Affaire Sangiuliano-Boccia: il caso si sposta in tribunale tra querele e indagini

Le accuse di indebita destinazione di fondi pubblici e tentata estorsione infiammano il caso che ha travolto l’ex ministro della Cultura e l’imprenditrice di Pompei. La giustizia penale e amministrativa indaga sullo scandalo

La vicenda che ha portato alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano da Ministro della Cultura, nota come “Affaire Sangiuliano-Boccia”, sta assumendo toni sempre più pesanti e complessi. Dopo settimane di accuse e rivelazioni, il caso si è spostato negli uffici giudiziari, con la Procura di Roma pronta a formalizzare l’apertura di un fascicolo d’indagine la prossima settimana.

Al centro delle indagini, su richiesta del parlamentare Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, ci sono le presunte irregolarità legate all’utilizzo di denaro pubblico per le trasferte di Maria Rosaria Boccia, amante dell’ex ministro, e la rivelazione di segreti d’ufficio connessi all’organizzazione del G7 della Cultura a Pompei. Bonelli ha chiesto alla magistratura di fare luce sull’uso delle auto blu ministeriali e su presunti fondi statali utilizzati per coprire viaggi in cui Boccia accompagnava Sangiuliano.

Parallelamente, l’ex ministro sta preparando una contro-denuncia proprio contro Maria Rosaria Boccia. Secondo l’avvocato dell’ex capo del dicastero, l’avvocato Sica, nella denuncia si sosterrà che Boccia avrebbe esercitato pressioni illecite nei confronti di Sangiuliano. Tra le accuse ipotizzate, ci sarebbe anche quella di tentata estorsione, in riferimento alla pubblicazione di email private e alle interviste rilasciate da Boccia. “Dimostreremo la correttezza del mio assistito”, ha dichiarato Sica, annunciando che il materiale allegato alla denuncia ricostruirà in dettaglio i fatti.

Oltre alle denunce penali, si prevede che la Corte dei Conti indaghi su possibili danni erariali, in particolare per le spese sostenute dal Ministero della Cultura durante la gestione di Sangiuliano. L’attenzione si concentrerà sull’utilizzo di risorse pubbliche, come l’uso delle auto blu e la partecipazione a eventi statali in compagnia di Boccia.

Il ruolo della Guardia di Finanza non è da meno: da tempo sarebbero in corso verifiche su alcune operazioni immobiliari che coinvolgerebbero Maria Rosaria Boccia. Questi controlli, avviati prima che lo scandalo emergesse pubblicamente, potrebbero estendersi anche agli appalti per il G7 della Cultura in Campania.

Il caso ha avuto anche un’eco mediatica, amplificata dall’attività di alcuni profili social anonimi che, nelle ultime settimane, hanno diffuso notizie e fotografie riguardanti la vicenda. Boccia stessa ha affermato che l’ex ministro sarebbe stato “ricattato” da persone che avrebbero avuto agevolazioni, rivelando che le immagini compromettenti non sono mai state pubblicate.

Mentre le indagini procedono su più fronti, Maria Rosaria Boccia ha scelto di rivolgersi direttamente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, tramite un post su Instagram. In un lungo messaggio indirizzato alla premier, Boccia ha invitato Meloni a “mettere da parte i guantoni” e a usare “gentilezza e carezze” invece di affrontare le situazioni con forza.

“Ogni donna deve essere libera di vivere la propria essenza, nel rispetto degli spazi altrui”, ha scritto Boccia, concludendo con un appello alla premier per gestire la questione con maggiore apertura e comprensione.

Il futuro di questo intricato affaire resta incerto, ma ciò che appare chiaro è che il percorso giudiziario sarà lungo e travagliato, coinvolgendo non solo la giustizia penale, ma anche quella amministrativa, con riflessi potenzialmente devastanti per le figure coinvolte.