Le “BUONE PRASSI” per la gestione di chi è bullo e di chi è vittima

Oggi il bullismo e il cyberbullismo sono due fenomeni piuttosto frequenti nelle comunità educative, poiché è proprio all’interno delle istituzioni scolastiche che, solitamente, nascono le amicizie di gruppo.

Le ultime ricerche mostrano che è proprio il gruppo di amici il “luogo” dove possono instaurarsi sia relazioni benevole che devianti.

Come affermato nell’articolo precedente, i bulli/cyberbulli sono spesso degli adolescenti, momento di vita in cui i ragazzi/e possono ritrovarsi a dover superare vissuti poco armoniosi, derivanti dall’indole caratteriale (es. sensazioni di depressione, attacchi di panico etc …) oppure dai trascorsi familiari (es. separazioni o divorzi genitoriali, lutti, incomprensioni etc …).

È così che per riscattarsi, questi giovani tendono, in gruppo o da soli, ad innescare atteggiamenti di “cattivo gusto” verso vittime innocenti.
Il mondo della scuola come quello della famiglia si sentono assorbiti da queste vicissitudini per cui è opportuno definire alcune buone pratiche, sia per prevenire, sia per gestire che per contrastare tali fenomeni.

In “veste” di pedagogista porrei in evidenza alcune “Buone Prassi”, sia generiche che specifiche per fornire sostegno ai soggetti coinvolti.

In termini generici sarebbe utile:

  • attivare punti di ascolto gratuiti costituiti da professionisti del settore (es.
    psicologi, pedagogisti, mediatori familiari etc …);
  • attivare indirizzi e-mail e siti web per ricevere informazioni o fare segnalazioni
    all’interno dei punti di ascolto;
  • gli adulti devono monitorare costantemente, sia a casa che a scuola, i
    comportamenti dei loro figli/alunni, con particolare riguardo alle relazioni con il
    web e con l’uso dei dispositivi tecnologici (es. il pc, il telefono cellulare etc …);
  • occorre avere uno sguardo a 360° per “captare” il bullo/i e la vittima/e;
  • è necessario organizzare eventi pubblici (es. seminari, dibattiti etc …) per dare
    informazioni ai cittadini su questi argomenti;
  • è appropriato predisporre lezioni alternative dove si parla di bullismo e
    cyberbullismo con i ragazzi/e, instaurando un dialogo privo di giudizio;
  • è importante incoraggiare i ragazzi/e a parlare con un adulto (insegnante,
    professionista, genitore etc …) nel caso avvertissero malessere, paura,
    ingiustizia, negatività etc …
    In qualità di professionista, sarebbe opportuno stilare delle “Buone Prassi” anche
    per contrastare il bullismo e il cyberbullismo e per sostenere le vittime.
    Le “Buone Prassi” da seguire per ostacolare il bullo o il gruppo di bulli, a scuola
    e/o a casa potrebbe essere il seguente:
  • se l’episodio accade a scuola il docente deve avvisare immediatamente il
    Dirigente Scolastico (o chi per lui) che a sua volta informerà il Presidente del
    Comitato Genitori sugli avvenimenti accaduti;
  • se la vicenda avviene tra le mura domestiche il genitore può rivolgersi presso lo
    sportello d’ascolto del suo distretto e segnalare eventuali atteggiamenti sospetti
    o certi di bullismo e/o cyberbullismo, osservati nel proprio figlio/a o nel gruppo
    di amici che frequenta;
  • a scuola, prima di parlare di sospensione del ragazzo/a, è utile indire un Consiglio
    di Classe immediato;
  • la scuola deve convocare i genitori dei figli designati come “carnefici” per
    sostenerli a trovare delle soluzioni;
  • gli insegnanti, all’unanimità con i professionisti, potrebbero suggerire ai genitori
    incontri per studiare insieme strategie che frenino tali atteggiamenti;
  • a casa i genitori possono chiamare i professionisti del consultorio per organizzare
    degli incontri (se fosse possibile in presenza anche con il ragazzo/a);
  • dare al ragazzo/a la possibilità di esprimersi, favorendo la sua versione dei fatti;
  • non creare discussioni e fraintendimenti;
  • i professionisti potrebbero decidere di attivare colloqui individuali con il bullo
    oppure con il gruppo di bulli;
  • si devono applicare misure correttive e rieducative mediante progettazioni;
  • si deve informare il bullo/i della gravità della situazione e delle possibili sanzioni;
    Per quanto riguarda le vittime dei bulli/cyberbulli si possono proporre le seguenti
    “Buone Prassi”:
  • sostenere empaticamente, con l’intervento dei professionisti, le vittime;
  • ove è necessario attivare dei percorsi psicologici o di consulenza;
  • approfondire con la vittima quello che è avvenuto durante gli episodi subiti;
  • far parlare la vittima/e senza giudicarla;
  • monitorare la vittima/e congiuntamente al suo stato di salute psico-fisico.
    Un’ottima pratica, se entrambi sono d’accordo, è che bullo e vittima si incontrino
    per consentire al bullo di esprimere un suo possibile pentimento e alla vittima di farsi
    ascoltare. In ogni caso, sarebbe consigliato sostenere sia le vittime che il “carnefice”,
    coinvolgere le famiglie per instaurare dialoghi e alleanze costruttive.
    Tuttavia, è rilevante non giudicare, contrastando la volontà d’ espressione.
    Sostenere, dialogare, ascoltare, aiutare, progettare, ripristinare e rieducare
    potrebbero essere gli “ingredienti” idonei per dire “STOP” ad atti di bullismo e di
    cyberbullismo.



Bullismo e cyberbullismo, fenomeni in forte espansione soprattutto nei contesti scolastici

Come possiamo interrompere la “moda” di essere bulli? Oggi le immagini o i video che i mass-media ci mostrano mettono in luce sempre più episodi di cronaca nera riferiti a vicende di bullismo e di cyberbullismo, compiute per lo più da ragazzi adolescenti.

Entrambi i fenomeni sono risultati in forte espansione soprattutto nei contesti scolastici,
ma anche nei luoghi di ritrovo delle nuove generazioni. Ad esempio, pensiamo ai tanti episodi di ragazzi che bullizzano l’insegnante e/o i loro pari, creando situazioni di vero disagio e sconforto emotivo.

Spesso, si sente dire: il ragazzo x ha lanciato una sedia all’insegnante e, nel frattempo, un altro suo alleato bullo ha ripreso la scena con il cellulare con lo scopo di pubblicarla sui social oppure la ragazza x è stata presa in giro dai suoi amici perché è troppo grassa.

La cronaca ci rivela che i bulli compiono dei veri e propri atti di violenza, sia fisica che psicologica. L’adolescenza, essendo una fase di crescita molto vulnerabile (es. cambiamenti fisici-psicologici, preoccupazioni, sensi di apatia, indecisioni etc …) è risultata la fascia d’età più colpita da tali fenomeni.

Se “ieri” erano soprattutto i maschi a mettere in pratica questi atti di violenza, ad oggi i dati riportano che anche le ragazze mirano alla pratica del bullismo. Le ricerche condotte negli anni hanno mostrano come questi fenomeni si concentrano particolarmente nell’ambito scolastico.

Un dato rilevante è che la “figura” del bullo agisce in gruppo e tende a preferire vittime dello stesso sesso. Nel caso del cyberbullismo, invece, si ha a che fare con bulli del web, nonché con coloro che bullizzano altri ragazzi/e mediante frasi minacciose e di cattivo gusto sui social.

L’aspetto preoccupante è che le vittime di violenza fisica o psicologica devono rispettare le regole dei bulli, ad esempio: non si parla con nessuno di quello che è successo e tutti devono tacere. Chi subisce e chi vede non deve professar parola, anzi deve sottostare alle leggi del “branco”.

Soggiacere ai principi del bullismo “annienta” l’altro soggetto in termini fisici, relazionali e piscologici. Tuttavia, le vittime di bullismo prima o poi potranno cadere in un senso si vuoto e di disperazione che li porteranno a confidarsi con qualcuno.

I tanti episodi di bullismo sono spesso collegati all’insorgere di sentimenti negativi come: l’invidia, la gelosia, l’aggressività e il desiderio di respingere l’altro denigrandolo e riducendolo in “polvere”.

Il bullo fisico e social ha lo scopo si ferire la persona che decide di “colpire”, la vuole
portare all’esasperazione e “gode” nell’osservare che soffre o che mostra atteggiamenti
di impotenza.

I bulli si sentono dei leader, ma in realtà sono molto fragili. Tali soggetti hanno spesso
dei vissuti molto duri nella loro infanzia e adolescenza, e attuare atteggiamenti non corretti gli consente di avere una rivincita.

Dinanzi a ciò il ruolo educativo è quello di accogliere e di ascoltare questi adolescenti.
È solo attraverso l’ascolto, l’appoggio, l’aiuto e la progettazione educativa che sia i “carnefici” che le “vittime” possono essere aiutati.

La scuola, la famiglia e le varie associazioni educative devono fungere da “ponte” che rafforza questi ragazzi, affinché abbiano la voglia di esprimersi.

Sovente, è naturale che i bulli così come le vittime vanno sostenuti, poiché entrambe sono figure che necessitano di appoggio e di attenzione.

Sarebbe opportuno “istituire” delle buone prassi che forniscano sia alle famiglie che alla scuola strumenti adeguati all’intervento educativo, un po’ come “giocare d’anticipo” per evitare il peggio.




Bullismo, mobbing e stalking. Nuove tutele per delle patologie certificate: parlano gli esperti

Il mobbing, lo stalking ed il bullismo sono di fatto l’espressione di una società in cui sono dominanti i valori della sopraffazione e dell’arbitrio del più forte sul più debole, in cui i modelli vincenti, spesso veicolati anche attraverso i mass media, sono quelli dell’arroganza e del non rispetto per l’altro.

Strumenti di
autoaffermazione sono la violenza, l’aggressività, la minaccia, quale risultato
di un modo di concepire se stessi come al di sopra di tutto e tutti e quindi
anche sulle volontà altrui.

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 06/02/2020

Questo in tutte
le sfere interpersonali a partire dai luoghi di lavoro, o di studio, nelle
relazioni affettive dove vige il principio della supremazia del più forte.

Ma oggi ci sono
nuove tutele per queste patologie certificate? Sicuramente è necessario un
lavoro di squadra per neutralizzare il problema.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE L’INTERVISTA AGLI ESPERTI

Da sinistra: Daniela Iozzi (Psicologa, psicoterapeuta) – Luigi Iavarone (Presidente associazione EMotivAzione) – Rosj Guido (Psicologa, psicoterapeuta)

Spesso il
persecutore è un soggetto non nuovo a certi comportamenti illeciti o criminali
e ha una certa domestichezza nel gestire le proprie attività delittuose,
rendendo di fatto poco produttive le azioni di tutela della vittima messe in
campo dagli avvocati.

Pertanto, per
ottenere risultati apprezzabili, soprattutto in caso di persecutori “abituali”
o recidivi, risulta opportuno affrontare il problema da diverse prospettive. In
sostanza, è necessaria la sinergia di diversi specialisti che si occupino del
caso congiuntamente, apportando le loro specifiche conoscenze e competenze.




Bullismo, a 9 anni presa a calci in pancia e in mezzo alle gambe. La madre aveva segnalato il problema agli insegnanti

Una bimba di 9 anni delle elementari è finita al pronto soccorso per 18 ore dopo essere stata presa a calci al basso ventre da un compagno di classe che l’avrebbe presa di mira da tre anni. L’episodio, riportato dall’Arena, è avvenuto nel veronese. I referti del pronto soccorso di Villafranca sono stati trasmessi alla Procura e la dirigente scolastica dell’istituto ha avviato accertamenti.

Le vessazioni del ragazzino, racconta la madre della vittima, “sono un problema per il quale avevo chiesto più volte alle insegnanti di intervenire, senza però ottenere nulla”. Secondo le parole della piccola, mentre si stava lavando le mani in bagno il compagno l’ha prima spinta violentemente da dietro, facendole sbattere la pancia contro il lavandino, poi l’avrebbe picchiata al corpo e alla testa e infine le avrebbe dato un calcio in mezzo alle gambe.




Bullismo, la crudeltà di una baby gang per 5 euro

“Le modalità con le quali sono stati compiuti i reati denotano una particolare ferocia del gruppo, che ha agito come un vero e proprio branco”. Ferocia e violenza solo per impossessarsi, come è capitato, di un cappellino o di 5 euro. E quanto si legge nell’ordinanza del gip dei minorenni di Milano che ha disposto il carcere 5 ragazzini e per 4 la misura cautelare del collocamento in comunità, per una serie di episodi di percosse, lesioni, minacce, rapine ed estorsioni nella zona di Abbiategrasso.

Gli episodi di bullismo non si placano. Lo scorso anno un ragazzino di 13 anni è rimasto vittima dei bulli in una scuola di Milano ed è stato arrestato un 14enne
Un ragazzino di 14 anni è stato portato agli arresti domiciliari dai carabinieri. Il giovanissimo, nato a Milano, accusato di essere il capetto di una gang di bulli che faceva il bello e il cattivo tempo in un scuola nella periferia sud di Milano. Aggressioni, ricatti ed estorsioni ai compagni prescelti come vittime. Episodi quotidiani, tanto che un 13enne è arrivato ad avere attacchi di panico alla sola idea di tornare a scuola.

Il 14enne ha costretto il 13enne a rubare a casa dei genitori. L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Procura per i minorenni, ha al centro un 13enne, la vittima, “costretto a rubare prima dei gioielli e poi dei soldi in casa da ‘offrire’ alla stessa banda”.

Gli investigatori – scrive il Andrea Galli sul Corriere – allertati dalla denuncia di un papà, hanno trovato indizi evidenti su un cellulare. Il genitore avrebbe anche precisato di essersi rivolto subito alla scuola dove si sarebbe sentito dire da una professoressa che in quell’istituto della zona Sud di Milano il bullismo non esisteva.

“Invece secondo le indagini il bullismo c’era e andava avanti da parecchio tempo – riporta l’articolo – almeno dal 2016” grazie a una banda di 4-5 giovanissimi che accerchiava compagni, li minacciava e in un caso forse ne ha picchiato uno.“




Lecce, bullismo: si rifiuta di dare un pacchetto di patatine e viene spinto contro un banco. Gli asportano la milza

LECCE – Spinto contro un banco da un compagno di classe per essersi rifiutato di consegnare un pacchetto di patatine, uno studente di 15 anni residente a Caprarica di Lecce ha subito l’asportazione della milza.
L’episodio sarebbe avvenuto giovedì 19 aprile, durante l’ora di ricreazione, all’interno di un istituto tecnico di Lecce, a poca distanza dal “Fermi”, la scuola al centro del video choc su cui la procura per i minorenni di Lecce ha aperto un’inchiesta. É stato il legale della famiglia della vittima, a presentare un esposto-querela in Questura. Sono in corso accertamenti per verificare se in passato il ragazzo sia stato vittima di atti di bullismo, oppure se si sia trattato di un episodio isolato.




Scuola, bullismo: serve fermezza!

Chi semina vento raccoglie tempesta. Un vecchio proverbio perfettamente adattabile alla situazione odierna della scuola italiana. Un susseguirsi di casi di bullismo, rivolto sia contro i compagni di classe che contro i professori, che sta gettando fango sull’intera istituzione scolastica. Non si intende certo affermare che determinati episodi nelle scuole italiane siano nuovi.

Ricordiamo perfettamente come anche negli anni settanta, la prevaricazione del più forte sul più debole si manifestava a volte nelle aule, certamente però non esisteva la rilevanza mediatica assunta dalla diffusione sistemica di foto e video che immortalano tali bravate. Oggi più di ieri è facile mostrare il meglio e il peggio di noi, ed è proprio quest’ultima modalità che spesso viene messa in evidenza nelle riprese amatoriali realizzate con gli smartphone. Senza limiti geografici, né di età. Recentemente sono stati evidenziati episodi a Lecce, Venezia, Lucca, Velletri.

Percosse e lesioni ai compagni di classe, o a ragazzi presi a caso da altre classi, alle medie come alle superiori

Insegnanti minacciati (“Ti sciolgo nell’acido” ha detto il ragazzo di Velletri alla sua prof), non c’è più limite al livello di violenza espressa in queste azioni. E davanti a tale tracotanza, la risposta delle istituzioni è sempre traballante. Se il Consiglio di Classe di Lucca, uno dei casi più eclatanti, ha proposto cinque sospensioni che avrebbero comportato la bocciatura, delle quali tre sono confermate dal Consiglio di Istituto, ecco che in tanti hanno iniziato a criticare “tanta durezza”. Tra le affermazioni pronunciate dai vari commentatori di professione si è sentito “Con queste punizioni rischiamo di allontanare questi ragazzi dalle scuole”. Chi si spertica nel voler recuperare tali pecorelle smarrite, si è mai chiesto invece come evitare che siano le vittime di bullismo a decidere di abbandonare gli studi a causa di tale atmosfera? Non prendere provvedimenti adeguati nei confronti dei bulli, non significa essere neutrali, ma schierarsi dalla loro parte contro chi ha subito le loro angherie.

Silvio Rossi




Lecce, bullismo: 17enne picchiato e umiliato dai compagni di classe. Ecco il video

LECCE – I genitori di un ragazzo di 17 anni hanno presentato un esposto in Procura a Lecce nel quale denunciano che il giovane sarebbe stato vittima di atti di bullismo a scuola: picchiato e umiliato dai compagni di classe. Alla denuncia è stato allegato anche un video. Il filmato sarebbe stato girato da un altro amico del giovane. Si vede in particolare uno studente che aggredisce il compagno tirandogli calci e minacciandolo con una sedia. Secondo la famiglia, il ragazzo avrebbe subito soprusi, umiliazioni e botte fin dall’inizio dell’anno scolastico. A scoprire tutto è stata la madre che ha ricevuto in chat il video nel quale vengono riprese le violenze. Il ragazzo le avrebbe confermato quanto accaduto.

 

Nel video si sentono alcune voci che, secondo l’interpretazione della mamma riferita all’avvocato Giovanni Montagna, rivelerebbero la volontà di un amico – ma dal filmato emerge la partecipazione almeno di un’altra persona – di aiutare la vittima a uscire dalla situazione di umiliazione. “Sicuro che stai registrando?”, inizia uno dei due. “Sì”, risponde l’altro. Poi, in dialetto leccese: “Così lo mettiamo a posto proprio”. “Ma a tutto io devo pensare?”, è la conclusione del dialogo.

Il legale preferisce non riferire il nome della scuola. Secondo quanto si apprende si tratta di un istituto tecnico professionale. Il diciassettenne non ha subito solo aggressioni – sul suo corpo c’erano segni che lui ha sempre cercato di minimizzare – ma anche umiliazioni.

“E’ un ragazzo molto introverso, chiuso ma che ha sempre avuto un brillante rendimento scolastico – riferisce, interpellato dall’Ansa, l’avvocato Giovanni Montagna -. Da settembre, da quando sarebbero iniziati questi episodi, invece è calato notevolmente”, racconta Montagna.

Il giovane aveva negato alla madre di avere problemi in classe fino al 7 aprile quando lei ha ricevuto un whatsapp con un video che ritraeva il figlio vittima di un compagno che lo prendeva a calci e lo minacciava con una sedia. Il video le è arrivato grazie ad un amico del 17enne che ha voluto cercare di aiutare la vittima. Quando la mamma ha chiesto spiegazioni, il giovane preso di mira dai bulli ha cercato di minimizzare. Non è ancora chiaro quanti partecipassero alle vessazioni. Sarà il lavoro della Procura a dover cercare di fare chiarezza”.

“Nonostante la riservatezza della vicenda, che riguarda minori abbiamo registrato una vasta solidarietà e un tempestivo intervento della scuola, dopo la nostra denuncia. Ci hanno assicurato che interverranno, aspettando di chiarire coinvolgimenti e responsabilità”, riferisce l’avvocato Giovanni Montagna.




Napoli, agguato mortale del branco con morte della guardia giurata. Il padre di uno degli assassini: “Volevano fare uno scherzo”

È il 3 di marzo di quest’anno, sono circa le tre del mattino. Franco Della Corte, 51 anni, guardia giurata, sta chiudendo il cancello d’accesso della metropolitana di Piscinola, Napoli. Viene aggredito e brutalmente pestato sul capo da tre ragazzini che lo aspettavano per rapinarlo della pistola, da rivendere poi a qualche malavitoso per 5/600 euro, commettendo un ulteriore crimine. Le loro armi sono gambe di un tavolo trovato nei pressi, divelte dalla loro sede. Il Della Corte, padre di famiglia, guardia giurata da sedici anni, riesce a difendere l’oggetto della tentata rapina, subendo una dura punizione da parte dei tre, che, pare, avessero anche ‘fumato’ qualcosa. Il branco fugge, senza aver potuto portare a termine l’azione, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, immagini fondamentali per l’identificazione e l’arresto dei tre minorenni, due di 16 e uno di 17 anni.

Della Corte muore in ospedale dopo due settimane di agonia, nonostante le cure mediche

Evidentemente la bastonate sono state inflitte con ferocia e crudeltà, e non soltanto per stordirlo, ma anche per causargli un danno maggiore, senza badare che la ripetitività e la violenza dei colpi avrebbero potuto ucciderlo, con sommo sprezzo della vita di un uomo. Non è retorica dire che il mestiere di guardia giurata è uno dei più rischiosi e meno redditizi, e anche molto disagevole. Se infatti i malviventi si fanno scrupolo – oggi molto meno – di uccidere o aggredire un rappresentante ufficiale delle Forze dell’Ordine, non altrettanto avviene per questi ‘vigilantes’, che vengono a volte attirati in luoghi isolati con false segnalazioni e minacciati pesantemente. I tre ragazzi provengono da Scampia, un quartiere a rischio, soggetto più volte di indagini giornalistiche, blitz delle FdO, e notoriamente centrale di spaccio. A Scampia c’è il buono e il cattivo. Persone costrette a vivere fianco a fianco con delinquenti di varia natura, e pregiudicati che usano quegli anfratti, quegli androni, quelle scale, per meglio nascondere le loro attività illecite. Evidentemente siamo qui capitati in questa seconda categoria. Intervistato dal TG della Rai, il padre di uno dei ragazzi – indossando una maglietta nera con una grossa scritta NARCOS sul petto, – ha detto che, naturalmente, suo figlio non c’entra, e che nessuno, riferito dal ragazzo, si era fermato per interrompere l’aggressione. Ci chiediamo prima di tutto quanti testimoni possa avere avuto l’episodio criminoso, alle tre del mattino, a metropolitana chiusa. Fosse stato in buona fede, il ragazzo, avrebbe potuto cercare lui di far qualcosa. “Era uno scherzo” ha detto il padre, con un mezzo sorriso sul volto. Superfluo da parte nostra dire che gli scherzi così assomigliano tanto a degli omicidi premeditati. Superfluo da parte nostra chiedere a questo genitore perché suo figlio a quell’ora non era nel suo letto, essendo evidente che il minorenne era uscito di casa la sera prima, con i suoi compagni: “Un branco di lupi”, come ha detto il questore di Napoli Antonio De Jesu, “che attendevano l’agnello.” L’associazione per delinquere – tre persone – è evidente. Come è anche da investigare cosa abbiano combinato questi tre sbandati dall’ora in cui sono apparsi sulle strade della città fino all’omicidio.

Oggi gli episodi di bullismo sono all’ordine del giorno, codificati e il più delle volte tollerati

Qui si va oltre. Aspettare una persona armati di gambe di tavolo, divelte per l’occasione, – ricordiamo che siamo nell’ambito di ‘armi improprie’, ma sempre armi – non è più bullismo, né ‘uno scherzo’, come ha sentenziato sorridendo il padre di uno dei tre. Un albero nuovo, quando viene messo a dimora, ha bisogno di un bastoncello che lo guidi nella crescita, per non farlo venire su storto. È chiaro ed evidente che i colpevoli della morte di Franco Della Corte, onesto lavoratore e padre di famiglia, unico sostegno economico dei suoi, non sono solo i tre disgraziati, ma anche, e soprattutto, quelli che solo per stirpe si fanno chiamare ‘genitori’, i quali hanno clamorosamente fallito il loro compito, e andrebbero ingabbiati con i figli; tanto perché anche loro imparino qualcosa: come si sta a l mondo, per esempio, e che uccidere un uomo a bastonate alle sei del mattino non è ‘uno scherzo’ finito male. La violenza dei colpi e il loro numero, oltre che il peso dei bastoni adoperati ne fanno fede.

Addirittura sui social sono apparsi post di incoraggiamento e solidarietà per i tre assassini

Questo è un malcostume che una società civile non deve più tollerare. Tutti ci aspettiamo, visti i precedenti, che qualche magistrato – magari di sinistra, e magari con poca esperienza – riesca a far ridurre la pena ai tre ragazzi del branco, e che se la cavino con un buffetto sulla guancia: in questo caso rimetteremmo in circuito tre banditi in erba, ma già sulla buona strada per crimini maggiori. Al contrario, ci auguriamo che finalmente questa società che si va sempre più sfaldando e imbarbarendo, e per la quale non esistono più canoni etici e morali, sappia avere un moto di orgoglio, dando chiaro e forte un segnale a tutti coloro che la vorrebbero in pieno caos, senza più regole. Ci viene in mente il famoso ‘Far West’ tanto sbandierato da chi non vorrebbe che i cittadini si potessero legittimamente difendere a casa propria, privandoli delle armi. In questo caso non sarebbero gli onesti a creare il Far West – come sta accadendo – ma i delinquenti. Pare che uno dei ragazzi, per nulla pentito, abbia chiesto se in galera ci sia la doccia. Questo ci da’ una dimensione del compito che gli educatori debbono assolvere, di riffa o di raffa. Ma prima di tutto bisogna insegnare ad un uomo che indegnamente si fregia del titolo di ‘padre’, che uccidere un uomo non è ‘uno scherzo’, anche se, secondo qualcuno, ‘finito male’. L’augurio di noi tutti, di tutte le persone oneste, e soprattutto dei due figli rimasti senza padre, è che i tre del branco vengano incriminati e condannati per il reato realmente commesso, cioè omicidio premeditato aggravato da crudeltà, e tentata rapina, in concorso, quindi con l’aggravante dell’associazione per delinquere. Nulla rileva che siano minorenni: hanno commesso un crimine ‘da grandi’, e come tali vanno giudicati, aldilà di un ipotetico ‘recupero’. Tollerare ancora questi atti criminosi, nascondendosi dietro alla giovane età dei delinquenti, non farà altro che incoraggiare altri nel commettere delitti: e questo non è di una società che si dichiara democratica e civile. Ministro Orlando, dove sei?




Bullismo e Cyberbullismo: il punto di Luana Campa

Numerosi studi longitudinali provenienti da diversi Paesi condotti sul tema del Bullismo hanno concluso che tale fenomeno porta conseguenze negative per la salute fisica, psicologica e relazionale delle vittime.
Spesso la sofferenza delle vittime di Bullismo si esprime con il rifiuto dell’ambiente scolastico, con la tendenza a evitare di andare a scuola e con il mostrare segni di difficoltà sul piano del rendimento.
I bimbi maltrattati dai compagni fin dalle elementari hanno il doppio di probabilità di soffrire di depressione, abusare di alcol e sostanze stupefacenti negli anni successivi.
Lo dimostra uno studio dell’Università del Delaware, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Pediatrics, che ha analizzato i dati di 4.300 ragazzi seguiti nel corso di cinque anni.
Questi risultati sono strettamente correlati con la frequenza e la gravità degli episodi di vittimizzazione.
Inoltre, numerosi studi hanno anche collegato la condizione di vittima all’elevato rischio di autolesionismo e di pensieri suicidari.
Per quanto invece riguarda la condizione del bullo e gli esiti psicologici, 28 studi longitudinali hanno dimostrato che agire in modo prevaricatorio per lungo tempo può portare a un aumento sia della devianza, sia al rischio di depressione.
I bulli hanno una maggiore probabilità di sviluppare disturbi psichiatrici, disturbi della condotta, comportamenti a rischio, abuso di sostanze, propensione ad azioni illegali, malesseri fisici, maggiori insuccessi scolastici e professionali, relazioni centrate su dinamiche di potere.
Quando le azioni di prepotenza (offese, parolacce o insulti, derisione per l’aspetto fisico e/o il modo di parlare, diffamazione, esclusione per le proprie opinioni, aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni) nei confronti della vittima avvengono in Rete si può parlare di Cyberbullismo.
Il Cyberbullismo è un fenomeno che ha caratteristiche simili al Bullismo ma risulta avere degli effetti negativi amplificati, specie sulle giovanissime generazioni.
Le azioni di prepotenza fatte online possono essere più pesanti di quelle che avvengono nel mondo concreto.
La prevenzione del Bullismo e del Cyberbullismo avviene attraverso l’educazione all’empatia, al rispetto dell’altro, all’importanza del gruppo e delle relazioni sociali.
Occorre informare tutti i bambini, i ragazzi e gli adulti dell’impatto emotivo che un’azione di Bullismo o Cyberbullismo può creare, facendo notare che il bullo potrebbe assumere questo comportamento in realtà per nascondere una propria debolezza, o una propria difficoltà sociale.
E’ importante realizzare nelle scuole programmi Antibullismo efficaci, di lunga durata e sistematici, coinvolgendo tutte le componenti della scuola: dagli studenti, ai genitori, agli insegnanti.
Un’altra dimensione importante è la responsabilizzazione degli spettatori.

Occorre coinvolgere la “maggioranza silenziosa” che è spesso testimone di condotte di bullismo, ma non fa niente per fermare la prepotenza. La ricerca ha dimostrato come le risposte degli spettatori siano cruciali per inibire o rafforzare i comportamenti di Bullismo.
Alcuni dei programmi più efficaci, come quelli sviluppati in Norvegia, Svezia, Spagna, si basano sull’addestramento all’empatia, sul principio della gestione democratica delle relazioni interpersonali, sulla risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e altri modi non violenti.
Il programma ha mostrato una significativa riduzione della vittimizzazione nelle scuole in cui è stato implementato.

Avvocato penalista – Criminologa Luana Campa




Minori, Tagliente: “Non confondiamo il bullismo con la delinquenza minorile”

di Francesco Tagliente, già Questore di Roma e Prefetto di Pisa

Attenzione alla devianza minorile e non confondiamo il bullismo con la delinquenza minorile.

In questi giorni si è tornato a parlare di violenza fra i banchi di scuola e atti di bullismo.
Un bambino vittima di bullismo a scuola commuove gli Stati Unti. Sua madre ha ripreso il suo sfogo con una video poi postato sui Social Network che in poche ore ha ottenuto 16 milioni di visualizzazioni.
A Palermo un ragazzino di 12 anni, stanco di subire atti di bullismo, ha tentato di darsi fuoco in classe, ma gli insegnanti e i compagni sono riusciti a bloccarlo.

Quando la nuova preoccupante devianza giovanile si manifesta come azione di gruppo nei confronti di uno o più individui incapaci di difendersi, costretti a subire una limitazione della libertà, non si può parlare solo di bullismo. Ci sono comportamenti che non possono essere derubricati a mero bullismo.

In questi casi bisogna capire se ci troviamo di fronte ad adolescenti disturbati, che avrebbero bisogno di aiuto perché solo disadattati e insicuri che ‘si difendono’ facendo il gradasso soprattutto in gruppo, oppure si tratta di giovani pre-delinquenti che compiono consapevolmente atti da delinquenti.

Se siamo in presenza di violenza privata, sequestro di persona, furto, rapina e lesioni non si può più trattare la questione solo come bullismo. Sarebbe diseducativo. Andrebbero bloccate le emulazioni facendo passare i responsabili davanti all’Autorità deputata a valutare la forma più idonea alla rieducazione sfuggita alla famiglia e alla scuola.

Abbiamo il dovere di far capire con ogni mezzo a bulli, pre-delinquenti e delinquenti, che la dignità della persona, valore e pilastro fondante della nostra Costituzione, non può essere calpestata impunemente.

Forse è arrivato il momento di far riflettere anche la politica che deve dare una risposta in materia di bullismo e delinquenza minorile tenendo presente che non esiste solo l’età anagrafica. La capacità di intendere e di volere di una persona andrebbe valutata tenendo presenti tre parametri: l’età anagrafica, quella biologica e quella psicologica.