Il virus entra in Atac, scatta la psicosi. Polemiche sulle mascherine e pulizia mezzi

Il Codiv-19 entra prepotentemente in Atac.
«Caso positivo rimessa Grottarossa», questo il messaggio che
circolava lunedì mattina nelle chat dei lavoratori, «moglie intubata a Rieti –
autista positivo asintomatico – figlio negativo». Il passaparola è dirompente,
come una slavina durante la vorticosa discesa. La tensione sale, qui e negli
altri depositi di superficie e del metroferro. Nessuna comunicazione ufficiale
dell’Azienda, anche se, ai primi rintocchi, funerei, ha subito attivato i
protocolli sanitari e raccomandato ai dipendenti che rientrano di «non sostare
nei locali della rimessa» una volta consegnata «tabella e foglio corsa».

La giornata è interminabile. I lavoratori cercano e si
interrogano su chi, nei giorni passati, ha potuto avere contatti con il
“dipendente zero”. E salta fuori un loro collega che, appena saputa la triste
notizia, informa la centrale operativa e si mette in «malattia preventiva», pur
non avendo né febbre né tosse. Per sua fortuna. Nel frattempo carabinieri e
personale della ASL presidiano la rimessa, una delle più articolate, con
all’incirca 1200 lavoratori, tra autisti, operai, addetti alla mensa e bar e
gli amministrativi. Sono ore concitate, nelle quali si fa largo l’ipotesi di
chiudere la baracca e passare per il momento le linee esercitate al deposito
di Magliana.

La richiesta formale arriva intorno alle 17 dalle RSU Cisl di
Grottarossa: «in virtù delle ultime notizie riguardo alla positività di un
nostro collega», recita la nota inviata tra gli altri al presidente Paolo
Simioni
 e al direttore del personale Cristiano Ceresatto,
«chiedono la totale messa in quarantena di tutti i dipendenti di questa rimessa,
per la salvaguardia della salute dei colleghi stessi, delle loro famiglie
nonché dell’utenza», nella speranza di «diminuire il contagio». «Qualora non venga applicato»,
concludono, «vi terremo responsabili
dell’eventuale aumento dell’epidemia
».

L’istanza rimane però in sospeso, in quei precisi momenti
infatti, si riuniscono in videoconferenza Atac e le segreterie di CgilCislUil e Ugl per
attivare «una polizza assicurativa integrativa per la totalità
dei dipendenti in forza», con l’esclusione di quelli in aspettativa. Che
prevede «un’indennità di 100 euro al giorno a partire dall’ottavo giorno di
ricovero causato da infezione Codiv-19», «un’indennità di convalescenza pari a
3mila auro, corrisposta alla dimissione dall’istituto di cura a seguito di
ricovero» e, infine, il «pacchetto di assistenza post ricovero per gestire al
meglio il recupero della salute e la gestione familiare (es. collaboratrice
familiare, baby-sitter, consegna spesa a domicilio, ed altro)».

«Stiamo cercando soluzioni, in tutte le Aziende», spiegano i
diretti interessati nel comunicato congiunto, «attraverso un tavolo di
trattativa permanente, perché ogni lavoratore abbia la dovuta e necessaria
tutela». Pungenti le reazioni: «Intervento buono ma tardivo, suona come una
resa», commenta un autista, «l’Azienda riconosce implicitamente i suoi errori».
«Siamo in emergenza dal 31 gennaio», dice un altro, «e questi stanno ancora
parlando». Pesante il commento di Claudio De Francesco,
segretario Faisa Sicel: «Troppo facile farlo dopo, la vita degli
autoferrotranvieri costa 30 denari, come Guida. Grazie mille per il funerale
pagato».

Il botta e risposta prosegue, anche quando le stesse
Segreterie regionali annunciano, in tarda serata, la costituzione del Comitato
di Sicurezza Aziendale
 per fronteggiare l’emergenza. «Abbiamo
chiesto», sottolineano, «di intensificare l’igienizzazione su tutti i luoghi di
lavoro e su vetture, treni, metro e tutto il materiale rotabile, facendo un
controllo accurato sulle igienizzazioni, utilizzando i lavoratori volontari
resi disponibili dalla sospensione temporanea delle attività. È stato proposto
di valutare la possibilità di sanificare le metropolitane prima dei cambio
turno del personale e i bus in piazza, utilizzando turni di lavoro il più
possibile compatibili con la riduzione dei contatti». Inoltre, «sono stati
richiesti i kit guanti e mascherine, gel igienizzante per tutti i lavoratori
front-line, officine e anche per i lavoratori dell’indotto che igienizzano gli
ambienti».

«Prevenire è meglio che curare», riprende il segretario De
Francesco, «lo avevamo detto prima che scoppiasse la pandemia. Bastava
semplicemente sanificare tutti i bagni e parco mezzi a ogni capolinea. Mentre
invece non si è fatto niente, non si è intervenuti per tempo a fornire i lavoratori
con mascherine e guanti. Anzi», ricorda, «era uscita una disposizione dove si
diceva che l’uso delle mascherine metteva in allarme i cittadini. Questa è
l’incapacità manageriale messa dall’attuale Amministrazione: ad oggi i bagni ai
capolinea sono fatiscenti». Le immagini e i video al riguardo, ricevuti e
montanti dalla Redazione de l’Osservatore, lasciano effettivamente perplessi.
Nell’analizzarli si denota una carenza nella pulizia delle vetture – metro e
bus – e dei bagni aziendali, tanto da giustificare l’allarme del personale.

I riflettori quindi si spostano in Campidoglio.
Nella diretta facebook la Sindaca Raggi afferma: «Sto sentendo
la Protezione Civile regionale e nazionale per ottenere un
primo stock di mascherine per le forze dell’ordine e gli autisti. Sapete come
tutta Italia sia alla ricerca di queste mascherine che stanno arrivando un po’
per volta». Immediata la risposta di Svetlana Celli, consigliera
comunale e capogruppo della lista civica RomaTornaRoma. «L’uscita
della Sindaca ci sembra oltre modo tardiva», esordisce. «Il caso dell’autista
Atac della rimessa Grottarossa riaccende i fari sulle criticità dei dipendenti
aziendali front-line. È un campanello d’allarme, ma non del tutto
inaspettato. Sono giorni e
giorni che insieme ai rappresentanti sindacali e alle associazioni e ai
comitati di pendolari chiedono mascherine e guanti, nel rispetto dei protocolli
sanitari, delle direttive del Governo e della Regione Lazio
. Perché
i loro appelli sono rimasti inascoltati?»

«Mentre a tutti i dipendenti è stato consegnato il gel
antibatterico», sottolinea, «sembrerebbe che le mascherine siano state fornite
ai soli macchinisti e ai capitreno delle ferrovie Roma-Lido e Roma-Viterbo,
e per giunta sbagliate, tanto che l’azienda le avrebbe sostituite di corsa. Per
tutti gli altri poi consegne al lumicino: nessuna protezione per autisti,
macchinisti delle metropolitane e della Roma-Giardinetti,
capistazione, agenti di stazione, bigliettai, verificatori e ausiliari del
traffico». E annuncia un’interrogazione urgente sulle «misure a
protezione dei lavoratori e le modalità e tempistiche della igienizzazione e
sanificazione di treni, bus, tram e filobus».

Ma oltre alle mascherine inesistenti o sbagliate, nelle
ultime settimane si è fatto largo un altro problema che investe gli autisti
stessi: «Le direttive hanno imposto la chiusura dei bar e delle altre attività
di ristorazione per contenere il contagio», racconta un conducente. «Bene, ma
nessuno si è preoccupato di provvedere all’installazione di bagni chimici ai
capolinea sprovvisti dei servizi igienici aziendali, e sono numerosi, in
sostituzione a quanto gentilmente offerto dai commercianti, ora chiusi». E come
fate? «Laddove è possibile utilizziamo i bagni di Cotral, fino a
quando ce lo consentirà, altrimenti avvisiamo la centrale operativa e andiamo
alla rimessa più vicina. Pensate a come si possono sentire le nostre colleghe».

All’indomani iniziano le operazioni di igienizzazione nei
locali della rimessa di Grottarossa. Ma numerose sarebbero le assenze per malattia,
secondo le indiscrezioni circa 500 gli autisti sarebbero rimasti a casa, quasi
il 50%. I timori sono comprensibili, del resto i contagi sono in aumento nel
territorio laziale e le previsioni sono piene di incognite. «I tempi per uscire
dall’epidemia di coronavirus non saranno brevi e molto probabilmente la data
del 3 aprile verrà superata», afferma l’assessore alla Sanità
e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato.
«Sul 3 aprile come data di ripresa di una vita normale non si può prevedere con
certezza. Ma penso che questa data verrà superata».




Coronavirus e trasporti: chi risolve il sovraffollamento di treni e bus?

Quarantena, zone rosse, incontri
pubblici vietati, e guai a salutarsi con la stretta di mano o scambiarsi
effusioni amichevoli o amorose in pubblico. Occorre stare a un metro di
distanza dalle persone, si ripete, perché il coronovirus «è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere
trasmesso a distanza ravvicinata». Poi però si è costretti – per svariate
ragioni – a fruire dei mezzi pubblici e a quel punto, una volta salito a bordo
vettura, ci si accorge che quelle raccomandazioni sono acqua fresca.

Succede ogni giorno di viaggiare
ammassati nei treni delle metropolitane o delle ferrovie ex-concesse, nei bus
come tram e filobus romani. Di camminare gomito a gomito lungo le banchine,
emblematico quanto accade nella stazione di Piazzale Flaminio, di stare, essenzialmente, al di sotto della
distanza di sicurezza, raccomandata dal Governo e dal Comitato Scientifico. Circa
1miliardo e 200milioni i cittadini potenzialmente coinvolti, per essere chiari,
tanti quanti sono i passeggeri trasportati ogni anno da Atac, secondo le stime rese note dalla stessa azienda. Ai quali si
sommano e si incrociano gli utenti di Cotral,
l’altra importante società pubblica del comparto, con circa 70milioni. Esclusi nel conteggio il
personale front-line delle rispettive
aziende e dei rispettivi esercizi.

Nei confronti di questi ultimi Atac, al
pari della altre aziende di TPL italiane, dispone (D.O. 53 del 7 marzo) che «a partire da lunedì prossimo, 9 marzo, il personale di guida, salvo
casi di emergenza, non aprirà la porta
anteriore delle vetture
per le quali non è disponibile l’accesso separato
alla cabina guida. Sarà consentito l’utilizzo della porta centrale e/o posteriore. La misura rimarrà operativa fino al
termine dell’emergenza sanitaria».

La disposizione non riguarda le vetture di ultima generazione di 12 e 18 metri, quelle che, in definitiva, hanno l’accesso segregato alla cabina guida, i bus a due porte e quelli elettrici (Gulliver) nonché i tram di ogni tipologia. Ma nelle ultime ore è emerso che alcuni bus di colore rosso, serie Urbanway Inveco, arrivate tre fa nelle rimesse, avrebbero una cabina non adeguatamente chiusa. Una riprova le immagini scattate da alcuni lavoratori, durante il servizio.  

Le cabine bus Urbanway messe sotto accusa
Banco di manovra treno Linea B

Sul fronte metroferroviario, un’altra
immagine mostra la sporcizia che sarebbe stata trovata sul banco di manovra di
un treno della Linea B, e ciò fa
pensare che le operazioni di pulizia e di igienizzazione effettuate dovrebbero
essere rafforzate, ripetute nel corso della giornata. A rimarcarlo anche le RSU nella nota trasmessa a poche ore di
distanza dalla disposizione Atac. «Riconoscendo le iniziative messe in campo»,
esordisce il documento dei rappresentanti dei lavoratori, «richiedono un incontro
per ulteriori chiarimenti riguardo: le tipologie e modalità di esecuzione degli
interventi di sanificazione, incluse tempistiche e frequenze; pulizie delle
cabine di guida, bagni e box di stazione; pulizie dei filtri e delle condotte d’aereazione
del sistema di climatizzazione delle cabine guida dei materiali in servizio;
tipologia e utilizzo dei prodotti e loro integrità, impiego delle mascherine,
dotazione di un interfono nei box di stazione; comportamenti da adottare verso
i passeggeri». A complicare la situazione, il fatto che il personale delle
ferrovie ex-concesse, Roma-Viterbo, Roma-Lido e Roma-Giardinetti, entri in contatto coi passeggeri durante le
operazioni di cambio-banco, differentemente dai colleghi delle metropolitane.

Sulla RomaTpl, società che gestisce il 30% dei chilometri di superficie
di Roma Capitale, la tensione resta alta.
Complice le note sindacali di SLM
Fast-Confsal
e USB, secondo le
quali la Società non avrebbe «provveduto ad alcuna azione preventiva». Secca la
smentita della diretta interessata, arrivata a stretto giro di posta, anche se
«non notiamo nessuna massiccia azione di pulizia», rimbecca Cosimo Andretta (Fast-Confsal), «almeno
dicono che lunedì 9 marzo dovrebbero arrivare i kit per il personale». Partita
sospesa. Per il momento.

Fin qui le misure di prevenzioni nei
riguardi dei dipendenti, legittime seppur con dei lati oscuri. Rinforzate dal comunicato 7 del 5 marzo con la quale Atac,
nella persona di Cristiano Ceresatto,
direttore del personale, riconosce l’emergenza sanitaria e, in ottemperanza del
D.P.C.M. del 04/03/2020, invita i
lavoratori, tra l’altro, a «evitare le strette di mano ed
attenersi alla distanza minima di 1 metro».

E questo non fa altro che riportare l’attenzione all’interrogativo iniziale: cosa si fa per l’utenza? Ben poco si direbbe, al di là dei proclami. Treni e bus continuano a viaggiare pieni zeppi, nelle banchine delle stazioni/fermati si sgomita per raggiungere quanto prima l’uscita. È normale? Il Comitato Pendolari RomaNord si è rivolto direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «i treni affollati sono un veicolo privilegiato per il contagio e noi come pendolari ogni giorno rischiamo di ammalarci», si legge nella lettera, «purtroppo né la Regione Lazio, proprietaria della ferrovia, né Atac, gestore del servizio, sembrano aver appieno compreso il pericolo e continuiamo a viaggiare stipati come bestie, da sempre, in treni sporchi, affollati e quindi insalubri. Inoltre pensiamo anche a chi porta questi mezzi, persone come noi e quindi esposte al contagio, esattamente come noi». Come dargli torto? «La sanificazione è doverosa in quanto si tratta di una prescrizione obbligatoria e ci chiediamo come mai non sia stata fatta prima e con regolarità», aggiunge il Presidente Fabrizio Bonanni. «Per i treni della ferrovia Roma-Viterbo ad esempio, come si fa a garantire la distanza di sicurezza tra i passeggeri se le corse sono sempre di meno e quindi la gente si ammassa sui pochi treni circolanti, soprattutto in tratta extraurbana? Noi abbiamo la quarantena dietro l’angolo».

L’affollamento è quotidiano su treni e bus Atac

«Il sovraffollamento dei mezzi è un problema serio e va affrontato con concretezza», rincara l’associazione TrasportiAmo, «intanto sarebbe opportuno, per tutelare la salute dei passeggeri, intensificare le operazioni di igienizzazione delle vetture, delle banchine e degli atrii delle stazioni/fermate».




Roma, guasto alle scale mobili: musure cautelari per due dipendenti Metro Roma e due di Atac

La polizia, coordinata dalla procura della Repubblica di Roma, sta eseguendo un’ordinanza di misura cautelare interdittiva nei confronti di quattro persone, due dipendenti di Metro Roma e due di Atac, in merito ai guasti sulle scale mobili delle stazioni metro di Roma, Repubblica e Barberini.

I reati contestati sono quelli frode nelle pubbliche forniture e lesioni personali colpose aggravate. L’operazione, in corso da questa mattina ad opera della Squadra Mobile e degli agenti del commissariato Viminale, ha fatto luce sulle cause che portarono all’incidente del 23 ottobre dello scorso anno, quando alcuni tifosi del Cska Mosca furono coinvolti nel cedimento delle scale mobili alla stazione Repubblica.

Alcuni di loro restarono anche feriti. Le indagini hanno permesso anche di risalire alle cause del guasto, sempre alle scale mobili, ma questa volta della fermata Barberini del 21 marzo.




Roma, metro A: la fermata Barberini riapre a novembre… (forse)

ROMA – La fermata Barberini della Linea A potrà riaprire non prima della “metà di novembre”. È quanto ha riferito Renato D’Amico, Direttore dell’Esercizio Atac della metro A e B, durante la seduta della commissione capitolina Trasparenza del 8 agosto, presieduta dal consigliere Dem Marco Palumbo.  Salvo ulteriori intoppi, meglio essere chiari fin dall’inizio.

“La stazione è sequestrata”, ha spiegato il dirigente dell’Azienda comunale di trasporto, “e il 6 agosto abbiamo presentato istanza di dissequestro sulla base del cronoprogramma dei lavori presentato dalla ditta Otis [ditta incaricata dei lavori sulle scale mobili, ndr). Aspettiamo di poter entrare per effettuare i lavori sulle 4 scale. I tempi che sono previsti da Otis per i lavori sono: fine settembre per i lavori sulla prima coppia di scale, fine ottobre per la seconda coppia di scale. Quindi prevediamo nelle prime settimane di novembre di avviare le verifiche necessarie sulle stesse e poi riaprire la stazione, perché la riapertura deve avvenire in sicurezza e senza ombre”.

“La città è vittima della maledizione delle scale mobili”, ha tuonato Svetlana Celli, capogruppo della Lista Civica Roma Torna Roma, “sì, è sicuramente una maledizione a tenere chiuse le stazioni della metropolitana a Roma per almeno 9 mesi. Non si spiegano tempi tanto lunghi in una Capitale Europea, meta di turismo internazionale, per di più in una zona centrale della città”.

“I
tempi sulla possibile riapertura, che è stata ipotizzata per novembre”, ha
rincarato la dose, “sono davvero inconcepibili. Oltretutto, se non ci fosse
stata la commissione Trasparenza, che ho espressamente richiesto per le difficoltà
oggettive dei cittadini e dei commercianti della zona, incontrati dopo le
battaglie per la riapertura della fermata Repubblica,
nessuno dell’Amministrazione Capitolina si sarebbe degnato di dare informazioni
precise. Per questo, come fatto per Repubblica, annuncio che presenterò una
mozione analoga a quella approvata all’unanimità per chiedere la riduzione
delle imposte comunali ai commercianti”.

“Ricordo
a chi siede in Campidoglio che sono tutti lì su mandato dei romani e che ai romani
sono tenuti a rispondere e nel loro interesse a gestire la cosa pubblica. Ma il
rispetto per i cittadini è l’ultimo degli interessi di questa maggioranza,
dimostrato anche dall’assenza oggi dell’assessore competente. Una mancanza di
rispetto verso i cittadini e i commercianti che hanno chiesto più volte un
incontro mai concesso. A mancare in questa città”, conclude la consigliera
Celli, “è ancora una volta la politica, quella che ci mette la faccia e si
assume le responsabilità delle scelte e delle decisioni”.




Roma, metro A: i treni possono viaggiare con le telecamere rotte

ROMA – Novità nella circolazione dei treni nella Linea A della metropolitana, la più frequentata, introdotta dalla Direzione d’Esercizio con la D.O. 170 del 24 luglio. Secondo la quale, le segnalazioni riscontrate dai macchinisti agli impianti di videosorveglianza a circuito chiuso, di cui i convogli CAF (MA 300) sono dotati, non “dovranno essere prese in considerazione. Le corse dovranno in ogni caso svolgersi nel rispetto dei vigenti Regolamenti, Istruzioni, Disposizioni Operative ed Ordini di Servizio”.

Anche nella metropolitana, Atac ricorre a provvedimenti mirati che, di fatto, aggirano le criticità ma evitano l’apertura di guasti da parte del personale e, come conseguenza logica, la perdita delle corse. Insomma, la produzione innanzitutto, così almeno sembra, the show must go on. “Visto l’esito positivo delle verifiche e prove effettuate in data 25.05.2019 e 11.06.2019 – recita la nota -, ed il parere favorevole espresso dall’Ustif con nota prot. 140649 del 26.06.2019, si dispone la circolazione di un numero limitato di treni MA300 con impianto TVCC con funzioni degradate: non attiva la visualizzazione dell’area interessata dall’azionamento della maniglia di allarme passeggeri; non attiva la visualizzazione della fiancata del treno in fase di salita e discesa dei passeggeri”.

Pertanto,
“il personale di condotta” deve attenersi “a quanto prescritto dal Regolamento
Circolazione Treni in merito al segnale
di allarme
, in occasione di attivazione di una maniglia di allarme da parte
di un passeggero” nonché accertarsi “sempre, in partenza da una stazione, del
regolare incarrozzamento dei passeggeri, come previsto dal Regolamento
Circolazione Treni”. Questo fino al prossimo al 30 settembre (nodo al fazzoletto).

E, come
detto, le eventuali “segnalazioni di avaria TVCC sul SICAS [lo schermo nelle cabine guida, ndr] non
dovranno essere prese in considerazione” e, allo stesso tempo, le “eventuali
mancate visualizzazioni di una o più telecamere devono essere annotate sul
modello A0404 (T280)”. Il personale è, dunque, avvisato e non ha scusanti, al
solito. Punto. Ma, a lume di naso, non sarebbe stato meglio intervenire prima?

Sul fronte dei lavoratori si leva la voce del profilo twitter ConduttoreMetrob, una volta ascoltati i colleghi della Linea A: “Ci risiamo, l’Azienda invece di risolvere i problemi, li sposta sul personale operativo. Secondo noi, in un sistema complesso, come la metropolitana, non ci dovrebbero essere falle nei sistemi a sussidio della sicurezza; sistemi utili in caso di presenza di borseggiatori o di criticità all’interno dei vagoni. Ovviamente ci atterremo alla disposizione odierna, la seguiremo, ma solleveremo ogni nostro dubbio secondo le procedure aziendali. Non vorremo fare la fine delle ferrovie concesse, che per il non adeguamento viaggiano a servizio ridotto. Vi terremo aggiornati sulle risposte che l’azienda ci darà”.




Roma, Atac rilancia e si garantisce il servizio di Capodanno: sindacati confederali spiazzati?

ROMA – Con un colpo finemente magistrale degno dei migliori pokeristi, Atac si è garantita il servizio di Capodanno, salvando le capre del Campidoglio e i cavoli del personale. E poco è importato, ai piani alti di via Prenestina, se, nel rilanciare al controbuio, i sindacati Confederali siano rimasti spiazzati e con il cerino – ovvero l’accordo – in mano. Lo spettacolo deve proseguire, the show must go on (anche a costo di dissanguare le casse aziendali?) e consentire al personale di rimanere in sella dalle 17 alle 4.00.

A calare gli assi, e lenire l’entusiasmo della triplice, ci ha pensato il Direttore del Personale Cristiano Ceresatto con il Comunicato ai Lavoratori n. 9 emanato questa mattina, contenente le “precisazioni intensificazione del servizio nella giornata del 31/12/2018”.

Il primo capoverso stabilisce che “il personale che effettuerà la chiusura del servizio alle ore 3.30 del 1 gennaio 2019” può richiedere la monetizzazione del giorno di recupero”. Il secondo, invece, quello più succulento, vede corrispondere al “solo personale di condotta e di scorta”, cioè macchinisti e capotreno, “l’indennità di corsa omnicomprensiva pari a 25 euro lorda per ognuna delle corse effettuate e non previste nel turno ordinario”, che ricadono “nella fascia oraria dalle ore 19.01 del 31 dicembre 2018”. E questo oltre al trattamento economico già riconosciuto dal famigerato accordo del 20 dicembre. Che, nella superficie come nel metroferro, è sempre omnicomprensivo (tale voce sta a significare che sono incluse le retribuzioni previste nel Contratto Nazionale in caso di prestazione ordinaria o festiva).

Una mossa che riconosce,
implicitamente, le lacune contenute nel documento sottoscritto dai Confederali,
sventolato da questi come fosse una vittoria epica, e premia, al contempo, chi lo
aveva fermamente avversato, fin dalla prima ora. Da un lato i macchinisti della
Metro B, dall’altra quelli della
ferrovia Roma-Viterbo, che non ne
volevano proprio sapere di tirare la manetta per vedersi appioppare un
corrispettivo oggettivamente infelice, rispetto alla gravame di lavoro prospettato
e ai rischi connessi. Che non sono pochi.

Ma c’è il rovescio della medaglia, come in ogni cosa

Anzitutto c’è da dire che aver alzato la posta in gioco non garantisce, sia chiaro, la copertura dei turni, specie quelli serali dove si registra l’emorragia maggiore. E laddove il meccanismo riuscisse, la decisione unilaterale dell’Azienda, a conti fatti, crea una grave discriminazione tra macchinisti e gli autisti, i quali, come i primi, saranno sulla breccia a girare la ciambella, tra la confusione generale, ma non usufruiranno dell’extra-bonus. Dovevano alzare la voce anche loro? Sicuramente. Portare un bus o un treno nella Capitale, durante i festeggiamenti del Capodanno, è un’impresa da titani che meriterebbe l’encomio da parte sia dell’Azienda che dell’Amministrazione. Altro che indennità. Iniquità di trattamento che è sempre figlia di quell’accordo sindacale (a perdere), che, in termini economici, ha messo sullo stesso piano tutti i lavoratori, indistintamente, senza fare alcuna distinzione tra chi se ne starà seduto sulla sedia e chi, al contrario, in mezzo alla strada o sui binari. C’è poco da rimanere stupiti, del resto divide et impera.

David Nicodemi




Roma, l’eterna emergenza del trasporto urbano ed extraurbano: ecco i dati Legambiente

ROMA – Rimane difficile per i romani e non solo poter individuare un settore che va bene, che non ha problemi. Roma e del resto ogni angolo della regione rimane in eterna emergenza.

Per quanto riguarda i trasporti la fotografia scattata da Legambiente è davvero preoccupante. La situazione della ferrovia della capitale non è isolata perché una simile qualità del servizio si riscontra anche sulla Roma Nord (Roma-Civita Castellana -Viterbo), ferrovia romana sempre gestita da Atac e sulla Termini-Centocelle dove viaggiano i treni più vecchi d’Italia con addirittura 61 anni di media.

Pessima è anche la situazione delle metropolitane romane, in particolare nella linea B, utilizzata ogni giorno da oltre 345.000 utenti, che soffre problemi tecnici incredibili. In teoria la linea B dovrebbe effettuare ogni giorno 428 corse, con una frequenza nelle ore di punta di un treno ogni 4 minuti per scendere ad un treno ogni 5 o 6 minuti nelle ore di morbida. La realtà dei fatti è molto diversa, con attese medie di 15 minuti con picchi di 20-25 nella linea B1 per la stazione Jonio, impensabili per una linea metropolitana di una capitale europea.

I dati del parco rotabili nel Lazio risultano estremamente diversificati per le 1.526 corse giornaliere, di queste 610 sono gestite da ATAC e 916 sono quelle Regionali di Trenitalia. Mentre la flotta ATAC va sempre peggio, quella regionale di Trenitalia si sta rinnovando e invece migliora con 13 nuovi treni già messi in circolazione negli ultimi 2 anni ed un’età media che passa a 13,7 anni (media nazionale di 16,8 anni).

La Roma Lido registra un crollo di afflusso giornaliero che ora si attesta sui 55.000 utenti contro i circa 100.000 stimati pochi anni fa, con un calo del 45%. L’età media dei 23 convogli (erano 24 nel 2015)  sfiora i 20 anni e le corse effettuate nell’anno 2016 sono state 55.332, con un -7,2% di corse effettuate rispetto a quelle programmate. Dovrebbero essere ufficialmente 30 i minuti necessari a percorrere i poco più di 28 km che separano la stazione di Porta San Paolo e Ostia ma la realtà è ben diversa.

Da un’ulteriore analisi risulta che le biglietterie sono presenti solo nel 21,4% dei casi, nel 78,6% non vi è la presenza di personale ferroviario (o è saltuaria), nell’85,7% dei casi i tabelloni elettronici degli orari sono guasti. Sul rinnovo delle stazioni, i lavori alla stazione di Acilia Sud sono fermi da tempo e Tor di Valle è nelle stesse tristi condizioni. Infine c’è la triste storia della stazione scomparsa, quella del Torrino-Mezzocammino, un quartiere nato nell’ultimo decennio, attraversato dai binari della Roma-Lido e dove sono stati versati alle casse comunali quasi 2 milioni di euro in oneri di urbanizzazione che avrebbero dovuto finanziare la realizzazione della fermata: oggi, con grave responsabilità del Comune di Roma i soldi sono spariti, al fianco dei binari è stato costruito un parcheggio da 100 posti nel nulla laddove doveva esserci la stazione, e intanto i 12.000 abitanti del quartiere sono costretti all’uso dell’auto privata per spostarsi verso il centro.

E’ difficile intravedere speranze di cambiamento, malgrado sia stato annunciato un accordo tra Regione Lazio e Governo che dovrebbe portare allo stanziamento di 180 milioni di Euro, ma nulla si sa di questo investimento, ne’ dell’acquisto di treni e la drammatica situazione debitoria di Atac fa temere che le risorse vadano perse. “La Roma Lido si conferma per l’ennesimo anno la peggior tratta pendolare d’Italia, con treni perennemente fuori servizio, attese infinite e stazioni indecenti – commenta Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio – una continua odissea per chi la utilizza, e le persone cominciano tristemente ad abbandonarla, tornando anche all’auto privata, a discapito dell’ambiente e della qualità della vita. Stessa situazione difficile si vive ogni giorno sulle altre due tratte ferroviarie di Roma gestite da ATAC, la Roma Nord e il suo assurdo servizio tra Piazzale Flaminio e Viterbo pieno di difficoltà, ritardi e cancellazioni e la Termini-Centocelle così come sulle metropolitane romane, a certificare l’evidente disastro gestionale romano del trasporto su ferro. Al contrario sta migliorando il trasporto regionale del Lazio di Trenitalia, con nuovi treni per un servizio sul quale si vede negli ultimi anni una positiva inversione di tendenza”.

 

Marco Staffiero




ROMA METRO B1, SERVIZIO SOSPESO QUESTA MATTINA DALLE 6.25 ALLE 7 PER GUASTI AL SOFTWARE DI GESTIONE

Alberto De Marchis

Guasti alla metropolitana linea B1 questa mattina dalle 6.25 alle 7 circa. Attivato immediatamente il servizio sostitutivo di bus mentre la ditta costruttrice è intervenuta per porre rimedio. Le cause secondo quanto comunicato dall’Atac sono state dovute alle cosiddette "false occupazioni" in alcune sezioni della diramazione B1 della metropolitana determinate da errori del software di gestione.

tabella PRECEDENTI:

22/06/2012 ROMA, METRO B1: ASCENSORE BLOCCATO CON PASSEGGERI A FERMATA LIBIA
30/07/2012 ROMA METRO B1, A SETTEMBRE FUNZIONERA' BENE: PAROLA DI GIANNI