ROMA, CARCERE REBIBBIA: 20 DETENUTE DIVENTANO OPERATORE INFORMATICO CON MICROSOFT ITALIA.

Redazione

Roma – Sono 20 le detenute del carcere di Rebibbia femminile che, al termine di un corso informatico di nove giorni, hanno ricevuto dalle mani dei responsabili di Microsoft Italia e da quelle del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni il diploma di operatore informatico. 

Il progetto, denominato  “Informatica senza barriere”, ha consentito alle detenute di apprendere i passi base rudimenti dell’utilizzo del computer e dei più comuni applicativi (posta elettronica, pacchetto Office, Word base e avanzato, excel, power point), ed è nato da un Protocollo d’Intesa firmato dal Garante dei detenuti del Lazio, dalla direzione del Carcere e da Microsoft Italia che ha organizzato gratuitamente questi corsi. 

 Nei dieci giorni del corso le detenute hanno lavorato a turno sulle 10 postazioni di computer  che è stato possibile allestire all’interno del carcere.

 «La conoscenza e l’uso del computer sono diventati imprescindibili nel mondo del lavoro – ha detto il Garante al termine della consegna dei diplomi  – e la possibilità di trovare un’occupazione al termine del periodo detentivo è il punto cardine del percorso di recupero dei detenuti solennemente statuito dalla Costituzione. Nasce da qui l’importanza di questa straordinaria iniziativa di alto  valore simbolico e sociale. Ora, spero che il lavoro che abbiamo svolto con Microsoft Italia venga preso a modello dalle altre realtà produttive della nostra Regione. Abbiamo bisogno del contributo e della buona volontà di tutti per aiutare tante persone a costruirsi un futuro diverso».  




ROMA, CARCERE REBIBBIA: DETENUTO PER AVER RUBATO 20 EURO MUORE A CAUSA DI PROBABILE INFARTO

Redazione

Roma – Detenuto per aver tentato di rubare venti euro ad un tabaccaio, un detenuto di 57 anni è morto la scorsa notte, probabilmente a causa di un infarto, nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso.  Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Si tratta del terzo detenuto che muore, nelle carceri del Lazio, dall’inizio del 2013.  La vittima, Marco P. era detenuto da un mese e mezzo nella sezione G11 del carcere romano. Doveva scontare una condanna per una tentata rapina ai danni di un tabaccaio.  L’uomo, a quanto appreso dai collaboratori del Garante, era affetto da dipendenza dall’alcool e per questo, dal momento del suo ingresso in carcere, era stato preso in carico dal Sert ed aveva colloqui periodici con gli psicologi.  Il detenuto è stato trovato, questa mattina, senza vita nel suo letto, morto probabilmente per un infarto nel corso della notte.  "Al di là dei motivi che hanno portato alla morte di quest’uomo – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – fa riflettere la circostanza che un uomo con tali problematiche sia condannato a scontare in carcere una pena per una tentata rapina di € 20. La colpa è di una legislazione che prevede un uso abnorme del carcere, anche per i reati minori. Nelle carceri del Lazio registriamo un tasso di sovraffollamento di quasi il 50%. Occorrerebbe rivedere l’ordinamento nel senso di prevedere il carcere solo come extrema ratio. Ma, nonostante gli appelli del Presidente della Repubblica e di quelli dei due rami del Parlamento, la politica sembra essersi di nuovo dimenticata del dramma che si sta vivendo nelle carceri italiane".
 




LAZIO REBIBBIA DETENUTI, 2 METRI D'ALTEZZA CONTINUA A CRESCERE ANCORA E HA PROBLEMI PSICHICI

Redazione

Finito a Rebibbia Nuovo Complesso per scontare una pena residua di nove mesi, un detenuto 43enne con gravi problemi psichici soffre anche di disturbi tiroidei che causano un lento ma incessante ritmo di crescita. E nonostante sia già arrivato a misurare 2,10 metri di altezza, viene tenuto in carcere e non in una struttura idonea a curare il suo complesso e delicato stato psicofisico.

La denuncia è del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

L’uomo, Massimo M., è stato arrestato a seguito di una condanna per danneggiamenti legati al suo stato psichico di regressione mentale infantile. L’uomo è stato, infatti, più volte denunciato per aver danneggiato i posti di pronto soccorso degli ospedali dove si recava in preda ad attacchi di panico dovuti alla sua psicolabilità.

Massimo, invalido al 100%, è affetto da diverse patologie che lo portano a non essere autosufficiente; è disorientato e affetto da ritardo mentale. Per il contenimento delle diverse patologie necessita di molti farmaci e della loro modulazione continua. Si tratta di farmaci che devono essere presi in determinati orari, e a determinata distanza temporale gli uni dagli altri.

In un primo momento il magistrato, valutando le sue condizioni di salute, aveva disposto gli arresti domiciliari – grazie ai quali Massimo è stato curato dai propri familiari – ma il cumulo di reati della stessa tipologia ha fatto inevitabilmente scattare la custodia cautelare in carcere.

In attesa che la sua situazione venga definita, Massimo nelle ultime ore è stato trasferito da Rebibbia Nuovo Complesso al Centro Clinico di Regina Coeli.

«E’ evidente che ci troviamo di fronte – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – ad un caso particolare che ispira perfino tenerezza tant’è che in carcere l’uomo è circondato da affetto e considerazione. Ho apprezzato molto la sensibilità del ministro Severino sulla situazione del Centro Clinico di Regina Coeli, che ha portato alla istituzione di un tavolo di concertazione tra Ministero di Giustizia e Regione Lazio sul carcere e sulla sanità penitenziaria. E’ evidente, però, che tutto questo non basta. Casi come quelli di M.M. devono servire per mettere a punto le procedure di individuazione di soluzioni ed il ricorso alle strutture alternative al carcere e per dare, quindi, alla Magistratura di Sorveglianza strumenti ulteriori di intervento per impedire che persone con patologie tanto gravi continuino a languire in luoghi dannosi per la loro salute psicofisica».