Morto Giorgio Napolitano: domani la camera ardente in Senato

È morto Giorgio Napolitano, aveva 98 anni. È stato il primo presidente della Repubblica eletto due volte, nel 2006 e nel 2013.

L’unico ex comunista diventato capo dello Stato. L’ultimo protagonista del Pci di Togliatti, esponete ‘migliorista’ e ‘ministro degli esteri’ del partito, guidò nel 1978 la prima missione del Pci negli Stati Uniti.

‘È stato sempre fedele interprete della Costituzione’, l’omaggio del presidente della
Repubblica Mattarella. La premier Meloni ha espresso il cordoglio del governo.

Il Papa ne ha sottolineato la continua ricerca del ‘bene comune’. Palazzo Chigi ha disposto i funerali di Stato La camera ardente sarà allestita in Senato forse già domani.




HA DA PASSA’ A NUTTATA

Chiara Rai

Caro Giorgio sono venuto a mani vuote, nonostante mi sia impegnato i compiti a casa sono un disastro, le forze politiche non ne vogliono sentire e io continuo a dire che ci vorrebbe un governo dei miracoli ma loro niente, tra paletti e pretese non se ne esce. Pensaci tu Giorgio, verifica tu se non mi credi.

Più o meno il senso è questo. E così sia, Napolitano oggi alle 11 inizierà nuove consultazioni. Bersani non ha certo rinunciato all’incarico di perlustrazione ma diciamola chiaramente, gli è andata in bianco. E’ naufragato, gli ha dato picche, non ce l’ha fatta. Pier Luigi ha fallito la mission? Pare di sì, nonostante la buona volontà e nonostante sia arrivato primo. Oggi alle 11, al Colle, saranno avviate le nuove consultazioni. Papà Giorgio vuole personalmente verificare se lo stallo di cui ha parlato il suo incaricato può essere superato o se è definitivo. Il conto alla rovescia per il naufragio di Bersani è quasi terminato. Si andrà presto al voto e chi vorrà riciclarsi lo potrà fare, probabilmente Napolitano azzarderà altre scelte intermediarie, un governo tecnico, il secondo dopo il naufragio del primo quando Monti a dicembre ha salutato tutti per salire in politica e scendere definitivamente con l’esito elettorale.

Prima di Pasqua sapremo qualcosa. Entro sabato Giorgio dovrà dare un segnale. Anche la chiesa è in fermento, mentre il Vaticano ha regalato una subitanea fumata bianca eleggendo un Papa che sogna una “chiesa povera per i poveri”, il Colle è preso dai grattacapo, dagli arretramenti di Bersani che non sa davvero che pesci prendere. Il Paese e' stremato. “C'è bisogno di risposte urgenti, vorrei dire immediate". L'appello del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, e' arrivato in singolare concomitanza col ragionamento di Pier luigi fatto a Napolitano. Il meglio deve ancora arrivare e mentre si viaggi nella nebbia coni fari flebili ciò che mi viene da pensare è che il bello deve ancora venire. Ne vedremo delle belle. Ci vuole un team in gamba dopo il vergognoso calo di sipario di Monti e la sua squadra, tra dimissioni e rapporti diplomatici ormai compromessi. “Ha da passà a nuttata”.




LO FACCIAMO STRANO?

Emanuel Galea

Quello che sta chiedendo Bersani al Presidente, è strano e difficile da attuare. Napolitano gli ha concesso ulteriori due o tre giorni al massimo per dimostrare di avere l'autosufficienza. Il presidente non poteva evitare di concederli questa proroga. Ieri l’uomo del Colle ha ricevuto a palazzo Pier Luigi, al quale ha conferito l'incarico di verificare l'esistenza di un sostegno parlamentare certo, che consenta la formazione del governo. Il capo dello Stato ha invitato Bersani a riferire appena possibile.

Fino a qualche secondo prima si sono rincorse le voci e le ipotesi: Un mandato “condizionato” oppure “perlustrativo”. Si è sentito parlare anche di una “Convenzione” che poi, tradotto in parole semplici, non vuol dire altro che una “Commissione bicamerale”. Non sembra per niente un’idea innovativa.  Il Pdl azzarda e suggerisce un incarico per “un governo di concordia”. Visto e considerato com’è naufragata la Concordia, un anno fa, forse meglio lasciar stare questi infausti accostamenti. Bersani va avanti e s’intestardisce nel rivendicare il proprio diritto all’incarico e alla nomina. Forte della chiacchierata con Napolitano, è deciso ad incontrare subito le forze parlamentari e politiche “con le sue idee, idee chiare su percorsi di riforma”.

Eppure il messaggio di Beppe Grillo è stato più che chiaro: “Niente foglie di fico”.  E’ stato proprio Bersani che diceva di voler fare il capitano oppure il mozzo. Adesso il segretario ha indossato la divisa di capitano e sembrerebbe deciso a mandare la nave contro gli scogli  verso il naufragio. Facciamolo strano si, ma non fino a questo punto. Il Presidente non lo permetterebbe, tant’è che richiama Bersani a mettere in piedi presto un governo nella pienezza dei poteri e questo significa che Pd, Pdl e Movimento Cinque Stelle dovrebbero guardarsi in faccia e fare una seria riflessione. Intanto il Colle attende ed osserva il corso degli eventi. E’ opinione diffusa, ormai, che Pierluigi, appena venuto in possesso dei risultati elettorali definitivi, avrebbe dovuto riunire la direzione del Pd e rassegnare le dimissioni. Questa mossa politica avrebbe fatto guadagnare al partito l’occasione di entrare in nuova fase di rilancio. Il non averlo fatto, sta portando sia Bersani che il partito ad avvitarsi su loro stessi. Soffermiamoci sull’ormai raggiunto obiettivo di Bersani, ossessivamente cercato, di avere l’incarico per formare il “Governo del cambiamento”.

Se, solo per ipotesi, nove o dieci senatori del movimento Cinque Stelle disertassero Grillo per abbracciare il Pd, si sarebbe risolto qualcosa? Sarà forse un siffatto governo che solleverà l’Italia dal baratro dove si trova? Quanti credono in questo piano strategico? Piano strano, vecchio come la storia di tanti altri cambiamenti di casacca. L’esito di tali operazioni è stato quasi sempre il fallimento.  Quanto è lecito e saggio fare arenare un tentativo d’ intesa fra tutte le altre forze politiche anziché avventurarsi con proposte innovative  come “Governo Grasso” o simili? Quanto vale fare questo governo? Se vale, facciamolo avendo in mente il bene del paese e non gli interessi di partito. Facciamolo giusto e bene. Non facciamolo strano.