Banca Etruria, sequestro di beni immobili a 16 imputati nel processo per bancarotta

Beni immobili per diversi milioni di euro, appartenenti a 16 dei 25 imputati che da martedì 2 aprile saranno a processo per i reati di bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta per il crac di Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, sono stati sottoposti a sequestro conservativo dal Tribunale di Arezzo.

La richiesta di sequestro conservativo è stata presentata dal commissario liquidatore dell’ex Bpel – Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, Giuseppe Santoni, dopo l’udienza preliminare che stabilì i rinvii a giudizio. La decisione del sequestro è stata depositata in cancelleria giovedì scorso.

Il valore complessivo degli immobili sequestrati, tra fabbricati e terreni, ammonta a diversi milioni di euro e corrisponde alla cifra che potrebbe venire stabilita per i risarcimenti. Nel provvedimento di sequestro, i giudici spiegano che si tratta di somme che singolarmente i singoli imputati non sarebbero – in caso di loro condanna – in grado di sostenere.

Tra i 16 imputati colpiti dal provvedimento dei giudici Giovanni Fruganti, Ada Grignani e Claudio Lara, ci sono l’ex presidente Lorenzo Rosi, l’ex vicepresidente Giorgio Guerrini e il consigliere Giovanni Inghirami. Non rientrano nel provvedimento, invece, l’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi che hanno scelto la via del processo col rito abbreviato e sono stati condannati a cinque anni dal gup del tribunale di Arezzo Giampiero Borraccia.

Il commissario liquidatore della ex Bpel Giuseppe Santoni ha in corso al Tribunale di Roma anche un’azione civile di responsabilità contro gli ex vertici di Banca Etruria per quasi mezzo miliardo di euro di danni.




Arezzo, Banca Etruria: tutti assolti

 

Redazione


AREZZO – Sono stati assolti l'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, l'ex dg Luca Bronchi e il direttore centrale Davide Canestri imputati per ostacolo alla Vigilanza. Lo ha deciso il gup del tribunale di Arezzo Annamaria Lopresti.

I pm Roberto Rossi e Julia Maggiore avevano chiesto due anni e 8 mesi per Fornasari e Bronchi e due anni per Canestri. Bankitalia, unica parte civile ammessa, aveva chiesto un risarcimento danni per 320 mila euro.

"Il fatto non sussiste" è la formula usata dal gup Annamaria Loprete per quanto riguarda l'operazione relativa alla cessione di immobili, in particolare quelle della società Palazzo della Fonte, una di quelle sulle quali gli ispettori di Bankitalia avevano segnalato possibili criticità di rilevanza penale nel bilancio 2012. "Il fatto non costituisce reato" è invece la formula usata dal gup per il capo d'imputazione relativo ai presunti crediti deteriorati. L'accusa era sostenuta dal procuratore della repubblica di Arezzo Roberto Rossi e dal pm Julia Maggiore. L'ex dg e il direttore centrale erano presenti alla lettura della sentenza mentre Fornasari, che aveva assistito alla prima parte dell'udienza di stamani è stato chiamato dal suo avvocato Antonio D'Avirro che gli ha comunicato l'assoluzione.

Difensore Fornasari, ex presidente commosso – "Era chiaramente commosso e contento". Così l'avvocato Antonio D'Avirro difensore dell'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari riferisce i primi sentimenti espressi da quest'ultimo quando il legale lo ha chiamato per comunicargli la sentenza di assoluzione dalle accuse mosse a lui e all'ex dg Luca Bronchi e al direttore centrale Davide Canestri dalla procura di Arezzo nell'ambito del primo filone d'inchiesta su Banca Etruria quello in cui il procuratore Roberto Rossi aveva ipotizzato l'accusa di ostacolo alla Vigilanza. "E' stata riconosciuta l'estrema correttezza di Fornasari – ha proseguito D'Avirro – subentrato in un momento di grande difficoltà per la banca che però ha sempre lavorato nell'interesse dell'Istituto con estrema correttezza". Soddisfatto anche Stefano Lalomia, uno dei difensori di Canestri per il quale "questa era la soluzione che ci aspettavamo perché anche nel corso delle udienze avevamo dimostrato la correttezza e il lavoro fatto per la banca dai nostri assistiti". All'uscita né Bronchi né Canestri hanno voluto rilasciare dichiarazioni anche se entrambi hanno dimostrato la loro soddisfazione. "Voglio ricordare – ha detto l'avvocato Antonio Bonacci che insieme al collega Carlo Baccaredda, assisteva l'ex dg – che il processo è stato fatto sulle carte dell'accusa e che noi avevamo accettato il rito abbreviato proprio perché convinti della correttezza poi dimostratasi nel corso del processo.




BANCA ETRURIA, BLITZ DELLA FINANZA AD AREZZO

Redazione

Arezzo – Blitz della Finanza negli uffici di Banca Etruria ad Arezzo per acquisire nuovi documenti. L'accusa ipotizza il reato truffa ai danni di Luigi D'Angelo, il pensionato suicida di Civitavecchia che si è tolto la vita il 28 novembre dello scorso anno dopo aver saputo di aver perso i suoi risparmi – oltre 100 mila euro – per l'azzeramento delle obbligazioni subordinate della banca.
Secondo quanto si è appreso, le Fiamme Gialle si sono recate in Banca Etruria per ordine della Procura di Civitavecchia (Roma), per acquisire documentazione relativa proprio all'emissione di obbligazioni subordinate sottoscritte dalla clientela retail (i clienti "al dettaglio" della banca) e anche documentazione specifica, ulteriore rispetto a quella già acquisita, che riguardava il pensionato suicida. La Procura di Civitavecchia sta lavorando già da alcuni mesi per verificare se qualche dipendente della banca abbia ingannato D'Angelo – pensionato e pertanto persona con bassa propensione al rischio – modificando il suo profilo per indurlo a comprare (cosa che D'Angelo ha fatto) obbligazioni subordinate per 90 mila euro e azioni per circa 20 mila euro, strumenti finanziari entrambi con alto livello di rischio.

Nel frattempo Il gup del Tribunale di Arezzo, Anna Maria Loprete, non ha ammesso la costituzione delle oltre 200 parti civili rappresentate da ex obbligazionisti ed ex azionisti nel procedimento in corso per ostacolo alla vigilanza nei confronti degli ex vertici di Banca Etruria. Unica parte civile ammessa è stata la Banca d'Italia, parte offesa secondo l'ipotesi della Procura. La decisione è stata presa stamani nel corso della terza udienza preliminare fissata a seguito della richiesta di rinvio a giudizio per l'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, dell'ex amministratore delegato Luca Bronchi e dell'ex direttore centrale Davide Canestri. Ex obbligazionisti ed ex azionisti di Banca Etruria, insieme ad alcune associazioni di tutela dei consumatori, chiedevano di poter entrare nel processo per ottenere eventuali risarcimenti. I giudice ha rigettato la costituzione di parte civili di oltre 200 soggetti non ritenendo un danno diretto per le vittime del Salva-Banche il reato per il quale si procede, ovvero l'ostacolo alle autorità di vigilanza. La Procura era rappresentata in udienza dal procuratore capo Roberto Rossi e dal pm Julia Maggiore che fa parte del pool di magistrati che si occupa delle inchieste sul dissesto di Banca Etruria, si era pronunciata a favore dell'ammissione di tutte le parti civili. La difesa dei tre imputati aveva richiesto l'esclusione di tutte le parti civili, così come la Banca d'Italia che si riteneva l'unica parte offesa dal reato.

I tre ex vertici della vecchia Banca Etruria sono accusati dalla Procura di Arezzo, diretta dal procuratore Roberto Rossi, di ostacolo alle autorità di vigilanza, avendo fornito dati non veritieri sulla situazione dell'istituto di credito alla Banca d'Italia. Si tratta del primo filone di indagine arrivato a conclusione sul dissesto dell'istituto di credito aretino, commissariato nel febbraio 2015. A questo si aggiungono quello per bancarotta fraudolenta, che vede sotto inchiesta tutto il vecchio cda compreso l’ex vicepresidente Pierluigi Boschi, quello per omessa dichiarazione di conflitto d’interessi, che vede indagati Rosi e l’ex membro del cda Luciano Nataloni, quello per false fatturazioni e quello per truffa ai risparmiatori che hanno acquistato azioni e obbligazioni subordinate senza essere informati dei rischi.




RENZI, LA BANCA ETRURIA, LA BOSCHI, LA ROTTAMAZIONE E… LA RESTAURAZIONE

di Vincenzo Giardino

Dopo l'episodio del suicidio del pensionato Luigino D'Angelo, la cui unica colpa è stata quella di salvare i risparmi di una vita, il ministro Padoan parla di risposta del Governo. L'unica risposta immediata che dovrebbe dare il Governo è la richiesta di dimissioni del ministro Boschi, per l'evidente conflitto d'interesse tra la carica istituzionale e gli interessi privati della ministra.

La Boschi afferma che suo padre è una persona perbene per aver dato le dimissioni dall'incarico di vicepresidente della Banca Etruria poco prima del crac, ma da molte inchieste giornalistiche emerge che la dirigenza della banca spingeva il personale a convincere i risparmiatori ad investire in obbligazioni ad alto rischio. Il caso vuole che il genitore perbene rivestì l'incarico di vicepresidente della banca poco dopo che la figlia diventò ministro di questa Repubblica.

La Banca Etruria è ad Arezzo, la stessa cittadina del longevo Licio Gelli. Nel corso delle indagini sulla P2 emerse che proprio in questa banca il venerabile aveva un deposito chiamato “conto primavera”.

La stampa di Stato, quella che beneficia dei finanziamenti pubblici per intenderci ed è controllata dalla "politica", non sta dando sufficienti informazioni e Renzi continua a parlare di Leopolda piuttosto che fare chiarezza su questo episodio che coinvolge un ministro della Repubblica che è anche una stretta collaboratrice del suo staff.

Il premier continua a fare orecchio da mercante alla richiesta di dimissioni avanzata non solo dalle opposizioni, ma anche da una minoranza del PD. La sbandierata “rottamazione” di Renzi, alla luce dei coinvolgimenti negli scandali di molti esponenti PD, ha il sapore di una “restaurazione”. Il solido involucro invecchiato è solo ritoccato nell'apparenza dalle angeliche faccine di tutti quelli che rappresentano il potere politico di oggi. Basterebbe approfondire i legami parentali di molti di questi personaggi per capire che non è cambiato nulla, sono le solite lobby che stanno dietro le faccine a governare le sorti della penisola italica.

In questo periodo storico, in Italia, stanno avvenendo scandali che in altre altre epoche avrebbero fatto saltare i governi più forti. Attualmente tutti gli oppositori che gridano allo scandalo vengono tacciati dal premier con l'appellativo di “gufi”, guadagnandosi l'approvazione dei fans che lo seguono.

Intanto l'Italia si impoverisce sempre di più e Renzi fa spendere allo Stato Italiano una cifra scandalosa per un aereo ministeriale che non può decollare. La disoccupazione è palpabile per la gente comune che vive le difficoltà quotidiane e il ministro Poletti bacchetta i giovani laureati con 110 e lode perchè secondo lui la laurea a 28 anni non serve a niente. Mai come in questa epoca la voce degli operai, degli studenti e di intellettuali seri viene schiacciata con spietata intolleranza. I movimenti di opposizione, tranne che per speculazione politica, non stanno facendo nulla di concreto per ostacolare tutto questo. La gente comune ha l'impressione di vivere in una nazione che è in balia del nulla e Renzi continua a farsi i selfie in tutte le occasioni, offrendo l'immagine discutibile di leader di una nazione che, mai come in quest'epoca, non gode la stima di altri paesi europei.

Sono tanti gli italiani che sono arrivati a rimpiangere i politici della prima Repubblica che, anche nella misura dei comportamenti e del linguaggio, davano una maggiore impressione di affidabilità e serietà. La frequenza degli scandali, da Berlusconi in poi, avrebbero fatto impallidire anche il più spregiudicato dei politici di quell'epoca.

Purtroppo il numero di giornalisti e intellettuali che hanno il coraggio di evidenziare e informare con chiarezza su quanto sta avvenendo è veramente esiguo per stimolare  la coscienza popolare. Travaglio, Saviano e pochi altri non sono sufficienti per illuminare le menti, le masse continuano a seguire i media strafinanziati dal potere come non mai.

L'unica cosa chiara che emerge da questo stato di cose è che i giovani di oggi hanno il futuro molto più incerto della generazione che li ha preceduti.