DOLORE AL COLLO: CAPIRNE LE CAUSE E DEBELLARE IL DISTURBO

A cura della dottoressa Marta Romagnoli, Fisioterapista

Un problema che riguarda molti di noi è il dolore al collo, il senso di pesantezza ai muscoli delle spalle, la rigidità che parte dalla cervicale e arriva alla testa.
Spesso è un dolore passeggero, ma il più delle volte purtroppo diventa qualcosa che non ci permette di compiere in modo disinvolto e piacevole tutte le azioni della giornata.
Per capire meglio cosa succede, dobbiamo renderci conto che il nostro corpo è una macchina perfetta ma allo stesso modo complicatissima che va in “tilt” solo quando sono più fattori ad interferire su una stessa zona. Non è mai banale un dolore, perché il corpo è in grado di compensare benissimo e a lungo in modo asintomatico (il problema c’è, ma non si manifesta subito), quindi quando insorge un dolore al collo, e ovviamente non parliamo di un trauma o di un incidente, significa che c’è un “terreno” si cui si è sviluppato un problema ovvero una serie di cose che non vanno.
Per essere pratici la colonna cervicale è strettamente in relazione ( attraverso muscoli, legamenti e fasce) con gli occhi, con le spalle, con l’articolazione temporo-mandibolare e con la respirazione!
Quindi se portiamo gli occhiali e non sono ben graduati, se lavoriamo troppe ore al computer senza mai alzare gli occhi e guardare un punto lontano (andrebbe fatto ogni 15 min); se ci rendiamo conto di stringere i denti, digrignare di notte, se ci svegliamo con dolore alle mandibole, se abbiamo acufeni nell’orecchio; se ci ritroviamo sempre con le spalle che quasi toccano le orecchie e ci sembra di portare il mondo sulle spalle; se respiriamo in modo poco profondo e solo con la parte alta della gabbia toracica e qualche volta abbiamo bisogno di fare un respirone perché sembra che ci manchi l’aria…allora è su queste e molte altre cose che dobbiamo lavorare per il nostro “DOLORE AL COLLO”.

Ecco perché, spesso, il trattamento localizzato solo sulla parte dove si avverte il dolore può non dare risultati duraturi o nella peggiore delle situazioni può accrescere il dolore, in quanto si va ad agire su una zona infiammata. La cosa migliore è quindi fare un trattamento globale come un trattamento osteopatico o un trattamento posturale in grado di risolvere il problema e soprattutto capire quali cose potete fare da soli affinché il dolore non si riaffacci.

Dott.ssa Marta Romagnoli
Fisioterapista
3281792352
www.centropsicologiacastelliromani.it
p.zza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale




PAURE: SUPERARE LA FOBIA DI GUIDARE

a cura della Dott.ssa Vanessa Tartaglia, Psicologa-Psicoterapeuta

La paura di guidare (amaxofobia) sono molto più diffusi di quanto si possa pensare: una compagnia assicuratrice ha rilevato che oltre la metà dei giovani sotto i 25 anni si sente ansioso quando si mettono al volante. Sintomi di malessere sono, tuttavia, diffusi in tutte le età con sintomi quali: mal di testa, mani sudate, tachicardia, nausea e sensazione di confusione (sintomi spesso presenti negli attacchi di panico).
Il momento di guidare può essere molto critico in particolar modo per le persone ansiose o che soffrono di attacchi di panico: la necessità di essere vigili e concentrati, di evitare i pericoli, di non andare a sbattere contro qualcuno o qualcosa provocando un incidente può far aumentare l’ansia di chi già sale in auto non sentendosi del tutto sicuro e convinto di potercela fare.
Se l’ansia quando sei al volante ti controlla e ti impedisce di guidare, è importante affrontare la tua fobia per riuscire a metterti al volante con una rinnovata sicurezza. Esistono tecniche attraverso cui puoi vincere la tua paura in modo graduale facendo un passo dopo l’altro, fino all’estinzione totale della tua paura.
Tecnica dell’esposizione graduale:
1. Prima di tutto valuta da 1 a 10 la tua paura quando sali in macchina o quando stai per salirci sopra, ad esempio se valuti la tua paura con un 8, vuol dire che è forte.
2. Il secondo passo consiste nel fare la cosa più piccola che riesci a mettere in pratica, per avvicinarti alla guida, senza andare in ansia. Ad es. puoi iniziare ad salire in auto e provare ad accendere il motore, a questo punto valuta nuovamente il grado di paura che stai vivendo: se è alta, spegni il motore ed aspetta un pò di tempo, poi ricomincia mettendo in moto, ripeti questo passaggio fino a quando non ti senti più tranquillo.
3. Ora, se la tua paura è diminuita, anche di poco, con la consapevolezza che puoi spegnere il motore in qualsiasi momento, prova a fare pochi metri, fermati e valuta di nuovo la tua paura, se è alta, fermati e dopo esserti calmato, ripeti questo passaggio, finché non ti senti più tranquillo, quando la paura diminuisce e sei pronto per fare un altro passo in avanti, accendi il motore e percorri una breve distanza, se l’ansia diminuisce percorri via via una distanza sempre maggiore, senza aver fretta, gradualmente. La consapevolezza di essere libero di fermarti quando vuoi può darti la forza di allontanarti sempre di più rispetto al tuo punto di partenza e, un passo alla volta, sarai in grado di gestire la situazione aumentando sempre di più i metri e poi i km che percorrerai.
4. Per superare la tua paura puoi aiutarti mettendoti in uno stato mentale di tranquillità e di sicurezza, per far questo pensa ad una tua esperienza passata in cui ti sei sentito sicuro di te, motivato ad agire e tranquillo e ricordati nei minimi particolari cosa hai fatto; visualizza mentalmente i tuoi movimenti, il tuo respiro, i tuoi pensieri, le tue parole, cosa hai sentito dentro di te, come ti sei rapportato agli altri e dopo essere entrato in questo stato mentale positivo, di coraggio e di tranquillità, prova nuovamente ad avvicinarti verso all'automobile, ad entrarci, ad accendere il motore ed ora valuta nuovamente la tua paura: è diminuita? Se la tua risposta è si prova a guidare facendo pochi metri in questo nuovo stato mentale positivo e cerca di focalizzarti su cosa è cambiato dentro di te. Sicuramente ti sentirai meglio e più sicuro di te.
5. Un’altra cosa che puoi fare per ridurre la tensione è quella di prendere le distanze dalla tua paura immaginando te stesso seduto a casa mentre ti osservi salire in macchina, mentre avvii il motore e poi mentre guidi. Se ti senti più tranquillo, adesso puoi riprovare ad avvicinarti alla tua auto e mentre l’accendi immagina di essere lontano, mentre guardi te stesso che metti in moto la macchina per partire, in questo modo è come se prendessi le distanze dall’azione che stai compiendo ed al contempo prendi le distanze dalle emozioni negative che associ alla guida. All’inizio potrà sembrarti difficile ma provando e riprovando imparerai a prendere la distanza mentali e quindi emozionale dall’azione di guidare riducendo così la tua paura.

Contatti:
Dott.ssa Vanessa Tartaglia
Psicologa-Psicoterapeuta
Cell.3388558488 email: dott.vanessatartaglia@cpcr.it
www.centropsicologiacastelliromani.it
p.zza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale
 




INGRESSO DEL BAMBINO ALLA SCUOLA ELEMENTARE: E' PRONTO? LE VALUTAZIONI DEL CASO

 a cura della Logopedista Chiara Marianecci  – Centro Psicologia Castelli Romani

Si parla sempre più frequentemente di difficoltà e disturbi specifici dell’apprendimento, ovvero lievi o gravi difficoltà riscontrabili nell’acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo, che possono compromettere non solo il rendimento scolastico del ragazzo ma creare anche quadri complessi di frustrazione, abbandono scolastico e fallimento. Al fine di avere una lettura più chiara del disturbo, fondamentale innanzitutto sarà comprendere come queste difficoltà (in quanto specifiche) non sono causate né da danni neurologici o sensoriali né tanto meno da ritardo mentale o deprivazione ambientale. È verificata ormai la forte vicinanza che c’è tra apprendimento scolastico e linguaggio del bambino.

Imprescindibile, a tale proposito, sarà quindi la conoscenza dei cosiddetti indici predittivi: quegli aspetti cioè tipici del linguaggio che dovrebbero, in primis, essere individuati da un genitore e/o da una maestra, e in secondo luogo trattati da uno specialista, in maniera particolare da un Logopedista.

Ma quali sono gli indici predittivi di cui si sta parlando? Come possono essere individuati? Come si può intervenire? La ricerca nazionale ed internazionale ha avuto modo in questi anni di verificare come alcuni aspetti appartenenti al sistema linguistico risultino cruciali per un buon apprendimento della letto scrittura.

A tal proposito, il primo aspetto che deve venire considerato è l’inventario fonetico: un bambino all’ultimo anno di scuola materna non può presentare dei suoni linguistici non ancora acquisiti; capita spesso cioè di trovare piccoli che perseverano l’espressione verbale errata di alcuni suoni (cuscino  cuccino, o magari non articolano adeguatamente la r o la s, la ci, la gi e tanti altri). Secondo aspetto da non sottovalutare è poi il possesso di un carente livello lessicale: un bambino che presenta un eloquio molto povero, che produce con fatica enunciati completi a quattro/cinque anni, o che manifesta difficoltà nel comprendere frasi in cui si possa utilizzare un termine meno comune rispetto al solito, necessita infatti di una maggiore stimolazione da questo punto di vista; un lessico povero potrebbe sfociare, in seguito, non solo in difficoltà di capacità di lettura e soprattutto in incapacità di portare a termine attività di composizione scritta (ad esempio temi) ed orale (ad esempio interrogazioni, esposizione libera di un argomento etc), ma anche e soprattutto nella comprensione di ciò che si ascolta e che si legge, aspetto cruciale per lo studio.


Altrettanto importanti inoltre sono le capacità meta fonologiche, tutte quelle capacità cioè di “manipolare” il linguaggio. Parliamo di quei giochi che spesso si fanno con le parole come, ad esempio, indovinare una parola che viene detta segmentata, riconoscere una rima, o cancellare la prima o l’ultima sillaba di una parola: tutte attività queste che un bambino all’ultimo anno di scuola materna dovrebbe saper fare naturalmente, perché ha raggiunto quello che viene definito come “livello di sviluppo linguistico adeguato”. In maniera particolare, capacità come quelle elencate, appaiono poi estremamente importanti per arrivare ad un corretto uso della lettura e della scrittura: abilità che iniziando da un lento processo di analisi in sillabe, raggiungono via via un maggiore automatismo. Determinanti infine sono tutte le attività manuali di “pregrafismo” e il possesso di un buon livello di memoria e attenzione, difficoltà queste facilmente riabilitabili quando carenti. Quello che si consiglia, in conclusione, dopo aver acquisito consapevolezza dei cosiddetti indici predittivi, andare a verificare se il proprio bambino presenti carenze da tutti questi punti di vista, quindi rivolgersi al più presto ad un logopedista di fiducia che possa, attraverso un ciclo di terapie, riabilitare le corrette funzioni linguistiche nel bambino e di conseguenza prevenire o in ogni caso limitare l’emergere di future difficoltà di apprendimento. Naturalmente non è scontato che sia sufficiente tutto questo affinchè un DSA possa ugualmente esprimersi.

Per info e contatti: 

Chiara Marianecci
Tel. 3497296063
e-mail: chiara.marianecci@hotmail.it
http://www.centropsicologiacastelliromani.it/




ALBANO LAZIALE, CENTRO PSICOLOGIA CASTELLI ROMANI: ATTACCO DI PANICO? ECCO COME AFFRONTARLO

di Vanessa Tartaglia, Psicologa e Psicoterapeuta

Albano Laziale (RM) – Chiunque sia stato preda di un attacco di panico, anche una sola volta nella vita, lo ricorda come un’esperienza drammatica o addirittura terrificante. Cosa rende quest’esperienza tanto traumatica da non poter essere dimenticata? Se lo chiedessimo a chi ne soffre, potrebbe risponderebbe così: "mi sento morire… mi manca l’aria… il cuore batte all’impazzata ho paura di perdere il controllo chi non l’ha provato non può capire quanto si soffra”.

L’attacco di panico è fondamentalmente la paura di aver paura, la paura di morire, la paura di impazzire. Le persone che ne soffrono potrebbero dire che nel momento in cui si viene colti da un attacco di panico è come se: “un treno mi fosse arrivato addosso”, “la terra mi avesse risucchiato”, “avessi sentito un terremoto dentro di me”, “un fulmine mi avesse colpito”; tutte rimanderebbero a una costante: l’energia che irrompe e travolge. Cosa possiamo fare quando compare l'attacco di panico? Nel delicatissimo momento della crisi acuta, saper fare le cose giuste ed evitare di fare le cose sbagliate è fondamentale per poter gestire la situazione. Applicare alcune regole, semplici ma concrete, può ridurre drasticamente l’intensità della sintomatologia e far vivere meno drammaticamente la crisi. Cosa puoi fare Proteggiti Sottraiti, anche per poco tempo, dal contesto, dal luogo o dalla situazione in cui ti trovi. Se non è possibile, prova comunque a defilarti, ad esempio togliendoti dal centro della scena. Mettiti comodo Ovunque ti trovi, cerca di mettere nel più breve tempo possibile nella posizione più comoda possibile, compatibilmente alla situazione, Evitando la posizione sdraiata, che può peggiorare i sintomi della crisi. Cerca frescura Tra i sintomi più sgradevoli c’è la sensazione di avvampare. Crea un po’ di corrente aprendo le finestre o mettiti all’ombra se sei all’aperto.
Chiedi aiuto. Se ti sembra di perdere il controllo, individua qualcuno che possa starti vicino per il tempo della crisi, anche telefonicamente. Se non c’è nessuno, chiedi aiuto alle cose: un oggetto “positivo”, un rituale rassicurante, una distrazione. Cosa non devi fare Lottare Non resistere a ogni costo e non cercare di opporti. L’attacco chiede spazio e tempo e se non glielo concedi, aumenterà d’intensità finché non molli la presa. Abbandona ciò che stai facendo, cedi, limitati a osservare. Fingere Quando si ha un attacco di panico è impossibile dissimulare e fingere di star bene. Questo peggiora le cose e può aumentare la tachicardia. È meglio dichiarare il malessere così da potersi prendersi cura di se stessi.

Scappare Preso dall’angoscia di star male, potresti cominciare a correre o a muoverti in modo concitato, senza guardarti intorno, ponendoti a rischio di incidenti o cadute. Fai di tutto per restare lucido e presente. Respirare velocemente La difficoltà a respirare induce istintivamente a “cercare aria” con inspirazioni massimali e frequenti. Ciò manda il sangue in alcalosi, che accresce il panico. Sforzati di respirare normalmente. L’aria basterà.

La dottoressa Tartaglia può essere contattata al numero di cellulare 338 – 558488. Per maggiori approfondimenti o richiesta di ausilio collegarsi al sito www.centropsicologiacastelliromani.it      

La sede del centro si trova ad Albano Laziale in piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041