Stasera tutti con il naso all’insù, arriva la Superluna

Appassionati di astronomia, poeti, innamorati e sognatori, questa sera non dimenticate di guardare il cielo perché l’appuntamento più affascinante dell’anno è fra le stelle.

Quella del 3 dicembre 2017 è infatti la notte della “Superluna”, ossia una Luna piena, l’unica di quest’anno, che appare nel cielo circa il 7% più grande e il 16% più brillante perché si trova nel punto della sua orbita ellittica più vicino alla nostra terra (perigeo).

Questo fenomeno è avvenuto altre quattro volte nel corso del 2017, ma trattandosi di “Lune nuove” è stato impossibile vederle. Nuvole e pioggia permettendo, lo spettacolo è assicurato ovunque: basta alzare gli occhi al cielo.

Purtroppo le luci delle città potrebbero rendere più difficile apprezzare la maggiore brillantezza, ma si può comunque distinguere chiaramente la dimensione anomala del satellite naturale del nostro pianeta.

Parlando di numeri, stasera la distanza dalla Terra è infatti pari a 357.495 chilometri, contro la distanza media di poco più di 384mila chilometri.

Al confronto, la più piccola Luna piena nonché la meno brillante del 2017, quella del 9 giugno, era distante dalla Terra 406.268 chilometri, vale a dire la Superluna piena del 3 dicembre è circa 50mila chilometri più vicina.

Il prossimo appuntamento con la Superluna sarà nel 2018, precisamente la notte del 2 gennaio.

Il 31, sempre di gennaio, invece, sarà la volta della così detta “Luna Blu”, ossia la seconda luna piena dell’anno.

 

Come fotografarla? L’intensa luminosità di questa Luna dalle dimensioni extra, potrebbe non rendere abbastanza reale e nitide le fotografie.

Per questo motivo è consigliato usare al minimo la sensibilità ISO se si possiede un obiettivo zoom. Se si vuole fotografare non solo la Superluna ma anche uno spazio di cielo più ampio, è preferibile usare un obiettivo quadrangolare.

Non usando la giusta attrezzatura e nel modo più idoneo, si rischia di scattare foto dove l’immagine della Luna non è definita nei contorni, una raccomandazione, lo scatto deve essere fermo e rapido.

Il posto giusto dove osservare l’evento, è all’altezza di una collina o comunque nella parte più alta degli edifici, insomma, più in alto si è, meglio sarà la visione e più sarà reale la grandezza eccezionale della Luna.

Il fenomeno si potrà fotografare anche con lo smartphone, ma non uno con sensore e funzioni base, altrimenti il risultato sarebbe molto deludente. Per fare uno scatto degno di nota con il proprio cellulare è quindi necessario avere una fotocamera con un ottimo zoom ottico e con una messa a fuoco pressoché perfetta, ci vorrà anche una particolare abilità nel centrare l’attimo giusto del click per evitare un’immagine sfocata.

 

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Francesco Pellegrino Lise




Svolta nell’astronomia: vista nell’Universo una ‘fabbrica’ di oro e platino

Da oggi l’astronomia non è più la stessa: una rivoluzione come quella di Galileo quando puntò il cannocchiale verso il cielo. E’ stato infatti catturato il segnale generato dalla fusione di due stelle di neutroni, così dense da costituire uno stato estremo della materia. Lo hanno ascoltato e visto i rivelatori di onde gravitazionali Ligo e Virgo e 70 telescopi da Terra e spaziali, con una cascata di scoperte. L’annuncio in contemporanea in Italia, Europa e Usa. Ruolo cruciale dell’Italia con Infn, Inaf e Asi.

La nuova astronomia è chiamata ‘multimessaggero’ in quanto è il risultato di osservazioni basate su segnali di tipo diverso. Tre conferenze internazionali in simultanea presentano i risultati da Stati Uniti, Germania e Italia, che ha dato un contributo importante con Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

Le conferenze sono in diretta streaming da Washington, presso la National Science Foundation, da parte della collaborazione dei rivelatori di onde gravitazionali Ligo e Virgo, a Garching da parte dell’Osservatorio Europeo Australe (Eso) e a Venezia da parte dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Trasmessa in diretta streaming anche la conferenza da Roma, presso il ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca

Fisici e astrofisici hanno ricostruito la straordinaria corsa dei due segnali emessi dalla fusione delle stelle di neutroni avvenuta nella periferia della galassia NGC 4993, nella costellazione dell’Idra, alla distanza di 130 milioni di anni luce dalla Terra. Da lì sono partite le onde gravitazionali ricevute dai rivelatori Ligo e Virgo, che si trova in Italia e al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e da lì è partita anche la luce del lampo gamma che ha accompagnato l’esplosione e che è stato visto dal satellite Fermi della Nasa, al quale l’Italia partecipa con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). “Sappiamo che entrambi i segnali hanno viaggiato per 130 milioni di anni e che il segnale luminoso è stato osservato 1,7 secondi dopo quello dell’onda gravitazionale”, ha detto all’ANSA il fisico Gianluca Gemme, coordinatore nazionale di Virgo per l’Infn. Questa differenza nei tempo di arrivo dei due segnali è stata calcolata in un numero estremamente piccolo e sostanzialmente è corretto dire che le due velocità si equivalgono, come aveva previsto Einstein.




ASTRONOMIA: SCOPERTO NUOVO PIANETA AI CONFINI DEL SISTEMA SOLARE

di Domenico Leccese
A scoprirlo sono stati due astronomi del California Institute of Technology, Konstantin Batygin e Mike Brown, che in uno studio apparso su The Astronomical Journal sostengono di avere in mano dei dati decisamente solidi. Questo nuovo inquilino del Sistema Solare, battezzato per ora semplicemente Pianeta Nove, non è stato però osservato direttamente. Un pianeta dieci volte la Terra, che che si trova a una distanza 600 volte quella che ci separa dal Sole. Data la sua incredibile distanza, questo pianeta è stato scovato studiando le perturbazioni gravitazionali prodotte sui pianeti più vicini, come ad esempio Nettuno. La scoperta, se confermata, sarà il coronamento di un'impresa che gli astronomi inseguono da secoli, ovvero la scoperta del misterioso pianeta X e potrebbe rivoluzionare la nostra visione del Sistema Solare.

Tutta colpa della gravità. “Sebbene fossimo inizialmente molto scettici che questo pianeta potesse esistere, man mano che abbiamo continuato a studiare la sua orbita e ciò che poteva significare per il Sistema Solare esterno, ci siamo convinti sempre di più che è là fuori”, ha commentato Batygin, giovane professore di scienze planetarie al Caltech, “Per la prima volta in 150 anni abbiamo una evidenza solida che il censo planetario del Sistema Solare è incompleto”. Per scoprire questo nono pianeta, la cui massa è circa 5 mila volte quella di Plutone, i due scienziati hanno studiato il moto di alcuni degli oggetti più lontani nel Sistema Solare, che si trovano nella lontana Fascia di Kuiper. Questi oggetti infatti mostravano delle orbite decisamente strane, come se il loro movimento fosse  perturbato dal campo gravitazionale di un corpo esterno molto massiccio.

Si tratta di un metodo già utilizzato  nella storia dell'astronomia: in questo modo infatti sono stati scoperti i pianeti Urano e Nettuno, rispettivamente nel XVIII e XIX secolo. Dopo quasi due anni di osservazioni e simulazioni al computer, i ricercatori sono stati in grado di modellare quelle perturbazioni considerando la presenza di un nono pianeta estremamente distante.  C'era grande scetticismo per i due, che nel loro studio hanno vagliato ogni possibilità, compreso il fatto che le perturbazioni fossero dovute a tanti oggetti più piccoli. Eppure anche questa opzione è stata scartata in favore di un unico, grande pianeta agli angoli più remoti del Sistema Solare.

Così distante che per compiere un giro intorno al Sole,
il Pianeta Nove potrebbe impiegare da 10 a 20 mila anni.

Origini misteriose. Da dove viene? Come è nato questo pianeta? Gli autori non lo sanno, ma suggeriscono che potrebbe essere un pianeta gigante come Giove, Saturno, Urano o Nettuno, che in passato è stato vittima di una “carambola gravitazionale” che lo ha scagliato ai confini del Sistema Solare.
Una cosa è certa: se dovesse essere confermato, questo pianeta potrebbe rivoluzionare la nostra visione del Sistema Solare. Quanto al nome, potrebbe non essere così complicato. Forse è davvero arrivato il momento di conoscere il vero Pianeta X