Tumori, scoperto vaccino anti-cancro

Entra in circolo e, come un cavallo di Troia, porta con sé le istruzioni per rendere riconoscibili le cellule tumorali al sistema immunitario.Attraverso questa azione, potenzia la risposta contro il cancro e anche l’efficacia dei farmaci immunoterapici, contrastando i fenomeni di resistenza a questi trattamenti.

Sono queste le potenzialità del vaccino anti-cancro messo a punto da ricercatori italiani. Le sue caratteristiche sono state illustrate su Science Translational Medicine da ricercatori del laboratorio Armenise-Harvard di immunoregolazione presso l’Italian Institute for Genomic Medicine (Iigm) e della biotech italo-svizzera Nouscom.Quello dei vaccini terapeutici contro il cancro è un filone in cui la ricerca è impegnata da tempo. Come per i vaccini preventivi usati per le malattie infettive, il loro scopo è istruire il sistema immunitario a riconoscere e combattere il pericolo. In questo caso si tratta del cancro, che viene identificato sulla base di proteine peculiari delle cellule tumorali. Esistono diverse strategie allo studio: una di queste, quella dell’RNA messaggero su cui si fondano alcuni vaccini contro Covid-19, deriva proprio da questo filone di ricerca. In questo caso, il vaccino usa un adenovirus di gorilla, reso innocuo e incaricato di trasportare diversi tratti delle cellule tumorali contro cui indirizzare il sistema immunitario. Il prodotto è stato oggetto di uno studio clinico che ha coinvolto 12 pazienti affetti da un sottotipo di tumore del colon (definito con instabilità dei microsatelliti) in fase metastatica. I pazienti, oltre al vaccino, hanno ricevuto un farmaco immunoterapico appartenente alla famiglia degli inibitori dei checkpoint immunitari e hanno risposto in larga parte al trattamento; l’efficacia in alcuni di loro si è protratta per circa due anni. Il team ha scoperto che il vaccino esercita la sua azione aumentando alcune cellule immunitarie che hanno la funzione di identificare e uccidere le cellule infettate da virus o quelle tumorali. Si tratta di una particolare popolazione di linfociti CD8+ con caratteristiche simili alle cellule staminali e che riesce a sfuggire ai meccanismi di esaurimento a cui di solito vanno incontro le cellule immunitarie esposte cronicamente al cancro. Ciò permette di avere una riserva capace di combattere la malattia. “Abbiamo capito qual è il meccanismo di azione che determina l’efficacia del vaccino: grazie a questa aumentata conoscenza possiamo trasformare le nostre analisi sperimentali in terapie mirate più precise per ogni paziente”, spiega Luigia Pace, direttrice del laboratorio di immunoregolazione Armenise-Harvard con sede presso l’Irccs Fondazione del Piemonte per l’Oncologia di Candiolo. “Inoltre, considerato che la tecnica per realizzare questi vaccini è decisamente collaudata e che i dati ottenuti nella prima sperimentazione clinica sono molto promettenti, si prospetta la concreta possibilità di creare nuovi vaccini efficaci contro molti altri tipi di cancro”, conclude. Il lavoro è stato condotto grazie anche al sostegno di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.




L’intelligence americana: “Putin ha il cancro”

Preoccupazione per un uomo sempre “più paranoico”

Vladimir Putin è malato di cancro e si è sottoposto ad alcune cure in aprile.

Lo riporta Newsweek citando l’intelligence americana secondo la quale il presidente russo sarebbe scampato a un attentato a marzo.

Gli 007 statunitensi sono preoccupati da un Putin sempre “più paranoico” che rende la guerra in Ucraina imprevedibile. Nel riferire le loro valutazioni a Newsweek, i funzionari americani mettono in guardia sul fatto che il crescente isolamento di Putin rende più difficile per l’intelligence fornire una valutazione accurata sullo stato di salute fisica e mentale di Putin.

Il sesto pacchetto delle sanzioni anti-russe, che include l’embargo graduale al petrolio in arrivo via mare in Europa con deroghe per il greggio trasportato via oleodotti, è stato adottato dalla riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri.  Il patriarca Kirill è stato tolto dalla lista nera dal sesto pacchetto delle sanzioni Ue. E’ quanto si apprende da fonti europee.

Circa 800 persone sono rifugiare in diversi bunker antiaerei nei sotterranei della fabbrica chimica Azot di Severodonetsk, presa di mira da raid russi. Lo ha riferito il governatore della regione orientale ucraina di Lugansk, Serhiy Gaidai, citato dalla Cnn. “Ci sono abitanti a cui era stato chiesto di lasciare la città, ma hanno rifiutato. Ci sono anche bambini, ma non molti”, ha aggiunto.

“L’esercito russo ha già distrutto quasi l’intero Donbass ucraino ed è pronto a continuare a uccidere”. Lo ha affermato il presidente Volodymyr Zelensky in un video discorso al Parlamento lussemburghese. “Il Donbass era uno dei centri industriali più potenti d’Europa: è semplicemente devastato. Guardiamo Mariupol: c’era mezzo milione di persone e adesso non sappiamo esattamente quanti cittadini siano stati uccisi dagli occupanti. Almeno decine di migliaia in meno di 100 giorni”, ha detto il presidente, sottolineando che gli ucraini vogliono rimanere indipendenti.
La Russia occupa attualmente circa il 20% del territorio ucraino, ha detto Zelensky durante un discorso in collegamento video al Parlamento lussemburghese. Lo riporta l’agenzia Unian. Zelensky ha aggiunto che 2.603 insediamenti devono essere liberati dalle forze russe.

“L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea non è solo nel nostro interesse strategico ma è anche un nostro dovere morale”. Lo ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen al Forum GLOBSEC 2022 di Bratislava. “Ma la velocità del processo d’ingresso dipenderà dall’Ucraina e dal sostegno che le vorremo dare. Gli standard e le condizioni devono essere rispettati, nessuna scorciatoia”, ha precisato.

“La mia solidarietà va all’Ucraina invasa e attaccata dalla Russia e sostegno il loro diritto all’autodifesa”, lo ha detto ieri sera Angela Merkel durante un discorso a Berlino, come riporta Tagesschau. L’ex cancelliera ha aggiunto che appoggia tutti gli sforzi del governo tedesco, dell’Ue, degli Usa, della Nato, del G7 e delle Nazioni Unite per “porre fine a questa barbara guerra di aggressione da parte della Russia”.

Gli Stati Uniti forniranno all’Ucraina sistemi missilistici ‘più avanzati’ per colpire ‘obiettivi strategici’, ha annunciato il presidente Biden. Si tratta dei missili Himars, con una gittata di 80 chilometri. A questi si aggiungeranno sistemi missilistici britannici M270 a lungo raggio. Ira di Mosca: ‘Washington getta altra benzina sul fuoco’. Slittano ancora, intanto, le sanzioni europee contro la Russia dopo l’opposizione dell’Ungheria a includere il patriarca ortodosso Kirill nella lista dei destinatari delle sanzioni. Manca dunque il sigillo al sesto pacchetto varato dal vertice Ue.

I ‘mercenari stranieri’ in Ucraina sono stati dimezzati dal fuoco di alta precisione russo e a causa del loro scarso addestramento: lo dice il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, citato dal Guardian. 

Una donna è morta e un uomo è rimasto ferito la notte scorsa durante bombardamenti russi che hanno colpito anche una scuola nella città di Kharkiv, nell’est dell’Ucraina. Lo hanno reso noto funzionari regionali, secondo quanto riporta la Cnn. Il corpo della donna è stato trovato sotto le macerie della scuola.

E’ stato colpito il monastero ortodosso della Santa Dormizione a Svyatogorsk. Durante il bombardamento, avvenuto il 30 maggio, “sono rimasti uccisi l’archimandrita Galaktion, il monaco Aristokliy e suor Varvara”. Altri tre monaci sono rimasti feriti mentre non si conosce il numero di morti e feriti tra i laici. Lo riferisce Hilarion, Metropolita di Donetsk e Mariupol. Lo storico monastero è della Chiesa ortodossa che è sotto l’ombrello del Patriarcato di Mosca




Cancro, individuate cellule killer in grado di sconfiggere qualsiasi tipo di tumore

Alcuni ricercatori dell’Università britannica di Cardiff hanno individuato le nuove cellule immunitarie grazie alla tecnica che taglia e incolla il Dna, la Crispr. Queste cellule sono capaci di colpire a colpo sicuro ogni forma di tumore, risparmiando le cellule sane: si tratta delle nuove cellule immunitarie sulla cui superficie si trova un recettore potenzialmente in grado di riconoscere cellule tumorali di tipo diverso.

Si aprono dunque
“interessanti opportunità” per forme di immunoterapia
“globali” finora ritenute impossibili.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 23/01/2020

Queste cellule killer
appartengono alla famiglia del sistema immunitario, i linfociti T, e grazie al
recettore che si trova sulla loro superficie, si riescono a distinguere le
cellule sane da quelle tumorali al punto da uccidere soltanto quelle cattive.

Nessuna discriminazione,
invece, per le cellule tumorali in generale: il recettore è in grado di colpire
tumori solidi e liquidi. I primi esperimenti condotti in laboratorio sono
interessanti: le nuove cellule T hanno dimostrato di riuscire a riconoscere e
uccidere i tumori di polmoni, pelle, colon, seno, ossa, prostata, ovaie, reni e
cervice uterina. In tutti gli esperimenti, inoltre, hanno aggredito
esclusivamente cellule tumorali, ignorando completamente quelle sane. Positivi
anche i risultati preliminari ottenuti nei topi modificati con cellule tumorali
umane e sistema immunitario umano.




CANCRO, SPERIMENTAZIONE ANIMALE E FALLIMENTO DELLA RICERCA: ORA SI PROVA AD UMANIZZARE IL TOPO

di Cinzia Marchegiani

Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio di come la sperimentazione animale non sia predittiva, per testare e studiare il cancro e le attività farmacologiche in questi piccoli animali lo dimostrerebbe il cambio di rotta di alcuni ricercatori negli Usa.

I tumori umani cresciuti in modelli di topo sono stati a lungo utilizzati per testare terapie anti-cancro promettenti. Tuttavia, quando un tumore umano viene trapiantato in un topo, il sistema immunitario del topo deve essere abbattuto in modo che non attacchi il tessuto tumorale impiantato, permettendo così il tumore di crescere. Uno studio dell'Università del Colorado Cancer Center pubblicato sulla rivista Oncogene descrive un nuovo modello, XactMice, in cui le cellule staminali del sangue umano sono usati per coltivare un sistema immunitario "umanizzato" del topo prima del trapianto del tumore.

Ora, con un sistema immunitario simile a quello umano si può interagire con un tumore, i ricercatori possono testare terapie anti-cancro in un ambiente molto più simile a quello trovato nei pazienti reali. Il nuovo modello può essere particolarmente importante per testare terapie a base di immunologia, che tentano di reclutare il sistema immunitario a colpire i tessuti tumorali.

Antonio Jimeno, MD, PhD, autore e direttore della University of Colorado School of Head and Neck Cancer Research Program Clinical Medicine dichiara: "Una delle ragioni che le terapie immunitarie anti-cancro terapie sono stati difficili da sviluppare è che forse non abbiamo avuto i modelli adeguati. Ora abbiamo un modello che consenta alcuni di questi studi". Il lavoro è stato eseguito in collaborazione con il Centro di Medicina Rigenerativa Gates di cui il Dr. Jimeno è un membro di facoltà.
"Abbiamo essenzialmente fatto un trapianto di midollo osseo su quei topi", ha detto il dottor Yosef Refaeli, co-autore corrispondente su questo lavoro e docente presso il Dipartimento di Dermatologia e Gates Center. I topi sono stati trattati con radiazioni di abbattere il sistema sanguigno esistente e quindi le cellule staminali umane da cordone ombelicale umano sono state introdotte per far ricrescere il sistema sanguigno, con elementi del sistema immunitario umano. "Dopo un paio di mesi, i topi divenne chimere – con le cellule del sangue umano e quindi il sistema immunitario umano," afferma Refaeli.
Un protocollo che mira a migliorare i modelli umanizzati da pazienti umani sta attualmente reclutando pazienti al CU Cancer Center. In primo luogo, i piccoli campioni di tumore saranno presi da melanoma e anche la testa e malati di cancro del collo. Cellule staminali del sangue di questi pazienti saranno utilizzati per "umanizzare" i topi, e poi i tumori dei pazienti saranno coltivate su topi abbinati con i loro sistemi immunitari. I topi sarà poi trattata con terapie anti-cancro, ei risultati saranno confrontati con risultati nei pazienti umani.
Jimeno afferma: "Questo potrebbe essere un modello migliore per diverse aree del cancro (e non il cancro) la ricerca, e dal momento che ogni topo offre un sacco di informazioni, saremo in grado di fare di più con meno topi".
Gli stessi autori confermano come la risposta alle chemioterapie tradizionali dipende da fattori di accoglienza e non solo su ciò che accade all'interno della cellula tumorale :”Oltre a un sistema immunitario umanizzato, il nostro modello permette tumori-paziente derivati di sviluppare in modo molto più simile a quella umana ambiente, nel complesso. Ad esempio, questa sarà una valida piattaforma per comprendere le basi della risposta alle terapie immunitarie e trovare modi migliori per dare il farmaco giusto al paziente giusto al momento giusto. "
Eppure la stessa farmacologia indica come sono evidenti i limiti delle prove pre-cliniche (cioè sugli animali) poiché l’estrapolazione dei dati di tossicità dagli animali all’uomo non è completamente attendibile ( Dixon 1908; Jelovsek, 1989) e per ragioni statistiche, un effetto avverso che si presenta è difficilmente rilevabile, proprio come nella sperimentazione clinica. Queste alcune deduzioni dalla farmacologia:

LA BEFFA DELLA CHEMIOTERAPIA: TERAPIA DEL CANCRO E SISTEMA IMMUNE: Sebbene la manipolazione della risposta immune dell’ospite in modelli tumorali animali abbia prodotto a volte risultati terapeutici impressionanti, i tentativi di estendere questi risultati a tumori umani sono generalmente deludenti.

RESISTENZA AI FARMACI, LA VERA ARMA E’ LA PREVENZIONE Molti pazienti sottoposti a chemioterapia non sono responsivi dall’esordio della malattia; i loro tumori sono resistenti agli agenti terapeutici comunemente disponibili. Altri pazienti possono rispondere inizialmente, ma in seguito vi è la ripresa della malattia. La spiegazione, che ben conoscono i medici e ricercatori, si comprendo conoscendo come le popolazioni di queste cellule impazzite si comportano. Infatti la popolazione delle cellule dei tumori diventa progressivamente eterogenea in funzione della crescita tumorale e dell’accrescimento del numero delle mutazioni che sono quelli resistenti ai farmaci. Per questo il fallimento della chemioterapia viene sostituito con più vigore con la prevenzione, poiché i tumori più piccoli sono genera mete più guaribili di quelli più grandi a causa dell’accresciuta probabilità di mutazioni farmaco-resistenti nei tumori più grandi.

LA CHEMIOTERAPIA, MANCANZA DI TOSSICITA’ SELETTIVA, LA SUA SCONFITTA: la maggior parte dei farmaci utilizzati hanno un indice terapeutico che si avvicina all’unità, i quanto esercitano effetti tossici su tessuti normali e tumorali perfino a dosaggi ottimali. Questa mancanza selettiva costituisce il maggior fattore limitante della chemioterapia dei tumori. I tessuti normali proliferano rapidamente, come il midollo osseo, gli epiteli del tratto gastrointestinale e i follicoli piliferi, sono i siti iù importanti di tossicità acuta cronica e tipo cumulativo.

CHEMIOTERAPICI E PROPRIETA’ CANCEROGENE: ricerche pre-cliniche mostrano che gli agenti alchilanti, le antracicicline e la procarbzina sono mutageni e cancerogeni. Vi è evidenza che i pazienti trattati con questi composti presentano un0aumentata incidenza si secondari tumori e la combinazione di radioterapia e chemioterapia con agenti alchilanti aumenta sostanzialmente il rischio di contrarre leucemia acuta mielocitica.

Importanti dichiarazioni sulla illogicità di questo tipo di sperimentazioni pre-cliniche sull’animale:
Dr.ssa Azra Raza, Dirigente del prestigioso Mds Center della Columbia University di New York, U.S.A., dove si studiano le rare sindromi mielodisplastiche, che possono degenerare in leucemia acuta, e Docente universitaria di Medicina, vincitrice nel 2012 del premio Hope Award for Cancer Research:” il cancro colpirà un uomo su due ed una donna su tre, dunque non stiamo esattamente vincendo la guerra contro questa malattia. Sono stati fatti consistenti progressi nella comprensione della biologia del cancro, ma le possibilità di cura non hanno tenuto il passo con la comprensione biologica. Una delle ragioni è che quei sistemi per sviluppare farmaci contro il cancro sono essenzialmente falliti, come la sperimentazione animale. Possiamo e dobbiamo fare di meglio. Sono su questo palco oggi a causa di un topo. All'inizio di quest'anno ho fatto notare che una delle ragioni per cui non stiamo sviluppando in tempo nuove terapie per il cancro è che ci stiamo basando troppo sui modelli animali. Ho ricevuto lettere d'odio da allora, ma il punto della questione è che abbiamo curato la leucemia mieloide acuta nei topi nel 1977 ed oggi negli umani stiamo usando quegli stessi farmaci con risultati assolutamente terribili. Dobbiamo smettere di studiare i topi, perchè sono essenzialmente inutili, e dobbiamo iniziare a studiare cellule umane fresche.''

Prof. Robert Weinberg, Professore di biologia al ''MIT'' – Massachusetts Institute of Technology – una delle più importanti Università e centri di ricerca al mondo, con sede a Cambridge, nel Massachusetts, U.S.A. , e vincitore della Medaglia Nazionale per la Scienza grazie alla sua scoperta del primo oncogene umano e del primo gene soppressore del tumore:''Uno dei modelli sperimentali del cancro umano più frequentemente usato è prendere cellule tumorali umane che vengono messe in coltura su una piastra di petri, metterle in un topo, un topo immunocompromesso, permettere ad esse di formare un tumore, e quindi esporre lo xenotrapianto che ne risulta a vari tipi di medicinali che potrebbero essere utili nella cura delle persone. Questi sono chiamati modelli preclinici. Ed è ben noto da più di un decennio, forse da vent’anni, che molti di questi modelli preclinici del cancro umano hanno pochissimo potere predittivo in termini della risposta degli esseri umani, cioè dei veri tumori umani nei pazienti. Malgrado le somiglianze genetiche e del sistema degli organi tra un topo nudo e un uomo in camice bianco, le due specie hanno differenze chiave in fisiologia, architettura dei tessuti, tempi del metabolismo, funzione del sistema immunitario, sistema di segnalazione molecolare eccetera. Quindi i tumori che sorgono in ognuno, per uno stesso valore dell’interruttore genetico, sono vastamente diversi. Un problema fondamentale che dev’essere risolto nell’intero sforzo della ricerca sul cancro, in termini di terapie, è che i modelli preclinici del cancro umano, in gran parte, sono del tutto inadeguati. Sebbene le industrie farmaceutiche riconoscano con chiarezza il problema, non vi hanno però rimediato. E sarebbe meglio che lo facessero, se non altro perché ogni anno le industrie farmaceutiche sprecano centinaia di milioni di dollari usando questi modelli.''

Il dato inquietante che emerge è come la chemioterapia fornisca per molte forme di neoplasie disseminate una "terapia palliativa" più che capace di portare a guarigione definitiva, a un’eliminazione temporanea dei segni e dei sintomi di malattia ed un prolungamento di vita, senza però specificare la sua qualità.
La prevenzione rappresenta attualmente l’unica strada per poter ottenere strategie vittoriose contro questo male che ad oggi ha solo protocolli, più delle volte con gravi effetti collaterali (resistenza agli agenti terapeutici, effetti tossici, collaterali, ricordando che sugli animali vengono eseguiti test di cancerogenicità dei chemioterapici antiblastici a dimostrazione che sono essi stessi agenti cancerogeni e responsabili delle neoplasie secondarie). E l’alimentazione rappresenta quindi un ruolo primario nella prevenzione della patogenesi del cancro, ma anche curativo.

Ma allora cosa serve questo modo di sperimentare…? Forse è arrivato il momento di voltare pagina, perché per tutti i calvari dei malati oncologici non basterebbe un’eternità per scrivere le loro memorie e tribolazioni. ma soprattutto verrebbe da chiedersi, se non sono efficaci perché ancora si somministrano? 




CANCRO LOTTA PREVENZIONE: IL PLAUSO DEL MINISTRO LORENZIN

Redazione

Il Ministro della salute Beatrice Lorenzin plaude all'iniziativa 'La lotta al cancro non ha colore' che ha visto un momento di grande risonanza in occasione della finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico di Roma. "Ritengo quest'iniziativa particolarmente meritoria – ha detto il Ministro Lorenzin – perché, oltre a diffondere un significativo messaggio per la prevenzione dei tumori, che si mette in atto con l'adozione di corretti stili di vita (costituiti principalmente da un buon regime alimentare, accompagnato da movimento fisico e dalla lotta al fumo e all'eccesso di alcol), al tempo stesso si preoccupa di garantire l'accesso equo delle fasce deboli di popolazione alle iniziative di promozione della salute e di prevenzione di patologie che possono risultare gravi, e la cui insorgenza è influenzata anche da determinanti sociali, economici e culturali. Tali determinanti, che impattano in modo particolarmente forte su queste fasce di cittadini più deboli, inclusi gli immigrati, rischiano di costituire una pericolosa e talora insormontabile barriera per l'accesso all'informazione e agli interventi del nostro sistema sanitario, che resta un elemento fondamentale di uguaglianza per il suo approccio universalistico".

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CANCRO, TUTTO QUELLO CHE NON VIENE DETTO: PARTE L’INCHIESTA DE L’OSSERVATORE D’ITALIA – I PRIMA PUNTATA

di Cinzia Marchegiani

Parte l’inchiesta sul mondo della sanità, delle pubblicazioni scientifiche e delle sperimentazioni, del ruolo delle istituzioni nazionali nel complicato rapporto di informazione, nel monitoraggio e acquisizione di registri atti a valutare il rapporto  tra benefici e rischio sui protocolli in uso negli ospedali italiani, con l’unica alternativa ufficiale che è rappresentata dalla chemioterapia.

Al contempo cominceremo a pubblicare tutto ciò che ruota scientificamente sulla patologia del cancro, dall’alimentazione agli approcci sanitari con i relativi studi epidemiologici ambientali e alimentari che influenzano negativamente l’eziopatogenesi del tumore.

Valuteremo quanto il cittadino è consapevole delle terapie proposte per sconfiggere questa terribile malattia, il livello di informazione basilare/tecnica che il sistema sanitario, partendo dal ministro della salute, ai medici e oncologi, mette a disposizione degli utenti per poter attuare la strategia della prevenzione di questa patologia che ad oggi non ha cure definitive, ma solo protocolli clinici che vengono proposti ai malati stessi.
Il “cancro”, dopo le malattie cardiache rappresenta la maggior causa di morte, i dati aggiornati al 2000 sono 500 mila all’anno (negli USA). E’ una malattia delle cellule caratterizzata da una deviazione dei meccanismi di controllo che presiedono alla proliferazione e differenziazione cellulare. Le cellule che vanno incontro a proliferazione neoplastica proliferano in maniera eccessiva e formano tumori locali che possono comprimere e invadere le strutture normali adiacenti. I processi invasivi e metabolici, come una serie di alterazioni metaboliche causate dal tumore determinano i sintomi della malattia ed eventualmente la morte del paziente, a meno che il tumore non possa venire eradicato dal trattamento.

I sistemi terapeutici indicano che i migliori risultati si hanno con provvedimenti locali (interventi chirurgici o radioterapia), tecniche efficaci però quando l’affezione neoplastica non sia ancora disseminata al momento del trattamento. Questo indica che una diagnosi precoce potrebbe aumentare le possibilità di guarigione per mezzo di tali terapie locali.

Per i casi in cui il tumore è caratterizzato da precoci micro metastasi, la farmacologia insegnata alle università indica un trattamento per via sistemica ottenuto con la chemioterapia. Il dato sconcertante che viene pubblicato su questi tomi universitari è la percentuale di sopravvivenza, il 50% dei pazienti con cancro che potrebbero andare incontro a guarigione, la chemioterapia contribuisce a questo risultato nel 17% dei casi.

Altro dato ufficiale, si legge (sul Katzung, Farmacologia Generale e Clinica), riguarda l’efficacia della chemioterapia, che a differenza della chemioterapia antineoplastica che “può” portare a guarigione alcuni tumori come il carcinoma del testicolo, il morbo di Hodgkin e il linfoma istiocitico diffuso, il corionepitelioma, oltre ad alcune neoplasie infantili quali la leucemia linfoblastica acuta, il linfoma di Burkitt e il tumore di Wilms, i carcinomi al polmone e del colon abitualmente osservati sono di regola refrattari ai trattamenti già in fase di disseminazione al momento della diagnosi.

E poi arriva la doccia gelata, la chemioterapia fornisce per molte forme di neoplasie disseminate una terapia palliativa più che capace di portare a guarigione definitiva, a un’eliminazione temporanea dei segni e dei sintomi di malattia ed un prolungamento di vita, senza però specificare la sua qualità.

La prevenzione rappresenta attualmente l’unica strada per poter ottenere strategie vittoriose contro questo male che ad oggi ha solo protocolli, più delle volte con gravi effetti collaterali (resistenza agli agenti terapeutici, effetti tossici, collaterali, ricordando che sugli animali vengono eseguiti test di cancerogenicità dei chemioterapici antiblastici a dimostrazione che sono essi stessi agenti cancerogeni e responsabili delle neoplasie secondarie). L’alimentazione rappresenta quindi un ruolo primario nella prevenzione della patogenesi del cancro, ma anche curativo.

Questo è un vaso di pandora che finalmente è stato aperto proprio dagli autorevoli scienziati che pubblicamente senza alcuna sorta di censura hanno finalmente asserito questa tesi. Per questo il PAE, Partito Animalista Europeo ha presentato il 17 aprile 2014 , tramite l'Avv. Alessio Cugini responsabile dell'ufficio legale del PAE, formale atto di diffida avverso il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ad adempiere una corretta informazione circa i danni, scientificamente e clinicamente accertati, derivanti dal consumo di carne alimentare al fine di tutelare l'incolumità dei cittadini italiani e ridurre sostanzialmente i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Si eviterebbero 45 mila morti con un risparmio di 1,3 miliardi euro all'anno. 

Ciò è dovuto, come asserisce lo stesso PAE, alle recenti dichiarazioni diffuse dai media nazionali dell'ex ministro della Salute ed oncologo di fama mondiale Prof. Umberto Veronesi e dell'autorevole Prof. Franco Berrino, già direttore del Dipartimento medicina preventiva e predittiva dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano ed uno dei pochi ricercatori italiani chiamati a collaborare al World Cancer Research Fund, a conferma di quanto dichiarato dalla Dr.ssa Michela De Petris (a le Iene) specialista in nutrizione oncologica, che non lasciano interpretazioni di sorta: "Basate la vostra l'alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale non industrialmente raffinati, cereali integrali legumi verdure e frutta, non solo come prevenzione ma come aiuto alla cura." Ed ancora "La malattia è esplosa, un secolo fa una persona su 30 si ammalava di cancro nel corso della vita, oggi una su 3, l'alimentazione è la migliore medicina in modo primario, la prevenzione riduce i decessi più della medicina e comincia a tavola.

I dati sul cancro al colon dimostrano che è quasi inesistente nei paesi a dieta priva di carne". Le medesime raccomandazioni sono state pubblicate e divulgate dal volume del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro WCRF già dal 2007 e tutt' oggi numerosi studi confermano la medesima raccomandazione.

Il PAE diffonde anche i dati che confermano che il 30-40% dei tumori si potrebbero evitare se uomini e donne nei paesi ricchi si nutrissero in modo diverso.

Mette agli atti le riflessioni del Prof. Berrino “Questo modo di mangiare ha contribuito grandemente allo sviluppo di malattie quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’infarto, l’osteoporosi, e molti tipi di tumori tra cui quello dell’intestino, della mammella e della prostata" dell’intervista intervista shock a le Iene, Italia Uno del 26 marzo c.a. che scardina definitivamente, davanti agli italiani una realtà troppo sottaciuta: "Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio, io ritengo che non gli fa bene, ma sa, io dico sempre, noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi …… Mettiamola così, se noi ci ammaliamo aumenta il Pil, c'è crescita, diminuisce lo Spread. La Sanità è la più grande industria nazionale ricordava il Prof. Monti, non c'è interesse economico nei confronti della prevenzione; che parole si potrebbero usare per definirla: è una commistione di ignoranza, di stupidità e di interessi."

Il Presidente del PAE, Stefano Fuccelli ricorda che in precedenza il Ministero della Sanità, con apposito decreto, ha disposto che sui pacchetti di sigarette e confezioni di tabacco venga inserita la dicitura “il fumo uccide” come misura di prevenzione ed informazione del rischio di danno cancerogeno e mortale causato dal consumo del tabacco. Ora l'omissione dell' Autorità competente per non aver predisposto una analoga dicitura sulle confezioni di carne ovvero per non avere pubblicizzato correttamente ed adeguatamente tale informazione, costituisce una grave responsabilità sulla incolumità dei cittadini italiani, i quali restano disinformati del danno grave e mortale derivante dal consumo improprio di carne alimentare, e cita lo studio effettuato nel 2010 dalla Oxford University (Unità cardiologica della Cornell University) che pone imbarazzanti e inquietanti interrogativi non solo sulle istituzioni nazionali, ma anche il ruolo prioritario delle strutture sanitarie: "diminuendo il consumo di carne si eviterebbero, soltanto in Inghilterra, 31mila morti per malattie cardiovascolari, 9mila per cancro e 5mila per ictus ed il servizio sanitario risparmierebbe almeno 1,3 miliardi di euro; con l’eliminazione totale del consumo di carne le cifre aumenterebbero ancora di più".

Si potrebbe profilare un sistema complicato tra il business dei chemioterapici e altri farmaci e i danni alla salute non arginati (volutamente?) dei cittadini lasciati inconsapevolmente ignoranti sia in merito alle informazioni autorevoli ormai accertate sul ruolo della patogenesi del cancro e altre patologie legate all’alimentazione, che sulla capacità chemioterapica dei protocolli ufficiali.

Vi lascio con questa pubblicazione scientifica su Nature del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle: “La principale causa del fallimento della chemioterapia nel trattamento dei tumori in stadio avanzato è infatti il problema che la dose di farmaco necessaria a liberare definitivamente i pazienti dalla malattia è altamente tossica”. Peter Nelson, coordinatore dello studio ha anche spiegato che: "In laboratorio siamo potenzialmente capaci di curare ogni tipo di cancro, il problema è che in vivo non possiamo usare quelle stesse quantità di sostanze, poiché per gli esseri umani quei farmaci a quelle dosi sono letali, per questo di solito si usano dosi minori, intervallate da pause nel trattamento per far disintossicare l’organismo, che però non bastano a liberare il corpo dal tumore, che dunque diventa resistente”. Il prof Umberto Tirelli (oncologo italiano a capo del dipartimento di Oncologia Medica del Centro di di Aviano) risponde in merito a questa pubblicazione su un giornale per non fare falso allarmismo: “Sono perplesso da questo lavoro e penso che non abbiamo bisogno di studi di questo tipo. Sappiamo già benissimo quali sono gli effetti negativi della chemioterapia: in sé lo studio può anche essere interessante, ma non dice molto di nuovo. Su molti tumori solidi metastatici non abbiamo mai ottenuto risultati con la chemioterapia, e per questo si tentano altre terapie”.

Questo i malati devono sapere…che esiste una verità troppo spesso celata da proposte di protocolli che ancora stanno sperimentando clinicamente sui malati stessi, basta essere corretti e trasparenti. Ma in Italia serve una strategia seria sulla prevenzione, e una valutazione su tutti questi rapporti complicati tra sanità, politica e industrie farmaceutiche.