Strage di Acca Larenzia: chi fu il mandante?

Tanti passaggi di mano per la mitraglietta Cz 61 Skorpion calibro 7.65 usata per la strage di via Acca Larenzia, per il rapimento di Aldo Moro, per gli omicidi dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti e del senatore Roberto Ruffilli.

Oggi dopo 45 anni da quei fatti ci si chiede ancora: chi è il mandante? Riproponiamo la video intervista del 2018 a uno dei sopravvissuti – Maurizio Lupini – e il video servizio che ripercorrere il clima politico di quei giorni che precedettero i tragici eventi del Tuscolano.

La video intervista a Maurizio Lupini [Cliccare sulla foto per guardare]

Il video servizio che ripercorre quello che era clima politico dei giorni che precedettero i tragici eventi del Tuscolano [Cliccare sulla foto per guardare]




Rogo di Primavalle: morto il criminale Achille Lollo

BRACCIANO (RM) – Achille Lollo è morto ieri mattina all’ospedale di Bracciano. E’ quanto si apprende da fonti investigative.

Lollo, 70 anni compiuti l’8 maggio, con altri due militanti di Potere Operaio, Marino Clavo e Manlio Grillo, che poi si diedero alla latitanza, la notte tra il 15 e il 16 aprile 1973, diede fuoco alla porta dell’appartamento di Mario Mattei, all’epoca segretario della sezione di Primavalle del Msi, causando la morte di due dei quattro figli di Mattei, Stefano e Virgilio, di 8 e 22 anni. 

Criminale e giornalista italiano, militante negli anni ’70 del gruppo della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e condannato a 18 anni di reclusione, pena prescritta, per incendio doloso, duplice omicidio colposo, uso di esplosivo e materiale incendiario, nel caso del rogo di Primavalle.




7 Gennaio 1978 via Acca Larenzia: una strage necessaria per qualcuno…

Grave la situazione politica italiana in quell’inizio del 1978 in cui si inserisce quella che viene ricordata come la “Strage di Acca Larenzia”. Un quadro politico che vede a rischio rottura quell’equilibrio democratico di quei partiti che avevano governato il Belpaese per oltre un trentennio.

“La crisi del governo Andreotti, – riportava l’Unità dell’8 gennaio del 1978 in un articolo a firma Emanuele Macaluso – non sorge quindi da un improvviso ripensamento del partito Comunista Italiano ma dall’incapacità oggettiva e soggettiva del governo di delineare una prospettiva chiara leggibile incisiva di fronte alle masse popolari per impegnarle fino in fondo nello sforzo di superare la crisi e non per vivere alla giornata.

Questo il quadro in cui si inseriscono i gravi fatti di via Acca Larenzia del 7 e 8 gennaio 1978 anno in cui la Democrazia Cristiana stava vagliando una possibile alleanza con il partito Comunista (compromesso storico) per la formazione di un nuovo governo che sfociò successivamente nel rapimento di Aldo Moro.



E la questione di rilevanza politica evidenziata all’epoca soprattutto da Civiltà Cattolica e da Carlo Donat Cattin era quella che la DC non poteva certamente formare un governo con il partito Comunista senza prima aver ottenuto l’assenso dal congresso e soprattutto da una conferma che poteva arrivare solo dalla consultazione elettorale.

Un clima di odio politico, dunque, quello che si respirava e che veniva amplificato dai vari media, soprattutto quelli schierati con determinati partiti che richiamavano al bisogno di recuperare quei valori democratici.

E dopo un decennio dei tragici fatti del Tuscolano in un covo delle Brigate Rosse di Milano viene trovata una mitraglietta modello Skorpion con la matricola ancora intatta: si tratta dell’arma che ha ucciso nel marzo del 1985 l’economista Ezio Tarantelli, nel febbraio 1986 l’ex sindaco di Firenze Lando Conti e nell’Aprile 1988 il senatore Roberto Ruffilli.

I periti accertano inoltre che la mitraglietta CZ 61 Skorpion calibro 7,65 era anche la stessa usata ad Acca Larenzia il 7 gennaio 1978 e poi usata anche nel sequestro di Aldo Moro.

Si scopre anche che la Skorpion nel 1971 era stata acquistata dal cantante Jimmy Fontana, collezionista di armi, poi venduta nel 1977, un anno prima dei fatti del Tuscolano, al funzionario di polizia Antonio Cetroli deceduto nel 2005 che si sarebbe sbarazzato dell’arma finita poi nelle mani di un soggetto abitante al Tuscolano che utilizzava la Skorpion nelle vicine grotte della Caffarella per esercitarsi.

Ma il funzionario di polizia prima nega di avere avuto contatti con il cantante (Jimmy Fontana) e poi ammette di essersi interessato all’arma di Fontana, ma come collezionista.

Sulle basi delle confessioni di una pentita il 30 Aprile 1987 il giudice istruttore Guido Catenacci spicca 5 ordini di cattura contro i presunti appartenenti ai nuclei armati per il Contropotere Territoriale responsabili dell’agguato ai giovani missini. Tra questi c’è Mario Scrocca figura fondamentale per capire da chi è perché era stato compiuto l’eccidio.

Per la magistratura infatti è il Mario visto dalla pentita nella casa dove si svolgevano le riunioni degli estremisti.

All’epoca dell’eccidio Scrocca aveva 19 anni e militava in Lotta Continua e l’ordine di cattura contro di lui parla di duplice omicidio, tentato omicidio, associazione sovversiva e partecipazione a banda armata.

Il 30 Aprile 1987 Mario Scrocca varca il cancello del carcere romano di Regina Coeli dove viene interrogato dai magistrati catenacci e Ionta ai quali nega di aver partecipato all’azione armata di 9 anni prima pur ammettendo la sua militanza politica dell’epoca ma il giorno dopo viene trovato impiccato ad una inferriata con un rudimentale cappio fatto con un asciugamano.

Mario Scrocca non corrisponde all’identikit fatto dal sopravvissuto Maurizio Lupini

L’intervista di Chiara Rai a Maurizio Lupini sopravvissuto alla strage di Acca Larenzia

Maurizio Lupini, tra i sopravvissuti alla strage, ha dichiarato che l’identikit che era stato fatto dagli inquirenti su sue indicazioni a una delle persone del commando, che aveva poi portato all’arresto di Mario Scrocca non corrispondeva assolutamente a quest’ultimo. Lupini ricorda chiaramente che la persona da lui descritta nell’identikit aveva un viso “quadrato”, “capelli lisci”, un po’ “grassoccio” e al momento della strage portava un paio di occhiali Ray Ban con lenti fotocromatiche tendenti al giallo.

*I fatti:

Sono le 18,23 del 7 gennaio del 1978. Via Acca Larenzia, nel quartiere romano del Tuscolano, è, più che una via, una piazzetta. Uno slargo non percorribile dalle auto, fra due strade. Un piazzale dove i ragazzini amano andare a fare due tiri al pallone. Un’area su cui affaccia l’ingresso della sezione del Tuscolano.

Cinque ragazzi, appartenenti a quella sezione, stanno per andare a raggiungere altri camerati per un volantinaggio. Appena escono dalla porta blindata, vengono investiti da una scarica di piombo. Gli assassini – cinque o sei, questo non si saprà mai con certezza – sono appostati dietro alcune colonnine di pietra che impediscono l’accesso alle auto, in basso. In alto c’è la scalinata su cui cadrà, colpito a morte, Francesco Ciavatta. Il primo ad uscire, Franco Bigonzetti, il più visibile dei cinque, data la sua mole, ma soprattutto per il bianco dell’impermeabile che era solito indossare, viene colpito ad un occhio. L’arma, verrà poi stabilito in sede autoptica, è di grosso calibro, almeno una 38 special. Il suo corpo si alza da terra, all’impatto, e lui cade, già senza vita, con le braccia aperte e il viso rivolto verso il cielo. Il secondo, Francesco Ciavatta, tenta una fuga disperata su per la scalinata, ma verrà anche lui raggiunto alla schiena da un colpo di 38. Morirà in ospedale il giorno dopo.

Gli altri tre, Giuseppe D’Audino, Vincenzo Segnieri – rimasto ferito ad un braccio – e Maurizio Lupini, riescono a chiudersi dentro

Inutilmente gli aggressori si scagliano contro quella porta, scaricando la loro rabbia e le loro bestemmie sul corpo inerte di Bigonzetti, su cui sparano anche una raffica dalla mitraglietta Skorpion cal. 7,65 – una delle armi utilizzate nell’agguato. Dopo quarant’anni, gli autori di questo attentato non sono stati individuati, nonostante fossero – e siano tuttora – evidenti molti elementi per le indagini, molte ‘piste’, che non si sono volute seguire. Ma che, se si fosse indagato, avrebbero portato certamente all’arresto degli assassini.

Cè pero anche una terza vittima

Il giovane Stefano Recchioni, accorso, il giorno dopo, con altri amici sul luogo dell’eccidio, colpito al capo, nei disordini seguiti alla strage, da un proiettile cal. 7.65, partito non s’è mai saputo da quale arma in pugno a chi. Del fatto fu incolpato all’inizio un capitano dei carabinieri, poi scagionato.

*Ricostruzione di Roberto Ragone pubblicata su questo quotidiano:




Ricorrenza strage di Acca Larenzia: Castellino e Nardulli condannati a 5 anni e sei mesi di carcere

Condannati a 5 anni e mezzo di carcere Vincenzo Nardulli, esponente di Avanguardia nazionale e il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino.

La condanna emessa dal Tribunale di Roma è relativa all’accusa di lesioni e rapina aggravata e minacce per l’aggressione al cronista dell’Espresso Federico Marconi e al fotografo Paolo Marchetti avvenuta al cimitero capitolino del Verano il 7 gennaio del 2019.

Il pm Eugenio Albamonte aveva chiesto condanne per 6 anni ciascuno. Al termine della lettura della sentenza Castellino ha urlato “siete una manica di buffoni”. I due reporter vennero aggrediti nel cimitero del Verano il 7 gennaio del 2019 in occasione di una commemorazione della strage di Acca Larentia.

“E’ stata una sentenza giacobina, un vero plotone di esecuzione. Non paghiamo certo reati che non abbiamo commesso, e a dirlo sono stati tutti gli agenti presenti al Verano, paghiamo la lotta a questo sistema”. Così Giuliano Castellino, militante di Forza Nuova, dopo la condanna a 5 anni e 6 mesi per l’aggressione ai giornalisti dell’Espresso. “Noi ci prendiamo questa condanna come medaglia da appuntare sul petto”, ha aggiunto.

“La sentenza di oggi dimostra che è in atto una persecuzione politica da parte della Magistratura che vede dei militanti politici condannati per reati mai avvenuti e nonostante la testimonianza a loro favorevole dei poliziotti presenti. – Ha commentato così la sentenza di oggi Roberto Fiore, leader di Forza Nuova – La causa di ciò – ha aggiunto Fiore – è un impianto di potere criminale che ricatta il giudice di Berlusconi, per ottenere la condanna, che vede uomini come Palamara parlare del proprio gruppo ‘come di una mafia più potente della mafia’ e che vede personaggi come Albamonte al centro di scandali internazionali (Obamagate e caso Shalabayeva). Noi riteniamo che con questi personaggi alla guida della Procura di Roma si sia toccato il punto più basso della giustizia in Italia dal Dopoguerra. La giustizia – ha concluso il leader di Forza Nuova – non va corretta, va rivoluzionata. Vanno inquisiti i magistrati che deviano il corso della giustizia, vanno sciolti ANM e CSM, vanno perseguiti Palamara ed Albamonte per aver creato uno Stato nello Stato e vanno istituite giurie popolari perché nessuna, ad oggi, ha più fiducia dei giudici”.




“Chi sparò ad Acca Larenzia? Maurizio Lupini e Valerio Cutonilli ospiti della prossima puntata di Officina Stampa

Giovedì 27 settembre 2018 l’avvocato e scrittore Valerio Cutonilli sarà ospite del programma Officina Stampa condotto da Chiara Rai, insieme a Maurizio Lupini, sopravvissuto alla strage di Acca Larenzia, per parlare dei tanti lati oscuri, rimasti ancora oggi, dopo quarant’anni irrisolti.  Cutonilli ritorna sull’argomento, pubblicando un corposo e interessante volume dal titolo “Chi sparò ad Acca Larenzia?

I fatti:

Sono le 18,23 del 7 gennaio del 1978. Via Acca Larenzia, nel quartiere romano del Tuscolano, è, più che una via, una piazzetta. Uno slargo non percorribile dalle auto, fra due strade. Un piazzale dove i ragazzini amano andare a fare due tiri al pallone. Un’area su cui affaccia l’ingresso della sezione del Tuscolano.

Cinque ragazzi, appartenenti a quella sezione, stanno per andare a raggiungere altri camerati per un volantinaggio. Appena escono dalla porta blindata, vengono investiti da una scarica di piombo. Gli assassini – cinque o sei, questo non si saprà mai con certezza – sono appostati dietro alcune colonnine di pietra che impediscono l’accesso alle auto, in basso. In alto c’è la scalinata su cui cadrà, colpito a morte, Francesco Ciavatta. Il primo ad uscire, Franco Bigonzetti, il più visibile dei cinque, data la sua mole, ma soprattutto per il bianco dell’impermeabile che era solito indossare, viene colpito ad un occhio. L’arma, verrà poi stabilito in sede autoptica, è di grosso calibro, almeno una 38 special. Il suo corpo si alza da terra, all’impatto, e lui cade, già senza vita, con le braccia aperte e il viso rivolto verso il cielo. Il secondo, Francesco Ciavatta, tenta una fuga disperata su per la scalinata, ma verrà anche lui raggiunto alla schiena da un colpo di 38. Morirà in ospedale il giorno dopo.

Gli altri tre, Giuseppe D’Audino, Vincenzo Segnieri – rimasto ferito ad un braccio – e Maurizio Lupini, riescono a chiudersi dentro.

Inutilmente gli aggressori si scagliano contro quella porta, scaricando la loro rabbia e le loro bestemmie sul corpo inerte di Bigonzetti, su cui sparano anche una raffica dalla mitraglietta Skorpion cal. 7,65 – una delle armi utilizzate nell’agguato. Dopo quarant’anni, gli autori di questo attentato non sono stati individuati, nonostante fossero – e siano tuttora – evidenti molti elementi per le indagini, molte ‘piste’, che non si sono volute seguire. Ma che, se si fosse indagato, avrebbero portato certamente all’arresto degli assassini. Cè pero anche una terza vittima: il giovane Stefano Recchioni, accorso, il giorno dopo, con altri amici sul luogo dell’eccidio, colpito al capo, nei disordini seguiti alla strage, da un proiettile cal. 7.65, partito non s’è mai saputo da quale arma in pugno a chi. Del fatto fu incolpato all’inizio un capitano dei carabinieri, poi scagionato.

“Chi sparò ad Acca Larenzia? L’ultimo libro dell’avvocato Valerio Cutonilli

Valerio Cutonilli, brillante avvocato del foro di Roma, già autore di numerose inchieste sui misteri d’Italia, aveva già pubblicato un libro-denuncia a proposito di questo episodio, – passato alla storia come ‘la strage di Acca Larenzia – , dal titolo: “Acca Larenzia, tutto ciò che non è mai stato detto”. Ora ritorna sull’argomento, pubblicando un corposo e interessante volume dal titolo “Chi sparò ad Acca Larenzia? – Il settantotto prima dell’omicidio Moro”, nel quale amplia la visione dell’episodio, inquadrandolo nel momento storico e politico dell’Italia in quegli anni, propedeutici ai più duri e sanguinosi ‘anni di piombo’, che costituirono il palcoscenico delle Brigate Rosse e delle loro imprese, anch’esse mai chiarite fino in fondo. Come, ad esempio, il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, avvenuto circa due mesi dopo. Fatti che causarono l’insorgere dello spontaneismo armato di destra, da parte di ragazzi che vollero rendere la cortesia ai loro antagonisti, quasi una difesa personale. E che finirono per innescare una spirale in cui rimasero invischiati. Proprio quest’anno ambedue gli avvenimenti hanno la celebrazione del loro quarantennale. Più solenne quella del sequestro dello statista leccese; meno, anche se più ‘rumorosa’ e intensa – con il rito del ‘Presente’ – quella dei tre ragazzi.

Perchè ‘strage di serie B’?

In realtà, a quei tempi, in cui sui muri comparivano scritte come ‘uccidere un fascista non è reato’, non furono svolte vere e approfondite indagini per scoprire i componenti del commando assassino. Ad oggi nessun colpevole è stato individuato, nessuna condanna comminata, nella più totale inanità che ha lasciato ancora molte domande senza risposta. Non ultima quella cruciale, relativa ad una mitraglietta Skorpion cal. 7.65 – una delle armi utilizzate poi in seguito anche dalle BR – nella disponibilità della quale furono coinvolti anche un funzionario di polizia ed un famoso cantante. Un libro ed una narrazione che mette il dito su parecchie piaghe; un documento di cui si sentiva il bisogno; un fascio di luce per chi quei tempi ha vissuto in prima persona, accontentandosi di ciò che leggeva sui giornali o seguiva nei TG. Qualcosa che servirà anche ai ragazzi di oggi, per meglio comprendere quella che è stata la nostra storia più recente. Una visione obiettiva, e non di parte, degli avvenimenti, raccontata con il massimo equilibrio. Abbiamo voluto riportare una breve intervista con l’autore.

Avvocato Cutonilli, quanti libri ha scritto e pubblicato?
Quattro, compreso l’ultimo dedicato all’eccidio di via Acca Larenzia.

Lei si ritiene più scrittore o più avvocato?
Come avvocato mi occupo di questioni completamente diverse da quelle trattate nei libri. Quindi è difficile rispondere alla domanda. Sicuramente non sono uno storico.

Lei scrive sempre qualcosa a proposito dei misteri d’Italia, che sono tanti. Lo fa perché la interessano particolarmente, o per la ricerca di una verità non detta, alla fine perché le ingiustizie la stimolano?
Le ingiustizie mi danno fastidio. Non voglio accettarle passivamente.

Il tema dei ragazzi di destra negli anni 70 vediamo che le è particolarmente caro. Per un’idea politica?
Inizialmente il motivo delle ricerche era legato alla mia appartenenza politica. Oggi ritengo che fatti come quelli di via Acca Larenzia, per fare un esempio, riguardino non solo la parte in cui mi identifico ma tutta la comunità nazionale.

Quando si scrive, si sente il libro, o l’articolo, o il romanzo, come una propria creatura. Alcune ci piacciono di più, perché riteniamo che siano venute meglio. A lei, di tutti i libri che ha pubblicato, quale piace di più, qual è il libro – o il tema – che lei ritiene sia venuto meglio?
Il libro migliore è sempre quello che non hai ancora scritto. I miei libri hanno difetti e limiti, nessuno escluso. I pregi li rimetto alla valutazione dei lettori.

La sua posizione di uomo di legge, lei ritiene che lo abbia avvantaggiato per la prossimità e la familiarità con atti ufficiali da consultare, magari negli archivi dei tribunali?
Sono una figura ibrida, in realtà. A differenza dei miei colleghi, giustamente concentrati sugli atti giudiziari, ho studiato questi ultimi considerando però problematiche molto più ampie. Impossibile capire la strage di Bologna, per esempio, senza studiare a fondo la politica internazionale dell’epoca. A differenza degli storici, tuttavia, ho compulsato gli atti giudiziari con la deformazione professionale e il disincanto dell’avvocato.

La domanda d’obbligo, in chiusura è: ormai i suoi fans aspettano di leggere ancora le sue inchieste, oltretutto molto ben scritte e articolate. Ci può dire quale sarà il tema del suo prossimo lavoro?
La ringrazio per la stima ma non ho mai cercato e a dire il vero trovato fans. I primi due libri erano stati pubblicati da una piccola casa editrice, oggi chiusa, di cui ero peraltro socio. L’ultimo è una pubblicazione indipendente di Amazon. Solo il terzo ha viaggiato nella grande editoria. Ma ero un coautore assieme a un magistrato di fama internazionale come Rosario Priore. La mia intenzione oggi sarebbe quella di non scrivere più libri sul terrorismo. Se arrivasse il quinto, riguarderebbe un argomento molto personale e completamente diverso da quelli trattati sinora.

Roberto Ragone




Forza Nuova, ri-occupazione di via Paisiello: le dichiarazioni di Giuliano Castellino a L’Osservatore d’Italia

ROMA – Nell’immobile di via Paisiello, ex sede del Giornale d’Italia e de La Destra di Storace, attualmente occupato da Forza Nuova e Roma ai Romani sono stati trovati dei pc dove sembrerebbe vi sia molto materiale che scotta. A raccontarlo in una video intervista è Giuliano Castellino, responsabile di Roma ai Romani.

Roma, ri-occupazione via Paisiello: pc che “scottano” nell’ex sede di Francesco Storace

 

 




STRAGE DI ACCA LARENZIA: MAURIZIO LUPINI PARLA DI POLITICA E POTERI FORTI

 

Lupini: “Non bisogna cadere più nella logica degli opposti estremismi bisogna avere una propria idea e non cadere vittima dell’ideologismo, perché il cerchio si chiude laddove nasce l’idea e l’idea socialista è la mamma di tutte le idee"

 

[LA VIDEO INTERVISTA A MAURIZIO LUPINI UNO DEI TRE SOPRAVVISSUTI ALLA STRAGE DEL 1978 DI ACCA LARENZIA]

Chiara Rai

Un’intervista in esclusiva concessa a L’osservatore dìItalia da Maurizio Lupini nel 2012, uno dei tre ragazzi sopravvissuti alla strage di Acca Larenzia (7 gennaio 1978).

L’intervista ha avuto luogo nella storica sede romana di via Ottaviano 9, messa gentilmente a disposizione dai ragazzi di Ottaviano.

Maurizio Lupini ripercorre quei momenti con attimi carichi di commozione. All’epoca dice Lupini, “La politica per noi significava confrontarci in merito a problemi “popolari”, un confronto con le aree studentesche con gli operai nelle fabbriche, concettualmente stavamo affrontando le stesse problematiche dei ragazzi di sinistra”.  I media però li hanno dipinti diversamente.  Via Acca Larenzia non è stato un atto finale di contrapposizione tra rossi e neri, piuttosto un’azione militare di diversivo…”. Infatti, ricorda Lupini, dopo un paio di mesi ci fu il rapimento Moro e la strage della sua scorta. E sappiamo tutti che Moro era il fautore di un compromesso storico tra democristiani e comunisti  che non ha più avuto luogo. Nel corso di questa analisi storico politica, Maurizio Lupini fa un passaggio molto duro su Fini e più amichevole e fraterno nei confronti di Storace addebitandogli, tra l'altro, una carenza di memoria:  “si sono scordati o fanno finta di non ricordarsi che tanti ragazzi sono morti versando  il loro sangue dal quale è nata una pianta che non hanno saputo cogliere. E soprattutto, questa dimenticanza l'ha avuta GianfrancoFini.

[LA VIDEO INTERVISTA A MAURIZIO LUPINI UNO DEI TRE SOPRAVVISSUTI ALLA STRAGE DEL 1978 DI ACCA LARENZIA]




STRAGE DI ACCA LARENZIA, 1978 – 2014. EMMA MORICONI: “SU ‘SANGUE SPARSO’ UN FIUME DI SACRIFICI”

Redazione

Roma – Ieri pubblicavamo un articolo dal titolo “Soldi Sparsi” sul film “Sangue Sparso”, girato nell'estate del 2011 che vede come autrice, Emma Moriconi, e produttrice, Sabrina Virgili. Una storia che ripercorre la strage di Acca Larenzia del 1978, fino ad arrivare all'uccisione di Paolo Di Nella del 1983. Dal 2011 ci sono stati tanti proclami ma il film, nonostante gli annunci, ancora non è uscito nelle sale cinematografiche. Emma Moriconi, sulle colonne de L’osservatore d’Italia, ha inteso rispondere in merito ai quesiti sollevati.

Riceviamo e pubblichiamo da Emma Moriconi

Questo film è frutto di enormi sacrifici morali e dedizione ed è stato realizzato per tenere viva la memoria su fatti che altrimenti sarebbero finiti nell’oblio anziché nel panorama culturale del cinema italiano come invece oggi si pregia di essere. "Sangue Sparso" ha ottenuto il “riconoscimento di interesse culturale” dal Ministero. Tanta passione e un giusto riconoscimento, dunque, fino ad ora, ma nessun soldo. Gli unici fondi che percepiremo saranno 150mila euro stanziati dal Mibac che per una serie di questioni burocratiche ancora dobbiamo concretamente ricevere. Insomma, sono stati stanziati ma ancora neanche un euro è stato liquidato. Come già avete sottolineato, ho rinunciato ai soldi della fondazione An non appena sono venuta a conoscenza del ciclone giudiziario in corso. Il film lo abbiamo realizzato grazie ad un fido in banca e con l’aiuto di pochi amici che hanno creduto nel progetto.

Tra qualche giorno dovremmo avere una parte di questi soldi del Ministero, che serviranno a coprire sia una parte delle spese di produzione che della distribuzione. Tengo a sottolineare fugando ogni dubbio che tutti coloro che hanno girato questo film lo hanno fatto esclusivamente a titolo gratuito, data la rilevanza della storia e l’obiettivo di portare un prodotto di spessore nel panorama cinematografico. Ci hanno creduto, hanno voluto esserci, con il cuore e non certo per ragioni economiche. Li voglio ringraziare, tutti, per aver condiviso con me anche il dolore nel rivivere quei momenti tragici della nostra storia. La Regione Lazio, in tutto questo, ci ha concesso un patrocinio gratuito – dunque neppure un euro è giunto né giungerà dalla Regione Lazio – e anche la possibilità di portare gratuitamente nelle scuole questo nostro prodotto, una volta uscito nelle sale cinematografiche.

Dunque ribadisco: i ragazzi sono venuti a lavorare con sacrificio e dedizione perché hanno creduto anche loro, come me, all’importanza di lanciare un messaggio di pacificazione oltre alla necessità di mantenere viva la memoria di quegli anni. Il film avrebbe dovuto uscire già lo scorso anno, ma c’è stato un problema legato ad una disponibilità dell’Istituto Luce che poi è rimasta solo su carta ma che effettivamente non c’è stata. Stavamo ancora girando il film quando nel 2011 l’Istituto Luce ci inviò una lettera di intenti dove lo stesso si impegnava nella distribuzione nazionale di “Sangue Sparso”. Ma poi tutto è rimasto sospeso. Cinecittà Luce ci ha tenuto sulla corda per mesi, in un silenzio che non ho compreso.

Poi, in soli tre giorni (il tempo era breve perché dovevamo rispettare la scadenza del Ministero e presentarci con il contratto di distribuzione firmato) ho avuto la fortuna di incontrare la Flavia Entertainment che si è mostrata sensibile al tema ed ha accettato di distribuire il film. “Sangue Sparso” uscirà sicuramente entro quest’anno e credo già nei prossimi mesi, non appena riceveremo i fondi del Mibac. Provo un profondo rispetto per quei ragazzi di cui abbiamo raccontato la storia e chi ha girato il film insieme a me lo sa bene.

LEGGI ANCHE:

07/01/2014 “SOLDI SPARSI”: IL FILM ANCORA NON USCITO SULLA STRAGE DI ACCA LARENZIA



“Soldi sparsi”: il film ancora non uscito sulla strage di Acca Larenzia

Ci chiediamo, tra proclami e annunci, quando uscirà veramente il film “Sangue Sparso”. Un film girato nell’estate del 2011 per essere distribuito gratuitamente anche alle scuole tramite la Regione Lazio.

Una storia che ripercorre la strage di Acca Larenzia del 1978, fino ad arrivare all’uccisione di Paolo Di Nella del 1983. E’ stato presentato nel 2012 presso la sede della Croce Rossa Italiana a Roma e in quell’occasione è stato mandato in onda il trailer. Si tratta di un lungometraggio che racconta le vicende avvenute tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, i così detti “anni di piombo”.

Siamo appena entrati nel 2014 ma il film ancora non è uscito nelle sale cinematografiche. C’è grande attesa per questo debutto ma anche un grande silenzio. Eccezion fatta per le dichiarazioni dell’autrice, Emma Moriconi, e la produttrice, Sabrina Virgili che di recente hanno precisato di aver ritirato la domanda di contributo avanzata alla Fondazione An dopo i cicloni della Magistratura e lo scandalo che ha investito la stessa fondazione. I soldi sarebbero serviti per una più ampia distribuzione sul territorio nazionale del film Sangue Sparso.

Comunque il film ha goduto di finanziamenti pubblici. Il progetto è stato approvato dalla Regione Lazio, Assessorato alla Cultura Settore Audiovisivi sotto la giunta Polverini. Dell’uscita nel 2014 ne danno notizia il Giornale d’Italia di Storace e altre testate tra cui il quotidiano Il Tempo.
La produttrice Emma Moriconi è anche redattrice del Giornale d’Italia e moglie di Roberto Buonasorte.

Sul suo blog Andrea Manicone, uno tra gli attori di “Sangue Sparso” scriveva il 25 luglio 2011 che il film vedrà la luce il prossimo gennaio del 2012 e sarà distribuito in tutti i cinema d’Italia. Quando ieri, il 6 gennaio 2014, abbiamo raggiunto al telefono Andrea Manicone, tra i registi e attori più di spicco nel centro sud, lo stesso sentendo che volevamo parlare di “Sangue Sparso” ha così esordito: “Pensavo di avere da voi qualche notizia riferita alla data di uscita del film. – Ha detto Manicone, il quale ha però sottolineato che il film è un prodotto di grande spessore e incuriosito ha chiesto se ci fosse un trailer da visionare – Non sento Emma Moriconi da qualche tempo, sinceramente penso di non sentirla da luglio del 2012”. Insomma Manicone ci è sembrato sorpreso che si stesse parlando di un progetto di diversi anni fa di cui adesso se ne sono perse le tracce. Quando a Manicone è stato chiesto se almeno fosse stato retribuito per la parte da attore nel film Sangue Sparso, quest’ultimo ha risposto con molta onestà: “Non ho mai chiesto compensi – ha detto – ne reclamato nulla e per questo non posso avanzare alcuna pretesa. Certo sinceramente eravamo rimasti con Emma che ci saremmo sentiti in merito. Avevo capito che comunque avremmo definito un compenso con tutta calma. Ma comunque ripeto ho partecipato al film perché lo ritengo di spessore, poi parliamo di diversi anni fa quindi non ricordo di preciso i particolari”.

Sorprende però che l’attore non sia stato invitato alla presentazione del film presso la Croce Rossa e non abbia neppure visionato il trailer. Il 31 ottobre del 2012 Emma Moriconi dichiarava alla giornalista Giovanna Serricchio che il film sarebbe uscito col nuovo anno e quindi nel 2013. Perché questo film da quando è stato girato, non ha visto ancora luce? “Lo sfondo sociale della pacificazione sociale” del 10 luglio 2011 come disse Emma Moriconi ad Agorà Tv ancora non lo si è percepito.

Intanto meglio sapere di più sulla Legge Regionale e finanziamenti per l’audiovisivo nel Lazio Il 14 marzo 2012 è stata approvata dal Consiglio Regionale. Gli strumenti principali della Legge, che prevede una dotazione di 45 milioni di euro, sono il Centro Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo e il Fondo Regionale, nati proprio con l’obiettivo di assorbire e sostituire le competenze della costellazione di interventi del passato. Il metodo di assegnazione dei fondi è indirizzato verso coloro che hanno indirizzato nel Lazio una certa percentuale della propria opera cinematografica o audiovisiva qualificata come prodotto culturale. Grazie al Fondo la produzione dell’opera potrà beneficiare di una sovvenzione determinata in misura percentuale delle spese sotto la linea sostenute nella nostra regione, dietro presentazione delle relative fatture quietanzate.

Ora la legge la conosciamo, sappiamo che questo film è stato girato, sappiamo che qualcuno ha prestato il proprio “ingegno” senza percepire compensi e sappiamo che finora oltre agli annunci non è uscito nulla.

L’attenzione e l’attesa sono sempre alte, ma per adesso più che sangue sparso sembrano “soldi sparsi” nel senso sembrano finanziamenti che ancora non hanno trovato “concretezza” nel panorama cinematografico culturale italiano.

E per di più, lo diciamo oggi, 7 gennaio 2014, che ricorre il 36 esimo anniversario della strage di Acca Larenzia, se non dovesse uscire o dovessero emergere ombre sulla gestione della produzione del film si rivelerebbe come una totale mancanza di rispetto nei confronti di ragazzi morti ammazzati per degli ideali politici.

di Chiara Rai




“SOLDI SPARSI”: IL FILM ANCORA NON USCITO SULLA STRAGE DI ACCA LARENZIA

di Chiara Rai

Ci chiediamo, tra proclami e annunci, quando uscirà veramente il film “Sangue Sparso”. Un film girato nell'estate del 2011 per essere distribuito gratuitamente anche alle scuole tramite la Regione Lazio.

Una storia che ripercorre la strage di Acca Larenzia del 1978, fino ad arrivare all'uccisione di Paolo Di Nella del 1983. E’ stato presentato nel 2012 presso la sede della Croce Rossa Italiana a Roma e in quell’occasione è stato mandato in onda il trailer. Si tratta di un lungometraggio che racconta le vicende avvenute tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, i così detti "anni di piombo".

Siamo appena entrati nel 2014 ma il film ancora non è uscito nelle sale cinematografiche. C’è grande attesa per questo debutto ma anche un grande silenzio. Eccezion fatta per le dichiarazioni dell’autrice, Emma Moriconi, e la produttrice, Sabrina Virgili che di recente hanno precisato di aver ritirato la domanda di contributo avanzata alla Fondazione An dopo i cicloni della Magistratura e lo scandalo che ha investito la stessa fondazione. I soldi sarebbero serviti per una più ampia distribuzione sul territorio nazionale del film Sangue Sparso.

Comunque il film ha goduto di finanziamenti pubblici. Il progetto è stato approvato dalla Regione Lazio, Assessorato alla Cultura Settore Audiovisivi sotto la giunta Polverini. Dell’uscita nel 2014 ne danno notizia il Giornale d’Italia di Storace e altre testate tra cui il quotidiano Il Tempo.
La produttrice Emma Moriconi è anche redattrice del Giornale d’Italia e moglie di Roberto Buonasorte.

Sul suo blog Andrea Manicone, uno tra gli attori di “Sangue Sparso” scriveva il 25 luglio 2011 che il film vedrà la luce il prossimo gennaio del 2012 e sarà distribuito in tutti i cinema d’Italia. Quando ieri, il 6 gennaio 2014, abbiamo raggiunto al telefono Andrea Manicone, tra i registi e attori più di spicco nel centro sud, lo stesso sentendo che volevamo parlare di "Sangue Sparso" ha così esordito: “Pensavo di avere da voi qualche notizia riferita alla data di uscita del film. – Ha detto Manicone, il quale ha però sottolineato che il film è un prodotto di grande spessore e incuriosito ha chiesto se ci fosse un trailer da visionare – Non sento Emma Moriconi da qualche tempo, sinceramente penso di non sentirla da luglio del 2012”. Insomma Manicone ci è sembrato sorpreso che si stesse parlando di un progetto di diversi anni fa di cui adesso se ne sono perse le tracce. Quando a Manicone è stato chiesto se almeno fosse stato retribuito per la parte da attore nel film Sangue Sparso, quest’ultimo ha risposto con molta onestà: “Non ho mai chiesto compensi – ha detto – ne reclamato nulla e per questo non posso avanzare alcuna pretesa. Certo sinceramente eravamo rimasti con Emma che ci saremmo sentiti in merito. Avevo capito che comunque avremmo definito un compenso con tutta calma. Ma comunque ripeto ho partecipato al film perché lo ritengo di spessore, poi parliamo di diversi anni fa quindi non ricordo di preciso i particolari”.

Sorprende però che l’attore non sia stato invitato alla presentazione del film presso la Croce Rossa e non abbia neppure visionato il trailer. Il 31 ottobre del 2012 Emma Moriconi dichiarava alla giornalista Giovanna Serricchio che il film sarebbe uscito col nuovo anno e quindi nel 2013. Perché questo film da quando è stato girato, non ha visto ancora luce? “Lo sfondo sociale della pacificazione sociale” del 10 luglio 2011 come disse Emma Moriconi ad Agorà Tv ancora non lo si è percepito.

Intanto meglio sapere di più sulla Legge Regionale e finanziamenti per l’audiovisivo nel Lazio Il 14 marzo 2012 è stata approvata dal Consiglio Regionale. Gli strumenti principali della Legge, che prevede una dotazione di 45 milioni di euro, sono il Centro Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo e il Fondo Regionale, nati proprio con l’obiettivo di assorbire e sostituire le competenze della costellazione di interventi del passato. Il metodo di assegnazione dei fondi è indirizzato verso coloro che hanno indirizzato nel Lazio una certa percentuale della propria opera cinematografica o audiovisiva qualificata come prodotto culturale. Grazie al Fondo la produzione dell’opera potrà beneficiare di una sovvenzione determinata in misura percentuale delle spese sotto la linea sostenute nella nostra regione, dietro presentazione delle relative fatture quietanzate.

Ora la legge la conosciamo, sappiamo che questo film è stato girato, sappiamo che qualcuno ha prestato il proprio “ingegno” senza percepire compensi e sappiamo che finora oltre agli annunci non è uscito nulla.

L’attenzione e l’attesa sono sempre alte, ma per adesso più che sangue sparso sembrano “soldi sparsi” nel senso sembrano finanziamenti che ancora non hanno trovato “concretezza” nel panorama cinematografico culturale italiano.

E per di più, lo diciamo oggi, 7 gennaio 2014, che ricorre il 36 esimo anniversario della strage di Acca Larenzia, se non dovesse uscire o dovessero emergere ombre sulla gestione della produzione del film si rivelerebbe come una totale mancanza di rispetto nei confronti di ragazzi morti ammazzati per degli ideali politici.

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ROMA, STRAGE DI VIA ACCA LARENZIA 1978 – 2013: OGGI ALLE 18 LA COMMEMORAZIONE

Redazione

Roma – Riproponiamo la video intervista a Maurizio Lupini effettuata il 12 maggio 2012.  Un’intervista in esclusiva concessa a L’osservatore laziale da Maurizio Lupini uno dei tre ragazzi sopravvissuti alla strage di Acca Larenzia (7 gennaio 1978). L’intervista ha avuto luogo nella storica sede romana di via Ottaviano 9, messa gentilmente a disposizione dai ragazzi di Ottaviano. Trentaquattro anni dopo, Lupini ripercorre quei momenti con attimi carichi di commozione. All’epoca dice Lupini, “La politica per noi significava confrontarci in merito a problemi “popolari”, un confronto con le aree studentesche con gli operai nelle fabbriche, concettualmente stavamo affrontando le stesse problematiche dei ragazzi di sinistra”.  I media però li hanno dipinti diversamente.  Via Acca Larenzia non è stato un atto finale di contrapposizione tra rossi e neri, piuttosto un’azione militare di diversivo…”. Infatti, ricorda Lupini, dopo un paio di mesi ci fu il rapimento Moro e la strage della sua scorta.

tabella PRECEDENTI:

12/05/2012 ACCA LARENZIA STRAGE, POLITICA E POTERI FORTI. PARLA MAURIZIO LUPINI