AL – BAGHDADI FERITO, ISIS IN CERCA D'AUTORE

Redazione

Su di lui una taglia da 10 milioni di dollari, vivo o morto. Il leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, sarebbe rimasto ferito gravemente in un raid aereo della coalizione condotto a marzo sull'Iraq occidentale. Lo riferisce il Guardian. Secondo una fonte anonima legata all'organizzazione terroristica che controlla ampie zone della Siria e dell'Iraq settentrionali, le ferite riportate da al-Baghdadi nell'attacco all'inizio erano apparse gravi al punto da metterlo in pericolo di vita. Successivamente il leader ha avuto una lenta ripresa, ma non ha più ripreso il controllo assoluto sull'Is. Subito dopo il ferimento – scrive il quotidiano britannico – si sarebbe tenuta una riunione tra i leader dell'organizzazione per decidere il suo successore. Altre due fonti – un diplomatico occidentale e un consigliere del governo iracheno – hanno rivelato che il raid è avvenuto lo scorso 18 marzo ad al-Baaj, un distretto della provincia di Ninive, vicino al confine con la Siria. Il diplomatico ha precisato che nell'attacco era stato colpito un convoglio di tre auto che si stava spostando tra i villaggi di Umm al-Rous e al-Qaraan. Altri dettagli sono stati aggiunti da Hisham al-Hashimi, esperto di Is che collabora con il governo iracheno. Non è la prima volta che si diffondono voci sulla sorte del leader dello Stato islamico. Le prime indiscrezioni risalgono al mese di novembre, quando tramite un account Twitter del ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Jaafari, rivelatosi poi falso, era stata annunciata ufficialmente l'uccisione del Califfo in un raid su Qaim. Successivamente il governo di Baghdad aveva confermato che l'autoproclamato Califfo era rimasto ferito nell'ovest dell'Iraq, ma mentre il ministro dell'Interno aveva riferito di un raid eseguito da una forza speciale dell'intelligence, il ministero della Difesa aveva diffuso la tesi di un raid aereo della coalizione internazionale.




IRAQ: IL CALIFFO AL-BAGHDADI ALLA CONQUISTA DEL MONDO

di Daniele Rizzo

Il 29 giugno scorso i militanti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS) hanno proclamato su internet la ricostituzione del califfato, istituzione che dal 1925 non esisteva più. Il portavoce dell’organizzazione, Abu Mohammad al-Adnani, ha quindi chiarito che il nuovo nome dell’ISIS sarà semplicemente “Stato Islamico” e che il leader dello stato sarà appunto il califfo Ibrahim, meglio noto col nome di Abu Bakr al-Baghdadi, già da tempo attivo nel ramo terroristico della jihad. Il califfo, storicamente, è colui che viene designato come successore di Maometto, il fondatore dell’Islam; e difatti l’intenzione di al-Baghdadi è quella di riunire sotto un'unica egida i musulmani di tutti il mondo, in nome di un Dio e di un popolo.

Al grido di “Musulmani di tutti i paesi, unitevi” il neo califfo ha quindi invitato tutti i musulmani del mondo a confluire nella regione proclamata come Stato Islamico. Che lo stato proclamato non abbia in realtà dei contorni fisici o politici ben definiti sembra poco importante per il Califfo, che come suoi territori ha indicato in maniera quantomeno approssimativa l’area che va dalla periferia di Aleppo (Siria) al nord di Baghdad (Iraq).
Non accontentandosi però dei territori facenti parte dello stato – che per inciso non sono stati conquistati né probabilmente lo saranno mai vista l’opposizione delle milizie regolari siriane e irachene – il califfo ha rilanciato pochi giorni dopo, annunciando che gli Usa subiranno un attacco terroristico peggiore del tristemente noto 11 settembre, e che se tutti i musulmani confluiranno nel loro paese potranno anche conquistare Roma e diventare padroni del mondo intero.

Ora, qualcuno probabilmente dovrebbe dire al Califfo che ormai da quasi duemila anni Roma non è più a capo di un impero, e che un eventuale attacco non passerebbe certamente inosservato tra gli alleati internazionali. Difficile pensare che una calata di “lanzichenecchi musulmani” possa mettere sotto s(c)acco la capitale d’Italia. Le minacce di al-Baghdadi non vanno però neanche prese sotto gamba, e se egli dice che ci saranno attacchi in tutto il mondo probabilmente bisognerà che i governi prestino maggiore attenzione e attivino i proprio servizi segreti per scongiurare tali eventualità.

Intanto in Iraq e in Siria continuano i conflitti tra i militanti estremisti sunniti e le truppe regolari dei governi che hanno visto schierarsi dalla loro parte anche gruppi di volontari sciiti ostici alle milizie invadenti. A Baghdad lo stallo politico seguito alle elezioni ancora crea imbarazzo tra i gruppi politici iracheni che, mancando d’intesa sui nomi da proporre per la carica di primo ministro del paese, non riescono ad organizzare una resistenza unitaria all’avanzata dell’ex ISIS; così, mentre gli scontri si avvicinano giorno dopo giorno alla capitale irachena, il parlamento ha annunciato che le consultazioni tra le parti riprenderanno il 12 agosto. Sperando che questa lunga fase d’interdizione non basti al neo califfo per raccogliere consensi e truppe e seminare terrore in nome dell’Islam.