Catania, muore il cane liberato dai carabinieri

CATANIA – E’ morto il cucciolo di “Bull Terrier Inglese” che lo scorso 5 aprile era stato liberato dai Carabinieri durante il blitz eseguito nel quartiere Librino.

Il cagnolino, di appena 1 anno, era stato abbandonato senza cibo ed acqua  dal proprietario all’interno di un box artigianale fatiscente. Affidato dai militari alle cure di un veterinario di un’associazione di volontari il “Rifugio di Concetta”, il cagnolino, così come certificato dal medico era affetto da: “stato cachettico, non deambulante, permanendo in stato di decubito laterale, presenta ottundimento del sensorio con emissione di feci emorragiche che imbrattano la regione perianale; le mucose apparenti si presentano estremamente pallide con anemia conclamata e grave stato di disidratazione; sul mantello dell’animale si riscontrano numerose pulci”.

Disinfestato dalle pulci e sottoposto a
fluido terapia endovena, in quanto non riusciva ad alimentarsi autonomamente,
nonostante le cure il cucciolo è morto nella serata del 6 aprile a causa del
grave stato di anemia e disidratazione, riconducibile ad una mancata
alimentazione ascrivibile ad almeno 10 giorni antecedenti il decesso e ad non
aver ingerito acqua per almeno 3 giorni.

I  militari, che già avevano provveduto a denunciare il proprietario, un pregiudicato catanese di 25 anni, hanno redatto a suo carico una nuova informativa dove si evidenziano le evidenti omissioni nella cura del cane che di fatto ne hanno causato la morte.




Catania, anticrimine: i carabinieri passano al setaccio il quartiere Librino

CATANIA – Imponente servizio anticrimine svolto ieri sera dai Carabinieri del Comando Provinciale di Catania che, con in campo le componenti del Nucleo Investigativo e di personale della Compagnia di Catania Fontanarossa, hanno battuto palmo a palmo l’intero quartiere. Interi
caseggiati di viale San Teodoro e Viale Grimaldi, zone rinomate per lo spaccio
di sostanze stupefacenti, controllate dalla criminalità organizzata, sono stati
perquisiti.

Durante una di
queste perquisizioni, gli uomini della Squadra “Lupi”,  in un sottotetto di pertinenza della palazzina
ubicata al civico 15 di viale Grimaldi, sono state scovate e sequestrate le
seguenti armi e munizioni:

1 Fucile semiautomatico, marca Franchi,
cal.12 e 1 fucile doppietta, marca Beretta, cal.16, ambedue provento di furto
avvenuto a Locri (RC) l’8 aprile 2015; 1 pistola, marca Beretta, mod.92S,
cal.9×19 parabellum, con provenienza in corso di accertamento; 1 pistola, marca
Beretta, modello 82/B, cal.7,65, con la matricola abrasa; 1 pistola, marca
Beretta, mod.81/F, cal.7,65, con la matricola abrasa; 99 cartucce cal.12,  33 cal.9x21e 60 cal.7,65.               

Mentre altri militari, in viale San Teodoro
8, liberavano un cane, razza Bull
Terrier, di anni 1, segregato all’interno di un box artigianale fatiscente, in
evidente stato di abbandono e malnutrizione. Il proprietario, un pregiudicato
catanese di 25 anni, è stato denunciato per maltrattamenti di animali. Il
cagnolino è stato soccorso da personale del servizio veterinario dell’ A.S.P.
di Catania ed affidato ad una associazione di volontari.             

Nel medesimo contesto operativo gli operanti
hanno altresì raggiunto i seguenti risultati:

Denunciati tre pregiudicati catanesi, tra i quali una
donna,  per inosservanza degli obblighi
imposti dalla misura degli arresti domiciliari; denunciato un sorvegliato speciale poiché sorpreso alla guida di
un’autovettura rubata precedentemente a Misterbianco; denunciate sei persone, tra le quali cinque donne, per furto
aggravato. Durante il controllo della palazzina individuata al civico 6 di
viale Bummacaro i militari hanno riscontrato che tutte e sei avevano allacciato
i loro contatori alla rete elettrica pubblica.

Segnalati
alla Prefettura  quattro  giovani catanesi per detenzione di sostanza
stupefacente per uso personale. Fermati e perquisiti, sono stati trovati in
possesso di diverse dosi di marijuana.

Irrogate sanzioni amministrative ad un Panificio di viale Castagnola per oltre
2.000 euro. 

Identificate 68
persone; controllati 38 veicoli: controllati 21 soggetti sottoposti agli
arresti domiciliari.

Le armi sequestrate, nei
prossimi giorni, saranno inviate agli specialisti del R.I.S. di Messina che
potrebbero stabilirne, oltre alla provenienza, l’eventuale utilizzo in
pregressi episodi criminosi.  

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Catania, tre pusher aggrediscono a calci e pugni un carabiniere: ammanettati dopo un breve inseguimento

CATANIA – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno arrestato nella flagranza i catanesi Salvatore BELFIORE cl.89, Patrizio CALOGERO cl.85 e Anthony LONGO cl.92, poiché ritenuti responsabili di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate.

Nel corso di un servizio antidroga svolto la scorsa notte a Librino dagli uomini della Squadra “Lupi”, precisamente nei pressi del civico 7 di viale San Teodoro, nota piazza di spaccio del quartiere, gli operanti hanno osservato i tre soggetti, tutti aventi delle mansioni prestabilite (pusher e vedette), mentre piazzavano della droga ai numerosi clienti che di continuo giungevano sul posto.

Uno dei militari, approfittando del notevole afflusso di acquirenti, si confondeva tra gli stessi per giungere proprio dinanzi allo spacciatore (Belfiore) che teneva tra le mani una busta di plastica contenente le dosi di stupefacente da piazzare nonché del denaro in contanti. All’intimazione “fermo carabinieri!” il soggetto, bloccato, reagiva dimenandosi e colpendo ripetutamente il militare con delle gomitate allo stomaco senza mai abbandonare sia la busta che i soldi. A quel punto giungevano in aiuto del pusher gli altri due complici che con estrema violenza gettavano a terra il carabiniere, che, pur se fatto oggetto da calci e pugni, non mollava la presa trascinando con se il BELFIORE.

Circostanza che ha spinto il CALOGERO a sferrare un violentissimo pugno al volto del militare, mentre il LONGO cercava, inutilmente, di sfilare la pistola del militare dalla fondina. Dopo aver liberato il complice, insieme a questi si sono dati alla fuga durante la quale i tre si sono disfatti della droga e del denaro. Gli altri militari, nel frattempo giunti in soccorso del collega, si ponevano all’inseguimento dei correi che nel giro di pochi minuti venivano raggiunti, bloccati ed ammanettati.

Al termine delle operazioni sono stati due i carabinieri finiti al pronto soccorso dove i medici hanno potuto diagnosticare: per il primo “distacco lamellare osso piramidale mano sx, ferita lacero contusa regione sopraccigliare dx, trauma spalla dx, polso destro e mano dx” con una prognosi di gg.25; mentre per il secondo “trauma spalla dx e caviglia sx” con una prognosi di gg.10.

Il giudice del Tribunale di Catania, in sede di direttissima, svoltasi questa mattina, ha convalidato l’arresto disponendo i domiciliari per il BELFIORE e il CALOGERO, mentre il LONGO è stato rimesso in libertà in attesa di giudizio, che come richiesto dagli indagati si svolgerà con il rito abbreviato.




Catania, scoperto traffico di false assunzioni di cittadini stranieri

CATANIA – Un traffico di false assunzioni come colf e badanti per regolarizzare cittadini extracomunitari in cambio di somme fino a 500 euro. I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania hanno denunciato due truffatori catanesi, già gravati da precedenti specifici, ritenuti responsabili di aver attivato telematicamente falsa documentazione attestante ben 20 rapporti di lavoro in verità inesistenti.

Le ipotesi di reato vanno dal falso al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro, alla truffa all’INPS

Le indagini hanno portato alla luce la realtà delle legalizzazioni facendo emergere situazioni anche curiose, come quella di rapporti di lavoro intestati a soggetti inconsapevoli, l’impiego di lavoratori addetti al giardinaggio in luoghi senza verde, l’impiego per 5 ore al giorno per le pulizie di un monovano di 20 mq, finti luoghi di lavoro indicati come pubblici esercizi e non dimore private come recita la normativa.

Addirittura per avvalorare il finto rapporto di lavoro i militari del NIL hanno accertato che i cittadini stranieri sborsavano di propria tasca i contributi all’INPS al posto dei finti datori di lavoro che risultavano intestatari dei versamenti. I militari, investiti delle verifiche da parte dell’Ufficio immigrazione della locale Questura, hanno condotto prolungate indagini per oltre un anno che hanno permesso di appurare l’esatta dinamica delle comunicazioni informatiche risalendo agli effettivi mittenti delle comunicazioni on-line, riscontrando l’inesistenza di fatto dei rapporti denunciati che avrebbero dato titolo alla legalizzazione. L’esito degli accertamenti ha consentito così di proporre il respingimento di 20 pratiche di altrettanti cittadini stranieri di origine asiatica, magrebina, sudamericana. Le indagini hanno evidenziato un vero e proprio traffico di pseudo rapporti di lavoro nel quale è emerso che, in alcuni casi, gli stranieri desiderosi di legalizzare la propria posizione sul territorio italiano hanno dovuto corrispondere agli organizzatori somme variabili fino a 500 euro a pratica.




Catania, scippo al centro commerciale “Porte di Catania”: ladra in manette

CATANIA – I Carabinieri della Stazione di Catania Librino hanno arrestato nella flagranza una catanese di 51 anni, già gravata da precedenti di polizia specifici, poiché ritenuta responsabile di furto con strappo. Mentre la cliente, una catanese di 33 anni, riponeva il carrello della spesa nell’apposito alloggiamento la ladra, giungendole alle spalle, gli scippava la borsa fuggendo in direzione del primo piano del centro commerciale. Recatasi nella toilette prelevava il portamonete contenuto nella borsa occultandolo nella propria. Poi si dirigeva verso l’ascensore dove abbandonava all’interno la borsa rubata. Scesa al piano seminterrato si allontanava rapidamente verso l’uscita raggiungendo la fermata dell’Autobus di linea. Frattanto la derubata aveva chiesto aiuto al numero unico delle emergenze consentendo il tempestivo intervento di una pattuglia dell’Arma che, accolta la testimonianza della vittima con le caratteristiche fisico-somatiche della malvivente, individuava la donna alla fermata dell’autobus, recuperando così il portamonete della sfortunata contenente 150 euro in contanti. La refurtiva è stata restituita all’avente diritto mentre l’arrestata, in attesa della direttissima, è stata trattenuta in camera di sicurezza.




Catania, ancora arresti dei “Lupi” in via Maria Gianni a Picanello

CATANIA – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno arrestato nella flagranza una 24enne ed un 30enne, entrambi catanesi e responsabili del concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. Gli ultimi arresti erano stati eseguiti il 17 gennaio scorso proprio nella medesima area di spaccio tra la Via Maria Gianni e le strade circostanti. Ma si sa, i gruppi criminali operanti nel quartiere sono particolarmente dinamici ed in pochi giorni i vecchi pusher sono stati sostituiti da nuove figure, come peraltro dimostrato ieri sera dagli uomini della Squadra Lupi che hanno eseguito l’ennesimo l’arresto.

I militari, osservando con estrema discrezione le fasi dell’attività di spaccio, ne hanno compreso le modalità:

I clienti giungevano in auto da Via Cagnoni e fermandosi all’incrocio con la Via Maria Gianni interloquivano con la 24enne che, dopo aver ricevuto il denaro corrispondente alla droga richiesta, li faceva parcheggiare in Via Maria Gianni in attesa che giungesse a bordo di uno scooter HONDA SH il complice, il quale cedeva agli acquirenti la sostanza stupefacente. Per verificare che gli involucri consegnati fossero realmente delle dosi di droga gli operanti hanno pedinato e fermato due distinti acquirenti trovati in possesso di diverse dosi di “marijuana. I militari, bloccando i due spacciatori in rapida sequenza, si facevano consegnare dalla donna 140 euro in contanti, incassati dalla pregressa vendita dello stupefacente. Gli arrestati, in attesa della direttissima, sono stati relegati agli arresti domiciliari.




Catania, cocaina negli slip: in manette il 59nne Achille Taranto

CATANIA – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania hanno arrestato in flagranza di reato il 59nne Achille Taranto, già gravato da numerosi precedenti penali specifici e denunciato un 39enne, entrambi catanesi, poiché ritenuti responsabili di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Achille Taranto è stato giudicato per direttissima e il giudice ne ha disposto il trasferimento nel carcere di Catania Piazza Lanza.

Nel pattugliare il noto quartiere catanese, gli uomini della Squadra “Lupi” notavano un noto assuntore di sostanze stupefacenti uscire frettolosamente da una palazzina di via Villascabrosa, peraltro residenza di alcuni soggetti dediti permanentemente allo spaccio di droga, approfittando del portone d’ingresso aperto, sono entrati incrociando nell’androne il 59enne che, notandoli, fuggiva risalendo le scale dell’immobile.

Bloccato e perquisito nell’immediatezza è stato trovato in possesso di una bustina di plastica contenente circa 12 grammi di “cocaina” che celava tra gli “slip”. Altri due militari, nel frattempo, avevano già raggiunto uno dei piani dello stabile luogo in cui il 39enne, scorgendoli, tentava di rientrare repentinamente nella propria abitazione. A quel punto i Carabinieri facevano irruzione rivenendo su di un tavolo alcune dosi di “marijuana” pronte allo smercio nonché un bilancino di precisione e vario materiale comunemente utilizzato per la preparazione delle dosi di stupefacente. Perquisito, il 39enne nascondeva nella tasca dei jeans 100 euro in banconote di vario taglio e una dose di marijuana identica per confezionamento a quelle ritrovate sul tavolo. La droga e il denaro sono stati sequestrati mentre l’arrestato attenderà il giudizio per direttissima relegato ai domiciliari.

 

 




Catania, omicidio Caponnetto: arrestati 4 uomini presumibilmente appartenenti alla famiglia Santapaola-Ercolano


di Vincenzo Giardino

 

CATANIA – Manette ai polsi per 4 presunti appartenenti alla Famiglia Santapaola-Ercolano e, in particolare, alla frangia operante nel territorio di Belpasso (CT), capeggiata da Navarria Carmelo Aldo, ritenuti responsabili dell’omicidio aggravato e della distruzione del cadavere dell’imprenditore agrumicolo di Paternò, scomparso l’8 Aprile del 2015, Caponnetto Fortunato, vittima di “lupara bianca”.
 
Ad arrestare i 4 uomini i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania su delega della Procura Distrettuale. I militari hanno quindi dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti dei quattro uomini.

Gli arresti scaturiscono da un’indagine, denominata “Araba Fenice”, avviata all’indomani della scomparsa di Caponnetto, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti e video-riprese, riscontrate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmeci Francesco, già organico alla frangia del Navarria e presente alle fasi salienti dell’efferato delitto.

Il 23 giugno 2014, Navarria Carmelo Aldo, uomo di fiducia a disposizione del famigerato Pulvirenti Giuseppe “U Malpassotu”, braccio armato di Nitto Santapaola, veniva scarcerato dopo aver sofferto ventisei anni e mezzo di reclusione, essendo stato condannato all’ergastolo (poi ridotto prima a trent’anni e poi, appunto, a ventisei anni e mezzo di reclusione), in via definitiva, per sei omicidi, e si poneva al comando di un “gruppo”, alle dirette dipendenze di Santapaola Francesco, pro-cugino di Nitto, quest’ultimo arrestato, sempre dai Carabinieri, nell’aprile del 2016, nell’ambito dell’indagine Kronos.

Lo scorso 8 aprile 2015, Caponnetto Fortunato, conosciuto come “Renato”, imprenditore agrumicolo di Paternò, spariva nel nulla subito dopo essersi incontrato con il Navarria, a Belpasso, presso la villa in costruzione di quest’ultimo.

Le indagini effettuate dagli investigatori dell’Arma e coordinate dalla Procura  hanno consentito di  far piena luce sul fatto di sangue e di ricostruire che il Caponnetto è stato dapprima picchiato, poi strangolato con il metodo della “garrota”. Il cadavere veniva poi completamente distrutto mediante il fuoco alimentato da vecchi pneumatici, secondo il tradizionale modus operandi utilizzato, nel passato, dai Malpassoti.


Il movente sarebbe da addebitare ad una serie di concause, ovvero al fatto che il Caponnetto avesse prima dato e poi negato l’assenso ad assumere il Navarria presso la propria azienda, preferendogli, poi, un presunto appartenente ad altra organizzazione mafiosa operante nel paternese, licenziato la moglie di quest’ultimo, la cui assunzione gli era stata fittiziamente imposta dallo stesso Navarria tempo addietro, nonché creato dissidi con appartenenti ad altra associazione mafiosa, per un debito che un congiunto della vittima aveva contratto con questi ultimi e di cui il Navarria si sarebbe fatto garante.
Il provvedimento emesso è stato notificato in carcere agli indagati, già detenuti per un’estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni della “Lavica Marmi”, azienda di Belpasso che, nel novembre del 2015, era finita nel mirino del Navarria e dei suoi sodali, che erano stati arrestati dai Carabinieri e poi condannati in primo grado di giudizio.


Nel dettaglio, l’elenco degli arrestati:
1.    Doria Gaetano, di anni 48, detenuto presso la casa circondariale di Siracusa.
2.    Navarria Carmelo Aldo, di anni 54, detenuto presso la casa circondariale di Siracusa.
3.    Presti Gianluca, di anni 36, detenuto presso la casa circondariale di Catania-Bicocca.
4.    Prezzavento Stefano, di anni 32, detenuto presso la casa circondariale di Siracusa.