VELLETRI, SOVRAFFOLLAMENTO CARCERE E CARENZA PERSONALE. E NEL RESTO DEL LAZIO ANCORA PEGGIO

Chiara Rai

Ci sono più detenuti che agenti al carcere di Velletri. Ben 450 reclusi per 197, un numero esiguo di sicurezza perché dovrebbero essere almeno 227. Senza contare la carenza di personale medico e infermieristico. Per questo motivo, ci sono dieci sezioni funzionanti su quattordici, divise in due padiglioni: uno vecchio con nove sezioni sovraffollate e l’altro nuovo con tre sezioni vuote e una sola in funzione nonostante la nuova struttura su quattro piani sia notevolmente più accogliente e dotata di maggiori servizi. Gli agenti non bastano neppure per le nove sezioni del vecchio padiglione. Ieri mattina, nonostante la neve e le basse temperature, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, accompagnata dall’assessore regionale alla Sicurezza Giuseppe Cangemi, è andata personalmente a visitare la casa circondariale veliterna, per parlare con il direttore Donata Iannatuono, con la polizia penitenziaria e per vedere le condizioni dei detenuti che certamente non hanno mancato di evidenziare al presidente Polverini le diverse problematiche che interessano la struttura. "Qui – ha detto Polverini – integreremo il personale sanitario, assumendo in deroga a tempo indeterminato, 4 medici e 3 infermieri. Questa integrazione permetterà l’apertura della seconda sezione del nuovo padiglione e comunque, stiamo predisponendo ulteriori interventi, in accordo con la dirigenza”. C’è una palestra dove a breve partirà anche un corso di yoga, c’è una cucina nuova di zecca ancora non funzionante, ci sono le aule dei laboratori, il piano dell’infermeria, uno spazio ricreativo e un teatro dedicato a Enzo Tortora. E’ tutto molto bello ma per far sì che il nuovo corpo entri a regime assieme al vecchio, devono necessariamente esserci più agenti. E sono gli stessi detenuti a chiederlo. Dal fondo del corridoio, due reclusi hanno chiamato la Polverini: “Dottoressa, dottoressa stanza 25”. Avvicinatasi, Polverini si è trovata davanti due ragazzi di Latina: “Che cosa è venuta a fare qui, dottoressa?”, “sono venuta a visitare la struttura, voi e a parlare con il direttore per cercare di migliorare questa situazione”. E i due: “le ha viste le docce in che condizione stanno? E lo sa che non possiamo neppure utilizzare le lenzuola di casa o avere un lettore Cd o scarpe nuove? Negli altri carceri lo permettono, qui no!”. A rispondergli è stato il direttore Iannatuono: “Ci vuole personale che controlli le lenzuola e le scarpe e i cd e qui non basta, poi ci sono le lenzuola in dotazione. Il presidente Polverini è venuta personalmente a rendersi conto della situazione e si è impegnata a venirci in contro nelle sue possibilità”. Nel padiglione vecchio, invece, la cucina si è presentata in piena funzione, al lavoro circa sei ragazzi impegnati a preparare il risptto alle seppie e il sugo con il tonno, “Che profumino – ha detto Polverini – se l’avessi saputo mi sarei fermata, sono bravi a cucinare, non è facile preparare un buon sugo con il tonno!”. Dopo qualche battuta di forchetta, si è proceduto con le visite nei corridoi delle stanze dei reclusi, molti intenti a prepararsi il pranzo con i fornelletti. Diversi saluti al presidente, qualcuno l’ ha fermata e gli ha mostrato le foto della sua famiglia: “Ho tre bambini presidente!”. Un po’ di commozione e poi all’uscita, il congedo: “Poi concorderemo con il direttore interventi ulteriori anche sulla base di quanto alcuni detenuti ci hanno segnalato: stiamo già intervenendo per rendere più dignitosa la sezione docce, c'è un campo sportivo fermo da un anno e mezzo. Cercheremo nell'ambito delle risorse per le carceri – ha concluso Polverini – di orientarne su Velletri”.

Un saluto e si sono chiusi i cancelli del carcere di Velletri. Uno dei tanti carceri del Lazio che si trovano in condizioni di emergenza. Solo qualche giorno fa, il Garante dei detenuti nel Lazio ha lanciato un nuovo allarme: nei penitenziari della regione ci sono 2000 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. A Latina si torna a dormire a terra, su materassi di fortuna. A fronte degli 86 posti previsti infatti sono 178 i carcerati in Via Aspromonte. Le donne sono diminuite di due unità mentre per gli uomini si è registrato un aumento dai 57 previsti a 151. «Le stime in nostro possesso – ha detto il Garante – sono addirittura più allarmanti dei numeri indicati dal Presidente della Corte d’Appello di Roma Giorgio Santacroce in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, che aveva parlato di 6.591 reclusi nelle carceri del Lazio. Ma, al di là dei numeri, è quanto quotidianamente accade nelle carceri a confermarci la criticità della situazione. Dalla spettacolare fuga riuscita da Regina Coeli al detenuto ridotto in fin gravi condizioni dopo una rissa a Cassino, fino al tentativo di suicidio di un detenuto sventato il 28 gennaio da un agente di polizia penitenziaria a Viterbo, tutto indica una situazione ormai prossima a sfuggire ad ogni tipo di controllo».

Rispetto all’ultima rilevazione diffusa dal Garante, relativa a novembre 2011, i detenuti nel Lazio sono passati da 6.602 ai 6.846 attuali, con un incremento di 250 unità in soli 2 mesi. Rispetto ad un anno fa, gennaio 2011 – quando i detenuti erano 6.377 – si è registrato un incremento di presenze di 469 unità. «La drammaticità di questa situazione – ha aggiunto il Garante – è che non sono solo le grandi carceri della Regione, come Regina Coeli e Rebibbia N.C. a soffrire per il sovraffollamento, ma tutti gli istituti. Abbiamo, ormai, fatto l’abitudine alle segnalazioni di gravi carenze igieniche, di impossibilità di garantire forme di socialità e di attività volte al recupero del detenuto, di persone ospitate nei centri clinici per mancanza di spazi, della recrudescenza di malattie come tubercolosi e scabbia. In questo quadro, giudico un fatto estremamente positivo i reiterati richiami del ministro della Giustizia Severino sulla drammatica situazione delle carceri. Di una cosa, però, sono sicuro: ogni tipo di provvedimento svuota celle come quelli che si vanno proponendo in queste ore, avrà effetti solo palliativi se non sarà accompagnato da una profonda revisione del Codice Penale e di quello di Procedura Penale. Occorre, in sostanza, rivedere una legislazione che produce troppo carcere. Senza un intervento di questo genere, accadrà come nell’estate del 2008, quando gli effetti benefici dell’indulto furono cancellati in pochi mesi».