Atac, le opposizioni al Sindaco: “Perché quei 60 nuovi bus fermi a Bologna?”

A tre giorni dalla seduta della commissione mobilità, incentrata sull’atavico problema dell’aria condizionata nei bus Atac e RomaTpl, intervengono le consigliere capitoline Svetlana Celli, capogruppo della Civica RomaTornaRoma, e Ilaria Piccolo del PD. “Delle 227 vetture nuove, che dovevano arrivare in base alla gara assegnata con Consip, 60 sono ferme in un deposito di Bologna. Per quale motivo?”

Le consigliere capitoline Piccolo e Celli

“La triste novità – attacca il comunicato congiunto – è emersa durante la seduta della commissione. Quei sessanta bus non riuscirebbero ad essere messi in servizio per motivi burocratici. Ma quali siano i problemi specifici e quali i tempi per farli arrivare finalmente a Roma non è dato sapere. Dire che in città servano bus è ormai una banalità, considerando i pochi in servizio e le centinaia di segnalazioni per guasti che si registrano ogni giorno. Non riescono ad arrivare a Roma neppure i 70 presi in affitto da Israele, le cui disavventure sono ormai un genere letterario. Ma perché in una città in grande sofferenza sui trasporti, la Giunta Raggi non riesca a indovinarne una e i nuovi bus non riescano ad arrivare in città resta un mistero”.

Le consigliere annunciano la presentazione di un’interrogazione urgente scritta direttamente alla Sindaca Raggi. Un atto necessario per “capire le ragioni dei 60 bus fermi a Bologna – spiegano – e la sorte degli 167 di cui non si sa più nulla. Tale situazione ci preoccupa per lo stato e la qualità del servizio ai romani e per le destini del Piano Industriale aziendale, che vede come ‘pilastri’ proprio l’aumento dei Km offerti e l’arrivo di nuovi autobus. Un Piano più che mai necessario per l’omologazione del concordato di Atac”.

“Vista la perdurante assenza nelle commissioni del Presidente Atac – conclude il comunicato -, che evidentemente non ama il contraddittorio e non viene a riferire non tanto a noi ma alla città, dal momento che siamo degli eletti e dei rappresentanti dei cittadini, speriamo così di fare un po’ di chiarezza e di capire cosa stiano facendo in Campidoglio per accelerare le procedure e dare a Roma i nuovi bus tanto attesi”.

Il testo dell’Interrogazione



Bus e treni bollenti, così Atac apre la stagione estiva

Autobus e treni infuocati, all’interno
temperature, misurature alla mano, che raggiungono abbondantemente i quaranta
gradi. Atroce. E all’orizzonte, neanche a dirlo, neppure il piano per la
distribuzione delle bottigliette d’acqua negli importanti nodi di scambio, come
avveniva in passato. “E quando non è l’aria condizionata – spiega un autista di
Atac SpA – ci fermiamo per l’ebollizione
dei radiatori. Non se ne esce”.

E ci risiamo, sono bastati pochi
giorni di caldo estivo per mettere ulteriormente in crisi il trasporto pubblico
romano, al netto del pasticcio scaturito dal noleggio dei bus israeliani. Cancellazioni
corse, provvedimenti disciplinari nei confronti del personale e malori: una
situazione al collasso, dove le parole dell’assessore alla mobilità Linda Meleo – “abbiamo chiesto all’azienda un report puntuale su tutti gli interventi
messi in campo per la manutenzione dei sistemi di climatizzazione a bordo dei
bus
” – appaiono irrilevanti.

Sarebbero in media, secondo le
indiscrezioni raccolte, 120 le vetture che rientrano nelle rispettive rimesse a
causa del malfunzionamento degli impianti dell’aria condizionata. “Queste si
aggiungono ai bus fermi per i guasti cronici – rimbecca un conducente che
preferisce l’anonimato– il che vuol dire che nella fascia oraria compresa tra
le ore 12 e le ore 17, quella estremamente calda, si rischia quotidianamente la
soppressione di turni interi. Noi abbiamo le mani legate, le normative di
riferimento, che comprendo il Codice della Strada, sono chiare al riguardo”. Ma
qual è l’origine dei guasti? “Non lo sappiamo con certezza, è evidente che se le
manutenzioni fossero partite con largo anticipo, il problema sarebbe stato
quasi certamente di minore impatto. Ora cercheranno di metterci una toppa, la
solita toppa, che peserà fortemente sulle casse dissanguate dell’Azienda”. In
che senso? “Un intervento se straordinario costa il doppio”. Assurdo. “E si,
manca la programmazione del lavoro. Due anni fa, durante la presidenza di Manuel Fantasia, le manutenzioni
partirono in febbraio”. Già, l’ingegner Fantasia, finito triturato dalle
logiche, schizofreniche, della maggioranza targata M5S. “Proprio lui, quello che voleva mettere un po’ di ordine di
una sottospecie di Torre di Babele”. Ma è vero che due suoi colleghi sono stati
oggetto di provvedimenti? “Confermo, un’altra assurdità”.

Allarme aria condizionata anche nei treni tipo MB – del 1990 – della Linea B della metropolitana, nei convogli Firema (1986) della ferrovia Roma-Viterbo e nelle MA 200, tanto odiate dal personale quanto dagli utenti, della ferrovia Caronte Roma-Lido. “Altro anno, stessa spiaggia, ma anche stessi problemi con i materiali sulla Roma-Lido”, attacca la nota delle RSU del Collegio 18, inviata il 10 giugno ai vertici aziendali. “Nella giornata di sabato 8 giugno il numero dei treni circolanti in linea è sceso a cinque a fronte di almeno 50000 romani che si dirigevano verso il mare”. Una giornata in cui le frequenze, ancora una volta, sono arrivate a “venti minuti” tanto da non permettere “ormai al personale di macchina di lavorare con la dovuta sicurezza tra banchine stracolme e problemi legati alla mancanza di aria condizionata nei vagoni, per non parlare delle ormai ataviche criticità delle MA200. Pertanto, le scriventi RSU richiedono una convocazione per conoscere quali iniziative l’Azienda intende mettere in campo per far andare avanti la gestione ordinaria in attesa delle decisioni politiche su chi dovrà amministrare la linea”.

Sul fronte sindacale si è levata la voce anche della Segreteria romana della Fast-Confsal che ha formalmente aperto le procedure di raffreddamento. “La mancata programmazione degli interventi –si legge nel documento – ha peggiorato la situazione in Azienda, mettendo a rischio la sicurezza di tutto il Personale e vanificando tutti gli sforzi fatti con i Piani di Ristrutturazione Aziendale, e l’aumento dei carichi di lavoro, la scrivente Organizzazione Sindacale in riferimento alle precedenti richieste di convocazione”. “Tra le criticità abbiamo rilevato – dichiara il Segretario Daniel Di Martino – la mancanza della programmazione strutturale delle ferie nei settori operativi con annesso recupero psicofisico, le problematiche riferite dai lavoratori della cosiddetta Quarta Area [biglietterie, sosta, parcheggi e verifica ndr], la carenza degli autisti e operai, l’insufficienza strutturale della mensa rispetto alla costruzione dei turni lavorativi e l’erogazione dei buoni pasto. Inoltre, abbiamo evidenziato la mancanza di autobus e del materiale rotabile idonei al servizio nonché le problematiche irrisolte sul personale di macchina e settore metroferroviario”.




Roma, TPL Capodanno: l’accordo c’è ma non piace ai lavoratori di Atac

Lo avevamo detto in tempi non sospetti, lasciatecelo dire con un pizzico d’orgoglio; avevamo detto che nulla era scontato e che il Campidoglio & company si erano sbilanciati un po’ troppo, e venduti la pelle dell’orso prima di catturarlo – a Roma si dice diversamente, meglio lasciare perdere, non vogliamo toccare la sensibilità di nessuno – E, infatti, quando la mattina del 20 dicembre, i sindacati Confederali hanno sottoscritto, o meglio ratificato (le parole hanno un senso) quanto già deciso (e annunciato una ventina di giorni fa) da Atac, in merito alla programmazione dei trasporti per notte di San Silvestro, ecco esplodere il maleodorante bubbone.

Un malumore misto a rabbia si è subito
elevato tra gli intarsi e le volute del web, alimentato non solo dagli iscritti
delle sigle autonome, che si sono guardate bene dal firmare l’accordo – tuonando:
“non siamo mica il preservativo dei Confederali!” o roba del genere – ma anche,
e soprattutto, dai tesserati proprio della CGIL, CISL e UIL. Che, se potessero,
brucerebbero quel documento nelle pubbliche piazze romane, avvolte dalla soave diossina
del TBM del salario, o davanti ai cancelli della municipalizzata oppure, meglio
ancora, al cospetto delle rispettive sedi sindacali.

Un risentimento tale che potrebbe
riservare, comunque, il condizionale è d’obbligo, sorprese nefaste, scossoni
tellurici capaci di far andare di traverso il cenone (pentastellato e non) ai
ranghi elevati del Campidoglio e dell’Azienda, convinti come sono di aver
appiano le cose coi lavoratori. Specie coi macchinisti delle metropolitane e
delle ferrovie concesse Roma-Lido e Roma-Viterbo (tratta urbana) che, al
contrario, sentendosi strangolati e presi per i fondelli, giurano vendetta. Una
cruente vendetta, da consumare a fuoco tiepido.

Ma saranno attivi i servizi a
Capodanno fino alle 3.30? Ribadiamo: attenzione, le incognite sono dietro l’angolo.
Lo diciamo con cognizione di causa, come sempre, fiutando, se così si può dire,
gli umori dei dipendenti della divisione superficie e di quella
metroferroviaria. Certo, le truppe
cammellate
delle segretarie firmatarie si sarebbero messe all’opera per
reperire più persone possibili, tra i propri iscritti e simpatizzanti, e dal
cilindro qualcosa sarebbe uscito per Capodanno. Secondo le indiscrezioni,
infatti, sarebbero stati coperti i turni – quali turni poi?–, quelli oltre la
mezzanotte, della Linea A e della Lido. Per la Linea B, la Viterbo e la
Superficie, dove si stanno
riscontrando i problemi maggiori, bisogna ancora attendere.

Cos’è che i lavoratori recriminano?
Il modus operandi di Atac, che
avrebbe, furbescamente e in modo unilaterale, allungato i turni, trasformando,
di fatto, in ordinario ciò che invece era da considerare una prestazione
straordinaria. Corrispondendo, inoltre, una retribuzione, specie ai
macchinisti, decisamente inferiore ai maggiori carichi di lavoro richiesti.
Quei 170 euro lordi destinati ai nottambuli, sventolati in bella vista, sono “omnicomprensivi”,
così recita l’accordo, e di conseguenza, stando ai rumors, sono poca cosa, al netto delle tasse e delle altre
indennità già previste ai dipendenti. Insomma, il lavoro è aumentato e i soldi
sarebbero diminuiti. “È un accordo in
pejus
”, ci tengono a dire, “anche se in una prima battuta sembra il
contrario. E non è solo una questione di trattamento economico, non tiene conto
del riposo psicofisico e non garantisce la sicurezza durante l’esercizio”. Che,
durante i festeggiamenti dell’anno nuovo, dovrebbe essere un tema prioritario. Come
dargli torto?

Staremo a vedere chi la spunta. La sensazione che si ha è pessima, ragionando a mente fredda, sembra evidente che questo accordo abbia trovato le sue basi nelle divisioni della categoria degli autoferrotranvieri, e per meri ragionamenti di bottega. Quanta tristezza, ci vorrebbe un sussulto di dignità.

David Nicodemi




Roma, Atac: Raggi garantisce no tagli a salari e occupazione

ROMA – “Non ci saranno tagli, saranno mantenuti i livelli salariali e occupazionali. Noi chiediamo la collaborazione ai dipendenti e ai cittadini, perché il nostro obiettivo è quello di mantenere Atac pubblica e di rilanciarla.
Un’azienda pubblica, se condotta bene, può essere efficiente e fornire un servizio di qualità. Questo è il nostro obiettivo”.
Lo dice la sindaca di Roma Virginia Raggi su possibili tagli derivanti dal concordato preventivo in Atac. “Noi abbiamo cominciato da subito ad occuparci di questa azienda -ha aggiunto- Abbiamo messo in strada 45 filobus e sbloccato acquisti di 150 autobus che erano fermi da tempo. Da subito abbiamo avviato una serie di attività per migliorare il servizio. Ci vorrà del tempo affinché si possa costituire una normalità che manca da tempo. Chiediamo la collaborazione di tutti perchè è un percorso importante nel senso del rilancio dell’azienda e della qualità del servizio, che è fondamentale”

Intanto grande attesa per domani pomeriggio, quando si riunirà il consiglio straordinario su Atac. Per la municipalizzata dei trasporti di Roma, gravata da 1,3 miliardo di debiti, il management insieme al Campidoglio ha scelto la strada del concordato preventivo in continuità. Proprio in concomitanza con la seduta dell’Aula Giulio Cesare diversi sindacati hanno preannunciato un presidio sotto la sede del Comune dicendosi preoccupati dagli effetti della misura (un accordo con i creditori sotto l’egida del Tribunale) sulle buste paga e il numero stesso dei dipendenti.