Gli scheletri nell'armadio dell’ambasciatore Usa

 

di Emanuel Galea

 

Durante la campagna elettorale del referendum sulla Brexit in Gran Bretagna, grazie al ricercatore della Georgetown University Joshua Paul, sono stati riesumati i documenti emersi 16 anni fa negli Archivi nazionali degli Stati Uniti, poi pubblicati su The Telegraph, il 27 novembre 2015 dal prof. Alan Sked.
Questi documenti svelerebbero che furono il segretario di Stato di Eisenhower, John Foster Dulles e la Cia a “creare” l’Europa e a spingere la Gran Bretagna a farsi carico del disegno europeo. Il progetto nacque durante la guerra fredda negli anni cinquanta – sessanta, tra Usa e Unione Sovietica, con lo scopo di porre un margine di contenimento tra queste. Fu allora, secondo questo documento, che nasceva l’idea del Movimento federalista europeo. Si dava vita a uno strumento americano, organizzazione federalista, allora la più importante negli anni del dopoguerra. Il suddetto Comitato per l’Europa Unita, finanziò il Movimento europeo. Contava tra i suoi “presidenti onorari” Winston Churchill, Konrad Adenauer, Léon Blum e Alcide de Gasperi….

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BREXIT: TERESA MAY E' IL SUCCESSORE DI CAMERON

Redazione

Londra – Sarà Teresa May il nuovo primo ministro inglese. Il presidente dimissionario David Cameron annuncia di essere contento di sostenere la May e di passarle le consegne mercoledì.
 
Cameron ha inoltre riferito che il paese “non ha bisogno di un periodo prolungato di transizione”. Il suo ultimo consiglio dei Ministri lo presiederà mercoledì. Dinnanzi al Downing Street ha detto “Entro' mercoledi' sera in questo edificio alle mie spalle ci sara' un nuovo primo ministro”. La Regina inoltre riceverà la May a Buckingham Palace mercoledì, prima di andare a Downing Street. Cameron ha detto inoltre che la May è “forte e competente, piu' che in grado di dare al Paese la leadership”. Ma chi è Teresa May? Donna carismatica, che compirà 60 anni ad ottobre e da oggi è leader del Partito Conservatore. Tale proclamazione è stata compiuta da Graham Brady, il presidente del comitato elettorale Tory, a seguito della rinuncia per il ballottaggio da parte dell’unica rivale rimasta. Intanto Angela Eagle lancia la sfida per la leadership del Partito Laburista. Eagle riferisce di voler salvare il Labour e vuole dare una leadership che sia in grado di competere per la guida del governo. Tornando a Cameron e al passaggio di testimone con la May, c’è un video sui social che è diventato virale dove si vede il premier che canticchia un motivetto sonoro “du du du du du”, non rendendosi conto che i microfoni dei giornalisti fossero spenti. I social si sono scatenati in una pioggia di commenti, ironia e sarcasmo hanno prevalso come sempre e hanno sdrammatizzato su una situazione di forte stallo e dubbio che tiene gli inglesi e spinge molti a virare le loro prospettive di vita fuori dal territorio inglese a causa del Brexit e di ciò che ne conseguirà. 



USA ELEZIONI, DOPO BREXIT: HILLARY CLINTON VOLA NEI SONDAGGI


Redazione

Usa – Hillary Clinton avanti a Donald Trump. La candidata dei democratici aumenta il suo vantaggio staccando il rivale repubblicano. Oltre il 50% degli americani avrebbe l’intenzione di votare Clinton alle presidenziali di Novembre. La Brexit e il possibile effetto domino dell'ondata populista che ha travolto il Regno Unito spaventano Hillary Clinton. Ma per ora, in vista delle presidenziali americane di novembre, è lei a volare nei sondaggi, con Donald Trump che sprofonda accumulando uno svantaggio a doppia cifra. La conferma – dopo i dati di Reuters e Ipsos – arriva da un'altra rilevazione, quella realizzata da Washington Post e Abc, che dà la Clinton avanti di 12 punti. E dire che solo un mese fa i numeri parlavano di un clamoroso sorpasso del tycoon. Hillary comunque resta cauta, anche perché altri sondaggi – vedi quello di Wall Street Journal e Nbc – parlano di un distacco su Trump più ridotto, di soli 5 punti. Per molti osservatori è comunque ancora troppo presto per capire quale sarà l'effettivo impatto del referendum britannico sulla campagna elettorale statunitense.

Nell'entourage della famiglia Clinton, riportano alcuni media americani, serpeggia comunque una certa preoccupazione. Hillary, ma anche l'ex presidente Bill, teme di non riuscire a intercettare quella rabbia sempre più profonda che anima l'elettorato americano, così come accade in Europa. E si fa strada il dubbio che non possa più bastare il messaggio finora portato avanti dall'ex segretario di Stato, volto a privilegiare la stabilità e i cambiamenti graduali rispetto al rischio caos dei cambi radicali invocati da Trump. In quest'ottica sarà fondamentale la scelta del candidato vicepresidente. E soprattutto il lavoro sempre più intenso che Hillary sta portando avanti con la progressista Elizabeth Warren e con lo stesso Bernie Sanders, per costruire un'agenda in grado di intercettare gran parte di quell'elettorato scontento che anche a sinistra è tentato dal non votare la Clinton.

Intanto Trump, nonostante parli di 'parallelismi' tra Brexit ed elezioni americane, continua a vivere il suo momento più nero da quando è iniziata la campagna elettorale. Non è solo il crollo nei sondaggi. Il Washington Post spiega il 'mese orribile' del tycoon con un diffuso e crescente disagio dell'elettorato americano nei confronti di Trump, anche di parte dell'elettorato conservatore (circa un terzo) che non condivide la sua retorica incendiaria. A non piacere alla maggioranza degli americani anche il modo in cui il tycoon gestisce temi delicati di politica economica o estera mischiandoli con i suoi affari personali. Vedi l'esultanza per la Brexit mentre era in Scozia per inaugurare un suo golf club. Così circa due americani su tre affermano che Trump non è idoneo a guidare il Paese, 'non qualificato' per fare il presidente. Sempre due su tre non condividono le affermazioni del tycoon su donne, minoranze e musulmani. E non pochi lo definiscono "razzista", in riferimento soprattutto alle affermazioni sui messicani.




BREXIT, PRESSING DELLA UE: "LONDRA NON FACCIA GIOCHETTI!"

Redazione

Bruxelles – Pressing dell'Ue sulla Gran Bretagna dopo la Brexit. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker sottolinea la necessità di "un chiarimento" britannico e avverte: "la commissione continuerà sulla sua strada", stop, inoltre, ai colloqui informali prima della formalizzazione del risultato del voto popolare con la richiesta di uscita. Stessa linea da Angela Merkel: "nessun colloquio senza richiesta uscita". "L'ora è grave" – ha detto Juncker – ma "io sono allergico alle incertezze" e quindi "vorrei che la Gran Bretagna rispettasse la volontà del popolo britannico senza nascondersi dietro giochi a porte chiuse". "Sono sorpreso di vedere che io, proprio io che in Gran Bretagna vengo dipinto come tecnocrate, eurocrate e robot, voglio trarre le conseguenze del voto. E loro no?".

"No a trattative anche informali senza la notifica dell'articolo 50" ma "la Gran Bretagna deve rimanere un Paese amico e partner anche nelle relazioni bilaterali". E' il messaggio che la cancelliera Angela Merkel ha ribadito al suo arrivo del vertice Ue. Questa a Bruxelles "è la prima possibilità che Cameron ha per presentare la sua valutazione del referendum" ai 27, "ma la trattativa sarà possibile solo quando ci sarà la notifica", ha detto Merkel, aggiungendo che si dovrà parlare anche di economia.

Intanto il presidente Tusk ha di fatto ha rifiutato un potenziale incontro bilaterale con la first minister della Scozia Nicola Sturgeon, perchè "ritiene che questo non sia il momento più appropriato data la situazione in Gran Bretagna". Lo stesso Tusk in apertuura del Consiglio Europeo ha sottolineato come la Gran Bretagna stia per avviare le procedure relative all'articolo 50 della Costituzione Ue. "Rispettiamo il volere dei britannici – ha detto – ma dobbiamo rispettare anche i Trattati che dicono che sta al Governo britannico avviare la procedura, è il solo modo legale, tutti devono essere consapevoli di questo e perciò dobbiamo essere pazienti": lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, entrando al vertice. "L'Ue è pronta a partire con quel processo anche oggi, senza entusiasmo, come immaginate", ha aggiunto. Un vertice informale straordinario Ue – ha inoltre fatto sapere – si terrà a settembre a Bratislava per discutere del futuro dell'Ue.

Intanto il Parlamento chiede "una implementazione rapida e coerente della procedura di revoca" dell'appartenenza della Gran Bretagna alla Ue in conseguenza della decisione del popolo britannico nel referendum. La plenaria straordinaria ha approvato la risoluzione bipartisan a larghissima maggioranza con 395 voti a favore, 200 contrari e 71 astenuti.




EFFETTO BREXIT: BORSE E MERCATI A PICCO

di Chiara Mattei
 
Dopo il referendum sulla Brexit, il mondo ha accolto con grande clamore l’uscita dall’UE del Regno Unito. Si parla subito di rottura dell’Unione Europea, ma in merito a tale prematuro messaggio lanciato su tutti i maggiori mezzi di diffusione, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha riferito “Nessuno ci ruberà la nostra Europa. Sono sicuro che questi Stati invieranno come messaggio che non permetteremo a nessuno di prendersi la nostra Europa, questo progetto di pace e di stabilità”. Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si è pronunciato in merito alla spaccatura tra Regno Unito ed UE: “non sarà un divorzio consensuale, ma non è stata neppure una grande storia d'amore”. Ciò che predomina adesso è l’incertezza all’indomani del voto, ma non solo, la Gran Bretagna rischia il down grande. Lo riferisce Moody’s, l’agenzia internazionale che ha confermato il rating “Aa1” e l’outlook è stato portato da stabile a negativo. Tutti sono stati profondamente colpiti da questa bufera, eccetto la regina. Cameron si è dimesso e resterà in carica altri tre mesi, nell’attesa di un nuovo leader, pressioni nell’opposizione, grande confusione nella City tra cittadini aventi regolare cittadinanza e miliardi di europei giunti in UK per lavoro, in dubbio sulle loro sorti e sulle loro future prospettive. La Scozia e l’Irlanda del Nord non vogliono seguire quella che è stata la decisione della maggioranza inglese nell’abbandonare l’UE, l’effetto attuale sembra tutt’altro che rassicurante e positivo. A picco la sterlina, ne risentono i mercati di tutto il mondo. Per lunedì è previsto un vertice a Berlino tra Angela Merkel, Matteo Renzi e Francois Hollande. Renzi ha riferito in una conferenza stampa “Il governo e l'Ue garantiranno la stabilità finanziaria”. Si esclude inoltre che cambi qualcosa per tutti gli europei che si trovano in Gran Bretagna, compresi gli italiani. Johnson, candidato a subentrare a Downing Street, ha riferito che la Gran Bretagna “resta parte dell'Europa, una grande potenza europea”. Nigel Farage, leader dell’Ukip "la vittoria della gente comune contro le grandi banche, il grande business e i grandi politici”. 



BREXIT: LA GRAN BRETAGNA È FUORI DALL'EUROPA

Red. Economia & Finanza

"Ci siamo ripresi il Paese, questa è una vittoria della gente vera, della gente normale, della gente dignitosa". Così Nigel Farage, leader del Partito indipendentista Ukip, commenta i dati ancora parziali che danno in vantaggio la Brexit. E a chi gli chiede se il premier David Cameron deve dimettersi, risponde: "Immediatamente"."Questa è la vittoria che significa un nuovo giorno dell'indipendenza per il nostro Paese. E' l'alba di un Regno Unito indipendente". Lo ha detto il leader euroscettico dell'Ukip Nigel Farage, dando per scontata una vittoria del Leave. "E' arrivato il momento di liberarci da Bruxelles", ha aggiunto. Il partito laburista sta lavorando sul presupposto che al referendum sulla Brexit vincerà il 'Leave'. Lo ha spiegato una fonte del partito, come riferisce il Guardian. In caso di uscita del Regno Unito dall'Ue, Jeremy Corbyn dovrebbe chiedere al premier David Cameron di dimettersi, ma ai piani alti del Labour si ritiene che sarebbe inutile, perché lo stesso Cameron potrebbe annunciare le sue dimissioni spontaneamente.

Il Regno Unito spaccato in due dal referendum – ll 'Leave' vince in Galles conquistando 854.572 voti contro le 772.347 preferenze date al 'remain'. In Scozia, nel referendum sulla Brexit, ha vinto il 'Remain' con 1.661.191 voti contro i 1.018.322 andati al 'Leave' a fronte di un'affluenza del 67,2%: Glasgow, la grande città portuale scozzese, vota al 66,6% per Remain, contro il 33,4% di Leave e Edimburgo, vota a favore della permanenza nell'Unione Europea con una percentuale del 74,4% contro il 25,6% di Leave. In Irlanda del Nord, nel referendum sulla Brexit, ha vinto il 'Remain' con 440.437 voti contro i 349.442 andati al 'Leave' a fronte di un'affluenza del 62,9%.

Contraria alla Ue la maggioritaria Inghilterra (esclusa quasi tutta Londra) con quasi il 60% di voti pro-Brexit. A Manchester fronte filo-Ue con un 60% di suffragi per Remain. Nella città industriale di Sunderland, sulla costa del nord-est dell'Inghilterra, Leave ha vinto con 82.394 voti (61,3%) contro i 51.930 voti (38,7%) per Remain. A Newcastle, città nel nord-est dell'Inghilterra, il 'Remain' ha vinto, ma di misura: 50,7% contro il 49,3% dei voti per il 'Leave', con uno scarto di appena 2.000 voti in una città in cui hanno votato in 129 mila. Gibilterra ha scelto il Remain con una percentuale del 95,9% e un 4,1% per il Leave. L'affluenza alle urne nel territorio a sud della Spagna è dell'84%. Leave ha vinto anche a Swindon , nella contea del Wiltshire, nel ricco sud-ovest dell'Inghilterra, con una percentuale del 55% contro il 45% di Remain. Oxford non tradisce l'Europa: la celebre città universitaria inglese porta in dote il 70,3% dei suoi voti al fronte di Remain nel referendum britannico sull'Ue contro il 29,7 di Leave. Anche Cambridge, dopo Oxford, vota in favore del fronte filo-Ue di Remain con oltre il 74% dei suffragi. La città di Liverpool, nel nord-ovest dell'Inghilterra che diede i natali ai Beatles, ha votato per il Remain, che ha vinto col 58% dei voti contro il 42% dei Leave.

Il voto a Londra – Il 'Remain' a Londra è al 69% mentre il 'Leave' si ferma al 31%. E la scelta di restare in Europa, ad esempio, prevale nell'aristocratico quartiere di Hammersmith & Fulham, dove il 'Remain' trionfa al 70% mentre il 'Leave' si ferma al 30% mentre in due quartieri popolari dell'East End di Londra, Barking e Dagenham, compresi in una stessa circoscrizione, hanno segnato la vittoria al Leave con una proporzione del 62% contro il 38%. A Watford, sobborgo nel nord-est di Londra, il Leave ha vinto per soli 252 voti rispetto ai 23.167 del Remain mentre a Islington, nel collegio blindato del leader del Labour, Jeremy Corbyn, Remain si attesta attorno al 66% dei voti. l voto nel municipio della City of London è per il 75% per il Remain contro il 25% per il Leave. Remain ha vinto con il 78% contro il 22% a Hackney, popoloso quartiere nell'East End

Salvini "Ora tocca a Noi" Esulta il leader del Caroccio Matteo Salvini che sui social ha dichiarato "ora finalmente cambierà l'Europa, ora tocca a noi".




BREXIT E OMICIDIO COX: ECCO QUANTO PESA IL DELITTO

di Roberto Ragone
In un giallo che si rispetti, e quelli di Agatha Christie sono degni di rispetto, ad un omicidio segue un’indagine. Diciamo che questo accade anche nelle indagini reali. Si cerca di stabilire il movente, l’occasione e i mezzi per commetterlo. Nel caso di Ellen Jo Cox l’occasione è palese, dato che abbiamo addirittura il colpevole colto in flagrante, e arrestato. I mezzi sono costituiti dalle armi del delitto, cioè un coltello e una pistola autocostruita. La personalità dell’assassino ci dovrebbe dare il movente: pare che il 52enne Tommy Mair sia uno squilibrato, al limite della psicopatia, fanatico razzista e seguace di un gruppo americano denominato National Alliance, una traduzione anglosassone della nostra Alleanza nazionale. Il Mayr avrebbe agito perché mentalmente instabile, spinto da un sentimento razzista agli estremi del fanatismo, e contrario alla posizione politica di Jo Cox, la quale, al contrario di lui, era favorevole alla permanenza del Regno Unito in Europa e all’accoglienza dei tanti disgraziati che fuggono dalla guerra e dalla fame. Quindi tutto risolto, parrebbe.

Non è così. Questo nei gialli di Agatha Christie si chiama ‘falso scopo’, una soluzione apparentemente a portata di mano, un colpevole finto che disorienta l’investigatore che è sempre in chi i romanzi gialli legge e apprezza. Non è così perché quando si fa un’indagine, si cerca anche di stabilire quale convenienza avrebbe avuto l’assassino a commettere il delitto, il ‘cui prodest’, a chi va il vantaggio della morte di una persona. Cominciamo col dire che nessuno ha spiegato perché Tommy Mayr, che si presume cittadino americano data la sua appartenenza alla National Alliance – non credo che in una tale organizzazione si possano accettare iscrizioni per corrispondenza, e d’altra parte il core business di tali organismi è proprio la reciproca frequentazione, al fine di rafforzare reciprocamente i propri sentimenti distorti – nessuno ci ha spiegato, dicevamo, perché Mayr si trovasse in UK. È venuto per uccidere la Cox? Aveva, o ha un lavoro? Aveva, o ha, mezzi economici?

I quesiti irrisolti In Inghilterra, e specialmente a Londra, la vita è la più cara del mondo, allora, aveva qualcuno che lo finanziava, qualcuno che gli ha pagato il biglietto d’aereo dagli USA fino a destinazione? In altre parole, chi lo ha mandato in Inghilterra? Da quanto tempo era a Londra, dove abitava? Perquisita la sua abitazione, o albergo che fosse, cosa è stato trovato? Ha un cellulare? Sono stati controllati i numeri in memoria e le telefonate fatte e ricevute? Con chi aveva rapporti in Inghilterra? La morte della Cox ha suscitato grande emozione, e attualmente i sondaggi che davano in vantaggio la Brexit, sono ribaltati, a favore del ‘Remain’. Perfino la presidente del Comitato Nazionale per la Brexit si è dimessa. Tanti cittadini sono rimasti sconvolti da una manifestazione che si vuol far passare come puro razzismo, dissociandosene. Certamente Mayr non ha avuto alcun vantaggio dalla sua operazione, condotta anche con mezzi fortunosi. Uccidere o no un esponente politico favorevole all’Europa, con il suo carico di migranti, non ha risolto il suo problema, anzi lo ha ribaltato come un boomerang; con l’aggravante che ora è in carcere in attesa di una pena che nelle previsioni non dovrebbe essere leggera. Chi sopporterebbe il maggior danno, in caso di uscita dell’Inghilterra dall’Europa? Ci hanno sempre detto e ripetuto che uscire dall’Europa sarebbe una catastrofe, e che uscire dall’euro è impossibile. L’Inghilterra non ha mai voluto l’euro, e ha un’economia molto più sana di quella di tanti Paesi che l’hanno adottato. Se dovesse uscire dall’Europa, molto probabilmente ci renderemmo conto, come vanno ripetendo da anni i migliori economisti mondiali, che non sarebbe una catastrofe, e altrettanto probabilmente si tirerebbe dietro altre nazioni in difficoltà, con quell’effetto domino che è lo spauracchio delle banche mondiali. Le quali banche mondiali riceverebbero il maggior danno, avendo investito migliaia di miliardi in UK. Un altro danno globale sarebbe il mancato controllo dei mercati, visto che uno degli scopi principali di questa Europa è proprio quello di mettere milioni di persone, e di consumatori, a disposizione delle multinazionali che governano il Parlamento Europeo. Un altro effetto indotto sarebbe la caduta, o almeno la revisione degli equilibri, e di tutti gli accordi intereuropei, stipulati fra capi di Stato a tutto vantaggio delle banche, delle lobby e di chi questi organismi controlla.

Poteri forti Allora è lecito supporre che l’omicidio di Jo Cox non derivi dalla mente malata di un qualunque Tommy Mayr, ma che, come Lee Harvey Oswald, lo stesso sia stato sfruttato per scopi molto precisi, e diversi da un semplice attacco di razzismo. Non sappiamo se l’Inghilterra uscirà dall’Europa, o se vincerà il Remain. Non sappiamo neppure se l’uscita da questa Europa potrà portare vantaggio sia agli Inglesi che a tanti che oggi, come in Italia, vivono un momento in cui l’Europa, il suo Parlamento, la Germania e tutte le direttive europee vengono visti come nemici, contrari ad una politica che vada incontro ai bisogni dei cittadini comuni. Non possiamo prevedere se, dopo una eventuale Brexit, altri paesi seguiranno il suo esempio. Sappiamo che l’islanda è uscita dall’euro e dall’Europa, recuperando la propria sovranità e dando una nuova primavera alla propria economia, ma gli Islandesi sono troppo pochi per far testo, e nessuno, oltretutto, ne parla. Le implicazioni sono tante, troppe, e molto complicate e ‘segrete’, e non coinvolgono soltanto banche e lobbies. L’ombra nera della Bilderberg si allunga su questi accadimenti, direbbe il giudice Imposimato. Certo è che si fa fatica a non pensare a quelli che sono genericamente chiamati ‘poteri forti’, che invece fanno capo a persone fisiche con tanto di nome e cognome. Bilderberg, Trlaterale, Massoneria, Servizi Segreti, sono solo dei nomi, delle etichette sotto le quali ci sono persone che agiscono per i propri interessi. Una marcata finanziarizzazione dell'economia mondiale porta a concentrare il denaro in un numero di persone sempre minore, aumentandone la ricchezza, e determinando una sempre maggior crescita del numero dei poveri. Ci fermiamo qui. staremo a vedere cosa succede, e se l’Inghilterra uscirà dall’Europa, risparmiando ogni anno milioni di sterline da versare nelle casse dell’Unione. Per ora il Remain ha segnato un punto a suo favore; a meno che tanti non si rendano conto che una decisione tanto importante non va presa sotto la spinta di una emozione così forte, ma che, in ogni caso, va ponderata.
 




BREXIT, JOHNSON SHOCK. "UE COME HITLER"

Redazione

L'Unione europea persegue "con metodi diversi" lo stesso obiettivo di Hitler: unificare l'Europa sotto un'unica "autorità". Lo ha detto l'ex sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson, in un'intervista al Sunday Telegraph. "Napoleone, Hitler e altre diverse persone ci hanno provato, ed è finita tragicamente. L'Ue è un tentativo di fare lo stesso con metodi diversi", ha dichiarato Johnson, promotore dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione. Ma, ha proseguito, i "disastrosi" fallimenti di Bruxelles hanno alimentato le tensioni tra gli Stati membri e permesso alla Germania di accrescere il proprio potere, di influire sull'economia italiana e di "distruggere" la Grecia.