Velletri, partita di calcio detenuti contro personaggi dello spettacolo: arriva il commento del Si.P.Pe. (Sindacato Polizia Penitenziaria)

Nella mattinata del 19.10.2019 si è tenuta una partita di calcio “match contro le barriere dell’Isolamento” detenuti contro i personaggi dello spettacolo, del mondo della notte e della comicità.
L’ incontro di calcio è stato organizzato per dare solidarietà ai detenuti, per concorre alla loro riabilitazione, per irrompere la loro sedentarietà fisica con lo sport, liberare i loro pensieri con l’ironia, condividendo qualche ora di libertà, di movimento, di integrazione e spirito di squadra attraverso il gioco all’interno del Penitenziario per condividere un sorriso.

A darne notizia sono i sindacalisti del Si.P.Pe. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Carmine Olanda e Ciro Borrelli che da sempre denunciano le condizioni di lavoro disperate che ogni giorno conducono gli Uomini e le Donne della Polizia Penitenziaria all’ interno degli Istituti di Pena.
Come sindacato apprezziamo e siamo favorevoli a tutte le attività di trattamento, finalizzate alla rieducazione e all’ inserimento del condannato nella società. Ma non possiamo accettare in nessun modo che le Istituzioni si concentrano solo da una parte, senza pensare prima alle numerose necessità che ha il Corpo di Polizia Penitenziaria.
Oggi gli Agenti di Polizia Penitenziaria – commentano i Sindacalisti – nello svolgimento del loro
lavoro esprimono una sofferenza professionale, perché si sentono abbandonati e non tutelati.
L’ Istituto Penitenziario di Velletri “come in tutte le altre realtà” va avanti per forza di inerzia a causa della carenza di Personale di Polizia. Il personale è costretto ad effettuare ogni giorno turni di servizio a 8 ore sviluppate su tre quadranti, anziché su quattro con turni a 6 ore. I Poliziotti
impiegati presso il Reparto Nucleo Traduzioni e Piantonamenti, tutti i giorni sanno a che ore montano di servizio e non sanno a che ora smontano. Due Sostituti Commissari anziché prestare servizio di coordinamento seduti comodamente dietro ad una scrivania, hanno preferito, con Alto senso del Dovere e di Responsabilità fare le scorte ai detenuti viaggiando ogni giorno sui i furgoni anch’essi usurati e mal funzionanti. “Si parla tanto – continua Olanda – di Tutela del Lavoratore, di prevenzione dello stress, di sicurezza sui i luoghi di lavoro, sono tutti progetti campati in aria perché in realtà non vengono applicati.
Basta! – concludono i sindacalisti Olanda e Borrelli – gli Agenti di Polizia Penitenziaria gestiscono ogni giorno 60.881 detenuti di cui 20.225 stranieri su una capienza regolamentare di posti letto di 50.472 e meritano di avere la massima attenzione da parte dell’Istituzioni, cosa che purtroppo con
l’attuale Governo non c’è. E’ giunta l’ora che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede cominci a dare delle risposte concrete alle problematiche e non si limiti semplicemente a fare solo sorrisini e passerelle formali”.




MARINO LAZIALE: IL SINDACO TRASFERITO AL CARCERE DI VELLETRI

Redazione

Marino Laziale (RM) –  “È ora che si chiuda questa pagina indecente. Abbiamo chiesto a tutte le autorità preposte, da mesi e in tutti i modi, di fare presto luce sui fatti e quindi restituire la parola ai cittadini. Caro Ministro, caro Prefetto, sciogliete subito il consiglio comunale di Marino” Così la nota di Sel Marino in merito alla notizia del trasferimento al carcere di Velletri del sindaco di Marino Fabio Silvagni. Silvagni si trovava agli arresti domiciliari dallo scorso 9 aprile con le accuse di corruzione e peculato nell'ambito dell'inchiesta denominata "Burger King". Al sindaco, è stata contestata la violazione delle prescrizioni della misura cautelare degli arresti domiciliari.ed è quindi stato trasferito nel carcere di Velletri. “A Marino, mentre l'estate avanza, – prosegue la nota di SEL Marino – la squallida telenovela di una amministrazione sempre più chiusa nel Palazzo, preoccupata, timorosa, inesistente e quindi di una città "bloccata" da mesi (quasi 4 e mezzo), continua. E ogni episodio ulteriore aggiunge danni su danni a città e cittadini e, verrebbe da dire, ridicolo al ridicolo. Il "Sindaco", ora, non è più agli arresti domiciliari…..ma proprio "al fresco"…..in carcere. Vista la stagione verrebbe da pensare ad una pessima battuta, ma è la triste e squallida verità. Chiediamo, ancora una volta, l’ennesima per quel che ci riguarda, al Ministro, al Prefetto, ancora una volta, di liberare Marino da questa ignobile farsa e quindi di sciogliere il Consiglio Comunale. Subito!!”

Il Partito della Rifondazione Comunista Marino, Circolo "Jago: "Sarebbe eufemistico dire che situazione politica nel nostro Comune, con il trasferimento di Fabio Silvagni nel carcere di Velletri, sia grave ed insostenibile. Questo è solo l'ultimo di una serie di fatti che getta discredito sul nostro Comune e che offende ed umilia tutta la cittadinanza. Con l'assenza forzosa del sindaco in questi quattro mesi la giunta ed la maggioranza nel consiglio comunale hanno evidenziato ancora di più la loro inadeguatezza bloccando di fatto Marino e dimostrandosi incapaci di assumersi qualsiasi responsabilità, come il caso dei rifugiati ha dimostrato.Solo gli interessi degli speculatori edilizi sembrano continuare ad avere una corsia preferenziale, sintomatico di quali siano i referenti di questa maggioranza.Come forza politica noi comunisti abbiamo agito per richiedere al prefetto lo scioglimento del Consiglio Comunale: siamo ancora in attesa di una decisione in merito, ma più passa il tempo minore è la fiducia che tale strada possa condurre ad una soluzione che riporti la normalità nella nostra città. Riteniamo che sia il momento di agire in maniera ancora più forte per riportare Marino ad una stabilità politica che da troppo tempo è latente. Per questo lanciamo la proposta, aperta a tutte le forze politiche e civiche, di avviare una raccolta di firme della cittadinanza per richiedere lo scioglimento del Consiglio Comunale e la caduta della Giunta. E' arrivato il momento di far finire la farsa che da troppi mesi si sta trascinando, con grave danno per la nostra città; è arrivato il momento che sia il popolo a riprendere la democrazia in mano e restituire a Marino un'amministrazione degna di questo nome".




VELLETRI, EVADE DOPO IL PROCESSO MENTRE LO PORTANO IN CARCERE

di Ivan Galea

Velletri (RM) – Un detenuto è evaso a poca distanza dal carcere di Velletri, saltando giù dalla gazzella dei carabinieri in movimento e scappando via come un fulmine con le manette ai polsi nelle campagne cisternesi.

Si tratta di Omar Lahbim un pregiudicato marocchino arrestato la sera prima dai militari della stazione di Tor San Lorenzo per maltrattamenti alla giovane moglie romena. Nelle ricerche sono state mobilitate unità cinofile, elicotteri e circa 100 agenti. Dopo il processo per direttissima tenutosi ieri al Tribunale di Velletri, il 34enne su disposizione del giudice doveva essere tradotto in carcere da tre carabinieri che lo scortavano, ma qualcosa è successo poco prima dell'arrivo al cancello del penitenziario di Contrada Lazzaria.

I due militari hanno cercato di raggiungerlo ma non sono riusciti a bloccarlo. E intanto il sindacato di polizia torna a denunciare la mancanza di sicurezza per carenza di organico dopo la manifestazione del 21 giugno scorso davanti al carcere. Dal 30 aprile 2014, secondo i dati ufficiali del Dap, il numero dei detenuti presenti nel carcere di Velletri è di 607, il personale previsto dalla pianta organica è di 179 unità, mentre quello amministrato è costituito da 175 unità maschili. 

IL FATTO:

Sequestro di persona e lesioni personali. Sono queste le accuse con cui il marocchino di 34 anni, domiciliato presso il complesso “Le Salzare” A Tor San Lorenzo, era stato arrestato dai Carabinieri della Stazione di Marina Tor San Lorenzo.

La segnalazione ai militari è giunta proprio dalla vittima, una giovane romena di 20 anni, la quale affermava di trovarsi reclusa nell’abitazione dove, da circa 7 mesi, viveva con il suo convivente, di cui porta in grembo il figlio.

L’immediato intervento dei Carabinieri, con la collaborazione dei Vigili del Fuoco, ha consentito la liberazione della donna. In casa, i militari hanno potuto effettivamente costatare l’effettivo stato di segregazione della donna e di accertare la presenza sul corpo della vittima di segni ed abrasioni, soprattutto su gambe e braccia. Non solo: i Carabinieri, durante la perquisizione dell’abitazione, hanno trovato anche gli oggetti – un cavo elettrico e un bastone – con cui il 34enne marocchino era solito malmenare la giovane. Considerate le circostanze, la donna è stata portata agli Ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno per gli accertamenti e le cure del caso. I militari, attraverso un immediata attività investigativa, hanno ricostruito gli ultimi  mesi di violenze fisiche e psicologiche a cui era stata costretta la 20enne, la quale affermava che da circa tre mesi il compagno non le permetteva di uscire e di avere alcuna relazione con l’esterno. Acquisiti tutti gli elementi necessari, i Carabinieri della Stazione di Marina di Tor San Lorenzo hanno rintracciato e arrestato l’aguzzino, che nel frattempo stava trascorrendo del tempo libero al bar del paese.




VELLETRI RIVOLTA CARCERARIA: TRA RISSE, CELLE DEVASTATE E INCENDIATE UNA CARENZA DI SERVIZI ORMAI CRONICA

di Chiara Rai

Velletri – Il carcere di Velletri è stato teatro di una vera e propria rivolta, scoppiata martedì pomeriggio a seguito di una rissa tra detenuti romeni. Il bilancio è di due poliziotti penitenziari e un detenuto feriti, oltre a celle distrutte e incendiate.

Questo è il frutto del sovraffollamento carcerario e a febbraio del 2012, quando il nostro direttore Chiara Rai incontrò il direttore del carcere Donata Iannatuono e la polizia penitenziaria, furono mostrate le condizioni dei detenuti: circa 500 reclusi per meno di 200 agenti quando ce ne vorrebbero almeno 60 in più.

Senza contare la carenza di personale medico e infermieristico. Circa dieci sezioni funzionanti su quattordici, divise in due padiglioni di cui uno nuovo semivuoto nonostante sia notevolmente più accogliente e dotato di maggiori servizi. Ma la sicurezza dev’essere garantita e allora il risultato è che oltre al danno del sovraffollamento in spazi ridotti, obsoleti e in difetto di servizi c’è la beffa del cosiddetto metodo assunto di “vigilanza dinamica” che semina risse ovunque perché sostanzialmente prevede maggiore libertà per il detenuto che nei fatti è fuori dalla cella, all’interno del carcere per circa dodici ore al giorno senza fare particolari attività.

“I detenuti lasciati troppo liberi – dice Donato Capece, segretario del sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe – diventano arroganti e strafottenti, oltre a creare grossi problemi di sicurezza innescano un meccanismo violento per cui soccombe il detenuto meno delinquente”.

Per il sindacato Sappe quindi, al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di polizia penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza.

Infatti, proprio all’interno della saletta ricreativa nella sezione terzo piano lato A è avvenuta la rissa che ha coinvolto circa venticinque detenuti che per alcune ore hanno innescato risse interne ai reparti devastando celle e incendiando i materassi anche dei detenuti che non avevano partecipato alla ressa.

Sembra che le cause siano riconducibili a futili motivi, ma è dovuta intervenire la direttrice della casa circondariale accompagnata dal vice comandante di reparto e dal responsabile dell'ufficio matricola per sedare gli animi.

I futili motivi sono anche la carenza di vestiario o lenzuola di un carcerato rispetto ad un altro. E comunque le condizioni in cui scontano le pene non migliorano la situazione: le docce sono spesso guaste, non si possono neppure utilizzare le lenzuola “di casa” o avere un lettore Cd per ascoltare un po’ di musica o addirittura scarpe nuove. I detenuti protagonisti della rissa sono stati allontanati dall’Istituto di Velletri per essere trasferiti in altre carceri romane. Per la Fns Cisl Lazio occorre intervenire , affinché, i puniti abbiano pene detentive più severe rispetto a quelle previste attualmente.




LARIANO: COMMETTE UN FURTO IN ROMANIA E VIENE AMMANETTATO AI CASTELLI ROMANI

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Lariano (RM) – Il 12 giugno scorso, i militari della Stazione di Lariano, dopo un’accurata ricerca sul territorio, hanno localizzato e tratto in arresto un 31enne romeno, ricercato da tempo in quanto colpito da un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale di Focsani (Romania) per il reato di furto commesso nell’anno 2011 nel paese di origine. L’uomo dovrà scontare una pena di anni 3 (tre) di reclusione. 

Il soggetto privo di documenti, in un primo momento ha negato di essere la persona interessata dal provvedimento attribuendolo al fratello ma i successivi accertamenti posti in essere dai militari operanti hanno consentito di identificarlo, senza dubbio alcuno, quale persona destinataria del mandato di arresto in argomento.

Lo stesso è stato messo a disposizione del Presidente della Corte di Appello di Roma e, in attesa, delle successive incombenze, è stato associato alla Casa circondariale di Velletri.

 




VELLETRI, CARCERE: DETENUTO MUORE PER UN MALORE A SOLI 53 ANNI

 Redazione

Velletri (RM) – Un detenuto di 53 anni, Claudio T., è morto per un malore nel carcere di Velletri, dove era recluso dallo scorso mese di marzo. Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Il decesso è avvenuto la notte fra il 30 aprile ed il 1 maggio.

 E’ il quarto decesso registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2013; il secondo in poco meno di un mese a Velletri dopo quello del 27 marzo di un marocchino di 27 anni, Mohamed Saadaoui, le cui cause sono ancora in fase di accertamento.

Secondo quanto appreso dai collaboratori del Garante Claudio T., originario di Nettuno, ha accusato un malore nel pomeriggio di martedì scorso. Accompagnato da altri compagni detenuti nell’infermeria del carcere, vi è rimasto fino alle 22.00 rifiutando, a quanto pare, il ricovero in ospedale come suggerito dai sanitari del carcere. Intorno alle 23.00 ha avuto un nuovo malore e, nonostante l’intervento dei medici dell’Istituto e di quelli del 118, è deceduto alle 00.15 del 1 maggio.

La salma è stata trasferita al Policlinico Tor Vergata, dove il magistrato ha disposto l’autopsia.

Claudio T. era arrivato nel carcere di Velletri lo scorso mese di marzo per revoca misura alternativa legata alla commissione di reati contro il patrimonio. Il suo fine pena era fissato nel 2014.

«Sarebbe un errore rubricare “morte per malattia” il decesso di quest’uomo – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – perché il problema è il contesto in cui è avvenuta. A Velletri sono presenti 635 detenuti a fronte di 444 posti. La metà di loro assume psicofarmaci e in 240 sono in carico al Sert. Circa 80 detenuti sono sottoposti a grande o grandissima sorveglianza. Il paradosso è che il nuovo padiglione, aperto di recente, è sottoutilizzato perché ha una impostazione di “regime aperto” ma, per quanto appena detto, la stragrande maggioranza dei detenuti presenti è incompatibile con un regime di bassa sorveglianza. Il personale di polizia penitenziaria è, poi, drammaticamente sotto organico: attualmente sono in 209 per 635 presenti quando la norma imporrebbe un rapporto agente/detenuto pari a 0,80. In queste condizioni è davvero difficile che in carcere possa essere garantita non solo l’applicazione dell’art. 27 della Costituzione, ma anche un efficace diritto alla salute per i reclusi».

 




ANZIO STALKING: AFFIDATO AI SERVIZI SOCIALI TORNA AD AGGREDIRE E MINACCIARE EX MOGLIE

Redazione

Anzio (RM) – Dal 2007 minaccia e aggredisce continuamente la convivente polacca derubandola anche di oggetti in oro e di denaro.

I due si lasciano e la donna con coraggio denuncia tutto alla Polizia.

L’uomo, T.C., 54enne di Nettuno, a seguito di questa vicenza e di un’altra legata a minacce verso ,’ex moglie, finisce prima in carcere e poi agli arresti domiciliari.

La situazione sembra tornata tranquilla ed il Tribunale, dopo qualche tempo, lo autorizza ad uscire di giorno per potersi dedicare ad una attività lavorativa. 

L’uomo, sottoposto all’affidamento in prova ai servizi sociali, già da qualche giorno, ha iniziato nuovamente a minacciare di morte sia la ex moglie che i suoi due figli maggiorenni che vivono con quest’ultima.

La situazione si fa pericolosa e la donna decide cosi di presentare l’ennesima denuncia al Commissariato di zona.

I poliziotti della squadra di polizia giudiziaria del Commissariato di Anzio, diretto dal dr. Fabrizio Mancini, decidono di riferire quanto sta accadendo al Tribunale di Sorveglianza.

Per T.C.,  ieri pomeriggio si sono aperte nuovamente le porte del carcere di Velletri.