Precari storici dei Conservatori di musica: dal MIUR la promessa di un emendamento per l’immissione in ruolo

Si è svolta mercoledì, 6 dicembre, la manifestazione dei precari AFAM dei Conservatori italiani, davanti alla sede del MIUR, in viale Trastevere. Alle 14,00 buone parte degli 800 precari storici, che vanamente avevano finora protestato con ogni mezzo per smuovere una situazione che si trascinava da circa vent’anni, si sono ritrovati sotto l’edificio di viale Trastevere che ospita gli uffici del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per rendere tangibile – e udibile – l’espressione del loro disagio. Malpagati, insicuri del loro destino professionale, i musicisti e docenti di Conservatorio ancora in stato di precarietà, il cui futuro appartiene ad incarichi assegnati anno per anno, senza certezza di impiego, non certi, anzi, certi di un trattamento pensionistico che risentirà fatalmente di questi incarichi a tempo determinato, si sono ritrovati per fare udire civilmente la loro voce.

 Inutilmente allertate le Forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, con cui, anzi, i docenti in piazza hanno fraternizzato

Questa vicenda nessun giornale ‘quelli definiti importanti’ l’ha voluta prendere in carico sulle proprie pagine, tranne qualche quotidiano locale – ma non quelli che hanno una voce a livello nazionale – forse perché non redditizia sotto il profilo vendite: dopo tutto, a chi interessa se i Conservatori italiani vengono chiusi o meno? I cantanti e i cantautori che fanno soldi negli stadi hanno imparato qualche nota strimpellando da soli su di una chitarra, tranne rare eccezioni, e per suonare, pensano alcuni, non servono grandi istituti in cui si insegna musica, e che magari costano allo Stato e quindi a noi. Dove poi si insegna una musica noiosa e polverosa, che fa sbadigliare. Ma certa gente sbadiglia anche solo all’udire la parola ‘cultura’; specialmente oggi che la scuola è in mano a chi probabilmente dovrebbe fare altro, vedasi la renziana Buona Scuola, uno dei più grandi fallimenti della politica di questo governo, unitamente al Jobs Act (perchè non chiamarlo ‘Legge sul lavoro’ o ‘Nuova legge del lavoro?) Il sospetto è che si vogliano confondere le menti, “Epater le bourgeois”, per dirla con i Francesi.

 

E allora cosa fare per cercare di rimanere in Italia, dove ci sono la nostra storia, i nostri affetti, le nostre case – per chi se la può permettere?

Cosa fare per evitare di andare a suonare e ad insegnare all’estero, dove i nostri musicisti sono accolti a braccia aperte? Una speranza era sorta di recente, quando il senatore Amidei aveva presentato un sintetico emendamento alla legge di bilancio, con cui la situazione si sarebbe sanata, molto semplicemente.

Ma, stranamente, questo emendamento spariva ogni volta in Commissione, proprio al momento della votazione.

Su queste ‘sparizioni’ abbiamo raccolto molte e diverse ipotesi, rivelatesi poi tutte errate. In realtà, l’emendamento spariva per ordine del PD, partito al governo, secondo quanto ci ha riferito l’avvocato De Michele, autorevole giurista e giuslavorista. Pare infatti, secondo l’avvocato, che proprio il partito di Renzi non volesse regolarizzare gli 800 precari, nonostante l’irrisoria cifra necessaria, circa quattro mln di euro, uno per il 2018 e tre per l’anno successivo, pare per una specie di ripicca nei loro confronti. Ma soprattutto, opiniamo noi, perché numericamente gli 800 precari non sono interessanti sotto il profilo ‘serbatoio-di-voti’. In Italia per farsi ascoltare bisogna alzare la voce, e questo hanno fatto ieri i docenti radunati sotto il palazzo del MIUR, e non era la prima volta.

La buona notizia, salvo perdita di faccia, è che una delegazione è stata ricevuta dal Direttore del Dipartimento per l’Università l’AFAM e la Ricerca del MIUR, Marco Mancini, che ha loro promesso la proposta di un emendamento del governo, quindi senza scadenza temporale, che riguardi la immissione in ruolo progressiva dei precari storici. Quindi tutto risolto? Si vedrà, noi ci auguriamo che quanto promesso si realizzi in breve tempo, il più breve possibile, – pare entro il 23 di questo mese, salvo smentita – dato che dietro l’angolo c’è un cambio di governo. Alla manifestazione era presente anche il senatore Bartolomeo Amidei, che con la sua presenza ha confermato il patrocinio morale ai musicisti. Presenti anche la senatrice Enza Blundo e l’onorevole Giuseppe Brescia, ambedue dl M5S, che hanno espresso la loro vicinanza ai precari AFAM.

 

Roberto Ragone




Precari storici conservatori italiani: torna la protesta per una situazione che si trascina da 20 anni

Si è svolta mercoledì, 6 dicembre, la manifestazione dei precari AFAM dei Conservatori italiani, davanti alla sede del MIUR, in viale Trastevere. Alle 14,00 buone parte degli 800 precari storici, che vanamente avevano finora protestato con ogni mezzo per smuovere una situazione che si trascinava da circa vent’anni, si sono ritrovati sotto l’edificio di viale Trastevere che ospita gli uffici del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per rendere tangibile – e udibile – l’espressione del loro disagio.

 

Roberto Ragone

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Conservatori e precariato Afam: quando la scure europea pende sulle “dimenticanze di governo”

Sulla questione del precariato AFAM, di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, abbiamo voluto sentire anche il parere dell’avvocato Vincenzo De Michele, illustre giuslavorista, specializzato nella difesa degli interessi dei precari del pubblico impiego, difensore tra l’altro anche dei precari AFAM. Diversamente da come si era ipotizzato precedentemente, la mancata approvazione dell’emendamento del senatore Amidei non avrebbe coperto interessi privatistici, ma pare sia stata originata proprio da una forza di governo facente capo al partito di maggioranza relativa, il PD, secondo quanto ci ha descritto l’avvocato De Michele. Facendo ammenda di fronte a quanti sono stati colpiti ingiustamente da quanto riportato attraverso alcuni nostri articoli/denuncia, o colpiti si sono sentiti, e ai quali offriamo fin d’ora la più ampia possibilità di replica, com’è doveroso, a margine di questa faccenda che si trascina ormai da quasi vent’anni, con grave disagio di chi presta la sua opera nel settore pubblico, – e non parliamo soltanto dei precari storici di Conservatorio, comparto AFAM, ma di quanti aspettano, come loro, di poter lavorare con serenità e certezza nell’avvenire, mentre assistono con rammarico al pensionamento di loro colleghi, ormai anziani, che una vita da precario l’hanno vissuta interamente, e che riceveranno una pensione da precario – pensiamo, dalle parole dell’avvocato De Michele, di avere individuato il vero guasto che ha portato a questa situazione.

Ma a questo punto lasciamo che i veri responsabili della mancata immissione a ruolo dei precari AFAM – perché di quelli ci interessa di occuparci, – siano denunciati dalle parole dell’avvocato De Michele. Possiamo solo, facendo una piccolissima riflessione, dire che l’approvazione dell’emendamento del senatore Amidei avrebbe rappresentato, per questo governo e per la pubblica amministrazione, una via d’uscita da imboccare di corsa, per sottrarsi, a quanto afferma De Michele, a ben più pesanti sanzioni. Tenendo presente che l’operazione di deprecarizzazione AFAM sarebbe costata soltanto, in due anni, quattro milioni di euro, una cifra davvero irrisoria in una legge di bilancio. Cioè qualcosa che si potrebbe attribuire ad una città, o al suo sindaco, per una manifestazione folcloristica annuale.

 

Avvocato De Michele, chi è che può avere interesse a non far votare l’emendamento 56.13 del senatore Amidei, che permetterebbe la regolarizzazione dei precari storici dell’AFAM? In definitiva, chi può trarre vantaggio da una tale situazione?
Guardi, io sono stato a Bruxelles, al Parlamento Europeo, in commissione delle petizioni, come esperto della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo per quanto riguarda il problema del precariato, e ho stigmatizzato in maniera molto pesante il comportamento non solo dello Stato italiano, ma anche della Commissione europea, che non ha controllato la corretta applicazione della direttiva comunitaria da parte degli Stati membri, e in particolare da parte dell’Italia, e non ha proceduto a presentare ricorso per inadempimento, nei confronti dell’Italia. Dopo la mia relazione in Commissione Petizioni al Parlamento europeo, esattamente il giorno dopo, è uscita la circolare Madia, quella che da’ attuazione al D.L. 75 del 2017, che era stato peraltro richiamato dalla Commissione europea come documento d’interesse, ai fini di verificare se, e in che misura lo Stato italiano volesse risolvere una volta per tutte il problema del precariato pubblico. Come ben sapete, però, dal D.L. 75 del 2017, e quindi dalla circolare Madia, sono esclusi i docenti di Conservatorio AFAM, per i quali doveva essere previsto un percorso autonomo. Qual è il problema di fondo in questa strana vicenda? Io non credo neanche che ci sia l’interesse di un privato: io credo che questa sia stata una reazione, da parte soprattutto del Partito Democratico, come componente principale del governo nazionale, una reazione a quello che è successo in Parlamento europeo, dove tutti gli Italiani in Commissione Petizioni, in particolare la Sinistra, il M5S, e addirittura i Socialisti, con il francese Martin, hanno capeggiato l’intervento a favore dei precari pubblici italiani, e dei precari in generale dell’Unione Europea, e quindi l’intervento della Commissione contro l’Italia. Mentre il rappresentante del PD nella Commissione Petizioni Cozzolino, come era già successo per la verità il 28 febbraio del 2017 per la questione della stabilizzazione del rapporto di lavoro dei giudici onorari, i giudici di pace in particolare, il PD su questa condizione è stato fermo. Quindi, ha sostanzialmente assunto un atteggiamento negativo in effetti alla stabilizzazione del precariato storico. Quale può essere la motivazione politica, rispetto a tutto questo? La motivazione politica è legata ad un procedimento che è in corso in Corte di Giustizia, sollevato dalla Corte d’Appello di Trento, che, contestando la posizione assunta dalla Cassazione sul precariato scolastico, – quindi non parliamo del precariato AFAM, parliamo del precariato scuola – la Cassazione è intervenuta sul precariato scolastico, per difendere essenzialmente le scelte del PD con la Buona Scuola,- cioè la Legge 107 del 2015, con la stabilizzazione del precariato scolastico – in quell’occasione la Cassazione ha detto sostanzialmente che non si applicava ai precari della scuola il D.L. 368 del 2001, per cui dopo 36 mesi di servizio, anche non continuativo, il rapporto non si trasformava a tempo indeterminato, come invece la Corte di Giustizia aveva imposto con la sentenza Mascolo, e che la stabilizzazione dei precari della scuola era condizione sufficiente per rimuovere le competenze dell’abusivo ricorso ai comparti del risarcimento del danno. Quindi, io faccio la causa, sono precario da dodici, tredici, quattordici anni, comunque più di tre anni, se, data la 107 del 2015, o in base a qualsiasi altro evento, vengo immesso in ruolo, nel corso del giudizio, la Cassazione sulla scuola ha detto che ai docenti non spetta il risarcimento del danno, e anzi, rigetta la domanda. Accontentatevi. Chi non è stato stabilizzato non può avere neanche il risarcimento del danno, mentre un’altra invenzione della Cassazione, invenzione, diciamo, ‘renziana’, per cui, anche se hai raggiunto le tre supplenze, non hai diritto a nulla, né al risarcimento del danno, puoi essere stato stabilizzato, soltanto se hai fatto quattro supplenze all’anno. Ora queste sentenze non piacciono all’AFAM. Tuttavia, i giudici nazionali di merito hanno stabilito che il 368 del 2001 non si applica al precariato AFAM. Puoi fare quanti anni di servizio vuoi, ha diritto al risarcimento del danno soltanto se hai fatto quattro supplenze annuali. Perchè hanno assimilato erroneamente la disciplina del reclutamento del personale della scuola alla disciplina di reclutamento AFAM. Sulla base di questo errore, la corte d’appello di Trento – un errore però che dipende dalla Cassazione e dalle indicazioni che ha dato la Cassazione – perchè sia per il personale della scuola che per il personale AFAM, le supplenze annuali vengono stipulate ai sensi dell’art. 4, comma 1 della legge 124 del 49, sono le famose supplenze annuali. Mentre nel comparto AFAM ci sono solo supplenze annuali, e non ci sono anche le supplenze, diciamo, sull’organico di fatto, le supplenze fino al 30 giugno. Quindi per il comparto AFAM il problema delle supplenze di fatto non si pone, nell’anno accademico dal primo novembre fino al 31 ottobre dell’anno successivo. Questo è, però sempre ai sensi dell’art. 4. Applicandosi la stessa norma che ritroviamo nella disciplina della scuola, la Cassazione ha indotto a condizione la giurisprudenza di merito e la gente ha detto che anche per il comparto AFAM non c’è alcun tipo di tutela nel senso della stabilizzazione. Quindi ci si aspettava che, come è stato fatto per il precariato pubblico con la circolare Madia, passasse questo benedetto emendamento, per trasformare la graduatoria della 128 in graduatoria ad esaurimento per l’immissione in ruolo. La cosa paradossale è che la Corte d’Appello di Trento ha contestato giustamente le sentenze della Cassazione, sostenendo che un docente AFAM, il professor Rossato, assunto e messo in ruolo nel 2016, con decorrenza dal primo gennaio 2014, – l’immissione in ruolo, ai sensi dell’art. 19 comma 1 del D.L. 104 del 2013, Decreto Legge Letta sul precariato scolastico e sul precariato AFAM,- ebbene, questo lavoratore, che aveva fatto la causa davanti al Tribunale di Trento, e gli era stata negato il diritto al risarcimento del danno e la stabilizzazione, era andato in appello e aveva continuato ad insistere sulla stabilizzazione e sul risarcimento del danno, a questo professor Rossato capita in appello l’immissione a ruolo. E la Corte d’appello dice, vabbè, è stato immesso a ruolo, ma perchè non deve avere anche il risarcimento del danno per dodici anni di precariato, perchè il professor Rossato è stato precario con supplenze annuali dal 2003 fino all’immissione in ruolo, nel 2015. In questa causa ci siamo costituiti con il professor Rossato, insieme ad importanti colleghi e sigle sindacali, per cui la Corte d’Appello ha riconosciuto non solo il risarcimento del danno, ma si applica anche al personale AFAM il D.L. 368 del 2001. Temo che questa ritorsione abbia indispettito il Partito Democratico e abbia bloccato l’iter delle immissioni in ruolo. Una vendetta rispetto al fatto che un docente AFAM che era stato immesso in ruolo con la 143, adesso si trova a contestare tutto il pasticcio fatto dalla Cassazione sul precariato scolastico per difendere l’immondizia della legge sulla Buona Scuola, la 116 del 2015. C’è di fondo una situazione di profondo disagio dell’attuale partito di maggioranza di governo, il Partito Democratico, che invece di tutelare gli interessi dei lavoratori, e insistere sulla stabilizzazione di tutti, compresi i precari del comparto AFAM, come aveva tentato di fare il governo Letta, con due Decreti Legge, 101 e 104 del 2003, non solo se ne strafrega dei precari pubblici, non solo fa il Jobs Act, ma addirittura si dimentica di delineare un percorso di stabilizzazione per i precari per eccellenza, che sono quelli del comparto AFAM. In Corte di Giustizia abbiamo rappresentato anche questa situazione assurda, cioè che chi, come i docenti della 143, non ha fatto un concorso, perchè concorsi da venticinque anni non se ne fanno, nel comparto AFAM, ma è stato immesso in ruolo semplicemente per il tramite di quella graduatoria, quando quella graduatoria permanente è stata trasformata in graduatoria a esaurimento, e per accedere a quella graduatoria ha avuto bisogno soltanto di 360 giorni di servizio, quindi senza alcun titolo di accesso di tipo concorsuale, perchè concorsi non se ne facevano, e quindi non aveva bisogno di accedere a quella graduatoria tramite concorso. Quindi chi, inserito nella graduatoria tramite la 128, che ha dovuto maturare tre anni accademici di servizio, l’idoneità, l’abilitazione all’insegnamento accademico, e ha dovuto superare una procedura concorsuale, questi stanno fuori. Quelli della 143 invece sono a ruolo. Questa situazione l’abbiamo rappresentata perfettamente alla Corte di Giustizia. Quello che vedo, poi, che siamo al di là del giochetto di non far passare l’emendamento, che costa soltanto pochissimo per l’immissione in ruolo stabile del personale, il riflesso della mancata approvazione di questo emendamento sarà pagato in termini molto cari, e questa volta la Corte di Giustizia interverrà proprio sulla questione che riguarda il processo del comparto AFAM.

Mi dica avvocato, ma il governo italiano non rischia una sanzione per non aver ottemperato alle prescrizioni dell’Unione Europea?
Assolutamente sì. Io ho insistito davanti al Parlamento Europeo affinchè la Commissione europea facesse partire le richieste per inadempimento e procedura d’infrazione. La procedura d’infrazione e il ricorso per inadempimento. Questo comporta gravi conseguenze, perchè un inadempimento da parte di uno dei principali stati membri dell’UE, come l’Italia, all’applicazione della più importante delle direttive sociali, come la direttiva del contratto a tempo determinato, che non riguarda soltanto, beninteso, i Conservatori, riguarda tutti i precari. Che poi stabilizzano quelli che vogliono, stabilizzano i raccomandati delle autorità indipendenti, e lo fanno addirittura con legge dello Stato, e quelli che sono stati inseriti presso l’Autorità garante della concorrenza sul mercato, e altre tipologie di dipendenti, sono stati inseriti perché raccomandati. Perché amico di chi, amante di chi, compagno di chi, figlio di chi, allora si trova un percorso finanziario per la stabilizzazione. E non hanno neanche fatto il concorso, e non so se alla fine hanno l’attitudine a svolgere l’attività impiegatizia di concetto che svolgono, con una retribuzione più elevata, rispetto a quella percepita nella stessa tipologia di mansioni in altri settori del pubblico impiego. I Conservatori, per i quali non ci sono concorsi, la procedura concorsuale non è prevista, si continua a precarizzare i rapporti. Tenga presenta che al Parlamento europeo sono pendenti ancora molte petizioni che sono state presentate da docenti di Conservatori AFAM. Tutte le petizioni del precariato pubblico, compreso quello dei docenti AFAM della 128, sono all’attenzione della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo. E con ogni probabilità, a gennaio, la Commissione per le petizioni proverà a mandare in adunanza plenaria l’intero Parlamento sul problema del precariato pubblico in Italia, che è il problema più grave. Quindi ne vedremo delle belle, anche perché sulla questione della stabilizzazione del precario che supera i 36 mesi vengono eccezioni alla Corte di Giustizia, e non solo nella causa dello Stato e del docente AFAM, ma anche per ciò che riguarda il precariato pubblico siciliano, la causa Santero, fra poco uscirà la sentenza della Corte di Giustizia e ci dirà qual è la sanzione più adeguata, per questo tipo di abuso continuato e reiterato. In questo senso riguarderà tutti, non soltanto i precari pubblici. Quindi praticamente noi, del PD, del Parlamento italiano, che ormai va a morire, del fatto che non abbiano voluto approvare un emendamento, diciamo, obbligato, un atto dovuto, per l’intero ruolo di personale qualificatissimo, che non venga approvato l’emendamento, a me dispiace, perché si poteva risolvere subito la questione, però sappiamo a chi attribuire la responsabilità.

Roberto Ragone




Misteri d’Italia, distruzione dei Conservatori di musica: ecco di chi è la “gelida manina”

Sulla questione AFAM – precari dei Conservatori di Musica – e dell’emendamento fantasma proposto dal Senatore Bartolomeo Amidei, che appare e scompare poi in commissione, prima della sua approvazione, oltre che all’argomento della stabilizzazione di precari di Conservatorio, che si trascina vergognosamente da quasi vent’anni, nella più totale indifferenza di un governo che bada soltanto a raccattare voti, senza sanare la situazione di precariato storico degli appartenenti ad una delle eccellenze della nostra nazione, appunto l’AFAM, Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, e in più appoggia chi vorrebbe colpire al cuore i Conservatori Musicali, abbiamo registrato il parere autorevole del professor David Macculi, docente di composizione, direttore d’orchestra e compositore, membro dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, attualmente docente al Conservatorio di Adria, in provincia di Rovigo.

 

Professor Macculi, a proposito della annosa questione dei precari a vita, di cui i Conservatori di Musica si sono serviti, e si servono ancora oggi, per il loro malpagato funzionamento, e per l’inserimento finalmente in ruolo dei quali sarebbe di giovamento approvare l’emendamento presentato dal senatore Amidei, emendamento che sparisce ogniqualvolta ci si avvicina ad una approvazione, nell’assenza di una qualsivoglia certezza, lei non può riferire l’autore/autrice di questa sparizione. Tuttavia, ragionando in ipotesi, per ovvie ragioni, lei me ne potrebbe fare qualcuna?

Bè, le ipotesi sono un po’ a tirare a indovinare. Tuttavia, l’insistenza con la quale il governo fa fallire qualsiasi tentativo di sistemare questi precari, fa pensare che ci sia dietro qualcos’altro, perché altrimenti non si spiega tutto questo impegno, qui non stiamo parlando di servizi segreti, o di armi segrete, o di appalti miliardari. Stiamo parlando di ottocento precari, non sono ottantamila, sono ottocento. Sono precari già in carico dello Stato, che quindi, dal punto di vista della finanziaria non costano quasi niente, o niente; cioè c’è solo l’adeguamento dello stipendio, ma stiamo parlando di poche briciole. E tra l’altro costa di più tenerli precari che tenerli a ruolo. Di fronte a questo, si può pensare che ci potrebbe essere, o ci potrebbe essere stato, dato che la cosa io l’ho già denunciata nell’incontro pubblico che c’è stato l’anno scorso a Rovigo, nel settembre del 2016. Se si va nell’ipotesi di smantellare, o comunque chiudere i Conservatori, o defunzionalizzarli o ridurli, o quello che sia, è ovvio che questi precari danno fastidio. Metterli in ruolo è un problema in più, per cui fa comodo sfruttarli finchè servono, e poi… tanti saluti. L’anno scorso c’era anche in piedi – ma comunque adesso è difficile trovare una documentazione scritta che lo possa dimostrare – ma c’era anche l’ipotesi che il DPR sul reclutamento, quello che dovrebbe uscire adesso, finalmente – ma l’anno scorso aveva tutt’altro tipo di impostazione – e cioè, secondo il DPR come era l’anno scorso che doveva essere presentato il 26 settembre del 2016, – una settimana dopo, nel 2016 ci fu l’incontro di Rovigo – ecco, questo DPR prevedeva che i precari della 128 avrebbero dovuto fare concorsi prima nazionali, poi, dopo averli superati, anche concorsi di sede. Mentre nel frattempo si sarebbe proceduto alla statizzazione dei pareggiati non si sa in che termini, ma a condizione che, secondo il MEF, una volta statizzati, non aumenti il tetto di spesa complessiva. Per non aumentarlo, bisogna che si faccia una riforma che porti alla chiusura di alcuni Conservatori. Così l’organico complessivo in Italia rimarrebbe invariato. Ecco questo è più o meno lo scambio che si era pensato di fare l’anno scorso. Io questa situazione l’ho denunciata pubblicamente in un incontro a cui erano stati invitati sette parlamentari, e uno dei promotori fu proprio il senatore Amidei, e lui in quell’occasione fece un intervento molto energico e molto incisivo sulla legge 128 e su questa situazione. Poi, il 19 settembre era stato già preceduto da un’interrogazione parlamentare del marzo del 2016, il cui testo fra l’altro lo scrissi io, in cui già adombravo questa ipotesi, che cioè i precari della 128 fossero merce di scambio. Il risultato di quell’incontro è stato che il DPR che era già pronto, e doveva essere presentato il 26 settembre, non è stato più presentato. Lo stanno presentando adesso, ma in tutt’altra forma. Questo DPR prevedeva non solo il concorso che quindi sarebbe andato avanti per degli anni, ma il concorso su posti che nel frattempo sarebbero stati occupati dai docenti dei pareggiati, i quali sarebbero entrati in ruolo senza concorso e senza niente. Tenendo presente che questi dei pareggiati sono stati assunti con procedure sconosciute, e non si sa neanche se sono musicisti, e i pareggiati tra i docenti precari della 128, di concorsi ne hanno fatti a centinaia, e tutti basati su titoli artistici, e quindi è una doppia presa in giro. Non solo, ma addirittura ci sono diversi colleghi della cosiddetta graduatoria della 128 che furbamente sono andati a insegnare nei pareggiati, proprio paventando questo tipo di situazione. Perché poi ci troviamo in una situazione in cui si va anche contro l’art. 3 della Costituzione, dato che il governo tratta in modo diverso docenti precari della stessa graduatoria, e cioè: se sono stati docenti di Istituti parificati, sono più meritevoli che non quelli che sono stati docenti di Istituti statali. E questo lo dice il governo, non lo dice Macculi. Questo rende l’dea di dove stiamo andando a finire. Quindi questa cosa è stata denunciata pubblicamente, oltre che con interrogazioni parlamentari, per cui hanno dovuto tentare di annacquare in qualche modo, hanno fatto finta l’anno scorso di voler risolvere il problema della 128, in modo da togliere armi all’opposizione, e poi all’ultimo momento l’hanno fatto saltare, quando non c’era più niente da fare. Quest’anno stanno ripetendo lo stesso gioco. La cosa si era risolta con la legge Madia, eravamo arrivati fino al Consiglio dei Ministri, quindi le Commissioni tutte d’accordo, Senato e Camera, e qui c’è stata la manina segreta che ha tolto il comma, dal Consiglio dei Ministri, quando di solito è il Consiglio dei Ministri, quello del 19 maggio, discute semplicemente se approvare o no, non si mettono a vedere i commi, non entrano nel merito. Quindi c’è stata una manina che ha continuato. La stessa cosa è successa adesso al Senato. Per la commissione bilancio era tutto a posto, l’emendamento del senatore Amidei presentato, segnalato con priorità, io ho parlato anche con la Puglisi, la senatrice, la relatrice della settima commissione, tutto a posto, poi all’ultimo momento il testo 1 ce l’aveva, il testo 2 ce l’aveva, nel testo 3 non c’era più.

 

Resta da chiedersi chi sia materialmente che opera queste manovre

Quello è da capire. Infatti il 19 settembre di quest’anno c’è stato un grosso scontro in Senato. Io ho cercato di capire chi e perché, e nella lettera al capo dello Stato l’ho scritto chiaramente, “Signor Presidente della Repubblica, voglio sapere chi e perché ha interesse a mantenere i Conservatori in questa situazione di completo dissesto organizzativo e funzionale, oltre che di disagio anche per la vita personale e professionale di così tanti docenti”. Che ci sia questo interesse è evidente, ed è evidente che si tratta di qualcuno del governo, ed è grave. Io suppongo si tratti di Paolo Troncon. È stato il direttore del Conservatorio di Castelfranco Veneto, dove poi non è stato più rieletto, ed è stato presidente della Conferenza dei direttori fino all’ottobre dell’anno scorso, del 2016. Lui è il mentore segreto – non tanto segreto, lo sappiamo tutti, – sia di Elena Ferrara, senatrice della 7^ Commissione, sia soprattutto di Filippo Crimì, deputato della 7^ e relatore eccetera eccetera. Non il Crimi, senatore dei M5S. Questo è il Filippo Crimì, deputato del PD di Modena. Questo Crimì ha studiato anche musica ed è stato anche allievo di Troncon. E Troncon ha l’ambizione di fare il supermanager dei futuri Politecnici musicali. Io poi, nella lettera al Capo dello Stato, lì ho anche scritto cosa significa cambiare denominazione e struttura al Conservatorio. Io ne ho scritto anche la storia, ho scritto, ve lo ricordate, il Conservatorio esiste come denominazione e come struttura da cinquecento anni. Quasi come l’Università che esiste da ottocento in tutto il mondo, che ha copiato non solo la struttura, ma anche il nome. Nel 1795 a Parigi è stato aperto il Conservatoire de Paris, stiamo parlando della Rivoluzione Francese. E poi è stato aperto il Konservatorium, scritto con la kappa, a Lipsia, a Praga, a Berlino, insomma, in tutti i paesi centroeuropei, nella prima metà dell’Ottocento, Budapest, e finanche in Sudamerica e in Nordamerica, in Inghilterra, dove assunse il nome di Conservatory, sempre derivato dall’italiano. Per arrivare a Pechino, ma non Pechino adesso, che c’è di tutto, io sto parlando di Pechino anni ’40, cioè ai tempi della Lunga Marcia, della guerra civile. Fra le tante cose Mao Tse Tung si è preoccupato di aprire un Conservatorio con la struttura e la denominazione italiana, derivata dall’italiano, a Pechino. E non è stato chiuso neanche con la Rivoluzione Culturale. Adesso la Elena Ferrara, Crimì e Troncon sono andati oltre la rivoluzione culturale, perché in Italia, se lei legge la legge 508 del ’99, dove c’è il cambio di denominazione, e si chiameranno Istituti Superiori di Studi Musicali, ecco l’Italia sarà il primo e unico paese del mondo a non avere più il Conservatorio. Si sta andando verso i poli musicali o politecnici, in modo che i Conservatori diventino più o meno licei musicali, e come tali non abbiano più la capacità di avere rapporti e relazioni nazionali e internazionali come adesso, cioè, se in un Conservatorio piccolo come Adria, dove insegno, ci vengono allievi dalla Cina, dal Giappone, dal Brasile, capisce bene che qui stiamo parlando di un’indotto, che qui non si tratta di migranti extracomunitari disperati, con tutto il rispetto, naturalmente, ma stiamo parlando di un’indotto di fascia altissima, cioè di gente che ti porta soldi, che non te ne chiede, ma sono loro che li stanno dando a te. E a loro volta fanno pubblicità nel loro paese, sull’Italia, abbiamo una pubblicità che non è quella dei profughi, è una pubblicità di cui abbiamo bisogno.

 

Ma com’è possibile che due o tre persone possano condizionare tanto la politica italiana?

Non lo so, sono poche persone. Tutti lo sanno, ma non riusciamo a fermarle.
Tutti lo sanno, ma nessuno fa niente.
Esatto, Amidei queste cose le sa benissimo adesso. E poi lui è molto attivo perché sa benissimo che se chiude il Conservatorio di Adria, dalla cui circoscrizione viene lui, non ci fa una bella figura, e non fa un bel servizio. Cioè, ad Adria, se lei chiude il Conservatorio, non ci rimane nient’altro. anche Campobasso, lei chiuda il Conservatorio a Campobasso, e che ci rimane? Se chiude il Conservatorio di Foggia, che ci rimane?

 

Quindi il bersaglio è l’AFAM, in definitiva?
Sì, esatto, non so se le ho dato in’idea di quello che ci si prospetta. Io questo l’ho denunciato nella mia lettera al capo dello Stato. Le posso dire già da adesso, che mi ero dimenticato di dirle prima, che già il 12 settembre del 2016, cioè con un DPR, decreto presidenziale, firmato dal Presidente della Repubblica, fatto di notte, col quale i docenti dell’Istituto pareggiato di Ancona, che nel frattempo era fallito, sono stati immessi nei ruoli dei Conservatori di Stato, senza nessun concorso, senza nessuna verifica. Dopodichè Troncon fa polemica anche sui giornali, soprattutto sui giornali, contro i docenti della 128 che vogliono entrare in ruolo senza concorso e senza titoli artistici. Proprio lui. E poi è strano che proprio lui che è veneto che porta avanti un discorso che porta alla rovina soprattutto del Veneto, la regione che ci rimette più di tutti è il Veneto, che ha sette Conservatori.

 

Mi sbaglio, o chi ci guadagna di più sarebbe la Toscana?

Ne ha solo uno, ma con la statizzazione diventano quattro. Anche l’Emilia Romagna, che, essendo di sinistra, da cinque Conservatori se ne ritrova dieci. I pareggiati lì sono Ravenna, Rimini, Modena, Reggio Emilia e Carpi. Poi a Reggio Emilia non vorrebbero essere statizzati, perché stanno bene così. Questa cosa di Ancona, che io ho messo nella lettera al capo dello Stato, la tenga presente, perché è una cosa grave. Ed è contro la Costituzione. E questo quando eravamo sotto referendum per la riforma costituzionale, ecco, un governo che ci ha fatto fare un referendum per la riforma della Costituzione, e poi ci propone delle situazioni così incostituzionali.

 

Ringraziamo il professor Macculi per la sua disponibilità, soprattutto nel dire chiaramente le cose come stanno, secondo lui. Per ciò che riguarda il prof. Paolo Troncon, gia ad aprile del 2016 definiva i Conservatori come “Un’auto di marca che non fa tagliandi da anni, con problemi meccanici e di carrozzeria di varia natura, che non sono stati risolti e che si sono stratificati l’uno sull’altro.” In definitiva, riconoscendo l’incapacità, l’incompetenza e il menefreghismo del governo dell’epoca – ministro dell’istruzione Stefania Giannini – nel voler finalmente risolvere l’annosa questione di ingiustizia sociale. Ma da questo, su cui possiamo anche essere d’accordo, specialmente quando si attribuisce al governo la colpa di ciò che non è stato fatto, a voler demolire l’auto di marca per sostituirla con una flotta di più svelte ed economiche utilitarie, che di marca non sono, e che non garantiscono le stesse prestazioni e la stessa qualità, ce ne corre. Senza contare, come descritto dal professor Macculi, di voler essere colui che questa operazione di rinnovamento vuole ascrivere a suo merito, ma a modo suo.

L’ingiustizia, e non solo la presunta incostituzionalità dell’operazione, andrebbe a colpire chi ha fatto della musica il proprio scopo di vita, scartando altre soluzioni magari più redditizie e meno scomode, accontentandosi di uno stipendio certamente inadeguato alle proprie competenze e ai propri titoli faticosamente conquistati alla tastiera di un pianoforte o sulle corde di un violino, solo per amore di ciò che si fa. Sperando che un giorno qualcuno avrebbe riconosciuto il loro valore e li avrebbe comparati ad impiegati di concetto, magari meno preziosi, ma certamente meno silenziosi e più ammanigliati. Pare poi che la senatrice Ferrara abbia riconosciuto la paternità della manina galeotta, cioè abbia ratificato quello che si è dimostrato essere un segreto di Pulcinella, dato che più o meno tutti ne erano al corrente – il che porterebbe in causa anche l’on. Crimì – difendendosi col dire che lei è d’accordo con l’operazione Troncon: e questo sarebbe anche legittimo. Lo diventa meno, quando si va a vedere che la senatrice Ferrara, durante l’intervento del senatore Amidei alla sala Koch, aveva dichiarato la sua approvazione dell’emendamento 56.13. Il metodo adottato per evitare l’approvazione dell’emendamento Amidei, poi, lascia riflettere molto. Il fatto che sia sparita parte di ciò che è all’approvazione del Senato, senza invece manifestare il proprio dissenso e chiedere un dibattito nel merito, o dissociarsi ufficialmente dall’approvazione, non è degno di una persona che voglia essere nella pubblica amministrazione alla guida di un paese. Naturalmente se ciò che è ipotizzato risultasse vero, ma le stesse reazioni della senatrice Ferrara sui social, verso chi l’accusa, lasciano riflettere su chi esprime certe tesi.

Non ci rimane che esprimere fortissimi dubbi riguardo specifiche competenze nel campo specifico della musica della senatrice Elena Ferrara.

 

Curiosità, diciamo così, desta anche la risposta alla lettera inviata dal prof. Macculi al Presidente della Repubblica [LETTERA AL PRESIDENTE MATTARELLA] nel merito di questa questione e che il presidente Mattarella ha fatto redigere ed inviare al professor Macculi da un suo collaboratore, [RISPOSTA DEL PRESIDENTE MATTARELLA] e nella quale dichiara che il presidente “Non può adottare misure nel senso da Lei richiesto. Egli, infatti, non dispone di alcuno strumento diretto di intervento su altri Organi dello Stato nell’esercizio di competenze ad essi assegnate dall’ordinamento.” Tutto ciò, dopo aver ‘salvato’ l’Istituto pareggiato di Ancona, già fallito, con un DPR redatto di notte, e che il 12 settembre del 2016 ha trasformato in docenti di ruolo, a tutti gli effetti, gli insegnanti di detto Istituto pareggiato, senza alcun concorso, nè verifica.

 

Roberto Ragone