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di Chiara Rai
Volevano colpire l’Italia e l’hanno fatto. Non è successo al Colosseo o a San Pietro ma in Bangladesh. Questa strage non ha patria ma mandanti e gli italiani non sono stati risparmiati nonostante la ormai consueta posizione mediana e pseudo neutrale del nostro Paese rispetto gli altri, posizione affatto strategica ma addirittura antipatriottica che a lungo termine non premia.
Abbiamo perso nove connazionali, uccisi da un commando di militanti jihadisti in un ristorante frequentato da turisti e diplomatici a Dacca. Il governo del Bangladesh continua a negare la presenza dell'Isis sul proprio territorio. In particolare, punta il dito contro un gruppo jihadista locale, collegato all'opposizione e manovrato dai servizi segreti pakistani. Una storia di supercazzola che capiscono solo determinati manovratori. Non noi sicuramente, utenti finali di un giallo dalle tinte macabre, fredde, meccanicistiche quasi tristemente futuriste. Il capo della polizia locale, Shahidul Hoque, ha detto che gli inquirenti stanno esaminando l'ipotesi di "collegamenti internazionali" e ha aggiunto che ci sono sospetti su "membri importanti dell'JMB", Jamaeytul Mujahdeen Bangladesh, gruppo jihadista locale messo al bando da una decina di anni, legato all'opposizione al governo, Jamaat e-Islami e all'Isi, i servizi pakistani.
Se un’opposizione al governo è in grado di commettere una strage c’è da avere molta paura. Ma noi non possiamo berla perché l’Isis è il cancro dei Paesi occidentali e ogni giorno nuovi fanatici si arruolano per mancanza di valori da seguire, di leadership, di protagonismo rispetto ad una società che fa sentire inutili gli esseri umani, non aiuta a promuovere la dignità attraverso il lavoro ma manda falliti con la benedizione delle banche. E allora piccoli e grandi spietati jihadisti crescono.
A Parigi abbiamo perso Valeria Solesin, in angladesh prima il cooperante Cesare Tavella e adesso Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'allestro, Maria Rivoli , Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Giovani vite spezzate che hanno provato a trovare una loro dimensione nel mondo del lavoro, si sono messi in gioco ma sono stati barbaramente uccisi solo perché l’Italia riceva bene questo messaggio: noi siamo nel bersaglio dei terroristi, noi amici degli Usa e della Francia, insomma Paese a miezz’ siamo tra obiettivi di questi fondamentalisti islamici e non possiamo dormire tranquilli. Due delle vittime erano imprenditori residenti in Friuli: Marco Tondat, 40 anni, nato a Spilimbergo e residente a Cordovado, viveva con la madre e il fratello. Era separato e con una figlia piccola. Giovane imprenditore nel settore tessile, aveva da tre mesi avviato l'iter per il suo trasferimento in Bangladesh. A Dacca Marco Tondat era supervisore di un'azienda tessile, sembrava felice di questa opportunità. L'atro imprenditore friulano ucciso è il 47enne Cristian Rossi, di Feletto Umberto (Udine), ex manager della grande catena Bernardi, faceva il consulente per aziende italiane di abbigliamento. Lascia la moglie Stefania, due gemelline di 3 anni, le sorelle Cristina, Daniela e Gabriella e il padre Francesco. Al momento dell'attacco i due erano a cena con altri tre amici in una saletta dell'Holey Artisan Bakery, il locale accanto all'ambasciata italiana preso d'assalto dai miliziani islamisti. Rossi sarebbe dovuto ripartire per l'Italia a giorni. Gli italiani sedevano tutti in una tavolata nel ristorante preso di mira dal commando terroristico a Dacca.
Uno dei connazionali, Gian Galeazzo Boschetti, è riuscito a fuggire e mettersi in salvo. Ora vuole dimenticare. Come farà? Quale coscienza ci stiamo costruendo. Il sangue di nove italiani è stato versato e ora per pulirci la coscienza giriamo con un lutto al braccio ma non è questo segnale che fermerà i terroristi. Non è il minuto di applausi prima di Italia-Germania, non sono le belle parole del nostro premier nel "the day after". Ci vuole un grosso cambiamento, una grande inversione di marcia altrimenti da qui a breve vedremo sventolare la bandiera dell’Isis a piazza Venezia.
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