Alta tensione e minacce, la Bielorussia torna a ipotizzare l’uso della bomba atomica: ecco cosa è successo

Ben trent’anni dopo aver rinunciato all’arsenale nucleare ereditato dall’Unione Sovietica, la Bielorussia torna a ipotizzare l’uso dell’atomica nell’ambito di una nuova dottrina militare che rispecchia il livello di tensione raggiunto nella sfida tra Mosca e il suo alleato da una parte e la Nato dall’altro.

Anche se non è chiaro come potrà applicarsi ai soli ordigni che effettivamente Minsk possiede, cioè le armi tattiche ricevute lo scorso anno dalla Russia, sulle quali mantengono il controllo i vertici militari russi.

   La nuova dottrina, secondo l’agenzia Ap, è stata preannunciata dal ministro della Difesa, Viktor Khrenin, in una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale, e dovrà essere approvata dall’Assemblea popolare panbielorussa, un organismo rappresentativo che opera parallelamente al Parlamento. L’estate scorsa il presidente russo Vladimir Putin aveva deciso il trasferimento in Bielorussia di un numero imprecisato di testate nucleari tattiche. Quelle cioè da impiegare eventualmente sul campo di battaglia e con una carica minore rispetto a quelle strategiche. Secondo il segretario del Consiglio di Sicurezza bielorusso, Alexander Volfovich, tali armi dovrebbero scoraggiare in particolare una possibile aggressione delle forze di Varsavia. “Purtroppo le dichiarazioni dei nostri vicini, in particolare della Polonia, ci hanno costretto a rafforzare” la dottrina militare, ha sottolineato.




Bielorussia, elezioni: pronte le sanzioni della UE contro i responsabili di violenza, repressione e falsificazione

Il 9 agosto si sono tenute le elezioni presidenziali nella Repubblica di Bielorussia. L’UE ritiene che le elezioni non siano state libere né regolari. Da relazioni credibili di osservatori nazionali è emerso che il processo elettorale non è risultato conforme alle norme internazionali che uno Stato membro dell’OSCE dovrebbe rispettare.

In seguito delle proteste, le autorità statali hanno fatto ricorso in modo sproporzionato e inaccettabile alla violenza, causando almeno due morti e numerosi feriti. Migliaia di persone sono state arrestate ed è stata inasprita la repressione delle libertà di riunione, dei media e di espressione.

Il 14 agosto 2020 i ministri degli Affari esteri dell’UE hanno ribadito di non accettare i risultati delle elezioni così come presentati dalla commissione elettorale centrale della Bielorussia e hanno convenuto sulla necessità di sanzionare i responsabili della violenza, della repressione e della falsificazione dei risultati elettorali. I ministri hanno inoltre invitato le autorità bielorusse a porre fine alla violenza sproporzionata e inaccettabile perpetrata nei confronti dei manifestanti pacifici e a rilasciare le persone arrestate.

L’UE ha invitato i leader politici bielorussi a partecipare a un dialogo genuino e inclusivo con la società nel suo complesso al fine di evitare ulteriori violenze. L’UE sostiene la popolazione bielorussa nel suo desiderio di un cambiamento democratico.

Nella riunione in video del 19 agosto, i membri del Consiglio europeo hanno espresso il loro fermo sostegno per lo sviluppo democratico pacifico in Bielorussia. I leader della UE hanno esortato il governo bielorusso a impegnarsi in un autentico dialogo politico con l’opposizione al fine di ridurre la tensione. Nella loro riunione, i leader hanno sottolineato con forza la richiesta dell’UE di evitare l’uso della forza e di rispettare i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini.

L’UE imporrà a breve sanzioni contro un numero considerevole di persone responsabili di violenza, repressione e falsificazione dei risultati elettorali; è stato anche precisato che i progressi compiuti negli ultimi anni nelle relazioni tra l’UE e la Bielorussia sono a rischio. Ogni ulteriore deterioramento della situazione avrà un impatto sulla nostra relazione e avrà conseguenze negative.

L’UE sostiene pienamente le proposte OSCE per il dialogo in Bielorussia ed è pronta a fornire assistenza per promuoverle.

Il Consiglio europeo ha inoltre discusso brevemente della situazione nella regione del Mediterraneo orientale e, per quanto riguasta tale situazione e le relazioni con la Turchia i leader europei si sono detti più preoccupati per le crescenti tensioni, sottolineando l’urgente necessità di allentarle, ed è stata espressa la piena solidarietà alla Grecia e a Cipro, ricordando e riaffermando le precedenti conclusioni del Consiglio sulle attività di trivellazione illegali. Si è deciso di tornare su questi problemi durante il prossimo incontro di settembre, e lasciando aperte sul tavolo tutte le opzioni.

Per quanto riguarda gli eventi in Mali, il Consiglio ha preso atto che destano profonda preoccupazione e possono avere un impatto destabilizzante sull’intera regione e sulla lotta al terrorismo. L’UE chiede l’immediata liberazione dei prigionieri e il ripristino dello Stato di diritto. Nello stesso tempo, l’’UE lavora in pieno coordinamento con i partner africani e internazionali e sostiene gli sforzi dell’ECOWAS, Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale, per trovare una soluzione in linea con le aspirazioni del popolo maliano.

L’Italia era rappresentata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.