Precari storici dei Conservatori di musica: dal MIUR la promessa di un emendamento per l’immissione in ruolo

Si è svolta mercoledì, 6 dicembre, la manifestazione dei precari AFAM dei Conservatori italiani, davanti alla sede del MIUR, in viale Trastevere. Alle 14,00 buone parte degli 800 precari storici, che vanamente avevano finora protestato con ogni mezzo per smuovere una situazione che si trascinava da circa vent’anni, si sono ritrovati sotto l’edificio di viale Trastevere che ospita gli uffici del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per rendere tangibile – e udibile – l’espressione del loro disagio. Malpagati, insicuri del loro destino professionale, i musicisti e docenti di Conservatorio ancora in stato di precarietà, il cui futuro appartiene ad incarichi assegnati anno per anno, senza certezza di impiego, non certi, anzi, certi di un trattamento pensionistico che risentirà fatalmente di questi incarichi a tempo determinato, si sono ritrovati per fare udire civilmente la loro voce.

 Inutilmente allertate le Forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, con cui, anzi, i docenti in piazza hanno fraternizzato

Questa vicenda nessun giornale ‘quelli definiti importanti’ l’ha voluta prendere in carico sulle proprie pagine, tranne qualche quotidiano locale – ma non quelli che hanno una voce a livello nazionale – forse perché non redditizia sotto il profilo vendite: dopo tutto, a chi interessa se i Conservatori italiani vengono chiusi o meno? I cantanti e i cantautori che fanno soldi negli stadi hanno imparato qualche nota strimpellando da soli su di una chitarra, tranne rare eccezioni, e per suonare, pensano alcuni, non servono grandi istituti in cui si insegna musica, e che magari costano allo Stato e quindi a noi. Dove poi si insegna una musica noiosa e polverosa, che fa sbadigliare. Ma certa gente sbadiglia anche solo all’udire la parola ‘cultura’; specialmente oggi che la scuola è in mano a chi probabilmente dovrebbe fare altro, vedasi la renziana Buona Scuola, uno dei più grandi fallimenti della politica di questo governo, unitamente al Jobs Act (perchè non chiamarlo ‘Legge sul lavoro’ o ‘Nuova legge del lavoro?) Il sospetto è che si vogliano confondere le menti, “Epater le bourgeois”, per dirla con i Francesi.

 

E allora cosa fare per cercare di rimanere in Italia, dove ci sono la nostra storia, i nostri affetti, le nostre case – per chi se la può permettere?

Cosa fare per evitare di andare a suonare e ad insegnare all’estero, dove i nostri musicisti sono accolti a braccia aperte? Una speranza era sorta di recente, quando il senatore Amidei aveva presentato un sintetico emendamento alla legge di bilancio, con cui la situazione si sarebbe sanata, molto semplicemente.

Ma, stranamente, questo emendamento spariva ogni volta in Commissione, proprio al momento della votazione.

Su queste ‘sparizioni’ abbiamo raccolto molte e diverse ipotesi, rivelatesi poi tutte errate. In realtà, l’emendamento spariva per ordine del PD, partito al governo, secondo quanto ci ha riferito l’avvocato De Michele, autorevole giurista e giuslavorista. Pare infatti, secondo l’avvocato, che proprio il partito di Renzi non volesse regolarizzare gli 800 precari, nonostante l’irrisoria cifra necessaria, circa quattro mln di euro, uno per il 2018 e tre per l’anno successivo, pare per una specie di ripicca nei loro confronti. Ma soprattutto, opiniamo noi, perché numericamente gli 800 precari non sono interessanti sotto il profilo ‘serbatoio-di-voti’. In Italia per farsi ascoltare bisogna alzare la voce, e questo hanno fatto ieri i docenti radunati sotto il palazzo del MIUR, e non era la prima volta.

La buona notizia, salvo perdita di faccia, è che una delegazione è stata ricevuta dal Direttore del Dipartimento per l’Università l’AFAM e la Ricerca del MIUR, Marco Mancini, che ha loro promesso la proposta di un emendamento del governo, quindi senza scadenza temporale, che riguardi la immissione in ruolo progressiva dei precari storici. Quindi tutto risolto? Si vedrà, noi ci auguriamo che quanto promesso si realizzi in breve tempo, il più breve possibile, – pare entro il 23 di questo mese, salvo smentita – dato che dietro l’angolo c’è un cambio di governo. Alla manifestazione era presente anche il senatore Bartolomeo Amidei, che con la sua presenza ha confermato il patrocinio morale ai musicisti. Presenti anche la senatrice Enza Blundo e l’onorevole Giuseppe Brescia, ambedue dl M5S, che hanno espresso la loro vicinanza ai precari AFAM.

 

Roberto Ragone




Precari storici conservatori italiani: torna la protesta per una situazione che si trascina da 20 anni

Si è svolta mercoledì, 6 dicembre, la manifestazione dei precari AFAM dei Conservatori italiani, davanti alla sede del MIUR, in viale Trastevere. Alle 14,00 buone parte degli 800 precari storici, che vanamente avevano finora protestato con ogni mezzo per smuovere una situazione che si trascinava da circa vent’anni, si sono ritrovati sotto l’edificio di viale Trastevere che ospita gli uffici del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per rendere tangibile – e udibile – l’espressione del loro disagio.

 

Roberto Ragone

#gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 20%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */




Conservatori e precariato Afam: quando la scure europea pende sulle “dimenticanze di governo”

Sulla questione del precariato AFAM, di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, abbiamo voluto sentire anche il parere dell’avvocato Vincenzo De Michele, illustre giuslavorista, specializzato nella difesa degli interessi dei precari del pubblico impiego, difensore tra l’altro anche dei precari AFAM. Diversamente da come si era ipotizzato precedentemente, la mancata approvazione dell’emendamento del senatore Amidei non avrebbe coperto interessi privatistici, ma pare sia stata originata proprio da una forza di governo facente capo al partito di maggioranza relativa, il PD, secondo quanto ci ha descritto l’avvocato De Michele. Facendo ammenda di fronte a quanti sono stati colpiti ingiustamente da quanto riportato attraverso alcuni nostri articoli/denuncia, o colpiti si sono sentiti, e ai quali offriamo fin d’ora la più ampia possibilità di replica, com’è doveroso, a margine di questa faccenda che si trascina ormai da quasi vent’anni, con grave disagio di chi presta la sua opera nel settore pubblico, – e non parliamo soltanto dei precari storici di Conservatorio, comparto AFAM, ma di quanti aspettano, come loro, di poter lavorare con serenità e certezza nell’avvenire, mentre assistono con rammarico al pensionamento di loro colleghi, ormai anziani, che una vita da precario l’hanno vissuta interamente, e che riceveranno una pensione da precario – pensiamo, dalle parole dell’avvocato De Michele, di avere individuato il vero guasto che ha portato a questa situazione.

Ma a questo punto lasciamo che i veri responsabili della mancata immissione a ruolo dei precari AFAM – perché di quelli ci interessa di occuparci, – siano denunciati dalle parole dell’avvocato De Michele. Possiamo solo, facendo una piccolissima riflessione, dire che l’approvazione dell’emendamento del senatore Amidei avrebbe rappresentato, per questo governo e per la pubblica amministrazione, una via d’uscita da imboccare di corsa, per sottrarsi, a quanto afferma De Michele, a ben più pesanti sanzioni. Tenendo presente che l’operazione di deprecarizzazione AFAM sarebbe costata soltanto, in due anni, quattro milioni di euro, una cifra davvero irrisoria in una legge di bilancio. Cioè qualcosa che si potrebbe attribuire ad una città, o al suo sindaco, per una manifestazione folcloristica annuale.

 

Avvocato De Michele, chi è che può avere interesse a non far votare l’emendamento 56.13 del senatore Amidei, che permetterebbe la regolarizzazione dei precari storici dell’AFAM? In definitiva, chi può trarre vantaggio da una tale situazione?
Guardi, io sono stato a Bruxelles, al Parlamento Europeo, in commissione delle petizioni, come esperto della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo per quanto riguarda il problema del precariato, e ho stigmatizzato in maniera molto pesante il comportamento non solo dello Stato italiano, ma anche della Commissione europea, che non ha controllato la corretta applicazione della direttiva comunitaria da parte degli Stati membri, e in particolare da parte dell’Italia, e non ha proceduto a presentare ricorso per inadempimento, nei confronti dell’Italia. Dopo la mia relazione in Commissione Petizioni al Parlamento europeo, esattamente il giorno dopo, è uscita la circolare Madia, quella che da’ attuazione al D.L. 75 del 2017, che era stato peraltro richiamato dalla Commissione europea come documento d’interesse, ai fini di verificare se, e in che misura lo Stato italiano volesse risolvere una volta per tutte il problema del precariato pubblico. Come ben sapete, però, dal D.L. 75 del 2017, e quindi dalla circolare Madia, sono esclusi i docenti di Conservatorio AFAM, per i quali doveva essere previsto un percorso autonomo. Qual è il problema di fondo in questa strana vicenda? Io non credo neanche che ci sia l’interesse di un privato: io credo che questa sia stata una reazione, da parte soprattutto del Partito Democratico, come componente principale del governo nazionale, una reazione a quello che è successo in Parlamento europeo, dove tutti gli Italiani in Commissione Petizioni, in particolare la Sinistra, il M5S, e addirittura i Socialisti, con il francese Martin, hanno capeggiato l’intervento a favore dei precari pubblici italiani, e dei precari in generale dell’Unione Europea, e quindi l’intervento della Commissione contro l’Italia. Mentre il rappresentante del PD nella Commissione Petizioni Cozzolino, come era già successo per la verità il 28 febbraio del 2017 per la questione della stabilizzazione del rapporto di lavoro dei giudici onorari, i giudici di pace in particolare, il PD su questa condizione è stato fermo. Quindi, ha sostanzialmente assunto un atteggiamento negativo in effetti alla stabilizzazione del precariato storico. Quale può essere la motivazione politica, rispetto a tutto questo? La motivazione politica è legata ad un procedimento che è in corso in Corte di Giustizia, sollevato dalla Corte d’Appello di Trento, che, contestando la posizione assunta dalla Cassazione sul precariato scolastico, – quindi non parliamo del precariato AFAM, parliamo del precariato scuola – la Cassazione è intervenuta sul precariato scolastico, per difendere essenzialmente le scelte del PD con la Buona Scuola,- cioè la Legge 107 del 2015, con la stabilizzazione del precariato scolastico – in quell’occasione la Cassazione ha detto sostanzialmente che non si applicava ai precari della scuola il D.L. 368 del 2001, per cui dopo 36 mesi di servizio, anche non continuativo, il rapporto non si trasformava a tempo indeterminato, come invece la Corte di Giustizia aveva imposto con la sentenza Mascolo, e che la stabilizzazione dei precari della scuola era condizione sufficiente per rimuovere le competenze dell’abusivo ricorso ai comparti del risarcimento del danno. Quindi, io faccio la causa, sono precario da dodici, tredici, quattordici anni, comunque più di tre anni, se, data la 107 del 2015, o in base a qualsiasi altro evento, vengo immesso in ruolo, nel corso del giudizio, la Cassazione sulla scuola ha detto che ai docenti non spetta il risarcimento del danno, e anzi, rigetta la domanda. Accontentatevi. Chi non è stato stabilizzato non può avere neanche il risarcimento del danno, mentre un’altra invenzione della Cassazione, invenzione, diciamo, ‘renziana’, per cui, anche se hai raggiunto le tre supplenze, non hai diritto a nulla, né al risarcimento del danno, puoi essere stato stabilizzato, soltanto se hai fatto quattro supplenze all’anno. Ora queste sentenze non piacciono all’AFAM. Tuttavia, i giudici nazionali di merito hanno stabilito che il 368 del 2001 non si applica al precariato AFAM. Puoi fare quanti anni di servizio vuoi, ha diritto al risarcimento del danno soltanto se hai fatto quattro supplenze annuali. Perchè hanno assimilato erroneamente la disciplina del reclutamento del personale della scuola alla disciplina di reclutamento AFAM. Sulla base di questo errore, la corte d’appello di Trento – un errore però che dipende dalla Cassazione e dalle indicazioni che ha dato la Cassazione – perchè sia per il personale della scuola che per il personale AFAM, le supplenze annuali vengono stipulate ai sensi dell’art. 4, comma 1 della legge 124 del 49, sono le famose supplenze annuali. Mentre nel comparto AFAM ci sono solo supplenze annuali, e non ci sono anche le supplenze, diciamo, sull’organico di fatto, le supplenze fino al 30 giugno. Quindi per il comparto AFAM il problema delle supplenze di fatto non si pone, nell’anno accademico dal primo novembre fino al 31 ottobre dell’anno successivo. Questo è, però sempre ai sensi dell’art. 4. Applicandosi la stessa norma che ritroviamo nella disciplina della scuola, la Cassazione ha indotto a condizione la giurisprudenza di merito e la gente ha detto che anche per il comparto AFAM non c’è alcun tipo di tutela nel senso della stabilizzazione. Quindi ci si aspettava che, come è stato fatto per il precariato pubblico con la circolare Madia, passasse questo benedetto emendamento, per trasformare la graduatoria della 128 in graduatoria ad esaurimento per l’immissione in ruolo. La cosa paradossale è che la Corte d’Appello di Trento ha contestato giustamente le sentenze della Cassazione, sostenendo che un docente AFAM, il professor Rossato, assunto e messo in ruolo nel 2016, con decorrenza dal primo gennaio 2014, – l’immissione in ruolo, ai sensi dell’art. 19 comma 1 del D.L. 104 del 2013, Decreto Legge Letta sul precariato scolastico e sul precariato AFAM,- ebbene, questo lavoratore, che aveva fatto la causa davanti al Tribunale di Trento, e gli era stata negato il diritto al risarcimento del danno e la stabilizzazione, era andato in appello e aveva continuato ad insistere sulla stabilizzazione e sul risarcimento del danno, a questo professor Rossato capita in appello l’immissione a ruolo. E la Corte d’appello dice, vabbè, è stato immesso a ruolo, ma perchè non deve avere anche il risarcimento del danno per dodici anni di precariato, perchè il professor Rossato è stato precario con supplenze annuali dal 2003 fino all’immissione in ruolo, nel 2015. In questa causa ci siamo costituiti con il professor Rossato, insieme ad importanti colleghi e sigle sindacali, per cui la Corte d’Appello ha riconosciuto non solo il risarcimento del danno, ma si applica anche al personale AFAM il D.L. 368 del 2001. Temo che questa ritorsione abbia indispettito il Partito Democratico e abbia bloccato l’iter delle immissioni in ruolo. Una vendetta rispetto al fatto che un docente AFAM che era stato immesso in ruolo con la 143, adesso si trova a contestare tutto il pasticcio fatto dalla Cassazione sul precariato scolastico per difendere l’immondizia della legge sulla Buona Scuola, la 116 del 2015. C’è di fondo una situazione di profondo disagio dell’attuale partito di maggioranza di governo, il Partito Democratico, che invece di tutelare gli interessi dei lavoratori, e insistere sulla stabilizzazione di tutti, compresi i precari del comparto AFAM, come aveva tentato di fare il governo Letta, con due Decreti Legge, 101 e 104 del 2003, non solo se ne strafrega dei precari pubblici, non solo fa il Jobs Act, ma addirittura si dimentica di delineare un percorso di stabilizzazione per i precari per eccellenza, che sono quelli del comparto AFAM. In Corte di Giustizia abbiamo rappresentato anche questa situazione assurda, cioè che chi, come i docenti della 143, non ha fatto un concorso, perchè concorsi da venticinque anni non se ne fanno, nel comparto AFAM, ma è stato immesso in ruolo semplicemente per il tramite di quella graduatoria, quando quella graduatoria permanente è stata trasformata in graduatoria a esaurimento, e per accedere a quella graduatoria ha avuto bisogno soltanto di 360 giorni di servizio, quindi senza alcun titolo di accesso di tipo concorsuale, perchè concorsi non se ne facevano, e quindi non aveva bisogno di accedere a quella graduatoria tramite concorso. Quindi chi, inserito nella graduatoria tramite la 128, che ha dovuto maturare tre anni accademici di servizio, l’idoneità, l’abilitazione all’insegnamento accademico, e ha dovuto superare una procedura concorsuale, questi stanno fuori. Quelli della 143 invece sono a ruolo. Questa situazione l’abbiamo rappresentata perfettamente alla Corte di Giustizia. Quello che vedo, poi, che siamo al di là del giochetto di non far passare l’emendamento, che costa soltanto pochissimo per l’immissione in ruolo stabile del personale, il riflesso della mancata approvazione di questo emendamento sarà pagato in termini molto cari, e questa volta la Corte di Giustizia interverrà proprio sulla questione che riguarda il processo del comparto AFAM.

Mi dica avvocato, ma il governo italiano non rischia una sanzione per non aver ottemperato alle prescrizioni dell’Unione Europea?
Assolutamente sì. Io ho insistito davanti al Parlamento Europeo affinchè la Commissione europea facesse partire le richieste per inadempimento e procedura d’infrazione. La procedura d’infrazione e il ricorso per inadempimento. Questo comporta gravi conseguenze, perchè un inadempimento da parte di uno dei principali stati membri dell’UE, come l’Italia, all’applicazione della più importante delle direttive sociali, come la direttiva del contratto a tempo determinato, che non riguarda soltanto, beninteso, i Conservatori, riguarda tutti i precari. Che poi stabilizzano quelli che vogliono, stabilizzano i raccomandati delle autorità indipendenti, e lo fanno addirittura con legge dello Stato, e quelli che sono stati inseriti presso l’Autorità garante della concorrenza sul mercato, e altre tipologie di dipendenti, sono stati inseriti perché raccomandati. Perché amico di chi, amante di chi, compagno di chi, figlio di chi, allora si trova un percorso finanziario per la stabilizzazione. E non hanno neanche fatto il concorso, e non so se alla fine hanno l’attitudine a svolgere l’attività impiegatizia di concetto che svolgono, con una retribuzione più elevata, rispetto a quella percepita nella stessa tipologia di mansioni in altri settori del pubblico impiego. I Conservatori, per i quali non ci sono concorsi, la procedura concorsuale non è prevista, si continua a precarizzare i rapporti. Tenga presenta che al Parlamento europeo sono pendenti ancora molte petizioni che sono state presentate da docenti di Conservatori AFAM. Tutte le petizioni del precariato pubblico, compreso quello dei docenti AFAM della 128, sono all’attenzione della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo. E con ogni probabilità, a gennaio, la Commissione per le petizioni proverà a mandare in adunanza plenaria l’intero Parlamento sul problema del precariato pubblico in Italia, che è il problema più grave. Quindi ne vedremo delle belle, anche perché sulla questione della stabilizzazione del precario che supera i 36 mesi vengono eccezioni alla Corte di Giustizia, e non solo nella causa dello Stato e del docente AFAM, ma anche per ciò che riguarda il precariato pubblico siciliano, la causa Santero, fra poco uscirà la sentenza della Corte di Giustizia e ci dirà qual è la sanzione più adeguata, per questo tipo di abuso continuato e reiterato. In questo senso riguarderà tutti, non soltanto i precari pubblici. Quindi praticamente noi, del PD, del Parlamento italiano, che ormai va a morire, del fatto che non abbiano voluto approvare un emendamento, diciamo, obbligato, un atto dovuto, per l’intero ruolo di personale qualificatissimo, che non venga approvato l’emendamento, a me dispiace, perché si poteva risolvere subito la questione, però sappiamo a chi attribuire la responsabilità.

Roberto Ragone




Misteri d’Italia, il caso AFAM: chi c’e’ dietro al tentativo di distruggere i Conservatori di musica?

AFAM non è l’acronimo di una agenzia governativa di servizi segreti, ma significa Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, in pratica l’essenza, il nocciolo duro dell’insegnamento musicale nei nostri Conservatori di musica: una eccellenza, filtrata atrtraverso il tempo, di tutti i docenti che insegnano nei nostri Conservatori di musica, e la cui preparazione e dottrina trasmettono agli allievi. Si tratta di una ‘nicchia’ culturale, ma molto importante, uno dei muri maestri della nostra storia e cultura, appunto, quella della musica così definita, ‘colta’, nella quale la nostra nazione ha ampie e preziose tradizioni.

Da qualche tempo, però, qualcuno vuole distruggere questa impalcatura, pur solida, a favore di altre soluzioni più ‘a buon mercato’, colpendo la struttura di Istituzioni Musicali plurisecolari, per sostituirle con altri organismi più ‘facili’, e magari – dice qualcuno – serbatoi elettorali. Per ben due volte, infatti, dalla Legge di Bilancio, di recente discussione, è stato ‘sfilato’ – e l’impersonale è d’obbligo – all’ultimo momento un emendamento del Senatore Bartolomeo Amidei, che avrebbe sanato una situazione incancrenita da decenni, portando al ruolo un migliaio di precari che da sempre conducono in tutto e per tutto i Conservatori, e che avrebbe impegnato una spesa irrisoria, circa tre/quattro milioni di euro – presenti nelle pieghe di bilancio –  da spalmare in due anni.

 

Tutto ciò, a vantaggio di Istituti musicali privati o pareggiati, per statizzare i quali sarebbero a disposizione 50 milioni di euro, quindi, ça va sens dire, una spesa molto più alta.

Il che nella patica causerebbe un afflusso di docenti ‘statizzati’ e immessi al ruolo – quindi a tutti gli effetti dipendenti dello Stato – verso i Conservatori superstiti (molti sarebbero costretti a chiudere), escludendo, per la loro immissione al ruolo, coloro che da tanti anni, e con titoli ed esami, quindi con pieno merito, insegnano da precari a vita nei Conservatori. Titoli ed esami non presenti nei curricula dei neo assunti, in quanto provenienti da Istituti privati o pareggiati, senza un filtro.

 

Puntata di Officina Stampa del 23/02/2017 con ospiti il Maestro Aldo Ragone, docente di Pianoforte Principale al Conservatorio Statale di Musica Lorenzo Perosi di Campobasso e il Maestro Carlo Pari docente di pianoforte principale presso il Conservatorio statale di musica Benedetto Marcello di Venezia e l’Istituto Musicale Corelli di Cesena. A dibattere il tema del precariato nei conservatori anche il Dottor Filippo Sica referente AFAM FLC CGIL per l’Istruzione Musicale in Campania.

 

Di questa questione, il Senatore Amidei ha fatto l’argomento di più di un intervento in Senato, oltre ad aver presentato l’emendamento che ‘qualcuno’ ha inteso, all’ultimo momento, fare sparire dalla Legge di bilancio. Abbiamo raggiunto il Senatore  nella sua sede per avere da lui una descrizione dei fatti in prima persona.

Senatore Amidei, intanto grazie per la sua disponibilità. La questione è complessa, ma semplice nella sua evoluzione. Ci descriva i fatti, visto che lei è la persona più al corrente di tutto.
Partiamo dal DDL Martini, che prevedeva di cambiare nome ai Conservatori, trasformandoli in Politecnici Musicali. Il DDL Martini è poi tramontato. Questo decreto prevedeva di prendere insegnanti da Conservatori, dalle Scuole di Musica, Istituti Musicali pareggiati eccetera, e di statizzarli, cioè renderli a tutti gli effetti docenti statali. Quindi, sostanzialmente, la cosiddetta statizzazione degli istituti Musicali pareggiati. E doveva prevedere l’immissione in ruolo dei precari AFAM, Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, e quindi dare attuazione alla Legge 508 del 1999. Però, praticamente, dopo 18 anni, ancora non è stato fatto nulla. Quindi, si è persa un’altra occasione per dare attuazione a questa legge che vergognosamente viene ignorata da diciotto anni, e nella quale il costo previsto era veramente irrisorio, e nel mio emendamento, il n. 56.13, era previsto di stanziare un mln di euro per il 2018, e 3 mln per il 2019. Il che è sostanzialmente una cifra irrisoria, dato che andavamo a porre fine a quella situazione di insegnanti precari da tantissimi anni, gente che andrà in pensione da precari, con incarichi annuali, perché poi di fatto il costo per lo Stato cambia poco, rispetto ad avere docenti a tempo indeterminato. Questo doveva avvenire tramite una graduatoria nazionale, di quella legge, la 104 del 2013, con le modificazioni della 128, dove si andavano a pescare in queste graduatorie i precari, trasformandole in graduatorie nazionali ad esaurimento, utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento. Questo riguardava coloro che erano a contratto a tempo determinato, trasformandoli in docenti non solo a tempo indeterminato, ma anche determinato, avvantaggiando naturalmente coloro che da più anni si trovavano in questa situazione. Quindi ripartendo dagli anni 2018 e 2019, ci sarebbe stato una sorta di turn over del personale AFAM  e statali, per arrivare alla copertura del 100%, ad esaurimento di queste graduatorie nazionali. Invece, cos’è successo, che hanno preso degli Istituti privati, diciamo parificati e privati, e li hanno statizzati. Tra l’altro, negli Istituti privati l’ammissione degli iscritti non è avvenuta con le regole di chi, pur con incarichi anno per anno, ha insegnato nei Conservatori e negli Istituti Statali, dove titoli ed esami erano condizioni fondamentali per l’ammissione; questi docenti provengono da Istituti privati in cui non c’è un controllo, o magari la stessa rigidità di selezione, e quindi si trovano ad essere a tempo indeterminato a tutti gli effetti, cioè immessi in ruolo.

Pare che questo ‘guasto’ sia stato originato dal partito al governo, per motivi elettorali. Mi sbaglio?
L’ho detto nel mio intervento, (in Senato ndr.) che la colpa di questo governo, è quella di aver voluto trascinare vergognosamente per tanti anni una situazione in cui né il decreto Martini, né lo stesso ministro Morando, non hanno voluto,  – perché è inutile che ci raccontiamo balle, –  non hanno voluto porre fine a questa situazione di precarietà che si trascina ingiustamente da molti anni. Hanno preferito premiare chi proveniva da Istituti privati e non riconoscere una posizione di merito a coloro che provengono dall’AFAM. Per ciò che riguarda il perché e il percome, lo lascio immaginare a ciascuno che voglia fare le proprie considerazioni, ma sta di fatto che questo è un vilipendio perpetrato ai danni di una intera categoria di insegnanti che da tantissimi anni attendono giustizia, e nonostante le varie promesse fatte anche dalla sottosegretaria D’Onghia, che sappiamo essersi appena dimessa, anche la D’Onghia, e nonostante le promesse dello stesso Morando, piuttosto che Martini, ci siamo trovati di fronte ad una presa in giro vergognosa. Io stesso sono stato fautore di un convegno alla sala Koch del Senato, forse neanche sei mesi fa, a cui ha partecipato la D’Onghia, e in cui c’era stato un impegno da parte dei parlamentari del PD intervenuti – e della stessa sottosegretaria D’Onghia – che sembravano tutti convergere in questa decisione, di porre mano alla legge 128 per far diventare a tempo indeterminato tutti gli insegnanti che da tanti anni sono precari, e che andranno a terminare la loro carriera come precari.

 

Quindi questa eccellenza italiana dell’AFAM, perché di tale si tratta, è stata prevaricata a vantaggio di chi proviene da Istituti privati, nei quali, come lei ha ribadito, non c’è un controllo per le ammissioni per titoli ed esami, come invece la legge prevede per gli statali precari di Conservatorio. Cioè, in pratica, statali di nome, statizzati senza controllo di validità didattica.
Esattamente.

Allora coloro che provengono  dall’AFAM, che fine faranno?
Che fine faranno, poveretti? Chi lo sa?

In pratica rimangono disoccupati e basta.
Rimangono, o disoccupati, o continueranno ancora ad essere precari. Anzi nella migliore delle ipotesi, ingiusta, come ho già ribadito, in ingiusta ipotesi che rimanessero precari, è una vergogna, perché si vedono passare davanti persone che probabilmente, uso il dubitativo, hanno meno titoli.

 

Secondo lei chi c’è dietro a questa manovra? Perché certamente, per come è stata orchestrata, qualcuno c’è che muove i fili.
È una bella domanda. Ma purtroppo non posso risponderle, perché non ho certezze. Io do’ la colpa al governo, e lo dico a chiare lettere,  e a voce alta. Ma andare a tirar fuori le ragioni, preferirei che lo dicessero altri. Una cosa è certa, che il governo si è comportato in maniera vergognosa. L’ho detto in aula e lo ribadisco anche sulle pagine del suo giornale.

 

Comunque vadano le cose, senatore, ci sarebbe una soluzione per rimediare alla situazione dell’AFAM?
Sì, la soluzione, per ciò che riguarda l’AFAM, ci sarebbe. Innanzitutto gli emendamenti, andando alla Camera, debbono rimediare a questa cosa, e io mi sto già attivando per proporre a qualche collega deputato che ripresenti il mio emendamento. Bisogna semplicemente recepirlo e votarlo, perchè così ritorna al Senato per il voto definitivo. Un emendamento che per ben due volte è stato scartato dalla legge di Bilancio, lo diciamo per maggiore chiarezza. Per la verità, era tutto accantonato. Poi, hanno deciso dopo, adducendo motivi che a mio parere sono ingiustificati.

 

Quindi c’è una possibilità, una speranza.
Sì, se vogliono, sì. Siamo ancora in tempo.

Fin qui l’intervista con il Senatore Amidei, paladino di una categoria poco nota, in Italia, paese di cantanti rock e di calciatori strapagati. Una categoria, tuttavia, che costituisce una delle tre colonne della nostra cultura, la musica – quella colta – la letteratura – non quella di facile consumo – e la pittura. Siamo ancora in tempo a salvare migliaia di famiglie, considerando l’indotto, che vivono di musica nei Conservatori, o ne fruiscono le immediate pertinenze, dato che molti Conservatori sarebbero costretti a chiudere, a vantaggio dei nuovi Politecnici Musicali.

Colpiti sarebbero famiglie, imprese commerciali e artigiane, fabbriche di strumenti musicali, dipendenti degli Enti musicali e di Conservatorio, teatri, cittadini della parte attiva di questo Paese, il cui destino sarebbe peggiore di quello degli esodati della legge Fornero, da un giorno all’altro, senza possibilità di riciclo; docenti – pochi – che, nella migliore delle ipotesi, andrebbero in pensione da precari, con gli effetti negativi che ben si possono immaginare sull’ammontare dell’assegno mensile.

Dopo aver dedicato una vita intera ad una disciplina che non sarà mai del tutto apprezzata e riconosciuta, dati i tempi e i luoghi – e i governi, aggiungiamo noi. E senza che nei nuovi organismi sia garantita una qualità d’insegnamento come quella che ora è presente nei Conservatori. Avere la certezza dell’eccellenza dell’insegnamento è fondamentale. Ogni anno migliaia di giovani vengono a studiare e a prepararsi con i nostri docenti, da tutto il mondo, e portano all’estero la loro preparazione.

Qualcuno insiste a dire che l’arte non è importante, nella vita corrente, che è solo un optional, che ‘con l’arte non si mangia’. Noi diciamo che non è così, e che l’arte è imprescindibile. Immaginiamo cosa sarebbe l’Italia senza le sue eccellenze, o se la qualità dell’insegnamento musicale dovesse subire un degrado: un paese vuoto, senza un background, senza storia; in definitiva senza alcun interesse da parte del mondo e di chi lo considera come un’eccellenza mondiale nel suo complesso, e lo visita ogni giorno con grandissimo rispetto. Pensiamo a ciò che hanno scritto Goethe, o George Byron. L’arte e la storia di un Paese sono il Paese stesso.

Un Paese senza storia nè arte semplicemente non esiste. Cultura, civiltà, storia, sono le basi per avere un posto nel mondo. Purtroppo, oggi si sacrifica tutto al profitto e alle clientele elettorali,  a cominciare dai piccoli interessi di bottega, per finire alle ingiustificate e ingiustificabili – se non con interessi molto personali – trivellazioni entro le dodici miglia che sconvolgeranno i nostri mari e la vita di interi piccoli paesi di pescatori, rompendo quell’ordito che fa di una nazione un luogo vivo e vivibile. Ma forse di storia, civiltà antica, arte e via discorrendo, ne abbiamo troppo: perciò non valorizziamo nulla, lasciando che prenda piede quella tanto comoda ignoranza delle masse che ci fa sentire bravi e ‘sportivi’, in poltrona davanti al televisore e ad una partita di calcio; quando, e quest’anno non avremo questo privilegio, l’Italia partecipa ai mondiali, ed è un florilegio, dappertutto, di bandiere tricolori, mai apparse in altre occasioni più consone. ‘Panem et circenses’, l’ignoranza fatta politica e stile di vita.

Roberto Ragone