Il virus entra in Atac, scatta la psicosi. Polemiche sulle mascherine e pulizia mezzi

Il Codiv-19 entra prepotentemente in Atac.
«Caso positivo rimessa Grottarossa», questo il messaggio che
circolava lunedì mattina nelle chat dei lavoratori, «moglie intubata a Rieti –
autista positivo asintomatico – figlio negativo». Il passaparola è dirompente,
come una slavina durante la vorticosa discesa. La tensione sale, qui e negli
altri depositi di superficie e del metroferro. Nessuna comunicazione ufficiale
dell’Azienda, anche se, ai primi rintocchi, funerei, ha subito attivato i
protocolli sanitari e raccomandato ai dipendenti che rientrano di «non sostare
nei locali della rimessa» una volta consegnata «tabella e foglio corsa».

La giornata è interminabile. I lavoratori cercano e si
interrogano su chi, nei giorni passati, ha potuto avere contatti con il
“dipendente zero”. E salta fuori un loro collega che, appena saputa la triste
notizia, informa la centrale operativa e si mette in «malattia preventiva», pur
non avendo né febbre né tosse. Per sua fortuna. Nel frattempo carabinieri e
personale della ASL presidiano la rimessa, una delle più articolate, con
all’incirca 1200 lavoratori, tra autisti, operai, addetti alla mensa e bar e
gli amministrativi. Sono ore concitate, nelle quali si fa largo l’ipotesi di
chiudere la baracca e passare per il momento le linee esercitate al deposito
di Magliana.

La richiesta formale arriva intorno alle 17 dalle RSU Cisl di
Grottarossa: «in virtù delle ultime notizie riguardo alla positività di un
nostro collega», recita la nota inviata tra gli altri al presidente Paolo
Simioni
 e al direttore del personale Cristiano Ceresatto,
«chiedono la totale messa in quarantena di tutti i dipendenti di questa rimessa,
per la salvaguardia della salute dei colleghi stessi, delle loro famiglie
nonché dell’utenza», nella speranza di «diminuire il contagio». «Qualora non venga applicato»,
concludono, «vi terremo responsabili
dell’eventuale aumento dell’epidemia
».

L’istanza rimane però in sospeso, in quei precisi momenti
infatti, si riuniscono in videoconferenza Atac e le segreterie di CgilCislUil e Ugl per
attivare «una polizza assicurativa integrativa per la totalità
dei dipendenti in forza», con l’esclusione di quelli in aspettativa. Che
prevede «un’indennità di 100 euro al giorno a partire dall’ottavo giorno di
ricovero causato da infezione Codiv-19», «un’indennità di convalescenza pari a
3mila auro, corrisposta alla dimissione dall’istituto di cura a seguito di
ricovero» e, infine, il «pacchetto di assistenza post ricovero per gestire al
meglio il recupero della salute e la gestione familiare (es. collaboratrice
familiare, baby-sitter, consegna spesa a domicilio, ed altro)».

«Stiamo cercando soluzioni, in tutte le Aziende», spiegano i
diretti interessati nel comunicato congiunto, «attraverso un tavolo di
trattativa permanente, perché ogni lavoratore abbia la dovuta e necessaria
tutela». Pungenti le reazioni: «Intervento buono ma tardivo, suona come una
resa», commenta un autista, «l’Azienda riconosce implicitamente i suoi errori».
«Siamo in emergenza dal 31 gennaio», dice un altro, «e questi stanno ancora
parlando». Pesante il commento di Claudio De Francesco,
segretario Faisa Sicel: «Troppo facile farlo dopo, la vita degli
autoferrotranvieri costa 30 denari, come Guida. Grazie mille per il funerale
pagato».

Il botta e risposta prosegue, anche quando le stesse
Segreterie regionali annunciano, in tarda serata, la costituzione del Comitato
di Sicurezza Aziendale
 per fronteggiare l’emergenza. «Abbiamo
chiesto», sottolineano, «di intensificare l’igienizzazione su tutti i luoghi di
lavoro e su vetture, treni, metro e tutto il materiale rotabile, facendo un
controllo accurato sulle igienizzazioni, utilizzando i lavoratori volontari
resi disponibili dalla sospensione temporanea delle attività. È stato proposto
di valutare la possibilità di sanificare le metropolitane prima dei cambio
turno del personale e i bus in piazza, utilizzando turni di lavoro il più
possibile compatibili con la riduzione dei contatti». Inoltre, «sono stati
richiesti i kit guanti e mascherine, gel igienizzante per tutti i lavoratori
front-line, officine e anche per i lavoratori dell’indotto che igienizzano gli
ambienti».

«Prevenire è meglio che curare», riprende il segretario De
Francesco, «lo avevamo detto prima che scoppiasse la pandemia. Bastava
semplicemente sanificare tutti i bagni e parco mezzi a ogni capolinea. Mentre
invece non si è fatto niente, non si è intervenuti per tempo a fornire i lavoratori
con mascherine e guanti. Anzi», ricorda, «era uscita una disposizione dove si
diceva che l’uso delle mascherine metteva in allarme i cittadini. Questa è
l’incapacità manageriale messa dall’attuale Amministrazione: ad oggi i bagni ai
capolinea sono fatiscenti». Le immagini e i video al riguardo, ricevuti e
montanti dalla Redazione de l’Osservatore, lasciano effettivamente perplessi.
Nell’analizzarli si denota una carenza nella pulizia delle vetture – metro e
bus – e dei bagni aziendali, tanto da giustificare l’allarme del personale.

I riflettori quindi si spostano in Campidoglio.
Nella diretta facebook la Sindaca Raggi afferma: «Sto sentendo
la Protezione Civile regionale e nazionale per ottenere un
primo stock di mascherine per le forze dell’ordine e gli autisti. Sapete come
tutta Italia sia alla ricerca di queste mascherine che stanno arrivando un po’
per volta». Immediata la risposta di Svetlana Celli, consigliera
comunale e capogruppo della lista civica RomaTornaRoma. «L’uscita
della Sindaca ci sembra oltre modo tardiva», esordisce. «Il caso dell’autista
Atac della rimessa Grottarossa riaccende i fari sulle criticità dei dipendenti
aziendali front-line. È un campanello d’allarme, ma non del tutto
inaspettato. Sono giorni e
giorni che insieme ai rappresentanti sindacali e alle associazioni e ai
comitati di pendolari chiedono mascherine e guanti, nel rispetto dei protocolli
sanitari, delle direttive del Governo e della Regione Lazio
. Perché
i loro appelli sono rimasti inascoltati?»

«Mentre a tutti i dipendenti è stato consegnato il gel
antibatterico», sottolinea, «sembrerebbe che le mascherine siano state fornite
ai soli macchinisti e ai capitreno delle ferrovie Roma-Lido e Roma-Viterbo,
e per giunta sbagliate, tanto che l’azienda le avrebbe sostituite di corsa. Per
tutti gli altri poi consegne al lumicino: nessuna protezione per autisti,
macchinisti delle metropolitane e della Roma-Giardinetti,
capistazione, agenti di stazione, bigliettai, verificatori e ausiliari del
traffico». E annuncia un’interrogazione urgente sulle «misure a
protezione dei lavoratori e le modalità e tempistiche della igienizzazione e
sanificazione di treni, bus, tram e filobus».

Ma oltre alle mascherine inesistenti o sbagliate, nelle
ultime settimane si è fatto largo un altro problema che investe gli autisti
stessi: «Le direttive hanno imposto la chiusura dei bar e delle altre attività
di ristorazione per contenere il contagio», racconta un conducente. «Bene, ma
nessuno si è preoccupato di provvedere all’installazione di bagni chimici ai
capolinea sprovvisti dei servizi igienici aziendali, e sono numerosi, in
sostituzione a quanto gentilmente offerto dai commercianti, ora chiusi». E come
fate? «Laddove è possibile utilizziamo i bagni di Cotral, fino a
quando ce lo consentirà, altrimenti avvisiamo la centrale operativa e andiamo
alla rimessa più vicina. Pensate a come si possono sentire le nostre colleghe».

All’indomani iniziano le operazioni di igienizzazione nei
locali della rimessa di Grottarossa. Ma numerose sarebbero le assenze per malattia,
secondo le indiscrezioni circa 500 gli autisti sarebbero rimasti a casa, quasi
il 50%. I timori sono comprensibili, del resto i contagi sono in aumento nel
territorio laziale e le previsioni sono piene di incognite. «I tempi per uscire
dall’epidemia di coronavirus non saranno brevi e molto probabilmente la data
del 3 aprile verrà superata», afferma l’assessore alla Sanità
e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato.
«Sul 3 aprile come data di ripresa di una vita normale non si può prevedere con
certezza. Ma penso che questa data verrà superata».




ATAC: CONCLUSA OPERAZIONE DECORO SU 175 AUTOBUS

Redazione

Roma – Si è conclusa l’operazione decoro su 157 bus modello Citaro interurbano che ha comportato la sostituzione di circa 7.400 sedili in stoffa con altrettanti in resina, meno soggetti ad usura, resistenti al fuoco e agli atti di vandalismo e in grado di garantire maggiore igiene e comfort di viaggio per la clientela.

L’intera fornitura è costata circa 470 mila euro e gli interventi di sostituzione sono stati effettuati, a cura di personale aziendale, nelle rimesse di Acilia, Magliana e nelle officine centrali di via Prenestina.

L’intervento sui 157 bus Citaro interurbani si somma alle iniziative per il miglioramento della flotta Atac, che ha portato alla messa in esercizio di 337 nuovi bus Serie Roma (206 da 12 metri e 131 da 18 metri), tutti in servizio da inizio anno.

Interventi che l’azienda ha fortemente voluto, nonostante la grave situazione economica in cui versa, consapevole dell'importanza di migliorare gli standard di viaggio per la propria clientela.