NAPOLI IN FIAMME: E’ ALLARME INQUINAMENTO. ECCO COSA STA ACCADENDO IN CITTA’

di Christian Montagna

Napoli – Non bastava il caldo a rendere l’aria irrespirabile, nelle ultime ore, a Napoli, numerosi sono stati gli incendi appiccati per mano di incoscienti mitomani. Sole che rasenta i 40 gradi, inquinamento di default, terra dei fuochi sempre attiva ed ora ci si mette anche il fumo tossico degli incendi: respirare aria pulita a Napoli diventa sempre più un lusso. Coincidenza o fatalità, negli ultimi giorni la Campania è letteralmente in fiamme: da Agnano a Giugliano, da Sessa Aurunca a Gianturco, spaventosi incendi hanno tenuto sotto scacco l’intera regione per diverse ore. I vigili del fuoco hanno avuto davvero tanto da fare sia via terra che via aerea e spesso numerosi uomini ne sono rimasti intossicati. Polizia e Carabinieri indagano nei diversi casi di incendio; non si esclude la firma della criminalità organizzata.


L’incendio al capannone dei cinesi. Un vasto incendio ha colpito ieri pomeriggio la zona di Gianturco. Un capannone di tabella cinesi è stato letteralmente travolto dalla fiamme. I vigili del fuoco accorsi sul posto hanno impiegato diverse ore per domare le fiamme alte. Ma, da ogni parte della città era visibile la grande colonna di fumo che ha suscitato tra i residenti della zona allarmismo e intossicazioni. Ad essere coinvolti nell’incendio sono stati due capannoni, uno di vendita di bibite gestito da italiani e l’altro dai cinesi. All’interno delle strutture sono state rinvenute bombole di gas che avrebbe potuto probabilmente causare l’incendio. Fortunatamente però la pioggia di ieri sera ha facilitato le operazioni di spegnimento. Resta molto alto però il pericolo diossina nell’aria: le numerose bottiglie di plastica andate in fiamme, potrebbero aver sprigionato una grande quantità di diossina nell’aria. Meno di un mese fa un incendio di minore portata interessò un capannone gestito da cinesi in via Galileo Ferraris, nella stessa area in cui si è sviluppato il rogo di ieri. Secondo i napoletani, l’incendio porterebbe la firma della malavita cinese che sta cercando di far sentire il suo peso nella Chinatown napoletana. Secondo i cinesi, invece, questa è l'ombra della malavita locale e della camorra che sta imponendo le sue regole anche agli imprenditori orientali.


Treni in tilt a Gianturco. L’incendio che ha paralizzato la città di Napoli ieri pomeriggio, ha avuto ripercussioni anche sulla viabilità dei treni. Il blocco del traffico ferroviario per circa mezzora sulla linea 2 della Metropolitana (Pozzuoli-San Giovanni/Barra) all'altezza della stazione di Gianturco è stato una delle conseguenze. I treni in transito sono stati avvolti dalla nube di fumo che si è sprigionata dall’incendio. Vuota la stazione di Gianturco, poco distante dalla stazione Centrale di Napoli, con gli utenti che alla vista della nuvola nera hanno abbandonato la struttura per non correre il rischio di rimanere intossicati.


I tecnici Arpac. Dopo questi ultimi avvenimenti , i tecnici dell’Arpac hanno lanciato un allarme inquinamento nel capoluogo campano causato dalla diossine nell’aria e dai roghi tossici di rifiuti che non accennano a diminuire. La situazione al momento è allarmante: l’incendio di ieri ai capannoni di Gianturco ha peggiorato una situazione già di per sé complicata. Le verifiche ambientali sono tutt’ora in corso. Due squadre dell'Arpac, l'Agenzia regionale di Protezione ambientale, si sono recate sul luogo dell'incendio per effettuare un'analisi sul materiale bruciato. In particolare per verificare la presenza di diossine o altri elementi tossici nell'aria. La forte pioggia che si è abbattuta sulla città ha agevolato una dispersione delle scorie. “ L'Arpac, ha fatto sapere in una nota della Regione Campania, sta procedendo con l'attivazione di una sofisticata centralina mobile che da stanotte, condizioni meteo permettendo, e per tutta la giornata di domani, controllerà gli elementi presenti nell'aria. La centralina mobile si aggiunge a quelle fisse di via Argine e di piazza Garibaldi che stanno monitorando e che domani restituiranno una prima fotografia”.


L’incendio ad Agnano. Alcuni giorni fa, ad Agnano, nella centralissima Via Scarfoglio a ridosso del canile, un enorme incendio aveva bruciato ettari di vegetazione. La zona in questione tra l’altro era proprio nelle vicinazne del canile la cui direttrice per ore ha dovuto convivere con il terrore. L’incendio, in quel caso, ha provocato ingenti danni alla vegetazione oltre ad aver causato grande spavento a chi abita in quelle zone.


Discarica in fiamme a Giugliano. Era stato pagato per controllare l’intera zona ma al momento dell’incendio risultò irreperibile. Siamo nell ‘ex Resit, un vigilantes viene denunciato per truffa. Solo un caso ha impedito che le fiamme appiccate agli ingombranti accatastati sul perimetro della discarica, dismessa e sotto sequestro in località Scafarea a Giugliano, non si propagassero fino ai rifiuti accatastati del sito più pericoloso della Campania. Il cinquantenne addetto alla vigilanza di Pozzuoli, quella mattina non era in servizio come previsto dall’orario di lavoro e arrivò sul posto mentre le operazioni di spegnimento erano già in corso e i carabinieri della Compagnia di Giugliano compilavano per lui la denuncia.


Schiavi come ex-Resit. Oltre a quello dell’ex Resit, anche a Schiavi, area posta sotto sequestro, un vasto incendio aveva devastato una grande area. La situazione resta preoccupante: l’ex Resit , costituita da due invasi, cava Z e cava X , resta a rischio. La cava Z risulta bruciata per un terzo, mentre l’azione distruttrice per la cava X era stata totale. La Resit è la discarica più velenosa dell’area e ancora oggi non è del tutto posta in sicurezza. Con essa, 14 milioni di tonnellate di percolate mal smaltito potrebbero inquinare definitivamente le falde acquifere nel 2064.


Fabbrica di detersivi in fiamme a Sessa Aurunca.
La fabbrica di detersivi Cleprin, nel territorio di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, è stata quasi completamente distrutta dalle fiamme. La scorsa notte, intorno alle 3, si è sviluppato l'incendio che ha devastato il sito produttivo dell' imprenditore Antonio Picascia che, qualche anno fa, aveva fatto arrestare e condannare gli estorsori del clan Esposito. Un gesto di coraggio probabilmente pagato a caro prezzo: si pensa infatti che la pista dolosa possa essere la preferita dagli inquirenti che tuttora, in collaborazione con i vigili del fuoco sono sul luogo per sedare l’incendio.