Albano Laziale, quando nasce un fratellino: come comportarsi?

A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci – Centro Psicologia Castelli Romani

Quando nasce un fratellino molti genitori si preoccupano delle reazioni emotive e comportamentali dell’altro figlio. Il primogenito, all’arrivo del secondo figlio, potrebbe vivere una fase faticosa della propria vita. Potrebbe sentire di perdere l’amore e l’affetto dei suoi genitori, può provare dolore, tristezza e risentimento. È la forma di gelosia più comune che possa manifestarsi in una famiglia. Essa è inevitabile e non si può prevenire del tutto. Tuttavia, è importante evitare le situazioni che potrebbero peggiorarla.

Penelope Leach, in un suo libro sull’argomento, scrive: “Immaginate che vostro marito un giorno venga a casa proponendovi di accettare un’altra moglie proprio come voi, immaginatelo ora mentre usa quello stesso tipo di frasi che solitamente si usano per dire ad un bambino che sta arrivando un fratellino”.
“Avremo con noi un altro bambino, tesoro, perché abbiamo pensato che per te sarebbe bello avere un fratellino o una sorellina con cui giocare. Non ti vorremmo meno bene per questo, ci ameremo tutti.”
potrebbe essere anche: “Avrò con noi una seconda moglie, tesoro, perché abbiamo pensato che per te sarebbe bello avere un po’ di compagnia e un aiuto in casa.”
La gelosia si manifesta perché il bambino può provare paura ed insicurezza, può temere di essere meno amato e meno considerato rispetto all’altro. La sua insicurezza può essere legata soprattutto alla figura
materna. Infatti, se prima la relazione con quest’ultima era caratterizzata dall’immagine di una diade, “Ci siamo io e la mamma!”, adesso l’immagine è quella di un triangolo relazionale, “Ci siamo io, la mamma ed il
fratellino!”. Inoltre, i cambiamenti sono concreti, mettono al centro la relazione tra la mamma ed il neonato. Una relazione fatta di cure e attenzioni, per soddisfare i bisogni del più piccolo.

E’ probabile che il primogenito possa diventare fastidioso perché preoccupato che i genitori possano volergli meno bene di prima e può regredire a stati infantili. Quando il bambino è geloso, non riesce a
controllare razionalmente il suo comportamento, ha bisogno dell’aiuto di un adulto.
L’entrata del fratellino è, pur sempre, l’inizio di una nuova conoscenza. Un estraneo che può creare curiosità ma anche paure e timore. Dall’altra parte aiuta il maggiore a capire che non sempre può pensarsi al centro dell’universo materno e lo aiuterà a costruire strategie e processi mentali che arricchiranno la propria vita emotiva e cognitiva. Tale fase di sviluppo sarà il primo passo per mettere le basi di quel lungo processo di separazione-individuazione che lo porterà a sviluppare, gradualmente e nel tempo, la propria identità.

Come sostenere il primogenito in questo importante momento di crescita e cambiamento?
Il ruolo del papà è fondamentale poiché diventerà la figura di sostegno e di completamento della mancanza della mamma. Inoltre, l’osservazione da parte del bambino di gesti e sentimenti affettuosi del papà nei confronti della mamma potrebbe permettergli di immedesimarsi in tali sentimenti, senza sentirsi escluso.
La figura del padre è una risorsa essenziale in questa nuova fase della vita familiare.
Inoltre, è fondamentale essere comprensivi e rassicuranti con il bambino, soprattutto osservare i suoi comportamenti, che qualche volta, possono risultare inspiegabili e definiti come capricci. Invece, è importante, mettersi nei suoi panni, per provare a capire il suo punto di vista e quello che può sembrare un capriccio, magari è una richiesta di attenzione e maggiore vicinanza dei genitori.

Sarebbe opportuno rassicurarlo rispetto a questo faticoso momento di cambiamento facendogli capire che i suoi genitori non l’abbandoneranno mai. Parlare con il bambino, ascoltarlo ed aiutarlo a tirar fuori le emozioni, positive e negative, offrendo spazi e tempo per parlare dei propri sentimenti, di ciò che lo turba, di ciò che desidera, delle sue paure.

Inoltre, i genitori potranno coinvolgerlo negli aspetti di accudimento e
cura del fratello minore, promuovendo la vicinanza tra fratelli per permettere al figlio maggiore di non sentirsi escluso.

Mantenere le abitudini precedenti è un altro aspetto importante, cercando di fare le stesse cose che si facevano prima dell’arrivo del fratellino.
Infine, sarebbe importante evitare il confronto continuo tra fratelli, ogni bambino è diverso dagli altri, quindi potrebbe essere un bene tenere a mente sia i limiti che le risorse che contraddistinguono ognuno
come essere unico e speciale.

Centro psicologia Castelli Romani- Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologocastelliromani.it
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE




DISLESSIA: L'UTILITA' DI CONOSCERE IL FENOMENO

a cura della Dottoressa Chiara Marianecci – Logopedista


Nell’ambito dei Disturbi Specifici Dell’Apprendimento (DSA) per Dislessia si fa riferimento ad un disturbo della lettura che può riguardare la correttezza e, o la velocità. Tale difficoltà si manifesta in assenza di altri fattori che potrebbero giustificarla come la scarsa stimolazione ambientale, deficit sensoriali (ad esempio uditivi,visivi) o deficit cognitivi. Spesso si associano ad un quadro di dislessia anche altri disturbi dell’apprendimento quali disortografia (della scrittura), discalculia(del calcolo). Possiamo riscontrare anche problematiche inerenti alla comprensione del testo; è implicito che qualora queste comorbilità dovessero riscontrarsi il percorso scolastico, emotivo, personale del bambino potrebbe essere complesso e quindi in questi casi un intervento specifico, mirato e precoce risulta cruciale. Un ulteriore quesito riguarda le tempistiche d’intervento: non è possibile fare diagnosi di dislessia prima della seconda elementare, all’ultimo anno della scuola materna o durante la prima elementare è possibile solo valutare i prerequisiti o i primi stadi di apprendimento e dove necessario intervenire, in questi casi è opportuno parlare di “difficoltà”, ma non ancora di disturbo specifico. Ci sono degli indici predittivi di rischio che se colti tempestivamente limitano il problema di un ritardo nell’intervento e che, se presenti, rendono necessaria una valutazione anche prima della seconda elementare: primo fra tutti la familiarità, quindi quando si rintracciano altri casi in famiglia di difficoltà di apprendimento o di linguaggio è opportuno monitorare anticipatamente il percorso del bambino; altro fattore importante è quando il bambino ha presentato pregressi disturbi di linguaggio, infatti è ormai nota l’alta percentuale (45-56%) di rischio che possa presentare disturbi dell’apprendimento. Infine è importante sottolineare gli specialisti a cui rivolgersi in questi casi: cruciale è la figura del neuropsichiatra infantile che possa fare diagnosi; riconosciamo la figura del logopedista che si occupa della valutazione e riabilitazione del disturbo; lo psicologo che cura la parte emotivo-comportamentale, nonchè motivazionale, infine l’optometrista per tutto ciò che concerne la componente visiva. Il trattamento riabilitativo consta di numerose componenti: primo fra tutti il lavoro d’équipe fra specialisti, scuola e famiglia. L’obiettivo è quello di compensare la difficoltà riscontrata con training specifici e strumenti dispentativi e compensativi. Il fine di tutto ciò è certamente l’indipendenza del bambino in un ambito scolastico e personale.

Logopedista Chiara Marianecci
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e-mail: chiara.marianecci@hotmail.it

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