Palermo, 32 persone in manette per mafia

PALERMO – I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato 32 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi.

L’inchiesta è coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano

L’indagine è una prosecuzione di un’attività investigativa che nei mesi scorsi ha portato a “colpire” il mandamento mafioso di Porta Nuova e poi a scoprire la ricostituzione della Cupola di Cosa nostra, tornata a riunirsi dopo vent’anni, il 28 maggio scorso, ad Altarello di Baida, nel Palermitano. E’ ancora la droga il principale business di Cosa nostra a Palermo, attiva però in molti altri settori. Tra gli altri, la fornitura di caffè ai bar e gli autobus turistici.




Palermo, lesioni e violenza privata aggravati dall’odio etnico e razziale: arrestate 7 persone

PARTINICO (PA) – I Carabinieri della Compagnia di Partinico hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, sottoponendo 4 persone alla custodia cautelare in carcere e 3 agli arresti domiciliari, a conclusione di un’attività d’indagine diretta dal Procuratore Aggiunto Dottoressa Marzia Sabella, unitamente ai Sostituti Procuratori Dottoressa Giorgia Spiri e al Dottor Andrea Fusco della Procura della Repubblica di Palermo.

I 7 indagati (tra i quali due donne) sono ritenuti responsabili – a vario titolo – dei reati di lesioni e violenza privata, aggravati dalla finalità dell’odio etnico e razziale, commessi in danno di sei giovani extracomunitari.

Il provvedimento cautelare scaturisce dall’attività di indagine condotta successivamente alla denuncia presentata il 16 agosto 2018 dalle persone offese (sei giovani extracomunitari di origine gambiana ospiti della comunità/alloggio “Mediterraneo” di Partinico e un’educatrice del medesimo centro) le quali rappresentavano di essere state assalite, con futili pretesti e senza alcun valido motivo, da un gruppo di cittadini italiani la sera del 15 agosto, mentre si trovavano in località “Ciammarita” di Trappeto per i festeggiamenti del Ferragosto.

In particolare, secondo quanto ricostruito, i giovani extracomunitari venivano avvicinati da alcuni degli odierni arrestati in prossimità della spiaggia di Trappeto e subito insultati e aggrediti con violenza, nonché apostrofati con frasi a sfondo razziale. Anche dopo essere riusciti a salire sull’automezzo della loro Comunità – che li attendeva nei pressi del luogo dell’aggressione per riportarli nella struttura – erano stati inseguiti in auto dai loro aggressori, assieme ai loro familiari, sino al centro abitato di Partinico, dove erano stati raggiunti, bloccati e costretti a scendere dal veicolo, per poi essere nuovamente aggrediti violentemente con calci, pugni, bastoni e pietre.

A seguito dell’accaduto, i giovani extracomunitari (cinque dei quali minorenni) e l’educatrice della comunità avevano tutti riportato lesioni e contusioni con prognosi tra i quattro e i venti giorni.




Palermo, incendio in stabilimento per lavorazione dello zolfo: si accertano i valori della qualità dell’aria

PALERMO – Un incendio è divampato in un opificio per la macinazione dello zolfo a Lercara Friddi (Pa) dell’omonima via Friddi. Sul luogo sono intervenute pattuglie dei Carabinieri della Compagnia di Lercara Friddi e squadre dei vigili del fuoco con gli specialisti del nucleo batteriologico per verificare se ci sono pericoli per la qualità dell’area.

Dalla ricostruzione dei Carabinieri intervenuti tempestivamente sul luogo verso le ore 12,30 di oggi unitamente ad una squadra dei Vigili del Fuoco di Corleone e di volontari della Protezione Civile locale, le fiamme sono divampate all’interno del capannone dove era stipato dello zolfo. L’attrito di una pala meccanica, che stava spostando un cumulo di zolfo nello stesso capannone avrebbe provocato delle scintille e quindi una fiammata, che, solitamente gli stessi operai riuscivano a spegnere facilmente. Questa volta l’incendio si è propagato in modo più intenso tanto da dover richiedere i soccorsi. Sulle fiamme è stato lanciato della calce, poiché è il solo modo per spegnere l’incendio. Grazie all’intervento dei Carabinieri dei Vigili del Fuoco dei Volontari e degli operai della ditta, che si è riusciti a estinguere l’incendio verso le 14,30 circa, dopo aver fatto allontanare i curiosi, ed una famiglia da un’abitazione limitrofa, in modo precauzionale.

Nessun ferito

Sul luogo è intervento personale dell’ARPA e ASP 6 di Palermo, per accertare i valori della qualità dell’aria, ma l’emergenza sembra rientrata. Il capannone dove era contenuto lo zolfo della lavorazione, ha subito il crollo del tetto. La famiglia, allontanata è stata fatta rientrare presso la propria abitazione. Sono in corso indagini dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco e degli organi competenti, per accertare se sono state rispettate tutte le norme di sicurezza.




Palermo, truffa da 3 milioni a Poste Italiane: scattate le misure cautelari per 8 indagati

PALERMO – Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, nella mattinata odierna in Palermo, Carini (PA), Belmonte Mezzagno (PA) e Lentini (SR), i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di otto indagati (di cui 3 in carcere, 4 agli arresti domiciliari tra i quali uno da ricercare e una di sospensione dall’attività di raccolta del risparmio postale per dodici mesi), per il reato di:
– associazione per delinquere allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio procurandosi un ingiusto profitto ai danni di Poste Italiane.

Gli stessi soggetti sono inoltre indagati, in stato di libertà, anche per i seguenti reati:

– truffa aggravata e continuata in concorso ai danni del citato Ente, con un profitto finora accertato di circa tre milioni di euro;

Ad altre otto persone sottoposte ad indagini è stata notificata una informazione di garanzia.

Le complesse indagini – condotte dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Palermo sotto la direzione dei Magistrati del Dipartimento reati contro la Pubblica Amministrazione – hanno fatto emergere un fenomeno truffaldino diffuso in tutto il territorio nazionale, a partire dal 2010 fino al mese di luglio 2017, consistente nella clonazione e successiva liquidazione di Buoni Fruttiferi Postali (BFP), con la complicità di dipendenti infedeli di Poste Italiane.
I primi indizi di reato sono emersi nel corso delle investigazioni per una serie di truffe ai danni dell’INPS (indagine “Carambola” avviata nel 2012 e conclusasi nel 2014 con l’esecuzione di n. 12 misure cautelari), in cui erano coinvolti due degli odierni arrestati, già condannati in primo grado.
Le ipotesi investigative hanno trovato un primo riscontro negli accertamenti condotti dagli ispettori dell’Ufficio Antifrode di Poste Italiane sulla falsità materiale dei titoli e sul possibile coinvolgimento di impiegati infedeli, e definitiva conferma dall’attività investigativa di osservazione e intercettazione (telefonica e ambientale), nonché dagli esiti di talune perquisizioni.
In particolare, la programmazione e il monitoraggio dell’attività criminosa all’interno dell’associazione avveniva sempre attraverso comunicazioni telefoniche con l’utilizzo di un “circuito chiuso” mediante schede telefoniche “dedicate” e pochissimi incontri diretti.
Attraverso la paziente e discreta attività di osservazione, controllo e pedinamento nonché con l’attento esame di tabulati di traffico telefonico e delle localizzazioni GPS di decine di schede telefoniche fittiziamente intestate, si è potuto procedere alle intercettazioni delle comunicazioni tra i sodali, il cui linguaggio criptico è stato decodificato.
Si è così accertato che il sodalizio criminale operava secondo il seguente schema:
1. reperiva i moduli dei buoni postali in bianco ovvero elaborava modelli da adattare;
2. reperiva i dati relativi a buoni effettivamente emessi in favore di ignari risparmiatori da Poste Italiane;
3. confezionava il titolo (fraudolento) con inserimento di quei dati;
4. presentava quest’ultimo per il rimborso, utilizzando “teste di legno” che si sostituivano all’effettivo titolare munite di documenti falsi;
5. otteneva la liquidazione del buono, mediante accredito su conto intestato allo stesso titolare effettivo ma gestito dal suo sostituto, per poi dirottare il profitto su altri conti oppure investendo in altri titoli di credito postale.

Di seguito si riportano le generalità delle persone sottoposte a misura cautelare:
a. custodia cautelare in carcere:
1. ALLOTTA Luigi, classe 80;
2. ALLOTTA Filippo, classe 82;
3. ALLOTTA Gabriele, classe 87,
tutti da Belmonte Mezzagno;
b. arresti domiciliari:
1. DE LUCA Adelfio, classe 74, da Lentini (SR);
2. CELLURA Roberto, classe 67, da Palermo;
3. MORENA Gianfranco, classe 74, da Palermo;
c. sospensione dall’attività di raccolta del risparmio postale:
1. LA VENIA Maurizio, classe 64, da Palermo.




Palermo, omicidio Felice Orlando. Svolta nelle indagini: due pentiti fanno il nome dei Lo Piccolo

PALERMO – I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale – Ufficio GIP di Palermo su richiesta della Procura distrettuale di Palermo, nei confronti di 2 esponenti mafiosi: Pipitone Vincenzo nato a Torretta il 5 febbraio 1956 e Di Maggio Gaspare nato a Cinisi il 29 marzo 1961 in quanto responsabili dell’omicidio di Orlando Felice, ucciso il 17 novembre del 1999, all’interno della propria macelleria nel quartiere Zen di Palermo.

 

Alla svolta nelle indagini contribuivano le recenti dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Pipitone Antonino, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, e quelle dell’altro collaboratore Pulizzi Gaspare, che, correlandole ai conseguenti riscontri eseguiti dai militari dell’Arma, consentivano di ricostruire il delitto e determinare i ruoli ricoperti dai destinatari del provvedimento restrittivo.

La decisione era stata adottata dal reggente dell’epoca del mandamento mafioso di Palermo San Lorenzo, Lo Piccolo Salvatore, e dal figlio Sandro, entrambi già condannati, in primo grado, alla pena dell’ergastolo, quali mandanti del grave fatto di sangue, per una duplice motivazione:
– leggendo il contenuto di intercettazioni sviluppate nell’ambito di pregresse attività d’indagini, gli stessi venivano a conoscenza che Orlando Felice aveva utilizzato nei loro confronti espressioni dispregiative;
– la vittima aveva manifestato l’intenzione di assumere un ruolo apicale nelle dinamiche mafiose del quartiere Zen di Palermo, rendendosi protagonista di relative condotte mai autorizzate dai vertici mafiosi di riferimento.

Lo Piccolo Salvatore e Sandro delegavano la commissione dell’omicidio a Pipitone Vincenzo, all’epoca reggente della famiglia mafiosa di Carini, ed a Conigliaro Angelo (poi deceduto), i quali individuavano i materiali esecutori in Pipitone Antonino e Pulizzi Gaspare (attuali collaboratori di giustizia), Di Maggio Gaspare e Gallina Ferdinando, attualmente detenuto negli USA. Nelle fasi preliminari ed organizzative del grave fatto di sangue, gli stessi effettuavano alcuni sopralluoghi mirati all’individuazione della vittima (conosciuta soltanto attraverso alcune fotografie mostrate proprio da Lo Piccolo Salvatore) e dell’esatta ubicazione della sua macelleria all’interno del quartiere Zen di Palermo.

Il giorno dell’omicidio, 17 novembre del 1999, il dispositivo era suddiviso in tre diverse autovetture:
– la prima era guidata da Pulizzi Gaspare;
– la seconda, una Fiat Uno oggetto di un precedente furto, era condotta da Pipitone Antonino mentre Di Maggio Gaspare e Gallina Ferdinando occupavano i sedili dei passeggeri;
– nella terza vi erano Pipitone Vincenzo e Conigliaro Angelo.
Giunti nei pressi della macelleria, Di Maggio Gaspare e Gallina Ferdinando calzavano dei capellini e, dopo aver lasciato il veicolo, entravano all’interno dell’attività commerciale in cui erano presenti Orlando Felice ed un suo assistente (rimasto illeso) che, intuendo quanto stava accadendo, cercavano riparo sotto al bancone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I killer raggiungevano Orlando Felice esplodendo diversi colpi di arma da fuoco che attingevano la vittima lungo il fianco esposto, provocandone la morte. Dopo l’esecuzione dell’omicidio, Di Maggio Gaspare e Gallina Ferdinando rientravano a bordo della Fiat Uno condotta da Pipitone Antonino e l’intero commando lasciava immediatamente la zona. Dopo pochi chilometri, la Fiat Uno veniva abbandonata ed i relativi occupanti prendevano posto all’interno degli altri due veicoli.

 




Palermo: denunciati 6 titolari di bar e centri scommesse

PALERMO – I Carabinieri di Palermo della Compagnia San Lorenzo nell’ambito di un più ampio servizio disposto dal Comando Provinciale di Palermo, hanno effettuato una serie di controlli tesi alla verifica delle previste autorizzazioni per gli esercizi commerciali. Durante le verifiche i Carabinieri della Stazione di San Filippo Neri hanno riscontrato che nei locali (4 sale scommesse e 2 bar) in via San Lorenzo, via Corrado Avolio, via Martoglio, via Archimede, largo Alfano, venivano trasmessi i vari eventi calcistici di serie “A” usando illegalmente un contratto di abbonamento Sky o Mediaset per uso esclusivamente privato o familiare. In totale sono 6 le persone denunciate dai Carabinieri per violazione delle norme sui diritti d’autore.

Da registrare che durante i controlli, i titolari di diversi locali commerciali risultati in regola, hanno ringraziato i Carabinieri per le verifiche effettuate che oltre a contrastare queste pratiche illegali, tutelano chi rispetta la legge permettendo una concorrenza leale.

 




Palermo, Policlinico senza acqua da domenica: intervengono i carabinieri

PALERMO – Da due giorni il Policlinico di Palermo “Paolo Giaccone” è alle prese con problemi di mancanza d’acqua. La grande struttura ospedaliera attende urgentemente alcune autobotti richieste dalla struttura stessa per cercare di rimarginare il disservizio causato da evidenti guasti alle tubature già in corso di riparazione.

Il disagio dei pazienti di alcuni reparti è divenuto insostenibile già dopo diverse ore dalla mancanza dell’acqua indispensabile e il nervosismo appare tangibile tanto da spingerli a segnalare i disagi e il disservizio al GdS. L’acqua che manca da domenica non è necessaria solamente per ragioni igieniche ma serve anche per tutta una serie di analisi cliniche di cui i pazienti ne attendono l’esito.

 

Intervenuti anche i Carabinieri che al momento controllano la situazione. Scontato immaginare come i bagni siano divenuti presto praticamente inaccessibili e come certi rischi possono incombere in aree che devono ovviamente essere igienicamente pulite. Il direttore sanitario dell’ospedale Maurizio Montalbano ha commentato rammaricato: “Sono profondamente indignato da quanto è accaduto e non me ne andrò da questo ospedale fino a quando non avrò scritto una circolare in cui obbligherò sin da subito tutti i reparti di piccola chirurgia a portare attraverso il nostro trasporto di biomateriali i campioni in Anatomia patologica o in qualunque altro luogo”. Nelle prossime ore il problema dovrebbe comunque essere risolto e l’incessante lavoro nella struttura dovrebbe tornare alla normalità.

Paolino Canzoneri




Palermo, armi e droga: in manette due palermitani

PALERMO – I Carabinieri del Nucleo Radiomobile del Comando Provinciale di Palermo al termine di una serie di controlli nel quartiere Cruillas, hanno arrestato: Lionetti Vincenzo 45enne nato a Milano, residente a Palermo in via Fondo Gallo e Bologna Alessandro 51enne palermitano residente in via Gaetano Zumbo.

 

A seguito della perquisizione domiciliare del Lionetti sono state rinvenute 3 piante di marijuana coltivate nel terrazzo di casa e, ben nascoste: 4 pistole scacciacani parzialmente modificate, 1 fucile tipo doppietta risultato oggetto di furto e 50 munizioni, (tutto illegalmente detenuto). Per tali ragioni è stato tratto in arresto con l’accusa di detenzione illegale di arma comune da sparo e segnalato alla Procura anche per detenzione illecita di sostanza stupefacente e ricettazione.

Lionetti Vincenzo

 

 

 

 

 

 

Bologna Alessandro è stato tratto in arresto con l’accusa di coltivazione e detenzione ai fini dispaccio di sostanza stupefacente avendo rinvenuto gli operanti una piantagione composta da 16 piante in piena fioritura, 14 piante in fase di essiccazione ed infiorescenze di marijuana, già pronta per lo spaccio, del peso di 1,4 Kg. Successivi accertamenti hanno permesso di appurare che l’abitazione era allacciata abusivamente alla rete elettrica. Per tale motivo è stato segnalato anche per furto di energia elettrica.

Bologna Alessandro

 

 

 

 

 

 

Giudicati con il rito direttissimo presso il Tribunale di Palermo, a seguito di convalida sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.