112 NUE pronto in 5 secondi? È una realtà o una speranza ?

Delle due l’una o le inchieste de L’Osservatore d’Italia hanno promosso la rimodulazione delle procedure del 112 Nue o le istituzioni forniscono una versione da riscontrare.

Nel corso della trasmissione “La Vita in Diretta Estate” di ieri sera 20 giugno, condotta da Gianluca Semprini e Ingrid Muccitelli, si è parlato anche del funzionamento e del “Numero Unico delle chiamate di emergenza 112 NUE”.

In studio, tra gli altri, Alberto Zoli Direttore Generale dell’Azienda regionale emergenza urgenza della Regione Lombardia, Carlo Bui presidente del comitato per l’innovazione del settore ICT della Pubblica Sicurezza e responsabile dell’attuazione del progetto “Numero Unico delle chiamate di emergenza 112 NUE”, Mario Giosuè Balzanelli, Presidente nazionale della Società Italiana Sistemi 118 (SIS118).

Dagli studi Rai di Bari era in collegamento il Prefetto Francesco Tagliente, già Questore di Roma, per oltre 40 anni impegnato nei diversi ruoli a potenziare le installazioni necessarie per garantire ai cittadini una pronta accessibilità al centralino di soccorso pubblico e ad assicurare la massima disponibilità degli operatori con una riposta il più rispondente possibile alle aspettative della gente. Nel 2010 Tagliente da Questore di Roma era riuscito a far ridurre i tempi di risposta al 113, in media, da 46 a 6 secondi.

In studio anche la giornalista Valentina Ruggiu che ha ripetuto in trasmissione la denuncia dell’inutile attesa di un’ambulanza ad Albano Laziale mentre il padre moriva.

Alberto Zoli e Carlo Bui si sono dichiarati soddisfatti del funzionamento del nuovo 112. In particolare Alberto Zoli sulle denunce di disservizi e la presenza in studio della figlia di un uomo deceduto dopo vari vani tentativi di richiesta di soccorso, ha dichiarato che i cittadini che si rivolgono al 112 NUE ottengono risposta mediamente entro 5 secondi.

“Ci hanno messo la faccia. Ora sappiamo chi sono i responsabili del funzionamento del 112. Mi sarei aspettato comunque un po’ più di umiltà di fronte ai gravi fatti accaduti e denunciati” scrive Tagliente sulla pagina FB dove ha postato il suo intervento nella parte conclusiva della trasmissione.

Tagliente nel corso del suo intervento ha premesso che per oltre 40 anni si è occupato di gestione del soccorso pubblico nei vari ruoli; che Firenze è stato concesso il Fiorino d’oro, la massima onorificenza della città, alla sovrintendente Manuela Bigoni, addetta al 113, per aver salvato la vita di 18 persone che avevano tentato il suicidio; che la gente chiede di essere garantita nel diritto alla vivibilità in sicurezza e le istituzioni hanno il dovere di promuovere tutte le iniziative per garantire accessibilità.

Sul tema l’osservatore d’Italia ha portato avanti una campagna di sensibilizzazione con decine di articoli raccogliendo testimonianze e denunce, anche da parte delle organizzazioni sindacali di polizia, vigili del fuoco e del 118, sulle mancate o tardive risposte alle richieste di soccorso.

La dichiarazione fatta alla Vita in Diretta Estate dal Direttore Generale dell’Azienda regionale emergenza urgenza della Regione Lombardia, farebbe pensare che le inchieste de “L’Osservatore” siano servite a far apportare dei correttivi per ridurre i disagi.

Se fosse vero che entro 5 secondi dalla chiamata il cittadino che si rivolge al 112 NUE può contare sull’invio di un equipaggio di polizia, carabinieri, vigili del Fuoco o ambulanza, sarebbe un grande passo avanti sulla sicurezza e in particolare sulla percezione della sicurezza. E’ di tutta evidenza l’importanza che un cittadino sappia che se dovesse trovarsi in una condizione di pericolo può contare su strutture accessibili pronti ad intervenire.

I rappresentanti delle istituzioni devono fare attenzione alle promesse, perché se poi non vengono mantenute possono originare reazioni imprevedibili.

Il Numero Unico per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento è uno dei pilastri fondamentali per la sicurezza delle città oltre che termometro dei rapporti d’integrazione sociale.

Se il cittadino sa che chiamando il numero di emergenza lo trova libero, gli operatori rispondono subito e sono professionali, al momento in cui avverte una situazione di disagio o di pericolo, non esiterà a chiamare mettendo in condizione le forze di polizia o i mezzi di soccorso di sapere e di intervenire. Viceversa se ha avuto precedenti esperienze negative – dirette o anche per sentito dire – sarà orientato a non chiamare, alimentando così il numero oscuro dei reati e la speranza di impunità dei potenziali autori dei reati. Peraltro, tempi e qualità delle risposte al numero di soccorso pubblico e pronto intervento possono falsare o consentire una lettura distorta dello stato di sicurezza delle città.

Rispondendo in ritardo si ricevono meno telefonate e si conoscono meno i reati realmente accaduti con una forbice sempre più ampia tra sicurezza reale è percepita.

Per far capire meglio l’importanza di questo “Servizio”, Tagliente nel corso dei vari interventi fatti sul tema lo ha paragonato, con una immagine figurata, ad un dispositivo di regolazione del flusso, come un rubinetto che ha la funzione di alimentare o scoraggiare (con l’apertura o chiusura della valvola) le segnalazioni di reato da parte dei cittadini e, di conseguenza, permettere di attivare gli operatori di polizia deputati al pronto intervento (volanti o gazzelle) ed a seguire l’attività degli organi investigativi (Squadra mobile, Digos ed omologhi Uffici dei Carabinieri) e della stessa Magistratura.

Sul Numero Unico delle chiamate di emergenza l’Italia vanta una straordinaria storia di modello di riferimento

L’Italia è stato il primo paese al mondo ad aver attivato il numero di telefono unico 113.

Dal 1969 i cittadini italiani hanno avuto la possibilità di potersi avvalere di un numero unico nazionale per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento gestito da persone dotate da un spiccato senso dello Stato, fortemente motivate, con una spiccata sensibilità e professionalità.

Prima dell’Italia solo l’Inghilterra aveva attivato il numero unico 999 ma non a livello nazionale, perché era operativo solo a Londra.

Per anni il 113 è stato ritenuto il modello di riferimento mondiale per la gestione del soccorso pubblico. Centinaia di delegazioni estere hanno fatto visita alla Sala Operativa della Questura di Roma per conoscere la funzionalità del servizio.

Mentre il mondo si ispirava al modello italiano, i Governi pro tempore consentivano la proliferazione dei numeri per le richieste di pronto intervento 112, 114, 115, 117, 118, 1515, 1518, 1522, 1530, ,1525, 1544 arrivando a farsi sanzionare dai giudici dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea per le inadempienze sul corretto funzionamento del numero unico di emergenza europeo 112.

Nel 1976 dopo 8 anni dalla operatività del 113, numero telefonico unico per le richieste di soccorso pubblico italiano, anche l’Europa raccomanda l’uso del numero unico decidendo di istituirlo poi nel 1991, per tutta l’Unione Europea. La scelta cade sul 112.

Dopo 49 anni dalla sua istituzione il Governo e Parlamento hanno mandato in pensione lo storico 113 e con lui hanno mandato in pensione anche il 112 nazionale gestito dai carabinieri, 115 per le richieste di pronto intervento dei Vigili del Fuoco e il 118 utilizzato per la chiamata delle autoambulanze.

Negli ultimi tempi stavano assumendo toni preoccupanti le proteste per la gestione del nuovo numero unico di emergenza 112 Europeo anche da parte di molti sindacati.

I sindacati di polizia, dei vigili del fuoco e degli infermieri che da mesi denunciavano forti criticità del numero unico organizzato come un normale call center senza nessun appartenente ai corpi e alle amministrazioni coinvolte nelle emergenze.

L’obiettivo di tale unione di forze delle varie sigle sindacali di categoria, era, e sicuramente è ancora, attuare una soluzione che permette di avere un unico filtro alla richiesta di aiuto, in un contesto di risposta multidisciplinare.

Solo per citare alcuni casi, a Torino sei sigle sindacali si sono uniti in una conferenza stampa per contestare l’istituzione del numero unico 112 in tutta Italia. Si tratta dei sindacati SAP, SIAP e SIULP per le forze dell’ordine, NurSind per gli infermieri, CONAPO e FNS Cisl per i Vigili del Fuoco.

Secondo quanto ricostruito dall’annuncio, la CUR (centrale unica di risposta) è “Un moltiplicatore di inefficienze e sprechi che con l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta, secondo una strategia scellerata che ha di fatto moltiplicato le criticità e i rischi”.

E purtroppo ci sono esempi che dimostrano il disservizio.

“Secondo i sindacati l’introduzione di un passaggio in più, ha allungato i tempi di risposta mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. Il sindacato dei vigili del fuoco (Conapo) facendo riferimento alla morte di un bambino di 10 anni annegato a Bosio ha denunciato che la richiesta di intervento ai vigili del fuoco per salvare Leonardo Pecetto è arrivata con 15 minuti di ritardo. “Dai dati in nostro possesso – scrive il Conapo – i vigili del fuoco sono stati allertati ben 15 minuti dopo che la richiesta di soccorso è pervenuta al numero unico di soccorso 112”. A Roma Il messaggio di una signora, con il quale, la stessa, lamenta su Facebook di aver atteso 13 minuti per segnalare un incendio al numero di emergenza 112, ha alimentato centinaia di condivisioni con migliaia di like e commenti polemici molto pesanti sul funzionamento del nuovo 112 NUE.”

Il centralino del 112 NUe rappresenta uno dei principali termometri della percezione della sicurezza del cittadino, collocandosi tra i primi momenti di contatto con le persone che vivono un momento di disagio o di pericolo.




Da “113 – Pronto in sei secondi” a 112 NUE : "Rimanga in attesa. Una cordiale voce di donna lo ripete in italiano, inglese e spagnolo”


di Chiara Rai

“Mio padre stava morendo e al 118 rispondeva solo un disco”. "Rimanga in attesa. Una cordiale voce di donna me lo ripete in italiano, inglese e spagnolo”. “Forse però non saprò mai perché ho atteso così tanto una risposta dal centralino unico del 112, perché abbiamo dovuto chiamare in tre, perché mi hanno rimesso altri minuti in attesa dopo aver parlato con l'operatore”. “Per mio padre forse non avrebbero potuto fare nulla, ma una voce umana mi avrebbe almeno aiutata, guidata, supportata. Ho dovuto caricare mio padre in macchina. Mio fratello ha dovuto guidare con le gambe tremolanti”. “Mio padre si chiamava Gianfranco e faceva il cameriere, era un uomo devoto al suo lavoro. Un padre e un marito con i suoi pregi e i suoi difetti. E questo racconto è perché nessun altro padre, marito o figlio, nessun altro amico o cugino, possa morire con una voce che ti dica Rimanga in attesa".

Queste frasi estrapolate dal racconto pubblicato mercoledì 9 agosto su La Repubblica da Valentina Ruggiu ci impongono una riflessione su cosa sta cambiando nel nostro Paese in tema di sicurezza e su cosa si può fare per evitare che questo sistema di gestione del nuovo numero unico 112 NUE possa essere attivato nelle province in cui ancora non è operativo.

A Roma prima dell’attivazione del 112 NUE il Questore Francesco Tagliente e la sua Squadra di operatori della Sala Operativa erano riusciti a garantire una risposta al servizio 113, senza filtri, mediamente entro 6 secondi. Al servizio 113 rispondevano operatori specializzati della Polizia di Stato.

Il dott. Tagliente, al quale abbiamo chiesto di conoscere come è riuscito a garantire questo livello di efficienza, probabilmente per non essere autoreferenziale, ci ha cortesemente suggerito di consultare un cronista che si è occupato in passato di inchieste sui tempi di risposta del 113.

 

Per saperne di più sulla strategia adottata da Francesco Tagliente per rendere il servizio 113 in modello di riferimento mondiale abbiamo ritenuto di intervistare il Video Reporter TV Marco Petruzzelli, che oltre ad essere stato inviato di guerra per la Rai e Mediaset, conosce come pochi l'attività del 113 e il Prefetto Tagliente per essere impegnato da oltre 25 anni a documentare in diretta quello che accade a seguito di una richiesta di soccorso o di pronto intervento. I suoi reportage hanno raggiunto oltre 96 milioni di visualizzazioni sul suo Canale Youtube e rientra nella Top List dei 500 Canali al Mondo del settore della Comunicazione con più visualizzazioni.

 

Marco Petruzzelli ci ha fatto questo Quadro del 113 e del Dirigente che ha portato ai massimi livelli l'efficienza del Servizio:
"Dal 1986, per circa dieci anni, Francesco Tagliente è stato al vertice della sala operativa della Questura di Roma. Dopo anni di studi, ricerche e interventi ha potenziato le installazioni per la sicurezza della gente riuscendo a far garantire ai cittadini che si rivolgevano al 113 una risposta entro una media di 6 secondi. Nel corso degli anni Tagliente si è mosso su più fronti coniugando il fare con il sapere. Già nel 1986 avvia una indagine conoscitiva sui sistemi adottati in altri Paesi. Si reca personalmente presso i centri di comando e controllo di Londra, Francoforte, Parigi e Madrid. Per avere una cognizione diretta delle esigenze degli utenti, gestisce in prima persona in tutti i casi critici e trascorre intere nottate a rispondere al 113 tenendo accanto un operatore specializzato in psicologia della comunicazione e della testimonianza. Coniugando le esperienze e la pratica operativa trentennale con gli insegnamenti degli studiosi delle scienze comportamentali riesce a portare il Servizio 113 ad un altissimo livello di efficienza. Nel 2011, da Questore della Capitale decide di assegnare alla Sala Operativa per le esigenze del 113 anche Funzionari del ruolo dei psicologi perché considera i 6 secondi in media come tempi di risposta solo una tappa e guarda oltre. La notte dell’emergenza neve del 5 febbraio 2012 grazie al potenziamento del Servizio gli operatori del 113 della Questura di Roma sono riusciti a gestire circa 24.000 segnalazioni e richieste di soccorso. Agli psicologi chiede di studiare ogni ulteriore possibile intervento migliorativo e una strategia per far sentire i cittadini, che notano un reato o una situazione di pericolo, protagonisti della sicurezza. Di lì a poco livello di efficienza raggiunto porta i primi risultati. Molti cittadini con le loro segnalazioni tempestive riescono a salvare vite umane. Tagliente per premiarli li invita nel suo Ufficio, gli stringe la mano davanti alla bandiera della Repubblica e annota i loro nomi nel “registro dei cittadini virtuosi”. Tagliente per testimoniare pubblicamente la sua gratitudine cittadini che grazie al loro intervento e a una telefonata al 113 sono riusciti a risolvere situazioni difficili, la sera del 14 marzo 2012 organizza un Concerto con la Banda musicale della Polizia di Stato, all’Auditorium della Conciliazione al quale invita 500 cittadini virtuosi e rispettive famiglie che presenta alle Autorità e alla stampa".

 

PUNTATE PRECEDENTI:

“Al 113 con tanto amore”: la nascita del 113 e degli altri numeri attivati negli anni

Primo bilancio sul call center 112 NUE, si allungano i tempi di risposta: sicurezza a rischio




Primo bilancio sul call center 112 NUE, si allungano i tempi di risposta: sicurezza a rischio

 

di Chiara Rai

 

Con questa puntata del nostro servizio giornalistico sulla storia del glorioso “numero unico di soccorso pubblico 113” facciamo un cenno sull’indice di gradimento del Call Center 112 NUE, che sta sostituendo 113, 112 carabinieri e 115 e 118, nelle province in cui è stato attivato.
I pesanti riflessi sulla sicurezza dei cittadini e delle città collegati al funzionamento del Servizio di soccorso pubblico e di pronto intervento ci induce a fare qualche riflessione di carattere generale sul funzionamento del nuovo numero unico europeo 112 NUE.

 

Denunce e lagnanze, sicurezza a rischio Abbiamo deciso di anticipare la trattazione di questo argomento alla luce del trasversale coro di proteste per gli interventi in ritardo e il doppio filtro causati dalla organizzazione del call center laico 112 Nue. La denuncia viene da tantissimi cittadini e dai sindacati SAP, SIAP e SIULP per le forze dell’ordine, NurSind per gli infermieri, CONAPO e FNS Cisl per i Vigili del Fuoco. Segnalano che l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. I cittadini chiedono di essere garantiti nel diritto alla vivibilità in sicurezza e le istituzioni hanno il dovere di promuovere tutte le iniziative possibili, sul piano legislativo, amministrativo ed operativo, per garantire il diritto ad essere e sentirsi sicuri. La difficile situazione di molte città è sotto gli occhi di tutti. Roma in particolare sta attraversando un periodo problematico sotto il profilo della vivibilità, della sicurezza e del decoro: criminalità diffusa, abusivismo, contraffazione, incendi, roghi tossici, emergenza idrica, rifiuti con sporcizia per strada e fetore dalla spazzatura abbandonata fuori dai cassonetti stracolmi, erba incolta e marciapiedi divelti, buche, problemi di trasporti e di parcheggi, invasione di gabbiani, topi, cinghiali anche in città. Tutto questo rappresenta una grave ferita per la vivibilità cittadina, per il turismo e per l’economia. 

 

L'intervento del Prefetto Tagliente, già Questore di Roma Per rispondere al diffuso senso d’insicurezza un Funzionario con un grande senso dello Stato e con decenni di esperienza nel settore del soccorso pubblico e del pronto intervento, il prefetto Francesco Tagliente già questore di Roma, va ripetendo da anni che è importante garantire ai cittadini, turisti ed operatori economici la più celere accessibilità al servizio di soccorso pubblico, la massima disponibilità e professionalità degli operatori addetti alla gestione delle segnalazioni e richieste di pronto intervento e una risposta il più rispondente possibile alle aspettative dell’utente che si dovesse trovare in una condizione di disagio o di pericolo. Il Numero Unico per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento Tagliente lo considera uno dei pilastri fondamentali per la sicurezza delle città oltre che termometro dei rapporti d'integrazione sociale. Per far capire meglio l'importanza di questo "Servizio" l’ex Questore di Roma piace paragonarlo, con una immagine figurata, ad un dispositivo di regolazione del flusso, come un rubinetto che ha la funzione di alimentare o scoraggiare (con l’apertura o chiusura della valvola) le segnalazioni di reato da parte dei cittadini e, di conseguenza, permettere di attivare gli operatori di polizia deputati al pronto intervento (volanti o gazzelle) ed a seguire l’attività degli organi investigativi (Squadra mobile, Digos ed omologhi Uffici dei Carabinieri) e della stessa Magistratura.
Risulta di tutta evidenza – sostiene Tagliente – che ad una pronta accessibilità al Servizio e disponibilità degli operatori corrisponde una maggiore conoscenza dei reati e conseguente azione di contrasto. Se il cittadino sa che chiamando il numero di emergenza lo trova libero, gli operatori rispondono subito e sono professionali, al momento in cui avverte una situazione di disagio o di pericolo, non esiterà a chiamare mettendo in condizione le forze di polizia di sapere e di intervenire. Viceversa se ha avuto precedenti esperienze negative – dirette o anche per sentito dire – sarà orientato a non chiamare, alimentando così il numero oscuro dei reati e la speranza di impunità dei potenziali autori dei reati. Peraltro, tempi e qualità delle risposte al numero di soccorso pubblico e pronto intervento possono falsare o consentire una lettura distorta dell'andamento dei reati e dello stato di sicurezza delle città. Rispondendo in ritardo si ricevono meno telefonate e si conoscono meno i reati realmente accaduti con una forbice sempre più ampia tra sicurezza reale è percepita”.

 

L'Italia, modello da imitare con l'amato 113 Dal 1969 i cittadini italiani hanno avuto la possibilità di potersi avvalere di un numero unico nazionale per le richieste di soccorso pubblico e di pronto intervento gestito da persone dotate da un spiccato senso dello Stato, fortemente motivate, con una spiccata sensibilità e professionalità.
L’Italia è stato il primo paese al mondo ad aver attivato il numero di telefono unico 113. Prima dell’Italia solo l’Inghilterra aveva attivato il numero unico 999 ma non a livello nazionale, perché era operativo solo a Londra.
Per anni il 113 è stato ritenuto il modello di riferimento mondiale per la gestione del soccorso pubblico. Centinaia di delegazioni estere hanno fatto visita alla Sala Operativa della Questura di Roma per conoscere la funzionalità del servizio (vedi foto allegata all'articolo)
Mentre il mondo si ispirava al modello italiano, i Governi protempore consentivano la proliferazione dei numeri per le richieste di pronto intervento 112, 114, 115, 117, 118, 1515, 1518, 1522, 1530, ,1525, 1544 arrivando a farsi sanzionare dai giudici dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea per le inadempienze sul corretto funzionamento del numero unico di emergenza europeo 112.
Nel 1976 dopo 8 anni dalla operatività a livello nazionale del 113, anche l’Europa raccomanda l'uso del numero unico decidendo di istituirlo per tutta l’Unione Europea poi nel 1991. La scelta cade sul 112.

 

Dove è operativo il 112 NUE Dopo 49 anni dalla sua istituzione il Governo e Parlamento hanno mandato in pensione lo storico 113 e con lui hanno mandato in pensione anche il 112 nazionale gestito dai carabinieri, 115 per le richieste di pronto intervento dei Vigili del Fuoco e il 118 utilizzato per la chiamata delle autoambulanze
Sperimentato a Varese, il 112 NUE è già operativo in Lombardia, a Roma città, in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Catania, Ragusa e Siracusa ed è in fase di realizzazione nel corso dell’anno nelle altre province della Sicilia e delle altre diverse da Roma-06 nel Lazio. Entro il prossimo anno sarà attivato in Emilia Romagna, Marche e Umbria e Toscana
In alcune città Italiane (Brindisi, Biella, Modena, Rimini, Salerno, Prato, etc.) è temporaneamente attivo un sistema che suddivide le chiamate a 112 e 113 al 50% tra Polizia di Stato e Carabinieri, lasciando inalterate le chiamate dirette a 115 e 118. Questo modello è in fase di superamento per concentrare tutte le chiamate verso il solo 112.

 

Le proteste per la gestione del nuovo numero Negli ultimi tempi stanno assumendo toni preoccupanti le proteste per la gestione del nuovo numero unico di emergenza 112 Europeo anche da parte di sindacati di polizia dei vigili del fuoco e degli infermieri che da mesi denunciano forti criticità del numero unico organizzato come un normale call center senza nessun appartenente ai corpi e alle amministrazioni coinvolte nelle emergenze. L'obiettivo di tale unione di forze delle varie sigle sindacali di categoria, è attuare una soluzione che permette di avere un unico filtro alla richiesta di aiuto, in un contesto di risposta multidisciplinare.
Solo per citare alcuni casi, a Torino lo scorso 30 giugno sei sigle sindacali che il 30 giugno si sono uniti in una conferenza stampa per contestare l’istituzione del numero unico 112 in tutta Italia. Si tratta dei sindacati SAP, SIAP e SIULP per le forze dell’ordine, NurSind per gli infermieri, CONAPO e FNS Cisl per i Vigili del Fuoco. Secondo quanto ricostruito dall’annuncio, la CUR (centrale unica di risposta) è “Un moltiplicatore di inefficienze e sprechi che con l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta, secondo una strategia scellerata che ha di fatto moltiplicato le criticità e i rischi”.
Secondo i sindacati l’introduzione di un passaggio in più ha allungato i tempi di risposta mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. Il sindacato dei vigili del fuoco (Conapo) facendo riferimento alla morte di un bambino di 10 anni annegato a Bosio denuncia che la richiesta di intervento ai vigili del fuoco per salvare Leonardo Pecetto è arrivata con 15 minuti di ritardo. “Dai dati in nostro possesso – scrive il Conapo – i vigili del fuoco sono stati allertati ben 15 minuti dopo che la richiesta di soccorso è pervenuta al numero unico di soccorso 112”.

 

L'esempio di Roma A Roma Il messaggio di una signora, con il quale, la stessa, lamenta su Facebook di aver atteso 13 minuti per segnalare un incendio al numero di emergenza 112, ha alimentato centinaia di condivisioni con migliaia di like e commenti polemici molto pesanti sul funzionamento del nuovo 112 NUE.
Ludovico Poletto in un articolo pubblicato il 4 agosto su La Stampa scrive che il coro adesso è trasversale: «Il numero unico dell’emergenza, il 112, non funziona». Antonio Mazzitelli, del Fncisl dei Vigili del fuoco punta il dito contro l’intervento di qualche giorno fa in montagna: «Ci hanno allertati con 15 minuti di ritardo. C’era un bambino caduto in un dirupo, ma loro hanno avvisato solo la parte sanitaria. E a noi hanno mandato una comunicazione per conoscenza, e per di più classificata come “priorità bassa”. Quando hanno compreso che servivamo anche noi era già passato un tot di tempo. E solo a quel punto abbiamo potuto organizzare i soccorsi e far decollare l’elicottero». È furibondo Mazzitelli: «Queste cose vanno gestite da chi sa come si fa, non in modo così improvvisato».

 

Il flop di Torino È una rivolta che si allarga ogni giorno un po’ di più quella contro il Nue di Torino. Pietro Di Lorenzo, segretario del Siap della polizia ha preparato un elenco in 10 punti con gli esempi di tutti i guai che ci sono in una zona come quella di Rivoli, per colpa del 112. Per dire: «Gli incidenti in tangenziale vengono girati al commissariato. Che poi deve chiamare la stradale. Il risultato è che un intervento passa attraverso tre centralini». Un tema che Eugenio Bravo, responsabile del Siulp, di Torino, il più grande sindacato di polizia, affronta da tempo. E a nome di tutte le sigle sindacali dice: «Altro che snellire e stare vicino ai cittadini in modo più rapido. I tempi si sono allungati e il servizio non è preciso, anzi». Vedi il caso dei Vigili del fuoco e dell’elicottero fatto intervenire in ritardo. «Ma abbiamo altri esempi» dicono i Vigili del fuoco. Che stanno mettendo insieme tutti i casi documentati con registrazioni. Antonio Perna del sap della polizia rincara la dose: «Pensi che non hanno ancora capito che la stradale deve intervenire prima di tutti in tangenziale».

 

"Gestione folle" Ludovico Poletto scrive che “La questione sta diventando scottante, anche perché l’alzata di scudi coinvolge anche l’ex 118. E Stefano Agostini, il delegato sindacale non ci pensa due volte a dire che: «Una gestione di questo tipo è folle. Sono aumentati i tempi di attesa dei pazienti e di conseguenza nel torinese è aumentata anche la piaga delle aggressioni agli operatori che arrivano sugli interventi. La gente non accetta di dover spiegare anche due o tre volte il problema prima di avere una risposta». Si spieghi meglio. «Se chiamano per un soffocamento da un oggetto ingoiato, l’operatore interroga chi telefona, poi gira la chiamata al 118. Perdendo tempo. In casi come questo ci sono 4 minuti per salvare al vita al paziente. Con il 118 l’operatore dava in diretta le istruzioni, oggi tra attenda, mi dica, chi è, dove si trova, aspetti le passo un altro, che tempi ci sono? Un minuto se va bene».
«Pretesti» replica Danilo Bono uno degli organizzatori delle sale 112. «Gestiamo 4 mila chiamate al giorno, eliminiamo quelle inutili e se qualcosa non va, al posto di polemizzare, ci dicano come migliorare». La risposta è corale: «Creare una sala interforze, con gente competente».
In pratica da modello mondiale per la gestione delle chiamate di emergenza al 113 l’Italia si sta dimostrando un Paese incapace di assicurare una risposta in tempi accettabili per salvare vite umane.

 

"Per la gestione del numero unico emergenza europeo 112 si poteva fare di più e meglio" Il prefetto Francesco Tagliente ha affermato senza mezzi termini che prima di completare l'attivazione del 112 NUE nelle altre province è urgente capire cosa sta accadendo in quelle dove è già operativo. Tagliente da circa 40 anni impegnato a potenziare le installazioni per la sicurezza dei cittadini, era riuscito a garantire una risposta, mediamente, entro 6 secondi a chi chiamava il 113 per fare una segnalazione o una richiesta di soccorso pubblico. Nel 2011, da Questore della Capitale decise di assegnare alla Sala Operativa per le esigenze del 113 anche Funzionari del ruolo dei psicologi perché considerava i 6 secondi in media come tempi di risposta, solo una tappa e guardava oltre. La notte dell’emergenza neve del 5 febbraio 2012 grazie al potenziamento del Servizio gli operatori del 113 della Questura di Roma erano riusciti a gestire circa 24.000 segnalazioni e richieste di soccorso. Agli psicologi chiese di studiare ogni ulteriore possibile intervento migliorativo e una strategia per far sentire i cittadini, che notano un reato o una situazione di pericolo, protagonisti della sicurezza. Di lì a poco livello di efficienza raggiunto portò i primi risultati. Molti cittadini con le loro segnalazioni tempestive riuscirono a salvare vite umane. Tagliente per premiarli li invitava nel suo Ufficio, gli stringeva la mano davanti alla bandiera della Repubblica e annotava i loro nomi in un registro chiamato “albo dei cittadini virtuosi”. L’allora questore Tagliente per testimoniare pubblicamente la sua gratitudine ai cittadini che grazie al loro intervento e a una telefonata al 113 erano riusciti a risolvere situazioni difficili, la sera del 14 marzo 2012 organizzò un Concerto con la Banda musicale della Polizia di Stato, all’Auditorium della Conciliazione dedicato agli oltre 500 cittadini denominati “virtuosi” e rispettive famiglie  I pesanti riflessi sulla sicurezza delle città, che la gestione di questo servizio comporta, ci induce a fare qualche riflessione di carattere generale insieme con il dott. Tagliente. Per la gestione del numero unico emergenza europeo 112 si poteva fare di più e meglio afferma Tagliente. Il funzionamento è determinante per la sicurezza delle nostre città. Sarebbe stato meglio far gestire questo Servizio da operatori delle Forze di Polizia sotto la responsabilità dell’Autorità di pubblica sicurezza anziché da personale dipendente delle Aziende/Enti del Sistema Regionale.

 

Un servizio condizionato dai conti di ciascuna Regione Il tema è stato affrontato 3 mesi fa con la legge sulla sicurezza urbana. Con le nuove disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città contenute nella legge 18 aprile 2017, n. 48, Governo e Parlamento si sono posti il problema della gestione del Numero Unico Europeo 112 in maniera molto poco convincente. All’art 14, la nuova legge in vigore da appena 3 mesi, dispone che: “Per le attività connesse al numero unico europeo 112 e alle relative centrali operative realizzate in ambito regionale( omissis), le Regioni che hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio (omissis) possono bandire, nell’anno successivo, procedure concorsuali finalizzate all’assunzione, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, di un contingente massimo di personale determinato in proporzione alla popolazione residente in ciascuna Regione, sulla base di un rapporto pari ad un’unità di personale ogni trentamila residenti. (omissis) Le procedure concorsuali finalizzate alle nuove assunzioni di cui al comma 1 sono subordinate alla verifica del personale in mobilita o in esubero nell’ambito della medesima amministrazione con caratteristiche professionali adeguate alle mansioni richieste“. Non è stata una felice trovata far sapere ai cittadini che il funzionamento di un Servizio cosi “vitale” come il 122 NUE è condizionato dalla capacità delle Regioni di rispettare gli obiettivi del pareggio di bilancio.

 

PUNTATE PRECEDENTI:

“Al 113 con tanto amore”: la nascita del 113 e degli altri numeri attivati negli anni
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