Ballottaggi, Roma e Torino tornano al centrosinistra

Il centrosinistra ha vinto in oltre metà delle venti città, fra capoluoghi di regione e di provincia, andati al voto per eleggere il sindaco nella tornata di amministrative conclusa oggi con i ballottaggi. Ne ha conquistate 13, e il bottino si è arricchito di Roma e Torino, reduci entrambe da cinque anni di amministrazione del M5s.

Dopo i successi al primo di Napoli (con l’alleanza Pd-M5s), Bologna e Milano, l’en plein del centrosinistra nei capoluoghi di regione oggi sfuma solo per il risultato di Trieste, dove ha vinto la coalizione di centrodestra.

Il centrosinistra si conferma a Varese, dove non riesce il ribaltone alla Lega, che si vede sfilare anche Savona.

E al ballottaggio la coalizione progressista vince a Latina, Caserta, Cosenza e Isernia, dopo averlo fatto al primo turno anche a Ravenna e Rimini. Il centrodestra chiude queste elezioni con 4 capoluoghi, confermandosi a Pordenone, Novara e Grosseto. Mentre il M5s mantiene il controllo di Carbonia. Sono liste civiche quelle che hanno vinto a Salerno (d’area di centrosinistra) e a Benevento, dove si è imposto nuovamente Clemente Mastella.

“Ho sempre imparato che la cosa più importante è ascoltare gli elettori. E loro sono più avanti di noi, si sono saldati e fusi, quelli del centrosinistra e della coalizione larga che ho voluto costruire. Con una vittoria trionfale”, ha sottolineato il segretario del Pd, Enrico Letta, commentando l’esito del voto, al Nazareno.

Per il leader della Lega, Matteo Salvini, “se uno viene eletto da una minoranza della minoranza è un problema non per un partito, ma per la democrazia”.

“Grande soddisfazione, i risultati delle proiezioni stanno confermando le percezioni che avevamo. Il centrosinistra unito vince quasi ovunque”, ha detto Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd, commentando il voto al Nazareno.

TORINO – “Non nego emozione. Questa vittoria la dedico a una persona che per me è stato un maestro, un padre, una guida, don Aldo Rabino”. Sono le prime parole di Stefano Lo Russo, che al suo comitato elettorale commenta l’esito dello spoglio del ballottaggio. Salesiano, storico cappellano del Torino, è stato il sacerdote, morto nel 2015, ad avviare Lo Russo al volontariato e alla politica.

TRIESTE – Roberto Dipiazza è, per la quarta volta, sindaco di Trieste. Candidato del centrodestra, ha vinto il ballottaggio contro il candidato del centrosinistra, Francesco Russo, autore tuttavia di una incredibile rimonta. Lo ha detto lui stesso – “ho vinto” – intervenendo in collegamento in diretta con l’emittente televisiva TeleQuattro. Quando sono state scrutinate tutte le 238 sezioni, il dato definitivo è 51,29% per Dipiazza e 48,71% per Russo. Sono stati 76.613 i votanti mentre i voti validi sono stati 75.674. Dipiazza ha riferito di aver già telefonato all’antagonista per annunciargli la disponibilità a una maggiore condivisione nel grande progetto di trasformazione del Porto Vecchio.

ROMA – “Sarò il sindaco di tutti, delle romane, dei romani e di tutta la città. Inizia un lavoro straordinario per rilanciare Roma e per farla crescere, per farla diventare più inclusiva e per farla funzionare”: così Roberto Gualtieri, in una dichiarazione al suo comitato.

Alla chiusura dei seggi è del 43,94% l’affluenza alle urne rilevata per il turno di ballottaggio nei 63 Comuni centri chiamati al voto (il dato diffuso dal Viminale non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia). Al primo turno alla chiusura dei seggi aveva votato il 52,67%. Dunque ha votato molto meno della metà degli elettori, con un calo di circa 9 punti percentuali rispetto all’affluenza, pur bassa, di due settimane fa.




Ballottaggi, Ferrara al centrodestra dopo 70 anni. Livorno torna al centrosinistra

Per la prima volta, dal dopoguerra a oggi, la città di Ferrara vira a destra ed elegge sindaco Alan Fabbri, lasciando il centrosinistra dietro di oltre dieci punti percentuali. I ballottaggi per le elezioni in 186 comuni italiani si chiudono con la “storica vittoria” – come l’ha definita lo stesso neosindaco – del centrodestra nel capoluogo toscano, con il ritorno a sinistra di Livorno – dopo la parentesi pentastellata di Filippo Nogarin – e con il successo del Movimento 5 Stelle nell’unico ballottaggio in cui era in corsa, quello di Campobasso.

Il primo cittadino del capoluogo molisano, Roberto Gravina, non ha perso tempo e ha lanciato un messaggio chiaro agli alleati di governo. “Ora per la Lega – ha detto – tira una brutta aria”. Tutt’altro che preoccupato sembra essere il leader del Carroccio, Matteo Salvini, che con un tweet notturno ha esaltato le “straordinarie vittorie della Lega ai ballottaggi”. “Abbiamo eletto sindaci dove governava la sinistra da settant’anni”, ha detto.
Chi ostenta soddisfazione è anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Anche lui affida ai social il suo commento politico, parlando di “belle vittorie e belle conferme” ribadendo che “l’alternativa a Salvini c’è ed è un nuovo centrosinistra”.

La tornata elettorale per i ballottaggi ha registrato, però, un forte calo dell’affluenza rispetto al primo turno, con un -16% figlio anche del primo weekend di sole dopo un maggio inaspettatamente piovoso.
In molti, presumibilmente, hanno preferito restare al mare o godersi qualche giorno di riposo lontano da casa. I risultati vedono il successo della Lega, insieme al centrodestra, anche in un’altra storica roccaforte rossa, quella di Novi Ligure, città della Pernigotti. A vincere il ballottaggio è stato Gian Paolo Cabella, esponente del Carroccio, che ha avuto la meglio sul candidato del Pd, Rocchino Muliere.

Il Partito Democratico torna a vincere a Livorno con Luca Salvetti, che riconquista così la città che aveva perso cinque anni fa. Il centrosinistra tiene anche a Prato, Reggio Emilia, Cesena e Cremona.

A Biella è Claudio Corradino, candidato di Lega, Fi e Fdi, a vincere la sfida interna del centrodestra, conquistando il successo su Donato Gentile, in corsa per alcune liste civiche. In Umbria il centrodestra batte il centrosinistra per 4-1, lasciando agli avversari solo Gubbio.

A Potenza la spunta Mario Guarente della Lega che, nel suo discorso di ringraziamento, rilancia uno slogan comparso nei giorni scorsi nel capoluogo lucano. “Prima gli ultimi – ha detto – è anche un nostro slogan”.
Ad Avellino, dove la sfida era tutta interna al centrosinistra, ha vinto di una manciata di voti Gianluca Festa, sostenuto da alcune liste civiche di centrosinistra, su Luca Cipriano sostenuto da Pd e liste civiche.




Ballottaggi, clamorosa vittoria del centrodestra. Lecce, Padova, Lucca e Taranto al centrosinistra

 

Trionfo del centrodestra ai ballottaggi delle amministrative 2017 che vedono la gran parte dei 22 capoluoghi di Provincia in gioco passare all'asse FI-Lega Nord-Fdi. E' per il Pd e tutto il centrosinistra, lo schiaffo è sonorissimo: cadono roccaforti "rosse" come Genova e Pistoia, dove il centrodestra non aveva mai vinto e cadono sei Comuni su sei – Piacenza inclusa – in Emilia-Romagna. Da oggi a Matteo Renzi, toccherà riannodare i fili di una sconfitta che rischia di minare anche la sua leadership: "il Pd isolato politicamente perde. Cambiare linea e ricostruire il centrosinistra subito", è il fendente lanciato dal leader della minoranza Andrea Orlando. E gli stessi Dem ammettono, per voce del capogruppo alla Camera Ettore Rosato: 'Abbiamo perso, ha vinto la destra'.

In una tornata elettorale che registra un'alta disaffezione dell'elettorato (affluenza al 46%, tredici punti in meno rispetto al primo turno) a fare rumore è, innanzitutto, è l'imporsi di quell'alleanza Fi-Lega-Fdi che, fino a qualche giorno fa, vedeva proprio in Matteo Salvini e Silvio Berlusconi tra i più scettici.
Eppure, laddove si presenta unito, il centrodestra vince, espugnando Genova con Marco Bucci e conquistando roccaforti rosse come La Spezia – con Pierluigi Peracchini – e Pistoia, con Alessandro Tomasi. Ma lo schema unitario è vincente anche a Monza, Lodi, nell' "ex Stalingrado" d'Itlia Sesto San Giovanni, ad Asti e a Verona, dove Federico Sboarina trionfa su Patrizia Bisinella, compagna dell'ex sindaco Flavio Tosi e sostenuta anche dal Pd. "Ora vado fino in fondo, a governare. I prossimi sono Renzi, Gentiloni e Boschi", esulta Salvini "vedendo" la trazione leghista del trionfo di oggi. "E' un risultato storico, il centrodestra ne faccia tesoro", è il messaggio, chiaro, che Giovanni Toti, dopo il trionfo del "modello" che porta il suo nome in Liguria, manda ai leader di Fi, Lega e Fdi, a cominciare proprio da Berlusconi. "Uniti si vince, no perditempo", incalza Giorgia Meloni anticipando un dibattito che, nei prossimi giorni, si farà infuocato.
Anche perché al Sud, dove è l'influenza di FI a prevalere in maniera netta su quella leghista, il centrodestra avanza ugualmente. Clamorosa è la vittoria a L'Aquila, dove Pierluigi Biondi ribalta il risultato del primo turno e ha la meglio su Americo Di Benedetto. Annunciato, il trionfo a Catanzaro di Sergio Abramo e al fotofinish quello a Rieti. In tutto, ai ballottaggi, il centrodestra prende 16 capoluoghi su 22 rivoluzionando, inoltre, il tradizionale trend negativo che aveva subito al secondo turno.

Oggi, a "piangere", è invece il Pd. Il centrosinistra si consola vincendo a Lecce con Carlo Maria Salvemini, a Padova con Sergio Giordani, a Lucca con Alessandro Tambellini e a Taranto con Rinaldo Melucci. "Poteva andar meglio", scrive in tarda notte Renzi su facebook confermando tuttavia come a suo parere le elezioni amministrative siano "un'altra cosa rispetto alle politiche". Eppure, in chiave di leadership di coalizione, il voto rischia di indebolire il segretario Dem. E da Mdp arrivano, in vista della kermesse di Giuliano Pisapia, i primi attacchi: "la destra è forte, o si cambia o si muore", sottolinea Arturo Scotto.

E il M5S? Dopo il "disastro" del primo turno, si consola strappando Carrara al centrosinistra (con Francesco De Pasquale) dopo 70 anni di governo "rosso" e avanzando nel Lazio, dove vince a Ardea e Guidonia. "Siamo in crescita inesorabile", sottolinea Luigi Di Maio. A Parma, però, a sorridere è il simbolo del dissenso interno al M5S, Federico Pizzarotti. "Ognuno nel Movimento si farà domande e si darà risposte", sono le parole della rivincita del sindaco emiliano che, con il suo "effetto Parma", potrebbe dare linfa ad una formazione ex M5S anche a livello nazionale.




Elezioni comunali: affluenza in calo ai ballottaggi

 

E' stata del 14,9% l'affluenza alle urne alle ore 12 per i ballottaggi che sono in corso in oltre cento comuni italiani dove dovranno essere eletti i sindaci e i consigli comunali. Il dato segna un calo di circa quattro punti rispetto al primo turno dell'11 giugno scorso, quando l'affluenza complessiva alle urne negli stessi comuni, sempre alle ore 12, era stata del 18,65%. Il calo ha coinvolto tutti i 22 capoluoghi chiamati alle urne, senza eccezioni. Nei tre capoluoghi di regione l'affluenza è stata quasi analoga: 14,93% (19,35 al primo turno) a L'Aquila; 14,22% (16,10) a Genova; 14,08% (22,13) a Catanzaro. Le città dove si è votato di più – ma con percentuali sempre inferiori al primo turno – sono state Lecce, Padova e Rieti; fanalini di coda Belluno, con quasi la metà degli elettori al voto rispetto al primo turno, e Trapani, dove ha votato solo il 7,72 per cento degli aventi diritto. Nella città siciliana è in corso un voto atipico perché corre un solo candidato dopo l'esclusione del secondo che aveva guadagnato il ballottaggio: perché le elezioni siano valide deve recarsi alle urne il 50 per cento degli elettori e il traguardo sembra lontano. La prossima rilevazione è prevista per le ore 19.00.

Per il turno di ballottaggio il centrodestra incrocia le dita e conta di potersi affermare in una decina di capoluoghi di provincia su 22 (più Carrara) partendo con un vantaggio di 13 rispetto al centrosinistra che parte in vantaggio in soli 6. E in cui a fronte dell'attivismo di Berlusconi e Salvini, Renzi è rimasto dietro le quinte.
Il ballottaggio interessa in tutto 111 comuni italiani, 19 capoluoghi di provincia e 3 di regione: Genova, Catanzaro, L'Aquila. Tra i grandi centri il M5s punta ad affermarsi negli unici due in cui è in gara: Asti e Carrara, ma punta molto anche ai comuni in cui corre nel Lazio, anche per testare l'influenza dell'amministrazione capitolina sul territorio circostante e soprattutto a Guidonia, centro con molti abitanti. Tra tutti la sfida clou sarà quella di Genova dove, fallito il blitz dei 5 Stelle, il centrodestra punta a sfondare nella roccaforte rossa. Occhi puntati anche su Parma, con la sfida tra Federico Pizzarotti e Paolo Scarpa (sostenuto da alcune liste civiche di centrosinistra) e a Verona Patrizia Bisinella, 'lady Tosi', se la vedrà con Federico Sboarina (del centrodestra).




BALLOTTAGGI, PROVA GENERALE DEL REFERENDUM DI RENZI: L'ITALIA TRA INTOCCABILI E TOCCABILI

di Roberto Ragone
Aria di ballottaggi, PD in fibrillazione, anche se Renzi non vuole ammettere che questa consultazione accessoria abbia una valenza politica. La valenza politica, in termini di opinione pubblica, ce l’ha, eccome! Se le città in cui il PD è in ballottaggio dovessero favorire la controparte, questo sarebbe un segnale importante per tutti, per Renzi per primo, e poi per tutto il Paese, fatto di gente che molto assomiglia ai sorci che il pifferaio di Hamelin portò fuori dal paese, oggi tutti pronti a seguire le indicazioni del premier, domani altrettanto pronti a voltargli le spalle.

Gli Italiani ‘brava gente’ sono fatti così, tutto ciò che dice la televisione è vero, autentico, infallibile, dato che si presuppone, a monte dell’informazione, un filtro che separi il grano dal loglio; come quando andiamo al supermercato, e presupponiamo che tutti i prodotti in vendita abbiano subito una verifica che attesti che sono commestibili e non nocivi per la nostra salute. Non è così! Quando mio figlio, il primo, aveva circa cinque o sei anni, gli raccontai che la Tour Eiffel era stata smontata e venduta a ferrovecchio. Più volte eravamo stati a Parigi, e sulla Tour Eiffel eravamo anche saliti. Lui ci pensò un attimo, e poi mi rispose che non era possibile “Perché” disse “non l’ha detto la televisione”. Ora, gli Italiani sono così, tutto ciò che la TV dice è vero, testato, filtrato; tutto ciò che non passa in TV semplicemente non esiste, quasi che la Rai – in particolare – fosse l’unica fonte di verità. Renzi lo sa bene, e insiste sulla emittente di Stato, che in realtà dovrebbe dare un servizio al pubblico, e le sue apparizioni sono quotidiane, in tutte le forme. Accendi per guardare il TG e trovi Renzi, vai per seguire un talk e trovi Renzi… eccetera eccetera. Solo il Papa riesce a tenergli testa, monopolizzando alcuni spazi molto lunghi di trasmissione.

Ora la ministra Maria Elena Boschi è andata perfino alla sagra della ‘Ciliegia Ferrovia’ a Turi, in provincia di bari, e non certo per le ciliegie. Tutto questo agitarsi del premier e dei suoi fedelissimi  in prossimità di consultazioni politiche la dice lunga sulle preoccupazioni che agitano i suoi sonni, e sono convinto che gli istituti di sondaggio siano super caricati di richieste.

I ballottaggi sono una prova generale per il referendum confermativo di ottobre, a cui tutti andremo come, appunto, dietro al piffero di un incantatore di serpenti, e questo per il motivo molto semplice che nessuno di noi cittadini ha potuto – qualora ne avesse avuto la capacità – esaminare gli tabella della Costituzione che sono stati modificati, ben 47, e nessuno di noi ha potuto valutarne le modifiche. Il pacco che ci si presenta assomiglia tanto a quello che si fa a Napoli, immortalato in un bel film ambientato nei quartieri spagnoli.

Le notizie che giungono al grande pubblico sono quelle attraverso una Rai sempre più inchinata ai voleri del governo – cioè di Renzi. Altre voci vengono abilmente ‘trattate’ nel corso delle trasmissioni, di modo che siano presentate in luce negativa. Tutto questo senza che nessuno ricordi che una volta esisteva una regola – malintesa – per una ‘par condicio’ di scalfariana memoria; ma sembra che questo valesse solo per Berlusconi. Il quadro che ci si presenta è veramente desolante. Da una parte un premier trionfante che a tutto campo annuncia grandi vittorie del suo governo; dall’altra una realtà sempre più cruda, in cui i poveri sono aumentati in Italia fino al numero di sei milioni, il maggior numero in tutta l’Europa. Da una parte Renzi che proclama a gran voce che le tasse sono diminuite; dall’altra le pensioni e gli stipendi che durano sempre di meno, attestando che da qualche parte ‘c’è qualcuno che ruba’. Da una parte sempre l’arzillo ragazzo di paese che dichiara che la disoccupazione è finita, che i posti di lavoro sono aumentati, che il Jobs Act è stato un successo, che chi si lamenta farebbe meglio a star zitto; dall’altra la realtà di riforme che hanno distrutto la scuola e ora si apprestano a metter mano ai Conservatori di musica, senza alcuna competenza, di tagli ai servizi pubblici, particolarmente alla Sanità, per cui tanti non si possono più curare – specie chi ne ha più bisogno, come gli anziani e i pensionati, che poi sono la stessa cosa -; pensioni che arriveranno, se non muori prima, all’età di settant’anni e oltre, salvo che l’Inps non ti presti il denaro che tu gli hai già versato, mentre le pensioni senza versamenti e con cifre assurde continuano ad essere erogate, compresi i sacerdoti. Eccetera eccetera.

Due Italie completamente diverse. La prima Renzi ce la fa vedere attraverso la TV di Stato, la seconda è quella con cui facciamo i conti tutti i giorni. Questo agitarsi di Renzi per fare propaganda al suo SI’ al referendum poco ha a che fare con la democrazia, non foss’altro perché il pacco che ci si presenta  va approvato così com’è, senza discussioni, agitando lo spettro della ‘palude’. In realtà l’unica stabilità di governo che ci darebbe l’Italicum, associato al referendum confermativo, sarebbe quella di un governo totalitario, una repubblica presidenziale con don Matteo sul trono; il quale, a quel punto, eliminata ogni opposizione democratica, potrebbe governare senza fastidi, favorendo, come ha fatto e sta facendo, le banche e le lobby, esattamente la politica gradita all’Europa dell’ITTP. Tant’è vero che si è prenotato per un secondo mandato, oltre il quale, bontà sua, non è disposto ad andare, pronto a firmare una legge che lo certifichi. Dopodichè cosa farà, il Presidente della Repubblica?  Sarà lui l’immagine del nostro Paese all’estero? Di quello che ha fatto finta di litigare con la Merkel e con Schauble?

E sempre più il Paese si divide fra chi può e chi non può. Da una parte gli ‘intoccabili’, dall’altra la gran massa di persone che ogni giorno devono lottare con le contrarietà quotidiane, dai risvolti dall’austerità imposta da Monti, alle pensioni insufficienti, alla burocrazia idiota di questo paese – l’unico vero impedimento – agli 80 euro elargiti per propaganda elettorale e poi chiesti indietro perché definiti un ‘conguaglio’. Siamo di fronte ad uno Stato assistenzialista e statalista: prendo tutto io e poi lo do’ a chi voglio, secondo come mi pare. Purtroppo anche, e soprattutto, alle clientele che portano voti, lo stesso motivo per cui la scure dei tagli agli sprechi non funziona in presenza di alcuni ‘intoccabili’. C’è chi si è costruito un piccolo feudo, in Italia, lo amministra e lo mette a disposizione del potente di turno.

Quello è un ‘intoccabile’. I ‘toccabili’ sono gli altri. Ricordiamocene quando – chissà quando – ci permetteranno di andare a votare. Posto che l’onnipotente don Matteo non metta le cose in modo che il vantaggio, certificato dai sondaggi preventivi, sia sempre dalla sua parte. Come? Questa è un’altra storia.
 




BALLOTTAGGI: IL PD PERDE VENEZIA, AREZZO E MATERA

Le comunali 2015 vedono il centrosinistra prevalere di misura sul centrodestra in 8 comuni capoluogo contro 7. Nelle precedenti elezioni il centrosinistra vinse 9-7. Venezia, Arezzo e Matera al centrodestra, Lecco, Macerata e Mantova al centrosinistra. In laguna e nella città toscana si consumano i due "ribaltoni" piùclamorosi col Pd e tutto il centrosinistra che esce sconfitto. A Venezia cambia la giunta dopo 22 anni. Il candidato di centrodestra Luigi Brugnaro, sostenuto da Fi, Ncd, liste civiche, ha ottenuto al ballottaggio oltre il 53% dei voti. Il centrodestra strappa al centrosinistra anche il comune di Arezzo: Alessandro Ghinelli (sostenuto da Fi, Lega, Fdi, civica) ha ottenuto il 50,8% dei voti.

Pd ko anche a Matera dove Raffaello De Ruggieri, sostenuto da Forza Matera e civiche, ha ottenuto al ballottaggio il 54,51% dei voti mentre Salvatore Adduce (Pd, Api, Sel e civiche) si è fermato al 45,49%. Il centrosinistra ha invece confermato al ballottaggio il sindaco di Lecco – Virginio Brivio (Pd, liste civiche) ha ottenuto il 54,38% dei voti – e quello di Macerata: Romano Carancini, sostenuto da Pd, Udc, Idv, Sinistra, ha ottenuto il 59,11% dei voti. A Matova è il Pd a strappare il sindaco al centrodestra: Mattia Palazzi (Pd, Sel, civiche) ha ottenuto al ballottaggio il 62,56% dei voti.

Il centrodestra vince due a uno in Calabria. Due a uno per il centrodestra. Al secondo turno delle amministrative in Calabria hanno vinto Paolo Mascaro a Lamezia Terme (con il 59,96 per cento) e Giuseppe Pedà a Gioia Tauro (con il 57,16 per cento), entrambi preferiti già al primo turno; a Castrovillari è stato rieletto sindaco Domenico Lo Polito, sostenuto da una coalizione di centrosinistra, ma solo per un pugno di voti. La percentuale finale è di 50,06 per cento, solo undici i voti di differenza dal suo contendente Giuseppe Santagada che rispetto al primo turno ha fatto una rimonta eccezionale arrivando fino al 49,94 per cento e sfiorando il colpaccio. Il centrodestra avanza dunque a Lamezia Terme e Gioia Tauro, in passato amministrati dal centrosinistra. "La Calabria -commenta la coordinatrice regionale di Forza Italia, Jole Santelli- dopo solo sei mesi ha ribaltato il suo giudizio politico rispetto al Pd di Renzi e di Oliverio. È un segnale che ha una valenza che va ben oltre quella regionale e che se travolge il Pd calabrese e il presidente Oliverio, è una sconfitta politica di Matteo Renzi e del suo governo".

A Chieti Di Primio (Ncd) si conferma sindaco. Umberto Di Primio (Ncd) si conferma sindaco di Chieti battendo al turno di ballottaggio il suo avversario Luigi Febo (Pd). Le operazioni di scrutinio si sono concluse nel corso della notte. Di Primio,47 anni, avvocato, era sostenuto da sei liste di centrodestra mentre il suo avversario, Febo, 49 anni, architetto, da sette liste di centro sinistra compresa quella di "Giustizia sociale" con la quale si era apparentata. Al turno di ballottaggio hanno votato il 50,52% degli elettori mentre al primo turno l'affluenza era stata del 66,45%. Chieti è stata la sola città abruzzese interessata a questo turno di voto .

L'affluenza alle urne. Si sono chiusi ieri sera alle 23 i seggi in 65 comuni dove si è votato per il ballottaggio. Oggi fino alle 15 si potrà votare solo nei comuni siciliani, tra cui il capoluogo Enna. I dati definitivi sull'affluenza (65 comuni su 65) indicano che ha votato il 47,11% degli aventi diritto. Al primo turno era andato alle urne il 62,91%. Circa due milioni di votanti sono stati chiamati alle urne per il turno di ballottaggio per l'elezione dei sindaci di 65 comuni, di cui 11 capoluoghi di provincia (Lecco, Mantova, Rovigo, Venezia, Arezzo, Fermo, Macerata, Chieti, Trani, Matera, Nuoro), che ha riguardato 2.160.550 elettori, di cui 1.036.159 maschi e 1.124.391 femmine.