Catania, sgominata banda dedita al traffico e spaccio di droga a Giarre

 

CATANIA – Su richiesta della Procura della Repubblica di Catania, alle prime ore del mattino del 16 febbraio 2017, militari della Compagnia Carabinieri di Giarre, supportati dalla Compagnia di Intervento Operativo del 12° Battaglione “Sicilia” e dal 12° Nucleo Elicotteri, davano esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania – nei confronti di 8 persone (7 in carcere, 1 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti (art. 74 D.P.R. n. 309/90).

 

 

L’attività di indagine, condotta dal NORM della Compagnia Carabinieri di Giarre e coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania, mediante attività tecniche e dinamiche consentiva di:

– accertare la responsabilità degli indagati in relazione ad una fiorente attività di traffico e vendita di cocaina, marijuana ed eroina nella zona di Giarre;
– definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli dei membri nell’ambito del gruppo criminoso operante nel territorio di Giarre;
– ricostruire il sistema con cui il gruppo criminale gestiva l’attività di spaccio, individuando le modalità di approvvigionamento, custodia e cessione della sostanza stupefacente, la cassa comune e i depositi a cui attingere quotidianamente;
– arrestare, finora, 11 persone e denunciarne altre 6 per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, sequestrare nel complesso 21 kg di marijuana, 100 gr. di cocaina, 14 gr. di eroina e individuare 40 assuntori segnalati al Prefetto ex art 75 D.P.R. n. 309/90.

I sodali, diretti da un elemento di spicco della criminalità giarrese, avevano ruoli ben precisi, agivano con l’animus di appartenere ad uno stesso sodalizio e alimentavano la cassa comune con i proventi dello spaccio attingendo quotidianamente da vari depositi.
I promotori ed organizzatori del sodalizio criminale si avvalevano anche di soggetti minorenni, intimando ai pusher al dettaglio di commettere rapine per ripianare i debiti connessi allo smercio illecito o dovuti ai sequestri.
L’esecuzione dell’ordinanza ha comportato un intervento massivo sull’area di Giarre e zone limitrofe, comuni in cui la criminalità organizzata trae un cospicuo sostentamento economico dall’attività legata allo spaccio di stupefacenti.
 




Catania, sorpresi a fare il pieno di merendine ai distributori del liceo Gemmellaro

 

CATANIA – Alle ore 01:30 circa di stanotte due equipaggi del Nucleo Radiomobile del Comando Provinciale nell’ambito di un servizio per il controllo del territorio finalizzato a reprimere atti vandalici all’interno di edifici pubblici, su disposizione dell’operatore del 112 allertato da una guardia giurata, intervenivano presso l’Istituto d’Istruzione superiore “Carlo Gemellaro” di Corso Indipendenza.
I militari appena giunti, facevano irruzione nei locali della scuola sorprendendo due malviventi che forzavano i distributori automatici di bevande e merendine.
I due, dopo aver scardinato con degli utensili da scasso una delle porte d’ingresso, erano entrati nei locali destinati alla ricreazione degli studenti ed erano intenti ad impadronirsi delle cassette metalliche contenenti le monete per l’acquisto di merendine.
I militari all’esterno della struttura hanno altresì rinvenuto una Fiat 600 utilizzata dai rei per raggiungere il sito, successivamente posta sotto sequestro poiché priva di copertura assicurativa.
Gli arrestati, BONACCORSO Carmelo di 20 anni ed un coetaneo, attenderanno il giudizio per direttissima relegati agli arresti domiciliari.
 




Catania, paura per l'esplosione in un palazzo

 

di Paolino Canzoneri

 
CATANIA – Esplosione al secondo piano di un palazzo al secondo piano in via Cosentino Sava nel quartiere Cibali di Catania. La causa, a quanto riportata dai Vigili del Fuoco, sembra essere stata una miscela di aria e gas fatale che alle 9 del mattino circa ha causato una deflagrazione che per fortuna non ha causato vittime per l'orario in cui tutti i residenti erano usciti. Si registrano al momento solo tre persone ferite leggermente, due bambini e una donna. Evacuato l'intero stabile per le ovvie ragioni di sicurezza e per consentire le operazioni delle squadre dei Vigili del Fuoco e del supporto logistico per appurare le condizioni strutturali. Presenti anche le forze dell'ordine fra Polizia, Carabinieri, ambulanze del 118 e Vigili Urbani e personale dell'Azienda del gas. La vicenda richiama quanto già accaduto ad Acilia nella Capitale ma questa volta l'orario ha posto le condizioni per evitare una autentica strage che si sarebbe potuta compiere se l'esplosione fosse avvenuta prima. Proprio pochi giorni fa una fuga di gas aveva causato l'esplosione di una palazzina dove avevano perso la vita una bambina di soli 8 anni e la giovane mamma. Il consigliere della Quarta Municipalià Erio Bruceti ha commentato: "Poteva essere una tragedia di immani proporzioni. Solo per pura fortuna detriti, schegge di vetro, porte ed inferriate finite anche a decine di metri di distanza dall’appartamento teatro dell’esplosione non ha provocato grosse conseguenze alle persone. Occorrono adesso controlli dettagliati sulla staticità delle case, un’adeguata assistenza psicologica agli anziani della zona, ancora sotto choc e si asupica che le forze dell’ordine scongiurino atti di sciacallaggio visto che, in molte case, i ladri potrebbero entrare attraverso ciò che rimane dei tetti." 
 



Catania, colpo duro al clan Brunetto: in 12 finiscono in manette – VIDEO

 

di Paolino Canzoneri


CATANIA – Su delega della procura di Catania, carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo hanno inferto un colpo durissimo al clan Brunetto legato alle famiglie di Cosa Nostra Santapaola e Ercolano, eseguendo un blitz nella fascia jonica-pedemontana dell'Etna portando all'arresto di 12 persone nel corso di una operazione nominata "Kallipolis" avviata nel 2013.  
 

 
 
Le indagini hanno portato alla luce il rifiorire di interessi criminali e dinamiche tra il giungo 2013 e il successivo anno in cui alla guida vi era Pietro Carmelo Oliveri, conosciuto con il nomignolo "Carmeluccio" ritenuto dagli inquirenti come il successore alla guida del gruppo criminale affidato dal boss Paolo Brunetto prima della sua morte nel 2013 perchè il fratello si trovava in detenzione domiciliare presso una struttura terapeutica di Marsala. Le manette sono scattate per 12 persone che operavano a Giarre, Fiumefreddo di Sicilia e Castiglione di Sicilia; gruppo criminale dedito prevalentemente al traffico di cocaina e marijuana, delitti contro il patrimonio e alla gestione di attività finalizzate all'arricchimento e al controllo del tessuto economico locale nonchè lavori locali come "buttafuori" in ristoranti e discoteche. La custodia cautelare è stata eseguita per 5 indagati già reclusi per altri reati e per Alfio Di Grazia, Pietro Carmelo Oliveri, Alessadro Siligato, Luca Daniele Zappalà, Giuseppe Calandrino trovato in possesso il 15 novembre 2014 di un arsenale di armi e munizioni che l'uomo teneva nel suo appartamento di via Romagna nel quartiere Jungo a Giarre tra cui una pistola calibro 6.35 con matrice abrasa munita di caricatore con 4 cartucce inserite, 68 cartucce calibro 12,30, varie cartucce calibro 20, un fucile calibro 12 con matricola abrasa, fucile monocanna calibro 20, carabina ad aria compressa e circa 400 munizioni del calibro 12, 16 e 32. Intercettazioni telefoniche, registrazioni ambientali e riprese video hanno fornito elementi preziosi per le indagini volte a riscostruire in modo capillare ruoli e metodologie che il clan adottava con minuzia ed attenzione per evitare controlli di ogni genere. I reati contestati vanno dall'associazione di stampo mafioso al porto illegale di armi e al traffico di droga e rapina. 
 
Elenco arrestati: 
 
1. DI GRAZIA Alfio, classe 1973 di Giarre (CT);
2. FAZIO Vito, classe 1947 di Fiumefreddo di Sicilia (CT);
3. FRESTA Leonardo, classe 1982 di Giarre (CT);
4. SILIGATO Alessandro, classe 1979 di Taormina (ME);
5. PACE Francesco, classe 1972 di Catania;
6. PATANE’ Paolo, classe 1986 di Giarre (CT);
7. MIRAGLIA Marco, classe 1994 di Giarre (CT), sottoposto agli arresti domiciliari;
8. BRUNETTO Salvatore, classe 1968 di Giarre (CT), già ristretto nel carcere di Terni;
9. CALANDRINO Giuseppe, classe 1974 di Giarre (CT), già ristretto nel carcere di Agrigento;
10. OLIVIERI Pietro Carmelo, classe 1967 di Acireale (CT), già ristretto nel carcere di Lanciano (CH);
11. PATENE’ Alfio, classe 1978, già ristretto nel carcere di Frosinone;
12. ZAPPALA’ Luca Daniele, classe 1975, già ristretto nel carcere di Piazza Lanza (CT).
 
 



Catania, dai pizzini di un ergostolano alle manette: 16 arresti per traffico di droga

 

di Pao. Canz. 



CATANIA – Carabinieri del comando provinciale hanno eseguito 16 arresti nell'ambito di una vasta operazione antidroga sul territorio etneo. Il provvedimento cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania su richiesta della procura della Repubblica etnea guidata da Carmelo Zuccaro coinvolge una organizzazione ritenuta responsabile di associazione a delinquere per traffico di cocaina e marijuiana. L'attività investigativa e l'imponente operazione denonimata "Baly" che ha coinvolto 100 carabinieri pare sia partita dalla scoperta di "pizzini" di un ergastolano che aveva impartito un sodalizio criminale e che dirigeva egli stesso il traffico. Telecamere di sorveglianza hanno potuto determinare che gli stupefacenti venivano smerciati grazie alla complicità di una azienda dell'hinterland catanese quale base logistica. Da quanto è emerso gli indagati miravano ad una azione espansionistica programmando furti e rapine per autofinanziarsi ingenti partite di droga per rifornire altre zone di provincia dell'isola. Alle 11 è prevista una conferenza stampa al Comando Provinciale Carabinieri di Catania dove verranno illustrati ulteriori dettagli sul blitz e sulle indagini.



Catania, donna muore dopo aver il parto. aperta un'inchiesta dalla Procura

 
di Angelo Barraco

Catania – E’ stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Catania per far luce sulla morte di Valentina Milluzzo, 32 anni, incinta al quinto mese, ricoverata all’ospedale “Cannizzaro” di Catania e deceduta 12 ore dopo aver partorito prematuramente i due gemelli che portava in grembo. Il fascicolo d’indagine è stato aperto a seguito della denuncia dei familiari e il Procuratore Zuccaro ha disposto il trasferimento del cadavere in obitorio, imponendo uno stop ai funerali che erano stati organizzati nel paese d’origine della donna, inoltre è stata sequestrata la cartella clinica. Prima di disporre l’autopsia, verrà individuato il personale che prestava servizio e si presume venga indagato per omicidio colposo come atto dovuto ai fini di eseguire l’esame autoptico. La donna si era posta alla procreazione assistita e il 29 settembre era stata ricoverata presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia ma in poche ore il suo quadro clinico sarebbe precipitato poiché la donna ha accusato dolori, nausea, febbre e per tali sintomi le sarebbe stata somministrata una Tachipirina. La donna è stata trasferita in sala parto nel pomeriggio di sabato, dove ha dato alla luce due gemellini senza vita però, il giorno dopo è stata lei a staccare per sempre il suo cordone ombelicale dalla vita terrena. In un primo momento il corpo è stato portato a Palagonia, dove viveva con la famiglia, ma l’intervento della Magistratura ha predisposto la perizia necroscopica quindi il corpo è stato portato nuovamente all’ospedale Cannizzato. L’avvocato della famiglia, Salvatore Catania Milluzzo, ha detto all’Agi: “il medico che curava Valentina si sarebbe rifiutato di estrarre il feto che aveva gravi difficoltà respiratore fino a quando fosse rimasto vivo, proprio perché obiettore di coscienza. Ciò avrebbe aggravato il quadro clinico della giovane donna. La situazione si era aggravata già il 15 ottobre, con febbre, forti nausee e dolori, temperatura e pressione arteriosa molto basse. Bisognerebbe intervenire sui bambini uno dei quali, secondo le analisi fatte respirava male, ma il medico si sarebbe rifiutato”, l’Avvocato aggiunge: “era stata ricoverata il 29 settembre per una dilatazione dell'utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Dal 15 ottobre mattina la situazione precipita. Ha la febbre alta che è curata con antipiretico. Ha dei collassi e dolori lancinanti. Lei ha la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa”.
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo parlato di aborto con la Dottoressa Rossana Putignano, Psicologa Clinica, Psicoterapeuta, è stata psicologa nella u.o di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Ba) e ha collaborato in una ricerca sull'aborto con la Dott.ssa Mariagrazia Carone, responsabile della terapia relazionale per i casi con problematiche di conflitto sociale presso la u.o. di Psichiatria del Policlinico di Bari. Oggi è responsabile del servizio di Psicodiagnosi Neuropsicologica e Forense all'interno del CRIME ANALYSTS TEAM.
 
“Oggigiorno sentire parlare di donne morte durante il parto lascia dello sconcerto, soprattutto alla luce dell’ ospedalizzazione del parto, vissuto dalle donne in modo un po’ meno spontaneo di quanto dovrebbe avvenire in natura, grazie ai numerosi dispositivi introdotti per la facilitazione del parto come la vasca per il parto in acqua, l’epidurale o la stessa “episiotomia”, ovvero il taglio effettuato alla donna per facilitare il passaggio del neonato. Nella fattispecie del caso della donna 32 enne deceduta insieme ai due gemelli alla XIV esima settimana, posso solo descrivere quali sono le condizioni affinché possa avvenire un aborto terapeutico o accidentale. La legge 194/78 regola l’ aborto terapeutico che avviene tramite trattamenti medici al fine di preservare l’incolumità della donna o di evitare che il feto possa crescere affetto da gravi malformazioni.  ( M. Carone, C. Filaninno, L. Lacarbonara, R. Putignano, M.G. Tommasino, “L’interruzione di gravidanza alla XII- XVI settimana: l’aborto terapeutico. Aspetti legali- Aspetti psicologici”, Notiziario Ordine Psicologi della Puglia, Giugno 2015). L’aborto accidentale, invece, è dovuto all’azione di terzi attraverso cause di origine traumatica, tossica, psichica, professionale o medicamentosa.  L’aborto entro i primi 90 giorni di gestazione è regolamentato dall’art. 6 della legge 194/78 che mostra gli unici due casi in cui è possibile praticare l’aborto terapeutico. Nel primo caso la gravidanza o il parto devono comportare un grave pericolo per la donna; nel secondo caso devono essere accertate patologie, anomalie o malformazioni nel nascituro che possono determinare un grave pericolo per la vita della donna. L’art. 7 invece regola l’aborto nel caso in cui esista la possibilità di vita autonoma del feto, permettendo l’interruzione di gravidanza in caso di serio pericolo di vita perla donna, tuttavia, il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni cautela volta a salvaguardare la vita del nascituro. Alla luce di questi due tabella è chiaro che il sequestro della cartella clinica della donna e l’indagine sull’equipe medica coinvolta siano atti dovuti al fine di verificare eventuali responsabilità professionali che possano essere state la causa del decesso della donna e dei due feti. Nel caso in cui si riscontrino responsabilità medico- professionali si parlerebbe di aborto criminoso come cessazione violenta e illecita della gravidanza. L’aborto criminoso può essere sia di natura dolosa se l’azione sulla donna è intenzionalmente diretta a provocare l’interruzione di gravidanza, preterintenzionale se l’aborto è la conseguenza non voluta di un’ azione dolosa inferta alla donna oppure colposa se la perdita del bambino si verifica a causa della negligenza, imperizia o inosservanza delle norme regolamentari. Una volta chiarite le responsabilità umane o le cause organiche per quanto concerne il decesso dei due feti, resta poi da accertare come e perché la donna sia deceduta. Morire di parto nel XXI secolo è assurdo”.




Catania, dialisi in strutture private: in manette medici e imprenditori

Redazione

CATANIA – Sviavano pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private. E' l'accusa contestata a cinque persone, tra imprenditori e dirigenti medici, che sono stati posti agli arresti domiciliari. Nei loro confronti militari delle Fiamme Gialle hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip, su richiesta della locale Procura distrettuale. Agli indagati è contestata l'associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati di corruzione e abuso d'ufficio.




Catania: due cani azzannano e uccidono un bambino, la madre: "L'ho difeso, ho combattuto"

di Angelo Barraco
 
Catania – Due Dogo Argentino aggrediscono e uccidono un bimbo di un anno e mezzo. La tragedia si è consumata in una villa di Mascalucia, nel Catanese, in via Del Bosco. Il piccolo stava giocando in una piscina gonfiabile quando è stato improvvisamente aggredito dai due Dogo Argentino che lo hanno azzannato al collo e alla testa, ferendolo moralmente. La madre ha tentato di strapparlo dalla morsa degli animali ma anch’essa è rimasta ferita. Tempestivo il trasporto in ospedale del bambino con l’elisoccorso ma è stato tutto inutile, è deceduto. La donna risulta indagata per omicidio colposo. Dai primi accertamenti emerge che il bimbo era solo nel momento in cui ha subito l’aggressione, sarebbero state le urla di una vicina a richiamare l’attenzione della donna. L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto utile al proseguimento degli accertamenti di natura tecnico-investigativa e valutare con attenzione le responsabilità. Fabio Cantarella, Vicesindaco di Mascalucia, ha scritto su facebook il seguente post “Giorno tragico oggi per Mascalucia. Vi invito a pregare per il piccolo di poco più di un anno che non ce l'ha fatta e per la madre ferita nel tentativo di strapparlo ai loro cani inferociti. Pare si tratti di una coppia di doghi argentini, microchippati peraltro. La tragedia è avvenuta all'interno della loro villetta, lungo la via Del Bosco.Lasciate che vi confidi solo una cosa: con tutta la fede che posso immaginare non riesco ad accettare che un bambino indifeso muoia così. O forse è la mia fede che non è abbastanza forte per comprendere”.
 
I cani sono stati sequestrati e affidati al servizio veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale. La villa è stata posta sotto sequestro per consentire agli inquirenti di svolgere i rilievi necessari. Sul corpo del piccolo Giorgio verrà eseguita l’autopsia, ma al momento non è stata stabilita una data, quel che è certo riguarda la nomina del medico legale che si occuperà dell’esame autoptico. Stefania Crisafulli, la madre del piccolo, attraverso il suo legale ha spiegato che “Avevo il bambino in braccio quando uno dei cani, il maschio, l'unico libero in giardino, all'improvviso, senza motivo apparente, ha aggredito il piccolo cercando di portarmelo via. L'ho difeso, ho combattuto, ma mi ha trascinata sul giardino. Poi sono riuscita a chiudere il cane e sono fuggita fuori casa urlando, chiedendo aiuto con mio figlio tra le braccia, ma e' stato tutto inutile”. Il papà del piccolo Giorgio riferisce invece che “E' pressoche' impossibile che mia moglie abbia lasciato da solo Giorgio. Non lo ha mai fatto. Non si e' mai separata dal bimbo. Sono amareggiato dai social media che non hanno avuto rispetto per la famiglia per quello che era accaduto. Io ho visto foto e commenti sul fatto pubblicati ancora prima che le persone che ci conoscono e fossimo a conoscenza che mio figlio non c'era più”.  



Catania: donna sgozzata, fermato l'ex della figlia che confessa l'omicidio

di Angelo Barraco
 
Catania – E’ stato arrestato Agostino Siciliano, 30enne accusato di aver sgozzato a Misterbianco Marina Zuccarello, 55 anni, madre della sua ex fidanzata. L’uomo è stato fermato mentre si stava recando a Taranto. Ha reso dichiarazioni spontanee confessando il terribile delitto, dichiarando che l’omicidio è avvenuto a seguito di una sua azione difensiva dalla donna e per proteggersi l’avrebbe colpita con un coltello da cucina. Dopo aver compiuto il delitto, il giovane aveva incontrato alcuni amici e avrebbe loro dichiarato “Ho fatto una sciocchezza, una grande sciocchezza” e poi sarebbe andato via. Tale elemento avrebbe portato gli inquirenti a seguire la pista del giovane, poiché aveva avuto in precedenza una storia con la figlia della vittima, ma quest’ultima aveva fortemente contrastato. Gli inquirenti hanno inchiodato Siciliano anche grazie a delle riprese video, che hanno immortalato l’auto dell’uomo che percorreva il tragitto di Via Santa Margherita in direzione Misterbianco, nell’arco temporale in cui avvenne il delitto. Il Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro ha dichiarato “Sono molto soddisfatto della risoluzione del caso, per un lavoro molto serrato e puntuale da parte della magistratura e dei carabinieri di Misterbianco. La risoluzione di questo caso ha anche una grande importanza perche' non getta nello sconforto una intera comunita' che si era allarmata per quanto avvenuto stamattina”. 
 
Ricordiamo inoltre che il corpo della donna è stato rinvenuto dal marito, che era uscito da casa per comprare le sigarette e il giornale e al suo ritorno ha trovato la moglie in un lago di sangue. Ha chiamato immediatamente chiamato il 118 e i Carabinieri e successivamente è stato sentito dalle forze dell’ordine insieme alle figlie. Sin da subito l’attenzione degli inquirenti si è concentrata su Siciliano e in una prima fase investigativa il Capitano della compagnia di Catania aveva dichiarato ad Adnkronos “Stiamo seguendo un'ipotesi molto concreta, l’attività d’indagine è serrata e stiamo lavorando per consegnare l’assassino alla giustizia”. 



PANICO A CATANIA, NON SI APRE CARRELLO ATTERRAGGIO D'EMERGENZA

Redazione

Catania – Sono rimasti illesi e sono scesi dal portellone anteriore i 18 passeggeri e i tre componenti dell'equipaggio dell'aereo della compagnia Air Vallée proveniente da Rimini che ha fatto un atterraggio di emergenza sulla pista dell'aeroporto di Catania per la mancata apertura del carrello. Il velivolo è un Fokker 50. L'aeromobile è ancora sulla pista e per il momento lo scalo è chiuso. Si stanno verificando anche i danni che avrebbe subito la pista prima di riaprirlo. Secondo quanto si è appreso per passeggeri ed equipaggio soltanto una grande paura ma nessun danno.

Come conseguenza della chiusura temporanea dell'aeroporto "Fontanarossa" di Catania, a causa dell'atterraggio di emergenza di un Fokker 50 della compagnia aerea Air Vallè, all'aeroporto di Fiumicino i voli per Catania subiranno dei ritardi sulla partenza originariamente programmata. Sono quattro, per ora, i collegamenti coinvolti (due di Ryanair e due di Alitalia), per i quali ora le compagnie aeree stanno anche valutando se dirottarli su scali alternativi, come Palermo o Comiso, oppure attendere la riapertura definitiva dello scalo di Catania.

L'aereo dell' Air Vallée proveniente da Rimini atterrato senza carrello all'aeroporto di Catania è stato rimosso dalla pista. Lo rende noto l'Enac. Sono stati effettuati i controlli sulla pista e l'aeroporto è tornato operativo dalle ore 15.

Come conseguenza della chiusura temporanea dell'aeroporto "Fontanarossa" di Catania, a causa dell'atterraggio di emergenza di un Fokker 50 della compagnia aerea Air Vallè, all'aeroporto di Fiumicino i voli per Catania subiranno dei ritardi sulla partenza originariamente programmata. Sono quattro, per ora, i collegamenti coinvolti (due di Ryanair e due di Alitalia), per i quali ora le compagnie aeree stanno anche valutando se dirottarli su scali alternativi, come Palermo o Comiso, oppure attendere la riapertura definitiva dello scalo di Catania.

L'aereo dell' Air Vallée proveniente da Rimini atterrato senza carrello all'aeroporto di Catania è stato rimosso dalla pista. Lo rende noto l'Enac. Sono stati effettuati i controlli sulla pista e l'aeroporto è tornato operativo dalle ore 15.




CATANIA: COPPIA UCCISA IN VILLA, IVORIANO A PROCESSO IL 23 MAGGIO

di Angelo Barraco
 
Catania – Il 23 maggio sarà processato Mamadou Kamara, 18enne ivoriano su cui pende l’accusa di omicidio nei confronti di Vincenzo Solano, 68 anni e la moglie Mercedes Ibanez, 70enne che sarebbe stata picchiata, violentata e poi uccisa. Il duplice delitto è avvenuto nella villa della coppia, a Palagonia. La decisione è stata presa dal Gip di Caltagirone che ha accolto la richiesta di giudizio immediato depositata dal procuratore capo Verzera. L’accusa sostiene che il giovane ivoriano avrebbe agito da solo, sarebbe entrato nella villetta della coppia, li avrebbe picchiati, rapinati e avrebbe inoltre violentato la donna, buttandola dal balcone. Ma quali sono gli elementi a carico di Kamara? Nel borsone dell’ivoriano sono stati trovati diversi indumenti, cellulari, orologi, computer, macchine fotografiche appartenenti alle vittime. L’uomo non era incensurato e in merito ai suoi spostamenti di quella sera ha fornito versioni contrastanti. In un primo momento ha affermato di aver utilizzato una sua bici, successivamente invece ha cambiato versione e ha riferito di aver utilizzato una bici di un ospite del centro d’accoglienza, che dista pochi chilometri dal luogo del delitto. Inoltre i suoi indumenti erano sporchi di sangue. Nell’ordinanza del Gip si legge: “condotta violenta connotata da una disumana crudeltà essendosi infierito contro le vittime con ripetuti colpi al capo e al volto, oltre che nelle parti intime e particolarmente odiosa in quanto posta in essere nei confronti di vittime in età avanzata. Le risultanze dell’ispezione cadaverica ivelano diverse lesioni sul corpo della Ibanez, consentendo di ipotizzare che le stesse erano state prodotte verosimilmente da un mezzo contundente utilizzato con meccanismo compressivo e notevole forza viva, percuotendola reiteratamente, nonché dall’azione di un pugno. Inoltre si accertava che la vittima, dopo aver subìto violenza sessuale e aver tentato di sottrarsi all’azione dell’aggressore, era stata nuovamente raggiunta, scaraventata sul pavimento e colpita ripetutamente con colpi contundenti al capo per poi essere gettata dal balcone”. La scoperta è stata fatta dalle forze dell’ordine che in seguito a controlli su un cellulare rubato, hanno chiamato l’ultimo numero sul registro e ha risposto una delle figlie. Le forze dell’ordine hanno così ottenuto l’indirizzo dei proprietari del cellulare e si sono recati presso l’abitazione, lì la macabra scoperta.