Roma, bus a noleggio per integrare metro. Ma restano chiusi i binari della Giardinetti

Attive da questa mattina, in concomitanza con l’avvio del secondo step della Fase 2, le quattro linee Express effettuate con una flotta composta da 70 pullman privati Gran Turismo, finalizzate a integrare l’offerta del trasporto pubblico nelle ore di punta. Scelta annunciata nei giorni scorsi dalla Sindaca Virginia Raggi, messa a punto attraverso la sinergia tra Dipartimento Mobilità di Roma Capitale, Roma Servizi per la Mobilità e, infine, Atac.

Questo l’elenco dei nuovi collegamenti: S01 (stazione metro B Ponte Mammolo-Termini con fermate in via Tiburtina angolo via di Portonaccio e alla stazione metro B Policlinico); S02 (stazione metro A Anagnina-Termini con fermate alla stazione metro A Colli Albani e alla stazione metro A/C San Giovanni); S03 (stazione metro A Laurentina-Termini con fermate in piazza dei Navigatori e in piazza San Giovanni in Laterano); S04 (stazione metro B Ponte Mammolo-stazione metro A Subaugusta con fermate in viale Palmiro Togliatti angolo via Prenestina e in viale Palmiro Togliatti/stazione metro C parco di Centocelle).

Sono attive, in questa prima fase, dalle 5.00 alle ore 9.00 ed effettuano solo due fermate nelle località principali e di interscambio «per dare una valida e veloce alternativa alle linee di metropolitana», spiegano da via Prenestina. «Consente», prosegue la nota dell’Azienda Capitolina, «di raggiungere rapidamente il Centro partendo dai nodi di interscambio di metro A e B, dove arrivano numerose corse delle linee bus periferiche Atac e RomaTpl e i servizi regionali di Cotral». A bordo è possibile utilizzare biglietti e abbonamenti Metrebus validi nella zona tariffaria “A”.  

«Grazie a questi mezzi garantiremo un potenziamento determinante sul servizio metro negli orari più critici», sottolinea l’assessore alla Città in Movimento Pietro Calabrese, «ci aspettiamo un incremento della domanda sulla rete tpl periferica, con queste vetture andremo a garantire circa 18mila chilometri al giorno in più di servizio su specifiche direttrici. Andiamo così a sostenere maggiormente i flussi dei viaggiatori nei nodi di scambio».

Ma non mancano i disappunti. Renzo Coppini, Segretario Regionale Fast-Confsal, rivolge al Campidoglio una serie di interrogativi: «come ha potuto pensare di prendere questa decisione senza il coinvolgimento delle parti sociali e delle associazioni aziendali e dei Pendolari? Le ferrovie concesse sono state prese in considerazione? Come è ricaduta la scelta su alcune società anziché su altre? Qual è stato il criterio? Al personale quale contratto sarà applicato? Quante ore di lavoro? Saranno rispettate tutte le norme di sicurezza? I DPI sono già stati consegnati? Le igienizzazioni sono garantite?».

«L’idea è ottima, ci guadagnano tutti», commenta il noto blogger Mercurio Viaggiatore, «ma il Comune seleziona solo 70 fortunati, mentre Atac continua a svolgere un servizio molto al di sotto delle sue potenzialità (ha almeno 1.700 bus in grado di circolare, su oltre 1.900 in suo possesso, mentre ogni giorno ne sta mettendo su strada 1.300 al massimo). Oltre al danno la potenziale beffa: se (e dico se) il servizio ridotto è imposto dal Comune, Atac incassa lo stesso anche per tutti i km che il Comune gli “impedisce” di effettuare». In definitiva, conclude, «il servizio resta mediocre, c’è un maggior esborso di denaro pubblico con risultati insufficienti, e solo 70 “eletti” porteranno a casa qualcosa in questo periodo di crisi profonda».

Sarebbe Autoservizi Troiani, secondo i bene informati, già consorziata di RomaTpl, l’affidataria di dei nuovi chilometri, assieme a un’altra società di gran turismo. Il condizionale è d’obbligo, perché il Campidoglio ancora non ha reso noto i termini del contratto e i nomi della ditte beneficiarie. Che rappresentano, comunque sia, il terzo gestore del TPL romano, il secondo privato. Seppur temporaneo.  

La svolta del Comune non è passata inosservata. «Da un lato ci si prodiga per affittare mezzi mentre dall’altra si continuano a tenere chiusi 3 km di un’infrastruttura sostenibile, che possono essere riaperti da subito a un costo irrisorio e far recuperare le vetture destinate alla linea urbana 106, che, tra l’altro, dall’inizio della Fase 2 è in perenne sofferenza, come tutti i trasporti nella direttrice Casilina». Queste le parole del Coordinamento della Roma-Giardinetti, composto da Legambiente Lazio, l’Osservatore Regionale sui Trasporti, TraspotiAmo e Assoutenti-UTP. «Vogliamo la stessa determinazione del Campidoglio per riattivare la tratta Centocelle-Giardinetti, onde scongiurare anche il verificarsi di un danno erariale».

«Dato che Roma Capitale sembra avere fatto un passo indietro, dichiarando abbastanza esplicitamente di essere interessato a prendere in gestione la linea solamente nell’ambito del progetto di potenziamento per la cui attuazione, nel migliore dei casi, bisognerà attendere 6/7 anni, tempi che chiaramente non sono compatibili con le esigenze che l’attuale fase sanitaria ha reso ancor più pressanti, chiediamo alla Regione Lazio di essere coerente e di fare invece un passo in avanti, nel riprendere la responsabilità sull’esercizio della linea finché essa resta nelle sue disponibilità. Siamo stati lieti», conclude il Coordinamento, «che la settimana scorsa la Regione ci abbia comunicato, in una riunione, di essere al lavoro con Atac in questa prospettiva, ora attendiamo una sua attivazione nei tempi brevi».

Appello, rinnovato, che, ovviamente, trova d’accordo Alfredo Trebbi, Presidente del Cdq di Torre Maura, e il Presidente del Comitato Periferie Roma Est, Marco Manna: «Sulla Giardinetti diciamo, se non ora quando? Sosteniamo e condividiamo quest’appello. La Fase 2 deve essere colta come un’occasione per rivedere i collegamenti infrastrutturali del settore trasporto nel nostro Municipio, il VI. Bisogna agire ed in fretta: riaprire subito la tratta Centocelle-Giardinetti è un opera necessaria e sostenibile, perdere ulteriore tempo sarebbe irresponsabile». «Non aver optato per un tracciato ex-novo della Metro C a servizio dell’università di Tor Vergata, del Policlinico, del Policlinico Casilino», rincara Silvio Bruno (CdQ “Centocelle Storica”), «ha comportato che l’accesso a questi servizi avvenga prevalentemente in automobile, aumentando così le problematiche ambientali. Inoltre, si optò a interrompere la linea a Centocelle, non avendo neanche il buonsenso di lasciarla operativa fino alla a Parco di Centocelle, costringendo migliaia di persone a percorrere a piedi gli oltre 750 metri di distanza col sole, con la pioggia, col caldo, col freddo. La riapertura fino a Giardinetti si rende necessaria». «Nell’ottica di potenziamento e integrazione dei trasporti collettivi su ferro in ambito territoriale», chiosa Vincenzo Gambardella (Circolo Pd Ferrovieri), «riteniamo condivisibile l’ipotesi di riattivare l’esercizio della ferroviaria Centocelle-Giardinetti».

Dall’Assemblea Capitolina torna a levarsi la voce della consigliera Svetlana Celli, capogruppo di RomaTornaRoma, «da sempre favorevole alla riapertura della tratta, adesso più che mai. Perché consente un’integrazione sostenibile con la Metro C, la sostituzione delle linee bus 105 e 106, e, fondamentale, di aumentare il distanziamento sociale». E della collega del Pd, Ilaria Piccolo: «Nulla osta alla riattivazione, dopo la necessaria valutazione sullo stato della infrastruttura, ma sono convinta che non dovrebbero esserci problemi».

Sono proprio i nodi di interscambio, le maglie deboli della rete romana, ricettori del pendolarismo interprovinciale e delle zone periferiche. «Effettivamente il carico maggiore si registra in quei punti strategici delle metropolitane e delle ferrovie ex-concesse, come nella Roma-Lido», analizza Roberto Spigai del Comitato utenti della linea per Ostia, «Atac deve iniziare fin da subito a pensare alla riorganizzazione del servizio».

All’alba si sono registrate file e code all’Anagnina e affollamenti anomali nei treni della Linea A, Linea B e Linea C, che paga maggiormente il mancato supporto della Giardinetti. Preoccupato Fabrizio Bonanni del Comitato Pendolari RomaNord: «Nella Roma-Viterbo, allo stato attuale, non è possibile garantire il distanziamento sociale, perché non ci sono controlli, perché gli spazi sui treni e nelle stazioni non lo permettono. Serve un contingentamento serio. Come Comitato stiamo dicendo in tutti i tavoli ai quali partecipiamo che senza un accordo nazionale-regionale con il coinvolgimento delle istituzioni (Regione – Comuni- Atac-Cotral-Trenitalia-aziende-scuole), entro qualche settimana ci sarà il caos perché rientrerà almeno il 70% dell’utenza, da settembre tornano le scuole. E non ce lo possiamo permettere». Nelle prossime ore sarà possibile avere il quadro completo della situazione dei trasporti.




Roma nella Fase 2: vince la mobilità privata rispetto ai trasporti pubblici

ROMA – Lockdown terminato, almeno fino alla prossima verifica della curva dei contagi. Il trasporto pubblico capitolino, sotto la lente di ingrandimento, sembra essere riuscito a incassare la botta, soprattutto perché, in questa prima giornata, romani e non hanno preferito spostarsi con l’auto. Mancanza di fiducia? Paura del virus? Può darsi.

Dunque, anche Roma, come le altre città d’Italia, oggi si confronta con le prime riaperture delle attività produttive in occasione dell’avvio della fase 2 dell’emergenza sanitaria. E torna il traffico fin dalle prime ore dell’alba, una riprova della scarsa propensione a fruire dei mezzi pubblici. Il servizio Luceverde segnala code in via del Foro Italico, fra via Salaria e viale di Tor di Quinto in direzione della galleria Giovanni XXIII; in via Cassia all’altezza di via al Sesto Miglio a causa di un incidente. Traffico anche in via Flaminia Nuova con code all’altezza del Grande raccordo anulare in direzione centro e rallentamenti sono segnalati in piazza di Porta Capena all’altezza di via dei Cerchi a causa di un incidente.

Neanche il ritorno in vigore della sosta a pagamento (strisce blu) è riuscita a dissuadere i romani dal prendere l’auto, com’era nelle intenzioni dell’Amministrazione. Incentivati, quasi sicuramente, dalla prorogata sospensione della ZTL. Che ha scatenato le ire di Legambiente Lazio: «Tutto sbagliato, sono scelte allucinanti e dannose per l’ambiente», dichiara il Presidente Roberto Scacchi, «che mostrano l’incapacità di costruire una città migliore. Senza ZTL si apre al traffico di auto ovunque e poco importa se a chiacchiere si punta su bici e pedoni, la realtà è tutta un’altra a quanto pare. Per mantenere distanziamento su Bus e Metro, oltre a dire che ci sarà un limite all’accesso bisogna ripartire con la cura del ferro e potenziare enormemente le flotte, ma a Roma non è arrivato neanche un mezzo in più. Per favorire bici, pedoni e micromobilità si dovrebbero realizzare percorsi idonei e liberare le strade dalle auto, utilizzare al meglio le aree protette e i parchi romani ma succede l’esatto contrario».

E mentre le strade sono intasate, e l’aria si riempie di smog, bus, metro e ferrovie in mano all’Atac restano semivuoti. Fin dalle prime ore del mattino sono state registrate file, alle fermate delle metropolitane, dove sono stati disposti controlli per favorire l’ingresso a scaglioni degli utenti e per garantire il rispetto del distanziamento sociale, ma tutto è rientrato nella norma. Flusso scorrevole e gestito dagli operatori senza contraccolpi, seppur con qualche eccezione. Su twitter, Roberto N scrive: «Fermata metro San Giovanni direzione Ottaviano. Nessuno che controlla il distanziamento. Due persone sedute correttamente per non venire alle mani si sono dovute alzare, perchè un prepotente si è seduto tra di loro e non si è voluto alzare». Altri invece fanno notare che sulla banchina Battistini non era stata apposta stamattina la segnaletica orizzontale, strisce e pallini a terra per indicare il distanziamento. Tuttavia gli altoparlanti invitano ripetutamente i passeggeri a mantenere la distanza e i convogli viaggiano con una frequenza e una velocità più alte, rispetto alla prima fase. Nelle stazioni di transito della metropolitana è invece consentito l’accesso e l’uscita soltanto da alcuni ingressi, gli altri sono chiusi per moderare i flussi. In alcune stazioni centrali, come quella di Repubblica, sono presenti agenti di Polizia che presidiano la piazza anche perché sono stati intensificati i controlli laddove ci sono bar e altri punti ristoro per evitare assembramenti.

Situazione sotto controllo anche nella ferrovia Roma-Viterbo, altra sorvegliata speciale. «È sicuramente una giornata di rodaggio», tiene a precisare il Presidente del Comitato Pendolari Fabrizio Bonanni, «non ci sono assembramenti segnalati nelle stazioni, ma il polso della situazione ce lo avremo questa sera, al rientro, abbiamo la sensazione che da Flaminio potrebbero esserci problemi. Atac ha soppresso un ulteriore treno extraurbano delle ore 14.20 da Piazzale Flaminio, quindi la prima corsa utile da Roma a Viterbo è delle ore 15. Come al solito la tratta Viterbo-Catalano resta isolata, dalle 18 in poi non ci sono più treni, un altro problema è derivato dal fatto che dalle 18 alle 19.40 non è stata inserita una corsa extraurbana. Viviamo alla giornata».

Tutt’altro che tranquilla invece, la giornata nella Roma-Lido. «È mancato un treno questa mattina», racconta un dipendente aziendale, «in giro c’erano 7 treni, uno in meno a quelli programmati. Intasamento e assembramenti alla stazione Magliana, come previsto. C’è un problema di base, il personale ex-verificatori, deputati dall’Azienza ai contingentamenti, monta alle ore 7. Quindi prima ha fermato gli utenti all’ ingresso senza mascherina, cosa che è stata causa di numerose discussione tra personale di macchina e utenti». E le immagini pubblicare dagli utenti nel gruppo Facebook Il trenino parlano da sole. Ritraggono convogli pieni, nei quali la distanza sociale e le altre misure di contenimento sembrano essere una chimera. Prevedibile.

A conti fatti, in questa prima parte della “Fase 2”, la mobilità privata stravince rispetto al trasporto pubblico, volente o nolente. Ma se i cittadini avessero scelto quest’ultimo, il sistema avrebbe retto? Si vedrà nei prossimi giorni, certo è che la risposta di questa mattina, una sconfitta a dirla tutta, denota scarsa fiducia nei confronti del comparto trasportistico capitolino. Segno evidente che occorre dare una seria svolta alla politica sui trasporti per liberare la Capitale dalla morsa delle lamiere e delle polveri sottili.




Il virus entra in Atac, scatta la psicosi. Polemiche sulle mascherine e pulizia mezzi

Il Codiv-19 entra prepotentemente in Atac.
«Caso positivo rimessa Grottarossa», questo il messaggio che
circolava lunedì mattina nelle chat dei lavoratori, «moglie intubata a Rieti –
autista positivo asintomatico – figlio negativo». Il passaparola è dirompente,
come una slavina durante la vorticosa discesa. La tensione sale, qui e negli
altri depositi di superficie e del metroferro. Nessuna comunicazione ufficiale
dell’Azienda, anche se, ai primi rintocchi, funerei, ha subito attivato i
protocolli sanitari e raccomandato ai dipendenti che rientrano di «non sostare
nei locali della rimessa» una volta consegnata «tabella e foglio corsa».

La giornata è interminabile. I lavoratori cercano e si
interrogano su chi, nei giorni passati, ha potuto avere contatti con il
“dipendente zero”. E salta fuori un loro collega che, appena saputa la triste
notizia, informa la centrale operativa e si mette in «malattia preventiva», pur
non avendo né febbre né tosse. Per sua fortuna. Nel frattempo carabinieri e
personale della ASL presidiano la rimessa, una delle più articolate, con
all’incirca 1200 lavoratori, tra autisti, operai, addetti alla mensa e bar e
gli amministrativi. Sono ore concitate, nelle quali si fa largo l’ipotesi di
chiudere la baracca e passare per il momento le linee esercitate al deposito
di Magliana.

La richiesta formale arriva intorno alle 17 dalle RSU Cisl di
Grottarossa: «in virtù delle ultime notizie riguardo alla positività di un
nostro collega», recita la nota inviata tra gli altri al presidente Paolo
Simioni
 e al direttore del personale Cristiano Ceresatto,
«chiedono la totale messa in quarantena di tutti i dipendenti di questa rimessa,
per la salvaguardia della salute dei colleghi stessi, delle loro famiglie
nonché dell’utenza», nella speranza di «diminuire il contagio». «Qualora non venga applicato»,
concludono, «vi terremo responsabili
dell’eventuale aumento dell’epidemia
».

L’istanza rimane però in sospeso, in quei precisi momenti
infatti, si riuniscono in videoconferenza Atac e le segreterie di CgilCislUil e Ugl per
attivare «una polizza assicurativa integrativa per la totalità
dei dipendenti in forza», con l’esclusione di quelli in aspettativa. Che
prevede «un’indennità di 100 euro al giorno a partire dall’ottavo giorno di
ricovero causato da infezione Codiv-19», «un’indennità di convalescenza pari a
3mila auro, corrisposta alla dimissione dall’istituto di cura a seguito di
ricovero» e, infine, il «pacchetto di assistenza post ricovero per gestire al
meglio il recupero della salute e la gestione familiare (es. collaboratrice
familiare, baby-sitter, consegna spesa a domicilio, ed altro)».

«Stiamo cercando soluzioni, in tutte le Aziende», spiegano i
diretti interessati nel comunicato congiunto, «attraverso un tavolo di
trattativa permanente, perché ogni lavoratore abbia la dovuta e necessaria
tutela». Pungenti le reazioni: «Intervento buono ma tardivo, suona come una
resa», commenta un autista, «l’Azienda riconosce implicitamente i suoi errori».
«Siamo in emergenza dal 31 gennaio», dice un altro, «e questi stanno ancora
parlando». Pesante il commento di Claudio De Francesco,
segretario Faisa Sicel: «Troppo facile farlo dopo, la vita degli
autoferrotranvieri costa 30 denari, come Guida. Grazie mille per il funerale
pagato».

Il botta e risposta prosegue, anche quando le stesse
Segreterie regionali annunciano, in tarda serata, la costituzione del Comitato
di Sicurezza Aziendale
 per fronteggiare l’emergenza. «Abbiamo
chiesto», sottolineano, «di intensificare l’igienizzazione su tutti i luoghi di
lavoro e su vetture, treni, metro e tutto il materiale rotabile, facendo un
controllo accurato sulle igienizzazioni, utilizzando i lavoratori volontari
resi disponibili dalla sospensione temporanea delle attività. È stato proposto
di valutare la possibilità di sanificare le metropolitane prima dei cambio
turno del personale e i bus in piazza, utilizzando turni di lavoro il più
possibile compatibili con la riduzione dei contatti». Inoltre, «sono stati
richiesti i kit guanti e mascherine, gel igienizzante per tutti i lavoratori
front-line, officine e anche per i lavoratori dell’indotto che igienizzano gli
ambienti».

«Prevenire è meglio che curare», riprende il segretario De
Francesco, «lo avevamo detto prima che scoppiasse la pandemia. Bastava
semplicemente sanificare tutti i bagni e parco mezzi a ogni capolinea. Mentre
invece non si è fatto niente, non si è intervenuti per tempo a fornire i lavoratori
con mascherine e guanti. Anzi», ricorda, «era uscita una disposizione dove si
diceva che l’uso delle mascherine metteva in allarme i cittadini. Questa è
l’incapacità manageriale messa dall’attuale Amministrazione: ad oggi i bagni ai
capolinea sono fatiscenti». Le immagini e i video al riguardo, ricevuti e
montanti dalla Redazione de l’Osservatore, lasciano effettivamente perplessi.
Nell’analizzarli si denota una carenza nella pulizia delle vetture – metro e
bus – e dei bagni aziendali, tanto da giustificare l’allarme del personale.

I riflettori quindi si spostano in Campidoglio.
Nella diretta facebook la Sindaca Raggi afferma: «Sto sentendo
la Protezione Civile regionale e nazionale per ottenere un
primo stock di mascherine per le forze dell’ordine e gli autisti. Sapete come
tutta Italia sia alla ricerca di queste mascherine che stanno arrivando un po’
per volta». Immediata la risposta di Svetlana Celli, consigliera
comunale e capogruppo della lista civica RomaTornaRoma. «L’uscita
della Sindaca ci sembra oltre modo tardiva», esordisce. «Il caso dell’autista
Atac della rimessa Grottarossa riaccende i fari sulle criticità dei dipendenti
aziendali front-line. È un campanello d’allarme, ma non del tutto
inaspettato. Sono giorni e
giorni che insieme ai rappresentanti sindacali e alle associazioni e ai
comitati di pendolari chiedono mascherine e guanti, nel rispetto dei protocolli
sanitari, delle direttive del Governo e della Regione Lazio
. Perché
i loro appelli sono rimasti inascoltati?»

«Mentre a tutti i dipendenti è stato consegnato il gel
antibatterico», sottolinea, «sembrerebbe che le mascherine siano state fornite
ai soli macchinisti e ai capitreno delle ferrovie Roma-Lido e Roma-Viterbo,
e per giunta sbagliate, tanto che l’azienda le avrebbe sostituite di corsa. Per
tutti gli altri poi consegne al lumicino: nessuna protezione per autisti,
macchinisti delle metropolitane e della Roma-Giardinetti,
capistazione, agenti di stazione, bigliettai, verificatori e ausiliari del
traffico». E annuncia un’interrogazione urgente sulle «misure a
protezione dei lavoratori e le modalità e tempistiche della igienizzazione e
sanificazione di treni, bus, tram e filobus».

Ma oltre alle mascherine inesistenti o sbagliate, nelle
ultime settimane si è fatto largo un altro problema che investe gli autisti
stessi: «Le direttive hanno imposto la chiusura dei bar e delle altre attività
di ristorazione per contenere il contagio», racconta un conducente. «Bene, ma
nessuno si è preoccupato di provvedere all’installazione di bagni chimici ai
capolinea sprovvisti dei servizi igienici aziendali, e sono numerosi, in
sostituzione a quanto gentilmente offerto dai commercianti, ora chiusi». E come
fate? «Laddove è possibile utilizziamo i bagni di Cotral, fino a
quando ce lo consentirà, altrimenti avvisiamo la centrale operativa e andiamo
alla rimessa più vicina. Pensate a come si possono sentire le nostre colleghe».

All’indomani iniziano le operazioni di igienizzazione nei
locali della rimessa di Grottarossa. Ma numerose sarebbero le assenze per malattia,
secondo le indiscrezioni circa 500 gli autisti sarebbero rimasti a casa, quasi
il 50%. I timori sono comprensibili, del resto i contagi sono in aumento nel
territorio laziale e le previsioni sono piene di incognite. «I tempi per uscire
dall’epidemia di coronavirus non saranno brevi e molto probabilmente la data
del 3 aprile verrà superata», afferma l’assessore alla Sanità
e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato.
«Sul 3 aprile come data di ripresa di una vita normale non si può prevedere con
certezza. Ma penso che questa data verrà superata».




Coronavirus, autoferrotranvieri e utenti: servono più tutele

Gli italiani “devono abituarsi ad una lunga guerra. Dovremo attendere fino all`estate per tornare a una vita normale”. Parola di Walter Ricciardi, consigliere Oms e consulente del Ministro della Salute per il coronavirus. È pandemia e gli autoferrotranvieri romani – e non solo – tornano sull’Aventino, “c’è paura del contagio”, dicono, “come è normale quando si lavora in un ambiante a rischio”. Gli interrogativi infatti, sono sempre quelli: chi controlla i flussi nei bus e treni urbani e suburbani? Chi vigila sugli accessi nei vagoni e vetture? Certo, con la nuova stretta del Governo, l’utenza è ulteriormente diminuita, ma questo sembra non bastare. E non hanno tutti i torti.

“Sono cambiati i flussi dei passeggeri, già con la chiusura delle scuole: con l’ultimo decreto già oggi la metro pareva di essere ad agosto. Poca gente, molti con le mascherine”. A confermarlo sono i macchinisti del noto profilo twitter ConduttoreMetroB, che aggiungono: “Non c’è chi rischia di più o di meno secondo noi. Il fatto è che bisogna cambiare approccio alla prevenzione. Bisognerebbe chiederci, cosa si può fare per ridurre il contagio per le categorie a rischio?”. Domanda essenziale.

“Chi lavora a contatto col pubblico è più esposto”, spiegano, “così come i colleghi delle ferrovie concesse, che fanno sempre i cambi banco tra la gente. Noi delle metro abbiamo poche occasioni, almeno per la B, di effettuare il cambio banco in banchina, tra i passeggeri, però se dobbiamo escludere una porta ancora, perché malfunzionante, non abbiamo delle indicazioni su come svolgere queste procedure senza rischi”. Cioè? “Per escludere una porta, chiuderla manualmente per capirci, dobbiamo recarsi nel vagone, questo discorso vale per tutti i materiali rotabili”. E le mascherine? “Non ci sono state consegnate per ora, e neanche i guanti, qualcuno col fai da te nel procurarsele. Atac ci ha consegnato un flaconcino di gel igienizzante mani. Speriamo ce ne diano altri anche perché ci vuole poco a finirla”.

Chiusura? riduzione? “Ne stiamo discutendo da giorni”, rispondono, “però c’è di mezzo il concordato. Forse sarebbe auspicabile rimodulare l’orario e terminare prima il servizio, così da indurre le persone a non muoversi. Quello potrebbe essere una idea valida. Poi le corse perse le potremmo recuperare una volta superata l’emergenza. Contingentare i flussi sarebbe un’altra idea, come nei supermercati, per garantire il rispetto della distanza di sicurezza tra gli utenti”.

Quello evidenziato dal profilo collettivo ConduttoreMetroB è un problema che interessa tutta la categoria italiana. “Questa mattina la nostra Segreteria Nazionale, – dichiara Renzo Coppini, Segretario Fast-Confsal Lazio – ha trasmesso una nota alle associazioni datoriali e al Comando Generale dei Carabinieri per sollecitare un intervento urgente sui singoli impianti delle aziende di TPL sul territorio italiano, per verificare il rispetto di tutte le misure di sicurezza ed incolumità personale dei dipendenti e dei passeggeri prescritte dai decreti del Governo, ordinando l’eventuale soppressione di tutti quei servizi che non rispettano tali prescrizioni governative. È l’ultimo preavviso, – prosegue il Segretario – se dovessimo constatare anomalie al riguardo, possiamo invitare gli autisti, macchinisti e capitreno di astenersi dall’effettuare le corse”.

Lapidario il professor Roberto Burioni, nel twitter di qualche ora fa: “Le fabbriche e alcuni uffici non chiudono ma 1) tutti i lavoratori che possono lavorare da casa devono lavorare da casa 2) tutti i lavoratori che non possono lavorare da casa hanno il diritto di lavorare in condizioni di sicurezza”.

Dal personale all’utenza il passo è breve. Fabrizio Bonanni, presidente del Comitato Pendolari RomaNord, estrapola dal gruppo due immagini significative, “la prima scattata il 28 febbraio, in piena crisi, e mostra la calca nella banchina della stazione di Montebello, mentre la seconda è di ieri mattina e palesa la sporcizia su un treno in servizio».

E rincara: “L’emergenza coronavirus si allarga e pensiamo sia già tardi per sanificare e fare prevenzione sulla nostra ferrovia, anche se da settimane chiediamo maggiore presidio e informazione circa l’emergenza che tutti stiamo vivendo sulla nostra pelle. Chiediamo solo di essere ascoltati. I nostri treni sono sporchi dentro e fuori, sono un immondo ricettacolo di batteri e né Atac e né la Regione Lazio sembrano rendersene conto. Inoltre si continuano a sopprimere corse vitali e ormai siamo totalmente tagliati fuori da Sacrofano in su, quando proprio il Premier continua a dire che i trasporti pubblici non devono fermarsi. Tutto questo è scandaloso – conclude – e dura da molti mesi ormai. “Forse si accorgeranno di noi quando saremo tutti infetti a causa delle pessime condizioni in cui ci fanno viaggiare”. Le soppressioni sulla Roma-Viterbo hanno raggiunto livelli impressionanti, solo oggi sono stati cancellati 8 treni extraurbani e 6 urbani. “E mancano ancora quelle del pomeriggio-sera”, sottolinea, infine, Bonanni.

Ieri, mercoledì 11 marzo, un passeggero ha accusato un malore nella stazione metro di Termini – il video dei soccorsi è diventato subito virale nel web – e questo richiamata l’attenzione al problema, oltre a sottolineare l’assoluta vulnerabilità dei luoghi pubblici.




Coronavirus e trasporti. Sindacati Atac chiedono maggiori tutele: RomaTpl e SAP di Guidonia nel mirino

Servono misure più
stringenti, come “ridurre il servizio e contingentare l’accesso dei passeggeri”.
All’indomani del nuovo decreto del Governo, che estende la “zona rossa” in tutt’Italia,
si leva la voce dei rappresentanti sindacali dei lavoratori Atac, che pongono all’Azienda e alle
Istituzioni precise condizioni. Sui mezzi pubblici è altissima la possibilità
di rimanere contagiati dal coronavirus, anche perché non ci sono specifiche disposizioni
in tutela dell’utenza. E preoccupa, e non poco, la situazione in RomaTPL, circola nel web un video che
apre infiniti interrogativi sulla pulizia dei mezzi, e nella società SAP-Autolinee, che gestisce il trasporto
pubblico nel Comune di Guidonia-Montecelio.

Qualcosa sembra
non quadrare, fatte le dovute analisi, se da un lato – e giustamente – si invitano
i cittadini a rimanere in casa e di stare a un metro dall’interlocutore, dall’altra
si permette all’utenza – ancora – di viaggiare su bus e treni al di sotto della
distanza di sicurezza. E di entrare in contatto col personale viaggiante. Chi
controlla? Certo, da stamattina sono cambiate le abitudini nella Capitale, come
nelle altre città italiane, l’affluenza sui mezzi è notevolmente diminuita, ma
non a sufficienza per scongiurare contatti ravvicinati. Specie nelle
metropolitane e ferrovie concesse.

Qui Atac – «Torniamo nuovamente sull’argomento», scrive la Segreteria del Consiglio di Azienda (CGIL, CISL, UIL e FAISA CISAL), «per proporre soluzioni alla luce delle ulteriori disposizioni ministeriali emanate nella serata di ieri [9 marzo ndr]. A nostro modo di vedere è necessaria una sostanziale riorganizzazione e rimodulazione del servizio in tutte le direzioni, delle attività lavorative e delle relative procedure da concordare con tutto il personale operativo».  Come la «riduzione del servizio intensificato serale e nei fine settimana», l’aumento delle «concedibilità di ferie», l’«accorpamenti di linee bus presso snodi capolinea ave previsti servizi igienici adeguati», e «blocco immediato del servizio sostitutivo della metro B». Chiedono inoltre una verifica e controllo sulle pulizie e sulle sanificazioni in tutti gli ambienti di lavoro, «che stante gli sforzi profusi, risultano di gran lunga insufficienti», la fornitura di guanti e delle mascherine nonché di «sterilizzare tutte le penalità previste dalla contrattazione di secondo livello a tutto il personale in regime di contenimento del contagio (ERA 1)». D’accordo, ma solo in parte, SLM Fast-Confsal: «Noi abbiamo chiesto», spiega il Segretario Renzo Coppini, «di regolamentare il servizio TPL sulle esigenze del pendolarismo lavorativo, con orario lunedì/venerdì e fino alle ore 20.00, chiudendolo nel week-end ma senza perdite economiche per i dipendenti». Per l’Organizzazione è importante limitare la capienza interna dei bus, «massimo 25 persone», di contingentare l’ingresso sui treni regionali e di ricorrere, per il potenziamento del servizio (laddove necessario) al coinvolgimento di tutto il personale delle società private di TPL e noleggio, «che a fronte dei divieti ministeriali è rimasto inoperoso».  E sono i macchinisti e capitreno delle concesse (Roma-Viterbo, Roma-Lido e Roma-Giardinetti) a essere maggiormente preoccupati: «per eseguire il cambio banco», dicono, «siamo costretti a passare in mezzo alle persone. Vogliamo le mascherine».

E RomaTPL? – I lavoratori del secondo vettore di TPL romano (privato) sono in attesa di ricevere il kit sanitario. La distribuzione doveva avvenire ieri, lunedì, come per i colleghi di Atac, ma è stata rimandata a oggi per «un ritardo del fornitore», ha spiegato la Società in serata, nell’incontro coi dipendenti. Durante il quale la stessa azienda ha evidenziato di aver provveduto a fare uscire un ordine di servizio per inibire l’apertura della porta anteriore e applicare una divisione removibile che garantisce la distanza di sicurezza tra gli autisti e passeggeri. Provvedimento esteso su tutto il parco mezzi. Ma è sulla pulizia e l’igienizzazione delle vetture che ci sarebbero dei coni d’ombra.

Una riprova il video – eclatante – girato questa mattina da un autista a bordo di un bus in servizio, il quale, per fugare ogni sospetto, sfrega fazzoletti di carta sulle parti plastiche della vettura, ritraendoli visibilmente sporchi. Un caso?

Il caso della SAP di Guidonia – «Restiamo perplessi dalla mancanza di qualsiasi informazioni proveniente sia dal Comune di Guidonia Montecelio sia da parte della società SAP Autolinee, gestore del servizio urbano locale». Attacca così il comunicato congiunto delle associazioni TrasportiAmo e Cesmot di questa mattina. «A preoccuparci maggiormente è il fatto che sui mezzi del trasporto urbano è ancora prevista la vendita a bordo dei titoli di viaggio da parte degli autisti, oltre al fatto che i mezzi sono prevalentemente a due porte e senza cabina isolata dal resto della vettura. Appare evidente che allo stato attuale personale ed utenza sono potenzialmente esposti al rischio di un eventuale contagio. Chiediamo con urgenza di sapere dal Sindaco Michel Barbet quali misure voglia mettere in atto a tutela di lavoratori ed utenti e se le vetture in servizio vengano sottoposte a sanificazione». Bocche cucite dal Comune, in continuo affanno per le continue emorragie in seno alla maggioranza. Dall’opposizione è il consigliere Claudio Zarro, Presidente del Gruppo Misto, a prendere parola e rincarare le dose: «considero prioritaria l’attenzione che l’associazione TrasportiAmo e il Cesmot prestano circa la mancata informazione del TPL locale di Guidonia Montecelio. Si chiede una maggiore informazione e attenzione, sia per i lavoratori della SAP, che per gli utenti della stessa». E, ancora: «non ci si può permettere superficialità nella gestione del TPL locale, alla luce della continua evoluzione dei casi di Covid 19 nel territorio regionale. La categoria degli Autoferrotranvieri e l’utenza tutta merita maggiore attenzione ed anche un’Amministrazione Comunale che richiami a questi principi di sicurezza. Ricordiamo che il Sindaco di una città è il primo responsabile della sicurezza e della sanità del suo territorio e dei cittadini che insistono sullo stesso».

I nastri apparsi su alcuni bus SAP

«Dopo il nostro allarme», riprendono all’unisono le associazioni, «abbiamo constatato che le misure in tutela autisti SAP sono all’insegna dell’artigianalità. In pratica su alcune vetture ci si è limitato a chiudere con del nastro bicolore la parte anteriore della vettura, mentre in un altro caso (vettura 137) non solo non vi era alcuna “barriera” e un passeggero sostava sulla piattaforma anteriore vicino ad autista. Chiediamo ad amministrazione comunale di verificare corretta applicazione normative e di sensibilizzare azienda SAP ed utenza nel rispetto delle misure di tutela».




Coronavirus e trasporti: chi risolve il sovraffollamento di treni e bus?

Quarantena, zone rosse, incontri
pubblici vietati, e guai a salutarsi con la stretta di mano o scambiarsi
effusioni amichevoli o amorose in pubblico. Occorre stare a un metro di
distanza dalle persone, si ripete, perché il coronovirus «è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere
trasmesso a distanza ravvicinata». Poi però si è costretti – per svariate
ragioni – a fruire dei mezzi pubblici e a quel punto, una volta salito a bordo
vettura, ci si accorge che quelle raccomandazioni sono acqua fresca.

Succede ogni giorno di viaggiare
ammassati nei treni delle metropolitane o delle ferrovie ex-concesse, nei bus
come tram e filobus romani. Di camminare gomito a gomito lungo le banchine,
emblematico quanto accade nella stazione di Piazzale Flaminio, di stare, essenzialmente, al di sotto della
distanza di sicurezza, raccomandata dal Governo e dal Comitato Scientifico. Circa
1miliardo e 200milioni i cittadini potenzialmente coinvolti, per essere chiari,
tanti quanti sono i passeggeri trasportati ogni anno da Atac, secondo le stime rese note dalla stessa azienda. Ai quali si
sommano e si incrociano gli utenti di Cotral,
l’altra importante società pubblica del comparto, con circa 70milioni. Esclusi nel conteggio il
personale front-line delle rispettive
aziende e dei rispettivi esercizi.

Nei confronti di questi ultimi Atac, al
pari della altre aziende di TPL italiane, dispone (D.O. 53 del 7 marzo) che «a partire da lunedì prossimo, 9 marzo, il personale di guida, salvo
casi di emergenza, non aprirà la porta
anteriore delle vetture
per le quali non è disponibile l’accesso separato
alla cabina guida. Sarà consentito l’utilizzo della porta centrale e/o posteriore. La misura rimarrà operativa fino al
termine dell’emergenza sanitaria».

La disposizione non riguarda le vetture di ultima generazione di 12 e 18 metri, quelle che, in definitiva, hanno l’accesso segregato alla cabina guida, i bus a due porte e quelli elettrici (Gulliver) nonché i tram di ogni tipologia. Ma nelle ultime ore è emerso che alcuni bus di colore rosso, serie Urbanway Inveco, arrivate tre fa nelle rimesse, avrebbero una cabina non adeguatamente chiusa. Una riprova le immagini scattate da alcuni lavoratori, durante il servizio.  

Le cabine bus Urbanway messe sotto accusa
Banco di manovra treno Linea B

Sul fronte metroferroviario, un’altra
immagine mostra la sporcizia che sarebbe stata trovata sul banco di manovra di
un treno della Linea B, e ciò fa
pensare che le operazioni di pulizia e di igienizzazione effettuate dovrebbero
essere rafforzate, ripetute nel corso della giornata. A rimarcarlo anche le RSU nella nota trasmessa a poche ore di
distanza dalla disposizione Atac. «Riconoscendo le iniziative messe in campo»,
esordisce il documento dei rappresentanti dei lavoratori, «richiedono un incontro
per ulteriori chiarimenti riguardo: le tipologie e modalità di esecuzione degli
interventi di sanificazione, incluse tempistiche e frequenze; pulizie delle
cabine di guida, bagni e box di stazione; pulizie dei filtri e delle condotte d’aereazione
del sistema di climatizzazione delle cabine guida dei materiali in servizio;
tipologia e utilizzo dei prodotti e loro integrità, impiego delle mascherine,
dotazione di un interfono nei box di stazione; comportamenti da adottare verso
i passeggeri». A complicare la situazione, il fatto che il personale delle
ferrovie ex-concesse, Roma-Viterbo, Roma-Lido e Roma-Giardinetti, entri in contatto coi passeggeri durante le
operazioni di cambio-banco, differentemente dai colleghi delle metropolitane.

Sulla RomaTpl, società che gestisce il 30% dei chilometri di superficie
di Roma Capitale, la tensione resta alta.
Complice le note sindacali di SLM
Fast-Confsal
e USB, secondo le
quali la Società non avrebbe «provveduto ad alcuna azione preventiva». Secca la
smentita della diretta interessata, arrivata a stretto giro di posta, anche se
«non notiamo nessuna massiccia azione di pulizia», rimbecca Cosimo Andretta (Fast-Confsal), «almeno
dicono che lunedì 9 marzo dovrebbero arrivare i kit per il personale». Partita
sospesa. Per il momento.

Fin qui le misure di prevenzioni nei
riguardi dei dipendenti, legittime seppur con dei lati oscuri. Rinforzate dal comunicato 7 del 5 marzo con la quale Atac,
nella persona di Cristiano Ceresatto,
direttore del personale, riconosce l’emergenza sanitaria e, in ottemperanza del
D.P.C.M. del 04/03/2020, invita i
lavoratori, tra l’altro, a «evitare le strette di mano ed
attenersi alla distanza minima di 1 metro».

E questo non fa altro che riportare l’attenzione all’interrogativo iniziale: cosa si fa per l’utenza? Ben poco si direbbe, al di là dei proclami. Treni e bus continuano a viaggiare pieni zeppi, nelle banchine delle stazioni/fermati si sgomita per raggiungere quanto prima l’uscita. È normale? Il Comitato Pendolari RomaNord si è rivolto direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «i treni affollati sono un veicolo privilegiato per il contagio e noi come pendolari ogni giorno rischiamo di ammalarci», si legge nella lettera, «purtroppo né la Regione Lazio, proprietaria della ferrovia, né Atac, gestore del servizio, sembrano aver appieno compreso il pericolo e continuiamo a viaggiare stipati come bestie, da sempre, in treni sporchi, affollati e quindi insalubri. Inoltre pensiamo anche a chi porta questi mezzi, persone come noi e quindi esposte al contagio, esattamente come noi». Come dargli torto? «La sanificazione è doverosa in quanto si tratta di una prescrizione obbligatoria e ci chiediamo come mai non sia stata fatta prima e con regolarità», aggiunge il Presidente Fabrizio Bonanni. «Per i treni della ferrovia Roma-Viterbo ad esempio, come si fa a garantire la distanza di sicurezza tra i passeggeri se le corse sono sempre di meno e quindi la gente si ammassa sui pochi treni circolanti, soprattutto in tratta extraurbana? Noi abbiamo la quarantena dietro l’angolo».

L’affollamento è quotidiano su treni e bus Atac

«Il sovraffollamento dei mezzi è un problema serio e va affrontato con concretezza», rincara l’associazione TrasportiAmo, «intanto sarebbe opportuno, per tutelare la salute dei passeggeri, intensificare le operazioni di igienizzazione delle vetture, delle banchine e degli atrii delle stazioni/fermate».




Roma-Giardinetti, Coordinamento Roma Giardinetti: “Ecco come si cancellano 10 milioni di euro (e non solo)”. Si valuta esposto alla Corte dei Conti

ROMA – “Riaprire subito la tratta Centocelle-Giardinetti”. Dal palco del Comitato di Quartiere di Torre Maura arriva, perentorio, l’appello del Coordinamento Roma Giardinetti, condiviso con il comitato stesso, i comitati di Centocelle e Tor Pignattara nonché il Cesmot. “È possibile farlo in dieci giorni ci hanno garantito, seppure in via informale”, dichiarano, “è questione di volontà”.

Lunedì sera il punto con i cittadini del quartiere simbolo, che paga, sotto il profilo economico e sociale, la sospensione dell’esercizio avvenuta nell’agosto 2015. “Il disagio è enorme, lo sentiamo fin dall’inizio”, esordisce Alessandra Vasselli, “per i mancati collegamenti con la metro C e metro A. Quello di Torre Maura è un isolamento forzato, come per altri quartieri. Abbiamo partecipato ad incontri al Municipio VI che oltre le slide, per gli addetti ai lavori, non si capiva nulla. E attendiamo risposte da anni sul ripristino o meno”. “Rispetto a questo tema delicato”, rincara Alfredo Trebbi, presidente del comitato, “abbiamo sentito soltanto la voce della consigliera capitolina Svetlana Celli e quello delle associazioni. L’incontro è nato per questo”.

Sulla riapertura il Coordinamento –
composto dall’Osservatorio Regionale sui
Trasporti
, Legambiente Lazio, Circolo Legambiente ‘Si può Fare’, UTP-Assoutenti e TrasportiAmo – evidenzia che “la tratta Centocelle-Giardinetti non
rappresenta una sovrapposizione della Metro C per la sua capillarità, così come
emerso durante la commissione trasporti del 27 gennaio scorso”. E aggiunge: “prima
della chiusura quella tratta è stata oggetto di importanti lavori. Soldi
pubblici. Bisogna cambiare paradigma di visione per la Roma-Giardinetti, il
ritorno a Giardinetti, subito, senza se e senza ma, deve essere visto con un
importante tassello per combattere i cambiamenti climatici, l’inquinamento, il
traffico e l’intasamento nonché la gravità degli incidenti stradali, capace di
superare l’attuale servizio integrativo bus (Linea 105 e 106). Solo così si va
verso le richieste delle migliaia di persone che hanno animato e animano
tutt’ora i ‘friday for future’ di
Greta Thunberg”. “Troppi anni sono
stati persi”, spiega Omar Cugini,
presidente del Cesmot, “non possiamo perdere questo treno, tanto più in
un’epoca in cui l’inquinamento atmosferico, causato in primis dal traffico
gommato, è diventato un problema grave da non sottovalutare”.

Sul tavolo la mozione promossa dalla
Celli stessa, che riprende i punti salienti del Coordinamento. Oltre alla
riattivazione del servizio da Centocelle a Giardinetti – “e nell’attesa prolungare
l’esercizio fino al Parco di Centocelle in modo da creare un efficiente nodo di
scambio” -, il provvedimento, infatti, impegna l’Amministrazione di farsi
carico della linea, perfezionando il passaggio con la Regione Lazio, e di avviare la revisione generale di 5 elettrotreni
serie Et81, il cui bando di gara (1milione e 400mila euro) è stato assegnato da
Atac nel 2015. “Chiediamo inoltre –
spiega la consigliera – di istituire un Osservatorio per monitorare
l’avanzamento dei lavori, che coinvolga Municipi, comitati, associazioni e
sindacati, simile a quello avviato dalla Regione per la Roma-Viterbo, di interloquire col MIT per il mantenimento dello
scartamento ridotto e di tutelare il personale attualmente in forza alla
Giardinetti, in quanto la tramvia non prevede figure professionali quali
macchinisti, capistazione, manovratori e agenti di stazione. La mozione
rafforza – aggiunge – le battaglie delle associazioni e comitati”.

La conversione dello scartamento della
linea, da ridotto (950mm) a ordinario o tramviario (1445mm), è l’argomento, in
assoluto, a tenere banco. Enrico Stefàno,
presidente della commissione capitolina alla mobilità, ribadisce, in un lungo
video su facebook, pubblicato in risposta all’incontro a Torre Maura, ribadisce
che il cambiamento della larghezza dei binari è una scelta improcrastinabile. “Il
Ministero ci dice”, dichiara, “che è disposto a finanziare il progetto, però
non vogliano più lo scartamento ridotto. E per questo sono disposti a dare più
fondi. È il Ministero che decide. Piuttosto di fare un dibattito infinito, che
avrebbe potuto portare alla chiusura definitiva di questa linea, abbiamo
lavorato da subito per andare incontro alle esigenze del MIT. Sto vedendo,
spiace dirlo, un interesse meramente elettorale di ributtare in ‘caciara’ su
questo argomento”. E apriti cielo.

“La Regione ha fatto la sua scelta”,
taglia corto il consigliere regionale Gianluca
Quadrana
, “investendo e reinvestendo sulla Roma-Lido e sulla Roma-Viterbo:
il Comune e la sua maggioranza facciano lo stesso sulla Roma-Giardinetti”. “Non
amiamo buttare le cose in caciara”, è la replica piccata del Comitato di
Quartiere di Tor Pignattara, che comunque apprezza la disponibilità dell’esponente
cinquestelle. “Noi facciamo originare il problema dalle prescrizioni del MIT. Ci
saremmo aspettati una difesa più ‘feroce’, anche perché, ci permettiamo di
contestare su questo punto Stefàno, se è vero che avremmo perso tempo ‘in
entrata’ a convincere il MIT, è altrettanto vero che i cittadini (che sono
l’unica cosa che conta per noi) ne perderanno molto ma molto di più in uscita
ora, per via delle modifiche che impatteranno in modo severo sul cronoprogramma
dei lavori. Se si fosse scelta la strada della discussione, siamo sicuri che
decine di comitati, associazioni, cittadini ed esperti avremmo sostenuto anche ‘fisicamente’
questo progetto. Per questo siamo convinti che la strada maestra sia farci
sentire direttamente con il MIT”.

“Assistiamo ad un incomprensibile
dilatazione della firma di acquisizione della linea da parte del Comune”,
riprende il Coordinamento Roma-Giardinetti. “Chiediamo alla Regione
(proprietaria della linea) l’immediata convocazione del Comune per la firma di
questo fondamentale passaggio che deve vedere subito dopo il riposizionamento
del capolinea a Giardinetti. Dopo di questo si apra con Associazioni e le
persone un confronto sul futuro della linea”. 

“Ribadiamo l’importanza di non perdere
un importante collegamento su ferro, strategico per la mobilità del quadrante
Casilino”, rincarca il Cesmot, “concordiamo in pieno con i colleghi delle
associazioni, TrasportiAmo, Osservatorio Regionale Trasporti, Legambiente ed
UTP, sulla necessità di intervenire con progetti mirati e di facile
realizzazione, accantonando futuristiche trasformazioni a scartamento
ordinario, che rischierebbero solo di causare una chiusura a tempo
indeterminato con conseguenti  disagi e
spreco di risorse. Come purtroppo sta accadendo in Lombardia con la linea Milano – Desio”.

“Convertire lo scartamento non ha
senso”, sottolinea Massimo Montebello,
ingegnere trasportistico di lungo corso. “Esiste un concetto noto agli ingegneri,
il cosiddetto ‘valore di semina’. In funzione di questo, per evitare
giustamente sprechi di carattere economico e ambientale, è meglio aggiornare
l’esistente, nel caso lo scartamento ridotto. In Italia e all’estero è stato
già fatto. Attivarsi subito per arrivare a Termini, entro sei mesi sarebbe
possibile”. Il materiale rotabile? “Non rappresenta un problema: per il futuro si
possono acquistare rotabili tramviari con un’unica commessa, prevendo per parte
di essi carrelli a scartamento ridotto”. “Sono i viaggiatori che si muovono, che
necessitano del nodo di interscambio modale”, conclude, “nel caso di specie, la
massima integrazione, con i sistemi di trasporto esistenti, si realizza portando
il capolinea a Termini, dove gli utenti del TPL si integrano con la metro A, B,
le altre tramvie, bus, treni, aerei ecc”.

Il Segretario SLM Fast-Confsal Lazio,
Renzo Coppini
, tiene a evidenziare che “rispetto alla Giardinetti, e alle
altre criticità derivate da una gestione opinabile, quali per esempio sicurezza
e orario di lavoro, manutenzioni eccetera, stiamo portando avanti una dura
vertenza con Atac SpA. Migliorare il servizio è doveroso, ma nel rispetto del
personale e dell’utenza, con la quale è fondamentale creare un rapporto
granitico per affrontare e risolvere insieme queste problematiche”.

A conti fatti, sono circa 10milioni di euro le risorse che sono
state impegnate finora sulla Giardinetti. E a rendicontarlo è proprio il
Coordinamento: “circa 3milioni di euro
in tre anni per tratta attualmente sospesa, destinanti al rifacimento degli
attraversamenti stradali, via del Grano, Obi ex-Siropa e via Pietro Belon, e
per il rinnovo dei binari. In più ci sono circa 4 milioni di euro circa serviti per la costruzione della stazione
Giardinetti. Sulla ferrotramviaria attiva, invece, sono stati spesi circa 3milioni di euro per il completo
rifacimento del piazzale di Centocelle,
binari e deviatoi compresi, e circa 1
milione di euro
per il rifacimento dei binari tra Centocelle e Laziali. È
stato messo in preventivo la riqualificazione dell’intersezione di Largo
Alessi, altri 100mila euro. Questo è
quello che siamo riusciti a sapere, intendiamoci. E ora, vogliono smantellare
tutto. Pura follia. Noi diciamo di dare continuità al preesistente,
fattibilissimo, come la logica vorrebbe”.  

Da qui l’idea di presentare un esposto dalla Corte dei Conti e di istituire una “commissione interna di esperti di Tecnica-Economia ed Esercizio dei Trasporti con valore legale”, capace di “predisporre una relazione, con le controdeduzioni al piano paventato dall’Amministrazione di Roma Capitale (smantellamento e adozione scartamento ordinario), da trasmettere e discutere con la Regione Lazio e il MIT. È altrettanto importante”, conclude il Coordinamento, “promuove incontri e manifestazioni per sensibilizzare la cittadinanza su questo tema”.  

Foto copertina: Giorgio Stagni




Roma-Giardinetti, c’è attesa per la Commissione Mobilità di questa mattina

Mozione ritirata e discussione sulla ferrotramvia Roma-Giardinetti sospesa fino a questa mattina, lunedì 27 gennaio, giorno in cui la commissione mobilità, presieduta da Enrico Stefàno, tratterà la delicata questione. Venerdì pomeriggio l’accordo – a distanza – maturato durante l’Assemblea Capitolina, tra l’esponente cinque stelle e la consigliera civica Svetlana Celli (RomaTornaRoma), firmataria del documento. Una tregua più che un accordo, infatti quest’ultima chiarisce subito a chiusura del Consiglio: “Sono pronta a presentarla di nuovo, se non venissero affrontati tutti i punti che chiedevamo e che sui quali i cittadini aspettano risposte”. Chiaro il messaggio.

Nel preambolo
spiega che “la mozione è stata presentata il 18 dicembre scorso e recepisce le
istanze e le preoccupazioni dei cittadini, delle associazioni e dei lavoratori
della linea, limitata a Centocelle dal 3 agosto 2015”. Un provvedimento contro
il quale la Celli esprime un giudizio negativo, “perché tale sospensione ha
annientato il commercio, la percorrenza e la vita sociale nei quartieri come Torre Maura e Giardinetti. E perché quella stessa tratta, che potrebbe sembrare un
doppione della Metro C, è stata poi
sostituita con servizio bus. Cioè, si tiene chiuso un sistema con un impatto
ambientale minimo e contestualmente si attiva un servizio integrativo con bus a
diesel, meno rapido, capiente e sostenibile rispetto al treno”. Un controsenso,
considerati i divieti alla circolazione per i veicoli emanati a ripetizione negli
ultimi giorni.

In Aula le
associazioni RomaMobilitaRoma, TrasportiAmo e UTP-Assoutenti, capitanate da Andrea
Ricci
dell’Osservatorio Regionale
sui Trasporti
, che coordina il tavolo congiunto sulla ferrovia. Composto inoltre
da Legambiente Lazio, Sferragliamenti dalla Casilina-Odissea
Quotidiana
e dai Comitati di Quartiere di Tor Pignattara e Torre Maura,
presieduto da Alfredo Trebbi che, presente
insieme ad altri attivisti, il giorno prima aveva lanciato un appello, lapidario,
proprio dalle colonne de L’Osservatore: “toglieteci
dall’isolamento
”.

È un “argomento
sentito quello della Roma-Giardinetti”, rimarca la consigliera a microfoni
aperti, “conosciuto da questa maggioranza che si è adoperata, non lo metto in
dubbio, per presentare il progetto di potenziamento e di prolungamento, da un
lato verso Termini dall’altra verso Tor Vergata, di inserire il progetto nel
PUMS e di chiedere i finanziamenti al Ministero dei Trasporti. Un lavoro
lodevole, considerevole e condivisibile. Ma la maggioranza si è dimenticata del
presente; si è dimenticata di affrontare il quotidiano. Ci troviamo oggi
davanti a una infrastruttura diventata, purtroppo, l’ombra di se stessa –
affonda -, abbandonata, soffre in maniera pesante, si trascina a stenti e va
avanti solo grazie alla professionalità dei lavoratori aziendali, che
dovrebbero ricevere l’encomio per quello che fanno. Ma ora i loro sforzi non
bastano: il materiale rotabile è quel che è, anche tecnicamente superato,
adatto a un museo ferroviario”.

“Volete
parlare del potenziamento, ma allo stesso tempo questa Amministrazione deve
ancora definire l’acquisizione di questa infrastruttura da parte della Regione Lazio. E si sta perdendo tempo.
Ho visto, dopo la presentazione della mozione la convocazione, da parte del consigliere
Stefàno, di una commissione su questo tema. Che ringrazio anche. La Regione si
è resa disponibile alla cessione, lo ha dichiarato oramai in tutte le salse,
sta aspettando un segnale di Roma Capitale”.

“Ma al di là
del dibattito politico, che interessa a pochi, vorrei soffermarmi sul valore
reale di questa linea per il Municipi V e VI, convinta che i sistemi su ferro
vanno mantenuti, che la Roma-Giardinetti lavori in perfetta sintonia e armonia
con la metro C. E quindi, non chiediamo con forza alcuni punti strategici:
acquisire la linea dalla Regione, prevedere la riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti
e prolungare, nell’attesa, l’esercizio della Giardinetti a Parco di Centocelle,
in modo da creare appunto un nodo di scambio con la metropolitana, avviare gli
interventi di revisione generale su cinque elettrotreni e i stituire un
Osservatorio permanente presso Roma Capitale, aperto alle associazioni,
comitati e ai cittadini, insieme alle Organizzazioni Sindacali per monitorare i
lavori, come la Regione ha fatto con la ferrovia Roma-Viterbo, e di adoperarsi
con il Ministero dei Trasporti per finanziare il progetto, così com’è stato
presentato”.

“Si è costituito
un tavolo per questo di lavoro tra l’Osservatorio Regionale sui Trasporti,
Legambiente e le altre associazioni del settore, si sono incontrate lo scorso
14 gennaio: condivido le loro osservazioni, questa linea mantiene le sue
potenzialità se resta tale, se il tracciato resta quello attuale. Il loro
slogan è ‘nonunchilometrodimeno’ e hanno ragione, perché alternative a quel
tracciato non ce ne sono, smantellare il presente farebbe aumentare i costi e
rischia di allungare i tempi. C’è bisogno di ferrovie, tram e metropolitane.
Roma ha bisogno di ferrovie, tram e metropolitane, di una rete di trasporto
sostenibile e integrata alla mobilità dolce. Ricordo infine che questa mozione
è necessaria anche per dare un futuro ai lavoratori”.

Dalla
maggioranza è il presidente della commissione mobilità Stefàno a prendere la
parola: “Chiedo alla consigliera Celli di ritirare la mozione, in caso
contrario il nostro voto sarà negativo. E spiego il perché: mozioni con il
medesimo contenuto, con le stesse indicazioni ne abbiamo votate in Assemblea
circa una decina. Abbiamo fatto di più, parte di quanto scritto nel documento
lo abbiamo scritto nel PUMS, approvata lo scorso agosto, nel frattempo c’è
stata anche un’evoluzione. Il Ministero dei Trasporti sulla Roma-Giardinetti ha
detto che ci piace la vostra idea, però dovete portare la vostra infrastruttura
a scartamento ordinario, come gli altri tram, prescrivendo l’aggiornamento del
progetto. Ne parleremo in commissione”.

La proposta viene accolta dalla Celli, dopo un breve consulto con gli esponenti delle associazioni e del Comitato di Quartiere, però a condizioni che “i temi della mozione saranno discussi in commissione”, sottolinea. “Il problema è che voi in tre anni e mezzo avete cambiato l’assessore ai trasporti, e se effettivamente l’assessore precedente Meleo avesse fatto quello che bisognava fare, cioè parlare del presente della linea, parlare almeno del vostro cavallo di battaglia, ovvero la riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti, le cose sarebbero andate diversamente. Lo ripeto siamo disposti a collaborare ai progetti futuri, ambiziosi, ma c’è da vedere il presente: la riattivazione è punto prioritario. Molte associazioni si sono unite insieme e lo stanno chiedendo alla politica, che sta governando questa città, quindi a voi, di riattivare quella tratta così com’è, perché lì il trasporto è congestionato. E se voi volete chiudere le orecchie per non ascoltare, noi non lo facciamo. Lunedì in commissione occorre trattare questi temi, Roma Capitale può scegliere”.

La discussione è aggiornata alla seduta in commissione di questa mattina (ore 11.30). Ma sono numerosi gli elementi che rafforzano i concetti espressi dalla esponente delle opposizioni e, indirettamente, delle associazioni nel documento congiunto. E per quanto riguarda il servizio attuale.

Riattivazione Centocelle-Giardinetti. C’è l’ordine del giorno 7 del 26 luglio 2016, presentato dal Pd capitolino e votato all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, maggioranza compresa. Che impegna l’Amministrazione ad “attivare tutte le iniziative volte a ripristinare l’attuale tratto temporaneamente sospeso da Centocelle a Giardinetti e rendere nuovamente usufruibile dai cittadini la linea tranviaria da Roma Laziali a Giardinetti”. Ancora prima, c’è un analogo Ordine del Giorno (n. 290) presentato dai cinquestelle, allora opposizione, licenziato a maggioranza nella seduta del 16 aprile 2015. E c’è, infine, la relazione della divisione ingegneria di Atac SpA del 2016 aggiornata nel 2017, che individua i provvedimenti propedeutici necessari alla riapertura: “rinnovi di TE ormai obsoleta e verifiche sull’armamento”. Spontanea la domanda: cos’è che ha impedito all’Amministrazione di dare seguito alla riapertura?

Nodo di scambio con Metro C. Anche per tale istanza sono stati predisposti progetti, sempre in questi tre anni e mezzo. Il nodo di scambio era stato individuato a Parco di Centocelle e la sua realizzazioni sarebbe dovuta avvenire, secondo i rumors, in breve tempo. Invece, tra rimpalli, scuse e altro ancora, sconosciuto ai più, la cosa è rimasta ferma, penalizzando l’utenza. Come mai?

Gli elettrotreni Et81 in attesa di revisione generale

Rifacimento treni. Altro argomento trattato dalla Celli, e come gli altri rimasto lettera morta. Nel 2015 Atac aggiudica la gara del 2012 (n. 82/2012) per “gli interventi di revisione generale” di 5 elettrotreni a tre casse serie ET81, contraddistinti dai numeri aziendali ET 820, 822, 823, 824 e 824. “L’importo presunto dell’appalto è pari ad euro 2.498.398,00″ e “i lavori sono finanziati – recitava l’avviso a firma di Middei – con Fondi Regionali, residui anni 2001-2003 e 2004-2007 di cui alla Legge 297/78 e del triennio 2007-2009” sempre della medesima. La gara se l’è aggiudicata, in forma temporanea il 9 maggio 2013 e in via definitiva l’11 marzo 2015 (provvedimento n. 13), la FD Costruzioni srl (capogruppo) e la Idroelettrica SpA (mandante), per un valore complessivo di euro 1.481.415,00 (ribasso del 17%). A che punto si trova la gara? E perché l’ETR 821, convoglio della stessa serie ma rifatto anni prima con altri investimenti, è ancora fuori servizio?
Che quei convogli sono in attesa di revisione, nonostante gli anni e i chilometri effettuati, si evince dalla stessa relazione di ingegneria. In quelle pagine, infatti, si evidenzia un “forte decremento a partire dal mese di settembre 2016” con una perdita di produzione media del 35%. “La tendenza del livello di servizio erogato è destinata a peggiorare per causa delle condizioni del materiale rotabile in quanto le unità con percorrenza inferiore al milione di chilometri sono solamente 8 di cui solo 3 di età inferiore ai 20 anni e le rimanenti 5 hanno età media di 84 anni. Se ne deduce che l’argomento materiale rotabile non è più differibile ed inoltre è strettamente legato all’erogazione dell’attuale servizio di trasporto”.

Situazione materiale rotabile

A conti fatti si profila una commissioni intensa, date le argomentazioni da trattare, tanto sul presente quanto sul futuro della linea. Con le associazioni, riunite nel tavolo coordinato dall’Osservatorio, che faranno sicuramente sentire il proprio disappunto sulla scelta del Ministero di condizionare il finanziamento del progetto a patto della modifica dello scartamento.




Atac, aggredito macchinista Roma-Lido. I lavoratori: “Mancanza di sicurezza”

Ancora sangue, ancora un’aggressione
contro il personale Atac. L’ennesimo
episodio, che riaccende i fari sul tema della sicurezza, si è consumato martedì
sera, 14 gennaio, alla fermata Tor di
Valle
della ferrovia regionale Roma-Lido.
Quando, nello specifico, il macchinista rimproverava tre giovani balordi con
accento dell’est, visibilmente ubriachi e alterati dai fumi dell’alcool.  

Secondo una prima ricostruzione
dei fatti, il conducente, richiamato dall’accensione della spia “allarme
passeggeri” sul banco di manovra del treno, raggiungeva diligentemente il
vagone dal quale era partita la segnalazione. Ma una volta arrivato, si
accorgeva che quella leva era stata tirata per puro spirito di divertimento: nessuno
stato di imminente pericolo o anomalia del convoglio, tali da attivare l’allarme,
ma solo un assurdo gioco, un passatempo.

Da qui il rimprovero – sacrosanto
– trasformatosi, in pochi secondi, in un acceso diverbio, dove sarebbero volate
parole grosse e pesanti. Nella concitazione uno dei tre balordi, forse
infastidito, avrebbe sferrato un violento cazzotto in faccia al malcapitato
macchinista, stordendolo, per poi darsi vigliaccamente alla fuga insieme ai compari
della bravata.

Immediata la reazione delle RSU del
“Collegio n. 18 di Atac SpA”, messa nera su bianco nella segnalazione,
congiunta, trasmessa questa mattina ai vertici aziendali. “Più volte le stesse
scriventi”, recita il documento, “hanno denunciato le criticità relative alla
mancanza di sicurezza in cui tutto il personale è obbligato a lavorare,
specialmente nelle ore notturne sulla linea Roma-Lido. Si richiede pertanto un
maggior controllo da parte delle autorità di pubblica sicurezza e una riorganizzazione
più razionale del servizio vigilanza GPG [vigilanza, ndr] lungo tutta la linea”.
I rappresentanti sindacali esprimono “solidarietà al collega” e ammoniscono: “in
caso di nuove aggressioni, attiveranno tutte le azioni possibili previste dalla
L. 146/90 e successive modificazioni”. Ovvero, l’astensione immediata dal
lavoro del personale su questa linea, formula consentita, ma solo in questi
specifici casi, dalla normativa citata nella nota.

Nella fermata Tor di Valle, altra particolarità, “è presente dalle 5 alle 24 un vigile esclusivamente per piantonare il passaggio lasciato aperto sotto dal cantiere in costruzione”, racconta in forma anonima un lavoratore, “e rimasto tale dopo la sua sospensione”.




Ferrovie concesse, guerra aperta tra Atac e Pendolari. Mozione per la Roma-Giardinetti

È guerra aperta tra Atac e le Associazioni consumatori – con il Codacons in testa – e, direttamente o indirettamente, con i pendolari.

Al centro i disservizi che ogni giorno affliggono le ferrovie regionali ex-concesse Roma-Lido e Roma-Viterbo, immortalati da Pendolaria, il consueto rapporto di Legambiente sulla qualità dei servizi ferroviari italiani. E la Roma-Giardinetti? Ce n’è anche per questa linea, la settimana appena iniziata potrebbe infatti riservare spiacevoli sorprese.

La
Viterbo attenzionata dal Garante.
Irrompe
il Codacons con il comunicato di tre giorni fa dove evidenzia che l’ART – Autorità di Regolazione dei Trasporti
ha deciso di far luce sul servizio ferroviario della Roma-Viterbo in
affidamento all’Azienda Capitolina, “annunciando”, recita la nota, “specifiche
azioni di verifica a riscontro delle criticità oggetto di segnalazione”. Nelle
settimane scorse infatti il Codacons, a seguito delle numerose proteste
ricevute dal cittadini, aveva presentato un esposto all’ Autorità in cui si
chiedeva di intervenire a tutela dei pendolari e degli utenti. “La ferrovia è
il mezzo di trasporto più problematico vista la lunghissima durata dei viaggi e
i frequenti ritardi dovuti alla presenza del binario unico”, scriveva l’associazione
consumatori nell’esposto, “presenta tutt’ oggi gravi carenze, sia nello stato
di salute dei mezzi, che continuano ad avere guasti e a presentare
infiltrazioni d’ acqua, sia nella frequenza delle corse, che obbligano spesso
gli studenti e i lavoratori ad arrivare a scuola o a lavoro in ritardo oppure a
uscire anticipatamente per poter raggiungere le fermate, obbligandoli ad
aspettare per ore dopo l’ uscita o impedendogli in molti casi di frequentare
corsi pomeridiani a causa della mancanza di corse nel secondo pomeriggio per il
rientro nei paesi di residenza”. Situazione “che potrebbe finire con l’incidere
anche sul diritto allo studio o sulle prestazioni lavorative di ciascun utente
fruitore. Duole notare la situazione di incuria e mala gestio di una delle tratte che dovrebbe essere un fiore all’occhiello
della città e dell’intera Regione: un concentrato di degrado quasi irreale, che
non risparmia nulla e infetta ogni singolo elemento della vita civile: strade, ponti,
cavalcavia, gallerie”. Nell’esposto il Codacons chiedeva l’intervento della
Procura e dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, “affinché si ponesse fine
all’ odissea quotidiana dei pendolari”.

Botta
e risposta al vetriolo
.
L’annuncio del Codacons, intenzionata ad avviare una “class-action” al riguardo,
acuisce l’ormai atavica diaspora che vede protagonisti Atac stessa e il Comitato Pendolari RomaNord. “Finalmente
un’associazione di consumatori si accorge della nostra situazione e denuncia”, attacca
il portavoce Fabrizio Bonanni, “ma
d’altra parte basta leggere quello che pubblichiamo quotidianamente attraverso
i nostri canali sociali facebook e twitter per farsi una idea di come stiamo
messi”. E non solo. Nei giorni antecedenti il Comitato aveva aggiornato la lunga
lista delle soppressioni, salite a 1200 in 190 giorni, “al netto” delle
cancellazioni “fantasma”, precisano, ovvero di quei treni che sarebbero stati “annunciati
e poi scomparsi dopo la partenza e non segnalati ufficialmente ma ricavati
dalle segnalazioni utente in stazione, senza che siano effettivamente state
effettuate le rispettive corse”.  Piccata
la risposta dell’Azienda: “non risponde al vero che Atac eviti di comunicare le
eventuali cancellazione di corse”, si legge nel comunicato di ieri pomeriggio,
12 gennaio.  “Lo stato del servizio della
ferrovia Roma-Viterbo è pubblicato in tempo reale sul sito atac.roma.it e sugli
altri canali aziendali (ad esempio i social), distribuito open data ai
principali altri canali e distribuito dalle principali app”, tuonano da via
Prenestina. E rispetto alle soppressioni precisano che sabato “sono state
cancellate 20 corse, ed esclusivamente nella tratta urbana, e non ‘una trentina’,
come riportato. Nessuna cancellazione ha riguardato la tratta extraurbana. Si
fa notare in particolare che sulla tratta urbana, in alcuni momenti delle ore
di punta la frequenza dei treni tra Montebello e Flaminio scende sino a 5
minuti. Riportare dati”, aggiungono, “aggregati su base plurimensile senza
rapportarli al totale delle corse programmate è gravemente distorsivo della
realtà, dalla metà di settembre alla fine di dicembre del 2019 è stato
effettuato il 96,2% delle corse previste. 
Le 1.200 corse cancellate, riportate, inoltre si riferiscono a oltre 190
giorni di esercizio. Ciò significa che parliamo di circa 6 corse in media
cancellate al giorno, quando nei giorni feriali ne sono previste 226”.

Nemmeno 12 ore dopo…A stretto giro di posta la replica del Comitato, seguito dallo scossone tellurico di questa mattina. “Ieri sera [domenica 12 gennaio, ndr] abbiamo ribattuto punto su punto al comunicato Atac che ci accusava sostanzialmente di dire bugie sul servizio erogato sulla nostra ferrovia”, annota Bonanni, “ecco che nemmeno 12 ore dopo succede quello che diciamo da tempo: Atac non comunica in tempo i disagi e non attiva per tempo i servizi sostitutivi. Stamattina infatti, dalle ore 7.30 si sono susseguite informazioni tra i pendolari circa un ipotetico guasto a un treno extraurbano. Tale guasto, poi purtroppo confermato da chi era a bordo, ha di fatto bloccato la linea per oltre un’ora. Ebbene, in questo frangente Atac ha sempre valutato come regolare il servizio, mentre accadeva il pandemonio tra Sacrofano e Riano: treno guasto, tentativo di rimorchio fallito da parte di altro treno, passeggeri messi a rischio e ritardi mostruosi sull’intera tratta. Tutto regolare, appunto, secondo Atac almeno fino alle 8.24”.  A corredo di quest’ultima nota, la foto del sito aziendale, dove, effettivamente, nella parte che riguardava la Viterbo non compariva alcuna annotazione sul guasto.

L’annotazione pubblicata dal Comitato Pendolari

Arriva
l’esposto sulla Roma-Lido?
Sulla
ferrovia litoranea, anch’essa segnala dai disservizi, rendicontati soprattutto da
Odissea Quotidiana, è, invece, l’associazione
Assotutela a minacciare un’azione
legale, similare a quella del Codacons. A dirlo il presidente nazionale, Michel Emi Maritato:“Come associazione che difende i
diritti dei consumatori, vogliamo esprimere la nostra forte vicinanza ai
pendolari della Roma-Lido, che nella giornata di ieri [9 gennaio, ndr] hanno
dovuto sopportare ennesimi disagi sulla linea. Una odissea quotidiana, una
triste abitudine che Assotutela denuncia da anni e sulla quale non possiamo più
rimanere inermi. Le istituzioni preposte continuano a essere lacunose,
lasciando al proprio destino una delle linee dei trasporti laziali più importanti
del nostro territorio. Anche e soprattutto alla luce dei disservizi tecnici di
ieri, Assotutela ha intenzione di presentare un esposto alla Procura della
Repubblica al fine di comprendere le dinamiche specifiche che conducono ai
continui disagi sulla Roma-Lido”.

E la Roma-Giardinetti? La linea sulla Casilina, per metà ferrovia e per l’altra metà tranvia (o viceversa), sta vivendo un periodo di stagnazione. Da un lato c’è il progetto di ammodernamento e prolungamento formulato dall’ingegner Andrea Spinosa, e inserito da Roma Capitale nel PUMS, dall’altro il servizio attuale che si trascina a stento. “La linea si trova a un bivio, devono sbrigarsi”, sottolineano dall’associazione TrasportiAmo che ha lanciato una petizione popolare sostenuta tra gli altri da ORT – Osservatorio Regionale sui Trasporti, Legambiente Lazio e dal Comitato di Quartiere Tor Pignattara, presieduto da Luciana Angelini.

“L’idea Spinosa è l’unica praticabile”, riprende l’associazione, “in quanto consente la valorizzazione dell’infrastruttura esistente a costi contenuti”. E sulla pagina proprio del Comitato Andrea Tortorelli de Sferragliamenti sulla Casilina rimarca: “Sebbene il sentire comune vorrebbe l’adeguamento allo scartamento ordinario ‘perché è così che deve essere’, tale scelta porta con sé notevoli complicazioni progettuali ed extracosti. Il mantenimento dello scartamento ridotto, aggiornato con le tecnologie ed i confort della modernità, consentirebbe la creazione di una vera e propria rete metrotramviaria ad est della città, alla stregua della Docklands Light Railway londinese. La presa di posizione del Ministero – prosegue – mi sembra sia caduta in questo peccato ‘di convinzione’. Per tale ragione, fermo restando che il Riparto 2019 rappresenta un’occasione unica ed irripetibile per la salvezza della linea, ritengo che l’Amministrazione Comunale debba sfruttare il rimando al 30 aprile 2020 per rafforzare le tesi che a suo tempo condussero saggiamente verso la scelta dei 950 mm”.

La mozione. Le osservazioni delle associazioni trovano un punto di forza nella mozione (n. 319/2019) a firma della consigliera capitolina Svetlana Celli (capogruppo RomaTornaRoma), che impegna la “Sindaca e la Giunta a porre in essere ogni iniziativa utile a definire il trasferimento della linea ferroviaria Roma-Giardinetti dalla Regione Lazio a Roma Capitale, e a provvedere alla riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti o al prolungamento della linea fino al Parco di Centocelle”. La mozione impegna altresì a sollecitare “il MIT affinché assegni le risorse necessarie per l’ammodernamento e il prolungamento, ad avviare gli interventi di revisione generale agli elettrotreni” e, infine, a “istituire un Osservatorio presso Roma Capitale, aperto ai Municipi, alle Associazioni/Comitati utenti/cittadini del territorio e alle Organizzazioni Sindacali, finalizzato a monitorare l’avanzamento dei lavori”. Argomenti rispetto ai quali la compagine pentastellata difficilmente potrà sottrarsi. “Un intero quadrante aspetta la riqualificazione della ferrotranvia Roma-Giardinetti, promessa dal M5S in campagna elettorale quattro anni fa”, attacca la consigliera Celli. “La maggioranza aveva prospettato la riapertura fino alla stazione Giardinetti e la presa in carico della linea. Ma nulla di fatto ed oggi tutto è fermo. Dallo snodo con la Metro C, all’altezza del Parco di Centocelle, al rilancio della Roma-Giardinetti come metropolitana di superficie, proprio come avviene nelle grandi capitali europee. Tutti progetti possibili, dei quali si avvantaggerebbero i cittadini e l’ambiente, oltre che l’intero sistema Tpl. Questa settimana in Aula andrà al voto la mozione preparata come gruppo RTR che auspica proprio questi scenari futuri. Ci auguriamo sia l’occasione per la maggioranza per rilanciare un progetto strategico per Roma”.

Dello stesso avviso il capogruppo Pd al Municipio VI, il consigliere Fabrizio Compagnone: “I cittadini dei quartieri interessati dalla non sono più disposti a tollerare l’immobilismo dell’Amministrazione Capitolina e il silenzio assordante del Presidente del Municipio VI Romanella e della sua Giunta, le zone commerciali insistenti sul percorso sono allo stremo. Rispetto a questo tema, infatti, in campagna elettorale avevano promesso la riapertura fino alla stazione Giardinetti e la presa in carico della linea. Allo stato attuale, invece, constatiamo che nulla di quanto paventato è stato realizzato. È necessario, a questo punto, un’azione rapida e concreta al fine di individuare quelle soluzioni esaustive in modo da sboccare l’intera situazione e dare un presente e un futuro alla Giardinetti, così tanto importante per un quadrante della Capitale. Ci associamo alle preoccupazioni espresse dalle associazioni e dei comitati di quartieri e speriamo che l’anno appena iniziato risvegli dal torpore l’Amministrazione, votando, in primis la mozione della consigliera Celli”.




Ferrovie ex concesse, la “rivoluzione” di Nicola Zingaretti: Roma lido e Roma Viterbo in gestione alla Regione. Resta il nodo sulla Roma Giardinetti

C’è voluto il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti per cercare di stendere un velo, pietoso, sulle condizioni delle ferrovie ex-concesse, immortalate da Legambiente nel dossier Pendolaria, importante quanto puntale appuntamento annuale.

“Dopo aver risanato e reso di nuovo competitivo il Cotral, dopo aver rinnovato i treni per pendolari e aver messo in campo centinaia di milioni d’euro di investimenti, ora la Regione prenderà in gestione anche le tratte Roma-Lido e Roma-Viterbo“.

Parole pronunciate da Nicola Zingaretti qualche giorno fa, in occasione della conferenza stampa per la riapertura del cantiere della nuova stazione di Flaminio, che metterà in collegamento la fermata della metro A con la stazione di testa della RomaNord.

Insieme al Governatore l’assessore regionale ai trasporti Mauro Alessandri, il Presidente della stessa Cotral Amalia Colaceci, l’amministratore unico di Astral Antonio Mallamo e il vicepresidente della Regione Daniele Leodori.

“Subito 800milioni di euro – ha spiegato il presidente della Regione Lazio – 500 dei quali disponibili entro il primo semestre del 2020, per migliorare la vita delle persone che viaggiano tutti i giorni e far ripartire i cantieri fermi da anni”.

“Queste linee fanno schifo, – ha detto ancora Zingaretti – abbiamo accolto il grido di dolore dei pendolari. Dal 2013 è stata avviata una mezza rivoluzione nel comparto dei trasporti, è stata risanata la Compagnia Cotral, rinnovato il parco veicoli con 1000 bus nuovi e svecchiato il materiale rotabile delle ferrovie regionali”.

E ora, salvo complicazioni, spetta alle ex-concesse:

144 milioni saranno impiegati per la Lido e 337 milioni per la Viterbo. Nello specifico. Investimenti Roma-Lido: opere civili nelle stazioni (recinzioni e barriere fonoassorbenti); nuovo deposito Ostia Lido; manutenzione straordinaria del materiale rotabile esistente; sistema di comunicazione terra-treno (segnalamento, potenziamento e risanamento della linea elettrica); Rinnovo totale dell’armamento della linea, compresi i deviatoi. Investimenti Roma-Viterbo: Raddoppio della stazione Flaminio; Raddoppio della tratta Riano – Morlupo; Predisposizione raddoppio tratta Montebello – Riano; Manutenzione straordinaria materiale rotabile esistente; Potenziamento deposito Acqua Acetosa; Potenziamento linea elettrica.

Elenco interventi messa in sicurezza Roma-Viterbo

A questi si aggiungono 315 milioni per l’acquisto di 38 nuovi treni per le due ferrovie ex concesse, già sono state spedite le lettere di invito per l’acquisto della prima tranche di treni (5 Roma Lido e 6 Roma-Viterbo), per un ammontare di 100 milioni, di cui 40 milioni di fondi ministeriali e 60 milioni di fondi regionali. Il 28 febbraio del 2020 scadrà il bando e si procederà alla seconda fase della gara.

Il cambio della governance:

“Dal 1 gennaio 2020 – ha proseguito Zingaretti – Astral spa affiancherà Atac nella gestione delle infrastrutture fino al 1 luglio 2020, data in cui Astral diventerà unico gestore delle infrastrutture e dal 1 gennaio del 2021 Cotral affiancherà Atac nella gestione dell’esercizio, fino al 1 luglio 2021, quando Cotral diventerà gestore unico dell’esercizio sulle due linee ferroviarie”.

Si riparte da piazzale Flaminio

“Ripartiamo da qui, da Piazzale Flaminio – ha detto l’assessore regionale ai Trasporti Alessandri – abbiamo scelto questo cantiere, nel giorno della sua riapertura, per illustrare nuovamente i grandi investimenti che stiamo mettendo in campo sulle ferrovie ex concesse. Piazzale Flaminio è un punto nevralgico di questo nuovo inizio che vedrà, a partire dal 2020, le due linee trasformarsi in cantieri, con più di 500 milioni di euro di risorse, degli 800 complessivi, attivabili entro il primo semestre del prossimo anno, tra interventi sulle infrastrutture, sulle dotazioni tecnologiche e acquisto nuovi treni».

Una svolta, “una grande svolta”, secondo i diretti interessati, dopo anni di incertezze, ripensamenti e vertiginose piroette. Ma è il presente e la gestione del servizio durante i cantieri, che dureranno fino al 2024, a tenere banco e a preoccupare i pendolari. Lo scorso 25 dicembre il Comitato della RomaNord, infatti, ha presentato un esposto alla Procura di Roma e di Viterbo “l’ennesimo per segnalare”, scrive Fabrizio Bonanni nel sito, “l’immane stato di degrado del servizio che viene fornito all’utente pendolare che viaggia sulla linea Roma-Viterbo. Riteniamo doveroso che qualcuno intervenga a mettere ordine e sistemare le cose: stiamo sempre peggio e senza visione sul futuro. Su quei treni noi ci viaggiamo tutti i giorni, mentre chi ha poteri decisionali non viaggia con noi”.

Dal Campidoglio, interviene il presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefàno che trova singolari, “per non dire “ridicole” e lontane dalla logica” le affermazioni di Zingaretti. “Ovviamente che Roma Viterbo e Roma Lido non brillino per efficienza è un dato di fatto, negarlo sarebbe da sciocchi, ma addossare la colpa al gestore, ad Atac, anche se capisco può essere facile a livello mediatico, è un insulto alla logica, al buon senso e molto lontano dalla realtà”. Poi rilancia: “La Roma Lido deve essere una metropolitana, lo abbiamo messo nero su bianco nel PUMS“.

Peccato che la dismissione delle due ex-concesse è stata inserita nel Piano Industriale Atac, parte integrante del Concordato Preventivo, e peccato, altresì, che il corrispettivo di 90milioni di euro erogati annualmente dalla Regione all’Azienda Capitolina, secondo quanto stabilito dal Contratto di Servizio ancora in essere, è destinato anche alla manutenzione ordinaria dei beni, delle infrastrutture, dei mezzi e degli impianti ferroviari. O no?

Disquisizioni
politiche a parte, resta da capire cosa ne sarà della Roma-Giardinetti, ora limitata a Centocelle. Linea fuori dalle grazie regionali, per le sue
caratteristiche tranviarie, ma anche fuori da quelle comunali, dato che Roma Capitale deve ancora formalizzare
l’acquisizione dell’infrastruttura. Oggetto questo della mozione presentata
dalla consigliera comunale Svetlana
Celli
, che sarà discussa dall’Assemblea Capitolina nei primi mesi del
prossimo anno.

A complicare le cose lo stop del Ministero dei Trasporti (si auspica momentaneo) al prolungamento e all’ammodernamento della linea, sviluppato e fatto proprio dall’Amministrazione e inserito nel PUMS. “Tale progetto”, spiega l’ing. Andrea Spinosa, che ha collaborato alla sua stesura, «era stato ben valutato dal MIT, tanto da rientrare tra i primi nella classifica finale delle istanze: la scelta finale è stata però di non inserire progetti con prescrizioni (la prima scelta era di finanziarlo con prescrizione sul cambio dell’armamento nella stesura del definitivo) ma di rimandarli all’istruttoria relativa al riparto 2019, con scadenza per la presentazione delle integrazioni al 30/04/20 (da non confondersi con il riparto 2020 e scadenza per le istanze al successivo 1° giugno). E il progetto della linea Termini-Tor Vergata è proprio uno dei due che è automaticamente incluso nel nuovo riparto, essendo già stato ammesso nel primo e non incluso nel riparto 2018 per motivazioni non relative a carenze o difetti della proposta ma a scelte tecniche”.

Ma il cambio dell’armamento,
e cioè della larghezza tra le rotaie, così come richiesto dal MIT, è un vincolo
non di poco conto e rischia di compromettere l’intero impianto. Infatti, ci
sono punti dell’attuale ferrovia, tipo il sottovia Casilino, compreso tra le
fermate Sant’Elena a Porta Maggiore, in cui risulta davvero difficoltoso, dati
gli spazi esigui, installare binari a scartamento ordinario. Per non parlare
dei raggi di curvatura, altro aspetto tecnico.

E mentre si aspetta la manna dal cielo, il servizio si trascina a fatica. Domenica mattina un altro treno, il secondo nel mese di dicembre, è finito fuori dai binari, durante le manovre all’interno del deposito/officina di Centocelle. A denunciarlo l’Associazione TrasportiAmo e l’ORT-Osservatore Regionale sui Trasporti in un comunicato congiunto: “Il tempo delle chiacchiere è terminato, questa linea, che gioca un ruolo fondamentale nella mobilità della Casilina, insieme alla Metro C, deve uscire dal limbo nel quale è caduta a causa del menefreghismo istituzionale. I Comitati di quartiere, le associazioni dei pendolari e i cittadini devono unire le proprie forze e pretendere il suo risanamento”.

Il convoglio deragliato domenica scorsa a Centocelle

“L’ennesimo svio ed il mancato finanziamento del Ministero”, aggiunge Andrea Ricci dell’Osservatorio, “dimostrano ulteriormente che non c’è davvero più tempo da perdere se non si vuole che sia scritta un’altra pagina vergognosa nella storia dei trasporti romani e del Lazio. L’Osservatorio collaborerà con tutte le altre realtà che si sono occupate in questi anni della linea per fare, con un’iniziativa condivisa e dal basso, i passi che spingano, a partire dal pro-getto presentato al MIT, Ministero, Regione e Comune a rapidamente concludere gli atti amministrativi che consentano di riportare questa linea, in sicurezza, efficienza e sostenibilità, a riprendere il ruolo centrale che le compete”.

D’accordo il CESMOT che si unisce “alle richieste delle altre associazioni del settore, tra cui TrasportiAmo, riteniamo sia urgente ed indifferibile che Regione e Comune si affrettino a spiegare ai cittadini cosa intendono fare della linea e se nel 2020 dovranno continuare a fare i conti con l’inefficiente gestione Atac, colpevole anche dell’assurda limitazione della linea a Centocelle. Il tempo delle chiacchiere è terminato, ora è tempo di rilanciare un’infrastruttura strategica per la mobilità della Casilina». Mentre da Legambiente Lazio, il presidente Roberto Scacchi ammonisce: «La linea deve diventare un moderno Tram, e tornare a percorrere ogni metro dei binari fino alla stazione Giardinetti fuori il GRA, e non fermarsi nel nulla, sulla Casilina e senza neanche incrocio finale con una fermata della Metro C”.

Corre, intanto,
la petizione online lanciata proprio da Trasportiamo (per firmarla qui),
un altro segnale che indica quanto la Giardinetti sia importante soprattutto
per i cittadini del Municipio V e VI.