CALCIOSCOMMESSE: 5 NUOVI INDAGATI PER LA PARTITA TERAMO SAVONA

di Matteo La Stella
Catanzaro
– Si allarga come una macchia d'olio l'inchiesta “Dirty Soccer” sul calcioscommesse, coordinata dalla Dda di Catanzaro ed eseguita dalla squadra mobile con il Servizio operativo centrale di Roma, costata la libertà a 50 persone già lo scorso 19 maggio. Cinque nomi nuovi sono finiti nel registro degli indagati in merito alla partita di Lega Pro, girone b del 2 maggio 2015, Teramo-Savona, valevole per la promozione in serie B della squadra abruzzese con una giornata di anticipo rispetto alla fine del campionato.
Gli agenti della Polizia di Stato hanno dunque eseguito decreti di perquisizione con annessi avvisi di garanzia ai dirigenti delle due squadre, ai quali, secondo quanto appreso, si contesta l'alterazione della partita vinta dai teramani. Tra i nuovi indagati figurano: il 50enne collaboratore tecnico del Parma ed ex direttore sportivo della Ternana, Giuliano Pesce, il 59enne presidente del Teramo Giuliano Campitelli. Sottoposti a perquisizione e fregiati dell'avviso di garanzia, sono stati invece: il 47enne ds del Teramo Marcello Di Giuseppre, quello del Savona, il 52enne Marco Barghigiani, e il calciatore del San Paolo Padova Davide Matteini.
Il Teramo, per la partita in Liguria capace di fargli cambiare classe per la prima volta nella sua storia, avrebbe incaricato l'ex direttore sportivo dell'Aquila, Di Nicola, nel registro degli indagati già dalla prima ondata dell'operazione “Dirty Soccer”, affinchè manovrasse l'incontro per far vincere proprio gli abruzzesi. Secondo la Polizia però, Di Nicola si sarebbe servito di altri nomi noti del calcio per pilotare il risultatoù: l'allenatore del Barletta Ninni Corda, già indagato nell'operazione “Dirty Soccer” e Pesce, collaboratore tecnico del Parma. Il prezzo della combine era di 30mila euro. Intanto, durante l'attività di perquisizione, ad alcuni degli indagati sono stati confiscati dei supporti informatici che passeranno al vaglio degli investigatori. 




CALCIO SCOMMESSE. CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER 130 INDAGATI

di Silvio Rossi

Centotrenta indagati, tra questi nomi eccellenti, campioni come Giuseppe Signori e Cristiano Doni, il capitano della Lazio, Stefano Mauri, e soprattutto, anche se con un capo d’accusa meno importante, il Commissario Tecnico della nazionale Antonio Conte.
L’inchiesta è relativa al campionato 2010-2011, quando diciotto partite, tra cui quattro match di serie B e uno di serie A (Inter Lecce 1 a 0) sono finite sotto il mirino della procura. All’epoca dei fatti Antonio Conte era l’allenatore del Siena, Cristiano Doni era il capitano dell’Atalanta, e Mauri militava nella Lazio (squadra di cui è attualmente il capitano).

Le posizioni più gravi, da quanto si può leggere nella richiesta di rinvio a giudizio, sono per una ventina d’indagati, tra cui figurano Mauri, Doni, Signori, gli ex calciatori Stefano Bettarini e Alessandro Zamperini, i commercialisti Manlio Bruni e Francesco Giannone e l’allenatore dell’Atalanta Stefano Colantuono, che allena la squadra orobica proprio dal campionato in cui, secondo gli inquirenti, sono avvenuti gli illeciti.

Se molti degli accusati avevano già subito provvedimenti restrittivi dalla giustizia sportiva pochi mesi dopo gli avvenimenti contestati, per Colantuono l’accusa è arrivata senza che in passato fosse stato contestato nulla all’allenatore.

Con un’accusa minore (frode sportiva), ma comunque imbarazzante, visto il ruolo che ricopre, è indagato anche il selezionatore della nazionale, Antonio Conte, accusato di aver compiuto “atti, anche fraudolenti, diretti a ottenere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento dell’incontro di calcio Novara-Siena del 30 aprile 2011”. Secondo gli inquirenti, Conte “comunicava ai giocatori del Siena che era stato raggiunto dalle squadre l’accordo sul pareggio, così condizionando, anche in considerazione del ruolo di superiorità nei confronti dei calciatori della sua squadra… il risultato”.

Per queste accuse il CT ha già scontato una squalifica del Tnas (Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport) di quattro mesi, dopo che i primi gradi di giudizio sportivo avevano visto la condanna dell’allenatore, che nel frattempo era stato ingaggiato dalla Juventus, di dieci mesi.

A questo punto, la sua posizione alla guida della squadra azzurra potrebbe essere messa in discussione, rischiando di trascinare nel baratro anche il Presidente della Federazione Carlo Tavecchio, criticato da molti addetti ai lavori per l’incarico offerto al tecnico leccese, non tanto per le indiscusse capacità di Conte, quanto per la delicatezza del ruolo, non affidabile a chi aveva la Spada di Damocle dell’inchiesta calcioscommesse (che si sapeva aveva tra gli indagati il CT).