiore ricorso alla cig con 62.778.930 ore per 30.067 lavoratori.

Dati settori 2012 – Si conferma ancora una volta la meccanica il settore dove si è totalizzato il ricorso più alto allo strumento della cassa integrazione nel corso dall'anno passato. Secondo il rapporto della CGIL, infatti, sul totale delle ore registrate da gennaio a dicembre 2012, la meccanica pesa per 349.766.585, coinvolgendo 167.513 lavoratori (prendendo come riferimento le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il settore del commercio con 169.031.098 ore di cig autorizzate per 80.954 lavoratori coinvolti e l'edilizia con 107.221.123 ore e 51.351 lavoratori.

Occupazione e lavoratori in cig 2012 – Per quanto riguarda i lavoratori coinvolti, considerando un ricorso medio alla cig, pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (26 settimane), sono risultati essere 1.004.688 i lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 52 settimane lavorative, si è determinata un’assenza completa dall’attività produttiva per 522.344 lavoratori, di cui 190 mila in cigs e 170 mila in cigd. Dai calcoli dell’Osservatorio cig si rileva come i lavoratori parzialmente tutelati dalla cig abbiano perso nel loro reddito 4 miliardi e 200 milioni, pari a 8 mila euro (sempre al netto delle tasse) per ogni singolo lavoratore.

 

Scheda/Di seguito la classifica delle regioni in termini di maggiore ricorso alla cassa integrazione nel corso del 2012

Regioni: Ore di cig – Posizioni di lavoro a zero ore

1) Lombardia: 238.363.723 – 114.159
2) Piemonte: 143.184.093 – 68.575
3) Veneto: 102.866.768 – 49.266
4) Emilia Romagna: 92.486.192 – 44.294
5) Lazio: 85.962.185 – 41.170
6) Puglia: 62.778.930 – 30.067
7) Campania: 61.387.580 – 29.400
8) Toscana: 53.851.323 – 25.791

9) Marche: 38.185.244 – 18.288
10) Sicilia: 36.060.462 – 17.270
11) Abruzzo: 32.309.285 – 15.474
12) Umbria: 27.846.644 – 13.337
13) Sardegna: 27.580.504 – 13.209
14) Friuli V.G.: 24.151.410 – 11.567
15) Basilicata: 16.928.588 – 8.108
16) Liguria: 16.081.542 – 7.702
17) Calabria: 14.180.608 – 6.791
18) Trentino A.A.: 9.959.557 – 4.770
19) Molise: 5.275.438 – 2.527
20) Valle d'Aosta: 1.214.146 – 581




ROMA, SCIOPERO CANTIERI EDILI METROPOLITANE: ADESIONE DEL 95% DEI LAVORATORI

Redazione

Roma – Nonostante le avverse condizioni atmosferiche, l'adesione allo sciopero stamattina dei lavoratori edili impiegati nei cantieri delle Metropolitane di Roma è del 95%, come comunicano i tre sindacati Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, che hanno organizzato la mobilitazione di questa settimana, culminata nei presidi odierni. L'adesione è venuta non solo dai cantieri B e C, che rischiano il blocco definitivo, ma anche dai lavoratori della Metro A, per i quali non ci sono più fondi nemmeno per la manutenzione. I quattro presidi principali sono Conca d'Oro, Centocelle, Piazza Annibaliano e San Giovanni. In quest'ultimo presidio, alle 12.00 ci sarà un incontro con gli organi d'informazione.