Pordenone, guai per il capo di una baby gang

Il “capo” di una baby gang composta di giovanissimi residenti in provincia di Pordenone, è stato collocato in una comunità in esecuzione di misure cautelari eseguite dalla Squadra Mobile della Questura di Pordenone. Il ragazzino – poco più che 15enne – deve rispondere, a vario titolo, assieme a un 16enne, coindagato, di tentata rapina pluriaggravata, tentata estorsione in concorso, spaccio di sostanze stupefacenti, truffa e appropriazione indebita. I due aggredivano e vessavano alcuni coetanei e un adulto disabile. Il provvedimento restrittivo è stato richiesto dalla Procura per i Minori di Trieste e disposto dal Gip. I dettagli dell’inchiesta saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa convocata alle 11 dal Questore Marco Odorisio




Bullismo, la crudeltà di una baby gang per 5 euro

“Le modalità con le quali sono stati compiuti i reati denotano una particolare ferocia del gruppo, che ha agito come un vero e proprio branco”. Ferocia e violenza solo per impossessarsi, come è capitato, di un cappellino o di 5 euro. E quanto si legge nell’ordinanza del gip dei minorenni di Milano che ha disposto il carcere 5 ragazzini e per 4 la misura cautelare del collocamento in comunità, per una serie di episodi di percosse, lesioni, minacce, rapine ed estorsioni nella zona di Abbiategrasso.

Gli episodi di bullismo non si placano. Lo scorso anno un ragazzino di 13 anni è rimasto vittima dei bulli in una scuola di Milano ed è stato arrestato un 14enne
Un ragazzino di 14 anni è stato portato agli arresti domiciliari dai carabinieri. Il giovanissimo, nato a Milano, accusato di essere il capetto di una gang di bulli che faceva il bello e il cattivo tempo in un scuola nella periferia sud di Milano. Aggressioni, ricatti ed estorsioni ai compagni prescelti come vittime. Episodi quotidiani, tanto che un 13enne è arrivato ad avere attacchi di panico alla sola idea di tornare a scuola.

Il 14enne ha costretto il 13enne a rubare a casa dei genitori. L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Procura per i minorenni, ha al centro un 13enne, la vittima, “costretto a rubare prima dei gioielli e poi dei soldi in casa da ‘offrire’ alla stessa banda”.

Gli investigatori – scrive il Andrea Galli sul Corriere – allertati dalla denuncia di un papà, hanno trovato indizi evidenti su un cellulare. Il genitore avrebbe anche precisato di essersi rivolto subito alla scuola dove si sarebbe sentito dire da una professoressa che in quell’istituto della zona Sud di Milano il bullismo non esisteva.

“Invece secondo le indagini il bullismo c’era e andava avanti da parecchio tempo – riporta l’articolo – almeno dal 2016” grazie a una banda di 4-5 giovanissimi che accerchiava compagni, li minacciava e in un caso forse ne ha picchiato uno.“




Roma, aggredivano i coetanei: presa baby gang. Terrorizzava i ragazzi a piazza del Popolo, Villa Borghese e piazzale Flaminio

ROMA – Era una vera e propria baby gang quella che aggrediva e rapinava adolescenti nell’area tra piazza del Popolo, villa Borghese e piazzale Flaminio. Quattro giovanissimi, di età compresa tra i 14 e 16 anni, diventati l’incubo dei loro coetanei, sono stati identificati e denunciati dai Carabinieri della Stazione Roma Piazza Farnese con l’accusa di rapina in concorso.

Ieri pomeriggio, la gang – due ragazze, una di Roma e una di Tivoli, e due ragazzi romani – ha avvicinato un 14enne romano, che era in compagnia di alcuni amici, e lo ha aggredito colpendolo con pugni al volto, tentando di derubarlo dello smartphone e di una collanina d’oro, ma la reazione della comitiva li ha messi in fuga.

Intervenuti sul posto, i Carabinieri hanno acquisito le informazioni e le descrizioni dei “bulletti” che sono stati rintracciati e fermati, qualche ora dopo, nei pressi di villa Borghese. In loro possesso, i Carabinieri hanno rinvenuto uno smartphone e un abbonamento ATAC intestato ad un altro giovane, 14enne romano. Oggetti rapinati alla vittima nello stesso pomeriggio e con le stesse modalità, in via Giambattista Vico, nei pressi di piazzale Flaminio. Anche in questo caso, la vittima è stata aggredita con pugni al volto prima di essere derubata.

I due giovani aggrediti sono stati entrambi medicati presso l’ospedale “Santo Spirito” per contusioni e ferite al volto, guaribili in 5 e 7 giorni.

I fermati sono stati denunciati e riaffidati ai genitori, ma restano a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente.




Emergenza bande giovanili: il fenomeno delle baby gang al centro di un vertice a Napoli

Il fenomeno delle baby gang e gli ultimi gravissimi episodi di violenza sono stati al centro di un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto nel pomeriggio di martedì a Napoli.

Oltre al ministro dell’Interno Marco Minniti, e i vertici Nazionali e provinciali delle Forze e corpi di polizia erano presenti il procuratore distrettuale della Repubblica di Napoli e i capi della magistratura minorile.

Per descrivere il fenomeno delle bande minorili il Ministro ha usato espressioni incisive: “Non dico che le baby gang siano terroristi – ha detto – ma usano metodiche di carattere terroristico: quella di colpire perché si è casualmente in un posto.

Abbiamo un’assimilazione di metodiche tipiche di altre attività criminali. C’è una violenza nichilista che non ha alcun rispetto per il valore della vita, ed è ancora più drammatico se impatta con dei giovanissimi”. Al termine del Comitato il ministro ha spiegato le sue prossime mosse: pugno duro, subito 100 agenti in più e, se necessario, privazione della patria potestà nei casi più gravi. “Non consentiremo alle baby gang di cambiare le abitudini dei giovani napoletani.  L’idea – ha detto il Ministro – è di avere dieci distretti di polizia, così da avere un responsabile del distretto in contatto con le municipalità. Ci muoveremo per rafforzarla direttamente dal Ministero ed è importante che il presidente della municipalità possa parlare con il responsabile della pubblica sicurezza”.

Abbiamo chiesto a Francesco Tagliente, già direttore dell’Ufficio Ordine e Sicurezza pubblica del Ministero, poi Questore e Prefetto, cosa pensa del piano annunciato dal Ministro. Ecco cosa ci ha risposto: “L’escalation della criminalità delle bande minorili non può essere ricondotto solo a un problema di polizia con l’invio di nuovi rinforzi. Il problema peraltro non è solo di Napoli. Ho apprezzato moltissimo il Ministro Minniti quando ha detto che “Bisogna liberare questi figli, dall’ossessione di modelli negativi, da condizionamenti, dall’uso e dall’istruzione alla violenza. E dobbiamo occuparci di come questi figli vengano affidati a percorsi educativi all’altezza di questa sfida. Togliere la potestà è una delle cose più delicate che possano esistere, ma può costituire uno strumento fondamentale per salvare la prospettiva di ragazzi e ragazze”.

Sono anche io fortemente convinto che la funzione educativa è imprescindibile e che per incidere su questo fenomeno criminale, per recuperare a una educazione i figli di famiglie criminali è necessario limitare o sospendere la potestà genitoriale Sono convinto che sia necessario intervenire anche sulla potestà dei genitori a prescindere se l’escalation della criminalità dipende dal contesto familiare ed ambientale dove vivono i ragazzi, che i giovani scelgano volontariamente di entrare in una baby gang in prospettiva di un guadagno in termini economici o di autostima o se le origini delle bande minorili dipendano da fattori culturali quali la vita familiare, i valori e il sistema scolastico. Ritengo anche che per quei minorenni con precedenti storie giudiziarie serie, che continuano a macchiarsi di reati orribili, non basta solo la comunità. Penso Giuseppe Mastini, conosciuto alle cronache giornalistiche con il nome di Johnny lo Zingaro che, capetto di tre coetanei, a soli 11 anni aveva alle spalle anche una sparatoria con la Polizia.




Napoli, baby gang in arresto: 17 rapine in due mesi

NAPOLI – Ci sono anche 4 minorenni tra i 7 componenti la baby gang accusata di avere commesso 17 rapine in due mesi, nel Napoletano, perlopiù ai danni coetanei, a cui i carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli), hanno notificato altrettante misure cautelari.
Il gruppo “colpiva” nelle stazioni ferroviarie e nei pressi dei bar del Napoletano utilizzando a turno una pistola giocattolo che usavano per minacciare i malcapitati e farsi consegnare il cellulare.




Roma, rapine e botte ai commercianti del Tuscolano: sgominata pericolosa baby gang

 

ROMA – Sgominata dagli investigatori del commissariato Appio-Tuscolano una pericolosa baby gang responsabile di alcune rapine ai danni di commercianti della zona. Dodici le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla polizia nei confronti di altrettanti giovani, tra i quali ben nove minorenni, responsabili di diverse rapine. I reati contestati alla baby gang sono furto, rapina, percosse e danneggiamento. La banda era composta di ragazzi tra i 14 e i 19 anni; determinante è stata la collaborazione delle vittime dei diversi eventi criminosi. Modus operandi, abbigliamento, dettagli fisionomici, e i successivi riconoscimenti fotografici, hanno permesso ai poliziotti di chiudere il cerchio attorno ai responsabili di almeno 5 episodi di rapina, avvenuti tra il 17 e il 20 gennaio scorso. L’indagine ha ricostruito le dinamiche di tutti i casi, concentrati in quei specifici giorni. Via Arco di Travertino, via Menghini, via Appia Nuova e via Enea sono i luoghi dove la banda ha “colpito”. Entrando in gruppo nelle attività commerciali i giovani si dividevano i compiti: c’era chi pensava ad immobilizzare il negoziante – in più circostanze a picchiarlo – e chi si occupava a fare razzie di merce e del denaro contante nelle cassa. Il più grande, un 19enne di origini argentine, indossava sempre un orecchino con ciondolo a croce, dettaglio importante ai fini del suo riconoscimento. Gli altri due maggiorenni sono un romano e un ucraino, entrambi 18enni.




Vigevano, sgominata la baby gang delle stazioni ferroviarie: bulli 15enni violentavano e picchiavano

VIGEVANO – Una banda, che ha agito da vero “branco”, prendendo di mira i soggetti ritenuti più “deboli” incapaci di difendersi, scegliendoli tra compagni di classe o vicini di casa. In particolare una di queste vittime, uno studente 15enne, è stato oggetto di una vera e propria persecuzione giunta sino vere violenze fisiche ed umiliazioni che venivano riprese con i telefonini per ridicolizzarlo con gli altri ed aumentare il suo stato di prostrazione fino a realizzare una vera e propria sudditanza dello stesso nei confronti del branco.

La vittima è un ragazzo fragile, uno studente al primo anno di un istituto tecnico superiore, che è stato bersagliato da un gruppo di ragazzi con veri atti persecutori, tanto da diventare il loro passatempo preferito e di volerlo cercare anche quando la madre, avvertita da alcuni compagni di scuola su quanto il figlio stava subendo, aveva cercato di allontanarlo da queste false amicizie.

Il “branco” riusciva comunque ad imprigionarlo nella propria “tela”, sfruttando l’ascendente di uno dei componenti su di lui, suo compagno di classe e che il 15enne “bullizzato” oltre a crederlo amico, lo vedeva quale persona da emulare e per questo e per non essere emarginato dal gruppo, aveva anche accettato piccole angherie e prese in giro. Successivamente, però, tali angherie sono diventate insopportabili, tanto che il 15enne in più di una occasione accorgendosi della presenza dei “bulli” aveva cambiato strada o era scappato, ma questi lo erano andati a cercare per costringerlo a veri e propri abusi e per “utilizzarlo” nei loro “giochi” prevaricanti e violenti, anche e solamente per avere qualcosa da poter fotografare con i telefonini e quindi esibire come trofeo ad altri coetanei, per vantarsi e farsi vedere, dal loro punto di vista, “grandi” e “belli”. Gravissima anche la diffusione di tali immagini che, tramite Whatsapp, Twitter, Instagram, Facebook, Telegram, Imessage ed altri, avveniva tra tutti i coinvolti e i compagni di classe degli stessi, che si guardavano bene dall’informare genitori ed insegnanti un po’ per la paura di ritorsioni e un po’ per la mancata comprensione della portata degli atti ripresi.

La gravità delle violenze e della persecuzione nei confronti dello studente 15enne, hanno raggiunto il loro apice nei mesi di dicembre 2016 e gennaio 2017, allorquando i “bulli”, in una circostanza, dopo averlo braccato per strada, mediante la somministrazione coartata di alcolici (se non avesse bevuto lo avrebbero picchiato!), lo ponevano in stato d’ebbrezza e di incapacità d’intendere e volere per poi costringerlo a tollerare di essere condotto in giro per la città, teatro della vicenda, legato ad una catena, prima al collo, poi legata attorno al busto, a mo’ di cane al guinzaglio; ed in un’altra, la più brutale, allorquando in concorso tra loro e con un infra quattordicenne, con violenza consistita nella repentinità del gesto e approfittando delle condizioni di inferiorità fisica della vittima al momento del fatto, denudata, tenuta appesa per le gambe a testa in giù, sospesa sopra un ponte, la costringevano a subire atti sessuali, brutalizzandolo con l’utilizzo di una pigna e fotografando la violenza. La fotografia scattata veniva poi divulgata a terzi tramite applicazioni di messaggistica istantanea.

I Carabinieri di Vigevano, avuta notizia dell’esistenza di queste vicende, sono riusciti prima a convincere alcuni genitori, preoccupati per quanto sarebbe potuto ulteriormente succedere ai loro figli, a presentare alcune denunce, poi in breve tempo hanno individuato il gruppo di ragazzi, che proprio per la gravità dei reati di cui sono indiziati non sono stati denunciati, ma arrestati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, pornografia minorile, violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato della vittima.

E’ bene evidenziare che i militari, nell’avvio di tale attività d’indagine, sono riusciti a creare le condizioni affinché uno studente, coetaneo della vittima di “bullismo” e testimone dei fatti, si sentisse protetto tanto da consentirgli di acquisire una delle fotografie della violenza sessuale divulgata dal “branco”, ove i componenti dello stesso risultavano ritratti visibilmente compiaciuti della tragica rappresentazione e che successivamente rassicurato dai militari, testimoniava circa le violenze a sua conoscenza subite dal coetaneo e amico.

Il branco è un gruppo di una decina di ragazzi di “buona famiglia”, figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Cinque in particolari i bruti, tre hanno 15 anni, uno ne ha 16, e c’ è anche un tredicenne, per questo non imputabile: sono stati rinchiusi nell’Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano a disposizione del Tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo, competente territorialmente.
LE ACCUSE

Le esigenze cautelari sono state considerate indispensabili dal GIP del Tribunale per i minorenni di Milano, per l’elevatissimo rischio di recidiva, desumibile dalle modalità e le circostanze dei fatti, gravissimi non solo oggettivamente, ma anche perché ascrivibili ad istinti di sopraffazione verso un soggetto debole tipici del “bullismo”, che nel caso specifico è apparso declinato all’interno di un gruppo con caratteristiche di stabilità, del quale tutti gli indagati fanno tragicamente parte.

Al termine di complesse e delicate indagini finalizzate a reprimere il fenomeno del “bullismo”, tra i giovani e nei loro ambienti di aggregazione i militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 minori poiché gravemente indiziati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (artt. 110, 609 octies in relazione agli artt. 609 bis, 1° e 2° comma nr.1 e 609 ter, n. 5 sexies c.p.), pornografia minorile (artt.110 e 600 ter, 4° comma c.p.), stato di incapacità procurato mediante violenza e violenza privata (artt.81, 110, 613 e 610 c.p.). In particolare le accuse più gravi sono loro rivolte in ordine agli episodi violenti e vessatori commessi nei confronti dello studente 15enne, approfittando del suo stato di fragilità:

Inoltre a carico del “branco”, coadiuvati a seconda dell’occasione da altri coetanei, non compresi tra i quattro arrestati, sono stati accertati diversi episodi di danneggiamento e vandalismo ai danni di alcuni convogli ferroviari, con rottura di vetri, lancio di sassi, imbrattamento delle carrozze, anche mediante utilizzo di estintori. Nel mese di ottobre 2016, alcuni di essi si rendevano responsabili di un lancio di sassi contro un treno regionale, danneggiandolo e causando un ritardo sulla linea di percorrenza di circa 30 minuti.

Tra i componenti del “branco” a tutti gli effetti anche uno studente di soli 13 anni e pertanto non imputabile, la cui posizione, considerata la pericolosità sociale, è comunque al vaglio per l’eventuale richiesta di una misura di prevenzione.

Per questo motivo altri cinque 5 minori, di età compresa tra i 15 e i 16 anni sono stati deferiti a vario titolo per i reati di danneggiamento aggravato e interruzione di un pubblico servizio. Nel corso delle perquisizioni domiciliari eseguite contestualmente alle misure cautelari, i militari hanno rinvenuto e sequestrato diversi martelletti frangivetro asportati dalle carrozze dei treni assaltati.

A carico di alcuni degli indagati, anche una “spedizione punitiva”, avvenuta nel mese di febbraio 2017, nei confronti di due coetanei ritenuti responsabili di aver denunciato, in precedenza, alcuni comportamenti da “bullo” attuati dal capo “branco”. I due 15enni venivano per questo aggrediti di rientro a casa, percossi, spintonati e fatti segno di pugni. Solo l’intervento di un genitore, casualmente di passaggio in tali circostanze, scongiurava ulteriori conseguenze ai due studenti.
Tra le attività istituzionali dell’Arma dei Carabinieri è da sempre prioritaria la difesa delle categorie “Deboli” e in ragione di ciò sono state stipulate numerose convenzioni con altri enti pubblici quali l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia. In tale ambito, proprio per un percepito disagio dei minori nell’ambito della Provincia di Pavia, è stato sviluppato uno specifico protocollo con il locale Ufficio Scolastico Provinciale che prevede, tra l’altro, un progetto pilota con Carabinieri e studenti che interagiscono insieme, nelle aule, in un percorso di comprensione ed emersione dei fenomeni del bullismo e che si spera porti a risultati concreti già dalla fine di questo anno scolastico.

Chiara Mattei

 




ROMA: SGOMINATA LA BABY GANG DI PIAZZA VESCOVIO

Redazione

Erano il "teppistelli del quartierino". Rapinavano coetanei individuandoli nei centri commerciali o alle fermate della metropolitana di Roma.
Ma la baby gang è stata scoperta dalla polizia dopo alcuni mesi si indagine. Cinque le misure cautelare eseguite. A quanto accertato, la banda è responsabile di una serie di 'colpi'. Gli agenti hanno visionato anche alcune bacheche di ”Facebook” dove era esposta la merce rubata. Poi attraverso l’analisi dei cellulari dei giovani rapinatori il cerchio si è chiuso. Recuperata parte della refurtiva. Due dei ”baby” rapinatori arrestati sono figli di genitori per bene che sono caduti dalle nuvole quando hanno saputo che i figli andavano in galera. Gli altri invece, secondo la polizia, vivrebbero in contesti disagiati.