Bracciano, discarica di Cupinoro: ecco cosa succede

BRACCIANO (RM) – È concreta la fase di copertura (Capping) della discarica di Cupinoro che non è una semplice “coperta” ma un progetto definitivo che sancisce la sistemazione di tutta l’area di discarica ed è integrato all’interno di un progetto più generale di “naturalizzazione” del sito come ad esempio la risistemazione delle aree di pertinenza dell’impianto che diventa fondamentale per ripristinare un’area verde.

Questa fase che sostanzialmente reinserisce l’ex sito nell’ambiente circostante è stata spiegata nei particolari a Bracciano, nella sala Consiliare, alla presenza di numerosi cittadini e associazioni del territorio e diversi amministratori locali.

A indire l’assemblea sindaco di Bracciano Armando Tondinelli insieme all’ingegner Peppino Palumbo, Commissario ad Acta incaricato dalla Regione Lazio di assumere le attività della gestione ordinaria della discarica in località Cupinoro.

Quali sono gli obiettivi del progetto?

Il completo isolamento del corpo rifiuti dall’esterno, scaricare il gas metano sviluppatosi durante la degradazione dei rifiuti e prevenire l’infiltrazione di acqua piovana per fermare la contaminazione e la generazione di un eccesso di percolato inquinante all’interno della cella, formare un substrato idoneo alla crescita della vegetazione naturale, essere compatibile con l’ambiente circostante, rinaturalizzazione dell’area attraverso la piantumazione di essenze e pinte, la ricostruzione dei corridoi naturali per la ricucitura del tessuto agro forestale ed il libero passaggio della fauna.

Una fase importante dunque quella del Capping che il sindaco Tondinelli ha voluto condividere con la cittadinanza tutta e che seguirà in prima persona fino al completamento del progetto.




BRACCIANO, CUPINORO: VIA LIBERA ALL'ECODISTRETTO

di Ivan Galea

Bracciano (RM) – Via libera al capping definitivo per la discarica di Cupinoro di Bracciano dopo che la determina regionale dello scorso 7 giugno ha integrato l’Autorizzazione Integrata Ambientale  (AIA). Sostanzialmente si autorizza il progetto di modellazione morfologica finale della discarica e la realizzazione del capping definitivo. La Regione Lazio ha quindi preso atto che la copertura definitiva (capping) sarà costituita da un primo strato di regolarizzazione, da uno strato di drenaggio per la raccolta ed il convogliamento del biogas prodotto dalla discarica, da uno strato minerale a bassissima permeabilità compattato, da uno strato drenante e da uno strato superficiale per l’inerbimento e l’inserimento ambientale dell’intervento, intervallati da livelli di geosintetici e geocompositi per garantire l’impermeabilità della copertura. Al di sopra di tale copertura sarà realizzato il sistema di regimentazione delle acque superficiali. La Regione ha preso atto anche del fatto che il sistema di raccolta e convogliamento del biogas, attualmente funzionante, sarà mantenuto e coordinato con gli interventi citati.

 

L'Ecodistretto di Bracciano Via libera dunque alla progettazione, costruzione e gestione, in regime di concessione, di due impianti: Un impianto di “recupero spinto delle frazioni riciclabili e delle frazioni da raccolta differenziata non biodegradabili”, c.d. fabbrica di materie prime seconde, senza produzione di combustibile, in forza del progetto, depositato da Bracciano Ambiente il 2 marzo 2015, di modifica non sostanziale della autorizzazione rilasciata dalla Regione Lazio con det. B1671 del 4 maggio 2009 e un impianto di compostaggio e digestione anaerobica della frazione organica (c.d. umido) proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani, autorizzato dalla Regione Lazio con det. B02327 del 19 aprile 2012. La Bracciano Ambiente SpA  ha pubblicato un bando, con scadenza presentazione domande fissata al prossimo 20 luglio 2016, di concessione riguardante la progettazione definitiva, esecutiva, realizzazione e gestione di “un Ecodistretto composto da un impianto di preselezione di R.S.U. con recupero spinto delle frazioni riciclabili e di valorizzazione delle frazioni da RD non biodegradabili, e di un impianto per il compostaggio della FORSU e digestione anaerobica”, che verrà realizzato a Cupinoro, a circa 6 km dal centro abitato di Bracciano. Entrambe le autorizzazioni sono state rinnovate dalla det. G15123 del 28 ottobre 2014, rilasciata dalla Regione Lazio a seguito della deliberazione, ex art. 14 quater della l. 241/1990, del Consiglio dei Ministri dell’8 agosto 2014, che ha superato il parere paesaggistico negativo emesso dalla direzione regionale del MiBACT.

 

Il Sindaco di Bracciano Sarà ora interessante conoscere che posizione prenderà il neo sindaco di Bracciano Armando Tondinelli che in pre campagna elettorale e nella campagna elettorale, chiedeva a gran voce i carotaggi per la zona di Cupinoro, per misurare l'inquinamento sotterraneo. Che cosa farà ora la neo Giunta Tondinelli, si accontenterà del capping? "Da sindaco la prima cosa che farò è bloccare il bando di gara. A Bracciano ci sono tanti problemi da risolvere, ma in cima alla lista c'è Cupinoro. Il sito ha portato continuamente problemi che hanno contribuito a deteriorare il territorio. Dalla malagestione diffusa portata avanti dalla precedente amministrazione Sala passando per il degrado ambientale. Un impegno fondamentale già inserito nel programma elettorale." – dichiarava Tondinelli lo scorso 8 giugno sul proprio profilo Facebook. Altro nodo da sciogliere sarà sicuramente quello del post gestione. Chi lo gestirà?

TAR Lazio E contro la delibera del Consiglio dei Ministri, che dava parere favorevole al rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale per la discarica di Cupinoro, era stato presentato un ricorso al TAR Lazio da alcuni ricorrenti ma il Tribunale amministrativo ha dichiarato in parte inammissibili ed in parte infondate le domande di annullamento di due determinazioni della Regione Lazio. Resta quindi in vigore la delibera del Consiglio dei Ministri adottata l'8 agosto del 2014 concernente il parere favorevole al rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale per la discarica di Cupinoro nel Comune di Bracciano e di tutti gli atti presupposti, connessi e/o consequenziali; della determinazione della Regione Lazio G15123 del 28 ottobre 2014 relativa il rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, presentata dalla Bracciano Ambiente S.p.a., dell'impianto di discarica dei rifiuti non pericolosi di Cupinoro e la determinazione G12094 dell’8 ottobre 2015 relativa il progetto di modellazione morfologica finale del sito, la realizzazione del capping definitivo dell'invaso e l'adeguamento dell'Autorizzazione Integrata Ambientale.

Il ricorso I ricorrenti avevano impugnato gli atti deducendo censure attinenti violazioni di legge ed eccesso di potere sotto diversi profili, evidenziando il fatto che nel territorio di Bracciano esiste da decenni una discarica sita in Località “Cupinoro” utilizzata per lo smaltimento di rifiuti indifferenziati che fino al 2004 è stata gestita da privati e dopo il grave pregiudizio per l’ambiente verificatosi in quell’anno, è stata gestita dalla società Bracciano Ambiente S.p.a., società in house del Comune di Bracciano. La società Bracciano Ambiente s.p.a. ha utilizzato le proprie autorizzazioni sia per la gestione della discarica, formata da 5 invasi ormai tutti chiusi, sia per provvedere al risanamento dell’area. Con istanza prot. n. 167 del 23 novembre 2011, detta società ha chiesto il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale rilasciata con decreto commissariale n. 46/07 e successive modifiche ed integrazioni.

 

La Conferenza di servizi La Regione Lazio, in qualità di amministrazione procedente, aveva convocato una conferenza di servizi, conclusasi con il dissenso della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio e della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di Roma, Frosinone, Rieti, Latina e Viterbo; avevano reso, invece, parere favorevole con prescrizioni la Regione Lazio, la Provincia di Roma, il Comune di Bracciano, la ASL RM F, l’Arpa Lazio, la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Etruria Meridionale.

 

La Delibera del Consiglio dei Ministri Preso atto del dissenso dell’Autorità preposta alla tutela paesaggistica, la Regione Lazio ha investito della questione la Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiedendo – ai sensi dell’art. 14 quater della L. 241/90 – la deliberazione del Consiglio dei Ministri per la conclusione del procedimento concernente la richiesta di rinnovo dell’AIA per la discarica di Bracciano, comportante il completamento e la messa in sicurezza dell’impianto esistente e la realizzazione dell’impianto meccanico biologico (TMB) da parte della società Bracciano Ambiente s.p.a. Si sono tenute due riunioni di coordinamento istruttorio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il 15 ed il 18 luglio 2014, per approfondimento della problematica. Con la deliberazione gravata con il ricorso introduttivo la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha condiviso le posizioni favorevoli espresse dalla Regione Lazio e dal Comune di Bracciano dando atto “che sussiste la possibilità di procedere al rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) per la discarica di Bracciano, località Cupinoro, a condizione che siano rispettate le verifiche e le prescrizioni fornite dagli Enti coinvolti nella conferenza di servizi favorevoli”.

 

Avverso detto provvedimento i ricorrenti – dopo aver precisato di disporre della necessaria legittimazione attiva – hanno dedotto i seguenti motivi di gravame.

I) – Violazione e falsa applicazione dell’art. 14 quater e 14 ter della L. 241/90, e dell’art. 26 c. 6 del D.Lgs. 152/06. Eccesso di potere – omessa istruttoria- omessa e/o insufficiente motivazione – Violazione degli artt. 3 e 97 Cost.
Il provvedimento impugnato sarebbe stato adottato oltre il termine perentorio di sessanta giorni: la Regione Lazio ha infatti presentato l’istanza il 6 giugno 2014 e la Presidenza del Consiglio dei Ministri si è pronunciata l’8 agosto 2014. Il provvedimento sarebbe inoltre viziato per violazione dell’art 14 quater della L. 241/90 e per carente motivazione, non essendovi stata una nuova valutazione degli interessi coinvolti, e non essendo stato precisato perché l’interesse alla tutela paesaggistica non sarebbe stato pregiudicato dalla realizzazione dell’intervento: la Presidenza del Consiglio dei Ministri si sarebbe invece limitata a comparare gli interessi in conflitto, recependo quanto sostenuto dalla Regione Lazio e dal Comune di Bracciano con riferimento ai danni all’ambiente e alla salute pubblica in caso di mancato rinnovo dell’AIA. Inoltre, non sarebbe stato considerato che la discarica di Cupinoro è chiusa e che la sua chiusura non ha prodotto danni, né sarebbe comprensibile perché dovrebbero costruirsi nuovi impianti proprio in quella sede, gravata da vincoli.Deducono, poi, che il dissenso non potrebbe essere superato quando vi siano impedimenti derivanti da norme cogenti, quando – dunque – ai sensi della legislazione vigente, il parere non avrebbe potuto che essere negativo.
Inoltre, la Bracciano Ambiente avrebbe già messo in sicurezza l’impianto, mentre per quanto concerne l’impianto TMB non potrebbe procedersi ad alcun rinnovo, dovendo iniziarsi una nuova procedura di VIA, in quanto i progetti sottoposti a VIA devono essere realizzati entro 5 anni e nel caso di specie detto termine è scaduto.
Ciò non sarebbe emerso nell’ambito della conferenza di servizi, con conseguente vizio di difetto di istruttoria.


II) – Violazione dell’art. 3 quinquies del D.Lgs. 152/06. Violazione dell’art. 8 del D.Lgs. 26/03 – Illegittimità dell’art. 29 octies del D.Lgs. 152/06, dell’art. 3 della L. 241/90, dell’art. 6 c. 1, 2, 3 , 3 bis, 11,12,13,14,15,16, 17,18 del D.Lgs. 152/06. Violazione dell’art. 19,20 e ss. del D.Lgs. 152/06; violazione dell’art. 29 bis del D.Lgs. 152/06. Violazione dell’art. 3 quater del D.Lgs. 152/06 – Eccesso di potere, omessa istruttoria, omessa e/o insufficiente motivazione.

Le norme statali sarebbero state disapplicate dalla delibera del Consiglio dei Ministri, avendo assunto efficacia determinante nella scelta di rinnovare l’AIA quanto sostenuto dalla società Bracciano Ambiente, in merito alla necessità di assicurarsi le risorse necessarie per la gestione operativa trentennale dell’intero invaso della discarica, senza considerare che la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti include anche gli accantonamenti per la sua gestione post operativa. Il rinnovo dell’AIA non sarebbe possibile essendo la discarica esaurita, la continuazione del suo esercizio comporterebbe il suo ampliamento che richiederebbe una nuova procedura di AIA preceduta da una VAS e da una VIA. Né potrebbe parlarsi di rinnovo dell’AIA per l’impianto TMB, che pur essendo stato autorizzato, non sarebbe stato mai costruito. Si sarebbe progettato un polo industriale per lo smaltimento dei rifiuti in una zona ZPS che necessita la previa VAS.

 

III) – Violazione degli artt. 134 c. 1 lett. b), 136, 142 comma 1 lett. G), H), M), 146 c. 1, 4 e 5 del D.Lgs. 42/04. Violazione dell’allegato 1 1.1. D.Lgs. 36/03 sull’ubicazione delle discariche, art. 13 IV comma – 25 I comma- 11 comma 4 bis – 25 I comma L.R. 24/98 – Violazione PTP Ambito territoriale n. 3 Laghi Bracciano e Vico art. 145 III C.2. – Travisamento –difetto di istruttoria e di motivazione – Violazione del P.T.P.R. Tav. A Sistemi ed Ambiti del Paesaggio – Violazione dell’art. 12 della L. 1766/27 – Violazione dell’art. 9 del D.Lgs. 221/90 – Violazione e falsa applicazione degli artt. 15 e 20 della L.R. 17/04 e degli artt. 12 e 20 del Regolamento attuativo n. 5/05. Sviamento di potere ed eccesso di potere, violazione dell’art. 5 c. 1 lett. k) del D.M. Ambiente 17/10/07 e del DGR 12 del 16/12/11 All. B punto A e punto 3 A – Difetto di istruttoria, travisamento, difetto di motivazione, inconferenza delle valutazioni di incidenza.
I motivi addotti dal MIBACT sarebbero pienamente validi non essendo stata rilasciata l’autorizzazione paesaggistica prima del permesso di costruire; l’art. 18 ter comma 1 lett. c) della L.R. 24/98 sarebbe inconferente perché non si tratterebbe di adeguamento funzionale o di opera di completamento. La zona sulla quale ricade l’intervento è classificata come “paesaggio naturale di continuità” nel quale è vietata la realizzazione di nuove discariche; l’area è vincolata anche da uso civico; l’AIA rilasciata con decreto commissariale n. 46/07 è stata emessa sull’errato presupposto dell’insussistenza di vincoli sull’area; sussiste anche il vincolo archeologico. Infine in zona ZPS, come quella in questione, è vietata la realizzazione di nuove discariche o di nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi, nonché l’ampliamento di quelli esistenti. Con determinazione G 15123 del 28 ottobre 2014, la Regione Lazio ha rinnovato l’AIA rilasciata alla società Bracciano Ambiente.

 

Detto provvedimento è stato impugnato con i motivi aggiunti. Le censure sono state suddivise in due gruppi essendo correlate a vizi relativi all’inidoneità del sito ove è collocata la discarica di Cupinoro, e dove dovrebbero essere costruiti gli impianti oggetto di rinnovo dell’AIA (motivi di cui al punto A dei motivi aggiunti), e a vizi derivanti da violazione di norme sugli impianti di gestione dei rifiuti (motivi di cui al punto B dei motivi aggiunti). Con riferimento alla inidoneità del sito, hanno rilevato che nell’atto impugnato non viene motivata la scelta di superare i vincoli paesaggistici e quelli derivanti dall’uso civico gravanti sull’area.
Hanno poi ribadito le censure già proposte nel ricorso introduttivo con il terzo motivo relative alla inidoneità del sito per i vincoli esistenti su di esso, come rappresentato dal MIBAC. Con riferimento, invece, ai vizi di cui alla lett. B) – Violazione di norme sugli impianti di gestione dei rifiuti i ricorrenti hanno dedotto la seguente censura: Violazione degli artt. da 11 fino a 18 del D.Lgs. 152/06 e degli artt. da 19 a 29 del D.Lgs. 152/06. Violazione dell’art. 29 D.Lgs. 46/2014, violazione dell’art. 5 D.Lgs. 152/06. Violazione degli artt. 29 bis fino agli artt. 29 nonies del D.Lgs. 152/06. Violazione degli artt. 12 e13 del D.Lgs. 36/03, violazione dell’art. 22 direttiva 2010/75, violazione dell’art. 179 del D.Lgs. 152/06, violazione dell’art. 97 Cost., omessa o carente istruttoria, difetto di motivazione – Violazione dell’Allegato 10 Sez. II Parte VI del Codice dell’Ambiente – Violazione dell’art. 13 D.M. 10/9/2010. Deducono i ricorrenti che il rinnovo dell’AIA attiene anche ad impianti di gestione dei rifiuti, quali l’impianto TMB e l’impianto F.O.R.S.U. che non sono stati ancora costruiti. In entrambi i casi non avrebbe potuto essere disposto alcun rinnovo, in quanto nel caso dell’impianto TMB sarebbe scaduto il termine di 5 anni previsto dall’art. 26 c. 6 del D.Lgs. 152/06 e nel caso dell’impianto F.O.R.S.U. la procedura di VIA avrebbe dovuto essere effettuata per la prima volta. Sarebbe stato necessario inoltre sottoporre il progetto ad un procedimento di valutazione ambientale strategica. Inoltre, contestano le affermazioni della Regione Lazio secondo cui non sarebbero applicabili al caso di specie le disposizioni transitorie di cui all’art. 29 del D.Lgs. 46/2014. Gli impianti TMB e FORSU sarebbero “nuovi impianti” ai sensi dell’art. 5 c. 1 lett. i) sexies del D.Lgs. 152/06. L’omessa valutazione VIA e VAS inficerebbe la legittimità del provvedimento impugnato. Per detti impianti i progetti di costruzione sarebbero assai risalenti e non garantirebbero l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili, come potrebbe evincersi dalla disamina dell’Allegato tecnico II dell’impianto TMB. La domanda di rilascio dell’A.I.A. non sarebbe corredata della relazione di riferimento (art. 5 c. 1 lett. v bis del D.Lgs. 152/06), il che comporrebbe il vizio di difetto di istruttoria. Per quanto concerne la discarica non sarebbe stata presentata la relazione di riferimento, necessaria per valutare la necessità di avviare la bonifica anziché la fase di gestione post-operativa. Sarebbe stato violato, inoltre, l’art. 12 c. 2 del D.Lgs. 36/03 non risultando alcuna verifica da parte della Regione della morfologia della discarica e dell’idoneità dei sistemi di allontanamento delle acque meteoriche dalla discarica, verifiche che costituiscono il presupposto per avviare la procedura di chiusura della discarica. Rilevano poi che il percolato costituisce rifiuto speciale liquido che può essere anche di natura pericolosa e che la discarica non è autorizzata a ricevere; inoltre con riferimento ai codici CER che la discarica può ricevere sarebbe violato il principio della gerarchia dei rifiuti. Per quanto riguarda il biogas sarebbe violato l’allegato 10, Sez. II parte 6 del codice dell’Ambiente.Sarebbe inoltre violata la normativa relativa alla prestazione delle garanzie finanziarie per il gestore dell’impianto di biogas.
Il piano di monitoraggio e controllo sarebbe scarno sia con riferimento alla discarica che agli impianti TMB e FORSU.

 

L'impianto TMB Per quanto concerne l’impianto TMB l’Allegato Tecnico II non conterrebbe minimamente le indicazioni in ordine alle percentuali di CDR e FOS che l’impianto dovrebbe produrre, in violazione dell’art. 29 sexies e dell’art. 29 nonies del D.Lgs. 152/06. Risulterebbe violato l’art. 29 sexies I comma del D.Lgs. 152/06 che impone l’indicazione di tutte le misure necessarie per conseguire un elevato livello di protezione ambientale. Si sono costituite in giudizio le Amministrazioni resistenti e la società controinteressata Bracciano Ambiente s.p.a. che hanno eccepito l’inammissibilità del ricorso per difetto di legittimazione attiva e l’inammissibilità del ricorso introduttivo in quanto proposto avverso un atto endoprocedimentale, chiedendo, nel merito, il rigetto delle censure proposte dalla parte ricorrente.

 

Con sentenza non definitiva n. 11483/2015, il TAR Lazio ha: – dichiarato inammissibile il ricorso introduttivo del giudizio; – dichiarato in parte inammissibile per difetto di legittimazione attiva, ed in parte ha respinto il ricorso per motivi aggiunti; – ha disposto istruttoria in relazione ai profili ancora in contestazione (relativi alla violazione delle norme sugli impianti di gestione dei rifiuti), ordinando alla Regione Lazio e alla società Bracciano Ambiente S.p.a. di fornire documentati chiarimenti in ordine ai profili di censura dedotti dalla parte ricorrente al riguardo. Con una seconda memoria recante motivi aggiunti, alcuni dei ricorrenti del ricorso principale hanno impugnato la determinazione della Regione Lazio G12094 dell’8 ottobre 2015, pubblicata sul BURL del 15 ottobre 2015, recante l’esito positivo della conclusione della conferenza di servizi convocata sull’istanza di adeguamento dell’AIA rinnovata con del. G15123/2014, finalizzata all’approvazione del progetto di modellazione morfologica finale della discarica di Cupinoro (progetto propedeutico al futuro caping della discarica), senza svolgere una adeguata istruttoria sulle condizioni ambientali dell’area, tale da far escludere la necessità di una bonifica. Ciò, a parere di parte ricorrente, avrebbe comportato la violazione della normativa di riferimento (art. 22 Dir. 2010/75; artt. 12, co. 7, e 13 d.lgs. n. 36/2003; art. 14 ter, co. 2 e 20 l.n. 241/1990; artt. 5 co. 1 lett. L, 19, 29 bis, 29 septies, 29 nonies, e 178 d.lgs. n. 152/2006), oltre ai principi di tutela preventive dell’ambiente e della salute dei cittadini.

 

Memorie e documenti regionali aggiuntivi In esecuzione della sentenza non definitiva n. 11483/2015, la Regione Lazio e Bracciano Ambiente SpA hanno depositato documenti e memorie in date 6, 15 e 16 aprile 2016.

 

Il TAR Lazio, in merito alle questioni controverse non definite con la citata sentenza n. 11483/2015, ha ritenuto quanto segue. Riguardo alle censure dedotte nella prima delle memorie recanti motivi aggiunti (inerenti all'asserita violazione delle norme sugli impianti di gestione dei rifiuti) va rilevato che i ricorrenti deducono che il rinnovo dell'AIA attiene anche ad impianti di gestione dei rifiuti, quali l'impianto TMB e l'Impianto FORSU, che non sono stati ancora costruiti. In sostanza, non avrebbe potuto essere disposto alcun rinnovo dell'AIA in quanto, con riferimento all'impianto TMB sarebbe scaduto il termine di 5 anni previsto dall'art. 26, comma 6 del D.Lgs n. 152/2006 mentre, per l'impianto FORSU, la procedura di VIA avrebbe dovuto essere effettuata per la prima volta. Inoltre, sarebbe stato necessario sottoporre il progetto ad un procedimento di valutazione ambientale strategica. Dagli atti di causa, emerge che Bracciano Ambiente SpA ha presentato (il 29.02.2008: cfr. nota prot. 248/08) una istanza resa ad ottenere l'autorizzazione alla realizzazione di un nuovo impianto di trattamento meccanico biologico, comprensivo di domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale e due documenti tecnici, uno relativo alle "Modalità di gestione degli aspetti ambientali e piano di monitoraggio", e l'altro contenente "Perizia sui risultati analsi acque relative ai pozzi spia". La Regione Lazio, con determina n. B1671 del 4.05.2009, "preso atto che tra gli interventi ritenuti indifferibili ed urgenti per scongiurare definitivamente la situazione di crisi socio ambientale vi è anche lo sviluppo degli impianti di trattamento meccanico biologico", ha autorizzato Bracciano Ambiente SpA a realizzare tale impianto (cfr. doc. 9 di parte ricorrente). Con successiva istanza del 22.06.2010 prot. 2058, Bracciano Ambiente SpA ha presentato alla Regione Lazio l'istanza per la realizzazione della linea compost di qualità (FORSU), approvata con determina n. B02307 del 19.04.2012, preso atto che in seno alla convocata Conferenza dei Servizi veniva rilasciato parere favorevole all'approvazione del progetto di implementazione dell'impianto FORSU. Infine, con istanza del 23.11.2011 prot. 167, la medesima Società ha chiesto il rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata con decreto commissariale n. 46/07.

 

La conferenza di Servizi All’esito dell’apposita conferenza di servizi, conclusa con Determinazione regionale G12789 del 10.09.2014 (impugnata con la prima memoria recante motivi aggiunti), veniva rilasciato il rinnovo dell'AIA con la determinazione G15123 del 28.10.2014 (impugnata con la seconda memoria recante motivi aggiunti). Al riguardo, il Tribunale Amministrativo ha rilevato che le sopra citate determinazioni regionali B1671 del 4.05.2009 e B02307 del 19.04.2012, non sono state oggetto di impugnazione e, quindi, la parte ricorrente non può avanzare contestazioni inerenti all'autorizzazione all'impianto di TMB e di compostaggio della FORSU. Pertanto, in via preliminare, sussistono profili di inammissibilità (eccepita da Bracciano Ambiente SpA) di tali censure, nella parte in cui si intendono mettere in discussione i citati atti del 2009 e del 2012. Ad ogni modo, risultano infondate le censure di parte ricorrente basate sull’asserita violazione della normativa di riferimento applicabile al caso di specie, posto che l'art.26, comma 6 del D.Lgs. n. 152/2006 prevede che: " I progetti sottoposti alla fase di valutazione devono essere realizzati entro cinque anni dalla pubblicazione del provvedimento di valutazione dell'impatto ambientale. Tenuto conto delle caratteristiche del progetto il provvedimento può stabilire un periodo più lungo. Trascorso detto periodo, salvo proroga concessa, su istanza del proponente, dall'autorità che ha emanato il provvedimento, la procedura di valutazione dell'impatto ambientale deve essere reiterata. I termini di cui al presente comma si applicano ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4." Il progetto in questione, però, è stato presentato da Bracciano Ambiente SpA il 31.12.2007 e, quindi, in data antecedente rispetto alla data di entrata in vigore del D. Lgs. n. 4/2008 (ovvero il 13.02.2008).
Ne consegue l’infondatezza della censura relativa all'intervenuto decorso del termine di cinque anni. Altrettanto infondata risulta la censura con la quale è stata affermata l’applicabilità delle disposizioni di cui all'art. 29 del D.Lgs. n. 46/2014 in quanto la discarica in questione sarebbe classificata come "discarica per rifiuti non pericolosi che ricevono più di 10 tonnellate al giorno di rifiuti" e, quindi, ricadrebbe nella previsione in questione che impone la conclusione del procedimento per il rinnovo dell'AIA, pendente alla data del 7 gennaio 2013 entro 75 giorni dall'entrata in vigore del decreto n. 46/2014 (ovvero entro il 25 giugno 2014).
Al riguardo, va considerato che la discarica alla data del rinnovo dell'AIA era chiusa e, quindi, non riceveva alcun conferimento. Come rilevato dalle parti resistenti, il rinnovo dell'AIA, infatti, avrebbe dovuto essere propedeutico e funzionale alla gestione post mortem della discarica e, quindi, alle operazioni di chiusura previste dal D.Lgs. n. 36/2003 ed alla gestione della manutenzione ordinaria, del biogas, del percolato e delle acque di scorrimento superficiale, come confermato dalla determina n. G15123 del 28.10.2014, la quale prevede di "… prendere atto della conclusione della coltivazione della discarica di Cupinoro in Comune di Bracciano gestita dalla Bracciano Ambiente S.p.A. per esaurimento delle volumetrie assentite…; di stabilire che la società, ai sensi dell'art. 12 comma b) del D.Lgs. n. 36/2003, deve procedere alle attività di chiusura della discarica ed ad ottemperare agli obblighi di cui all'art. 13 del medesimo D.Lgs. n. 36/2003 presentando entro 60 giorni dalla data di pubblicazione dei presente atto sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio a questa Autorità procedente, gli elaborati progettuali del capping …". Né può ritenersi applicabile l'art. 29 bis del D.Lgs n. 152/2006 (come modificato dal D.Lgs n. 46/2014), in quanto tale normativa è limitata ai progetti approvati o alle procedure introdotte in data successiva rispetto alla data di entrata in vigore del D. Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 mentre, nel caso di specie, il progetto è presentata da Bracciano Ambiente SpA in data 31.12.2007 e, quindi, alla procedura di rinnovo si applica la disciplina previgente o, al più, l'art. 29 octies ("Rinnovo e riesame" del Testo Unico in materia ambientale, il cui terzo comma prevede che: "Il riesame con valenza, anche in termini tariffari, di rinnovo dell'autorizzazione e' disposto sull'installazione nel suo complesso: a) entro quattro anni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea delle decisioni relative alle conclusioni sulle BAT riferite all'attività principale di un'installazione; b) quando sono trascorsi 10 anni dal rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale o dall'ultimo riesame effettuato sull'intera installazione.”. Quindi, considerato che l'AIA era stata rilasciata con decreto commissariale n. 46/2007 e che non erano trascorsi ancora dieci anni, in applicazione dell'art. 28 octies del D.Lgs. n. 156/2006, come novellato dal D.Lgs. n. 46/2014, la procedura di rinnovo avrebbe dovuto essere essere sospesa o interrotta. E’ da considerare infondato anche il rilievo di parte ricorrente relativo all’omessi deposito, da parte di Bracciano Ambiente SpA, della relazione informativa sulla qualità del suolo e delle acque sotterranee (da depositare unitamente alla domanda di rinnovo dell'AIA) prevista dall'art. 5, lett v-bis del D.Lgs n. 156/2006. Tale disposizione, introdotta dalla novella del 2014, prevede che l'istante fornisca "informazioni sullo stato di qualità del suolo e delle acque sotterranee, con riferimento alla presenza di sostanze pericolose pertinenti, necessarie al fine di effettuare un raffronto in termini quantitativi con lo stato al momento della cessazione definitiva delle attività. Tali informazioni riguardano almeno: l'uso attuale e, se possibile, gli usi passati del sito, nonchè, se disponibili, le misurazioni effettuate sul suolo e sulle acque sotterranee che ne illustrino lo stato al momento dell'elaborazione della relazione o, in alternativa, relative a nuove misurazioni effettuate sul suolo e sulle acque sotterranee tenendo conto della possibilità di una contaminazione del suolo e delle acque sotterranee da parte delle sostanze pericolose usate, prodotte o rilasciate dall'installazione interessata. …". Sul punto, sotto il profilo sostanziale, va rilevato che Bracciano Ambiente SpA ha trasmesso alla Regione Lazio le relazioni ambientali annuali (come emerge anche dalle premesse della determinazione regionale n. G12094 dell'8.10.2015 (cfr. pag. 7, ove di legge: "richiamato che la Società ha sempre trasmesso con la cadenza prevista dalla autorizzazione integrata Ambientale vigente la relazione ambientale annuale"). Inoltre, non è contestata la circostanza secondo la quale Bracciano Ambiente SpA ha dato pubblicità dei risultati delle analisi delle matrici ambientali (acqua, aria e suolo) svolte dalla Società spessa e da ARPA Lazio, da cui risulta la salubrità dell'area interessata dall'impianto, confermata dalla nota di Arpa Lazio prot. 1612 del 12.01.2016 (che esclude fenomeni di contaminazione dei suoli, dell'atmosfera e delle acque sotterrane).
Pertanto, risultano smentite le deduzioni di parte ricorrente relative all'asserita contaminazione del sito ed alla conseguente necessità di procedere alla bonifica.


Rinnovo AIA Ciò induce a disattendere anche la censura avente ad oggetto l’asserita violazione dell'art. 12, comma 2, del D.Lgs n. 36/2002, in quanto la Regione non avrebbe operato alcuna verifica sulla morfologia della discarica e sull'idoneità dei sistemi di allentamento delle acque meteoriche dalla discarica. Sotto questo profilo va aggiunto che la procedura di rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale con le attività di chiusura della discarica e di realizzazione del capping definitivo dell'invaso, non va confusa con il ripristino dell'area interessata. Le deduzioni di parte ricorrente attengono ad attività future, connesse all'approvazione del capping e delle opere di chiusura definitiva della discarica, le quali non sono ancora state poste in essere, considerato che solo con determina G12094 dell'8.10.2015 la Regione Lazio ha concluso il procedimento di conferenza dei servizi necessaria per l'acquisizione dei pareri richiesti per la realizzazione del capping definitivo della discarica. Poiché i lotti della discarica sono esauriti, è priva di pregio anche la censura secondo la quale in discarica continuerebbero ad essere conferiti rifiuti, nonché altro materiale quali imballaggi e pneumatici fuori uso.

 

Biogas Stessa sorte spetta alla censura relativa all'autorizzazione all'avvio presso l'impianto di biogas annesso alla discarica di rifiuti speciali, poiché l'impianto di captazione del biogas opera attraverso l'estrazione dai rifiuti (presenti in discarica), senza apporto dall'esterno.
Riguardo all’asserita mancanza delle garanzie finanziarie previste dal D.M. 10.09.2010 all'atto dell'inizio della realizzazione dell'impianto e nei successivi novanta giorni, va considerato che prima del rilascio dell'AIA, con decreto n. 46/2007, nel sito era presente un impianto di captazione del biogas gestito da Entec del Gruppo ICQ Holding S.p.A. Nel 2007, tale Società ha proposto a Bracciano Ambiente S.p.A. la sottoscrizione di un contratto novativo ove era prevista la realizzazione, a totale carico della stessa società proponente, di un nuovo impianto per la captazione del biogas. Quindi, all'atto della procedura di rinnovo dell'AIA l'impianto di captazione del biogas era esistente e funzionante e le garanzie finanziarie prestate al momento della costruzione hanno coperto nel tempo e tuttora coprono le attività in corso.

 

Piano di monitoraggio Infine, va disattesa le censura con la quale è stato affermato che il piano di monitoraggio e controllo sarebbe scarno e impreciso in quanto si limiterebbe a contenere la frequenza dei controlli ed i valori limite da osservare, senza prescrivere nei dettagli le modalità operative. Al riguardo, va rilevato che il Piano di Monitoraggio e Controllo ha la finalità principale della verifica di conformità dell'esercizio dell'impianto alle condizioni prescritte nell'Autorizzazione Integrata Ambientale. Quindi, l'indicazione della tipologia e della frequenza dei controlli, nonché dei valori limite da osservare rispondono alla ratio dello strumento.
Il Collegio ritiene in parte inammissibili ed in parte infondate anche le censure proposte dalla parte ricorrente avverso la determinazione regionale G12094 dell'8.10.2015. E’ inammissibile la censura con la quale è stato contestato che la Regione Lazio, nel concludere la conferenza dei sevizi, non avrebbe debitamente operato un'istruttoria sulle condizioni ambientali del sito, posto che i ricorrenti affermano di vivere nelle vicinanze della discarica e di essere dediti alla coltivazione di frutta e ortaggi e, pertanto, sarebbero titolari di legittimazione attiva, ma non hanno fornito elementi di valutazione circa la vicinanza delle loro proprietà alla discarica e la titolarità di aziende agricole.Ne consegue il difetto di legittimazione attiva dei ricorrenti e, quindi, l'inammissibilità del ricorso per motivi aggiunti i quali, peraltro risultano anche infondati in quanto i ricorrenti non hanno dimostrato l'asserita contaminazione dei terreni che, invece, risulta smentita dalle analisi sulle matrici ambientali (acqua, aria, suolo, etc.), disposte dalla legge e dal piano di monitoraggio e controllo, effettuate da Bracciano Ambiente SpA e da ARPA Lazio.
Risulta infondata anche la censura inerente all'obbligo di presentare la relazione ambientale prevista dall'art. 22, comma 3, della direttiva n. 75/2010, nonché all'assenza di verifica da parte di ARPA Lazio sulle matrici ambientali del sito.
Sotto il primo profilo, va considerato che l'art. 22, comma 3 della direttiva n. 75/2010 prevede che "Al momento della cessazione definitiva delle attività, il gestore valuta lo stato di contaminazione del suolo e delle acque sotterranee da parte di sostanze pericolose pertinenti usate, prodotte o rilasciate dall'installazione. Se l'installazione ha provocato un inquinamento significativo del suolo o delle acque sotterranee con sostanze pericolose pertinenti rispetto allo stato constatato nella relazione di riferimento di cui al paragrafo 2, il gestore adotta le misure necessarie per rimediare a tale inquinamento in modo da riportare il sito a tale stato. A tal fine si può tener conto della fattibilità tecnica di dette misure". Bracciano Ambiente SpA non ha cessato definitivamente l'attività in quanto vi sono attività di raccolta e trasporto rifiuti in uscita (percolato, acque meteoriche, impianto percolato e biogas, manutenzione pozzi, ripristino copertura rifiuti con terra e HDPE) che vengono svolte secondo il programma di manutenzione predisposto dalla direzione tecnica e secondo il Piano di monitoraggio e controllo approvato in AIA.

 

Inquinamento del sito Riguardo al secondo profilo (inquinamento del sito), va rilevato che è stata aperta una indagine penale dinanzi alla Procura della Repubblica di Civitavecchia, avviata a seguito di un esposto presentato dai ricorrenti, ma i controlli effettuati da ARPA Lazio hanno confermato l'assenza di fenomeni di contaminazione dei suoli, dell'atmosfera e delle acque sotterrane (cfr., nota di Arpa Lazio prot. 1612 del 12.01.2016). In sede di Conferenza dei servizi è stata eseguita un’istruttoria in merito alla situazione ambientale (acquisendo, tra l’altro, il parere favorevole della ASL Roma F e di ARPA Lazio) all’esito della quale la Regione Lazio ha ritenuto di procedere alla chiusura della discarica. La parte ricorrente ha, infine, contestato che la procedura di chiusura della discarica non sarebbe stata preceduta dalla verifica di conformità della morfologia della stessa e che la rimodellazione morfologica dovrebbe avvenire attraverso la messa in posto degli scarti provenienti da TMB, il cui impianto non sarebbe stato, tuttavia, ancora realizzato. Inoltre, sarebbe stata omessa la procedura di caratterizzazione dei rifiuti prevista dal D.M. del 27 settembre 2010. Nel caso di specie, l'autorizzazione richiesta da Bracciano Ambiente SpA non attiene al procedimento di chiusura della discarica ma, alla realizzazione di opere previste dall'autorizzazione rilasciata, ed è finalizzata a consentire che la modellazione morfologica della discarica, propedeutica alla realizzazione del capping come originariamente previsto nel progetto autorizzato, possa avvenire utilizzando rifiuti al posto della terra. In sostanza, non si tratta di una procedura di chiusura, bensì di una fase precedente alla chiusura in adempimento alla normativa e all'AIA. Resta fermo che quando avverrà la chiusura dovranno essere attivate tutte le verifiche previste dalla normativa vigente (art. 12 del D. Lgs. n. 36/2003). Riguardo ai rifiuti prodotti da TMB ed alla circostanza che l'impianto TMB non sia stato ancora realizzato, invece, va rilevato che i rifiuti prodotti dai TMB sono dotati di certificati di caratterizzazione che ne indicano le caratteristiche peculiari in osservanza alle normative vigenti. Il conferimento dei rifiuti in discarica è disciplinato dal D.M. 27 settembre 2010, come modificato dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 24 giugno 2015, che modifica il D.M. 27 settembre 2010, il quale prevede che per lo smaltimento dei rifiuti in discarica occorre effettuare una caratterizzazione di base. Tali norme stabiliscono i requisiti che devono possedere i rifiuti per poter essere smaltiti in discarica. Pertanto, sulla Regione Lazio non incombeva l’onere di effettuare lo "svolgimento di un 'attenta istruttoria volta a comprendere la natura e potenzialità pericolosa degli scarti di TMB che si vorrebbero utilizzare per rimodellare la discarica".

Alla luce delle considerazioni che precedono il TAR Lazio ha ritienuto che le censure di parte ricorrente proposte con motivi aggiunti siano in parte inammissibili ed in parte infondate.

 




BRACCIANO, BUFERA GIUDIZIARIA DISCARICA CUPINORO: COLPO DI SCENA. COINVOLTI ANCHE GLI EX AMMINISTRATORI?

di Ivan Galea

Bracciano (RM) – Nella bufera giudiziaria della discarica di Cupinoro sarebbero coinvolte anche le ex amministrazioni che hanno preceduto l’amministrazione di Giuliano Sala.

Solo qualche giorno fa è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso in traffico illecito di rifiuti a tre ex dirigenti della 'Bracciano Ambiente', rispetto alla gestione della discarica chiusa ormai da tempo. In particolare il pm Silvia Santucci, ha chiesto il processo per Marcello Marchesi, amministratore unico dal novembre 2013 al gennaio 2014 della "Bracciano Ambiente", Andrea Riccioni, direttore generale dal luglio 2007 al gennaio 2014, e Marco Sanna, responsabile tecnico dell'impianto dal luglio 2004 al dicembre 2013. I tre manager, secondo l'accusa, "cedevano – si legge nel capo di imputazione – ricevevano, trasportavano, esportavano, importavano o comunque gestivano abusivamente, cioè in mancanza della prescritta autorizzazione paesaggistica e del parere vincolante del soprintendente, ingenti quantitativi di rifiuti urbani indifferenziati prodotti dalla raccolta differenziata urbana di 25 comuni".

Ma il presunto coinvolgimento di ex amministratori è un vero e proprio colpo di scena che l’Osservatore d’Italia ha inteso commentare con Marco Tellaroli, candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle che da sempre si occupa della questione.

Tellaroli, questa è una storia che inizia da lontano e che voi avete denunciato più volte?
Gli atti depositati presso la Commissione bicamerale d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali correlati dal comandante della provinciale della Guardia di Finanza di Viterbo, colonnello Giosuè Colella come depositati anche presso le procure della Repubblica, danno ragione alle denunce e interrogazioni degli attivisti del  Movimento 5 stelle di Bracciano, le quali si basavano su ammanchi partiti dalla nascita della Bracciano Ambiente Spa, ovvero dal 2004

Dunque ancora una volta i pentastellati possono affermare “l’avavamo detto”
Avrei voluto smetterla di poter tirar fuori la verità della vicenda dei fondi distratti di Cupinoro, ma la disonestà ha sempre preso il sopravvento a Bracciano, come nel resto dell'Italia sostituendo la vera informazione.

Dunque a questo punto l’audizione in commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti diventa un documento fondamentale?
Secondo il nostro parere, la vicenda condivide pienamente il rapporto fatto dal Comandante Giosuè Colella come  quando quest'ultimo afferma nel resoconto stenografico, dopo la domanda del Presidente Alessandro Bratti –  Il sindaco è sempre lo stesso per quello che vi risulta? GIOSUÈ COLELLA:  "Non so risponderle su chi sono le persone, se cioè siano le stesse o altre. Penso che siano cambiate perché il periodo è abbastanza lungo".

Quindi non solo l’ex sindaco Sala in questa storia?

Ciò che si evince dagli atti è che dal 2004 al 2013, sono intervallate tre amministrazioni. E mi pare che l’audizione parli chiaro

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Resoconto stenografico Seduta n. 61 di Mercoledì 30 settembre 2015

IL PRESIDENTE Bratti Alessandro, della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ascolta in Audizione del comandante provinciale della Guardia di finanza di Viterbo, colonnello Giosuè Colella, sulla discarica di Cupinoro presso il Comune Di Bracciano

Il Presidente Bratti domanda: Mi scusi, è una condanna in primo grado o definitiva quella del pagamento di 900.000 euro ? "Nei confronti del Sindaco Giuliano Sala"

– GIOSUÈ COLELLA, Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Viterbo; risponde: ". In primo grado, presidente. Sulla base di questa vertenza, l'attività svolta dalla compagnia della Guardia di finanza di Civita Castellana è attualmente al vaglio della magistratura contabile. Riguarda, sostanzialmente, due fattispecie. La prima è l'utilizzo del fondo cosiddetto post mortem, che descrivo brevemente. Quelli post mortem sono fondi costituiti per sostenere gli oneri futuri necessari per il ripristino, la riconversione e la riqualificazione delle aree interessate dalla discarica, e comprendono anche i costi per la gestione post-operativa dell'impianto. In sintesi, quando la discarica non viene più utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti, ha inizio la gestione post-operativa, detta anche gestione post mortem. In questa fase il gestore della discarica svolge le attività necessarie per mantenere i requisiti di sicurezza ambientale, come richiesto dalla normativa vigente, il decreto legislativo n. 36 del 2003, ovvero il mantenimento in efficienza delle reti e delle apparecchiature degli impianti e dei presìdi, i controlli per garantire la sicurezza dell'impianto nel suo complesso, il monitoraggio e la sorveglianza degli aspetti ambientali correlati all'impianto.

Il decreto legislativo richiamato impone, quindi, obbligatoriamente, di accantonare una quota parte dei ricavi di gestione in un fondo per il ripristino ambientale e per la gestione trentennale post-esercizio. A tal fine, la tariffa applicata per i conferimenti in discarica è comprensiva di una quota che va ad alimentare il fondo di accantonamento, che vede quindi pagato, in via definitiva, tale fondo da chi conferisce nella discarica. Gli accertamenti esperiti hanno consentito di evidenziare che all'atto della chiusura della discarica, verificatasi in data 31 gennaio 2014, la disponibilità finanziaria del fondo post mortem era la seguente: totale accantonamenti per il periodo 2005-2013, 14,5 milioni circa; disponibilità al 5 marzo 2014, 1.797.000 euro circa, quindi con una differenza in negativo di circa 12 milioni 795.000 euro. L'utilizzo della quasi totalità del fondo per scopi diversi è stato motivato dalla perdurante carenza di liquidità in cui versava la società sin dalla data di costituzione, determinata in primo luogo da una sottoscrizione con il socio unico, il comune di Bracciano, come già detto all'inizio, di una serie di contratti per servizi con corrispettivi nettamente inferiori rispetto ai costi sostenuti; in secondo luogo, dal sostenimento di ingenti costi di gestione collegati al mantenimento e alla manutenzione dell'intero sito, dalla cui volumetria totale, pari a circa 2 milioni 600.000 metri cubi, già i due terzi, pari a circa 1,8 milioni di metri cubi, dall'anno 2004 erano occupati per conferimenti effettuati durante la precedente gestione. In sostanza, la Bracciano Ambiente Spa, all'atto Pag. 7dell'assunzione della gestione del sito di Cupinoro, si è assunta la cura e la manutenzione di un'area precedentemente gestita dalla Sel, Servizi ecologici laziali, società consortile a responsabilità limitata, già satura per i suoi due terzi. Ciò ha comportato che, alla data del 31 gennaio 2014, per un totale complessivo di rifiuti conferiti in discarica pari a circa 2 milioni 400.000 metri cubi, la società ha percepito ricavi per i conferimenti pari solo a 825.900 metri cubi circa, quindi, un terzo. Di contro, essa ha dovuto contestualmente provvedere alla messa in sicurezza, manutenzione e smaltimento del percolato dell'intera area. In sostanza, la società ha garantito la gestione della discarica sostenendone, in luogo del precedente gestore, il 100 per cento dei relativi costi di post-gestione, ma con ricavi generati da meno di un terzo dell'area. Inoltre, per i lotti del sito di propria competenza, quindi quelli autorizzati dalla Regione Lazio, per un terzo, con decreto AIA n. 46 del 2007, modificato nel 2008, la Bracciano Ambiente Spa ha regolarmente prestato le garanzie finanziarie a favore dell'ente regionale per la fase operativa e il costo operativo della discarica. La quantificazione degli importi a garanzia è stata determinata sulla base delle volumetrie della discarica ancora disponibili al tempo della stipula delle polizze medesime. Il sistematico ricorrere a detti fondi è stato oggetto di segnalazione da parte nostra alla magistratura contabile in relazione all'eventuale danno patrimoniale. Le condotte descritte sono state comunicate per le valutazioni di competenza anche all'autorità giudiziaria ordinaria e alla procura della Repubblica presso il tribunale di Civitavecchia, che ha aperto un procedimento penale, n. 4036 del 2004, allo stato ancora pendente. Per tali fattispecie i soggetti coinvolti sono il consiglio d'amministrazione e il collegio sindacale della Bracciano Ambiente Spa. Altra fattispecie di questa vertenza riguarda il mancato versamento dei tributi spettanti alla regione Lazio, l'ecotassa. A decorrere dal 1o gennaio 1996 è stato istituito il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. Tralascio i riferimenti normativi. Soggetto passivo dell'imposta è il gestore dell'impresa di stoccaggio, con obbligo di rivalsa nei confronti di colui che effettua il conferimento. Il tributo deve essere pagato alle regioni entro il mese successivo alla scadenza del trimestre solare in cui sono state effettuate le operazioni di deposito, ed è determinato sulla base del quantitativo espresso in chilogrammi per rifiuti conferiti. Dall'attività di indagine svolta è emerso che la Bracciano Ambiente Spa ha un debito contabile verso la Regione Lazio, per il periodo 2004-2013, pari a 17.833.767 euro. Tale debito è stato pagato per 7.371.368 euro, con un saldo contabile a debito di 10 milioni 462.000 euro ancora da pagare. Per il recupero del debito spettante, la Regione Lazio, direzione regionale programmazione economica e bilancio demanio e patrimonio, ha emesso entro i termini di prescrizione previsti appositi atti di accertamento e contestuale erogazione di sanzioni. Tali condotte sono state comunicate per le valutazioni di competenza all'autorità giudiziaria ordinaria presso la procura della Repubblica di Civitavecchia. Tale comunicazione è confluita nello stesso procedimento prima citato, allo stato ancora in corso. Tali condotte sono altresì al vaglio attualmente della magistratura contabile. Anche in questo caso i soggetti coinvolti sono i componenti del consiglio d'amministrazione e il collegio sindacale della Bracciano Ambiente Spa. Infine, abbiamo la quarta vertenza, n. 944 del 2015, anche questa attualmente ancora al vaglio della magistratura contabile. Gli accertamenti hanno evidenziato un importante decremento del patrimonio netto della Bracciano Ambiente Spa, che ha comportato una conseguente considerevole diminuzione del valore della partecipazione sociale del socio unico nella partecipata per un 1.271.409 euro. Tale decremento è stato rilevato dall'esame dei bilanci della società, che evidenziano al 31 dicembre 2011 una partecipazione sociale con un valore di 3,2 milioni di euro, che invece al 31 dicembre 2012, dopo un anno, viene ridotta a 1,9 milioni. Questo disvalore è Pag. 8pari a circa 1,2 milioni di euro. Anche quest'evidenza veniva sottoposta al vaglio della magistratura contabile e veniva sottoposta, quindi, al vaglio la condotta del sindaco del comune di Bracciano nella sua qualità di rappresentante legale del socio unico, cioè del comune, della partecipata Bracciano Ambiente Spa. Sostanzialmente, la condotta sottoposta al vaglio riguarda la mancata attivazione delle necessarie azioni per la tutela del patrimonio sociale e l'aver trascurato la vigilanza sull'amministrazione dei beni comunali, consentendo in tal modo il dissipamento delle partecipazioni sociali nella partecipata. Fondamentalmente, queste sono le attività svolte dalla compagnia della Guardia di finanza di Civita Castellana nei confronti della Bracciano Ambiente Spa e, di conseguenza, del comune di Bracciano. Come detto, le prime due vertenze hanno avuto una definizione con atto di citazione e con una sentenza, che deposito agli atti. Le ultime due sono al vaglio della magistratura contabile."

PRESIDENTE. La prima vertenza inizia nel 2007: nel 2015 gli amministratori sono sempre gli stessi ? Il sindaco è sempre lo stesso per quello che vi risulta ?

GIOSUÈ COLELLA, Comandante provinciale della Guardia di finanza di Viterbo. Non so risponderle su chi sono le persone, se cioè siano le stesse o altre. Penso che siano cambiate perché il periodo è abbastanza lungo.




BRACCIANO: LA REGIONE REVOCA 10 MILIONI DI EURO PER CUPINORO

Red. Cronaca

Bracciano (RM) – Revocati i 10 milioni di euro promessi dalla Regione Lazio al Comune di Bracciano per la discarica di Cupinoro. È stata infatti pressochè azzerata la delibera regionale dello scorso luglio da quella successiva del 14 dicembre scorso, essendo intervenuta nel frattempo la sentenza della Corte dei Conti e probabilmente anche per altre verifiche successive. La promessa del governatore Zingaretti aveva infatti permesso all’amministrazione di Giuliano Sala di contare sulla prima tranche di quasi 5 milioni di euro, con parte dei quali avrebbe tappato il buco dell’assestamento del bilancio di previsione 2015. La decisione è stata concomitante alla convocazione dello stesso Zingaretti alla Procura di Civitavecchia dal PM che segue le indagini su Bracciano.
 




BRACCIANO, DISCARICA CUPINORO: RISPOSTE CHIARE E INCONFUTABILI ALLE TANTE DOMANDE DEI CITTADINI

Redazione

Bracciano (RM) – Perché la discarica fa male alla salute? Perché è pericoloso anche nel raggio di molti KM? Quali sono le conseguenze sull’ambiente, sul paesaggio e sulle attività economiche? Ci sono rimedi? Dove mettiamo i rifiuti se chiude Cupinoro? Quale sarà il futuro del nostro territorio? Perché un ricorso al TAR? Cosa c’è scritto? Quali sono le ragioni di coloro che non vogliono la discarica? Perché le istituzioni si oppongono?

Queste e altre domande, riceveranno risposte chiare e inconfutabili dai due illustri esperti del settore: Giovanni Ghirga, dei medici per l’Ambiente dell’ISDE, e Michele Greco, l’avvocato specialista nel Diritto dell'ambiente e autore del nostro ricorso al TAR contro la riapertura e ampliamento della discarica.

Durante l’incontro con il pubblico, al quale sono stati invitati anche i rappresentanti delle nostre istituzioni, il dottor Ghirga si soffermerà sui danni provocati, sugli eventuali rimedi e quali soluzioni privilegiare per tutelare la salute degli esseri viventi e l’ambiente di questo vasto territorio che riguarda numerosi comuni, borghi e località. L’avv.Grego illustrerà il motivo del ricorso e, a grandi linee, il suo contenuto, avvalorato da una fitta documentazione. 86 pagine sulle quali il tribunale amministrativo del Lazio dovrà pronunciarsi. 

Nel corso dell’incontro, verranno proiettate immagini salienti, relative alla storia della discarica di Cupinoro, comprese alcune iniziative recenti e significative, riguardanti la partecipazione collettiva della popolazione. 

Trevignano Romano, Giovedì 4 dicembre ore 18.30 al cinema Palma (via Garibaldi 101). Ingresso libero.

L’iniziativa è dei ComitatiUniti contro Cupinoro: Ass. Salviamo Bracciano, No Discarica Cerveteri, Coord.Rifiuti Lazio, Comitato Di Zona B.Go San Martino, Comitato Il Castellaccio Monteroni, Squar Manziana, Societa' Civile Per Bracciano.




BRACCIANO, CUPINORO: VIA LIBERA ALL'INDUSTRIA DELLA MONNEZZA

Redazione
 
Riceviamo e pubblichiamo la nota congiunta del Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio / Comitato Bracciano Stop Discarica
 
Bracciano (RM) – Contro il parere del Ministero dei Beni Culturali e contro la volontà dei cittadini, il Consiglio dei Ministri ha accolto la richiesta della Regione Lazio sull'impiantistica a Cupinoro. 
Via libera all 'industria della monnezza e alla nuova Malagrotta. Via libera all'ingiustizia, allo scempio del territorio.
 
Eravamo ampiamente preparati. L'Assessore ai Rifiuti Michele Civita – noto indovino – aveva profetizzato la decisione del governo già 5 mesi fa, quando a Viterbo negò pubblicamente l'esistenza di vincoli a Cupinoro e annunciò il sacrificio del nostro territorio, dato che per l'assessore regionale 30 anni di discarica non sono un sacrificio sufficiente.
Prendiamo atto che anche per la Presidenza del Consiglio dei Ministri i vincoli paesaggistici e archelogici, la Zona a Protezione Speciale e gli Usi Civici – vincoli validi per i cittadini ma evidentemente non per lo Stato – non contano nulla. E al danno, il governo aggiunge la beffe: nel comunicato ufficiale si legge che realizzare gli impianti è la condizione necessaria per poter effettuare la messa in sicurezza della discarica. Incredibile. Come se per riparare ai danni dell'ILVA fosse necessario costruirne un'altra accanto e continuare ad inquinare all'infinito! Per l'ennesima volta si tenta di rimediare agli errori del passato con un male peggiore.
 
Nessuno sembra invece preoccuparsi degli illeciti commessi e della sparizione dei fondi accantonati per il post mortem. Chi si occuperà di indagare sui livelli di tossicità delle sostanze sversate a Cupinoro in 30 anni? Chi farà qualcosa per fermare la crescente incidenza dei tumori vicino alla discarica? Chi valuterà l'impatto dei due ecomostri previsti – il megaimpianto TMB da 135.000 ton e la centrale a biogas da 33.000 ton – sul totale degli inquinanti già presenti?
 
Chiediamo a tutti i cittadini di farsi carico del problema manifestando apertamente la propria contrarietà e partecipando alle iniziative, anche di carattere legale, che verranno messe in campo. Chiediamo alle Amministrazioni e ai singoli esponenti politici di tutto il territorio di esprimere ferma opposizione anche all'interno del proprio schieramento. Al Sindaco di Bracciano e all'Amministratore della Bracciano Ambiente, autori di questo progetto scellerato, chiediamo le dimissioni immediate. All'Amministrazione di Cerveteri chiediamo di far fronte agli impegni presi sia sul problema Cupinoro – dal programma elettorale alla recente mozione – sia riguardo all'avvio della raccolta differenziata, per la quale non vorremmo davvero ritrovarci di fronte all'ennesimo ritardo.
 
Riaffermiamo insieme la legalità, difendiamo la nostra terra e la nostra economia, ricordiamoci che in un paese democratico i cittadini hanno dei diritti – primo tra tutti quello alla salute.
Diritti che non possono essere calpestati impunemente. Tantomeno da chi ci governa.
 



BRACCIANO, CUPINORO: CI RISIAMO?

A cura del Movimento Cinque Stelle di Bracciano

Bracciano (RM) – "Bella a buasserie, bello l'armadio, belle e cassapanche… bello, bello, bello tutto… bravi, adesso ve ne potete pure anna’: questa, tradotta in arcitaliano, la risposta del Consiglio dei ministri ai comitati e ai cittadini che da mesi contribuiscono al dibattito sulla destinazione finale della discarica di Cupinoro. Purtroppo la “monnezza” è più importante di voi, che nun contate niente: rinnovata l’Autorizzazione Integrata Ambientale per la discarica.

Come da migliore tradizione italiana, nel periodo estivo in cui gli italiani sono lontani, il Ministero dell’Ambiente, con in testa il democratico centrista Galletti, chiama una nuova «Conferenza di Servizi appositamente convocata per comporre i diversi interessi implicati e, tenuto conto dell’esigenza primaria di garantire la sicurezza dell’area, ha condiviso i pareri favorevoli all’accoglimento della richiesta. Il rinnovo dell’AIA ha per oggetto i piani di gestione ed i piani di monitoraggio, sorveglianza e controllo della discarica, a fini di messa in sicurezza» – Comunicato Stampa del Consiglio dei Ministri 8 agosto 2014 http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?d=76500 – tradotto dal politichese, vuol dire conferimento di rifiuto tal quale, come prima e più di prima.

Sono anni che sulla discarica di Cupinoro si fanno promesse, per poi rimangiarsele, con tanto di scarpetta: è assurdo che dinanzi a propagande televisive, che vorrebbero il Paese virtuoso, civile, europeo, “riciclone” – per dirla con un neologismo da modernariato – il Governo si permetta di «comporre i diversi interessi implicati» in un mosaico perverso che stritola economia, ambiente e storia. L’Unione Europea, che il Governo invita nelle case quando deve imporre nuove tasse, viene messa alla porta quando impone all’Italia di chiudere le discariche a cielo aperto, e il rispetto del territorio in generale.

Mentre il partito del NO al progresso imbavaglia il nostro futuro proponendo finte soluzioni del secolo passato, il Movimento 5 Stelle di Bracciano dice SI allo sviluppo economico del territorio e alla soluzione dei problemi, attraverso lla strategia delle 4 R: Riduco, Riuso, Riciclo, Recupero, per esempio come nei sistemi Vedelago o Capannori, che vantano la rigenerazione di materie prime e creano impatti occupazionali di rilievo, sia verso l’usato, di risulta e di recupero. Il ferro, l'alluminio e i metalli in genere, la plastica, la carta sono materiali, che puliti e riportati a un livello primigenio possono poi essere rimessi nella filiera di produzione, un ottimo esempio è il Centro di Riciclo Vedelago, Via Molino,  31050 Vedelago TV. Un diamante nella sfera italiana che nel 2008 ha vinto il premio nazionale "Comuni Virtuosi": perciò, che cosa impedisce di esportare questa concezzione a Bracciano? Siamo rimasti inascoltati quando chiedevamo l’inizio di un nuovo cammino per Cupinoro che vedesse la sua costante ma definitiva chiusura con l’inserimento di una nuova concezione del rifiuto, per iniziare a parlare seriamente di materiale da riciclo e recupero, quanti soldi devono ancora spendere i cittadini in ecotasse e procedure d’infrazione? Per quanti anni ci costringerete a sentire quell’odore salamastro e nauseabondo di materiale di ogni tipo e natura in decomposizione, per quanto continuerà questo governo a provocare danni ambientali, ad attentare alla salute umana e animale? .

In questi mesi i cittadini braccianesi e limitrofi, hanno continuato a chiedere all’Amministrazione e, attraverso i Comitati, proprio al ministro Galletti l’inizio della bonifica e la messa in sicurezza del sito; bonifica che non è mai potuta iniziare a causa della distrazione dei soldi dei cittadini dal fondo post mortem, come spiegato anche dalle indagini della Guardia di Finanza e da dichiarazioni del primo cittadino. Il Ministro Galletti, invece di riportare l’attenzione sulla messa a norma del sito in quanto a bonifiche e pratiche di contenimento del percolato, sembra abbia focalizzato l’interesse a installare impianti come il Trattamento Meccanico Biologico e, considerando la situazione attuale del terreno che ospita la discarica, ci troveremo davanti anche ad un nuovo invaso da 450.000 mc, che, nella lingua orwelliana – unico idioma conosciuto dai nostri governanti oltre l’italiano – significa mettere in sicurezza un sito di discarica! Rimane il fatto che ad oggi manca una qualsiasi pianificazione seria e rispettosa anche del diritto al lavoro per la risoluzione definitiva del problema. Le partecipate sono un bene per l’economia della cittadina, sono dei cittadini e non dovrebbero portare un esclusivo guadagno alle amministrazioni! Le partecipate, fin quando gestite verso il bene comune sono un bene prezioso e devono rimanere pubbliche, siamo stanchi di questo gioco, fatto di vere e proprie negligenze, di provvedimenti a danno della cittadinanza, dell’ambiente e dell’economia in nome e per conto di una menzognera “emergenza” dove anche il cittadino è portato a pensare che questa sia l’unica alternativa, una realtà falsata e portata avanti ad arte per nascondere incuria e mancanza di volontà politica.  Alea iacta est




BRACCIANO CUPINORO, ANTONIO TURRI ALL'ANTITRUST PER VERIFICARE BRACCIANO AMBIENTE

Redazione

Bracciano (RM) – In merito alle dichiarazione del sindaco di Bracciano Giuliano Sala sul possibile intervento della Regione  Lazio circa un finanziamento di 10 milioni di euro alla Bracciano Ambiente S.P.A. per la gestione del post mortem della discarica di Cupinoro e la possibile realizzazione di un impianto industriale per il trattamento dei rifiuti per la biostabilizzazione al fine di tutelare i livelli occupazionali, riceviamo e pubblichiamo un comunicato a commento, del dr. Antonio Turri, presidente nazionale dell’Associazione “I Cittadini contro le Mafie e la Corruzione”.

 

di Antonio Turri*

Bracciano (RM) – Abbiamo preparato una nota in cui chiediamo all’Anti Trust- Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato -se l’attività della Società per Azioni Bracciano Ambiente, interamente partecipata dal Comune di Bracciano sia in linea con quanto dettato dalle vigenti disposizioni di legge in materia di Concorrenza e tutela del consumatore. In particolare vogliamo conoscere se tra i compiti di vigilanza di detta Autorità, espressamente delegati dalla legge istitutiva e riportati sul sito dell’ Anti Trust in materia di Concorrenza,  non vi sia quello di accertare se l’Ente Comune di Bracciano, evitando di ricorrere al libero mercato, non incorra   “chiudendo l’accesso ai potenziali concorrenti o, ancora, attuando politiche che taglino fuori imprese che competono sullo stesso mercato” ad eventuali erogazioni di sanzioni. Se e come opera la Bracciano Ambiente S.P.A. in regime soggetto a proroga o meno di assegnazione diretta dei pubblici servizi e se i costi per l’utenza siano o meno concorrenziali rispetto a quanto avviene in altri comuni.

Se gli eventuali debiti contratti dalla Società Bracciano Ambiente S.P.A. ricadranno per intero all’ente che partecipa la stessa, cioè il Comune di Bracciano e quindi sui Cittadini.
Le stesse domande saranno rivolte alla Corte dei Conti, al presidente della Regione Lazio e al Procuratore della Repubblica di Civitavecchia , visto che si è appreso da organi di stampa, giornale on line” Terzo Binario”,  che nel mese di Aprile 2014 i Revisori dei Conti del  Comune di Bracciano chiedevano al sindaco Giuliano Sala di appurare: “ il mantenimento del requisito di continuità aziendale della Bracciano Ambiente SPA” e “ l’opportunità di assoggettamento dell’impresa ad una delle ordinarie procedure concorsuali previste dalla legge in materia”.
Per quanto attiene la proposta di realizzare un impianto industriale per il trattamento e la biostabilizzazione dei rifiuti urbani,la nostra associazione ricorda come tali impianti prevedano l’utilizzo di non elevate unità di lavoratori e che tali siti industriali  vengono da alcuni considerati  remunerativi  solo se funzionanti ad elevati regimi di impiego che causerebbe, ad avviso del sottoscritto, un imponente movimento di automezzi  pesanti ,in una zona a vocazione turistica ed agricola, già con evidenti carenze delle infrastrutture viarie esistenti, su tutte ricordiamo le difficoltà per  le strade denominate Braccianese e Settevene Palo. Impianti che comunque non risolverebbero la crisi occupazionale già gravemente manifestatasi con le decine di licenziati e cassaintegrati.  La nostra contrarietà va rimarcata anche per quanto attiene l’alto valore archeologico e paesaggistico dell’area che resterebbe, a nostro avviso, definitivamente compromesso.

*presidente nazionale dell’Associazione “I Cittadini contro le Mafie e la Corruzione




BRACCIANO DISCARICA CUPINORO: L'INCONTRO TRA LA BRACCIANO AMBIENTE E I SINDACATI

Redazione

Bracciano (RM) – Incontro tra le parti l’11 febbraio a Bracciano presso la sede della municipalizzata Bracciano Ambiente ad intero capitale pubblico riguardante la crisi occupazionale determinata dalla chiusura dal 31 gennaio scorso della discarica di Cupinoro per esaurimento delle volumetrie disponibili.
Presenti per la Bracciano Ambiente l’amministratore Marcello Marchesi, il direttore generale Andrea Riccioni, il sindaco di Bracciano Giuliano Sala, per le organizzazioni sindacali Amedeo Rossi, segretario regionale FLAICA, Giancarlo Crispino, RSA FLAICA, Leonida Mazza, segretario territoriale della Cgil FP, quale rappresentante del sindacato firmatario del Contratto Nazionale di Lavoro, Alessandro Mancini, segretario provinciale FAILEA-FALCEV, Claudio Valentini, responsabile territoriale SLI.
In apertura dell’incontro l’amministratore Marchesi ha fatto il punto sulla situazione. Si è fatto riferimento – come si legge dal verbale dell’incontro –  “alla procedura di rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale Decreto 46/2007 e smi, la quale ha ricevuto il parere favorevole del Comune, della Provincia e di tutte le aree regionali interessate alla conferenza”. Procedura “attualmente paralizzata – prosegue il verbale – dal solo parere (obbligatorio e vincolante) negativo del MIBACT e la cui definizione dipenderà dalla decisione che sarà assunta dal Consiglio dei Ministri, ex arti. 14 quater L 241/1990, cui è demandata la decisone ultima in merito al rinnovo delle autorizzazioni esistenti, propedeutiche alla gestione operativa dell’impianto di Cupinoro ed alla realizzazione degli impianti di trattamento”. “Procedura – si legge ancora nel verbale – che prevede una tempistica indipendente dall’azione societaria e del tutto imprevedibile, atteso anche l’attuale quadro di incertezza politica”.

Per evitare “ulteriori ricadute occupazionali”, l’amministratore ha presentato “un piano transitorio di reimpiego del personale, applicabile dal 1 marzo 2014 al 30 aprile 2014, che potrebbe prevedere l’utilizzo del personale del cantiere di Cupinoro: nei servizi svolti da terzi operatori economici, quali la vigilanza non armata e la pulizia degli uffici e spogliatoi delle sedi aziendali, che saranno immediatamente internalizzati; nei servizi espletati in favore del Comune di Bracciano; nelle attività di manutenzione, sistemazione e messa in sicurezza dell’impianto di Cupinoro”.
Nell’incontro le organizzazioni sindacali si sono impegnate a sottoscrivere, congiuntamente ai lavoratori interessati, gli accordi relativi al trasferimento temporaneo degli stessi ad altre mansioni. Si sono inoltre impegnate a proporre eventuali prepensionamenti e a sottoporre ai lavoratori interessati la rinuncia al superminimo per l’intera durata del periodo di crisi aziendale. Le organizzazioni sindacali hanno inoltre osservato “che – alla data dell’incontro – non è stato ancora corrisposto l’EGR a far data da marzo 2013”. Le parti hanno concordato di aggiornare il tavolo di confronto al 18 febbraio 2014 alle ore 11.

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BRACCIANO, CUPINORO: DANNI ERARIALI PER OLTRE 4,7 MILIONI DI EURO

di Alberto De Marchis

Bracciano (RM) – Colpo di scena dei finanzieri sulla discarica di Cupinoro sulla quale i riflettori rimarranno ancora accesi per qualche tempo. Per la discarica di Cupinoro, a Bracciano, la Guardia di finanza di Viterbo ha accertato danni erariali per oltre 4,7 milioni di euro. Il tutto emerge da una complessa indagine partita nel giugno del 2011 e condotta dalle fiamme gialle. Sono coinvolte ben 169 persone per 19 enti locali che dovranno risarcire in 4 mesi pena il sequestro dei beni.

La scoperta del danno erariale è la conseguenza di accertamenti disposti dalla Procura Regionale della Corte dei Conti volti a verificare la gestione della società “Bracciano Ambiente S.p.a.”, interamente partecipata dal Comune di Bracciano.

Ci sarebbe per di più un coinvolgimento molto forte del Comune di Bracciano che deriva da un rilevante debito accumulato dall'Ente nei confronti della partecipata Bracciano Ambiente S.p.a., costituita “in house”; ente locale che, tra l’altro, proprio in ragione della sua partecipazione totalitaria nella Bracciano Ambiente S.p.a. ne avrebbe omesso anche “controllo analogo”.

Spese per cessioni di crediti ad istituti bancari o alternativamente finanziari sostenute dalla Bracciano Ambiente S.p.a. per sopperire ad esigenze di liquidità causate da ritardi nei pagamenti da parte degli Enti locali conferenti r.s.u. presso la discarica di Cupinoro sarebbero state al centro di indagini molto approfondite. 

Staremo a vedere cosa succede.  

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BRACCIANO: DOPO LA CHIUSURA DI CUPINORO RIFIUTI A VITERBO

Redazione
Bracciano (RM)
– Disposto dal Comune di Bracciano il conferimento dei propri rifiuti indifferenziati presso l’impianto Ecologia Viterbo con sede in strada provinciale Teverina km 7,600 – località casale Bussi. E’ quanto ha deciso la giunta comunale con la delibera n. 35 del 4 febbraio 2014 facendo seguito alla comunicazione della Bracciano Ambiente riguardo l’esaurimento delle volumetrie della discarica di Cupinoro, dove fino al 31 gennaio sono stati conferiti i rifiuti indifferenziati di Bracciano.

La giunta sulla base di un costo presuntivo di 130 euro iva compresa per tonnellata e per un quantitativo presunto di 300 tonnellate al mese per un importo presuntivo mensile di 39mila euro e prendendo atto che la Bracciano Ambiente provvede al trasporto di detti rifiuti all’impianto di Viterbo per una spesa presuntiva di 6mila euro mensili, dà atto che la spesa complessiva di 45mila euro Iva compresa viene imputata ad un capitolo dedicato del redigendo Bilancio di Previsione 2014. Il provvedimento fa riferimento ad un periodo di conferimento che va dal 1° febbraio al 30 aprile 2014. Ogni mese, in assenza di novità, l’iscrizione in bilancio della somma verrà deliberata con apposito provvedimento dalla giunta comunale. 

“Il primo dato che emerge – spiega il sindaco di Bracciano Giuliano Sala – è l’aumento dei costi di conferimento da sostenere. Ci preoccupano  molto inoltre la situazione dei lavoratori dell’impianto di Cupinoro e le prospettive future della Bracciano Ambiente. E’ necessario poi fare una considerazione generale, di fatto un mancato rinnovo delle autorizzazioni con la conseguente chiusura della discarica di Cupinoro – aggiunge Sala – inibisce ad una società pubblica al 100 per cento di operare correttamente nella filiera virtuosa dei rifiuti con la conseguenza che i Comuni del bacino sono costretti a conferire in impianti regionali gestiti da privati. Per quanto ci riguarda continueremo nel miglioramento della raccolta differenziata che al momento è al 65 per cento, per fare in modo che diminuisca la quantità dei rifiuti indifferenziati e calino di conseguenza i costi relativi al loro conferimento”. 

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