SUSANNA CAMUSSO E LA PAURA DI PERDERE LA POLTRONA

di Silvio Rossi

Tra il premier Matteo Renzi e la segretaria della CGIL Susanna Camusso è odio conclamato. Non c’è occasione in cui i due non si lancino messaggi trasversali dove cercano di mettersi vicendevolmente in difficoltà.
Il botta e risposta odierno riguarda la frase che Renzi ha pronunciato nella trasmissione “Bersaglio Mobile”, su La7. Il primo ministro si è augurato “la nascita di un sindacato unico, per superare la frammentazione di sigle su sigle”.
Le reazioni dei segretari confederali non si sono fatte attendere. Se Annamaria Furlan, della CISL ha precisato come, invece di un sindacato unico servano sindacati responsabili (con una frecciatina nei confronti dei suoi colleghi), la Camusso e il segretario della UIL Barbagallo hanno risposto affermando che il sindacato unico esiste solo nei regimi totalitari.Forse i rappresentanti dei lavoratori, nella loro foga di voler mettere i paletti contro le affermazioni loro avverse, hanno confuso i termini “sindacato” e “partito”. Nei regimi totalitari, infatti, è il partito, in genere a essere unico, il sindacato, in quei casi, spesso neanche esiste.

Ci sono stati invece lampanti casi di sindacati unici nella Repubblica Federale Tedesca (la vecchia Germania Ovest, quella “libera”, non nella Germania Est), e anche nel Regno Unito, patria del dibattito parlamentare, nazione che tutto si può definire tranne che totalitaria.
Negli Stati Uniti, le rappresentanze sindacali sono divise per categorie di lavoratori, ce n’è uno che rappresenta i lavoratori automobilistici, uno che rappresenta i lavoratori del trasporto, ma in ogni settore il sindacato di riferimento può considerarsi unitario, e questo non ha certo rappresentato un indebolimento del fronte sindacale, anzi, ne determina una maggiore compattezza.
Per fare un esempio nostrano, la Rai ha sei sigle sindacali per i lavoratori ordinari (operai, impiegati, quadri), e una sola sigla sindacale dei giornalisti (Usigrai), che grazie alla compattezza della categoria ha un peso nelle contrattazioni maggiore rispetto agli altri.
Forse, quando la Camusso o i suoi colleghi rivendicano la separazione delle sigle sindacali, non lo fanno nella difesa dei lavoratori, ma dei loro piccoli (o grandi) orticelli, delle proprie stanze di potere, messe in discussione da una proposta che, a differenza di quanto da loro allarmato, può andare incontro proprio all’interesse del singolo lavoratore.