VIA ACCALARENZIA: 38 ANNI DOPO… TANTE LE COMMEMORAZIONI NEL RICORDO DEI CADUTI

di A.P.

Roma – Deposizione di fiori e chiamata al "presente" in ricordo dei caduti di AccaLarenzia presso l’obelisco del foro italico, già foro Mussolini. Questo l'appuntamento indetto per la tarda serata del 7 gennaio 2016 e per il terzo anno consecutivo da Avanguardia Nazionale in alternativa alle celebrazioni che si terranno in via AccaLarenzia, mentre nel pomeriggio davanti la storica sede del tuscolano si terranno le due cerimonie del "presente" di CasaPound e Forza Nuova.

Durante la mattina del 7 gennaio 2016 sarà deposta una corona di fiori da Fabio Rampelli che guiderà una rappresentanza di FdI-AN. Sempre in mattinata sarà presente anche Azione Nazionale con l'ex sindaco Gianni Alemanno.

7 gennaio 1978 nel ricordo del sopravvissuto Maurizio Lupini: “Avevamo deciso io e Bigonzetti di comprare dei cornetti – ricorda Maurizio Lupini sopravvissuto alla strage del 1978 – proprio al laboratorio di fronte. – Lupini prosegue nel racconto -Nel rientrare, vediamo una persona che a me ha dato all’occhio ed era il presunto palo, infatti io ho detto: “Questa persona non mi piace”. Ma poi rientrammo, senza farci più caso, nella spensieratezza dell’essere incoscienti a vent’anni, pensavamo che queste cose non potessero mai succedere a noi. Decidemmo poi di uscire, io ero l’ultimo e ho spento la luce e come spengo la luce sento il primo sparo e penso subito a un mortaletto di capodanno e in un attimo quel colpo ha preso Bigonzetti in un occhio. Ecco se potessi proiettare l’immagine di Bigonzetti mi ricordo questo corpo innalzato per aria di almeno un metro e con questo impermeabile bianco discendere come due ali di uccello, tutto a rallentatore. Mentre invece, nella realtà, gli spari erano veloci, infatti è successo tutto in un attimo. Richiusi la porta, non so come feci ma eravamo tutti buttati a terra e dopo dieci minuti vidi il sangue rientrare, pensavo fosse il sangue di Enzo, quando apro la porta trovo questo corpo a terra poi Bigonzetti era un ragazzone era un metro e ottanta faceva anche karate. Mi ero tutto sporcato di sangue, tentai di portarlo a me, lo portai al centro di questo piazzale ma ormai era morto la materia cerebrale era fuoriuscita. Dall’altra parte c’era Ciavatta, che mi disse “a Maurì mi brucia tutto dentro” l’ambulanza è arrivata 30 minuti dopo. Trenta minuti prima si sarebbe potuto forse salvare ma il destino ha voluto che quel giorno morissero quei due ragazzi. Sembravo uscito da una macelleria mi interrogò la polizia e non mi dissero se mi volevo lavare le mani. Fin quando all’alba gli dissi che volevo andare via perché avevo quell’odore di sangue di un mio fratello che non andava via e volevo tornare a casa. – Maurizio Lupini, dopo un attimo di silenzio conclude – Un fratello sì! E per qualche giorno il sangue mi rimase nelle unghie, non riusciva ad andar via”.

I Fatti: Verso le 18:20 del 7 gennaio 1978 mentre si apprestavano ad uscire dalla sezione di via Acca Larenzia, nel quartiere Tuscolano a Roma, per recarsi nel quartiere Prati cinque giovani furono colpiti dai colpi di diverse armi automatiche sparati da un gruppo di fuoco formato da 5 o 6 persone: uno di loro, Franco Bigonzetti, ventenne iscritto al primo anno di medicina e chirurgia, rimase ucciso sul colpo. Vincenzo Segneri ferito ad un braccio, insieme a Maurizio Lupini e a Giuseppe D'Audino riuscirono a rientrare all'interno della sede chiudendo la porta blindata dietro di loro e a sfuggire all'agguato di stampo terroristico. L'ultimo del gruppo, Francesco Ciavatta, studente di diciotto anni, pur essendo ferito tentò di fuggire attraversando la scalinata situata a lato dell'ingresso della sezione ma, inseguito dagli aggressori, fu colpito nuovamente alla schiena e morì in ambulanza, arrivata sul posto dopo oltre 30 mi
nuti, durante il trasporto in ospedale.Nelle ore seguenti, col diffondersi della notizia dell'agguato tra i militanti missini, una sgomenta folla di attivisti organizza un sit-in di protesta sul luogo della tragedia. In seguito, forse per il gesto di un giornalista che, distrattamente avrebbe gettato un mozzicone di sigaretta nel sangue rappreso sul terreno di una delle vittime della sparatoria, iniziarono dei tafferugli e scontri provocando l'intervento delle forze dell'ordine con cariche e lancio di lacrimogeni. Uno di questi colpì anche l'allora segretario nazionale del Fronte della Gioventù (FdG) Gianfranco Fini.
I carabinieri spararono anche alcuni colpi in aria mentre, uno di loro, il capitano Edoardo Sivori, sparò mirando ad altezza d'uomo ma la sua arma si inceppò. L’ufficiale, allora, si fece consegnare la pistola dal suo attendente e sparò di nuovo, questa volta centrando in piena fronte il diciannovenne Stefano Recchioni, militante della sezione di Colle Oppio e chitarrista del gruppo di musica alternativa Janus. Il giovane morirà dopo due giorni di agonia.Alcuni mesi dopo l'accaduto, il padre di Ciavatta, portiere di uno stabile in Via Deruta 19, si suicidò per la disperazione bevendo una bottiglia di acido muriatico.




ANZIO: PRESENTATO IL LIBRO DI STEFANO DELLE CHIAIE

Redazione

Anzio (RM) – Una sala consiliare gremita ha accolto il fondatore di "Avanguardia Nazionale" Stefano Delle Chiaie, che ospite della rassegna editoriale "Libro e Moschetto. Armiamoci di Cultura" ha presentato il suo libro "L'aquila e il Condor".

Ad inaugurare la rassegna il Presidente dell'Associazione Sleipnir Rodolfo Turano, che leggendo un passo del libro "Elogio della cazzimma" ha voluto ricordare come la rassegna sia stata ideata e organizzata in onore dell'amico, giornalista e scrittore Daniele Lembo. In sala, tra il pubblico, la moglie Anna e la figlia Marta.

Prima di iniziare però il fondatore di "Avanguardia Nazionale" ha voluto brevemente replicare al giornale Liberazione: "Chi ha scritto l'articolo – ha detto Delle Chiaie – non ha letto il mio libro. Avrebbe dovuto leggerlo e venire qui e fare le sue domande. Ovunque vado – continua Delle Chiaie – vengo attaccato da certa stampa, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontarmi e smentirmi. Non ricordo neanche più – conclude Delle Chiaie – quanti processi ho dovuto affrontare, rispondendo alle sterili accuse di 3-4 magistrati, ma sono sempre stato assolto".

Delle Chiaie ha poi risposto alle domande dei moderatori, il giornalista di "Rinascita" e "Notte Criminale" Giuseppe Parente e del giornalista, scrittore ed autore di "Fascinazione" Ugo Maria Tassinari e ha così raccontato la sua versione della Battaglia di Valle Giulia, della "rivolta del pallone" di Caserta, della rivolta di Reggio Calabria e del golpe Borghese, rispondendo poi a tutte le domande del pubblico.

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ANZIO: STEFANO DELLE CHIAIE CONSEGNA LE SUE MEMORIE ALLA STORIA CON IL LIBRO "L'AQUILA E IL CONDOR"

Redazione

Anzio (RM) – Il fondatore di “Avanguardia Nazionale” Stefano Delle Chiaie sarà ospite della rassegna editoriale "Libro e Moschetto. Armiamoci di cultura", che si terrà il prossimo sabato 1 marzo, alle ore 18.00, presso la Sala Consiliare del Comune di Anzio per presentare il suo libro “L’aquila e il condor”. Insieme a Delle Chieie interverranno il giornalista di “Rinascita” e “Notte Criminale” Giuseppe Parente e lo scrittore, giornalista e autore di “Fascinazione” Ugo Maria Tassinari.

Stefano Delle Chiaie, detto "Er Caccola", è un noto esponente della destra radicale ed esponente giovanile della destra spiritualista del Movimento Sociale Italiano. Egli fu allievo di Julius Evola, amico di Enzo Erra e di Pino Rauti, nonché fondatore di Avanguardia Nazionale. Militante fascista fin dalla giovanissima età, Delle Chiaie aveva una spiccata predilezione per l'azione più che per la discussione teorica e con le sue azioni ha segnato trent'anni di battaglia politica, venendo accusato dei peggior crimini, compresa la strage di piazza Fontana.

Ricercato dalle polizie di mezzo mondo, il suo nome è stato associato ad alcuni dei fatti più cruenti e misteriosi del passato recente e così, nel libro “L’aquila e il condor”, ha scelto di fornire la sua versione, che spesso contraddice i resoconti di altri testimoni. Il suo racconto getta nuova luce su alcuni degli episodi più discussi degli anni di piombo: come la famigerata beffa dei "manifesti cinesi", il golpe Borghese, la strage del 12 dicembre 1969, i fatti di Reggio Calabria, il piano per sequestrare Aldo Moro, quattordici anni prima che lo facessero le Brigate Rosse.

Racconterà inoltre gli anni della lunga latitanza, lontano dall’Italia e della sua attività politica, con ruoli di primo piano, in Sudamerica, Spagna, Angola e Portogallo, nel segno dell'utopia di una rivoluzione terzista. Per maggiori informazioni su questo o sugli altri appuntamenti della rassegna editoriale, è possibile consultare la pagina Facebook “Associazione Sleipnir” o il blog associazionesleipnir.blogspot.it.