CASTELLI ROMANI: LA GESTIONE ACEA FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI

Bevilacqua: "Mentre in diverse zone dei Castelli Romani continua a mancare l'acqua, in alcuni territori l'acqua non rispetta i parametri minimi di legge per la quantità di arsenico contenuto"

 

Marta Elisa Bevilacqua – dip. Enti locali Partito della Rifondazione comunista Federazione Castelli-litoranea-Colleferro

Castelli Romani – In un'era di disinformazione inversamente proporzionale alla possibilità di accedere in tempo reale alle notizie si sta diffondendo la convinzione, erronea, che la contrarietà di Rifondazione comunista alle gestioni private sia di carattere ideologico. Tradotto sarebbe "voi vecchi comunisti, che non esistete più, siete settati nel '900 e quindi, non accorgendovi che il tempo è cambiato, siete ancora fideisticamente innamorati di una forma di gestione pubblica, ormai inefficiente che ha fatto il su corso".

Il caso della gestione idrica secondo noi è emblematico: quando si passò alla gestione privata ci dissero, e se ne convinse una larghissima fetta di società, anche quella che oggi vanta di aver finalmente calcato le scene della politica, che il gestore privato avrebbe risolto quella mole di problemi legati al ciclo dell'acqua che le amministrazioni locali, a causa dei tagli, non potevano più risolvere, cioè ci avrebbe rifatto condotte idriche, fognature, depuratori ecc.

Ebbene, a diversi anni dal passaggio al gestore privato, non ci sembra che la situazione sia migliorata: mentre in diverse zone dei Castelli Romani continua a mancare l'acqua, in alcuni territori l'acqua non rispetta i parametri minimi di legge per la quantità di arsenico contenuto. Quindi la tanto decantata efficienza che il gestore privato avrebbe garantito dov'è?

Rifondazione comunista rimane convinta, esempi di mala gestione privata alla mano, che la gestione pubblica e, dove non più possibile, a causa di scelte scellerate figlie di un'ideologia davvero superata e smentita dai fatti, cioè quella della terza via di un capitalismo dal volto buono, di un serrato, accorto e puntuale controllo di gestione al fine di avere quantomeno garantiti i rispetti dei termini contrattuali, sia l'unica strategia per garantire non solo i servizi, ma anche l'accesso reale ai beni comuni.

Che fare oggi? lavorare con quella parte della società civile, costituita in comitati, che ha saputo mantenere attenta l'attenzione e ha saputo garantire, dal basso, un controllo di gestione veramente accorto.

Accanto a questo è necessario secondo noi mettere in campo una forma di gestione alternativa a quella oggi praticata da Acea, capace di garantire a tutti, nel rispetto dell'esito referendario, l'accesso alla risorsa idrica che non è un bene da cui trarre profitto. Bisogna disegnare per l'acqua, così come per la gestione dei rifiuti, un quadro di cooperazione tra i territori, che sia a carattere pubblico, un progetto tutto da scrivere ancora, ma non più rinviabile che permetta di superare ai castelli il campanilismo ma anche la concezione, ormai davvero superata, della necessità di cedere al privato qualsiasi bene o servizio perchè ne garantisce l'efficienza.

Questa linea dal basso si rende necessaria visti i tagli e le restrizioni agli enti locali voluti dai governi Letta e Monti e non osteggiati da un'opposizione capace di limitare i danni di una politica neo-liberista che riduce tutto a profitto e merce. 

Per questo Rifondazione comunista è attenta, in tutti i territori in cui è presente, a operare e a spingere per far operare il controllo di gestione dei servizi affidati mentre elabora una forma alternativa di gestione capace di coniugare la gestione pubblica a una più ampia e informata partecipazione dei cittadini e capace soprattutto di indicare un'alternativa praticabile a chi sostiene che solo un privato efficiente, visti i tagli alle amministrazioni locali, è in grado di garantire servizi e accesso ai beni.

Ci chiedono se ancora esistiamo, ci chiedono se siamo ancora utili, ebbene, finchè da una parte ci sarà chi si è innamorato di una politica neo-liberista, disumana e suddita dei dettami di un'Europa dei mercati e dall'altra un'opposizione di facciata che non sa o non vuole incidere nella politica perchè convinta del tanto peggio tanto meglio, noi ci saremo e continueremo a batterci per una gestione pubblica o quantomeno controllata da una partecipazione reale e informata!




CASTELLI ROMANI, ACEA: SERVE UN MAGGIORE INVESTIMENTO SULLE RETI DEI COMUNI

Redazione

Genzano di Roma (RM) – Durante la conferenza dei sindaci e dei presidenti dell’Ato2, che si è svolta a Roma questa mattina, il sindaco di Genzano, Flavio Gabbarini, a nome degli  amministratori dei distretto Castelli Romani tra i quali c’è stato un incontro qualche giorno fa, ha presentato un documento per avanzare alcune richieste.

Innanzitutto, il riconoscimento di un interlocutore chiaro che rappresenti i Castelli romani alla luce dello scioglimento delle Province e alla nascita della Città metropolitana, la necessità di un maggiore investimento sulle reti dei comuni dei Castelli, l’urgenza di un maggiore flusso idrico e di una continuità dello stesso alla luce delle continue turnazioni a cui molte aree del nostro territorio sono sottoposte durante tutto l’anno, la necessità di una normativa chiara e risolutiva dei problemi concreti legati al declassamento dei fossi, dei fossi dichiarati secchi poiché asciutti per più di 120 giorni l’anno e l’annosa questione del cosiddetto scarico a suolo, la garanzia del funzionamento e del corretto esercizio dei depuratori esistenti.

“Dopo aver discusso con gli altri amministratori, abbiamo preparato un documento per avanzare delle richieste al gestore – ha commentato il sindaco di Genzano –. Quella con l’Acea è una battaglia che possiamo combattere se condividiamo il metodo e le strategie: siamo tutti d’accordo che l’Ato2 deve investire di più sul territorio e deve darci delle risposte. Noi ogni giorno riceviamo decine di proteste legittime da parte dei cittadini e queste richieste non devono e non possono rimanere inascoltate”.