Catania, irruzione e colpi di pistola al bar: grave il titolare

CATANIA – Agguato la notte scorsa in un bar della zona alta di viale Mario Rapisardi a Catania dove almeno due uomini hanno fatto irruzione sparando diversi colpi di pistola contro il titolare. Angelo Torrisi, di 47 anni, proprietario dell’omonimo esercizio, che era seduto, è rimasto ferito in più parti del corpo. Soccorso è stato trasportato nell’ospedale Garibaldi dove è ricoverato con la prognosi riservata. Per i medici le sue condizioni sono molto gravi.

Nonostante la modalità dell’agguato la squadra mobile della polizia di Stato, che indaga, pur non escludendo alcuna ipotesi, ritiene più probabile che il tentativo di omicidio possa essere maturato nella sfera personale della vittima, che non aveva precedenti penali. Per questo gli investigatori stanno cercando di ricostruire la sua personalità e le sue ultime frequentazioni, sentendo familiari e amici, per risalire a elementi utili alle indagini. La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta.

 

 




Catania, cocaina negli slip: in manette il 59nne Achille Taranto

CATANIA – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno arrestato in flagranza di reato il 59nne Achille Taranto, già gravato da numerosi precedenti penali specifici e denunciato un 39enne, entrambi catanesi, poiché ritenuti responsabili di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Achille Taranto è stato giudicato per direttissima e il giudice ne ha disposto il trasferimento nel carcere di Catania Piazza Lanza.

Nel pattugliare il noto quartiere catanese, gli uomini della Squadra “Lupi” notavano un noto assuntore di sostanze stupefacenti uscire frettolosamente da una palazzina di via Villascabrosa, peraltro residenza di alcuni soggetti dediti permanentemente allo spaccio di droga, approfittando del portone d’ingresso aperto, sono entrati incrociando nell’androne il 59enne che, notandoli, fuggiva risalendo le scale dell’immobile.

Bloccato e perquisito nell’immediatezza è stato trovato in possesso di una bustina di plastica contenente circa 12 grammi di “cocaina” che celava tra gli “slip”. Altri due militari, nel frattempo, avevano già raggiunto uno dei piani dello stabile luogo in cui il 39enne, scorgendoli, tentava di rientrare repentinamente nella propria abitazione. A quel punto i Carabinieri facevano irruzione rivenendo su di un tavolo alcune dosi di “marijuana” pronte allo smercio nonché un bilancino di precisione e vario materiale comunemente utilizzato per la preparazione delle dosi di stupefacente. Perquisito, il 39enne nascondeva nella tasca dei jeans 100 euro in banconote di vario taglio e una dose di marijuana identica per confezionamento a quelle ritrovate sul tavolo. La droga e il denaro sono stati sequestrati mentre l’arrestato attenderà il giudizio per direttissima relegato ai domiciliari.

 

 




Catania, Ancri: “Legalità nel territorio siciliano. Il valore della coerenza”

CATANIA – L’ecomafia, neologismo coniato da Legambiente, è diventato tema di discussione per i Cavalieri al Merito della Repubblica, riuniti in occasione dell’avvio delle attività sociali. Dopo il saluto del presidente, Uff. Francesco Frazzetta e del commissario Alfredo Lieto, il vicepresidente Giuseppe Adernò ha introdotto l’argomento, “Legalità nel territorio siciliano. Il valore della coerenza” presentando il Relatore: Cav. Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, nominato Cavaliere della Repubblica per il suo impegno civile a difesa della legalità. L’attento pubblico, nel salone del Centro direzionale della Città Metropolitana di Catania, in via Nuovaluce, ha seguito con vivo interesse e pieno coinvolgimento la trattazione della tematica, intrecciata con il racconto di fatti e gesti compiuti all’insegna della coerenza.

La relazione e il racconto dell’esperienza diretta che ha visto protagonista il presidente del Parco dei Nebrodi, il quale, in risposta al giro di malaffare, che ha contrassegnato le procedure degli appalti si è fatto promotore mediante un “protocollo di legalità” di bloccare il business di terreni demaniali, ottenuti dai mafiosi in concessione da amministratori corrotti e impauriti a 30 euro per ettaro, anziché a 3 mila così da accaparrarsi i fondi europei per colture biologiche mai impiantate” Per questo Antoci ha subito un agguato restando vittima di un attentato mafioso, per fortuna scampato, grazie alla coraggiosa attenzione degli uomini della scorta.

Il protocollo di legalità promosso dal Presidente Antoci per i contratti nel settore ambientale, è stato adottato nel 2016 da tutte le Prefetture di Sicilia e Calabria ed il 27 settembre 2017 è stato recepito dal nuovo codice antimafia e applicato in tutto in territorio nazionale. L’impegno e la coerenza sono stati premiati e dalla Sicilia, a beneficio dell’intero territorio nazionale si realizzano positivi segni concreti di legalità, che non viene solo proclamata, ma applicata a condivisa. Sradicare il malaffare, la corruzione, le false dichiarazioni, le raccomandazioni, non è facile, se non si formano le coscienze anche mediante concreti segni di rispetto delle persone e delle leggi. La vera educazione alla legalità come fra l’altro è stato documentato dagli interventi dei presidenti dell’ASAEC – associazione antiestorsione- Nicola Grassi; dell’UCIIM – docenti cattolici- Maria Antonietta Baiamonte e di Acireale, Rita Calderone; del coordinatore del dipartimento del CAD – Centro Ascolto del Disagio-, Eugenio De Cristofaro; della Croce Rossa, Stefano Principato, si alimenta di testimonianza e di coerenza, nella fedeltà ai valori proclamati, diventando così un efficace antivirus che garantisce sviluppo e progresso La consegna del Crest in pietra lavica con lo stemma dell’ANCRI al Cav Antoci, il quale ha aderito al sodalizio, ha concluso l’evento promosso dalla Sezione territoriale di Catania con il coinvolgimento delle altre associazioni.




Catania, violentata dopo discoteca e lasciata in strada: tre fermi

CATANIA – Una 25enne è stata violentata nella notte tra sabato e domenica da tre italiani, di 36, 34 e 23 anni, che sono stati poi fermati da carabinieri. La Procura oggi chiederà la convalida del provvedimento. La notizia, riportata dal quotidiano La Sicilia, ha trovato conferma in ambienti investigativi e giudiziari. La giovane, secondo quanto si è appreso, aveva accettato di essere riaccompagnata a casa da uno dei tre che conosceva, a conclusione di una serata in una discoteca a Catania. Quando è salita nell’auto ha trovato gli altri due già dentro la vettura. Vicino casa della 25enne, che abita in una zona isolata, i tre l’avrebbero ripetutamente violentata e poi l’avrebbero abbandonata sulla strada. Un passante che l’ha vista le ha dato i primi soccorsi e ha chiamato il 112. Sono intervenuti i carabinieri e la vittima è stata condotta con un’ambulanza nell’ospedale Garibaldi di Catania, dove è stata ricoverata in stato di shock.

Quella notte da incubo La notte di violenza è iniziata in discoteca a Catania alla “Vecchia Dogana” sabato sera: uno dei tre uomini si è offerto di accompagnare la ragazza e in campagna, in contrada ‘Muscalora’ a Misterbianco alle porte della città, l’ha violentata insieme agli altri due uomini. Un incubo vissuto all’alba di domenica per una ragazza della provincia di Catania che aveva deciso di trascorrere in discoteca la sera.

Abbordata da un giovane in pista la giovane aveva accettato di essere riaccompagnata a casa ma appena salita nell’auto ha trovato gli altri due già dentro la vettura. I tre l’ahho portata nelle campagne di Mistrbianco e l’avrebbero ripetutamente violentata. Po l’avrebbero abbandonata sulla strada.

Un passante che l’ha vista le ha dato i primi soccorsi e ha chiamato il 112. Sul posto sono arrivati i carabinieri e la vittima è stata condotta con un’ambulanza nell’ospedale Garibaldi di Catania, dove è stata ricoverata in stato di shock. I carabinieri hanno sequestrato i cellulari dei tre fermati: conterrebbero dei filmati girati durante la notte ‘brava’.




Potenza, pedofilia e internet: udienza preliminare per l’adescatore 64enne di Catania

POTENZA – Si è svolta mercoledì scorso l’Udienza Preliminare nel Tribunale di Potenza per una storia che coinvolge una ragazza appena adolescente e il suo fratellino di appena 8 anni. La giovane donna, amante della navigazione internet come molti altri coetanei, si è trovata ad avere a che fare con un uomo di 64 anni, residente a Catania, il quale, mentendo sulla sua reale età, fa innamorare la ragazzina di un fantomatico ragazzo.

Abilmente l’uomo riesce a conquistare la fiducia della sua vittima e mette in atto il suo squallido piano: comincia ad inviare materiale pornografico chiedendo di essere contraccambiato. L’abile manipolatore induce la ragazza ad avere rapporti sessuali con terzi quindi a filmare il tutto, filmati che invierà online ad altre persone sulla piattaforma “stremago”, facendosi ripagare con ricariche telefoniche per sè e per la ragazza. L’uomo in particolare l’avrebbe indotta ad avere e filmare rapporti orali con il fratellino di appena 8 anni.

La vicenda giudiziaria si svolge davanti al Gip Michela Petrocelli, la quale, durante l’udienza ha negato all’uomo di poter ricevere una perizia psichiatrica ed ha inoltre revocato l’ammissione al giudizio abbreviato riservandosi di fissare la data dell’inizio del processo. Ulteriore pesante storia che va a gravare sempre di più su due argomenti di forte impatto: La violenza sulle donne e sui minori. Ulteriore pessima vicenda che punta l’attenzione sulla vita di tutti i giorni e ci insegna a tenere l’attenzione verso i nostri figli sempre ai massimi livelli.
Giulia Ventura




Catania: italiano violenta dottoressa alla guardia medica

CATANIA – Un dottoressa di turno alla guardia medica di Trecastagni, nel Catanese, è stata aggredita e violentata da un 26enne. Il giovane, italiano, residente nello stesso paese etneo, è stato arrestato da carabinieri della compagnia di Acireale. Secondo una prima ricostruzione, il 26enne sarebbe entrato nella guardia medica di Trecastagni con la scusa di farsi visitare. Sarebbe invece andato in escandescenze, danneggiando arredi della stanza, e poi ha sequestrato e violentato la dottoressa che era in servizio. Un passante, sentendo urla di donna provenire dalla guardia medica, ha avvisato i carabinieri che sono subiti intervenuti. La dottoressa, che sarebbe riuscita a fuggire, è stata soccorsa da militari dell’Arma che hanno fatto irruzione nella guardia medica e arrestato il giovane. Sull’accaduto ha aperto un’inchiesta la Procura di Catania.

 

 

 




Catania, scossa di terremoto a Bronte: evacuate scuole

CATANIA – Una scossa di terremoto di magnitudo 3.3 è stata registrata alle 09.21 alle pendici ovest dell’Etna a Bronte in provincia di Catania. L’ipocentro è stato localizzato dall’Ingv a una decina di chilometri di distanza a Bronte, a una profondità di sei chilometri. L’evento è stato nettamente avvertito dalla popolazione, con persone che si sono riservate in strada. A titolo precauzionale a Bronte sono state evacuate le scuole. Un altro sisma, di magnitudo 2.0, era stato registrato alle 06.14 nello stesso punto. Una scossa di magnitudo maggiore, 2.5, è stata rilevata, invece, alle 08.05, nella stessa area, con ipocentro a una decina di chilometri da Biancavilla, a una profondità di circa sei chilometri. Non sono stati segnalati danni a cose o persone.




Catania, estorsioni e associazione mafiosa: colpito il clan Stidda

CATANIA – Dalle prime ore della mattinata odierna, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania, i Carabinieri del Comando Provinciale di Ragusa e la Squadra Mobile di Ragusa, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Catania nei confronti di pregiudicati di Vittoria (RG), accusati di associazione mafiosa, estorsioni e fittizia intestazione di beni aggravate dalle modalità mafiose.
Gli arrestati sono considerati appartenenti ad un clan locale, appartenente all’associazione di stampo mafioso denominata “Stidda”.
Le indagini hanno permesso di ricostruire l’organigramma del clan, capeggiato dai componenti della famiglia, accertando che era dedito alle estorsioni in danno di commercianti e imprenditori, i cui proventi venivano reinvestiti in attività economiche lecite.




Catania, due arresti: sequestrate armi e marijuana

CATANIA – Nella giornata di sabato 9 settembre u.s., i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, nel quartiere di San Berillo Nuovo, zona Corso Indipendenza, S. R. Z. (cl.1989) e S. A. (cl.1997), in quanto trovati in possesso di un arsenale costituito da un fucile mitragliatore ak 47 kalashnikov, 3 revolver, 1 pistola semiautomatica e circa 500 cartucce di vario calibro, alcuni passamontagna e oltre un chilo di marijuana. Denunciato anche un soggetto incensurato per detenzione di munizioni.

L’operazione di servizio si inquadra nell’ambito dell’intensificazione del controllo economico del territorio, supportata da mirata attività d’intelligence, assicurata dalle Fiamme Gialle nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti e nei quartieri ad elevata densità criminale del capoluogo etneo.

In tale contesto operativo, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, con il supporto dei finanzieri “Anti Terrorismo Pronto Impiego” e delle unità cinofile del Gruppo di Catania, individuavano alcuni soggetti che con fare sospetto caricavano un borsone a bordo di un’autovettura parcheggiata in via Sardegna. Pertanto, i militari intervenivano fermando l’automezzo e i due sospetti, rivenendo nel borsone il materiale sequestrato. Contestualmente, venivano effettuate alcune perquisizioni d’iniziativa presso delle abitazioni site nello stabile da dove erano usciti i fermati con il borsone, che consentivano il rinvenimento di bilancini, alcuni grammi di marijuana e altre munizioni, con la denuncia a piede libero di un soggetto incensurato.

La sostanza stupefacente è stata sottoposta ad analisi qualitativa che ha confermato la natura della stessa in marijuana, per un peso complessivo pari 1,21 kg, per un valore, al dettaglio, di oltre seimila euro. Dall’inizio dell’anno ad oggi i Reparti del Comando provinciale di Catania hanno sequestrato oltre 148 kg di sostanze stupefacenti, denunciando 141 responsabili, 13 dei quali tratti in arresto.

Informata la Procura distrettuale della Repubblica, i due responsabili sono stati tratti in arresto e accompagnati presso la casa circondariale di Catania Piazza Lanza.




Catania, omicidio Calcagno: preso l’assassino

Nel video in cui si vede l’uomo armato di pistola inseguire la vittima e dopo averla ferita mortalmente lasciare il posto con passo veloce

 

CATANIA – E’ stato arrestato dai carabinieri di Catania l’assassino di Francesco Calcagno, il bracciante agricolo di 58 anni ucciso il 23 agosto scorso in un fondo agricolo. E’ un 49enne, la cui identità non è stata resa nota.

Per identificarlo la Procura di Caltagirone aveva autorizzato la diffusione del video in cui si vede l’uomo armato di pistola inseguire la vittima e dopo averla ferita mortalmente lasciare il posto con passo veloce, mentre il cane di casa si scansa per farlo passare.

 

Calcagno, nell’ottobre del 2016 secondo l’accusa per legittima difesa, uccise in un bar Marco Leonardo, un consigliere comunale eletto in una lista civica, anche lui armato. Anche in quel caso i carabinieri ricostruirono la dinamica della sparatoria grazie a un video. Il fermo è stato eseguito da carabinieri del reparto operativo di Catania e delle compagnie di Palagonia e Riesi. Alle 10.30 il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzerà terrà una conferenza nella sede del comando provinciale dell’Arma del capoluogo etneo.

 

Il fatto: Il 23 agosto 2017, alle ore 08,30 circa, in Contrada Nunziata di Palagonia, in un fondo agricolo di sua proprietà, tra i filari di agrumi, veniva rinvenuto il cadavere del 58enne Calcagno Francesco, attinto da alcuni colpi d’arma da fuoco.

La vittima, coinvolta nell’ottobre dello scorso anno in una sparatoria all’interno del “Caffè Europa” di Palagonia, nel corso della quale rimaneva ucciso il 55enne consigliere comunale Leonardo Marco, dopo aver scontato un periodo di detenzione in carcere ed un altro di detenzione domiciliare in una località del nord Italia, dall’aprile di quest’anno era tornata in libertà, rientrando a Palagonia, in attesa del giudizio, che si sarebbe dovuto svolgere a breve.
Le indagini, immediatamente avviate dall’Arma senza trascurare alcuna ipotesi, partivano dai fotogrammi recuperati dalle videocamere di sorveglianza installate nella proprietà del Calcagno, che avevano ripreso alcune parti salienti dell’omicidio. Sin da subito, quindi, gli investigatori avevano contezza dell’autore del grave evento delittuoso, con il difficile compito di dargli un nome ed una identità certa.

Esaminate tutte le posizioni dei soggetti d’interesse a livello locale ed avviati riscontri di carattere scientifico per l’individuazione di elementi significativi di prova su quanto repertato in sede di sopralluogo, le attività venivano sviluppate con l’estensione delle ricerche del soggetto in un campo sempre più allargato. Dapprima con la diramazione delle foto ai vari Comandi dell’Arma sia a livello regionale che nazionale e quindi, con il pieno assenso della Procura della Repubblica di Caltagirone, che nel frattempo aveva assunto la direzione delle indagini, veniva valutata e poi decisa la scelta di coinvolgere i media e quindi una larga parte della popolazione, divulgando una sequenza del video registrato dalle telecamere di sorveglianza.
La scelta si rivelava sin da subito efficace, poiché iniziavano a pervenire sui numeri messi a disposizione dall’Arma alcune segnalazioni, puntualmente oggetto di verifica e approfondimento. Una di queste, in effetti, segnava la svolta nelle indagini per dare un nome all’assassino. L’indicazione di un soggetto residente nella provincia di Agrigento, dopo le prime immediate verifiche, corrispondeva in maniera significativa alle caratteristiche fisiche del ricercato.

Venivano avviati servizi di osservazione ed approfondimenti sulla personalità del soggetto, che non facevano altro che avvalorare sempre di più la convinzione di essere sulla pista giusta. Attività ininterrotta che nella giornata di ieri si concludeva con il fermo di indiziato di delitto operato nei confronti del pregiudicato 49enne Cassaro Luigi, dopo la conferma oggettiva pervenuta dalle analisi tecnico-scientifiche del RIS di Messina, con la comparazione del DNA prelevato al soggetto e quello rinvenuto sulla scena del crimine.
Il Cassaro, rintracciato presso la sua abitazione di Licata (AG), al momento dell’irruzione non opponeva alcuna resistenza, chiudendosi in un ostinato mutismo, tradito soltanto da qualche segno di nervosismo all’atto di conoscere che i Carabinieri che stavano operando erano quelli di Catania e Palagonia.
Lo stesso è stato associato al carcere di Catania Piazza Lanza a disposizione della Procura della Repubblica di Caltagirone.




Catania, abusi sui bambini durante riti religiosi: 4 arresti

 

CATANIA – Quattro persone sono state arrestate con l'accusa di atti di violenza sessuale commessi su minorenni all'interno di una congregazione religiosa, 'giustificando' gli abusi come azioni mistiche spirituali. E' quanto emerge dall'operazione '12 apostoli' della Polizia postale di Catania, coordinata dalla Procura distrettuale etnea, su una comunità di circa 5.000 adepti fondata da un sacerdote deceduto. Il gip ipotizza i reati di associazione per delinquere e violenza sessuale aggravata ai danni di minorenni