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5 anni faon
Riemergono tanti interrogativi e forse anche degli assassini ancora in libertà per la strage di Erba dove la sera dell’11 dicembre 2006 vennero uccisi in un condominio di via Diaz, Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini con il suo cane.
Il marito della Cherubini, Mario Frigerio creduto morto dagli assassini, riuscì a sopravvivere. Si tratta di una testimonianza importantissima per le indagini perché Frigerio è stato l’unico testimone oculare della vicenda.
Frigerio venne raggiunto all’ospedale dai carabinieri per prendere la sua deposizione, contemporaneamente la Procura con intercettazioni ambientali registrava cosa avveniva nella stanza.
Azouz Marzouk che prima era convinto che Rosa Bazzi e Olindo Romano fossero davvero i responsabili del massacro, dopo aver letto approfonditamente le carte del processo si è convinto che non sono Rosa e Olindo i responsabili della strage. I fratelli Castagna ritengono che lui non stia rispettando il loro dolore alimentando la riapertura del processo che Rosa e Olindo cercano di ottenere da 5 ormai anni.
Chi c’era dunque sulla scena del crimine quella maledetta sera? L’agenzia investigativa Falco di Lucca dopo il mandato conferito da Marzouk sta andando a fondo al caso.
“Le intercettazioni di Frigerio si interrompono improvvisamente nel momento in cui i carabinieri entrano nella stanza per prendere la sua testimonianza – racconta Davide Cannella direttore dell’agenzia investigativa – è molto strano, – ha detto ancora Cannella – non se ne parla nemmeno nel registro delle intercettazioni. Se ci fosse stato un malfunzionamento o un problema, nel registro andava segnalato. Ma da nessuna parte si accenna a queste intercettazioni, che cosa si sono detti i carabinieri e Frigerio?”
La celebre criminologa Roberta Bruzzone, all’interno della sua rubrica sul settimanale Giallo, ha detto quello che pensa. Bruzzone è stata uno dei consulenti della difesa dei coniugi Romano in merito alla strage di Erba. Riguardo alle indagini sul caso ha voluto esprimere alcune sue perplessità sostenendo che a suo avviso il racconto fornito dai due colpevoli, riconosciuti tali da una sentenza passata in giudicato, non troverebbe alcun riscontro con le risultanze probatorie: “A chi come me conosce alla perfezione l’intero fascicolo sul caso della strage di Erba, – ha detto Bruzzone – risulta evidente che qualcosa non torni. Per essere più chiari, – ha proseguito la criminologa – non torna niente nel racconto inizialmente fornito dai due coniugi. I due, prima di ritrattare le loro sgangherate confessioni – ha proseguito Bruzzone- avevano raccontato una storia che non stava in piedi, soprattutto rispetto alla costruzione dei fatti elaborata dal Ris di Parma. Non ho mai nascosto che a mio avviso si sia trattato di un’indagine decisamente ‘imperfetta’. Ciò che hanno riferito i coniugi Romano nelle varie versioni è lontanissimo da ciò che le tracce presenti sulla scena del crimine raccontano. E io, dopo 20 anni di attività sul campo mi fido molto più delle tracce che delle persone. Anche quando confessano delitti mai commessi. Senza contare poi, che dei coniugi Romano sulla scena del crimine non c’è nessuna traccia.”
Dei dubbi, quindi, che si ancorano alle evidenze emerse durante il corso del processo e che non avrebbero sin da principio convinto la criminologa circa il reale accadimento dei fatti: “Ritengo improbabile – ha detto ancora Bruzzone – commettere una strage di quel tipo senza lasciare nulla dietro di sé. La mansarda, dove è stata trovata assassinata la Cherubini è stata risparmiata dall’azione del fuoco: la scena era integra e c’erano tracce chiare e utilizzabili per un confronto. Ebbene non si tratta di tracce riconducibili né a Olindo Romano né a sua moglie Rosa Bazzi”.
Chi c’era sulla scena del crimine?
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