VELLETRI, GRAN FONDO CAMPAGNOLO: I CASTELLI ROMANI SI PROMUOVONO ATTRAVERSO LA BICICLETTA AL CIRCO MASSIMO

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Redazione

Velletri (RM) – Il territorio si può promuovere anche attraverso la bicicletta. Per il sindaco di Velletri Fausto Salvadio la 2. Gran Fondo Campagnolo Roma del prossimo 13 ottobre, in cui sono attesi al via 7.500 amatori da tutto il mondo, sarà un’occasione importante per dare visibilità ai Comuni coinvolti dalla corsa. Il primo cittadino lo ha detto in modo chiaro, appoggiato anche dall’assessore Marcello Pontecorvi, a margine dell’incontro nella sala consigliare del Comune in cui sono intervenuti il presidente del comitato organizzatore dell’evento Gianluca Santilli con il direttore generale Ivan Piol assieme agli amministratori di alcuni dei Comuni dei Castelli Romani.

Un vertice fondamentale per capire come attivare sinergie e collaborazioni.

preziose per rendere l’evento un volano di promozione turistica dei territori attraversati.“Sfruttateci per far conoscere le zone più belle della zona dei Castelli Romani accogliendo i ciclisti, mettendoli in sicurezza lungo le vostre strade ed offrendo i vostri prodotti. Gran Fondo Campagnolo Roma darà spazio e visibilità al territorio all’interno dell’Expo Village che allestiremo al Circo Massimo e che sarà centro strategico di quattro giorni di festa all’insegna del ciclismo e dell’enogastronomia”, ha spiegato Santilli.

Un invito che il Comune di Velletri ha raccolto senza pensarci due volte tanto che il sindaco ha già annunciato che sarà al via della 2. Edizione della corsa e per allenarsi, in questi mesi, userà la maglia di Gran Fondo Campagnolo Roma del 2012 consegnatagli ieri dal presidente Santilli.

L’impegno di Velletri e dei vicini comuni di Monte Compatri, Rocca Priora e Frascati è di garantire una maggiore attenzione ai punti critici del percorso, mentre è all’analisi la zona di passaggio di Grottaferrata.

L’obiettivo e il sogno degli organizzatori è quello di arrivare alla chiusura totale del percorso, come già avviene in altre parti d’Italia, a garanzia della maggiore sicurezza dei partecipanti e come segnale di promozione vera del territorio attraverso la bicicletta. A quattro mesi dall’evento sono già oltre 3.000 gli iscritti alla 2. Gran Fondo Campagnolo Roma. L’evento sarà seguito da testate giornalistiche di Giappone, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Sud America. L’organizzazione ha infatti già avviato rapporti diretti con le più importanti riviste internazionali, ed ha organizzato il mese scorso un sopralluogo con giornalisti provenienti da Paesi europei ed extra europei. “Siamo convinti che azioni come questa possano portare grande beneficio ai Comuni interessati – ha concluso Santilli – la promozione del territorio infatti dovrà passare sempre più da azioni come questa”.




CASTELLI ROMANI: LA RIGENERAZIONE URBANA E TERRITORIALE

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Carlo Testana – PhD in Ingegneria edile-architettura, Italia Nostra- Castelli Romani


I concetti innovativi della programmazione territoriale tesa alla riqualificazione delle città e degli ambienti urbani e territoriali, che l’Europa ha messo in atto in questi ultimi anni, accompagnati da cospicui finanziamenti, sono le nuove occasioni da cogliere a livello Regionale per affrontare i drammatici problemi delle città e dei paesaggi.


La Regione Puglia, tra le prime, ha intercettato questi temi recependo a livello legislativo le parole chiave dell’ innovazione: Sostenibilità – Integrazione – Partecipazione.


Infatti la LR n.21/2008, e le successive LLRR 14/2009 e 21/2011, hanno tradotto in norme questi aspetti innovativi della pianificazione orientata non più al consumo dei suoli ed all’espansione urbanistica ed edilizia, ma alla riqualificazione dell’esistente ed alla tutela delle risorse storiche, culturali e ambientali.


La certezza che la gestione dei servizi necessari a rendere efficiente una città diventa impossibile con i vecchi modelli legati all’espansione infinita di quartieri e strutture sta convincendo molti amministratori, Enti e cittadini che quella strada è profondamente sbagliata. I costi di manutenzione di infrastrutture e servizi non sono più sostenibili dalle comunità, e i cittadini ne patiscono quotidianamente gli enormi disagi. Strade rotte, giardini lasciati all’incuria, marciapiedi fatiscenti o inesistenti, mobilità lenta ed inquinamento acustico e visivo, rifiuti ingestibili, trasporti incivili, agricoltura trascurata, aree doc invase da capannoni, discariche abusive.


Viceversa la rigenerazione riporta quegli equilibri all’interno del sistema città-territorio necessari al suo funzionamento in termini di qualità urbana e sociale.


Queste le argomentazioni che la prof.ssa Angela Barbanente, vicepresidente e assessore alle politiche della qualità del territorio dei beni culturali, urbanistica e politiche abitative della Regione Puglia sta illustrando in convegni, Master, conferenze in tutta Italia. Il l° giugno era a Roma presso la facoltà di Ingegneria “Sapienza” di Roma, ed ha presentato la politica Urbanistica Regionale della Puglia che sta percorrendo le nuove strade dell’innovazione con risultati sorprendenti e con l’accesso ai finanziamenti Europei del  programma FESR (Fondo Europeo Sviluppo Regionale) 2007-2013.


Gli obiettivi si riferiscono ai programmi di riqualificazione di città e sistemi urbani attraverso la valorizzazione delle risorse storico-culturali e ambientali; Rigenerazione Urbana con specifici Piani Integrati e Rigenerazione Territoriale con azioni che vanno dalla scala di quartiere a quella degli insediamenti urbani e al territorio più ampio. I comuni della Puglia che hanno aderito a tali innovazioni sono quasi il 50 per cento. Molti gli esempi concreti presentati, nelle città di Alliste, Terlizi, Gravina, Mesagne, Fasano e altri, tutti incentrati sulla sostenibilità e l’interesse pubblico e sulla qualità della vita. Recuperi di piazze, aree dismesse, porticcioli, margini storici e quartieri di edilizia pubblica attraverso Piani specifici condivisi.


Questa politica sta indicando una direzione precisa e sarà l’unica possibile a garantire un futuro sostenibile.


Ascoltando queste interessanti argomentazioni la mente torna indietro di quasi 30 anni quando ai Castelli Romani un illuminato quanto isolato Sindaco (Canterani Sindaco di Nemi fino al 1999) con la sua giunta, intraprese la difficile strada della sostenibilità ambientale. Allora il termine non esisteva nel vocabolario urbanistico e le città a partire dagli anni settanta approvavano strumenti urbanistici che le avrebbero portate al collasso ed all’ingovernabilità. Il termine “valorizzazione” ad esempio, indicava la trasformazione di un bosco o di un’area agricola  in  capannoni e villette.


Vairo Canterani, sociologo e sindaco, con formidabile intuito, aveva compreso, con largo anticipo, che la strada dell’espansione urbana e del consumo delle risorse ambientali è un suicidio per le comunità e che queste in pochi anni avrebbero perso risorse naturali e culturali inimmaginabili e non riproducibili. Aveva messo l’interesse pubblico al posto di quello privato sparecchiando, con l’adozione del Piano Regolatore (1992-1995), i banchetti costituiti per soddisfare gli appetiti di molte società edilizie richiamate agli affari dalla straordinaria bellezza del Bacino del lago di Nemi. “Bellezza che verrà fornita dal “Pubblico” ai costruttori per incrementare i loro guadagni in cambio di niente, anzi in cambio di costose e ingovernabili infrastrutture e servizi lontani dalla città” sosteneva Canterani.


Una “plusvalenza” non tassata, senza alcuna ricaduta positiva per la città.


Questo Piano Regolatore, che un’impreparata Regione Lazio non ha mai sostenuto nè approvato, programmava il territorio secondo i criteri dell’attenzione al costruito storico, ai beni culturali, ambientali e paesaggistici, alle visuali panoramiche, all’agricoltura di qualità, al recupero dei fossi, al mantenimento della memoria della cultura materiale e contadina e molto altro ancora sul fronte della tutela e della valorizzazione.  Sostenibilità sociale e risparmio delle risorse pubbliche, risorse da tramandare intatte alle generazioni future, queste erano le Linee Guida del Piano.


La vicenda giudiziaria iniziata con i ricorsi  della società edilizia ILCESA ha visto  soccombere il Comune: è di questi giorni il riconoscimento di un danno di 300 mila euro a favore del privato che il comune di Nemi dovrebbe risarcire. Nessuno ha calcolato invece il beneficio pubblico che quelle politiche  di Sostenibilità, pionieristicamente intraprese da Canterani, hanno avuto su Nemi.


Amministratori impreparati e miopi, legislazioni retrograde, avvocati che non hanno saputo difendere questo interesse pubblico hanno creato le condizioni per lo svolgersi di questa triste vicenda. Canterani, si apprende dalle cronache  di questi giorni è stato pesantemente attaccato in Consiglio Comunale e criticato anche da forze politiche che si dichiarano ecologiste.


Ma intanto, e con grande vigore, (si vedano appunto le esperienze delle Regioni Puglia, Toscana, Emilia,) la strada intrapresa in solitudine da Canterani, (Nemi fu l’unico Comune d’Italia 20 anni fa ad erigersi paladino dei beni comuni in maniera così forte), sta diventando l’unica possibile. La Regione Lazio guardi con attenzione le scelte della Regione Puglia, per non rimanere indietro perché le risorse per governare il futuro con i vecchi Piani, gli Accordi di Programma, e con la concertazione che premia solo i privati non piace all’Europa, non piace alle comunità e non piacerà ai posteri.




CASTELLI ROMANI, VITIVINICOLTURA: PRESENTATO IL LIBRO-PROVOCAZIONE DI GIULIO SANTARELLI

Maurizio Aversa 

Castelli Romani – Giustamente Sandro Caracci, già presidente del  Parco dei Castelli romani, intervenendo alla presentazione del libro di Giulio Santarelli “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” edito per i tipi di Pieraldo Editore, che si è svolta a Marino sabato 15 giugno presso il Museo Civico Mastroianni di Marino, ha consigliato la lettura, la riflessione ed ha auspicato l’adozione di comportamenti coerenti (da parte di amministratori e dalla classe dirigente della società marinese e castellana) con alcune indicazioni sulla difesa ambientale che emergono dal libro stesso.

E’ importante questa  indicazione di Caracci perché è uno degli interventi non in scaletta, svolti a ruota libera durante il pomeriggio marinese che ha messo insieme decine di persone che hanno ascoltato tesi proprie dell’autore; approfondimenti linguistici, filosofici e sinottici insiti nel libro stesso svolti dal prof. Franco Campegiani che ama declinarsi filosofo e vignaiolo; spiegazioni e illustrazioni del dott. Gaetano Ciolfi, direttore dell’Istituto Sperimentale per l'Enologia S.O.P. di Velletri. L'esposizione che è stata guidata, come un padrone di casa ospitante da Armando Lauri, sodale culturale e politico, oltre che amico personale di Giulio Santarelli, ha consentito a tutti di presentare aspetti e approfondimenti del testo in presentazione. Noi abbiamo partecipato con attenzione e attivamente, anche alla degustazione dell’ottimo “moscato rosato” servito fresco della cantina Castel De Paolis, l’azienda di Giulio Santarelli che dagli anni ottanta ha curato nella nascita, nella cura, nella ricerca di innovazioni che riconducono alle radici.

Perché, come dice Campegiani, “le radici, sono quanto di più moderno e innovativo, in agricoltura come nelle cose della vita”. Abbiamo ascoltato, dalla voce dell’autore, raccontare – col suo “modo fiume” di essere marinese appassionato nelle cose che affronta – di una analisi, di un convincimento, di una provocazione. Per conto nostro, proviamo a “leggere” quanto da egli proposto in vario modo. L’analisi, ad esempio, soprattutto nei richiami autobiografici, non sempre ci sembrano collimare con la realtà effettuale. Che, invece, viene descritta, a grandi linee per quello che è stata. E’ un “giallo” questo volume. Un giallo di pregio. Ad esempio ha il pregio e il mistero che accompagna ogni narrativa piena di suspence, di inserirci in un ambiente noto, ma presentato come in penombra. Una quotidianità tattile di cui si è smarrita l’avvertenza, la consapevolezza dell’esistenza stessa. Infatti, come è nei gialli classici, concentrando l’attenzione sui “protagonisti” apparenti, anche perché poi è lì che si cela l’assassino (o è un complotto con più delittuosi colpevoli?), non si tiene in giusto conto un substrato umano, una base di “humus” dove innestare colture e culture, che poi daranno corpo al mondo esistente. Infatti, assurto a protagonista il produttore, l’artigiano della vite (l’artista della vite, direbbe Campegiani),va  individuato il movente. Niente di eccezionale: come in tutti i gialli, o sono passioni personali o sono soldi. E qui il movente è proprio il denaro, come sottolinea Santarelli, citando Vandana Shiva, che viene osannato a wall street perché “da denaro produce denaro”; ma poi dimentica –il mondo occidentale. L’occidente capitalistico- che per apprezzare la vita, le cose vive che si rinnovano nella propria stagionalità, occorre tornare alla terra e ai suoi frutti. Alla triade completa, il protagonista-vittima, il movente-denaro, non resta che la folla di assassini: la classe dirigente che nei decenni ha sposato il liberismo, il capitalismo predatore (e qui il libro, forse anche per comodità di relazione argomentale spazia poco e si rivolge solo alla speculazione edilizia, al consumo di suolo). Sarebbe un po’ complicato, e dovrebbe assolvere un po’ troppo sbrigativamente anche se stesso e i propri ruoli (pubblici) passati, Giulio Santarelli, se dovesse approfondire l’analisi sul capitalismo, sulle classi dirigenti del Paese Italia, anche forgiate (comprese le derivazioni attuali che giustamente ora denuncia) dalla parte politica a cui egli stesso ha contribuito a dare corso.

Sarebbe complicato a tal punto che dovrebbe invocare, in estremo tentativo onnicomprensivo dell’analisi, della soggettivazione e delle conclusioni a cui giunge oggi, un istituto comportamentale ad egli sconosciuto: dovrebbe invocare e praticare l’autocritica costruttiva. Cosa che assolutamente non fa. Non è nelle sue corde. Non è nel “personaggio” che interpreta ed è. Non vuole neppure prendere in cosiderazione. Tanto è vero che sfugge. Anzi rifugge, in un artificio, che quasi potrebbe “offendere” l’ospite filosofo che lo sta accompagnando nella bella descrizione analitica della realtà mutata. Infatti, Santarelli sentenzia che “sono finite le ideologie”! Aggiunge che la dimostrazione di ciò è che mentre prima – e qui c’è un rimando alla crisi che dal 2008 devasta il capitalismo – c’era la lotta di classe e gli operai ora l’unica parvenza di lotta di classe è il benessere ecosostenibile che i cittadini (di città) reclamano nella loro vita quotidiana. E qui, addirittura, sposa ed indica il motivo – questo della ecosostenibilità semplificata – ha trovato coerenza del proprio agire politico nel sostenere le posizioni politiche dell’amministratore Renzi. Ecco, in tutto ciò, fino ad ora sono restati fuori – e lo sono anche nel libro – i lavoratori della terra, i braccianti, i part time, i senza diritti, gli sfruttati, che hanno reso possibile l’applicazione di quelle intuizioni che il “produttore Santarelli” è stato capace di scovare. Grazie, come deferente ricorda egli stesso, alla “supervisione di idee e scelte” indicate dal prof. Attilio Scienza, enologo numero uno al mondo. Ecco tutto ciò, senza chi “scacchia”, chi “innesta”, chi “raccoglie”, chi “trasporta”, chi mette le proprie braccia al servizio quotidiano della vigna, avrebbe come risultato, probabilmente la stessa qualità che è stata eccellentemente trovata dalle intuizioni e capacità di Santarelli e della sua azienda, ma sarebbe – se curata da egli solamente e dalla famiglia – 100 volte, mille volte, minore nei numeri. Per questo è “normale”, se non si coglie questa “immediata sensibilità di classe e di situazione di sfruttamento oggettivo nella catena di produzione anche nei beni della terra”, che poi si giunga sbrigativamente a sentenziare sulla fine delle ideologie. Perché, chiederemmo all’autore, l’insieme del sistema di idee che egli propone circa l’ecosostenibilità, circa una visione di futuro (nel ridare programmazione e potere ordinatore) anche nell’economia locale e globale, non è essa stessa una proposta “ideologica”? Perché, incalzeremmo, quando preoccupato e speranzoso propone di chiedere alle classi produttive agricole (magnifico l’esempio di Ciolfi circa il consumo di suolo e di acqua nel parallelo tra l’espianto di vite e l’innesto di coltivazioni di kiwi) di rinunciare al “guadagno facile” e di perseguire un giusto guadagno, ma che assicuri il futuro di tutti, non pone un quesito ideologico? Non propone, in ultima istanza una critica al capitalismo predatore? Oppure vuole iscriversi nella schiera, fatta di illusionisti o illusi che pensano ad un “capitalismo buono”? Che si, il sistema porta a sfruttare, ma solo a piccole dosi! Per questo, l’apprezzabile fatica intellettuale va premiata nella sua “novità”, che, essenzialmente, consiste nell’aver prodotto sistemicamente una raccolta (secondo la ricerca dell’autore è dal 1939 che non veniva svolto un libro simile) che partendo dalle caratteristiche fisiche, geologiche, geoclimatiche, morfologiche del territorio su cui insiste il nostro interesse (Marino e i Castelli romani) lo mette sotto gli occhi del lettore e lo arricchisce via, via. Della storia e della cultura che nei secoli, dal punto di vista della vite e “degli stili di vita” come sottolinea Campegiani, che sono la condizione e il risultato del prodotto agricolo finale, nel nostro caso la vite.

Della stessa visione economica di scala per determinare come si sono compiuti salti – positivi e negativi – nell’uso del suolo su cui prospera, o prosperava questa attività vitivinicola. Così vengono ricordati l’inarrestabile espansione dell’urbanizzazione, sia da Roma verso i Castelli, che degli stessi centri castellani che hanno ampliato o replicato in forma “moderna e disordinata” se stessi più  a valle. Questa descrizione, fa indicare all’autore, che ormai occorre prendere atto di dover ricorrere ad uno spartiacque. Per questo ha buon gioco, con la coincidenza delle scelte dei cittadini degli ultimissimi anni e mesi operati nelle urne, nel reclamare, nell’indicare, che il consumo di suolo agricolo ormai deve essere pari a zero. Lo ha proclamato Nicola Zingaretti, neo presidente della Regione Lazio; lo ha confermato – indicando proprio l’Agro romano, come livello di attenzione e applicazione prioritaria – il neosindaco di Roma Ignazio Marino. Insieme a questo zero consumo di suolo, il produttore Santarelli, il “contadino” Santarelli, tiene ad indicare, e racconta episodi di una battaglia in corso, che la ricerca e l’innovazione devono riportare (vale per i disciplinari Doc e Docg) ad abbandonare (gradualmente) l’uso dei vitigni “quantitativi” come la malvasia e riportare in primo piano vitigni come il cannellino.

La visione di un ruolo dei Castelli Romani che sulla coltura e sulla cultura del vino sia in grado di innestare politiche attive di turismo programmato – magari non solo quello delle gite fuoriporta come riproposto dall’autore – deve passare, e non potrebbe essere altrimenti, sottolinea Santarelli, dalla salvaguardia e dal totale rispetto ordinatore che devono avere le norme, europee e italiana e regionali, della protezione paesaggistica, della protezione paesistica, della precipuità dei Parchi dell’Appia Antica e dei Castelli romani. Sarà possibile questo? E’ chiaro che occorre, nella concomitanza della crisi sistemica del capitalismo in corso, e nella risposta di governo locale che indica cambiamento; preoccuparsi che in tutta l’area castellana, siano questi temi e questa visione a prevalere. Buttando fuori dal governo locale (ad esempio nelle consultazioni che sono programmate per il prossimo anno) quelle compagini amministrative – per lo più di centrodestra, ma non solo – che in questi anni invece di essere state all’avanguardia nella difesa dell’agricoltura e dell’ecosistema castellano, ne hanno utilizzato lo “charme da marketing” per depredare, per arricchire pochi e impoverire molti, come è in uso all’edilizia speculativa, come è in uso al capitalismo imperante. Per fermarsi al solo esempio di Marino, come pure l’autore fa, queste giunte ultime che hanno scelto di non tenere conto delle leggi di salvaguardia e di tutela, che hanno scelto di basare “fasullamente e in modo miope” un richiamato “sviluppo” edilizio per distribuire reddito al Paese, in realtà hanno rovinato una parte di patrimonio naturale. Aggredito parti importanti di arre agricole. Impoverito artigiani e lavoratori che ora non vedono sbocchi. Al contrario, come sottolineano e riconoscono ormai operatori nazionali e internazionali del settore, sindacati di categoria imprenditori della filiera edilizia, un diverso modo di creare sviluppo dall’edilizia c’è: è la rigenerazione e la grande ristrutturazione da operare nell’immobiliare esistente, nei centri storici e urbani già realizzati, senza mangiare altro suolo, altra storia, altro ambiente, altra cultura. Quindi, l’ultima parola spetta non alle amministrazioni e alla classe dirigente che sta passando ( o che apparentemente è ancora in auge), ma ai cittadini che – anche utilizzando questo utile strumento quale è il libro “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” – potrà scegliere nelle prossime consultazioni elettorali se accettare supinamente uno scivolo verso il baratro, oppure tentare una vera e propria rivoluzionaria riscossa di cambiamento.




CASTELLI ROMANI: UN MERCOLEDI' POMERIGGIO DI INCIDENTI STRADALI

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Redazione

Castelli Romani (RM) – Due incidenti stradali hanno congestionato il traffico ai Castelli Romani questo pomeriggio. Il più grave è accaduto sulla Nettunense all’altezza di Campoleone. L’episodio ha riportato feriti gravi ma la dinamica è ancora al vaglio dei soccorsi stradali. Il secondo incidente è accaduto ad Albano in via Trilussa dove per diverse ore il traffico è entrato in tilt, paralizzando la via interessata e i dintorni. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Castel Gandolfo diretti dal capitano Aureli. Secondo indiscrezioni non ci sarebbe nessun  ferito grave, soltanto un automobilista che ha avuto un forte spavento, dato l’urto frontale subito a causa di un sorpasso mal riuscito da parte di un altro autoveicolo.  




MONTE CAVO: RIEVOCAZIONE STORICA DELLE ANTICHE FERIAE LATINAE

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Monte Cavo (RM) – I promotori della manifestazione l’Archeoclub d’Italia Aricino-Nemorense, la Legio Secunda Parthica Severiana e l’Associazione Tyrrhenum, hanno ideato la rievocazione storica, in costume, delle antiche Feriae Latinae (Festa dei Popoli Latini) per porre l’accento sull’aspetto archeologico e ambientale dei Colli Albani, visto dall’alto della Montagna Sacra: il Mons Albanus, oggi Monte Cavo.

Le associazioni promotrici, operano sul territorio dei Castelli Romani, di Roma e del litorale laziale da svariati anni e desiderano con questo evento offrire alla cittadinanza e alle nuove generazioni, partendo dalle peculiari radici storiche che contraddistinguono il Latium Vetus, un momento di riflessione, di rispetto e valorizzazione del proprio patrimonio culturale e ambientale.

Durante la celebrazione di questa festa, istituita dai Prisci Latini, con i quali si allude alle più antiche popolazioni del Lazio, tutti i popoli latini deponevano le armi e salivano in processione lungo la Via Sacra per raggiungere il tempio di Juppiter Latiaris sul Monte Albano per un pasto comunitario al centro del quale c’era la consumazione della carne di un toro bianco  che veniva immolato in onore del dio.  Le Feriae Latinae avevano nel mondo antico un grande valore sociale e la sua riproposizione nasce anche dall’auspicio che tutte le persone che abitano il territorio compreso tra Roma e i Colli Albani, sia da lunga data che da tempo recente, si sentano unite e partecipi di uno stesso comune passato, quale solida base per costruire il futuro. 

c “Per l’Archeoclub d’Italia – ci dice l’archeologa Maria Cristina Vincenti – la salita sulla Via Sacra assume un significato particolare, si tratta di un gesto simbolico che vuole porre al centro dei nostri progetti futuri tutte le arterie romane che partivano da Roma per riscoprirle e farle conoscere”. Dopo la celebrazione dei Sacri Riti sulla cima del monte e il pasto comunitario, la cerimonia si concluderà come nel passato con l'accensione del fuoco di Vesta.

La manifestazione, che quest’anno è alla sua prima edizione, ha già ricevuto il patrocinio dei Comuni di Rocca di Papa e Ariccia, nonché del Parco Regionale dei Castelli Romani e la collaborazione  di diverse associazioni culturali quali il Club Alpino Italiano sezione di Castel Gandolfo.




NEMI: CHIUDE CON SUCCESSO L'80 ESIMA EDIZIONE DELLA SAGRA DELLE FRAGOLE

C. R. 

Nemi (RM) – Grande successo, anche quest'anno per la famosa Sagra delle Fragole di Nemi, tra le più antiche manifestazioni dei Castelli Romani che è arrivata al traguardo dei suoi 80 anni di storia. Oggi è calato il sipario sulla sagra dopo una giornata, questa di domenica 9 giugno, piena di eventi che ha visto a fine mattinata anche la bella esibizione degli sbandieratori di Cori. Ancora meravigliose le donne del paese che hanno sfilato con il costume tipico da fragolara e che hanno regalato a Nemi una manifestazione all'insegna della tradizione. Ma tutte le giornate di sagra sono state ricche di eventi. Normal 0 14 false false false MicrosoftInternetExplorer4 Le visite guidate al borgo storico e al Museo delle Navi Romane, le degustazioni, le esibizioni di gruppi folkloristici, i concorsi a tema, hanno animato i giorni della Sagra nemese. Ospiti, tra gli altri, i comici Pablo&Pedro e Maurizio Battista. Madrina d'eccezione la showgirl e attrice Manuela Arcuri molto apprezzata non solo per la sua indiscutibile bellezza ma anche bravura. Quest'anno la partnership con Poste Italiane, così come succede in altri Comuni, ha portato alla realizzazione di un timbro postale e di una cartolina, creati ad hoc per l'occasione . È stato realizzato anche un profumo per l'ambiente denominato "Aria di Nemi", recante anch'esso il marchio "Nemi paese delle fragole e dei fiori", che accompagnerà i prodotti tipici del territorio su tutti i mercati. Attesa la premiazione della lotteria che ha visto ricchi premi in regalo.

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01/06/2013 NEMI, SAGRA DELLE FRAGOLE: DOMENICA GIORNO CLOU CON MICHELE BALDI CAPOGRUPPO LISTA CIVICA ZINGARETTI



ALBANO, VERDE: I COMITATI DI QUARTIERE LANCIANO UNA PETIZIONE POPOLARE

Redazione

Albano Laziale (RM) – I Comitati di Quartiere di Albano Laziale lanciano una petizione popolare per la tutela e la valorizzazione dei parchi, delle ville storiche e delle aree verdi della città. “La libertà non è star sopra un albero – dicono i membri del coordinamento –  non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”, così cantava Giorgio Gaber nel 1972, e mai come in questo periodo quest’affermazione vecchia di 40 anni è diventata così attuale. Nei cittadini c’è sempre stata una grande sfiducia e si pensa che le cose non possano cambiare. È anche vero che a volte è più facile criticare che non partecipare, perché è necessario un grande impegno per attuare cambiamenti, partendo dalle realtà più vicine. L’importante è non rimanere isolati, ma stare insieme, creare il senso del gruppo e della comunità".

È questo il motivo per cui i Comitati di Quartiere della città di Albano Laziale si sono riuniti in un Coordinamento che da alcuni anni porta avanti le istanze e i progetti comuni dei vari quartieri della città.

Tema dominante delle iniziative attuate dal Coordinamento dei Comitati di Quartiere è il miglioramento della qualità della vita dei residenti e, quindi, la tutela ambientale e la crescita eco sostenibile del nostro territorio.

Tutto questo si sta realizzando attraverso un impegno costante che vede i Comitati di Quartiere in prima linea su:

–         nuovi modelli di gestione dei rifiuti, attraverso la raccolta differenziata e il riciclo/ riuso dei rifiuti;

–         lotta, senza se e senza ma, all’inceneritore di Roncigliano;

–         ridefinizione del piano antenne per tenere sotto controllo l’inquinamento elettromagnetico;

–         riqualificazione degli spazi urbani, attraverso 46 progetti elaborati  dal proprio Laboratorio Urbanistico Partecipato;

–         osservazioni sui Patti Territoriali per bloccare il consumo del territorio.

 

In merito a quest’ultimo punto, va ricordato che la città di Albano Laziale, secondo i dati dalla Provincia di Roma, è il Comune dei Castelli Romani con la più alta percentuale di consumo del territorio, con una delle più basse percentuali riguardanti la superficie boscata, con la più alta percentuale di Benzene e la seconda più alta, dopo Velletri, per quanto riguarda l' NO2, e l'inquinamento atmosferico, che la mette quasi allo stesso livello di Roma.

Inoltre è il Comune con la più alta percentuale di consumo del territorio e con la più alta densità abitativa (1.723 abitanti/Kmq, valore superiore del 78% rispetto a Castel Gandolfo e del 48% rispetto ad Ariccia), con evidenti effetti di emergenza ambientale del territorio.

 

Va inoltre ricordato che la città di Albano Laziale è sede di prestigiosi palazzi e ville con annessi parchi di notevole interesse ambientale e culturale, tra i quali: Villa Doria Pamphili, Villa Corsini, Villa Rospigliosi, Villa Venosa-Boncompagni, Villa Altieri, Bosco Comunale, Villa Ferrajoli, Villa Contarini (Pavona) e Villa del Vescovo (Cecchina).

 

Per tutelare e valorizzare quel poco che rimane sul nostro territorio di aree verdi, di parchi pubblici e di ville storiche, i Comitati di quartiere di Albano Laziale (ai sensi dell’art. 3 del Regolamento attuativo degli strumenti di partecipazione) lanciano una petizione popolare con l’obiettivo d’impegnare il Consiglio comunale ad approvare una delibera consigliare con la quale:  

 

1-      venga sancita l’immodificabilità, ove già presente ed operante, del “vincolo di rispetto assoluto, monumentale, archeologico e paesistico” e di estendere detto

vincolo a tutte le aree e immobili di interesse storico-documentale della città, da individuare con opportuno censimento;

 

2-     obbligare la “compensazione vegetazionale” nello stesso luogo ove venga abbattuto un albero  all’interno di un parco o area boscata;  

 

3-     trasformare il progetto della prevista strada carrabile di attraversamento di Villa Lefevre in un percorso pedonale senza abbattimento di alberi, al fine di evitare che il comprensorio storico vegetazionale di Villa Venosa-Lefreve-Adda venga ulteriormente depauperato;

 

4-     predisporre quanto necessario per ripristinare e aprire al pubblico Villa Corsini e, nel contempo, predisporre un percorso pedonale  di collegamento tra i quartieri di Miramare – Stella e il Centro storico della città attraverso Villa Adda, Villa Lefevre, Villa Venosa, Villa Corsini e area ex Mattatoio;

 

5-     attuare entro il 31 dicembre 2013 quanto previsto dalla legge 10/2013 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali e delle alberature di particolare pregio paesaggistico, naturalistico e storico.

 

La raccolta delle firme, iniziata lo scorso 25 maggio nel corso dello “Slow Food Day”, proseguirà per tutta l’estate.

I prossimi appuntamenti saranno:

–         Festa del Quartiere Le Mole (7-9 giugno)

–         “Albano in Musica” (9 giugno)

–         Mercato di piazza Zampetti (13 giugno)

–         Mercato di Piazza Pia (20 giugno)

–         Gazebo presso piazza San Pietro (22 giugno)

–         Mercati settimanali di Pavona e Cecchina

–         Area antistante supermercato Conad di Pavona.




ARICCIA, OSPEDALE DEI CASTELLI: I SOLDI CI SONO E IL SINDACO SI APPELLA A ZINGARETTI

C. R.

Ariccia (RM) – Ci sono 121 milioni di euro già impegnati dalla Regione per la costruzione dell’ospedale dei Castelli. Emilio Cianfanelli,  ribadisce e rilancia: “E’ stato convocato il Collegio di Vigilanza, i fondi ci sono e le procedure vanno avanti”.

Secondo il primo cittadino, l’ospedale si farà e del resto il cantiere procede e l'appalto è stato affidato. Fa fede l'accordo di programma sottoscritto circa sei anni fa dal Comune di Ariccia, dalla Asl RmH e dalla Regione Lazio. Adesso, l’appello di Cianfanelli è rivolto al Presidente Nicola Zingaretti affinché metta mano alla “mancanza commissariale”: “Mi auguro che il Presidente Zingaretti, commissario per la sanità del Lazio – ha detto il sindaco di Ariccia – inserisca la realizzazione dell’Ospedale dei Castelli nel Programma operativo 2013-2015, in quanto l’opera gode di copertura finanziaria ed è essenziale per il territorio”.

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CASTELLI ROMANI: TRAVASO DI CULTURA AL MUSEO DEL VINO DI MONTE PORZIO CATONE

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Redazione

Monte Porzio Catone (RM) – Con un'applicazione Wi-fi il Museo Diffuso del Vino si dota, primo museo dei Castelli Romani, di uno strumento multimediale che gli consentirà un vero e proprio "Travaso di Cultura", dai detentori della memoria storica ai visitatori del museo.

L'inaugurazione della nuova applicazione, compatibile con i moderni telefonini e tablet, è prevista per oggi 26 maggio alle ore 10:30, a seguire il museo resterà aperto al pubblico per l'intera giornata, i locali del Museo Diffuso del Vino si trovano a Monte Porzio Catone in via Vittorio Emanuele II ai civici, 22/32/46.

La manifestazione, promossa dall'Assessorato ai Beni Culturali e dall'Assessorato alla Cultura, è l'ultimo lavoro del Polo Museale di Monte Porzio Catone, diretto dall'archeologo Massimiliano Valenti.

Il progetto "Travaso di Cultura" è stato curato da Simona Soprano – dell'associazione Manacubba e responsabile del Museo Diffuso del Vino – e Maurizio Taglioni – giornalista enogastronomico e direttore responsabile di lavinium.com. Nella sua prima applicazione ha visto la realizzazione di una ricerca socio-antropologica sul campo volta alla raccolta degli antichi saperi che gravitano intorno al mondo della vitivinicultura dell'area dei Castelli Romani. La cospicua documentazione raccolta nel corso dell'indagine è stata riorganizzata in una serie di documenti video il cui scopo è quello di restituire voce agli oggetti che compongono la collezione museale.

La Cantina Sociale di Monte Porzio Catone nel corso della manifestazione sarà lieta di presentare e offrire i suoi vini nella Sala degustazione del museo, «nel museo – spiega il sindaco Luciano Gori -, da sempre, la memoria delle nostre tradizioni incontra i migliori prodotti della nostra terra, quali frutti di un profondo percorso di ricerca e innovazione. La memoria del passato, le aspettative del presente e le speranze nel futuro si abbracciano nei locali di via Vittorio Emanuele II».

Grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie sarà possibile, con un comune cellulare tecnologicamente avanzato o con un tablet, leggere il codice Qr Code e tramite la rete Wi-fi visualizzare sullo schermo il filmato che spiega la natura e l'utilizzo dell'oggetto a cui il Qr Code si riferisce. Oltre al recupero della memoria storica connessa al mondo della vitivinicoltura dell'area dei Castelli Romani, «uno degli scopi di questo progetto – spiega Simona Soprano – è che le conoscenze si possano apprendere direttamente dai testimoni che da noi sono stati intervistati». Il museo arricchisce il concetto di fruizione trasformando contenuti tradizionali in esperienza multimediale, passando dalla staticità alla mobilità culturale, favorendo l'accesso alla conoscenza delle opere e il 'Travaso di Cultura'.

«Come assessore ai beni culturali – aggiunge Giulio Cupellini – non posso che essere soddisfatto del progresso tecnologico del Polo Museale di Monte Porzio Catone, questa tecnologia in tutti i Castelli Romani viene per la prima volta utilizza nella nostra città, è per noi motivo di orgoglio che conferma il buon lavoro svolto dal Polo Museale diretto dall'archeologo Massimiliano Valenti».

«Si tratta – conclude l'assessore alla cultura, il vicesindaco Massimo Pulcini – di una tecnologia che è alla portata di tutti i visitatori, quasi tutti i cellulari moderni sono infatti compatibili con l'applicazione che può essere utilizzata anche tramite tablet. Comunque, chi non fosse fornito della dovuta strumentazione potrà usufruire del tablet di cui il Museo Diffuso del Vino si doterà».

 




CASTELLI ROMANI: L'OSPEDALE DEI CASTELLI NON E' NEL PROGRAMMA OPERATIVO 2013 – 2015

A. De Marchis

Castelli Romani (RM) – Due pose della prima pietra sotto la giunta Marrazzo e Polverini e il primo progetto risalente addirittura a Storace Presidente, poi bocciato dalla sinistra.

Questo Ospedale dei Castelli è un travaglio senza fine. Adesso che circa 350 mila residenti dell'hinterland aspettavano che quest'opera, tanto voluta dal sindaco ariccino Emilo Cianfanelli, venisse alla luce, arriva il colpo di scena mille volte anticipato dal già consigliere regionale Donato Robilotta.

A commentare la notizia è il senatore Pd Bruno Astorre in una nota:

"Apprendo dalle agenzie di stampa – dice – che nel Programma operativo 2013-2015, che la struttura commissariale del Lazio dovrà inviare al tavolo tecnico interministeriale per la verifica del piano di rientro della sanità, non vi sarebbe alcun riferimento all’Ospedale dei Castelli. Il Policlinico, atteso da oltre 20 anni, è una struttura fondamentale per la rete assistenziale del territorio, un esempio di virtuosità che, con la razionalizzazione degli ospedali di Genzano, Ariccia e Albano, assumerà al suo interno importanti specialità, coniugando qualità dei servizi a contenimento della spesa. Sono convinto – conclude il senatore Pd – che il Presidente Nicola Zingaretti, da sempre sensibile ai problemi relativi alla sanità, presterà la giusta attenzione a questa opera strategica per la rete assistenziale dei Castelli".

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CIAMPINO, VIOLENZA CONTRO LE DONNE: APPROVATA IN CONSIGLIO LA CONVENZIONE "NO MORE"

Redazione

 
Ciampino (RM) – È stata approvata ieri in Consiglio comunale, a Ciampino (Castelli Romani) a larghissima maggioranza, la convenzione “No More!”, contro la violenza sulle donne.
 
“Salutiamo con sincero apprezzamento questo atto politico contro la violenza sulle donne, che è stato solennemente mantenuto, e ringraziamo di questo, in particolare, le consigliere che se ne sono fatte carico fino in fondo”, così si è espressa la Presidente della Consulta per le Pari Opportunità, Maria Tagliente.

Dunque, una grande vittoria di civiltà condivisa da maggioranza e minoranza. Ma, durante il pubblico consesso del 15 maggio, non è stata soltanto sottoscritta la convenzione “No More!”, è stato evidenziato, anche, l’impegno dell’Amministrazione ad affiggere le targhe con l’iscrizione: "Ciampino, città contro ogni violenza" e la promessa pubblica di un finanziamento in bilancio, finalizzato a progetti educativi per l'anno 2014.

La sottoscrizione della convenzione ha permesso l’accoglimento delle istanze contenute nel testo della convenzione stessa, in cui si sancisce che la “violenza maschile sulle donne non è una questione privata ma politica ed è un fenomeno di pericolosità sociale per donne e uomini, bambine e bambini”. Un problema trasversale che non fa distinzioni di classe sociale, ma che riguarda la società nel suo insieme.

“Il lavoro fin qui svolto dalla Consulta – afferma, ancora, la Presidente della Consulta – non poteva esimersi dal chiedere che venissero prese della posizioni nette contro ogni forma di violenza. Noi siamo convinti che soltanto un radicale cambiamento culturale, potrà, nel tempo, attraverso progetti educativi mirati, apportare quelle modifiche nel rapporto uomo donna, in grado di farci dire: Non più!”.

Un percorso ad ostacoli, che soltanto l’attenzione da parte delle istituzioni potrà riuscire a rendere meno faticoso. Il contrasto della violenza sulle donne, infatti, “consiste in un cambiamento radicale di cultura e mentalità” – ha aggiunto l'Assessore alle Pari Opportunità, Anna Rita Fraioli – ovvero, in una nuova prospettiva attraverso cui guardare la diversità. Diversità di sesso, di opinioni, di gusti sessuali, di prospettive. È, infatti, in questa direzione che va la richiesta della consulta di iscrivere sulle targhe pubbliche ciampinesi “Ciampino, città contro ogni violenza”.  Affinché sia chiaro a tutti i cittadini che la violenza, in ogni sua forma, è stigmatizzata, in primis, dalle istituzioni.

“I giovani non hanno bisogno di prediche, i giovani hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”, recependo la frase pronunciata dall’indimenticabile Sandro Pertini, diventa chiaro che la politica necessita di una svolta culturale che tenga conto della responsabilità di proporre modelli e progetti ai giovani. Per riuscire a cambiare rotta, per dare un senso a quel “non più” che, tutti, oggi, ci auspichiam"o.