Roma, clan Casamonica: rintracciati e arrestati 9 affiliati rimasti in libertà

Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, con la conferma del 416 bis, arrivano anche gli arresti di altri esponenti dell’organizzazione criminale. Tra i capi di accusa a vario titolo, figurano il reato di usura, estorsione e spaccio

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati hanno rintracciato, arrestato e tradotto in carcere 9 soggetti riconosciuti responsabili, a vario titolo di intestazione fittizia, usura, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Le catture sono scattate a seguito dalla sentenza emessa – e pronunciata nella serata di ieri 16 gennaio 2024 – dalla Corte Suprema di Cassazione – Sez. II penale, la quale ha esaminato il ricorso proposto da 35 imputati avverso la sentenza del 29.11.2022 della Corte di Appello di Roma – confermando, nell’ultimo grado di giudizio, l’impianto accusatorio della Direzione Distrettuale Antimafia e riconoscendo l’articolo 416-bis per il “clan Casamonica” – associazione mafiosa operante nella zona Appia – Tuscolana della città di Roma.

Alla luce di ciò, la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma ha delegato i carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati alla cattura dei richiamati 9 soggetti, i quali erano in libertà o ristretti in regime di arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.




Roma, pax mafiosa per scongiurare la guerra con gli Spada e Barboncino: arrestato Salvatore Casamonica e un avvocato

Intercettato Casamonica e Diabolik

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della capitale, nei confronti di Salvatore CASAMONICA (esponente apicale dell’omonimo clan, attualmente sottoposto al regime detentivo speciale di cui all’articolo 41-bis, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere) e di un avvocato del Foro di Roma (agli arresti domiciliari), entrambi indagati
per il reato di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso (articoli 110 e 416-bis del codice penale).
I due, in concorso tra loro e con Fabrizio PISCITELLI alias “DIABOLIK” – il noto capo ultrà ucciso il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti – hanno contribuito concretamente al perfezionamento di un accordo finalizzato a stabilire la pace fra il clan mafioso SPADA e un altro gruppo criminale operante a Ostia capeggiato da Marco ESPOSITO detto “BARBONCINO”, contribuendo, in tal modo, a conservare la capacità operativa degli stessi
SPADA. Le indagini, coordinate dalla D.D.A. e condotte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, si sono sviluppate nel medesimo contesto investigativo delle precedenti operazioni delle Fiamme Gialle denominate “BRASILE LOW COST” e “GRANDE RACCORDO CRIMINALE”, grazie alle quali sono stati arrestati per reati
di narcotraffico, oltre a Salvatore CASAMONICA, Dorian PETOKU, Tomislav PAVLOVIC, Fabrizio FABIETTI ed altri 51 sodali. Monitorando sul territorio l’evolversi di diverse trattative criminali, i Finanzieri e i loro undercover hanno intercettato, in presa diretta, Salvatore CASAMONICA e “DIABOLIK”
mentre concordavano la pax mafiosa tra il clan SPADA e il sodalizio lidense facendo capo a ESPOSITO.
Per siglare e mantenere l’accordo, i due “garanti” (“…io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti eh!…”) avevano però bisogno del supporto di un professionista quale trait d’union con libertà di movimento, credibile agli occhi degli altri criminali e con possibilità di accesso alle aule di Tribunale e agli istituti carcerari.
Il 13 dicembre 2017, il legale giungeva in un ristorante a Grottaferrata (RM) dove, di lì a poco, sarebbe iniziata la riunione illecita, suscitando lo stupore di uno dei presenti (“…Ho paura di tutti questi delinquenti che stanno a questo tavolino… l’avvocato, mamma mia che coraggio che ha! Mamma mia… in mezzo a tutti questi scatenati…”).
Ma – come riporta il G.I.P. di Roma nell’ordinanza – “…la presenza dell’avvocato… non era affatto casuale”, tant’è che CASAMONICA e “DIABOLIK” iniziavano a parlare della necessità di avviare il processo di pacificazione fra le due fazioni egemoni nel territorio di Ostia solo
quando il professionista giungeva al ristorante.
D’altronde, la pace da imporre sul litorale si inseriva in un momento storico particolarmente complesso per il clan SPADA, dovuto allo stato di detenzione dei propri vertici Ottavio SPADA detto “Marco” e Roberto SPADA (per il fermo conseguente all’aggressione del giornalista della RAI Daniele PIERVINCENZI), alle limitazioni cui era soggetto il capo indiscusso della consorteria, Carmine SPADA detto “Romoletto” (sottoposto all’obbligo di
dimora e vittima di due tentati omicidi nel novembre del 2016) e al fatto che i capi e numerosi sodali del clan FASCIANI, federati agli SPADA, erano detenuti da anni.
In virtù del momento di difficoltà del clan SPADA, l’organizzazione riconducibile al “BARBONCINO” aveva intenzione di “riprendersi” Ostia con atti di forza e di alto impatto sulla cittadinanza: in appena tre giorni venivano infatti perpetrati tre distinti atti intimidatori nei confronti di soggetti organici o contigui agli SPADA:
 il 23 novembre 2017 venivano gambizzati Alessandro BRUNO e Alessio FERRERI (quest’ultimo fratello di Fabrizio, cognato del detenuto Ottavio SPADA);
 due giorni dopo, il 25 novembre 2017, venivano esplosi colpi di arma da fuoco contro la vetrina del bar “Music” a Piazza Gasparri a Ostia, nella disponibilità di Roberto SPADA;
 lo stesso 25 novembre altri colpi d’arma da fuoco venivano esplosi in via Forni verso la porta di casa di Silvano SPADA (nipote del boss Carmine detto “Romoletto” e di Roberto SPADA, nonché organico all’omonimo clan).
Come evidenzia il G.I.P., “una guerra non sarebbe convenuta a nessuna delle due organizzazioni, tanto che PISCITELLI Fabrizio e CASAMONICA Salvatore dichiaravano apertamente che stavano fungendo da garanti di un accordo tra i due gruppi contrapposti”.
I citati atti intimidatori avevano turbato Ottavio SPADA detto Marco, tanto che CASAMONICA e PISCITELLI, per scongiurare quella che il Giudice definisce “una vera e propria guerra di mafia”, decidevano di dettare all’avvocato una lettera che questi avrebbe dovuto consegnare, qualche giorno dopo, allo stesso Ottavio, ristretto in carcere.
In effetti, da lì a poco, cessavano le ostilità sul litorale. Nel mondo criminale romano questa vicenda aveva una tale eco da diventare tema di
discussione per mesi: se ne trovano tracce anche tra le righe dell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’operazione “MAVERIK”, che il legale leggeva con preoccupazione ad un suo conoscente. In quelle pagine spiccavano ai suoi occhi alcune frasi di Fabio DI FRANCESCO che, parlando di “Barboncino”, raccontava come solo l’intervento pacificatore di PISCITELLI avesse potuto mettere fine ad una faida destinata, altrimenti, a mietere molte vittime: “Romoletto (Carmine SPADA) gliel’hanno apparato Diabolik e Fabietti. Perché (Marco ESPOSITO) se stava a cacà in mano”.

La lettura delle intercettazioni metteva in agitazione il professionista, che affermava: “mo riarresteranno pure il mio povero Diabolik!” e, consapevole del proprio ruolo in quelle vicende, chiedeva “secondo te mi arrestano? Sicuramente mi indagano”.
Quando, nel gennaio del 2019, il G.I.C.O. dava esecuzione all’operazione “BRASILE LOW COST”, l’avvocato realizzava come alla riunione del 13 dicembre 2017 ci fossero “le guardie” (l’infiltrato delle Fiamme Gialle) tant’è che, forte della sua esperienza forense e consapevole dell’illiceità delle proprie condotte, così si sfogava con un suo collega: “… concorso esterno…”.
Nel corso dell’indagine, emergeva anche che il legale – il 19 giugno 2018 – nel corso del colloquio telefonico con il detenuto Carmine SPADA, “obbedendo” alla esplicita richiesta di “Romoletto”, lasciava la cornetta in favore della sua convivente Emanuela LEONE, consentendo al proprio assistito un colloquio non autorizzato.
Qualche mese dopo, nel novembre del 2018, sfruttando una breve evasione di un altro suo assistito, Alessio LORI – all’epoca ristretto agli arresti domiciliari presso il Centro di solidarietà “Don Guerrino Rota” di Spoleto (PG) – gli consegnava un telefono cellulare, 2 SIM e denaro contante al fine di permettergli, come lo stesso professionista dichiarava in una conversazione intercettata dal G.I.C.O., di “fare impicci”. E proprio con quel telefono, nei mesi successivi, il LORI – sebbene in stato di arresto – riusciva a comunicare indirettamente con il noto narcotrafficante Arben ZOGU, detenuto in carcere a Viterbo.
Ancora, durante una cena in occasione del Natale 2018, tenutasi a casa di un soggetto condannato definitivamente per narcotraffico e ristretto agli arresti domiciliari (con divieto di comunicare con persone diverse dai familiari), il G.I.C.O. intercettava un dialogo nel corso del quale l’avvocato – parlando a pregiudicati – teneva una specie di “corso d’aggiornamento”, illustrando alcune tecniche utili ad ostacolare le intercettazioni delle
Forze di Polizia e spiegando, in particolare, come evitare l’inoculazione dei “virus” informatici nei loro cellulari.
L’esecuzione dell’odierno provvedimento cautelare testimonia l’impegno profuso quotidianamente dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalle Fiamme Gialle capitoline per la tutela della legalità e il contrasto alla criminalità organizzata.




Roma, estorsione aggravata dal metodo mafioso: in manette appartenente alla famiglia Casamonica

ROMA – Nel corso della notte, a Roma e Monterotondo (RM), i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale DDA, nei confronti di due soggetti accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso (artt. 56, 81, 110, 629, 416 bis 1 CP), commessa a Roma tra il giugno ed il novembre 2018.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, sono state avviate a seguito della denuncia presentata, nel luglio 2018, da due fratelli, titolari di una nota concessionaria di auto, impegnati in quel periodo nella realizzazione di un nuovo immobile aziendale ubicato su via Tuscolana, i quali hanno denunciato di essere stati vittima di continue richieste per versare la somma di 10.000 euro, quale “protezione” necessaria per il normale svolgimento dei lavori.

Gli approfondimenti investigativi, consistiti in attività tecniche e in assunzione di informazioni, hanno consentito di acquisire gli elementi necessari a comporre a carico degli indagati un grave quadro indiziario. In particolare, da quanto ricostruito dai militari, S.M., 38enne romano incensurato, e C.G., 59enne, con precedenti, appartenente alla famiglia Casamonica, hanno richiesto ai due imprenditori di versare la somma di 10.000 euro per poter continuare senza problemi i lavori su via Tuscolana che, a detta dei due, avevano creato dei danni a degli appartenenti alla citata famiglia Casamonica dimoranti in abitazioni limitrofe al cantiere.  Le richieste di denaro, da quanto emerso dalle indagini, sono state molto insistenti e molteplici sono stati i richiami all’impossibilità di sottrarsi alla richiesta estorsiva poiché proveniente dai Casamonica, prospettando, in caso di rifiuto, possibili danneggiamenti ai beni aziendali dei due fratelli.

I provvedimenti, che dispongono la custodia cautelare in carcere per gli indagati, sono stati notificati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma presso l’abitazione e presso l’ospedale dove uno dei due è attualmente ricoverato e piantonato.




Clan Casamonica: rinvenuto il tesoretto, altri due arresti e sequestro preventivo di diversi beni, compresa una cappella gentiliza presso il cimitero di Ciampino

ROMA – I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati, nella prima mattinata di oggi, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, che ha riguardato vari conti correnti, 1 autovettura, denaro contante, orologi e preziosi di valore, molti dei quali rinvenuti nella disponibilità degli indagati all’atto delle perquisizioni eseguite lo scorso 15 aprile nell’ambito dell’Operazione “Gramigna bis” contro vari appartenenti al “Clan CASAMONICA”.

Fra i beni sequestrati, il cui valore supera il milione e mezzo di euro, una polizza assicurativa di 500 mila euro e finanche una cappella funeraria gentilizia edificata all’interno del cimitero di Ciampino e riconducibile ad alcuni appartenenti della famiglia CASAMONICA; dai documenti acquisiti è stato ricostruito come per il rilascio della concessione e per la realizzazione dell’opera funeraria gli indagati abbiano sostenuto una spesa complessiva di oltre ottantamila euro.

Contestualmente al sequestro, i Carabinieri del Gruppo di Frascati hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa sempre dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 2 soggetti, entrambi operanti nel settore della compravendita di autovetture, ritenuti responsabili di intestazione fittizia di beni, per uno dei due con l’aggravante del metodo mafioso.

I due nuovi arresti si inquadrano nel contesto delle indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati fra aprile e novembre del 2018 sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che hanno portato lo scorso 15 aprile alla notifica di un’ordinanza che disponeva misure cautelari per 23 persone.

Le risultanze acquisite in questa seconda fase dell’attività investigativa, che ha costituito il prosieguo dell’Operazione “Gramigna”, eseguita invece nel luglio 2018, ha consentito di ricostruire nuove condotte di usura, estorsione, intestazione fittizia di beni, cessione di sostanze stupefacenti, poste in essere sia da soggetti già arrestati nel luglio 2018 (GRAMIGNA), fra cui i due promotori CASAMONICA Luciano e CASAMONICA Giuseppe detto Bìtalo, nonché CASAMONICA Salvatore detto Do’, sia da altri personaggi, quasi tutti appartenenti alle famiglie sinti CASAMONICA/SPADA/DI SILVIO.

Gli ulteriori riscontri acquisiti all’atto dell’esecuzione dell’Operazione “Gramigna Bis” hanno consentito di rafforzare ulteriormente il quadro probatorio a carico degli odierni arrestati, non destinatari di misura cautelare nell’ordinanza emessa il 9 aprile dal Gip. Sulla base degli altri elementi acquisiti, infatti, è stato possibile appurare come entrambi i soggetti, in qualità di gestori di concessionarie di autovetture in zona Tor Vergata, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, avevano attribuito fittiziamente alle proprie società la proprietà di due autovetture, una Mercedes GLA ed una Volkswagen Golf, di fatto riconducibili a CASAMONICA Salvatore detto “Do” e CASAMONICA Rosaria, entrambi già tratti in arresto lo scorso 15 aprile.




Roma, duro colpo ai Casamonica: 22 arresti

Spaccio di droga a Quadraro e porta furba

ltro duro colpo dei carabinieri ai Casamonica. E’ di 22 arresti, tra cui appartenenti alla famiglia, il bilancio di una nuova operazione in corso. Accertata l’esistenza di un’associazione finalizzata allospaccio di sostanze stupefacenti principalmente nella zona di via del Quadraro e Porta Furba a Roma. Stimato un giro di affari di oltre 100mila euro al mese.

A Roma, Trapani, Foggia, Voghera, Paola, Nuoro e Tornimparte (in provincia dell’Aquila), i carabinieri della compagnia Roma Casilina stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, dal gip di Roma nei confronti di 22 persone (di cui 21 in carcere e una ai domiciliari), tra i quali appartenenti alla famiglia Casamonica. 

Si tratta di un’indagine dei carabinieri che da gennaio 2017 ha consentito di accertare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, strutturata su un gruppo criminale a connotazione familiare che operava principalmente nella zona di via del Quadraro e Porta Furba a Roma.

A quanto ricostruito, l’organizzazione, oltre ai capi riconducibili ai Casamonica, era costituita da italiani ai quali il clan aveva affidato ruoli e compiti ben precisi. 

“Grazie a carabinieri e magistratura per l’operazione contro i Casamonica. I 22 arresti assestano un nuovo colpo al clan. Le istituzioni ci sono. #FuoriLaMafiaDaRoma #NonAbbassiamoLoSguardo”. Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi su Twitter.




Colpo al clan Casamonica: ecco gli affari di Bitalo

ROMA – Dalle primi luci dell’alba, circa 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, con l’ausilio di unità cinofile, un elicottero dell’Arma e del personale dell’8° Reggimento “Lazio”, sono impegnati fra le province di Roma e Frosinone, nonché in varie regioni d’Italia, per eseguire 23 misure cautelari (20 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 2 obbligo di dimora), emesse dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti soggetti, fra cui 7 donne, ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, spaccio di stupefacenti ed altro, reati per buona parte commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati fra aprile e novembre del 2018 sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, costituiscono il proseguo dell’operazione GRAMIGNA, eseguita nel mese di luglio 2018, che aveva portato all’arresto di 37 soggetti, fra cui 13 donne, a diversi dei quali era stato contestato anche l’art. 416 bis C.P., per avere costituito e preso parte all’associazione mafiosa denominata “clan CASAMONICA” operante nella zona Appia-Tuscolana della città di Roma, con base operativa in vicolo di Porta Furba; il ruolo apicale di promotore era stato attribuito a CASAMONICA Giuseppe detto “Bitalo”, tuttora ristretto in regime di 41bis anch’egli destinatario di un nuovo provvedimento cautelare.

L’ordinanza eseguita nel luglio 2018, che è stata confermata dal Tribunale del Riesame e dalla Corte di Cassazione, ha compendiato le indagini dei Carabinieri che, condotte per quasi tre anni ed avviate nell’estate del 2015, ancor prima degli sfarzosi funerali di “Zio Vittorio”, avevano permesso di documentare l’esistenza di un’associazione mafiosa autoctona strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale, operativa ed economica e dediti a vari reati tra i quali lo spaccio di stupefacenti, l’usura, le estorsioni ed altro.

Le risultanze acquisite nella seconda fase dell’attività investigativa hanno consentito di ricostruire nuove condotte di usura, estorsione, intestazione fittizia di beni, cessione di sostanze stupefacenti, poste in essere sia da soggetti già arrestati nel luglio 2018 (GRAMIGNA), fra cui i due promotori CASAMONICA Luciano e CASAMONICA Giuseppe detto Bìtalo, nonché CASAMONICA Salvatore detto Do’, recentemente arrestato nuovamente per traffico internazionale di stupefacenti, sia da altri personaggi, quasi tutti appartenenti alle famiglie sinti CASAMONICA/SPADA/DI SILVIO.

Nel corso delle attività, oltre a contestare nuove ipotesi di reato, è stato possibile rafforzare ulteriormente il quadro indiziario ricostruito nella prima fase investigativa, confermando come il “clan CASAMONICA” si avvalga tuttora di una forza numerica che, unita alla totale chiusura verso l’esterno ed all’utilizzo di una lingua difficilmente decifrabile, conferisce forza al gruppo, permettendo ad ogni singolo appartenente di avere atteggiamenti di prevaricazione e minacciosi nei confronti dell’esterno, avvalendosi anche della forza intimidatrice oramai insita nel nome “CASAMONICA”. 

Come già emerso nelle pregresse fasi investigative, è stato accertato il “tipico” modus-agendi posto in essere dai CASAMONICA, caratterizzato da larvate forme di violenza e minaccia, veicolate attraverso un compulsivo approccio verso le vittime, sottoposte a continue richieste prive di ogni giustificazione e che finiscono per metterle in uno stato di totale assoggettamento. Molte persone offese, infatti, una volta ricevuto un prestito dai CASAMONICA, non riescono praticamente più a sottrarsi alle richieste di denaro da parte degli indagati, che continuano anche a distanza di anni e che, ad un certo punto, assumono innegabile matrice estorsiva in quanto sono oggettivamente prive di ogni giustificazione e si fondano esclusivamente sulla forza di intimidazione del gruppo, che spesso non ha neanche la necessità di far ricorso a minacce esplicite per ottenere la consegna di quanto indebitamente preteso.

In questa nuova ed ulteriore fase investigativa, tuttavia, è stato riscontrato un atteggiamento più collaborativo da parte di alcune vittime che, in forza degli arresti eseguiti nella scorsa estate, hanno confermato e chiarito il loro stato di soggezione, pur manifestando comunque il timore di subire ritorsioni, ennesima conferma della forza intimidatrice che esprime il “clan CASAMONICA”. 

Fra le vittime degli episodi di estorsione ed usura anche alcuni commercianti del posto, in un caso specifico un importante imprenditore della Romanina, già vittima, anni addietro, di alcuni esponenti della famiglia CASAMONICA.

Nell’ambito del procedimento penale è stato deferito anche un notaio romano che ha stipulato un atto di compravendita con cui CASAMONICA Salvatore detto Dò era riuscito ad acquisire la proprietà di una villa nel comune di Anzio, formalmente intestata ad un prestanome, anch’egli arrestato nella giornata odierna.  

Contestualmente alle misure cautelari è in atto il sequestro di diversi beni, tra cui la citata abitazione ad Anzio (Rm), una lavanderia in zona Centocelle, oltre a vari conti correnti, libretti di risparmio e autovetture nella disponibilità degli indagati.

Nel corso delle perquisizioni odierne, inoltre, sono stati rinvenuti e sequestrati denaro contante, gioielli e 14 orologi di lusso per un valore stimato di oltre 150.000 euro.




Roma, maxi sequestro clan Casamonica per 2,4 milioni di euro di beni

Maxi sequestro al clan Casamonica-Guglielmi per un totale di 2,4 milioni di euro di beni. Il decreto è stato eseguito dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma. Dalle indagini è emersa una sproporzione tra le ricchezze possedute da alcuni componenti delle due famiglie e i redditi dichiarati. Il decreto di confisca è stato emesso confronti di Abramo Di Guglielmi, alias “Marcello Casamonica”, della sorella Giulia e del marito di quest’ultima, Romolo Cerello.

I membri del clan sarebbero coinvolti in gioco d’azzardo, traffici di droga, rapine e furti, e a numerose truffe.

Il sequestro dei beni fu emesso nel dicembre 2017 e ora è scattata la confisca per 8 unità immobiliari e un terreno a Roma e 8 rapporti finanziari.
    “Ringrazio gli uomini della Gdf di Roma e la Direzione Distrettuale Antimafia – ha scritto su twitter la Raggi – per la confisca di oltre due milioni di euro a Casamonica-Guglielmi.
    #NonAbbassiamoLoSguardo #FuoriLaMafiaDaRoma”.




Roma, arresto bis per un Casamonica: sorvegliato speciale guidava ubriaco e con patente revocata

ROMA – Era notte fonda, quando una pattuglia della Stazione Carabinieri Roma Tor Vergata lo ha notato zigzagare a bordo di una Mercedes Classe A, in via Casilina. Raggiunto e bloccato dopo poco, i Carabinieri si sono ritrovati davanti ad un 45enne romano, appartenente alla famiglia Casamonica, che hanno subito riconosciuto, dato i suoi numerosi precedenti e lo hanno arrestato, per l’inosservanza alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, che lo vede obbligato a permanere in casa in orari notturni.

Successivamente i militari, hanno accertato che il 45enne era alla guida senza patente, perché revocata e visto il forte odore di alcool che percepivano, gli hanno intimato di sottoporsi all’alcoltest. L’automobilista si è rifiutato e pertanto è stato anche denunciato in stato di libertà.

L’arrestato è stato accompagnato in caserma, dove sarà trattenuto in attesa del rito direttissimo.




Roma, 19enne rompe la porta dell’abitazione di Giuseppe Casamonica e si sistema all’interno della casa: denunciata per occupazione abusiva

ROMA – Aveva divelto i sigilli, danneggiato la serratura della porta d’ingresso e si era sistemata all’interno della casa abitata da Giuseppe Casamonica, già confiscata e che lo scorso 17 luglio i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati, nel corso dell’operazione “Gramigna”, avevano liberato, affidandola all’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati.

Questo è quanto hanno scoperto, in vicolo di Porta Furba, 55, i Carabinieri della Stazione Roma Tuscolana unitamente ai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Piazza Dante, durante un’attività investigativa in zona.

Una donna di 19 anni, anche lei una Casamonica, è stata così denunciata per occupazione abusiva di stabile confiscato. Si tratterebbe della fidanzata del figlio di Giuseppe Casamonica.

Sul posto è giunto anche il personale dell’Agenzia Nazionale dei Beni sequestrati e confiscati, ente assegnatario dell’immobile che, con i Carabinieri presenti, ha liberato l’immobile, ripristinato la serratura ed apposto nuovamente i sigilli.




Casamonica, demolite otto ville del clan. Conte, grazie a forze ordine

“Mi trovo nella periferia est di Roma dove questa mattina sono state sgomberate otto ville abusive di proprietà dei Casamonica. Sono qui per dare un messaggio molto chiaro: questo Governo è per la legalità e il rispetto delle regole”. Lo dice il premier Giuseppe Conte che sta trasmettendo su Fb la diretta della sua visita

“Quella di oggi è una giornata storica per la città di Roma e per i romani. Mettiamo fine a anni di illegalità e inviamo un segnale forte alla criminalità e al clan Casamonica, sgomberando e abbattendo otto villette abusive nella periferia est di Roma. L’amministrazione si è impegnata come mai è successo nella sua storia recente: per 10 mesi abbiamo pianificato questa operazione che vede l’impegno di ben 600 uomini della Polizia Locale”, annuncia su Fb la sindaca di Roma Virginia Raggi.

Soffitti dipinti, tende dorate, due statue di tigri e una di un cavallo: le villette hanno “arredamenti sfarzosi o apparentemente sfarzosi”, ha spiegato il comandante della polizia locale di Roma Antonio Di Maggio. Gli agenti sono al lavoro dall’alba e in alcuni casi hanno dovuto procedere all’apertura forzata delle porte.

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è in via del Quadraro 110 a Roma dove sono scattate le operazioni di demolizione. “Piano piano stiamo riportando pezzi di città alla legalità. E’ un bel segnale per Roma, non è il primo e non sarà l’ultimo. Le regole tornano ad essere rispettate. Non sono entrato nelle villette per non intralciare il lavoro delle forze dell’ordine, ma da quello che si vede è emerso lo spazio abbondante occupato e lo sfarzo alle spalle degli altri. La pacchia è finita”, ha detto il ministro dell’Interno.

“Stop a 30 anni di illegalità e un segnale forte contro criminalità e clan Casamonica. Grazie a 600 uomini Polizia Locale e a forze ordine. Istituzioni a fianco cittadini onesti contro malavita”, aggiunge Virginia Raggi su Facebook.

“Otto villette Casamonica abbattute in queste ore dall’amministrazione Raggi. Il buongiorno si vede dal mattino. Forza e che altre amministrazioni comunali prendano coraggio: la Commissione antimafia non farà mancare il suo pieno appoggio”, scrive su Fb il neopresidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra




Salvini: “Guiderò personalmente la ruspa che abbatterà la villa abusiva dei Casamonica”

Nel decreto sicurezza ci sarà un emendamento per prevedere “la chiusura entro le 21 dei negozietti etnici che diventano ritrovo di spacciatori e di gente che fa casino”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini in diretta Facebook sottolineando che “non è un’iniziativa contro i negozi stranieri ma per limitare abusi di certi negozi che diventano ricettacolo di gente che fa casino”.
“E’ questione di giorni. Entro ottobre – ha detto in un altro passaggio del suo intervento dai tetti del Viminale – guiderò personalmente la ruspa che abbatterà la villa abusiva dei Casamonica a Roma. Non vedo l’ora di raderla al suolo per restituirla alla comunità”.

“Non si può fare una norma che discrimina determinati imprenditori rispetto ad altri. Chi ha un’attività commerciale ha diritti e doveri: il dovere di rispettare le regole e il diritto di restare aperti, sia che siano esercizi gestiti da stranieri, sia che siano esercizi gestiti da italiani. Lo ha detto Mauro Bussoni segretario generale della Confesercenti nazionale interpellato dall’ANSA sull’annuncio del ministro Matteo Salvini sulla chiusura entro le 21 dei negozietti etnici.